Uno scandalo per milord

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Helen Dickson UNO SCANDALO PER MILORD

Immagine di sfondo in copertina: Xsandra/E+/Getty Images

Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Lord Lancaster Courts a Scandal

Harlequin Mills & Boon Historical Romance

© 2023 Helen Dickson

Traduzione di Gabriella Parisi

Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises ULC.

Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale.

Harmony è un marchio registrato di proprietà

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© 2023 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici maggio 2023

Questo volume è stato stampato nell'aprile 2023 da CPI Black Print, Spagna, utilizzando elettricità rinnovabile al 100%

I GRANDI ROMANZI STORICI

ISSN 1122 - 5410

Periodico settimanale n. 1352 del 5/05/2023

Direttore responsabile: Sabrina Annoni

Registrazione Tribunale di Milano n. 75 dello 01/02/1992

Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA

Distribuzione canale Edicole Italia: m-dis Distribuzione Media S.p.A. Via Carlo Cazzaniga, 19 - 20132 Milano

HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano

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Il sole era alto e una brezza tranquilla spingeva piano le nuvole dall'altra parte del cielo mentre William Lancaster, Lord Lancaster e futuro Marchese di Elvington, cavalcava nei sobborghi di Bombay, dopo aver viaggiato per molti giorni da Agra, nel Nord dell'India, fermandosi negli accampamenti prefissati lungo il tragitto.

Facendo rallentare il cavallo a un leggero trotto, si godette gli odori e i suoni che lo circondavano. La via era ingombra di ogni genere di veicolo: buoi e muli che trainavano carri colmi di prodotti di varia natura, ruote e zoccoli che sollevavano nuvole di polvere al passaggio. Tutta l'India era asciutta e stremata mentre attendeva le agognate precipitazioni dei monsoni.

Con stupore e interesse William tirò le redini della propria cavalcatura quando un cavaliere e un cavallo attirarono la sua attenzione. Il cavaliere era una giovane donna, e William si soffermò a osservarla mentre procedeva in quel vasto paesaggio, rinfrescante come un vento tonificante. Furono la sua pura energia

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e la sua vibrante vitalità ad attrarlo. Era seduta con disinvoltura a cavalcioni di una grintosa cavalla grigio chiaro, che riusciva a controllare in maniera superba. William notò le sue mani, le redini avvolte in modo blando attorno a esse; mani eleganti, sottili ma forti, e non ebbe dubbi che lei sapesse come gestire anche l'animale più focoso.

Costituiva un'immagine adorabile con l'abito blu a fiorellini, sotto la cui gonna drappeggiata sui fianchi del cavallo si intuivano le lunghe gambe snelle e che metteva in mostra alla perfezione la vita stretta e il seno sodo. Un cappello dalla tesa larga era posato sul suo capo e una treccia folta, spessa come il suo polso e del colore del grano maturo, le rimbalzava sulla schiena. Con un delicato colpo di tacchi, spronò la cavalla con competente grazia, partendo al galoppo e disperdendo uccelli e un paio di mucche al pascolo. Cavalcava come il vento e saltò senza difficoltà una bassa recinzione; cavallo e cavallerizza uniti come un'unica entità.

Era molto insolito che una giovane donna europea adottasse il metodo di cavalcata maschile: di solito preferivano montare all'amazzone, con entrambe le gambe su un lato, per lo meno quando erano in pubblico, per rispetto del decoro, sebbene William sospettasse che quella non fosse una giovane donna comune, ma una a cui importava poco delle convenzioni. Era chiaro che non aveva alcuna considerazione per la propria sicurezza. Perché non aveva con sé alcuno stalliere a proteggerla dai pericoli in agguato a ogni angolo? Fino a quando lei non fu scomparsa dalla visuale, lui non proseguì il suo viaggio.

Altissimo com'era, William Lancaster era un uomo diverso e complesso, e poteva essere davvero spietato se necessario. Possedeva un altero riserbo che sco-

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raggiava ogni approccio e che lo distingueva dagli altri in società. C'era una rigidità nella mascella volitiva, e la sua bocca ampia e ben disegnata era spesso tirata in una linea severa. Aveva una sicurezza di sé aggressiva e una tenacia che i suoi lineamenti esprimevano bene. Era dotato di una bellezza arrogante, con sopracciglia scure ben delineate sulla fronte e i folti capelli del colore dell'ebano. Nel bel mezzo di tanto nero, i suoi occhi erano di un azzurro brillante, sorprendenti e penetranti. Nascosto al loro interno c'era un cinismo, che osservava e derideva.

Alla fine, William si trovò presso la casa che stava cercando. La popolazione civile britannica aveva fondato un insediamento a un paio di miglia circa dal centro della città. Era punteggiato da villette ordinate, costruite in stile europeo, con l'aggiunta di una veranda che proteggeva le camere dal sole cocente. Dopo aver legato le briglie del cavallo al pilastro del cancello di quella che doveva visitare, percorse il breve vialetto di ghiaia. La casa a un solo piano era bianca con persiane blu. I muri bianchi avevano assunto una sfumatura rosata. Sui due lati i prati falciati erano delimitati da file di piselli odorosi e rose, il cui profumo si mescolava con l'odore di terra calda.

