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NICOLA CORNICK

Scandali a Londra


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Whisper Of Scandal HQN Books © 2010 Nicola Cornick Traduzione di Rossana Lanfredi Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici Special gennaio 2012 Questo volume è stato stampato nel dicembre 2011 presso la Mondadori Printing S.p.A. stabilimento Nuova Stampa Mondadori - Cles (Tn) I GRANDI ROMANZI STORICI SPECIAL ISSN 1124 - 5379 Periodico mensile n. 152 dell'1/01/2012 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 368 del 25/06/1994 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


Dedica

Capitano di furibonde fantasie, Armato di una lancia di fuoco E in sella a un destriero d'aria Vago per terre selvagge. Da un cavaliere d'ombre e fantasmi Sono chiamato a un torneo Dieci leghe oltre la fine del mondo. Per me non è un lungo viaggio. Dalla canzone Tom O'Bedlam (Anonimo, 1600 ca.)


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Romanzo

PARTE PRIMA Si definisce Vedova dell'Erba una moglie il cui marito torna dopo un periodo di lontananza, di solito un lungo viaggio. L'erba è quella di cui erano riempiti i materassi e la vedova, per l'appunto, veniva lasciata a casa, sola sul materasso d'erba. L'espressione potrebbe anche esprimere l'idea di un'amante messa al pascolo, cioè abbandonata. Si tratta in ogni caso di una definizione velata di malignità , di un commento provocatoriamente ottuso.


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Londra, maggio 1811 Era in ritardo. In ritardo di diciotto mesi. Alex Grant si fermò sui gradini della residenza londinese di Lady Joanna Ware, in Half Moon Street. Se si era aspettato di vedere qualche segno di lutto, ebbene, si era profondamente sbagliato. Nessun drappo nero oscurava le finestre, e la presenza di un grosso battente d'argento indicava che i visitatori erano graditi. Lady Joanna, a quanto pareva, aveva già abbandonato le gramaglie ed erano passati a malapena dodici mesi da quando aveva appreso la notizia della morte del marito. Alex sollevò il battente e il portone silenziosamente si aprì. Un maggiordomo, austero e un po' triste nel suo abito nero, comparve sulla soglia. Era troppo presto per una visita e il domestico riuscì in qualche modo a trasmettere quell'informazione – unita alla sua conseguente disapprovazione – ad Alex con il quasi impercettibile fremito di un sopracciglio. «Buongiorno, milord. Come posso aiutarvi?» Milord. Quell'uomo non lo conosceva, eppure era stato in grado di collocarlo nella scala sociale con una certa accuratezza. Notevole. Era esattamente ciò che lui si sarebbe aspettato dal maggiordomo di una tanto importante 9


e celebrata regina della società. Tuttavia, nello stesso tempo, l'accoglienza era stata alquanto fredda, forse allo scopo di avvertirlo che Lady Joanna non era disponibile per nessun appartenente al popolino che ne cercasse la compagnia. «Vorrei vedere Lady Joanna, se non vi dispiace» dichiarò. Il che non era proprio vero. Solo un profondo senso del dovere e l'obbligo che sentiva nei confronti del collega defunto lo avevano spinto a venire a presentare le sue condoglianze alla vedova. In più, vedere che non v'erano segni di lutto a esprimere il dolore per la perdita di un marito importante e rispettato come David Ware aveva suscitato in lui una certa collera, facendo diminuire ancora di più il desiderio di rivedere Lady Joanna. Il maggiordomo, troppo bene addestrato per lasciarlo ad aspettare sulla soglia come un venditore, aveva fatto un passo indietro per permettergli di entrare nell'atrio, anche se il suo viso conservava una espressione alquanto dubbiosa. Il pavimento di marmo a scacchi bianchi e neri si allungava con eleganza verso una scalinata ricurva. Due valletti in livrea – gemelli identici e molto alti, notò Alex – stavano come statue ai lati di una porta. Dalla stanza alle loro spalle proveniva il suono di una acuta e alterata voce femminile, cosa che rovinava del tutto quella scena di aristocratica eleganza. «Cugino John! Vi prego di alzarvi e di smetterla di tormentarmi con queste ridicole proposte di matrimonio! Non solo mi annoiate, ma nascondete anche il mio tappeto nuovo. L'ho comperato per ammirarlo, non perché ci si inginocchiassero sopra corteggiatori importuni.» «Lady Joanna è occupata» il maggiordomo informò Alex. 10


