ROMANCE
SUSAN MALLERY
Fuga estiva
Immagine di copertina: © vuk8691 / E+ / Getty images © Bisual Studio / Stocksy Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Summer Getaway HQN Books © 2022 Susan Mallery, Inc. Traduzione di Studio Kvd Sas Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2022 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Romance giugno 2022 HARMONY ROMANCE ISSN 1970 - 9943 Periodico mensile n. 293 del 17/06/2022 Direttore responsabile: Sabrina Annoni Registrazione Tribunale di Milano n. 72 dello 06/02/2007 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distribuzione canale Edicole Italia: m-dis Distribuzione Media S.p.A. Via Carlo Cazzaniga, 19 - 20132 Milano HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano
Dedica
Questo romanzo è dedicato a tutti quelli che hanno servito la patria, nel presente e in passato. Vi ringrazio. Mason è per tutti voi. Ed è anche dedicato a Colleen che, in pieno COVID, ha trovato il tempo di parlare con me della vita di un sergente istruttore. Grazie mille per i fatti nudi e crudi, gli aneddoti simpatici e le preziosissime informazioni. Ho apprezzato infinitamente ogni istante del nostro colloquio. Se dovessimo mai incontrarci di persona, ti devo un pranzo! Qualsiasi errore in campo militare riportato nel romanzo è da attribuirsi a me. Oddio, tutte le imprecisioni sono le mie, ma quelle militari contano di più.
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«Ho deciso di andare a letto con Dimitri.» Robyn Caldwell prese il calice di vino bianco e per un attimo fu tentata di scolarlo tutto in un sorso solo. Di sicuro l'affermazione di Mindy lo meritava. Però sapeva di dover essere responsabile e controllarsi durante il pranzo. Una lezione che la sua amica non aveva ancora imparato. «Non farlo» mormorò Robyn, perché strillare non era consono. Specialmente lì al circolo, dove c'erano anche le sue amiche – vere e finte – a gustare l'insalata di aragosta del giovedì. La sala da pranzo era riempita da una quarantina di donne, tutte chic nel perfetto stile della Florida, con diamanti scintillanti, braccialetti d'oro e platino con i ciondoli tintinnanti, e collane che adornavano i décolleté tonici e abbronzati. «Potrei» disse Mindy Krause, prendendo il suo champagne. «È bello.» «Ma certo. È un tennista professionista trentenne. Come potrebbe essere altrimenti?» Mindy, una bruna minuta a cui mancavano sei mesi per compiere quarant'anni, sospirò. «Ho bisogno di un Dimitri nella mia vita.» «Hai un marito eccezionale. Payne adora te e i vostri figli, e non guarda mai le altre. Perché rovinare tutto?» «Payne non lo saprebbe mai.» «Non ci sono segreti in questa città. Almeno non nel nostro ambiente.» E Robyn l'aveva imparato a sue spese. Era stata beatamente ignara dei tradimenti del suo ex marito finché una cosiddetta amica l'aveva informata soavemente. «Magari solo qualche bacetto» rifletté Mindy. «Voglio spas7
sarmela un po' con Dimitri. Le fantasie mi rendono già felice, perciò immagina come sarebbe bello concretizzarle!» «Le fantasie non sono pericolose. Concretizzarle rischierebbe di distruggere tutto quello che hai. Sapere che l'hai tradito sarebbe devastante per Payne.» Mindy mise il broncio. «Non lo vedo mai. Non fa altro che lavorare.» Robyn fissò la sua amica nonché suo capo. «Avete parlato del fatto che la promozione avrebbe comportato più lavoro per lui, ma che ne sarebbe valsa la pena. Volevi che lo facesse.» «Non sapevo quanto sarebbe stato assente.» Il suo commento irragionevole la infastidì quasi quanto le lamentele di Mindy. «Non va bene così» mormorò Robyn. «Stai cambiando le regole senza dirlo a tuo marito. È sempre pericoloso.» Mindy liquidò l'ammonimento scuotendo rapidamente la testa. «La cosa non mi preoccupa. E poi, se dovesse scoprirlo, posso sempre venire a vivere da te.» Fece una