Fascino

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SARAH MALLORY

Fascino


Immagine di copertina: Ilina Simeonova/Trevillion Images Titoli originali delle edizioni in lingua inglese: Beneath the Major's Scars Behind the Rake's Wicked Wager Harlequin Mills & Boon Historical Romance © 2013 Sarah Mallory © 2013 Sarah Mallory Traduzioni di Laura Maggi Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prime edizioni Harmony History luglio 2013 novembre 2013 Questa edizione Regency Collection febbraio 2018 REGENCY COLLECTION ISSN 2531 - 3754 Periodico bimestrale n. 8 del 15/02/2018 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n.250 dello 03/10/2016 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano


Misteri in biblioteca



Prologo Cornovaglia, 1808 Nella stanza era calato il silenzio. Le grida e i pianti, gli sforzi frenetici delle ultime dodici ore erano cessati. Gli indumenti insanguinati e il corpicino privo di vita erano stati portati via e lei giaceva tra lenzuola pulite nella stanza illuminata solo dal bagliore del caminetto. Fuori della finestra luccicava una stella nel cielo della notte. La vide senza neppure dover muovere la testa. Il suo corpo era un peso morto, esausto per la grande fatica che aveva affrontato. Parte di lei si chiedeva perché fosse ancora viva quando sarebbe stato meglio per tutti se le fosse stato concesso di morire assieme al suo bambino. Udì il leggero scatto della porta che si apriva e chiuse gli occhi, non volendo sentire i consigli dell'energica levatrice o la compassione straziante della zia. «Povero tesoro!» La voce di quest'ultima era poco più che un soffio. «Credete che ce la farà?» «Certo che vivrà, è una ragazza forte.» Tra le ciglia socchiuse, vide la levatrice in piedi in fondo al letto che si asciugava le mani sul grembiule insanguinato. «Anche se per lei sarebbe meglio di no» riprese la donna. «Non dite così!» La voce della zia si incrinò. «È pur sempre una creatura di Dio, anche se ha peccato.» La levatrice tirò su col naso. «Allora il Signore farebbe meglio ad assisterla, povera cara, perché la sua vita sarà proprio triste, 7


questo è certo. Nessun uomo la vorrà più prendere in moglie.» «Dovrà riuscire a mantenersi da sola. Io non posso tenerla con me all'infinito e mio fratello e sua moglie posseggono ben poco. La parrocchia di Cardinham è una delle più povere della Cornovaglia.» «Di certo non è tagliata per lavorare in miniera.» «In miniera? Mai! Le sue maniere sono troppo buone per quel lavoro.» «Eppure non le hanno impedito di aprire le gambe davanti a un uomo...» La zia restò senza fiato, oltraggiata. «Avete parlato fin troppo, Mrs. Nore! I vostri servigi terminano qui, mi occuperò io stessa di mia nipote, d'ora in poi. Scendete da basso con me, vi pagherò per il disturbo...» Un fruscio di gonne, un leggero scatto della porta e poi il silenzio. Si trovò di nuovo sola. Era inutile desiderare di essere morta insieme al suo bambino. Non era accaduto e il futuro le appariva tetro, fatto solo di duro lavoro. Era quella la punizione per essersi innamorata. L'accettava e ce l'avrebbe fatta, ma non si sarebbe mai più fidata di un uomo. Aprì gli occhi e guardò quel piccolo astro scintillante. «Mi sarai testimone» sussurrò con le labbra dolenti e secche, la gola dolorante per lo sforzo. «Nessun uomo potrà mai più farmi una cosa simile.» Abbassò le palpebre, consapevole del fatto che ogni volta che avrebbe visto quella stella nel cielo notturno avrebbe ricordato il bambino che aveva perso.

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1 Exmoor, 1811 «Nicky, Nicky! Aspettami... oh!» Zelah lanciò un grido di stizza quando la sua gonna si impigliò nei rami spinosi di un cespuglio. Per districarsi fu costretta a interrompere l'inseguimento del nipote. Avrebbe preferito indossare il suo vecchio abito di cotone, ma era uscita in giardino solo per giocare con Nicky, non aveva idea che sarebbe stata costretta a inseguirlo nel bosco. E per finire, la balia si era affacciata sulla porta per raccomandare loro di non far troppo rumore perché la padrona stava tentando di riposare, prima di allattare di nuovo il piccolo. Mentre si liberava con cautela dalle spine, Zelah pensò alla determinazione della sorella nel volersi occupare del neonato da sola. Del resto era comprensibile, la prima moglie di suo marito Reginald era morta di parto ed erano state impiegate diverse balie per Nicky, ognuna delle quali si era dimostrata più inaffidabile della precedente, tanto che era quasi un miracolo che il bambino fosse sopravvissuto. Il pensiero del figliastro della sorella fece sorridere Zelah. Non soltanto era sopravvissuto, ma era anche diventato un vivace bambino di otto anni, il quale, proprio in quel preciso istante, si stava prendendo gioco di lei. Gli aveva permesso di condurla a esplorare i selvaggi boschi abbandonati che si trovavano al confine nord di West Barton e solo in quel momento si accorgeva del proprio errore. Non soltan9


