Scacco al signore del castello

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Nicole Locke SCACCO AL SIGNORE DEL CASTELLO

Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Maiden and the Mercenary

Harlequin Mills & Boon Historical Romance © 2020 Nicole Locke

Traduzione di Lucia Rebuscini

Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises ULC.

Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale.

Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

© 2023 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici maggio 2023

Questo volume è stato stampato nell'aprile 2023 da CPI Black Print, Spagna, utilizzando elettricità rinnovabile al 100%

I GRANDI ROMANZI STORICI

ISSN 1122 - 5410

Periodico settimanale n. 1353 del 12/05/2023

Direttore responsabile: Sabrina Annoni

Registrazione Tribunale di Milano n. 75 dello 01/02/1992

Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA

Distribuzione canale Edicole Italia: m-dis Distribuzione Media S.p.A. Via Carlo Cazzaniga, 19 - 20132 Milano

HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano

Francia , 1297

Biedeluue si passò il dorso della mano sulla bocca e si concentrò sulla torre di coppe impilate che aveva davanti sul tavolo tarlato. La folla rumorosa si assiepò intorno a lei e al suo avversario e lei si spin se indietro per avere più spazio.

«Ehi, statemi alla larga! Sappiate che io non ho intenzione di muovere il sedere da qui!» Brandì la coppa che aveva in mano e tutti fecero ridendo un passo indietro.

«Te lo farò muovere io, il sedere!» Galen le strizzò l'occhio, poi fece lo stesso anche con l'altro, più lentamente. Ah, no, non stava strizzando gli occhi, stava solo tentando di metterla a fuoco attraverso i fumi dell'alcol.

«Tentare di farlo da ubriaco sarà la tua rovina, Galen.» Biedeluue indicò un punto, verso la sua torre di coppe. «Vediamo , piuttosto, come te la cavi con quelle... bocce.»

«Non può sperare di ottenere di meglio!» gridò Tess ridendo, dal punto in cui si trovava accanto al forno.

Qualcuno batté le mani e tutti, dalla fornaia al bir-

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raio, ulularono. Le cucine erano solitamente molto affollate, ma quel giorno persino il corridoio era gremito di gente. Le cucine erano enormi, eppure Biedeluue udì il rumore di qualcosa che cadeva a terra alla sua destra. Molti si voltarono a guardare quale fosse la causa di quel frago re.

Ma lei no, qualsiasi movimento improvviso era assolutamente sconsigliato. Qu ante coppe aveva già vuotato? Dopo la ventesima aveva smesso di contarle, sicura che la folla che scommetteva intorno a lei aveva tutto l'interesse a tenere il conto.

Socchiuse gli occhi, fissando la torre ondeggiante che aveva davanti. Quante erano? Dieci... venti? Oh, forse anche venticin que.

Questo significava che anche Galen, il suo avversario, ne aveva vuotate venticinque. No, ne aveva appena finita un 'altra e la stava posando in cima alla torre.

«Nessun aiuto!» gridò, mentre Henry gli appoggiava una mano contro la schiena, quando lui barcollò all'indietro.

Henry sollevò entrambe le mani e lei annuì sodd isfatta. Un errore, che corresse puntando bene i pi edi a terra per mantenere l'equilibrio.

Se Galen fosse caduto, lei avrebbe vinto. Se Galen avesse rovesciato le sue coppe, lei avrebbe vinto. E se avesse vinto, avrebbe avuto... avrebbe avuto ...

Avrebbe vinto di sicuro! Era quella la parte che più le piaceva. Lei doveva vincere. Era importante, perché quella era l'unica cosa che sapeva fare e la posta in gioco era alta.

Un brontolio allo stomaco, mentre i suoi pensieri si incupivano. Biedeluue batté la palpebre, scrutando la folla vociante e le coppe che lei aveva stupidamente impilato troppo in alto. Doveva riuscire a metterne ancora una in cima.

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Era un 'impresa facile. Impilare le coppe, bere la birra e battere il birraio Galen che sosteneva di non avere mai perso una gara di bevute da quando era bambino.

Quella era una scommessa che lei poteva vincere, perché anche lei non aveva mai perso una gara di bevute da quando era bambina, ed era più vecchia di Galen. In effetti, era più vecchia della maggior parte dei servi della cucina di Warstone. Gli unici più vecchi di lei erano quelli che avevano già dei figli e che vivevano nel villaggio al di fuori della fo rtezza.