risata. «Presto avrai quella grande casa tutta per te!» «Hai quattro figli» sottolineò Robyn. «Se il tuo matrimonio dovesse andare a rotoli, preferirei ospitare Payne.» «Ah, quello sì che susciterebbe parecchie chiacchiere.» Mindy fece vedere il bicchiere vuoto al cameriere. «Ancora champagne, per favore.» Il cameriere la servì e Mindy bevve un sorso. «Mi ha chiamato mia sorella, giura di avere trovato un comò di Thomas Pister in un negozietto del Galles. Costa così poco che secondo me è falso, temo. Sta cercando qualcuno che attesti che è autentico. Non sarebbe un colpaccio?» «Assolutamente. Mi piacerebbe vederlo.» Thomas Pister aveva creato stupendi comò e armadietti tra la fine del Seicento e i primi del Settecento. I suoi mobili dallo stile elaborato, con straordinari intarsi, andavano a ruba e a prezzi elevati. In base alle condizioni e ai materiali, un comò di discrete dimensioni valeva da sessanta a ottantamila dollari. «Ha trovato anche un paio di bauli antichi olandesi» aggiunse Mindy. «Si vendono per almeno trentamila.» Mindy e le sue tre sorelle erano proprietarie di un esclusivo negozio di antiquariato a Naples. Nessuna delle sorelle viveva in 8
Florida, perciò era Mindy a occuparsi delle vendite, mentre loro viaggiavano in lungo e in largo per rifornire il negozio di costosi pezzi unici. Robyn e Mindy si erano conosciute nel negozio. Robyn era una cliente assidua, anche se aveva gusti leggermente più modesti della maggior parte della merce che vendeva Mindy. Erano arrivate quasi subito a pranzare insieme ogni mese. Quando si era reso disponibile un lavoro part-time, Robyn aveva fatto domanda. Erano solo poche ore settimanali, ma era contenta di lavorare con i clienti oltre a guardare le novità arrivate in negozio. Vendere non le piaceva moltissimo, ma la affascinava imparare nuove cose sulle varie epoche e sulla storia di ogni pezzo. Mindy posò il bicchiere. «Come vanno i preparativi per le nozze?» Robyn si sforzò di non fare una smorfia. «Per ora ne parliamo solo in generale.» «Continui a non essere contenta del fidanzamento?» Robyn trattenne nuovamente l'impulso di scolare il bicchiere di vino. «Kip è fantastico. Adora Harlow, e non è quello che desidera qualunque suocera dal proprio genero? Vorrei solo...» Mise le mani sul tavolo. «Harlow ha appena ventidue anni. Si conoscono da meno di un anno, e sposarsi è un passo importante. Perché non possono convivere per qualche anno? Partire per Parigi o fare trekking in Cile? Perché sposarsi tanto presto?» Mindy cercò di non sorridere. «E tu invece quanti anni avevi quando hai sposato Cord?» «Diciannove.» Robyn sospirò. «È proprio quello che intendo. All'età di Harlow ero già madre da due anni. Certo, ho avuto i figli presto, ma se non l'avessi fatto? Se fossi andata al college o trascorso sei mesi in Australia, o fatto scelte diverse?» «Quindi ti preoccupa quello che Harlow potrebbe perdersi, o quello a cui hai rinunciato tu?» Un interrogativo legittimo, pensò Robyn. «Come fai a essere tanto perspicace? Sei al terzo bicchiere di champagne.» «L'alcol fa emergere le mie qualità.» «Non mi pento della mia vita. Adoro i miei figli. Non vorrei non averli avuti.» «Ma...?» «Vorrei che Harlow avesse delle alternative.» Prese la forchet9
ta. «Ma è un discorso che mia figlia non vuole fare con me.» Lei e Harlow erano riuscite a sopravvivere agli anni dell'adolescenza quasi senza litigare, ma ultimamente non facevano che discutere. «Tu avresti dato ascolto a tua madre?» le domandò Mindy. «Non lo so. È morta quando avevo undici anni.» Mindy sgranò gli occhi castani. «Scusa, non ne avevo idea.» «Non preoccuparti. Comunque probabilmente non l'avrei ascoltata neppure io se avessi potuto parlare con lei all'età di Harlow. Vorrei poter dire che sarei stata più matura e interessata alla sua opinione, ma mi sembra poco probabile.» Mindy le toccò