to Nicky conosceva bene i sentieri ricoperti di vegetazione che si addentravano nel bosco, ma non era neppure intralciato da un vestito ingombrante. Una volta libera, tenne sollevata la gonna con le mani e si lanciò alla ricerca del nipote. Dopo pochi passi lo udì urlare. Era un grido che esprimeva angoscia e paura e Zelah si mise a correre in direzione del suono, dimenticandosi del timore di strappare il vestito. La luce che filtrava tra gli alberi illuminava una radura. Si fece largo tra i rami bassi e si ritrovò sul margine di un pendio scosceso. Il terreno digradava fino a formare un bacino naturale punteggiato dai primi fiori della primavera, ma non fu la bellezza del paesaggio a lasciarla senza fiato, bensì la vista del corpo esanime di Nicky, steso nel punto più basso dell'avvallamento, una macchia rossa che si allargava su una gamba e una figura minacciosa che incombeva su di lui. Sulle prime pensò che un animale lo stesse attaccando, poi, guardando meglio, si rese conto che si trattava di un uomo. Aveva il volto coperto da una folta barba nera mentre i capelli arruffati gli scendevano sulle spalle. A terra, al suo fianco, era posata una lunga ascia, con la lama che brillava maligna al sole primaverile. Zelah non perse tempo e si precipitò giù per il pendio. «Lascialo stare!» intimò, rivolta all'uomo. Lui si sollevò, mostrando attraverso l'ispida barba una brutta cicatrice che gli attraversava il sopracciglio sinistro e la guancia. Lei afferrò un ramo. «Allontanati, bestia!» «Bestia?» sbottò lui con rabbia. «Zia...» «Non preoccuparti, Nicky, non ti farà più del male.» Zelah tenne lo sguardo fisso sulla figura minacciosa. «Come osi aggredire un bambino innocente, mostro!» «Bestia, mostro...» I denti gli luccicarono tra i peli della barba mentre scavalcava il ragazzino avvicinandosi a lei con un'andatura zoppicante e goffa che lo rendeva ancor più terrificante. Zelah sollevò il ramo. Con una risata sprezzante lui glielo 10


strappò di mano senza sforzo, poi l'afferrò per i fianchi, frenando il suo slancio. Mentre lei lottava con tutta se stessa contro la sua presa d'acciaio, scalciando, il suo assalitore sibilò fra i denti: «Per amor di Dio, non sono un delinquente. Il ragazzo è semplicemente inciampato ed è caduto». Borbottando un'imprecazione le abbassò le mani portandogliele dietro la schiena, di modo che lei si ritrovò schiacciata e immobilizzata contro il suo forte corpo. La lana ruvida della giubba le sfregò sulle guance, mentre il suo odore mascolino le fece provare un senso di vertigine. Non era l'acre sentore di sudore e di sporcizia che si era aspettata, ma un misto di legno, sandalo e agrumi combinato al profumo di uomo. Era inebriante. Lui parlò di nuovo, con una voce profonda che le rimbombò dentro. «È inciampato e caduto. Mi capite?» Deve considerarmi una stupida!, fu il primo pensiero di Zelah, prima che avesse il tempo di assimilare il significato delle sue parole e sollevare la testa per incontrare quegli occhi truci. Smise di dibattersi. «Così va meglio.» Lui lasciò la presa, ma continuò a fissarla con durezza. «Possiamo occuparci del ragazzo, adesso?» Zelah si allontanò, ancora incerta se potersi fidare di quell'uomo al punto da dargli le spalle, ma un lamento di Nicky fu decisivo. Dimenticò tutto e si buttò in ginocchio accanto a lui. «Oh, tesoro, cos'è successo?» Gli mise una mano sulla fronte. La pelle era molto calda e gli occhi erano stravolti e lucidi. L'uomo si lasciò cadere al suo fianco. «Deve essere inciampato e precipitato per la discesa. È un brutto taglio, ma non credo che la gamba sia rotta.» «Come fate a esserne tanto sicuro?» Con delicatezza Zelah sollevò la stoffa lacerata e rimase a fissare con orrore il sangue che cominciava a rapprendersi. «Il tempo che ho trascorso nell'esercito mi ha procurato una considerevole esperienza in fatto di ferite.» Lui si sciolse il fazzo11