Lei era abbastanza vecchia da avere un marito e una famiglia, ma lo aveva sempre evitato, soprattu tto a causa degli uomini del villaggio che si erano approfittati di lei quando era una ragazza, solo perché il padre l'aveva abbandonata, insieme ai suoi quattro fratelli e alla madre.

Sebbene non riuscisse a immaginare di avere una famiglia sua, Biedeluue era disposta a fare qualsiasi cosa per quella che aveva. Dopo ore passate nei campi, aiutava la madre a cucinare, a pulire e a medicare le ferite dei fratelli minori. E quando questo non era abbastanza, partiva per guadagnare qualco sa e tornav a solo per dare alla madre e ai fratelli ciò che poteva per alleviare la loro miseria.

Tutti loro , eccetto una sorella, vivevano nel piccolo villaggio fuori Lione. Avevano ancora bisogno di lei e Biedeluue faceva quello che poteva per loro.

Così, quando aveva ricevuto un biglietto da Margery, la più piccola della famiglia, quella che non viveva più a casa, in cui le diceva di essere in pericolo e di mandare i loro fratelli in suo aiuto, Biedeluue non aveva esitato a raggiungerla, come aveva sempre fatto.

Nonostante tutta la fatica che le costava aiutare la famiglia, il fatto di non riuscire a salvare la sorella

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da un destino avverso la angustiava più di qualsiasi altra cosa. Margery, che aveva avuto sempre bisogno di essere protetta, perché, quando i tempi si erano fatti davvero duri, gli uomini del villaggio non si erano limitati a Biedeluue.

Cosa le era successo? Quel messaggio, scarabocchiato tanto frettolosamente che Biedeluue non era quasi riuscita a leggerlo, che non era nemmeno firmato – ma lei aveva capito subito chi lo av eva scritto, riconoscendo la grafia – l'aveva riempita di terrore.

Ma ora, dopo avere ottenuto un lavoro ed essersi guadagnata la fiducia dei servi, Bied non sapeva come aiutare la sorella, che era imprigionata nella fo rtezza di Warstone. Lei si trovava lì da due settimane e non era ancora riuscita a vedere o a parlare con Margery . Non era nemmeno certa che fosse tenuta prigioniera, perché, benché avesse chiesto in giro, nessuno conosceva una ragazza di nome Margery. Nessuno...

E se non si fosse trovata lì? Doveva essere lì!

Quella era la fortezza di Ian di Warstone, un uomo ricco, malvagio e pericoloso. Bied non aveva mai incontrato l'uomo di cui la sorella era tanto felice di avere riscosso le attenzioni, ma quello che aveva letto in quella lettera bastava a farle accapponare la pelle.

No, purtroppo Margery doveva trovarsi proprio lì.

Una delle cameriere si era lasciata sfuggire che, se la padrona avesse continuato a piangere, nemmeno l'acqua ghiacciata sarebbe riuscita a sgonfiare i suoi begli occhi color lavanda.

Occhi color lavanda... Margery era l'unica nella loro famiglia ad avere gli occhi di quel colore. Sua sorella. Imprigionata e spaventata. Così vicina, eppure... Non doveva avere quei pensieri.

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Non do v eva .

Biedeluue deglutì la birra e l'angoscia.

«Se vuoi vomitare, hai una coppa giusto in mano» le disse Henry ridacchiando .

«Oppure... ne hai tante altre davanti a te» gracchiò Galen.

Biedeluue socchiuse gli occhi. Galen doveva cadere, al più presto. Spostò lo sguardo dalla pila alla coppa che teneva ancora in mano.

Da dove era spuntata quella?

«Ho già svolto molte missioni prima d'ora» disse Louve di Mei Solis, «ma questa è di gran lunga la più insensata.»

«Almeno hai detto la più insensata e non la più pericolosa» osservò Balthus di Warstone. «Questo lascia aperta la via alla speranza.»

Louve allentò la pressione sulle redini, ma il cavallo sotto di lui continuò a scalpitare. Senza dubbio percepiva la sua tensione e quella dei suoi uomini. Era l'attesa a logorarli, la consapevolezza che, proseguendo, qualcuno sarebbe rimasto ucciso.