la mano. «È il tuo passato, Robyn. Puoi riscriverlo come vuoi.» «Grazie. L'ultima volta in cui Harlow ha accennato al matrimonio, ha detto che voleva colorare l'acqua della piscina in tinta con gli abiti delle damigelle.» «Si può fare?» «Non ne ho idea, ma non m'interessa saperlo, a dire la verità.» Forse le idee di sua figlia per le nozze sarebbero diventate più normali con il passare del tempo; almeno era quello che sperava. Oppure che decidesse di fare una fuga d'amore. O, magari!, rimandare. «Ti va di giocare a tennis la prossima settimana?» chiese Mindy in tono vivace. Robyn la scrutò. «Non m'interessa conoscere il tuo sogno erotico.» «Perché no? Quando lo vedrai dovrai ammettere che vale assolutamente la pena correre il rischio.» Robyn si arrese all'inevitabile e trangugiò il resto del vino. «Mindy, tu mi fai uscire di testa. Hai a disposizione un pene perfettamente funzionante a casa. Ne basta uno. Lascia perdere Derrick.» «Dimitri.» «Come dici tu. Non mettere in pericolo il tuo matrimonio e la famiglia. Lui non ne vale la pena.» «Ma non lo faccio per lui. Lo faccio per me.» Sorrise con aria sognante. «Almeno fammelo vedere nudo.» «Invece vai a vedere uno psicologo.» Mindy immaginò che Robyn scherzasse e scoppiò a ridere. Robyn fece un sorriso finto, pur dicendosi che doveva smettere 10
di tentare di convincere l'amica su qualsiasi cosa. Per come si comportavano i suoi figli ultimamente, non aveva alcuna capacità di persuasione. Ah, che cosa non avrebbe dato per tornare ai tempi in cui poteva corromperli con un leccalecca! Si scusò per andare in bagno. Era arrivata a metà della sala quando Madison Greene la individuò. Il passatempo preferito di quella rapace golfista di cinquanta e rotti anni era diffondere brutte notizie. Robyn rischiò d'inciampare quando la vide sventolare la mano e avvicinarsi in fretta. E ora che voleva? «Robyn, cara! Sei uno splendore. Che fai in questi giorni? Non vieni mai a fare una partita con me.» Mentre si accostavano mimando un bacio sulla guancia, ma senza toccarsi, Robyn sorrise e non si curò di precisare che non giocava a golf. «È sempre un piacere, Madison» disse, in allerta. «Ho saputo che Harlow è fidanzata ufficialmente. Devi essere emozionata. La mia maggiore si è rifiutata di sposarsi fin quasi a trent'anni. Un vero incubo. Però poi finalmente è convolata a nozze.» Madison si guardò intorno, come per accertarsi che fossero sole, cosa ovviamente impossibile, visto che erano in una sala da pranzo affollata. Non che Madison se ne curasse. Era lì per spifferare qualcosa di sgradevole, e più persone l'avessero sentita più sarebbe stata contenta. «La relazione di Cord sarà un problema per te e Harlow? I maschi sono fatti così, ma è imbarazzante, no?» Per un secondo Robyn pensò di tacitarla con un rapido: «Va tutto bene». Però in realtà non aveva idea di quello a cui si riferiva Madison. E non sapere qualcosa del suo ex marito era pericoloso, specialmente se c'era di mezzo la figlia. Madison scosse la testa con finta comprensione. «Non sai niente, eh? Oh, no! Avrei dovuto tenere la bocca chiusa.» «Invece l'hai aperta, giusto?» Madison la guardò interdetta. «Sì, be', pensavo che dovessi saperlo. Cord ha una storia con Zafina.» Perché qualcuno doveva pensare che fosse minimamente interessata a chi frequentava suo marito? «Non ho idea di chi sia.» Le sopracciglia sottili di Madison si sollevarono al massimo, per quello che le permetteva il Botox. «Il tuo ex marito sta con 11