«Al contrario» replicò lui. «Ha appena dichiarato di non esserlo.» Dopodiché attraversò l'atrio e spalancò la porta, ignorando il sussulto scandalizzato del domestico e godendosi l'espressione costernata sui bei volti altrimenti vacui dei valletti gemelli. La stanza in cui entrò era una biblioteca, inondata di sole e odorosa di limone e pittura fresca, di cera d'api e gigli. Un bel fuoco ardeva in un camino, anche se il sole di maggio era già caldo. Un cagnolino grigio, vaporoso e con un vezzoso ciuffetto sulla sommità della testa legato da un nastrino blu, sonnecchiava sul tappeto davanti al fuoco. La bestiola sollevò il muso e fissò sull'ospite uno sguardo inquisitorio. Era a suo modo attraente, proprio come, nel loro, lo erano i valletti gemelli. Nel complesso era una stanza calda e accogliente. Alex, che da sette anni non aveva una casa stabile, che non aveva mai sentito il bisogno di averne una e non ne aveva mai voluta una, si fermò di colpo. Rilassarsi in una stanza come quella, prendere un libro da quegli scaffali e un bicchiere di brandy dalla caraffa, sprofondare nella comoda poltrona davanti al camino gli pareva all'improvviso una tentazione irresistibile. Ma forse no... La tentazione irresistibile in realtà era la donna che stava davanti alle alte finestre, con la luce del sole che intesseva i suoi folti capelli castani di riflessi d'oro e ramati. Il suo volto era ovale, gli occhi violetti sopra un nasino dritto e una bocca così piena da risultare quasi indecente nella sua sensualità. Non era una donna bella nel senso convenzionale del termine: era troppo alta, troppo magra, troppo spigolosa, e il suo volto troppo particolare, ma non importava. Con indosso un abito da mattina rosso ciliegia completato da una fascia dello stesso colore sui capelli, era radiosa. Non v'era traccia di lutto, nemmeno del 11


color lavanda del mezzo lutto, a soffocare la sua vibrante vitalità. Alex ebbe appena il tempo di notare quanto fosse attraente, di rendersi conto di quell'attrazione a un livello alquanto profondo, primitivo e maschio, che lei lo vide, attraversò in fretta la stanza e gli venne accanto. «Caro! Dove siete stato? Vi aspettavo da ore!» esclamò, gettandoglisi fra le braccia. «Il traffico a Piccadilly era dunque così terrificante?» Il suo corpo era morbido e arrendevole, pareva fosse stato creato apposta per modellarsi a quello di Alex, il quale si sentì percorrere da un brivido a quella sconvolgente sensazione di riconoscimento. Lei profumava di fiori d'estate. Per un istante lo guardò, i grandi occhi violetti che esprimevano paura, certo, ma anche una silenziosa preghiera, poi gli posò una mano sulla nuca e attirò le labbra sulle sue in un bacio che sembrava davvero sincero. Fu una cosa stupefacente, incredibilmente eccitante, e il corpo di Alex rispose subito all'impossibile seduzione di quella bocca così fresca, così morbida, così irresistibile. A una successiva e più meditata riflessione, gli parve che forse baciare Lady Joanna fosse stato un modo in un certo senso incendiario di por fine a due anni di castità, ma in quel momento non pensò ad altro che a quel corpo che si premeva contro il suo e all'assoluto bisogno di avere la gentildonna nel letto... in quello di lei, visto che, presumibilmente, doveva essere più vicino. Un violento calore gli attraversò le membra, unito a un innegabile desiderio, ma già lei faceva un passo indietro e si liberava del suo abbraccio, lasciandogli solo la promessa del paradiso e una imbarazzante eccitazione. Quasi gli sfuggì un gemito. C'era un lampo di malizia in quegli occhi, che ora lanciavano un rapido sguardo al suo inguine. 12


«Oh, caro siete davvero felice di vedermi!» Alex capì che lo chiamava caro perché non aveva idea di chi fosse, e per nascondere l'evidente disagio del proprio corpo andò strategicamente a rifugiarsi dietro uno scrittoio in palissandro dov'erano impilati diversi libri. Poi le sorrise, lanciandole silenziosamente una sfida. Se lei poteva essere scandalosa, ebbene... lui non sarebbe stato da meno. Del resto se lo meritava, visto che lo aveva usato senza avere idea di chi fosse, e senza essere affatto interessata alla cosa. «Quale uomo non lo sarebbe, mio tesoro?» rispose. «Ma sono certo che la mia impazienza sia del tutto perdonabile. Sembrano trascorsi giorni da quando ho lasciato il vostro letto, invece che appena poche ore...» Ignorò il sussulto sbigottito che provenne dalle labbra di Lady Joanna e si voltò verso l'altro occupante della stanza, un uomo piuttosto florido di mezza età, che li guardava entrambi a occhi e bocca spalancati. «Mi dispiace di non avere afferrato il vostro nome, signore» dichiarò nel suo tono più artistocratico, «ma temo siate arrivato in ritardo con le vostre profferte d'amore. Lady Joanna e io...» E lasciò significativamente la frase a metà. «Caro!» Ora c'era una nota di rimprovero nella voce di lei, ma sotto di essa Alex percepì una traccia di collera. «Non è da gentiluomini rendere pubblico il nostro rapporto.» Lui le fu accanto, le prese una mano, la girò e posò un bacio sul palmo. «Perdonatemi» mormorò, «ma credevo aveste già mostrato pubblicamente quanto fossimo intimi con quel bacio delizioso.» Sentendo quella pelle meravigliosamente fresca sotto le labbra, di nuovo il desiderio gli incendiò il sangue, spietato nella sua violenza. Era sempre stato piuttosto selettivo nella scelta dei rapporti amorosi, eppure, dalla morte della moglie, non gli era 13