letto che portava al collo. «Ho inviato il mio guardiano in cerca d'aiuto. Gli legherò la gamba, poi lo porteremo a casa su un carro.» «Quale casa?» domandò lei, sospettosa. «Dovremmo portarlo a West Barton.» «Vi prego, concedetemi di sapere cosa sia meglio per lui!» «Non rivolgetevi a me come se fossi una bambina» ribatté lei. «Sono in grado di prendere una decisione.» Lui si accigliò, rendendo la cicatrice ancor più irregolare. Aveva un aspetto feroce, ma lei rifiutò di lasciarsi intimidire e sostenne il suo sguardo. Lui sembrava lottare per contenere la rabbia e dopo un momento indicò con la mano uno stretto sentiero che si perdeva tra gli alberi. «Rooks Tower è a mezzo miglio in quella direzione» dichiarò in tono brusco, «mentre West Barton è ad almeno cinque miglia di carrozza, forse due, se tornate indietro per il sentiero che avete appena percorso». Zelah si morse le labbra. Era impossibile trasportare Nicky attraverso la fitta vegetazione della foresta senza causargli dolore. Il bambino si mosse e le prese una mano. Il suo pianto lamentoso le strinse il cuore. «Allora vada per Rooks Tower» capitolò. «Speriamo che la vostra gente giunga alla svelta.» «Arriveranno il prima possibile.» L'uomo si sfilò il fazzoletto dal collo. «Nel frattempo dobbiamo impedire che continui a sanguinare.» I suoi occhi duri guizzarono su di lei. «Significa muovere la gamba.» Lei annuì e strinse la mano di Nicky. «Dovrai essere coraggioso mentre ti fasciamo, tesoro. Puoi riuscirci?» «Ci proverò, zia.» «Tua zia, Nicky?» L'uomo parve stupito. «Be', lascia che ti dica che è una vera arpia!» «Be', non è proprio mia zia, signore» spiegò Nicky serio. «È la sorella della mia matrigna.» Zelah sbarrò gli occhi, perplessa. «Vi conoscete?» 12


L'uomo balenò uno sguardo beffardo su di lei. «Ma certo, credete che permetterei a un monello sconosciuto di scorrazzare nei miei boschi? Vuoi procedere alle presentazioni, Nicky?» «Lui è il Maggiore Coale.» La voce del ragazzo si incrinò lievemente e le labbra gli tremarono mentre l'uomo avvolgeva con destrezza il fazzoletto intorno alla gamba. «E questa, signore, è mia zia Zelah.» «Celia?» «Zelah» lo corresse lei. «Miss Pentewan, per voi.» «Povero me, Nicholas, avresti dovuto avvisarmi che tua zia è un autentico cerbero.» La cicatrice lo faceva sembrare perennemente accigliato, ma lei avvertì il tono divertito nella sua voce. Nicky, aggrappato alla mano di Zelah, ricacciava le lacrime emettendo suoni soffocati. «Bene, ho finito.» Il maggiore si sedette, mettendo una mano sulla spalla del bambino. «Sei molto coraggioso, ragazzo mio.» «Come un soldato?» «Anche di più. Ho visto uomini crollare per un banale graffio.» Zelah fissò la figura dai capelli ispidi che aveva di fronte. Il tono era quello di un uomo abituato al comando, ma con quel pastrano sbiadito e quella capigliatura, poteva davvero essere stato un soldato? Si accorse che la guardava e si affrettò a riportare l'attenzione sul nipote. «Cos'è successo, tesoro? In che modo sei caduto?» «Sono inciampato in cima al pendio» rispose il bambino. «Ci sono molti rami sparpagliati in giro.» «Ha ragione» ammise il maggiore. «Ho ordinato io che venissero lasciati lì» spiegò. «È legna da ardere per la gente del villaggio. Stiamo ripulendo il sottobosco.» «Era ora!» esclamò lei. «Questi boschi sono stati trascurati troppo a lungo.» «Vi chiedo scusa, madame, se non sono di vostro gradimento.» «La mia critica non era assolutamente rivolta a voi, maggiore. Se non ricordo male, Rooks Tower è stata venduta soltanto lo scorso inverno.» 13


«Sì, e non ho ancora avuto il tempo di apportarvi tutte le migliorie che avrei voluto.» «È... è vostra?» Zelah non riuscì a trattenere la sorpresa. Quell'individuo era così ricco da aver acquistato una proprietà simile? «Sì. L'apparenza può trarre in inganno, Miss Pentewan.» Lei arrossì, sapendo di meritare quella gelida risposta. «Vi chiedo perdono, io... sono certa che ci siano molte cose da fare.» «Proprio così, e uno dei miei primi obiettivi sarà quello di migliorare la strada che conduce a Rooks Tower e renderla di nuovo percorribile dalle carrozze. Ho messo degli uomini al lavoro, ma fino a quando non avranno terminato si potrà andare e venire solo a cavallo.» «Hanno dovuto portare i libri del Maggiore Coale sul dorso dei pony» interloquì Nicky. «Dozzine di casse. A mia zia piacciono i libri» spiegò poi, vedendo l'espressione interrogativa dell'uomo. «Abbiamo una vasta biblioteca, a casa» aggiunse Zelah. «E dove si trova?» «In Cornovaglia.» «Immaginavo foste originaria di quelle parti, visto il vostro nome. Dove in Cornovaglia?» «Mio padre è parroco di Cardinham, un villaggio vicino a Bodmin.» Zelah sollevò gli occhi in direzione degli uomini che stavano sopraggiungendo con un piccolo carretto. Quando furono pronti a partire, si incamminò accanto al maggiore, notando la sua andatura sgraziata e zoppicante. «Vedo che avete esperienza di comando, maggiore.» «Ho trascorso parecchi anni nell'esercito.» Zelah gli lanciò un'occhiata. Era stato attento a tenersi sul lato sinistro del sentiero in modo da renderle visibile solo la parte destra del volto. Se stesse proteggendo la propria sensibilità o quella di lei non avrebbe saputo dirlo. «Così avete in programma di stabilirvi a Rooks Tower?» «Sì.» 14