E quello era stato il giorno meno faticoso, benché, dopo avere riunito uomini e provviste, cosa che av eva richiesto più tempo del dovuto, fossero stati tormentati dalla pioggia e dal gelo quando erano andati a perlustrare la zona. Ora avrebbero dovuto penetrare in una fortezza impenetrabile per ottenere delle informazioni che avrebbero messo fine alle guerre, oppure catturare l'uomo che custodiva tali importan ti segreti.

Tenuto conto che la fortezza e quell'uomo erano circondati da centinaia di guerrieri ben addestrati, la missione non poteva sicuramente essere considerata semplice.

«Quando ho detto insensata, non era sottinteso

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che la missione fosse anche pericolosa?» replicò

Louve.

Balthus scrollò le spalle. «Come devo interpretare la tua vaga e noncurante descrizione? Ci conosciamo da meno di un mese... ed è già troppo.»

Louve ignorò l'insulto. Balthus aveva fatto capire chiaramente sin dall'inizio del loro viaggio da Troyes di non gradire la sua compagnia. In questo, era esattamente come il resto della famiglia Warstone. «Ho imparato a essere vago da tuo fratello Reynold.»

«Con il quale, in tutta la mia vita, ho trascorso meno tempo che con te.»

Louve percepì sia la nota d 'accusa sia la curiosità nella voce di Balthus. Anche se avesse avuto a disposizione innumerevoli anni, non sarebbe riuscito a descrivere Reynold, uno dei quattro fratelli Warstone e l'uomo che lo aveva assoldato come mercenario. Nel tempo, era diventato un amico per lui, sebbene Reynold continuasse a negarlo.

Il fatto che lui potesse definirlo un amico era assurdo, dal momento che Reynold di Warstone era nemico dell'unico suo altro amico, Nicholas di Mei Solis. Inoltre i Warstone stavano segretamente tramando contro il Re d 'Inghilterra, cosa che Louve non riusciva a comprendere, dal momento che non faceva parte della nobiltà e non aveva familiarità con gli intrighi di corte.

Intrighi che lo avevano condotto lì, a prendere parte a quella missione per impedire alla famiglia

Warstone di guadagnare il potere cui tanto avid amente ambiva. La loro ricchezza e la loro influenza avrebbero già potuto azzoppare un sovrano, eppure loro non erano ancora soddisfatti. I Warstone erano anche... malvagi.

Marito contro moglie. Fratelli cresciuti separati. I

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Warstone uniti contro il regno. Poi Reynold aveva rotto le fila e si era messo contro tutti loro.

In qualche modo, Louve, che non possedeva sangue nobile, si era ritrovato in mezzo a tutto ciò. Per essere un uomo che sognava un piccolo pezzo di terra e una moglie dolce che lo aspettasse a casa, co me era finito in mezzo a quelle cospirazioni? Solo perché ambiva a guadagnare abbastanza denaro per poter avere la vita tranquilla che tanto desiderava.

Dove si collocava in tutto ciò Balthus, il fratello di Reynold? Era un amico? No, né desiderava esserlo. Eppure il giovane stava iniziando ad affezionarsi a lui e questo già di per sé era un problema.

Perché l'uomo che erano andati a derubare, o a torturare per ottenere informazioni, era l'ultimo dei fratelli Warstone: Ian. Quattro fratelli, di cui uno già morto. Tutti cresciuti per essere nemici l'uno dell'altro. Ma ora Reynold e Balthus si erano alleati contro l'ultimo, Ian, che però era conosciuto per essere il più diabolico.

Per quanto riguardava Louve, quell'appellativo avrebbe potuto essere adatto per ognuno di loro. Nel tempo che aveva trascorso insieme ai due Warstone, si era accorto che avevano molto in comune: l'avidità, l'arroganza e un 'inquietante intelligenza. Percepiva tutto ciò semplicemente stando al fianco di Balthus.

«Mi stai osservando?» gli chiese.

«Sei diventato stranamente silenzioso e continui a fissare nel vuoto senza battere ciglio» rispose Balthus. «Ti guardo e mi preoccupo per la tua sanità mentale. E mi preoccupo anche per me, dal mo mento che ti ho affidato la mia vita.»