mai mancata la compagnia femminile; relazioni piacevoli, senza complicazioni, che non richiedevano nessun coinvolgimento sentimentale. Quella donna, però, la non certo inconsolabile vedova di David Ware, non poteva essere uno dei suoi amours. Lei era la vedova del suo migliore amico, la moglie di cui Ware lo aveva avvertito di non fidarsi. Tuttavia, se la sua mente si rendeva perfettamente conto di tutte le ragioni per cui avrebbe dovuto tenerla alla massima distanza possibile, il suo corpo gli faceva capire con chiarezza che sì, forse non gli piaceva troppo, però la voleva. La voleva disperatamente. Era imbarazzante. Era impossibile. A quanto pareva poi, a Lady Joanna lui piaceva ancora meno, visto che si affrettò a togliere la mano dalla sua. «Non sono sicura di potervi perdonare» gli disse in tono di avvertimento, mentre arrossiva un po' e una luce fredda le illuminava lo sguardo. «Anzi, sono eccezionalmente in collera con voi, caro.» Quell'ultima parola le uscì dalle labbra come un sibilo. «Non dubito che lo siate, cara» fu la replica soave. Tutto preso da quel misto di desiderio e antagonismo, si era quasi dimenticato dell'altro uomo, che ora si produceva in un rigido inchino. «Sembra proprio che io sia de trop, signora» dichiarò, poi lanciò un'occhiataccia a Joanna, annuì ad Alex e uscì, sbattendosi la porta alle spalle. Nella stanza calò il silenzio, interrotto soltanto dal fruscio delle pagine di un libro che era stato spostato dalla scrivania in palissandro, oltre che dallo scoppiettare del fuoco nel camino. Poi lei si voltò a guardarlo e Alex si rese conto che lo esaminava. A occhi socchiusi, faceva scorrere su di lui occhi scrutatori. Le mani sui fianchi, la testa reclinata da un lato, lo valutava, senza più fingere di essere felice in sua compagnia. Rabbia e consapevolezza ribollivano 14


nell'aria, così intense da essere quasi tangibili. Infine chiese: «Chi diavolo siete?». A dire il vero, Joanna sapeva perfettamente chi diavolo fosse. Solo che quel bacio aveva scosso la sua abituale compostezza. Da molto tempo non veniva baciata, e anche in quei casi si era trattato di suo marito, e i suoi baci non erano stati nemmeno lontanamente dolci, eccitanti, e indecenti come quello che le aveva appena dato quell'uomo. Lei gli si era avvicinata, intendendo sfiorargli semplicemente le labbra, un contatto veloce e superficiale, senza nessun particolare significato. Invece, appena le loro bocche si erano toccate, l'aveva colta l'impulso di fare scorrere le dita sulle linee dure di quel volto e di quel corpo, per conoscerlo, per sentire la consistenza della pelle, l'odore, il sapore. Lo aveva voluto così tanto che anche ora il solo pensarci le faceva tremare le ginocchia. Una bollente spirale di desiderio le serrò lo stomaco, lei, che aveva creduto di non riprovare mai più qualcosa che anche solo lontanamente somigliasse al desiderio. Quello però era Alex Grant, il migliore amico del suo errabondo marito – persino nella sua mente Joanna ammantò di sprezzo quelle parole. Migliore amico, nonché collega esploratore, un uomo che – come David – era sempre in giro per i mari di mezzo mondo in cerca di guerre, di gloria o di avventure, oppure nel tentativo di trovare qualche sconosciuta via commerciale per la Cina, o di qualcosa di altrettanto inutile. Ora lo ricordava bene. Alex Grant era stato il testimone di David, quando – dieci anni prima – loro due si erano sposati. Ancora adesso le dava una stretta al cuore ricordare come si era sentita felice e piena di speranze quel giorno. Eccessive aspettative e scarsa capacità di giudizio erano state la ricetta di un matrimonio infelice, ma in quella luminosa mattina di maggio ogni disillusione apparteneva ancora al 15


futuro. Oh sì, si ricordava bene di Alex Grant, quel giorno. Era stato improbabilmente bello come lo era in quel momento, solo forse un po' più dolce. E aveva avuto una moglie alle calcagna, una graziosa biondina tutta sussulti e risatine. Annabel? Amelia? In ogni caso qualcuna che cominciava con la A. Joanna non rammentava il nome, ma rammentava bene che aveva guardato tutto il tempo Alex con aria adorante e che a lei era sembrata affascinante come la lanugine di un cardo. Una punta di senso di colpa l'attraversò. In genere non aveva l'abitudine di baciare i mariti delle altre, se non altro perché detestava il fatto che molte altre donne avessero baciato il suo. Le infedeltà di David non erano certo state un segreto, tuttavia lei non aveva nessuna intenzione di emularlo. Baciare Alex era stato un errore, e sotto diversi aspetti. Già un po' confusa dalla stupefacente reazione che il suo corpo aveva avuto a quel bacio, si sentiva ora anche in collera con quel gentiluomo perché non si era dimostrato altro che l'ennesimo cascamorto bastardo. Lui s'inchinò. Lo fece con eleganza, nonostante lei avesse cercato di liquidarlo come non più di un rozzo uomo di mare con indosso la sua sbiadita uniforme da capitano. E non importava che quella uniforme gli stesse piuttosto bene, adattandosi alla perfezione alle sue ampie spalle e sottolineando il suo fisico muscoloso. Sì, Alex Grant era un uomo di grande presenza fisica, con un portamento dal quale emanavano forza e autorità. Proprio come era stato David... Joanna rabbrividì. «Alexander, Lord Grant, al vostro servizio, Lady Joanna» si presentò lui. «Più al mio servizio di quanto io non desideri, direi» replicò con freddezza. «Non mi occorre un amante, Lord Grant.» 16