La porta fu aperta da una signora e William intuì che doveva trattarsi di Mrs. Andrews, la moglie del funzionario della Compagnia delle Indie Orientali che al momento era di stanza a Lucknow. Lo stava aspettando e conosceva lo scopo della sua visita, che era di portare la sua pupilla in Inghilterra. Mrs. Andrews era di altezza media con capelli castano chiaro e dolci occhi grigi. Più verso la sessantina, lo accolse in casa con calorosa premura. Bevande fresche vennero portate da un servitore. Per un po' la loro conversazione fu formale e cortese con lei che si informava sul suo

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viaggio dal Nord e gli diceva quanto fosse impaziente di raggiungere il marito al più presto a Lucknow.

«Miss Harris è felice di tornare in Inghilterra?»

chiese William.

«Purtroppo no, non lo è. Temo sia rimasta davvero sconvolta nell'apprendere della morte del proprio fratello. E soprattutto quando è stata informata che sareste arrivato a Bombay per riportarla in Inghilterra. Sa che non c'è nulla che la trattenga in India, ma si è innamorata della vitalità del Paese... così come accade a molta gente che viene qui e non desidera tornare al monotono grigiore di Londra. Dovete cercare di capire come si sente e la sua riluttanza a lasciare l'India.»

«Ha avuto un intero mese per abituarsi all'idea.»

William sollevò un sopracciglio con aria interrogativa e scrollò la testa con impazienza. «Santo cielo! Non è mia intenzione sconvolgere la ragazza.»

«No, certo che no. Dovete portarla da suo zio, credo.»

«Era quello che voleva Johnathan. Sapendo di essere in punto di morte, scrisse a suo zio per informarlo di aspettare l'arrivo di sua nipote.»

«Non ci fu nulla da fare quando venne ferito?»

«Purtroppo no. Dopo l'attacco, visse solo il tempo necessario a dare disposizioni per sua sorella.»

«Il colpevole è stato catturato?»

William scosse il capo, distogliendo gli occhi, il modo brutale in cui era stato ucciso il suo amico era troppo doloroso anche solo da ricordare. «No. In parecchi furono coinvolti nello scontro. Potrebbe essere stato uno qualunque di loro.» William era quasi certo di sapere chi avesse ucciso il suo buon amico Johnathan Harris, ma dimostrarlo era tutta un'altra questione. Sapendo che William doveva rientrare in Inghilterra, Johnathan lo aveva incaricato di portare con sé

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sua sorella e di affidarla alle cure di zio Robert a Londra. Incapace di rifiutare una richiesta all'uomo che lo aveva salvato in due occasioni – un uomo la cui vita William avrebbe potuto risparmiare se fosse stato più lungimirante – divorato dal senso di colpa e desideroso di alleviare le ultime ore del suo amico, aveva accettato.

«È un vero peccato che sua madre non sarà a Londra per occuparsi di lei. Da quanto ho capito, è una donna interessata solo al proprio piacere e sarà più che felice di lasciare la figlia a cavarsela da sola. Questo va benissimo per un figlio maschio adulto, ma una ragazza giovane, vulnerabile e alla mercé di un mondo crudele, è proprio un'altra questione. Credo che Mrs. Harris sia a Londra al momento... con il suo ultimo cavaliere.»

«So molto poco di lei. Johnathan parlava di rado di sua madre. Com'è Miss Harris?»

«Non è sempre stato facile durante i tre anni in cui è stata con noi. Per lo meno ci siamo presi cura della sua istruzione. Ci sono volte in cui sa essere davvero testarda, un difetto che viene mitigato da un'incredibile gentilezza e compassione, perché è incline a lasciare che il cuore domini sulla mente, soprattutto quando trova un animale randagio o ferito bisognoso di protezione. Ho cercato di tenere a freno la sua caparbietà...» Sospirò, scuotendo il capo. «Suppongo che la colpa sia più che altro mia per averle consentito tanta libertà. Mio marito e io... non siamo mai stati benedetti da figli nostri, e io mi sono molto affezionata a lei. Ci mancherà moltissimo quando andrà via.»

«Immagino che voi abbiate fatto un lavoro ammirevole, Mrs. Andrews. Deve essere difficile a volte assumersi la responsabilità della bambina di qualcun altro» osservò lui.

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«Non è più una bambina, ma una giovane donna. Posso solo sperare che quando andrà via da qui, avrà imparato qualcosa da cui trarre beneficio nella sua nuova vita.»

«Sono sicuro che abbiate fatto tutto ciò che è necessario per prepararla per il viaggio.»

Irritato che la giovane di cui gli era stata affidata la responsabilità non fosse lì a riceverlo, William si alzò e camminò verso la veranda. Rimase a guardare fuori dal giardino. Poco ansioso di scortare una diciannovenne impressionabile in un viaggio che sarebbe durato da cinque a sei mesi, in base a quanto fossero stati favorevoli i venti e il clima, considerava il viaggio con pregiudizio.

William era una figura dall'aspetto imponente. A ventinove anni, erede di un marchesato, era nato nella magnifica tenuta di Cranford Park nel Berkshire. Quando era arrivato in India, quasi dieci anni prima, era stato alle dipendenze della Compagnia delle Indie Orientali prima di decidere di mettersi in proprio. E adesso stava ritornando in Inghilterra per mettere a posto alcune questioni familiari urgenti che erano spuntate fuori.