«È alquanto isolato» osservò lei. «Ancor più di West Barton.» «È proprio il motivo per cui l'ho acquistata. Perché non desidero avere compagnia.» Zelah rimase in silenzio. Il tono brusco di lui rese il significato delle parole del tutto evidente. Allo stesso modo avrebbe potuto dire: non desidero conversare. Molto bene, non aveva alcuna intenzione di invadere la sua solitudine. Non avrebbe più parlato, a meno che non fosse stato strettamente necessario. Finalmente emersero dagli alberi e Zelah ebbe il primo impatto con Rooks Tower. Di fronte alla casa si trovava una grande distesa erbosa, circondata da un vialetto disseminato di erbacce. Alla fine del prato c'era una piccola serra, ma anni di abbandono avevano reso il bianco della facciata sbiadito e molti vetri erano rotti. Zelah distolse lo sguardo da quella desolazione per osservare la casa principale. La parte centrale era costituita da un'antica costruzione in pietra con un imponente ingresso ad arco, ed era stata ampliata durante i secoli da due ali in pietra e mattoni. Era tutto disposto su due piani, a eccezione di una torre quadrata sull'angolo sudorientale che svettava sull'edificio principale. «Una mostruosità, non è così?» borbottò il maggiore. «È stata ristrutturata in epoca Tudor, quando il proprietario aggiunse la torre, da cui la casa ha tratto il nome, affinché gli ospiti potessero assistere alla caccia. C'è un osservatorio sul tetto, ma al momento non viene utilizzato.» Lei guardò di nuovo la costruzione. «La vista dalla torre dev'essere magnifica.» Gli rivolse un'occhiata ansiosa. «Non vi apporterete delle modifiche, vero?» Lui proruppe in una risata fragorosa. «No di certo. È deforme, come me!» Lei percepì l'amarezza nel suo tono di voce, ma non fu in grado di formulare una risposta adeguata. Il sentiero si era allargato e lei affiancò Nicky per tenergli la mano. Era caldo e sudato. Zelah nascose il proprio sgomento dietro un sorriso rassicurante. «Siamo 15


quasi arrivati, tesoro. Vedrai che tra poco starai più comodo.» Il maggiore li precedette, guidandoli all'interno di un grande atrio, dove ad attenderli trovarono una donna dai capelli grigi, vestita di nero, che rivolse loro un rapido inchino. «Ho preparato la stanza gialla per il signorino, maggiore, e messo un mattone caldo tra le lenzuola.» «Vi ringrazio, Mrs. Graddon.» Lui attraversò l'atrio e fece le scale due alla volta, fermandosi solo per svoltare sul pianerottolo, zoppicando in modo quasi impercettibile. «Da questa parte» ordinò agli uomini, «e state attenti a non fargli male!» Dominic attese che il ragazzo fosse messo a letto, poi si ritirò nei propri appartamenti per togliersi gli abiti da lavoro. Era un'odiosa seccatura avere estranei in casa, ma il ragazzo era ferito, cos'altro poteva fare? Non aveva niente contro Nicky. Voleva bene a quel ragazzo e avrebbe fatto di tutto per aiutarlo, ma ciò significava avere dottori e domestici che correvano avanti e indietro per casa. Avrebbe potuto lasciare ogni cosa nelle mani di Graddon e di sua moglie, e la zia avrebbe badato al ragazzino fino a quando Reginald Buckland non avesse mandato qualcuno. Il pensiero di Miss Pentewan lo fece indugiare. Un sorriso riluttante gli sfiorò le labbra tirandogli il tessuto lacerato della guancia. Non era bella nel senso tradizionale del termine, minuta com'era, con i capelli castano chiaro e gli occhi nocciola. Gli ricordava un passerotto. Si lavò e asciugò il viso, con le dita che conoscevano bene la pelle ruvida e irregolare sulla guancia sinistra. Ricordava il modo in cui lei l'aveva fissato, senza trasalire o distogliere gli occhi alla vista del suo volto sfigurato. Si era comportata bene, doveva ammetterlo, eppure non l'avrebbe più sottoposta a quella vista orribile. Aveva tanto di quel daffare che sarebbe potuto stare lontano da casa per qualche giorno. «Ebbene, ho ripulito e fasciato la gamba. Adesso non ci resta 16