Alex sorrise, mostrando denti bianchissimi in contrasto con il volto abbronzato. «Ne sono desolato.» Bugiardo. Joanna sapeva di non piacergli esattamente come lui non piaceva a lei. «Ne dubito» ribatté. «Che cosa vi ha spinto a comportarvi in modo tanto oltraggioso?» «E che cosa ha spinto voi a baciarmi come se voleste farlo, se in realtà non lo volevate?» Ancora una volta l'aria fra di loro vibrò di tensione. Ah, quel bacio. In effetti lui aveva segnato un punto. Joanna non aveva mai baciato uno sconosciuto con tanto entusiasmo. Fece un gesto con le dita, come a voler congedare in fretta la questione. «Se voi foste stato un gentiluomo, avreste finto che fossimo fidanzati piuttosto che amanti» dichiarò, poi si fermò e gli lanciò una occhiataccia. «Anche se suppongo che avere già una moglie vi renda la cosa piuttosto impossibile.» Per un momento lui parve perplesso, poi il suo volto si schiarì. «Sono vedovo.» Era un uomo di poche parole, riconobbe lei. A differenza di David, che aveva sempre cercato di conquistarsi la popolarità con verbosi complimenti, Alex Grant sembrava conciso al limite della rudezza. Evidentemente non gl'importava l'opinione degli altri, buona o cattiva che fosse. «Mi dispiace.» Joanna borbottò le formali parole di condoglianze. «Ricordo vostra moglie. Era incantevole.» D'un tratto l'espressione di Grant divenne impenetrabile, fredda, quasi come se una porta si fosse all'improvviso chiusa sulle sue emozioni... Era chiaro che non desiderava parlare di Annabel... o di Amelia, o comunque si fosse chiamata. «Grazie» rispose con una voce brusca. «Ma credevo 17


di essere io a dovervi fare le condoglianze, non il contrario.» «Se desiderate essere formale...» Anche Joanna sapeva essere succinta, specie quando era arrabbiata. «Non piangete la scomparsa di vostro marito?» Il tono conteneva censura e collera nello stesso tempo. «David è morto più di un anno fa» replicò lei. «Come ben sapete, visto che eravate là.» Alex Grant le aveva scritto dall'Artico, dove l'ultima missione navale di David per trovare una rotta commerciale a nordest attraverso il Polo era – letteralmente – morta sulle infinite distese di ghiaccio di quelle terre. La lettera era stata concisa ed efficace come l'uomo che l'aveva scritta, ma tra le righe lei aveva riconosciuto il profondo dolore di chi aveva perduto un nobile compagno. Non era, però, un dolore che era in grado di condividere, e così non finse di provarlo. Lo sguardo scuro di Alex guizzò su di lei, che riuscì a percepire la forza con cui teneva sotto controllo la collera. Ora l'aria era impregnata del suo disprezzo. «David Ware era un grande uomo» dichiarò Alex a denti stretti. «Meritava ben più di questo...» aggiunse, e fece un gesto a indicare la stanza luminosa, priva di qualunque traccia di lutto. Meritava ben più di voi... Joanna sentì quelle parole anche se non vennero pronunciate. «Eravamo separati» dichiarò, e dietro quel suo tono leggero si nascondeva un profondo dolore. «Voi eravate suo amico. Di certo lo sapevate.» Le labbra divennero una linea sottile. «Sapevo che non aveva fiducia in voi.» «Era un sentimento reciproco. Credete quindi che io debba aggiungere l'ipocrisia ai miei peccati e fingere di es18


sere straziata dalla sua morte?» Vide una luce violenta, quasi ferale attraversare il volto di Alex Grant e quasi trasalì, poi si rese conto che era la lealtà, non l'ira, che lo guidava. «Ware era un eroe» disse infatti. Oh, Joanna aveva sentito così tante volte quelle parole che le facevano venir voglia di gridare. Sulle prime ci aveva creduto anche lei, strappata da una oscura canonica di campagna, travolta dalla spacconeria di David, tradita da lui prima ancora che l'inchiostro sul registro matrimoniale si fosse asciugato, e tradita in modo ancora più profondo anni dopo... Strinse i pugni; i palmi delle mani caldi e umidi. Alex Grant la fissava, e il suo sguardo era di gran lunga troppo percettivo. «Certo che lo era» replicò in tono lieve, costringendosi a rilassare i muscoli contratti. «Lo dicono tutti, perciò dev'essere vero.» «Eppure, sembra che voi stiate già considerando l'idea di sostituirlo» osservò lui. «Al club ho sentito che i vostri corteggiatori fanno di tutto per conquistare la vostra mano.» Per un momento la sua franchezza zittì Joanna, poi in lei la rabbia raggiunse un livello più alto, inducendola a chiedersi che cosa David avesse detto di lei a quell'uomo. Abbastanza per spingerlo a disprezzarla profondamente, era certo. La sua avversione non era aperta, ma lei la percepiva come una corrente costante sotto la superficie, e non importava quanto abilmente, quanto indecentemente l'avesse baciata. «Se prestate ascolto a tutti i pettegolezzi che si raccontano ai club, sentirete ogni sorta di bugie» rispose. «Voi vi sbagliate, Lord Grant. Io non ho nessun desiderio di risposarmi.» Mai. 19