Quando infine Miss Harris arrivò, non si limitò a entrare in casa, ma fece un ingresso a effetto, introducendosi dal retro della casa e soffermandosi per un attimo sulla soglia prima di avanzare al centro della stanza e gettare il suo cappello sulla poltrona più vicina. William le dava le spalle. Avvertì la sua presenza prima che venisse pronunciata una sola parola, con una strana sensazione di prurito sul retro del collo. La sensazione fu così forte che dovette girarsi e allora la vide.

La sua immobilità era come una forza che lo attra-

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eva e c'era qualcosa in lei, qualcosa di vibrante; la sua immagine perfetta – una pallida silhouette contro l'oscurità della porta aperta dietro di lei – catturò l'attenzione di lui. Strano a dirsi, la sua incredibile avvenenza era accentuata dall'aspetto scarmigliato poiché i suoi capelli, essendosi sciolti dalla treccia, le ricadevano sulle spalle in gloriose onde dorate e incorniciavano un viso che era puro ed etereo. William la fissò, rendendosi conto che quella era la giovane donna che aveva visto prima in groppa al cavallo e aveva catturato tutta la sua attenzione proprio come stava facendo adesso. La fissò, mentre i suoi occhi ricambiavano lo sguardo lampeggiando spavaldi. Nessuna traccia di umiltà in lei!

William si fece avanti, chinando appena il capo, ma senza distogliere gli occhi dai suoi. Lei lo stava studiando attentamente. Non c'erano né freddezza né ostilità nella sua espressione. Era aggraziata come una gazzella. I grandi occhi, che erano ombreggiati da una folta frangia di ciglia scure, erano intensi e di un insolito color miele – o era ambra? – e davano all'intero viso un aspetto magico. Erano screziati di pagliuzze di luce dorata, che gli ricordavano le tigri dell'India.

La sua pelle aveva acquisito anche l'adorabile colore del miele dorato per aver trascorso tanto tempo al sole senza la protezione del parasole. In effetti, sembrava irradiare una femminea perfezione, con tutte le qualità che William ammirava di più.

Lei lo stava guardando, silenziosa e impassibile. I suoi occhi splendevano di una luce interiore e facevano intravedere la donna nascosta sotto la morbida innocenza del suo viso.

William sospettò che lei non fosse una donna comune. Percepì in lei uno spirito avventuroso, che non

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lasciava spazio alle convenzioni o all'etichetta. Non c'era nulla di schivo in lei, come nel caso delle comuni giovani donne che erano entrate e uscite velocemente dalla sua vita, i cui occhi sarebbero stati astutamente abbassati, persino in presenza di coloro che conoscevano, come era appropriato. Quella giovane donna non mostrava alcuna delle restrizioni inculcate nelle signorine di buona famiglia.

«E così il fato ha decretato che ci incontrassimo di nuovo» disse lui con dolcezza.

Quando parlò, la sua voce era ben modulata e profonda. La giovane continuò a fissarlo apertamente, il che sembrò provocargli un certo divertimento.

«Il fato? Avete un vantaggio, signore. Di cosa state parlando? Non credo che ci siamo mai incontrati.»

«Vi ho vista lungo la strada per arrivare qui, mentre galoppavate su un cavallo piuttosto bello.»

«Davvero! Sì, Bella è un animale molto bello... e io non credo nel fato.»

«Ah, ma il fato ha l'abitudine di giocare strani tiri» replicò con dolcezza William. «Siete solita uscire a cavallo da sola?»

Lei tirò indietro le spalle e sollevò il capo, con un gesto che esprimeva piuttosto chiaramente che non provava vergogna. «Sì... sempre. Non facevo nulla di male» asserì con decisione, come se la sua insistenza potesse convincerlo.

«Su, Miss Harris, credete davvero che vostro fratello avrebbe approvato che cavalcaste da sola senza alcun tipo di protezione?» Subito William fu inorridito dalle sue stesse parole. Nulla era più lontano dalla sua mente che rimproverarla per l'incoscienza di cavalcare sola. Cosa diamine gli era preso? Era suonato meschino e sgradevole – glielo diceva la sua espressione – e cosa aveva a che fare con lui?

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«Chiedo scusa?»

«Vi stavo solo facendo notare che non è consigliabile per una giovane donna cavalcare così liberamente per la campagna senza una scorta. Vostro fratello non avrebbe approvato.»

Miss Harris vacillò e William vide che le sue dita si stringevano più forte sul frustino che aveva ancora in mano. «Mio fratello, Johnathan, è morto, quindi che approvasse o meno non conta più. Non c'è nulla che possa fare ormai. Vi ringrazio per la vostra sollecitudine, signore.» La sua espressione lo sfidò a tentare di fermarla. «È gentile da parte vostra dimostrare preoccupazione per la mia sicurezza, ma vi assicuro che sono capacissima di prendermi cura di me stessa.»

I suoi occhi si fecero più scuri e William sentì che il sangue gli scorreva caldo nelle vene e il suo calore si spostava verso il ventre. Il piccolo mento della ragazza era sollevato verso di lui e i suoi occhi brillavano in un atteggiamento di aperta sfida all'autorità di William. Gli ricordava una micina che mostrava gli artigli a un leone adulto e gli fece provare un impeto di invidia per l'uomo che avrebbe avuto il compito di addomesticarla.

Non doveva mai dimenticare che lei era la sorella del suo amico più caro, un uomo distinto, rispettato. Non era una donna da sedurre, godersi e dimenticare. Se avesse messo gli occhi su di lei prima di promettere di fungere da suo tutore e prima della scomparsa del suo amico, ora sarebbe andato via con le emozioni intatte.