la sorella gemella del fidanzato di tua figlia.» Robyn rimase impietrita, cercando di digerire quella notizia. Cord stava con la gemella del fidanzato di Harlow? «Non sapevo che Kip avesse una gemella» disse prima di riuscire a frenarsi. Cavoli! Cavoli, e ancora cavoli! Madison le elargì un sorrisetto compiaciuto. «Difatti mi chiedevo come mai fossi tanto calma. Mi dispiace di essere stata io a darti questa brutta notizia.» «Ti dispiace davvero?» sbottò Robyn, incapace di trattenersi. «Secondo me invece gongoli per questo. Dev'essere brutto avere una vita tanto misera.» E, con questo, si girò e continuò a dirigersi verso il bagno. Quando fu al sicuro in un cubicolo, rimase per un istante indecisa se fare pipì, com'era il suo programma originario, o semplicemente vomitare. Robyn superò il pranzo fingendosi calma, perché preferiva riflettere sulla bomba lanciata da Madison prima di parlarne. Oscillava tra incredulità e rassegnazione. Ma che cosa era saltato in testa a Cord? Stare con la gemella del fidanzato della figlia? Ma davvero? Non poteva accontentarsi di una più giovane di lui solo di dieci anni, e che non fosse parente di Kip? Tornata a casa, mandò un rapido messaggio al suo ex marito per chiedergli di fare un salto da lei quella sera. Pochi secondi dopo lui rispose Che ho fatto adesso? Lei ignorò la sua domanda. Per me va bene alle sei. Ci vediamo a quell'ora. Fu tentata di scrivere ad Harlow e chiederle della storia tra suo padre e Zafina, ma decise che non era il caso. Considerato che sua figlia non le aveva detto niente al riguardo, immaginò che non lo sapesse. Meglio prima scoprire se era un'avventura fugace o un dramma pronto a scoppiare. «Accidenti a te, Cord» borbottò, chiedendosi perché le toccava ancora risolvere i problemi causati da lui, anche quattro anni dopo il divorzio. In cucina, tirò fuori gli ingredienti per una marinata di agrumi. Dopo avere spremuto arance e lime, sminuzzò il basilico, poi si dedicò ai pezzi di pollo, che spellò prima di togliere accuratamente tutto il grasso. Aveva sempre cercato di preparare piatti 12
sani per la famiglia, ma da quando frequentava Jase era ancora più attenta a quello che cucinava. Mise il pollo e la marinata in un grande sacchetto di plastica richiudibile. Aveva appena finito quando entrò il figlio minore, Austin. «Ciao, mamma» la salutò, stirandosi prima di buttarsi a sedere su uno sgabello davanti alla grande isola della cucina. Gli ricadeva sugli occhi un ciuffo di capelli biondo scuro. Era alto e snello, con l'aria allampanata di tanti adolescenti. Di lì a un paio di anni avrebbe cominciato sicuramente a irrobustirsi. «Sei tornato presto.» «Era solo una battuta di pesca di sei ore.» «Per questo sei uscito prima dell'alba.» «Dovevo essere a bordo per le cinque e mezzo.» «Quei maledetti pesci hanno degli orari impossibili.» Austin le sorrise. «Per me è più colpa dei pescatori.» «Anche.» Austin, di appena diciotto anni e diplomato da poco, occhieggiò il sacchetto di plastica. «Ancora pollo?» «È sano.» «Ma dovevi proprio metterti con un cardiologo? Non mangiamo altro che pesce e pollo.» Lei trattenne un sorriso. «Non è vero. La scorsa settimana ho fatto le enchiladas vegetariane.» «Lo so, ma avevo rimosso il ricordo. Non potresti cominciare a uscire con il proprietario di una steak house? Io lo preferirei.» «Non ti fa male imparare a mangiare sano. Non avrai diciotto anni per sempre.» «Almeno per un altro anno sì, però.» Robyn rise. «Hai ragione. Hai fame?» «Sempre.» Robyn pulì tutto, poi aprì il frigo. «Non ci sono gli avanzi di ieri?» Lei e Austin avevano ordinato la cena al ristorante thailandese, una cosa che facevano solo quando non veniva lì Jase. «Li ho mangiati a colazione.» «È rimasto un po' di salmone al vapore. Potrei riscaldarlo e prepararti un'insalata.» Austin finse di avere un conato di vomito. «Voglio qualcosa di buono.» 13