Lui sollevò uno scuro sopracciglio. «Preferite dunque baciare sconosciuti a caso?» Oh, quell'uomo era un vero provocatore. No, peggio ancora, era esasperante. Perché lei sapeva di non avere nessuna giustificazione convincente. Era stata lei dopo tutto, a baciarlo, e non il contrario. Aveva agito d'impulso, nel disperato tentativo di dissuadere John Hagan, il cugino di suo marito, le cui attenzioni si erano fatte sempre più insistenti e importune nelle ultime settimane. Davvero tipico di lei avere scelto l'unico uomo in tutta Londra che non soltanto aveva smascherato il suo gioco, ma aveva anche alzato la posta dichiarando che era la sua amante. «Credo che scoprirete presto» dichiarò in tono freddo, «che annunciando la nostra apparente relazione avete creato un certo scompiglio in società. John Hagan non perderà tempo a diffondere lo scandalo. Non riesco a credere che aveste questo in mente venendo a presentarmi le vostre condoglianze.» «Io mi sono limitato ad assecondarvi.» I suoi occhi scuri di nuovo la studiavano, sempre sconcertanti, acuti, attenti. Non v'era simpatia in essi, né l'ammirazione a cui Joanna era abituata, non v'era nulla se non un freddo, accurato esame. Ma davvero quell'uomo era stato amico di David? A lei sembrava una cosa straordinaria. Grant era stabile, mentre David era stato argento vivo che scivolava fra le dita. La linea della sua bocca era ferma, decisa, là dove David era stato debole, facile ai vacillamenti. Ogni angolo del volto di Alex sembrava duro, come fosse scolpito nella roccia delle sue origini scozzesi. «Allora perché mi avete baciato?» Anche la sua voce ora tradiva un impercettibile accento. Era esotica. «Ve l'ho chiesto anche prima, ma pare che abbiate la pessima abitu20


dine di non rispondere alle domande che non vi piacciono.» Accidenti a lui, aveva notato anche quello? Joanna sollevò il mento. «Avevo bisogno di... convincere John Hagan a smettere di dedicarmi le sue attenzioni» rispose, e si strinse le braccia intorno al corpo come a volere scacciar via la paura che sempre la raggelava quando quell'uomo era nelle vicinanze. «Lui è il cugino di David» continuò, «e in quanto tale ora è diventato il capo della famiglia.» «E quindi cerca di prendersi anche la vedova del cugino, oltre che il suo posto in famiglia?» A quel suo tono lei socchiuse gli occhi. «Come avete sentito voi stesso.» «Bisogna dire che avete trovato una soluzione piuttosto estrema.» Joanna s'irritò all'evidente nota d'incredulità nella sua voce. «Non avrebbe accettato un congedo più... morbido. Lui mi stava importunando da settimane.» «Allora è stata una fortuna che io fossi qui. Oppure forse avreste chiamato uno dei domestici – magari uno dei vostri bei valletti gemelli – e avreste baciato lui?» Un guizzo rabbioso attraversò la gentildonna, che di rado si era sentita tanto agitata. C'era qualcosa in quell'uomo che riusciva a superare tutte le sue difese, qualcosa di così provocatorio che le penetrava sotto la pelle. Non poteva negare che fosse attraente, ma lei non aveva nessun desiderio di soccombere a quel fascino. Aveva scoperto che gli uomini davano in genere troppi problemi, e non ne valeva davvero la pena. Molto meglio i cani. La devozione con cui l'amava Max, per esempio, che sonnecchiava in modo così dolce sul suo cuscino infiocchettato, superava di gran lunga qualunque attenzione lei avesse mai ricevuto da maschi volubili e inaffidabili. «In effetti i miei valletti sono attraenti, non è vero?» re21