Louve si chiese se stesse davvero per perdere il senno, mentre valutava le scelte che aveva fatto nell'ultimo periodo. Prima aveva lasciato la propria ca-

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sa per diventare un mercenario al soldo di Reynold e poi aveva accettato di andare in missione insieme a uno dei fratelli Warstone che nemmeno conosceva. Sapere che aveva bisogno di denaro e che diventare un mercenario era il modo più veloce per ottenerlo non riusciva a mitigare la gravità della situazione.

Solo pochi mesi prima, Balthus, il più giovane dei fratelli, aveva avvicinato Reynold, proponendogli un 'alleanza contro Ian. Louve aveva accettato di sostenerli, sapeva qual era la posta in gioco e ne accettava le conseguenze. Tuttavia, un 'alleanza tra due pazzi non era certo il modo migliore per iniziare una missione.

Ma, nella speranza di riuscire ad avere un giorno una vita tranquilla, Louve aveva assecondato i due fratelli. Warstone. Il loro nome diceva già tutto.

«Tuo fratello è troppo intelligente per assoldare uomini stupidi.»

«Come faccio a saperlo, se tu non mi dici niente?»

«Da lui non riuscirai a sapere più di quanto vorrà dirti» replicò Louve.

«Sei al suo servizio da anni e non sai altro?»

«È meglio così, se voglio tenere la testa sul collo. Tuo fratello non apprezzerebbe. Se sei davvero tan to curioso, cerca da solo le risposte» disse Louve. Il fatto che fossero entrambi curiosi e rifiutassero di essere amici, pur mantenendo un alto senso dell'onore e della lealtà, lo affascinava.

«Accidenti a te! Sai che sono curioso» protestò Balthus.

«Saranno questi pensieri a tenere la tua mente o ccupata, anziché la speranza. La speranza, ti rammento, non ci sarà di alcuna utilità.»

Balthus sollevò le spalle e le lasciò ricadere. «La speranza è sicuramente meglio di questa attesa. Il

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viaggio sin qui mi è piaciuto, soprattutto quando abbiamo scommesso facendo gareggiare i cavalli, ma adesso sono solo intirizzito.»

«Pensavo che detestassi le scommesse, dal momento che con me hai sempre perso.»

«Con te perdono tutti. Tuttavia, detesto ancora di più questa attesa.»

«Il fatto è che non ti va di pagare degli uomini se non c'è profitto.»

«A chi piacerebbe? E poi ci è voluto troppo tempo p er trovarli.»

«Non potevamo usare gli uomini di Reynold e tu non ti fidi del tutto dei tuoi. Avevamo bisogno di un nutrito numero di mercenari.»

«E ora le mie tasche sono vuote. Se avessimo potuto spingerci fino a quella tenuta...»

«Mei Solis» disse Louve.

«Non ricorderò mai questo strano nome. Comu nque sia, se avessimo potuto fare tappa lì, adesso avrei del den aro.»

Balthus era abituato a somme enormi che si trovavano in abbondanza nei fo rzieri di Mei Solis. Un possedimento che si trovava a settimane di viaggio da lì, in un altro paese. Ora avrebbe dovuto abituarsi a essere povero.

«Dovrai accontentarti del denaro che è stato dato a me» disse Louve. «Abbiamo ricevuto il messaggio in cui tuo fratello ci ha ordinato di venire qui. Cambio di p rogramma.»

«Abbiamo ricevuto quel messaggio solo il giorno dopo avere lasciato Troyes. Io credo che Reynold fosse già in possesso dell'informazione e fosse troppo codardo per dircelo di persona.»

Louve non poteva biasimare Balthus per tentare di ottenere delle informazioni da lui, ma la tattica usata era del tutto sbagliata.

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«Non sei disposto a dirmi altro?» Balthus sospirò. «A Troyes eri diverso. Parlavi e... mi è persino parso di vederti sorridere.»

Sì, a Troyes era stato diverso, così come era stato diverso a Mei Solis, ma più rischi correva per sodd isfare le ambizioni altrui e meno era incline a sorridere. Non c'era nulla di allegro o spensierato nella sua promessa di proteggere Balthus di Warstone. Quella cupa fortezza avrebbe potuto diventare la sua tomba.