Aveva il tono di un bambino di otto anni, non di un diciottenne. Magari, pensò Robyn, ricordando quanto fosse tutto più semplice quando Austin era piccolo. Era un bambino che si adattava a tutto con facilità. Aveva un buon carattere, era riflessivo e affettuoso. Purtroppo era anche testardo, perciò quando aveva annunciato che non sarebbe andato al college e invece avrebbe lavorato per suo padre, non aveva cambiato idea malgrado i suoi rimproveri, le minacce e i tentativi di persuasione. Ispezionò il contenuto del frigorifero. «Toast al formaggio e insalata russa?» «Sì, grazie.» «Anche se si cena fra due ore?» «Credi che per allora non avrò fame?» Robyn prese tre tipi di formaggio, pane e burro. Aveva preparato l'insalata russa quella mattina. Jase non avrebbe approvato, ma aveva intenzione di fare delle verdure grigliate così lui avrebbe potuto mangiarle con il pollo e ignorare la squisitezza della sua insalata russa. Affettò il formaggio, poi imburrò il pane e mise a scaldare una padella. «Sabato mi trasferisco» annunciò Austin mentre Robyn preparava il toast. «L'avevi detto.» «Avrò un appartamento tutto mio.» Robyn serrò le labbra per evitare di commentare che era troppo giovane. Austin avrebbe precisato che aveva ormai diciotto anni ed era adulto. Lavorando per suo padre aveva un bello stipendio. Poteva permettersi un appartamento e aveva deciso che era pronto a vivere da solo. Però avere l'età giusta non significava necessariamente essere un adulto maturo, anche se dirglielo non avrebbe fatto alcuna differenza. E Robyn non gli avrebbe detto neppure che lei non era pronta a vederlo uscire di casa, o che le faceva piacere averlo lì, anche se erano vere entrambe le cose. Non era tipo da far sentire in colpa i figli. Mise il tramezzino in padella con una spatola. «Che pensi di fare per i mobili? Hai la camera, ma il resto? Un divano? Tavolo e sedie?» Fece mentalmente un rapido inventario del contenuto della casa, chiedendosi che cosa fosse disposta a regalargli. «Che 14
farai? Noleggerai un furgone per il trasloco?» «Non mi serve niente, mamma. È un appartamento ammobiliato.» «Come? Perché affittare una casa con i mobili? Costa molto di più.» «Non volevo pensare a spostare le cose avanti e indietro. È solo per quattro mesi.» Robyn premette sul pane per tostarlo. «Quattro mesi? È una cosa temporanea, allora?» «Certo. Dai, mamma, ho solo diciotto anni, non sono pronto a fare l'adulto a tempo pieno. Affitterò un appartamento per l'estate per divertirmi con gli amici prima che vadano al college. Come una festa di quattro mesi, insomma. L'affitto è basso perché non è stagione turistica. È stato un buon affare, e sarà fantastico.» Lei lo fissò sospettosa. «Pensi di poter andare e venire a tuo piacimento? Questa casa non è un albergo.» Austin le fece il suo sorriso affascinante. «Dai, mamma, non fingere di essere arrabbiata. Ti piace avermi intorno. E poi pensi sicuramente che sono troppo giovane per vivere da solo, perciò per te è una bella notizia.» Robyn girò il toast. Non aveva del tutto torto, ma non l'avrebbe mai ammesso. «Perché non me l'hai detto prima? Mi hai fatto credere che saresti andato via definitivamente.» «Non volevo che tentassi di farmi cambiare idea.» Austin si fece serio. «Ho veramente dei progetti, mamma.» L'aveva già detto più volte, e lei ci avrebbe creduto se le avesse spiegato quali erano. «Il college in autunno?» gli chiese, speranzosa, mentre metteva il toast su un piatto, poi lo tagliava a metà. «Potresti fare un anno in una scuola preparatoria, poi trasferirti al college...» «Abbi un po' di fiducia.» «È quello che vorrei. Ti voglio bene.» «Anch'io» mugugnò lui masticando un boccone. Quando l'ebbe ingoiato, aggiunse: «Il pollo significa che stasera verrà a cena Jase?». «No.» Robyn si appoggiò all'isola. «Domani. Austin, hai qualche problema con Jase?» «No, però vorrei solo sapere quando verrà a cena.» 15