plicò soavemente. «Non mi aspettavo che li avreste apprezzati anche voi.» «Siete in errore.» Sembrava divertito. «La mia era solo una osservazione... Ho notato che vi circondate di oggetti belli e costosi. I valletti, il cane...» Il suo sguardo percorse la stanza, gli scaffali di libri, il vaso di gigli sistemato con cura al centro del tavolo di palissandro, le eleganti porcellane sulla mensola del camino e la collezione di acquerelli. Per qualche ragione quell'esame la fece sentire in difetto, una donna superficiale, con un gusto ancora da affinare, mentre lei era sempre stata soddisfatta del proprio stile. Accidenti! «Ho anche sentito dire che siete molto amata in società» continuò lui. «Sono sicuro che questa non è una bugia e spero che vi faccia piacere.» «Sì, è molto gratificante.» Non aveva mai deliberatamente voluto diventare uno dei personaggi più influenti in società, ma in qualche modo, senza quasi rendersene conto, aveva acquisito popolarità e autorevolezza. A dire la verità, amicizie e conoscenze le erano servite per scacciare la solitudine causata da un marito che l'abbandonava di continuo, viaggiando per anni, poi aveva finito con l'apprezzare la vita che si era creata. Dei nove anni di matrimonio aveva calcolato che ne aveva trascorso con David forse un quinto, probabilmente meno. Le sue amiche, invece, le erano sempre state accanto. «Anche voi avete goduto di una simile popolarità l'ultima volta che siete stato a Londra» rammentò ad Alex in tono piuttosto brusco. Tre anni prima Alex e David erano tornati da chissà quale spedizione navale in Sud America, raccontando di avere attraversato una fitta giungla, di avere scoperto antichissime rovine e di essere stati attaccati da creature strane 22


e selvagge. O per lo meno, così si era vantato David, il quale aveva anche esibito i segni che i denti di un gatto gigante gli avevano lasciato sul braccio. Joanna aveva desiderato – in modo in effetti alquanto poco caritatevole – che la bestia avesse finito col divorarlo, invece che essere uccisa a colpi di fucile. Aveva sempre odiato il modo in cui David si era crogiolato nella sua celebrità, e che si era tradotto nel tornare a casa ubriaco all'alba da qualche bordello, puzzolente di profumo a buon mercato e sporco del belletto di chissà quale prostituta. Le era sembrato tutto così squallido. Si era vantato delle sue imprese per tutta Londra, dai tavoli da gioco alle sale da ballo, alle case di tolleranza. Si era comportato in modo sfacciato e volgare, ma la gente lo aveva giustificato, ritenendo che facesse tutto parte della sua personalità fuori del normale. David Ware, l'eroe amato da tutti... Un dolore acuto la trafisse. Quando si era sposata si era aspettata una vita molto diversa, con un marito affettuoso e una nidiata di bambini. Ah, quanto era stata ingenua... Alex, invece, o almeno così le sembrava di ricordare, aveva sdegnato l'eccitata adulazione della società ed era scappato in Scozia, mentre il suo compagno si prendeva tutto il merito delle loro imprese e si godeva la notorietà. Persino ora gli angoli della sua bocca si erano incurvati all'ingiù in una espressione di disgusto nel sentirsi rammentare le proprie gesta. «Io non cerco la celebrità» dichiarò, e dal tono con cui lo disse pareva quasi che lei lo avesse accusato di essere coinvolto in qualche attività illegale o ignobile. «Non mi vedrete corteggiare la società mentre sono qui. A dire il vero ho intenzione di lasciare Londra appena avrò ricevuto gli ordini che ha per me l'Ammiragliato.» «Prima dovrò congedarvi dal mio letto» replicò Joanna 23


in tono stizzoso, «visto che avete annunciato a tutta la società che lo occupate.» Una volta ancora lui le rivolse quello sconcertante e del tutto inaspettato sorriso. Era il sorriso di un avversario, non di un ammiratore. «Immagino che vi divertirete» mormorò. «Lo credo anch'io.» «Come farete?» Joanna reclinò il capo da un lato e l'osservò con aria pensierosa. «Ancora non so, ma siate certo che sarà una cosa pubblica e umiliante e probabilmente voi sarete l'ultimo a saperlo. È il meno che meritiate per avermi imbarazzata tanto.» Il sorriso di lui divenne più largo. «Ne è valsa la pena.» Lei digrignò i denti. Era famosa per la sua calma glaciale e di certo non avrebbe permesso a quell'uomo di scomporla. Sapeva che Alex aveva dichiarato di essere il suo amante solo per punirla di averlo usato. Oh, ma lei aveva imparato la lezione e non si sarebbe lasciata coinvolgere oltre con lui. Aveva capito che, per quanto lontano si spingesse, Grant sarebbe sempre andato ancora più in là. Per il momento, tuttavia, lo avrebbe lasciato uscire dalla porta principale, ben felice di congedarlo. Così gli porse una mano e disse: «Ebbene, Lord Grant, vi ringrazio per essere venuto e vi auguro il meglio nei vostri futuri viaggi». Lui le prese la mano. In effetti forse era stato un errore offrigliela, pensò Joanna, perché al suo tocco un fremito percorse tutto il suo corpo. Per un folle momento pensò che lui stesse per baciarla ancora, e il cuore accelerò i battiti. Le pareva quasi di sentire il calore di quella bocca, di respirare l'odore di quel corpo, di sentirne il sapore... «Un perfetto congedo, Lady Joanna» osservò Grant, ma 24