«Immagino che parte della fortuna che ti sei lasciato alle spalle si trovi all'interno di questa fortezza. Se sei tanto preoccupato per le tue finanze, puoi entrare da quel cancello e andare a salutare tuo fratello. Dopotutto, sei un Warstone.»

«Lo stesso fratello che ha tentato di uccidermi, quindi grazie per il suggerimento, ma preferisco di no.»

«Ian non sa che tu sei a conoscenza del suo tradimento.»

«Anche se così fosse, perché dovrei presentarmi davanti a lui e ricordargli che sono vivo?»

«Allora, non ci resta che seguire il mio piano originale.»

«Con il quale io non sono d'accordo» disse Balthus.

«Non abbiamo altra scelta. Le guardie sono po che e si danno il cambio spesso.»

«A un certo punto, Ian dovrà pure lasciare la fortezza. Sua moglie e i suoi due figli non si trovano qui.»

«Questo significherebbe che è un padre e un marito amorevole, che sente la mancanza della sua famiglia. Considerata la vostra storia familiare, è piuttosto insolito. Inoltre, non si è più fatto vedere da quando ha ucciso il messaggero dav anti ai cancelli

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del castello di Reynold. Dubito che rischierà di esporsi. Vuoi dirmi perché i tuoi fratelli sono così decisi a uccidersi l 'un l'altro?»

«Reynold e io non lo siamo» lo corresse Balthus.

«Sì, tu e Reynold non state cercando di uccidervi... non ancora.»

«Gli ho dato prova della mia sincerità» ribatté Balthus.

Su questo Louve nutriva dei dubbi, ma lui diffid ava di molte persone, compreso se stesso. Voleva guadagnare del denaro per co struirsi qualcosa di suo e sognava di trovare una donna che lo avrebbe accettato per quello che era, eppure si trovava lì a sorvegliare una fortezza impenetrabile e progettava di distruggern e il proprietario.

«Nel mio cuore, io sono fedele a Reynold e lo dimostrerò con le mie azioni» insistette Balthus.

Louve abbassò di proposito lo sguardo sulla sua mano fasciata. «Queste sono solo parole.»

Balthus sollevò la mano sinistra. «Questa non significa nulla.»

«Se è così, perché la tieni fasciata? Perché non mo stri quello che ti ha fatto tua madre?»

«La fasciatura è un memento, tutto qui.»

Un 'altra ragione per cui, per il momento, poteva fidarsi di Balthus. Il dolore avrebbe dovuto essere sufficiente a ricordargli quanto era accaduto. La madre, una donna incline a sfidare sia il ma rito sia il re, pretendeva che i suoi figli mettessero la mano sinistra sopra una fiamma per dare prova della loro lealtà.

Louve gli pose la domanda che lo tormentava. «Sta guarendo?»

«Che la mia mano sinistra stia guarendo oppure no non ha alcuna importanza.»

«Se non riesci a maneggiare la spada, non mi sa-

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rai di grande aiuto. A me interessa sapere se sei in grado di combattere.»

«Vuoi che proviamo a batterci di nuovo, Louve? L'ultima volta mi sono controllato.»

«L'unica cosa che so con certezza e che io mi sono controllato ; non posso essere sicuro che lo abbia fatto anche tu.»

«Ti ho già detto...»

«Non è solo la tua abilità con la spada a preoccuparmi. Ho il timore che tu non riesca a fare i segnali con le mani» precisò Louve.

«Quei segnali sono inutili» obiettò Balthus.

«Non lo saranno, se saremo chiusi in una stanza senza poter parlare. Potremmo trovarci nelle condizioni di attaccare ed è meglio mettersi d'accordo a gesti senza farlo sapere al nemico.»

«Il nemico è la mia famiglia.» Balthus fece un lungo sospiro. «Cosa ti fa credere di riuscire a pen etrare nella fortezza di Ian?»

«Prima che tuo fratello mi arruolasse ero un'altra persona.»

«Sì, lo so, amministravi una tenuta» disse Balthus con una risata di scherno.

Non la sua tenuta ma quella del suo amico d'infanzia. Ora Louve aveva bisogno di denaro per garantire una tenuta simile ai suoi discendenti.

«Ridi pure, ma la mia esperienza salverà questa maledetta missione» disse. «Mi presenterò alla fo rtezza e offrirò i miei servigi. Per quanto la cosa ti possa apparire ridicola, la mia esperienza passata si rivelerà molto utile.»