Ma quella non era più una possibilità e William lo doveva a Johnathan: doveva fare in modo che lei raggiungesse Londra. In quel momento, Anna Harris rappresentava per lui una sfida maggiore di qualun-

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que battaglia avesse mai affrontato. La osservò mentre si girava e si dirigeva verso Mrs. Andrews, le gonne che ondeggiavano aggiungendo ulteriore impudenza ai suoi movimenti. Un mezzo sorriso gli incurvò le labbra mentre la seguiva.

«Ti sembra l'ora di presentarti, Anna?» la rimproverò Mrs. Andrews. «Sapevi che Lord Lancaster sarebbe arrivato e tu cosa fai? Scompari.»

«Mi dispiace tanto, Mrs. Andrews. Volevo soltanto dire addio a Bella. Le mancherò quando andrò via.»

«Sia come sia, mia cara, Bella è solo un cavallo, per l'amor del cielo.»

«Lei non è solo un cavallo. È il miglior cavallo su cui sia montata, il miglior cavallo del mondo, e mi mancherà moltissimo.»

«Ma certo, Anna, ma ci saranno altri cavalli da montare in Inghilterra. Adesso saluta Lord Lancaster come si deve, altrimenti penserà che sei del tutto priva di buone maniere.»

Miss Harris guardò diligentemente William e disse con voce artefatta, poco convincente: «È un grande piacere conoscervi, Lord Lancaster. Non ci siamo mai incontrati, ma Johnathan vi ha menzionato spesso nelle sue lettere».

«Sì, Johnathan era il mio più caro amico. In quanto vostro fratello, era profondamente preoccupato per il vostro benessere e si riteneva responsabile per il vostro futuro. Sono qui perché, per motivi personali, anch'io devo tornare in Inghilterra, e quindi il tempismo si è rivelato perfetto. Johnathan mi ha nominato vostro protettore fino a quando non vi avrò consegnata a vostro zio.»

«Santo cielo, mi fate sembrare un pacchetto da recapitare, Lord Lancaster.»

«Le mie scuse. Abbiamo un passaggio su un va-

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scello che salperà domattina presto. Il viaggio sarà lungo e tedioso, cinque o sei mesi al massimo. Ho una lettera che dichiara i desideri di vostro fratello, se volete leggerla. Johnathan si è reso conto che non vedevate vostro zio Robert da moltissimo tempo. Ha tenuto in debito conto questo fatto e ha voluto fare tutto ciò che era in suo potere per rinsaldare i naturali legami di sangue, per assicurarsi che ci si prendesse cura di voi. Vi ha destinato anche un lascito che sarà amministrato da vostro zio, e che sarà di immenso aiuto per voi in futuro.»

«Capisco. E se rifiutassi?»

«Non essere sciocca, Anna» la redarguì Mrs. Andrews. «Non puoi rifiutare. Devi andare.»

Miss Harris la guardò, una debole supplica negli occhi. «Ma... perché? Perché devo andare? Quando penso al viaggio per venire qui, non lo ricordo con grande gioia. Mi piacerebbe tanto restare in India con voi.»

«Sai benissimo che sto per lasciare Bombay, Anna, per raggiungere mio marito a Lucknow. Lui sta trascorrendo molto tempo lì e vuole che io viva con lui. Johnathan ha fatto solo quello che riteneva fosse meglio per te. È giusto che tu ritorni dalla tua famiglia in Inghilterra.»

«Ma io non voglio andare» ribatté lei, petulante. «È in India che voglio vivere, non in Inghilterra; e soprattutto, non con zio Robert o con zia Constance, che è una megera.»

«Non riesco a immaginare che tua zia possa aver commesso qualcosa di tanto brutto da meritarsi un'opinione così crudele da parte tua» la ammonì Mrs. Andrews.

«Mrs. Andrews ha ragione» intervenne subito William. «I sentimenti nei confronti di vostra zia non so-

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no ciò di cui sono venuto a discutere. Vostro zio farà la cosa gusta per voi.»

Miss Harris lo fissò con sguardo tagliente, gli occhi che lampeggiavano. «E voi cosa ne sapete? Avete mai conosciuto zio Robert?»

«No, non l'ho conosciuto. Fino a quando non saprò che siete al sicuro in casa di vostro zio, rimarrete sotto la mia tutela. Tuttavia, è importante che abbiate uno chaperon mentre siete a bordo, motivo per cui ho preso accordi perché viaggiate in compagnia di Mrs. Preston e della sua cameriera. È una vedova e sta tornando in Inghilterra per stare con la sua famiglia. Sarete pronta a partire non più tardi delle sei di domattina.»

Gli occhi di Miss Harris sfolgorarono di nuovo. «Vedo che avete organizzato tutto.»

«Anna!» sbottò Mrs. Andrews con aria di rimprovero. «Ti prego, ricorda le buone maniere, Lord Lancaster è nostro ospite e si è preso un considerevole disturbo a programmare tutto per te. Vi prego di scusarla, Lord Lancaster, ma, come vedete, le buone maniere di Anna lasciano molto a desiderare.»

Rivolgendo a Miss Harris uno sguardo penetrante, William si trovò tendenzialmente d'accordo. Senza alcuna influenza maschile nella vita, era chiaro che le era stato consentito di agire incontrollata fin troppo a lungo. Lui era dell'opinione che non avrebbe certo fatto del male ad Anna se fosse rimasta nel collegio che aveva frequentato prima che Johnathan la tirasse fuori e la portasse in India.