non le lasciò la mano. «Se mai vi occorresse ancora un amante...» «Non temete. Non chiamerò voi. Non mi piacciono gli eroi.» In effetti l'ultima cosa che voleva era un altro eroe. Quel pensiero la raggelò a tal punto che quasi rabbrividì. Aveva creduto di averne trovato uno in David, e lo aveva idolatrato solo per scoprire che era un mascalzone, un idolo con piedi – e altre parti del corpo – d'argilla. Alex le sorrise. Caldo, intimo, quel sorriso quasi la stordì. Si sentiva febbricitante e senza fiato, vulnerabile come una fanciullina. Poi lui le lasciò la mano. «Vi auguro una buona giornata» disse. E con un inchino se ne andò prima che lei potesse riprendersi tanto da chiamare il maggiordomo affinché lo accompagnasse al portone. Quando la porta della biblioteca si fu richiusa alle sue spalle, le parve di sentire l'aria nella stanza bruciare ancora dell'intensità della sua presenza. Sedendosi sul tappeto, strinse a sé Max, che accettò con un sospiro di tolleranza quell'abbraccio. Io non voglio un altro eroe, pensò. Sarei una pazza a sposarmi di nuovo. Per un momento il dolore indugiò ai confini della sua coscienza, ma ormai era diventata così abile a scacciarlo che scomparve in un istante, lasciandosi alle spalle null'altro che il solito vuoto. Appoggiando il mento sul ciuffetto del cane, inspirò il suo odore. Quel piccolo corpo era caldo e rassicurante fra le sue braccia. «Andiamo a fare compere, Max» dichiarò. «Come sempre.» Compere, balli, ricevimenti, cavalcate nel parco... le solite abitudini, la solita vita, vuota eppure tanto familiare, le fecero provare una gradita sensazione di sicurezza. 25


Mentre da Half Moon Street svoltava in Curzon Street, Alex pensò alla vedova di David Ware. Non era certo strano che avesse diversi uomini alla sua porta. Era una donna spettacolare, dotata di una fredda sicurezza che in realtà nascondeva una passionalità in grado di far divampare le emozioni di qualunque maschio. Era un trofeo che rivaleggiava con le più emozionanti conquiste che un uomo potesse fare. Chi non avrebbe desiderato una donna simile in casa e nel letto? Rifletté sul fatto che doveva essere forse l'unico uomo a detestarla, anche se ciò non gl'impediva di desiderarla. Gli tornarono alla mente le ultime, amare parole pronunciate da David mentre giaceva sul letto di morte, il volto pallido di dolore, la febbre che gli devastava il corpo. «Non occorre che ti chieda di prenderti cura di Joanna... Lei è sempre stata in grado di badare benissimo a se stessa...» Alex si rendeva conto ora che in effetti poteva sembrare così. C'era qualcosa di freddo e controllato in lei, che non poteva piacere a quegli uomini che volevano mogli docili e obbedienti. Eppure, accanto a quella forza, lui aveva percepito anche una profonda vulnerabilità. Gliel'aveva letta negli occhi quando lo aveva usato per difendersi da John Hagan. O per lo meno, così gli era parso, e probabilmente si era sbagliato, perché era senza dubbio una donna manipolatrice, che usava gli uomini a proprio vantaggio. Di certo aveva cercato di usare lui, ma il gioco le era sfuggito di mano. Amante di Lady Joanna... Alex si sentì contrarre il ventre a quel pensiero. Non si era mai considerato un uomo incline alle fantasie, poiché preferiva di gran lunga la fredda realtà, ma ora scopriva che la sua immaginazione toccava vette che non avrebbe mai pensato. Portare Joanna Ware a letto, sfilarle quel vestito rosso ciliegia, esporre la 26


sua pelle candida, poterla guardare, toccare, baciare, poter affondare dentro di lei e portare entrambi a un quasi intollerabile piacere... Immerso in quei pensieri, andò quasi a sbattere contro un lampione. Si sentiva eccitato come un fanciullo imberbe, nel suo corpo ribolliva un desiderio che non aveva mai provato prima, un desiderio che non avrebbe mai potuto soddisfare. Joanna Ware gli era proibita. In fondo non gli piaceva nemmeno. Lui poi era un uomo che aveva sempre tenuto sotto controllo le necessità fisiche, e non ne aveva mai avute di emotive. Era stato così da quando Amelia era morta, e non aveva intenzione di cambiare le cose. D'istinto accelerò il passo, anche se non avrebbe mai potuto lasciarsi alle spalle i ricordi e il senso di colpa che circondavano la morte di sua moglie. Non era mai riuscito a liberarsi di quei fantasmi, e ora, per chissà quale ragione, non riusciva a scacciare dalla mente nemmeno le ultime parole di David Ware. «Joanna... che il diavolo se la pigli...» Che cosa aveva provocato un'avversione tanto forte? No, avversione era un termine troppo blando per descrivere quel veleno, quell'odio... Scrollò le spalle, cercando di dimenticare la faccenda. Aveva fatto il suo dovere. Aveva fatto visita alla non certo inconsolabile vedova e aveva anche consegnato agli avvocati la lettera che il suo amico gli aveva affidato in punto di morte. La questione quindi era chiusa, i suoi obblighi rispettati. Ora si sarebbe ritirato nell'hotel fino a quando l'Ammiragliato non gli avesse comunicato il prossimo incarico. Sperava soltanto che non lo facessero aspettare troppo. A differenza della maggior parte degli ufficiali che si godevano fino all'ultimo i loro periodi a terra, lui era impaziente di ripartire. Londra in maggio sembrava un frutto 27