che attendere. Gli ho somministrato un sonnifero, che dovrebbe fare effetto fino a domattina. Tornerà a posto in poche settimane.» «Vi ringrazio, dottore.» Zelah fissò la piccola figura immobile al centro del letto. Nicky aveva perso conoscenza quando il dottore aveva iniziato a occuparsi della sua gamba e in quel momento appariva cosi fragile e insolitamente quieto che le salirono le lacrime agli occhi. «Su, Miss Pentewan, non fate così» la esortò il medico. «Il ragazzo ha una costituzione robusta. In nome del cielo, nessuno lo sa meglio di me, fui chiamato a West Barton quando non era altro che un affarino deboluccio e nessuno si aspettava che sopravvivesse. Spero che quell'ammaccatura alla testa non sia nulla di serio. Per il momento tenetelo calmo e riposate. Io tornerò domattina.» «Vi ringrazio, dottor Pannell» replicò lei, sollevata. «E nel caso dovesse svegliarsi per il dolore?» «Una piccola dose di laudano in un bicchier d'acqua non gli nuocerà.» Si sentì bussare alla porta e la governante fece capolino. «Il padre del ragazzo è venuto a trovarlo, dottore.» Si appiattì contro la porta mentre Reginald Buckland faceva irruzione nella stanza. Aveva cappello, guanti e frustino stretti in mano e uno sguardo ansioso gli alterava i tratti di solito gioviali. «Sono venuto appena l'ho saputo. Come sta?» Zelah lasciò che il dottore ripetesse la prognosi. «Può essere spostato?» si informò Reginald fissando il figlio. «Possiamo portarlo a casa?» «Lo sconsiglierei. La ferita è alquanto profonda e ogni sobbalzo potrebbe farla sanguinare di nuovo.» «Ma non può stare in casa di un uomo che conosco appena!» Le sopracciglia folte del dottor Pannell si corrucciarono. «Ma ero convinto che il maggiore fosse una specie di vostro parente, Mr. Buckland.» 17


Reginald si strinse nelle spalle. «Molto alla lontana, a dire la verità. Oh, ammetto che ha saputo che Rooks Tower era in vendita dalle lettere che scrivo a un cugino, ma non l'avevo mai visto fino a quando non si è trasferito qui e da allora abbiamo scambiato solo qualche parola. Non è mai venuto a West Barton.» Un sorrisetto indugiò sulle labbra del dottore. «In effetti il Maggiore Coale non si è preso il disturbo di presentarsi ai vicini.» «Penso che Nicky debba restare qui, Reginald.» Zelah toccò il braccio del cognato. «Il Maggiore Coale ha messo la casa e i domestici a nostra disposizione.» «Sì, è meglio, almeno fino a quando la ferita non sarà guarita» ribadì il dottore prendendo il cappello. «Adesso devo andare, tornerò domani per vedere come sta il mio paziente.» Reginald rimase vicino al letto, guardando suo figlio. «Se solo sapessi cosa fare!» esclamò sospirando. «Se solo sua madre potesse stare qui ad assisterlo!» «Impossibile, dato che deve occuparsi del piccolo Reginald.» «Potrei mandare qui la balia.» «Sì, sarebbe l'ideale, ma mia sorella e il bambino hanno bisogno delle sue attenzioni» osservò Zelah. «Ho considerato tutte le possibilità, Reginald, e sono convinta che la soluzione migliore sia che lasciate Nicky alle mie cure.» «Ecco, appunto!» esclamò il cognato. «Non posso lasciarvi qui.» «E io non posso lasciare Nicky.» «Allora è meglio che resti anch'io.» Lei rise. «Perché mai dovreste fare una cosa simile? Non sapete niente di come si accudisce un bambino. E inoltre, cosa farà la povera Maria se entrambi saremo lontani da casa? Sapete come mia sorella sia incline alle crisi di nervi, quando rimane sola troppo a lungo.» «Avete proprio ragione.» Lui prese a girare per la stanza, lacerato dall'indecisione. Nicky si agitò e mormorò qualcosa nel sonno. 18


«Andate a casa, Reginald» lo esortò quindi Zelah. «La vostra agitazione disturba Nicky.» «Ma è la casa di uno scapolo!» «Certo, convengo con voi che è sconveniente, ma non c'è alcun modo di evitarlo.» Zelah immerse una pezza nel catino dell'acqua alla lavanda e la passò dolcemente sulla fronte del ragazzo. «Se vi è di conforto, Reginald, il Maggiore Coale mi ha fatto sapere, tramite la sua governante, che non entrerà in questa ala della casa mentre vi saremo noi. In realtà, dopo aver visto Nicky tranquillo a letto è scomparso, dando ordine alla governante di procurarci tutto il necessario. Dormirò nell'anticamera, in modo da poter essere a disposizione di Nicky e consumerò i miei pasti qui. Dunque vedete che non corro alcun rischio.» Reginald non parve rassicurato del tutto. Zelah gli sorrise. «Ce la caveremo senza alcuna difficoltà, credetemi, vi chiedo solo di inviarci alcuni indumenti. E magari potreste tornare domani e portare qualche gioco per Nicky. Andrà tutto bene.» «Come potete dire una cosa simile? Siete una giovane di buone maniere...» «Presto sarò un'istitutrice e devo imparare a fronteggiare situazioni simili.» Gli strinse il braccio. «Credetemi, Reginald, è meglio che Nicky resti qui. Mi occuperò di lui finché non potrà essere trasportato a West Barton. Adesso andate e rassicurate Maria che la situazione è perfettamente sotto controllo.» Alla fine lui si accomiatò e Zelah si trovò per la prima volta sola. Nicky era profondamente addormentato, il che era positivo, ma le lasciava ben poco da fare se non consumare la cena in camera. «Povero tesoro, il sonno è la cosa migliore per lui» commentò Mrs. Graddon più tardi quando entrò per portare via i piatti. «Domani farò della gelatina al limone per vedere se mangia qualcosa. So che a lui piace molto.» «Davvero?» Zelah alzò gli occhi. «È abitudine di mio nipote venire qui in visita?» 19