Barricatasi dietro un silenzio corrucciato, lei gli rivolse un'occhiataccia. La bocca era stretta in una linea ribelle, la mascella contratta. «Non sono stata abbastanza in società da apprendere le buone maniere» borbottò poi.

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«Allora è tempo di cominciare» dichiarò Mrs. Andrews, insolitamente tagliente. «E lo farai da adesso, scusandoti con Lord Lancaster.»

Anna scoccò un'occhiata a Mrs. Andrews, notando il suo sguardo di profondo dispiacere assieme a un'impazienza silenziosa mentre aspettava che lei si scusasse con Lord Lancaster. Sospirando in modo udibile, Anna lo guardò. «Vi prego di perdonarmi. Non era mia intenzione essere sgarbata.»

Lui sorrise. «Siete perdonata. E cosa trovate da fare qui per tutto il giorno?»

«Ho degli amici qui. Facciamo ogni genere di cosa per occupare il nostro tempo, ma soprattutto mi piace cavalcare. A causa di una caduta, Mr. Berringer – che comunque è vecchio e fragile – mi permette di far fare esercizio a Bella; e quando una delle signore dell'acquartieramento fa da chaperon, andiamo in città. Inoltre, aiuto Mrs. Andrews con le sue opere di carità. Siamo molto occupate, non è vero, Mrs. Andrews?» osservò.

«Sì, mia cara, e non so proprio cosa farò senza di te.»

William annuì, chiedendosi perché si stesse prendendo il disturbo di porre domande così banali a quella giovane donna innocente. Perché mai quel suo spirito vivace, che era aperto ed energico e che non sarebbe mai stato abbattuto, e l'intenso bagliore dei suoi occhi dovevano irritarlo tanto? Sarebbe stato in sua compagnia per mesi e lei era senza dubbio abbastanza bella da rendere il viaggio più gradevole.

Poi si ridestò dai quei pensieri, rimproverandosi per il suo cinico disprezzo nei riguardi dei sentimenti di una giovane donna. Essendo un uomo maturo, non il tipo di giovane imberbe a cui era abituata, e pertanto più saggio e con maggiore esperienza, lei era sotto

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la sua tutela fino a quando non avesse potuto consegnarla nelle mani dello zio.

«Non ho alcun desiderio di andare in Inghilterra a vivere con zio Robert» dichiarò Miss Harris, come se ripeterlo un'altra volta potesse provocare un qualche miracolo che le permettesse di rimanere in India. «Ho vissuto con lui quando non ero in collegio. Non andavamo d'accordo... e ritengo sia stato per questo motivo che Johnathan decise di portarmi in India.»

La voce di William si addolcì quando parlò di nuovo e l'atmosfera nella stanza cominciò a rilassarsi.

«Quali che fossero i suoi motivi, fatelo per Johnathan. È quello che voleva per voi.»

Impaziente di andarsene e di prendere commiato da Mrs. Andrews, andò verso la porta. «Devo andare. Devo incontrarmi con il mio valletto, che si è recato già sulla nave» disse, la voce gentile, mentre catturava lo sguardo di Miss Harris. «Ho molto da fare prima che partiamo. Vi farò mandare una carrozza per le sei in punto.»

Anna lo seguì fuori dalla stanza. «Eravate con Johnathan quando è morto?» gli chiese piano.

La domanda sembrò cogliere di sorpresa Lord Lancaster, che la fissò con espressione dura per un istante. I suoi occhi si incupirono, ma presto lui si affrettò a distogliere lo sguardo. «Sì» rispose con voce pacata. «Sono stato con lui fino alla fine.»

«Ha... ha sofferto? Essendo stato ferito in una battaglia, o in uno scontro, suppongo che abbia provato dolore.»

«Sì... sì, lo ha provato, ma vi assicuro che ha ricevuto le migliori cure possibili in quel frangente.»

«Povero Johnathan. Odio immaginare che abbia sofferto. E il colpevole? È stato preso?»

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«No, purtroppo no.»

Anna rimase in silenzio, pensando al fratello e profondamente rattristata di non poterlo vedere più. Con la sensazione che Lord Lancaster non volesse parlarne – probabilmente perché lui e Johnathan erano stati vicini e lo addolorava farlo – domandò: «È vero che Johnathan ha lasciato tutto a me?».

Lui annuì. «È vero. Siete diventata una giovane donna molto ricca.»

«Sono triste che sia accaduto a causa della morte di Johnathan. Ci sono condizioni da rispettare?»

«Potrebbero essercene una o due. Ho i dettagli, che fornirò a vostro zio – che è un avvocato, mi è stato riferito – perché se ne occupi. Johnathan non nutriva la massima stima verso vostro zio, ma non aveva alcun dubbio che fosse un uomo onesto e che avrebbe fatto ciò che era giusto per voi.»

«Sì, zio Robert lo farà.»

«Ne sono sicuro. Ci vedremo domattina, Miss Harris.»

Anna rimase sulla veranda mentre Lord Lancaster montava a cavallo e galoppava via. Rimase a guardarlo in un silenzio meditabondo finché non scomparve in fondo alla strada. Aveva già deciso che lui era prepotente, dispotico e arrogante, ma se era così, come mai stava annegando in un mare di mortificazione? Perché aveva sentito la necessità di litigare con lui, cosa che nessuna signorina beneducata e rispettabile avrebbe fatto?