«Perché?» Austin la guardò, poi distolse lo sguardo. «Quando viene qui mi sento di troppo.» «No, tesoro.» Robyn si sedette accanto a lui. «Austin, questa è casa tua e sei sempre il benvenuto.» Gli sorrise. «Finché non andrai via di casa sabato. Poi farò cambiare le serrature.» Il suo sorriso si spense. «È per qualcosa che ha detto lui o che ho fatto io?» «No.» Austin finì la prima metà del toast. «A volte mi sembra che Jase non mi approvi.» Robyn cercò di capire il perché di quella frase. «Non l'ha mai detto. Anzi, penso che tu gli piaccia tanto.» «Può darsi. Non lo so. Finché non mi trasferirò, andrò altrove quando c'è lui.» «Non sono sicura che sia giusto.» Lui le sorrise. «Purché ti piaccia e ti tratti bene, non ho problemi con lui.» Robyn si alzò e lo baciò sulla testa. «Sei un tesoro.» Austin guardò il frigo. «Hai fatto il pollo con la marinata di agrumi?» Robyn rise. «Non è male, dai! Farò anche delle pannocchie di mais alla griglia e c'è ancora l'insalata russa.» «Sei un asso, mamma.» Robyn lo lasciò mangiare e andò in camera. Si cambiò, indossò dei leggings a metà polpaccio e una canottiera, poi prese il tappetino arrotolato e uscì dalla portafinestra del soggiorno. Appena arrivò all'aperto fu investita dal calore. Fuori c'erano trenta gradi e una forte umidità. Stese il tappetino sul patio all'ombra, poi fece qualche respiro profondo e cominciò la serie di semplici posizioni yoga che faceva quasi tutti i pomeriggi. I movimenti lenti la rilassavano e mantenevano la flessibilità. E poi il ritmo della sequenza l'aiutava a ripulire la mente. Provava sollievo per l'annuncio di Austin. Almeno il figlio sapeva di non essere ancora pronto a fare l'adulto, come diceva lui. Le sarebbe mancato, ma era contenta di sapere che sarebbe tornato in autunno. Certo, sarebbe stata una complicazione al momento di vendere la casa. In un angolino della mente aveva nutrito la speranza che, quando avesse messo in vendita la casa, Jase l'avrebbe invitata ad andare a vivere da lui. Non ne avevano par16
lato, ma ormai stavano insieme da un anno e... Okay, non sapeva che cosa c'era dopo e, ma si frequentavano da abbastanza tempo per pensare che la convivenza fosse il passo successivo più logico. Però era da escludere, se Austin fosse stato ancora con lei. Jase aveva due figlie che stavano con lui a finesettimana alterni. In casa sua non c'era una camera per Austin, e lei non avrebbe detto al figlio che non era gradito. La soluzione più ovvia sarebbe stata di trovare una casa più piccola da sola. Guardò la bella piscina, la vasca idromassaggio e la cascatella. Era la parte della casa che preferiva, insieme alla cucina. Il resto era troppo grande e perfetto per i suoi gusti. Lì non si era mai sentita a suo agio e, dopo il divorzio con Cord, non vedeva l'ora di venderla. Però a quei tempi Austin aveva solo quattordici anni, e lei aveva pensato che doveva subire già abbastanza sconvolgimenti senza metterci di mezzo anche un trasloco. Aveva dovuto considerare anche Harlow, che tornava ancora regolarmente a casa dal college. Ora Austin aveva terminato le superiori e Harlow era fidanzata ufficialmente e viveva con Kip. Trasferirsi era logico per i figli e anche per lei, economicamente. Era stanca di pagare le alte rate del mutuo che ogni mese le facevano sparire buona parte dello stipendio. Si sedette sul tappetino. Avrebbe avuto bisogno di una casa sufficientemente grande per lei e Austin, con un bello spazio esterno e abbastanza vicina a quella zona. Se avesse trovato un giardino decente, forse Harlow non sarebbe andata in crisi perché non poteva sposarsi lì. Per qualche motivo che non le era chiaro, Harlow si era fissata e voleva organizzare le nozze in giardino. Robyn voleva una casa meno vistosa di quella. Più piccola e intima, con qualche tocco moderno. Decise di controllare le case disponibili online. Se ne avesse vista qualcuna che le piaceva, sarebbe andata a visitarla. Quanto alle nozze di Harlow, per il momento non doveva pensarci. Un problema alla volta. E, di lì a meno di due ore, il primo problema avrebbe suonato alla sua porta.
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Dal 25 agosto