Ora era un mercenario, ma in passato era stato l'amministratore di una vasta tenuta. Se si fosse attenuto al suo piano, forse sarebbe riuscito a tenere la testa sul collo.

«Tutta la tua esperienza non ti servirà a niente

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quando ti sbudelleranno» commentò Balthus.

«Loro non sanno chi sono.»

«Lo sanno!» esclamò l'altro. «Loro sanno sempre tutto.»

Spesso Reynold aveva detto la stessa cosa.

«E va bene, lo sanno e mi lasceranno entrare o mi sbudelleranno, ma quale alternativa abbiamo? Nessuna. Tu non puoi entrarci e il resto degli uomini non sa fare altro che menar fendenti. Sarò io a portare a termine la missione... come sempre.»

«Supponiamo che ti lascino entrare e che ti diano un lavoro... poi che succederebbe?»

«Poi perlustrerò tutte le stanze in cerca della misteriosa pergamena che Reynold sostiene che Ian debba possedere.»

«Non sarà in bella vista. E cosa su ccederà se non esiste?»

«In questo caso, cattureremo Ian e tu potrai torturarlo per estorcergli informazioni.»

Balthus fece un lungo sospiro. «Perché sto parlando con te? Tu sei già un uomo morto, che non dovrebbe preoccuparsi di un grande tesoro di cui nessuno è a conoscenza, eccetto Reynold.»

«Non sappiamo se qualcun altro ne è a conoscenza. Ian dovrebbe sapere della sua esistenza, dal momento che è in possesso della pergamena, e prob abilmente lo stesso vale per i vostri genitori.» Lou ve alzò le spalle. «Se sanno del Gioiello dei Re e della pergamena, per loro sarà sufficiente fare due più due... Capirai bene che né Ian né la tua famiglia possono entrare in possesso di un tesoro in grado di distruggere interi Paesi.»

«È stupido andare in cerca di un tesoro. Quello che potrebbe davvero ristabilire l'equilibrio è impossessarsi della gemma della leggenda. Perché tu e mio fratello non riuscite a capire che la ricomparsa

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del Gioiello dei Re ha cambiato tutto nella guerra contro la Scozia?»

«È questa la ragione per cui la tua famiglia lo vuole e così anche il Re d 'Inghilterra, ma una leggenda continua a vivere solo se c'è qualcosa che la supporta. Da qui il tesoro. Nonostante ciò che crede Re Edoardo, quella gemma non è davvero magica come Excalibur.»

La speranza di Louve di poter condurre una vita tranquilla dipendeva da una leggenda. Nel corso degli ultimi anni, il Gioiello dei Re, una gemma verde il cui potere era paragonato a quello di Excalibur, era riapparsa grazie agli intrighi dei Warstone. La leggenda narrava che chiunque avesse posseduto quella pietra avrebbe conquistato la Scozia. Che fosse vero oppure no, quella credenza era sufficiente a fare pendere la bilancia dalla parte di Re Edoardo. Ma, dal mo mento che i Warstone ambivano ad avere più potere del re, era naturale che stessero cercando di impossessarsene.

Reynold conosceva la gemma, nascosta nell'impugnatura cava di un pugnale ed era sicuro che avesse un altro significato. Era certo che assicurasse una ricchezza tale da mettere in ginocchio tutti gli altri sovrani. Voleva evitare, quindi, che se ne impossessasse qualcun altro, e su questo Louve non poteva che essere d 'accordo con lui.

«Dobbiamo riuscire a ottenere la gemma, il pugnale e qu alsiasi scritto che narri della leggenda o che con duca al tesoro. Siamo qui per trovare la pergamena nascosta da qualche parte nella fortezza di Ian. Dobbiamo impedire che la tua famiglia ottenga ancora più ricchezza o potere» disse Louve.

Balthus rise di gusto . «Una stupida leggenda, una gemma luccicante, e noi siamo qui a tentare di penetrare in una fortezza in cerca di un foglio di carta,

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senza av ere alcuna strategia per uscirne.»

«Cercherò di entrare come un umile servitore. Sei d 'accordo con il mio piano?» gli chiese Louve.

«No» rispose Balthus, «ma il mio parere non conta, dal momento che hai già deciso.»

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