«Sì, povero caro. Se trova un animale ferito nel bosco lo porta qui affinché il maggiore lo curi e prima di andarsene scende sempre nelle cucine a salutarmi.» Lei si portò le mani alle guance, mortificata. «Oh, cielo, ma non dovrebbe importunare il Maggiore Coale, o voi, con sciocchezze simili.» «Il padrone gli vuole bene, madame, il ragazzo non fa niente di male» ribatté Mrs. Graddon. «In realtà, credo sia un bene, per il maggiore.» Fece una pausa, guardando Zelah di sottecchi. «Avrete notato che il maggiore rifugge la compagnia, ma è a causa di....» Si passò un dito sulla tempia sinistra. «La cicatrice gli attraversa il petto, ma per fortuna non ha toccato gli organi vitali. Ha subito un taglio anche alla coscia, ma il chirurgo l'ha ricucito prima che tornasse a casa, così la gamba è tornata come nuova.» «Ma quando cammina...» La governante si lisciò il grembiule. «I migliori dottori l'hanno visitato e non hanno trovato niente che non vada alla sua gamba. Dicono che è tutto nella testa perché il maggiore non zoppica sempre, come mi è capitato di notare.» Sospirò. «Prima di andare in guerra e subire quella brutta ferita era molto noto in società, al pari di suo fratello. Sono gemelli, entrambi molto attraenti... Hanno fatto strage di cuori, ve lo assicuro!» «Conoscete la famiglia da molto?» «Sì, signorina, iniziai come cameriera a Markham, la casa di famiglia, dove adesso vive il fratello del maggiore, il visconte. Poi, quando lui decise di stabilire qui la propria dimora, Graddon e io siamo stati felici di seguirlo. Purtroppo, però, non conduce vita sociale né invita nessuno, qui, e posso comprenderlo. Quando le persone lo incontrano, guardano tutto tranne che il suo viso e questo lo fa soffrire molto, capite bene. Al contrario, il signorino Nick tratta il maggiore esattamente allo stesso modo in cui tratta gli altri.» Zelah restò in silenzio. Nella mente ripercorreva il suo incontro con quell'uomo. Aveva forse evitato di soffermare lo sguardo sul 20


suo volto orribilmente sfigurato? Pensava di no, ma quando l'aveva visto per la prima volta, convinta che stesse aggredendo Nicky, non era stata certo incline alla cortesia. La governante uscì e lei si mise comoda per sorvegliare il suo paziente. Con il passare delle ore la casa si fece silenziosa. Zelah provò un improvviso desiderio di compagnia e fu tentata di scendere in cucina nella speranza di incontrare la governante o anche solo una domestica. Stava giusto pensando a come si sarebbe tenuta occupata, quando sentì bussare alla porta. Era Mrs. Graddon. «Il maggiore mi ha chiesto di portarvi questo, dato che vi piace leggere.» Le porse un cesto pieno di libri. «Vi porge le sue scuse, ma è tutto ciò che ha, al momento, dato che la maggior parte dei libri si trova ancora dentro le casse in cui sono arrivati, ma spera che troverete qualcosa di vostro gradimento.» «Molto gentile da parte sua.» Zelah prese il cesto e si ritirò sulla sua poltrona accanto al fuoco, tirando fuori i libri dalla cesta a uno a uno. Trasse conforto dalla premura del maggiore e sentendosi meno sola, sprofondò nel sedile, circondata dai libri. Dopo mezzanotte Nicky diventò irrequieto e subito Zelah gli fu accanto, tastandogli la fronte e cercando di bagnargli le labbra inaridite. Lui le colpì la mano e girò la testa, mormorando incollerito. Zelah controllò la fasciatura. Era a posto, ma se continuava ad agitarsi la ferita poteva aprirsi e riprendere a sanguinare. Desiderò non aver rifiutato l'offerta di Mrs. Graddon di mettere una branda nella stanza di servizio, ma invece di torcersi le mani angosciata, prese la candela e uscì in cerca d'aiuto. Non si avventurava fuori da quella stanza dal giorno prima. Ripercorse i passi fino all'atrio, troppo in ansia per il nipote per sentirsi minacciata dalle ombre che danzavano intorno a lei. Non appena vide una sottile striscia di luce filtrare da sotto una delle porte non esitò. Si diresse alla porta e bussò piano, prima di entrare. 21