L'apparizione di Lord Lancaster nella sua giornata era durata così poco, ma abbastanza perché lui facesse impressione su di lei. Anna era sconcertata dalla potenza dei suoi stessi sentimenti, qualunque essi fossero, e non era affatto sicura di ciò che avrebbe fatto in proposito, se pur avesse fatto qualcosa. Proprio

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nell'istante in cui aveva preso commiato e aveva distolto da lei i suoi occhi chiari e lungimiranti, quando l'aveva guardata a malapena e poi si era girato, c'era stata un'aria di tedio in lui, un'impazienza di andare via. Il suo atteggiamento sembrava dire che lei non era altro che una giovane donna sciocca, e questo aveva distrutto ogni sua sicurezza.

Era rimasta stupita dall'evidente indifferenza nei suoi confronti, perché Anna Harris non era forse la signorina più ricercata tra le reclute della Compagnia delle Indie Orientali che passavano per l'acquartieramento? Ma Lord Lancaster non era come loro. Era un uomo maturo, vissuto, un uomo di mondo; invece Anna era debole nella sua ignoranza e doveva tener conto di ciò mentre era sotto la sua tutela. Si era trovata priva di difese di fronte allo strano magnetismo di quell'uomo, alla sua virile vitalità. I suoi occhi erano del colore degli zaffiri che provenivano dalle miniere del Kashmir, freddi e intransigenti.

Prima, quando era entrata in casa, i suoi occhi erano stati catturati dall'avvenente gentiluomo. In contrasto con l'annoiato languore di altri gentiluomini che aveva incontrato da quando era arrivata in India, lui si muoveva con una grazia disinvolta, che esprimeva sicurezza di sé e che celava una forza d'acciaio. I suoi modi erano autoritari, la sua alta statura irradiava decisamente potenza e il genere di sensualità prorompente di cui una delle sue amiche di Bombay dall'animo sentimentale parlava sempre.

Il fascino era evidente nel suo sorriso pigro, e lo circondava un alone di pericolo e di eccitazione che turbava il suo cuore giovane e impressionabile. Ma ciò che non le piaceva erano quelle maniere possessive nei suoi confronti. Dover viaggiare con lui sarebbe stato il più grosso svantaggio del viaggio. La traver-

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sata sarebbe stata interminabile fino a quando non fosse stata libera della sua fastidiosa presenza. Anna poteva solo sperare che una volta che avessero raggiunto Londra, sarebbe stata in grado di mettere in prospettiva il proprio futuro e di vedere Lord Lancaster sotto una luce più favorevole.

La morte di suo fratello era stata doppiamente tragica. Non solo aveva perso l'unico membro della famiglia a cui importava di lei, ma ora doveva lasciare l'India e andare a vivere con zio Robert e zia Co nstance, consegnandosi alla loro mercé per avere un tetto sulla testa. Ma non a lungo sperava. Lord Lancaster le aveva detto che il lascito di Johnathan era considerevole, che le avrebbe fornito i mezzi per controllare la propria vita. Il matrimonio, che era tutto ciò a cui le donne di sua conoscenza sembravano pensare e di cui parlavano, non faceva per lei. Non ancora, comunque. Anna voleva di più dalla vita: eccitazione e aiutare le persone meno fortunate di lei. Forse un giorno sarebbe ritornata in India. Il cuore si librò al pensiero. All'improvviso, il futuro non le sembrò così desolato.

La mattina seguente la carrozza che Lord Lancaster aveva promesso arrivò alle sei in punto. Già in preda alla nostalgia, perché avrebbe sempre considerato l'India casa sua, aveva gli occhi pieni di lacrime mentre diceva addio a Mrs. Andrews. Anche Mrs. Andrews versò qualche lacrima di commozione e la salutò agitando la mano e promettendo che le avrebbe scritto.

Le strade che conducevano al porto erano un miscuglio di colori e brulicavano di persone. Il canto dei canarini e di altri uccelli dai colori vivaci all'interno delle gabbie appese davanti ai negozi attiravano sem-

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pre lo sguardo di Anna. Quella vista la rattristava perché odiava vedere uccelli così belli imprigionati. Quanto le sarebbe piaciuto concedere loro la libertà che meritavano. Quando la carrozza raggiunse il molo, il sole era già splendente in un cielo azzurro terso. L'enorme vascello mercantile dotato di un considerevole armamento da guerra, chiamato Bengal, su cui Anna doveva imbarcarsi, dominava la scena, che era un brulicare di attività, con carri e carretti di ogni misura che caricavano la nave prima che si preparasse a sciogliere le cime d'ormeggio e salpasse per l'Inghilterra.

Un miscuglio di culture diverse si accalcava sulla banchina, indù, devoti musulmani e gli europei più conservatori, e tutti aggiungevano colore e vivacità all'atmosfera attorno a lei. Una babele di conversazioni e urla aleggiava nella calda aria mattutina. L'arrivo e la partenza degli enormi vascelli delle Indie Orientali attiravano sempre grande interesse quando civili e soldati in giubba rossa, che andavano a casa in licenza, si imbarcavano.

Anna cercò di non pensare ai racconti di naufragio o di pirati, che erano molto diffusi nell'Oceano Indiano, e che molti funzionari della Compagnia, che erano sopravvissuti al loro periodo di servizio in India, potessero morire per una tempesta tropicale, venendo sbalzati fuori bordo. Fu sollevata nel sapere che avrebbero viaggiato in un convoglio di cinque vascelli, i quali avrebbero assicurato loro un arrivo protetto nel porto inglese.

Lord Lancaster era già sul posto per incontrarla e per controllare che i loro bagagli venissero caricati a bordo.

«Venite» disse, mettendole la mano sotto il gomito. «Vi accompagno a bordo. Presto partiremo.»

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«Ho portato solo quello che pensavo mi sarebbe servito per il viaggio.»

«Saggio da parte vostra» mormorò lui, ammirandola, suo malgrado, per aver tentato di venire a patti con il dramma di lasciare l'India. I suoi occhi erano tristi, il viso a forma di cuore mostrava segni di tensione. «So quanto sia difficile per voi. So come vi sentite» disse con aria grave.

«Come potete?»

«Anch'io sto lasciando l'India... forse per sempre. Questo mi rattrista.»

«Allora sì, siete in grado di comprendermi. Non sono impaziente di compiere il lungo viaggio, ma non c'è nulla da fare in proposito.»

Con tatto lui asserì: «Vi state comportando in modo molto coraggioso. Non molte donne vorrebbero affrontare sole un simile viaggio».

Anna annuì, sforzandosi di sorridere un pochino. «Mi rendo conto di quanto debba essere irritante per voi scortarmi, ma dal momento che non c'è nulla da fare, temo che dovrete imparare a convivere con me.»

«Sarà interessante» commentò lui con dolcezza e guardò divertito mentre un colore roseo di imbarazzo le chiazzava le guance.

«Non vedo nulla di divertente» sbottò Anna.

«Ah, no? Forse vi manca il senso dell'umorismo.» Mentre Anna apriva la bocca per confutare l'accusa, lui le rivolse un'occhiata maliziosa. «Non preoccupatevi, sono sicuro che vi ambienterete quando saremo in viaggio. E in quanto a imparare a convivere con voi, Miss Harris... vale lo stesso per me.»

A quel punto Anna abbandonò ogni rimostranza contro di lui e gli rivolse il primo sorriso autentico.

«Sono d'accordo. So che pensate che quello che state facendo sia nel mio miglior interesse, e vi prego di

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non credere che non vi sia grata, ma mi farò i miei amici una volta che sarò a bordo e non vi disturberò indebitamente.»

William fu abbagliato da quel sorriso. Qualcosa di caldo e di potente si sprigionò in lui. La fissò sconcertato per un attimo, prima di sospettare che il sorriso fosse stato ostentato per ingraziarselo. «Me ne rallegro... e il mio nome è William. Dal momento che dovremo stare insieme per il tempo che ci vorrà per raggiungere l'Inghilterra, credo che potremmo fare a meno delle formalità. Inoltre, trovo ingombrante l'uso dei titoli. Meglio cominciare come intendiamo proseguire.»

«Sì, signore» rispose Anna con un ampio sorriso.

«Sì» ripeté lui, ridacchiando mentre si girava. Un uomo gli si avvicinò. «Devo prendere il bagaglio della signorina?»

«Ah, Mac» disse William, porgendogli le borse di Anna, «grazie, sarebbe d'aiuto. Questo è Mac» lo presentò ad Anna. «Il mio valletto, cameriere personale, chiamatelo come volete, ma io davvero non posso fare a meno di lui e lui lo sa... e non smette mai di ricordarmelo» spiegò, strizzandole l'occhio con aria cospiratoria. «Non è così, Mac?»

«Sì, è così» rispose Mac, procedendo verso la nave.

Di media altezza e costituzione snella, nato in Scozia, il suo nome intero era Iain McKenzie. Il suo retaggio era scolpito in ogni lineamento. Vestiva quasi sempre di nero, il viso impostato in un'espressione di pazienza stoica. Era di un'intelligenza straordinaria. La sua conoscenza dell'India e il fatto che sapesse conversare in urdu e in bengalese lo avevano reso indispensabile a William. Mac era stato con lui sin dal suo arrivo in India, dal momento che il suo preceden-

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te datore di lavoro era morto per un colpo apoplettico.

«Venite» disse William, scortandola attraverso la folla sgomitante. «Vi porto da Mrs. Preston. Troverete che la sistemazione non sarà di vostro gradimento, ma comprenderete che lo spazio a bordo è limitato. A proposito, reggete bene il mare? Non siete predisposta alla nausea?»

«Sono riuscita a fare il viaggio d'andata senza soffrire il mal di mare, ma dovremo aspettare e vedere dopo che saremo partiti.»

William alzò lo sguardo verso il parapetto della nave mentre accompagnava Anna a bordo e il suo cuore sprofondò quando vide il familiare volto irridente di James Ryder che lo fissava dall'alto. William sapeva che l'uomo doveva ritornare a Londra, ma aveva sperato che avrebbe viaggiato su uno degli altri bastimenti della spedizione. Mentre William decideva come gestire al meglio quella nuova svolta negli eventi, la sua preoccupazione crebbe drasticamente per la crescente consapevolezza che la minaccia di Ryder poteva rappresentare per Anna.

Maledisse Ryder. Il suo odio per quell'uomo aveva radici profonde, a cui si aggiungeva il sospetto omicidio di Johnathan. Era indispensabile che venisse tenuto lontano da Anna, ma era un compito che si sarebbe dimostrato praticamente impossibile dovendo restare insieme su una nave per molti mesi di seguito.