Il Maggiore Coale sedeva vicino a un fuoco morente, leggendo alla luce di un candelabro poggiato sul tavolo accanto a lui. «Vi chiedo perdono, ho bisogno di trovare Mrs. Graddon. È per Nicky...» Prima che Zelah potesse concludere la frase, lui aveva già posato il libro e si era alzato. Non indossava il pastrano e le svolazzanti maniche della camicia lo rendevano ancora più imponente di quando lei ricordasse. «Cosa è successo?» «È febbricitante e io non riesco a tenerlo...» «Lasciate che lo veda» ribatté lui notando la sua esitazione. «Ho qualche esperienza di queste situazioni.» Zelah annuì, impaziente di tornare da Nicky. Si affrettarono su per le scale, con il maggiore che, trascinando la gamba, strusciava la scarpa a ogni passo. Il pianto stizzoso di Nicky si sentì dall'anticamera. Zelah entrò nella stanza e si precipitò al suo fianco. «Calmati, tesoro. Stai buono, o la gamba ti farà di nuovo male.» «Mi fa male adesso! Voglio la mamma!» Con delicatezza il maggiore gli posò una mano sulla fronte. «Sta badando al tuo fratellino, Nicholas. Tua zia e io ci prenderemo cura di te.» Controllò le bottiglie schierate sul tavolino e mescolò in fretta poche gocce di laudano con dell'acqua. Quella calma voce maschile sortì il suo effetto. Il bambino batté gli occhi e fissò Zelah, la quale gli sorrise. «Sei ospite in casa del maggiore, Nicky.» «Oh.» Le piccole dita si curvarono attorno alla sua mano. «E starete qui anche voi, Zelah?» «Certo» rispose il maggiore al suo posto, «per tutto il tempo necessario. Adesso, però, lascia che ti aiuti a tirarti su e poi devi prendere la medicina.» «No, no, mi fa male se mi muovo.» «Ti solleveremo con molta attenzione» lo rassicurò Zelah. «Non voglio!» «Forza» lo esortò il maggiore. «È solo un sorso e farà sparire il 22


dolore.» Quindi passò un braccio intorno alle spalle del bambino e gli portò il bicchiere alle labbra. Nicky bevve un piccolo sorso e rabbrividì. «È meglio mandarla giù tutta d'un fiato» gli consigliò lui. La bocca del ragazzo si contorse per il disgusto. «Anche voi l'avete bevuta quando vi siete ferito?» «A litri» confermò lui sorridente. «Su, avanti. Uno, due, tre!» Rovesciò inflessibilmente il miscuglio nella gola del ragazzo. Nicky inghiottì, fu attraversato da un brivido e gli tremarono le labbra. «Fatto. Sei stato molto coraggioso. Miss Pentewan ti sistemerà il cuscino e ti sentirai molto più tranquillo.» «Rimarrete con me finché non mi addormento?» «C'è tua zia qui.» «Per favore.» Zelah annuì alla breve occhiata interrogativa del maggiore. «Va bene.» Lui sedette a lato del letto e prese la manina che si allungava verso di lui. «Vuoi che ti racconti una storia?» chiese Zelah, ma Nicky la ignorò, tenendo gli occhi fissi sul maggiore. «Mi raccontate come vi siete ferito?» Lei trattenne il fiato. Rivolse un'occhiata al maggiore. Non sembrava offeso. «Te l'ho raccontata dozzine di volte. Non puoi volerla sentire ancora.» «Sì, lo voglio, se non vi dispiace, signore. Tutta la storia.» «E va bene.» Zelah si ritirò nell'ombra. «Era il gennaio del 1809» cominciò il maggiore, «e stavamo combattendo sulle montagne nei pressi di La Coruña, con i francesi alle calcagna. Il tempo era pessimo, di giorno le strade erano fiumi di fango e la notte erano congelate. Quando giungemmo a Cacabelos...» «Avete dimenticato qualcosa!» lo interruppe Nicky. «L'uomo con il codino.» 23


«Ah, sì.» Gli occhi del Maggiore Coale si intenerirono. Nell'ombra Zelah sorrise. Aveva letto a Nicky abbastanza storie da sapere che ogni volta si aspettava la stessa vicenda, parola per parola. Lui proseguì. «Un soldato si svegliò e scoprì che non poteva alzarsi perché la sua coda era rimasta congelata nel terreno. Un paio di giorni dopo, quando giungemmo al villaggio di Cacabelos e al piccolo ponte di pietra sul fiume Cua, il nemico era già in vista. Ci furono addosso in un istante, i francesi e gli ussari si precipitarono attraverso il ponte. I nostri non poterono ritirarsi perché la via era sbarrata da uomini e cavalli. Per fortuna la fanteria nemica si trovò in difficoltà e fu costretta a indietreggiare per raggrupparsi, dandoci il tempo di ritirarci attraverso il ponte. Fissammo le baionette e attendemmo dietro l'artiglieria a cavallo, la quale aprì il fuoco non appena i francesi partirono di nuovo alla carica. Il cinquantaduesimo e il novantacinquesimo esplosero un furioso fuoco incrociato, uccisero due generali e non so quanti uomini, tuttavia i nemici avanzarono e ci furono addosso.» Fece una pausa, rabbuiandosi. Nicky si agitò e il maggiore prese fiato, prima di andare avanti. «Mi ritrovai in mezzo a due fanti. Ne ferii uno, ma l'altro si fece sotto. La sua sciabola mi squarciò il viso e il petto. Riuscii ad atterrarlo. Mi diede un'altra sciabolata colpendomi la gamba, ma prima di perdere conoscenza ebbi la soddisfazione di sapere che era stato fatto prigioniero e che i suoi compagni avevano battuto in ritirata.» «Non fermatevi, signore. Poi cosa accadde?» Gli occhi di Nicky stavano iniziando a chiudersi. «Venni curato alla meglio e caricato su un carro. Per fortuna la sciabola di quel francese non aveva raggiunto organi vitali. Ricordo molto poco di ciò che avvenne dopo, finché non giungemmo in Inghilterra. Qualcuno aveva mandato notizie a Markham e mio fratello venne a recuperarmi a Falmouth e mi portò a casa. Lì ricevetti le migliori cure a disposizione, ma, ahimè, neppure i soldi possono comprare una faccia nuova.» 24