C'era già un brusio di eccitazione tra le persone a bordo della Bengal, che si preparava a salpare. Anna si guardò attorno. C'erano uomini indaffarati che correvano sui ponti tirati a lucido, occupandosi dell'approvvigionamento. Lei si trovava sotto a un groviglio di cime e sartie, mentre più su, sopra la sua testa, nel-

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la foresta di alberi e di vele, i marinai oscillavano da un pennone all'altro controllando le drizze e alzando le vele. I grandi alberi oscillavano al dolce ritmo contro il cielo azzurro, mentre la nave gemeva in modo allarmante al movimento. Anna fece una grande fatica a trattenersi dal girare sui tacchi e tornare di corsa a terra.

Mrs. Preston era robusta, allegra e loquace. Aveva anche una passione per le carte e una riserva di storie interessanti sugli anni che aveva trascorso nel Subcontinente. Era una vedova; suo marito, che era stato l'ufficiale distrettuale della Compagnia delle Indie Orientali, era morto per problemi di cuore sei mesi prima. Non aveva ancora cinquant'anni ed era stata in India per vent'anni, ma la nascita di sei figli e la sofferenza per la morte di quattro di loro avevano lasciato il segno su di lei. Stava tornando in patria per stare con i figli che le erano rimasti, che erano stati mandati a scuola in Inghilterra.

«Mia cara bambina» le disse appena Lord Lancaster andò a prendere possesso dei propri alloggi, cogliendo l'ansia negli occhi di Anna. «Capisco che siate preoccupata per il viaggio, ma non dovete esserlo. Io ho fatto avanti e indietro due volte senza contrattempi. Giusto una tempesta tropicale di tanto in tanto. Venite, vi accompagno al vostro alloggio. È accanto al mio, che condivido con Celia, che si occupa delle mie necessità personali. Sono sicura che andremo tutte d'accordo e diventeremo amiche in men che non si dica.»

Lo spazio era davvero limitato. Si trattava di alloggi improvvisati in cui donne e bambini erano ammassati insieme. La stanza di Anna era molto piccola, con un mobilio minimo e una parete di tela che la separava da Mrs. Preston e dalla sua cameriera, la quale po-

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teva essere tirata giù in caso di emergenza.

Con gli alberi della nave che cigolavano tutto intorno e sopra di lei, sentendosi irrequieta e ansiosa di uscire fuori dall'ambiente caldo e privo d'aria, Anna fu presa da un impulso improvviso e si arrampicò su per una scala di boccaporto. Muovendosi verso il parapetto, osservò il ponte, che brulicava di attività, e intravide Lord Lancaster in conversazione con un gruppo di passeggeri. Lui guardò dalla sua parte, ma non si mosse. Lei girò il capo nell'altra direzione, ma i suoi occhi straordinari la fecero voltare di nuovo.

Quando lui si girò e scomparve alla vista, Anna si meravigliò di come lui fosse riuscito a catturare la sua immaginazione riluttante e a infiammare il suo spirito inquieto. Mai un uomo le era sembrato così attraente o così distante. Anche se gli era inferiore socialmente, c'era qualcosa in lui che evocava in Anna un'emozione proibita ed eccitante. Le sue maniere non erano quelle di un giovane inetto e maldestro, ma quelle di un uomo vissuto, audace e prestante.

Tuttavia, era inadatto a lei in ogni senso.

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HELEN DICKSON

INDIA-INGHILTERRA, 1810 - Incaricato di scortare Miss Anna Harris dall'India all'Inghilterra, Lord Lancaster scopre che la sorella del suo migliore amico è testarda... e tanto desiderabile!

Scacco al signore del castello

Uno scandalo per milord NICOLE LOCKE

FRANCIA, 1297 - Per recuperare la mappa di un leggendario tesoro, il mercenario Louve si infiltra nella fortezza del nemico. Qui incontra la bellissima domestica Biedeluue, che...

Il duca proibito

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Un cavaliere per la giovane ladra

MELISSA OLIVER

LONDRA, 1227 - Quando Eva viene incaricata di derubare uno dei protettori della Corona, accetta per vendetta, ma ha decisamente sottovalutato l'affascinante e nobile Sir Nicholas!

FIRENZE, 1469 - Simonetta è felice del contratto di matrimonio con Marco Vespucci e presto vivrà nella Firenze dei de Medici. Lì, però, scopre che niente è come si aspettava.

ADA HAWTHORNE La sans par VIVIENNE LORRET In fuga dal duca

INGHILTERRA, 1830 - Dopo essere stata abbandonata, Margaret ha rinunciato agli uomini. Il caso, però, la conduce nella tenuta del Duca di Merleton, dove si ritrova suo malgrado...

Il ritorno della marchesa

MARGUERITE KAYE

INGHILTERRA, 1876 - Quando Oliver eredita il titolo di marchese, diventa il più ambito scapolo del ton. Ma lui non è affatto scapolo, poiché anni prima ha sposato in segreto...

Una notte con l'highlander

TERRI BRISBIN

SCOZIA, 1380 - In quanto illegittimo, Iain Mackenzie ha rinunciato all'amata Glynnis. Divenuto uno stimato guerriero, ora è lei che non ha le qualità per essere sua moglie!

Dal 3 giugno

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