Restò in silenzio. Nicky era caduto finalmente in un sonno profondo, la manina ancora aggrappata alle lunghe dita del maggiore. Il silenzio li avvolse. Alla fine lui si accorse della presenza di Zelah e si voltò a guardarla. Lei si rese conto di avere le guance umide di lacrime. «Io.. io vi chiedo perdono.» In fretta si voltò per estrarre il fazzoletto. «Siete stato molto gentile, Maggiore Coale, molto più di quanto avessimo il diritto di aspettarci.» Si asciugò gli occhi, tentando di parlare normalmente. «Nicky dorme, adesso. Non c'è bisogno che vi disturbiate ulteriormente.» «E voi cosa farete?» «Siederò accanto a lui...» Il maggiore scosse il capo. «Non potete restare seduta tutta la notte. Lo sorveglierò io per qualche ora, mentre voi dormirete.» Zelah esitò. Benché sfinita, era riluttante a trovarsi ancora di più in debito con quell'uomo. Lui sospirò, esasperato. «Andate a sdraiarvi» le ordinò. «Domattina non sarete in grado di badare al ragazzo se non dormirete un po'.» Aveva ragione. Zelah si ritirò nella piccola anticamera. Si sfilò solo le scarpe, poi si distese sul letto, coprendosi con una coperta. Il suo ultimo pensiero fu che sarebbe stato impossibile dormire con il Maggiore Coale nella stanza accanto. Si svegliò al canto di un gallo. C'era chiarore, ma il sole non era ancora sorto. Fissò gli oggetti sconosciuti che la circondavano, poi, dopo aver ricordato scivolò fuori del letto ed entrò di soppiatto nella stanza accanto. Nicky dormiva ancora profondamente e il maggiore era accasciato sul letto, la testa scompigliata e scura abbandonata sulle braccia. Il fuoco si era spento e l'aria mattutina era fredda. Senza far rumore Zelah attraversò la stanza e si inginocchiò al focolare. «Che cosa state facendo?» La voce profonda del maggiore la fece sobbalzare. 25


«Riattizzo il fuoco.» «Lasciate stare. Manderò a chiamare un inserviente, se ne occuperà lui.» Svettò su di lei con la mano tesa. Zelah gli permise di aiutarla ad alzarsi, cercando di ignorare il fremito che la trapassò al suo tocco. Ne fu spaventata. La sua presenza riempiva la stanza, era inquietante, soffocante, quindi si allontanò, in cerca di qualcosa da dire per rompere il silenzio opprimente. «Io...La storia che avete raccontato a Nicky circa la vostra ferita. Era molto... cruda, per un bambino. Eppure sembrava che la conoscesse bene.» «Sì. Mi fece domande sulla mia faccia la prima volta che mi vide e da quel momento vuole sempre che gli racconti la storia di quella battaglia.» Guardava il ragazzo addormentato con un sorriso sulle labbra appena visibili tra la barba nera. «Stavo lavorando nei boschi quando ci siamo conosciuti. Mi offrì di aiutarmi a finire il pasticcio di selvaggina con il quale Mrs. Graddon mi aveva riempito la bisaccia.» «Dovete aver pensato che fosse un vero impertinente.» «Affatto. Considerai la sua sincerità ritemprante. La maggior parte della gente distoglie lo sguardo dal mio viso, imbarazzata dalla mia deturpazione.» «Oh, scusate. Spero non abbiate pensato che io...» Il sorriso di lui divenne una smorfia. «Voi, madame, sembravate intenzionata ad arrecarmi ulteriore danno.» «Be', avevate l'aria piuttosto... aggressiva. Comunque adesso so che siete molto gentile» si affrettò ad aggiungere. Si sentì avvampare. «Siete rimasto seduto qui tutta la notte e dovete avere un bisogno disperato di dormire. Mi occuperò io di Nicky. Vi ringrazio, maggiore. È meglio che andiate, adesso...» Lui annì. «Lo farò, certo. In ogni caso manderò qualcuno a provvedere al fuoco e chiederò a Mrs. Graddon che vi porti la colazione.» «Vi ringrazio.» 26


Lui le rivolse un rapido inchino e si voltò per uscire. «Maggiore!» lo fermò lei. «Il soldato francese, quello che vi ha ferito, è stato davvero catturato?» Lui si bloccò e si volse a guardarla. «Certo.» Socchiuse gli occhi. «Posso sembrare un mostro, Miss Pentewan, ma vi assicuro che non lo sono.»

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