maturo, colmo della promessa dell'estate, eppure non voleva indugiarvi oltre. Forse quella città aveva troppi ricordi per lui. Forse era stato lontano così a lungo che ormai lì non si sentiva più a casa. A dire la verità lui non aveva casa in nessun posto, e non ne voleva una, non ne aveva voluta una per sette anni... fino a quando non era entrato nella biblioteca di Joanna Ware e non aveva sentito quella sensazione di calore e accoglienza. Solo che certe comodità domestiche non avrebbero mai fatto per lui. «Alex!» gridò qualcuno dall'altro lato della strada. Alex si voltò e vide un uomo alto, biondo, anche troppo bello avvicinarsi, facendosi strada attraverso la folla di pedoni e carrozze. A dispetto della sua relativa gioventù, si muoveva con suprema sicurezza, attirandosi sguardi di aperta ammirazione da tutte le donne cui passava davanti, vecchie o giovani, impressionabili debuttanti o rispettabili matrone. Le teste si voltavano, le bocche si spalancavano. Le signore fluttuavano e ondeggiavano sulla sua scia come un campo di papaveri che cadevano sotto la falce; in cambio lui spargeva su di esse sorrisi così indecenti da indurre Alex a pensare che prima o poi qualcuna delle signore in questione sarebbe inevitabilmente svenuta e avrebbe avuto bisogno di essere rianimata. Quando l'uomo lo raggiunse e gli si mise al fianco con un sogghigno sulle labbra, emise un sospiro di rassegnazione. «Fermi il traffico come al solito, eh, Dev?» «E che altro dovrei fare?» rispose suo cugino, e tese la mano a stringere con entusiasmo quella di Alex. «Sei un uomo difficile da scovare. Ti ho cercato per tutta Londra.» Cominciarono a camminare fianco a fianco, con Dev che adattava la sua ampia falcata alla leggera zoppia di Alex. 28


«Credevo fossi ancora via» dichiarò Alex. «Quando sei tornato?» «Da due settimane» rispose James Devlin. «Dove alloggi? Ho chiesto di te da White's, ma non sapevano nulla.» «Sono al Grillon.» Il cugino lo fissò. «E perché mai?» «Perché è un buon hotel. E non desideravo essere rintracciato.» Devlin rise. «Ora capisco. Che cosa hai fatto? Disonorato qualche debuttante? Depredato uno o due mercantili spagnoli?» Le labbra di Alex s'incurvarono in un sorriso riluttante. «Disonorare debuttanti non è nel mio stile. E nemmeno la pirateria» ribatté, poi guardò con aria pensierosa il cugino. «Ho saputo che l'anno scorso sei entrato nel porto di Plymouth con dei candelieri d'oro alti sei piedi legati all'albero maestro.» «Ti sbagli.» Un sogghigno. «Quello era Thomas Cochrane. Io avevo un lampadario di diamanti appeso alla vela maestra.» «Per tutti i diavoli! E questo non interferiva con la navigazione? Non mi meraviglia che l'Ammiragliato pensi che sei una canaglia.» Scrutò il cugino, che indossava uno sgargiante panciotto azzurro intonato al colore dei suoi occhi, e che sfoggiava una perla a un orecchio. Avrebbe potuto sembrare effeminato, ma il tutto era portato con grande disinvoltura, e sembrava quasi accentuare la sua virilità. Alex scosse il capo. «E quella perla non ti aiuta di certo» osservò. «A chi ti stai ispirando? A Barbanera? Per l'amor del cielo, toglitela se pensi di mettere piede all'Ammiragliato.» «Le signore la adorano» ribatté Devlin, e gli gettò un'occhiata in tralice. «A proposito, credevo fossi in città per trovarti una moglie.» 29


«Davvero?» «Non far finta di non capire. Tutti sanno che la morte di Alastair significa che Balvenie ora ha bisogno di un erede, e visto che tu ami le avventure pericolose forse potresti produrne uno prima della tua prossima spedizione.» «Sarebbe davvero una cosetta veloce» osservò Alex. «Vedo che non hai intenzione di dirmi i tuoi progetti.» «Giusto.» Scrollò le spalle con una certa irritazione. La sua proprietà scozzese di Balvenie aveva davvero bisogno di un erede, dato che il suo giovane cugino Alastair Grant era morto l'inverno precedente. La scomparsa del fanciullo a causa della scarlattina, già una tragedia di per sé, era stata un duplice colpo dal momento che si trattava dell'unico erede del titolo di barone dei Grant. Così Alex, che fino a quando Alastair era vivo era felicemente riuscito a ignorare le pressioni affinché generasse un erede, ora si rendeva conto, e non senza una certa inquietudine, di avere un'altra responsabilità, un altro dovere che non aveva nessun desiderio di rispettare. Prendere qualche leziosa debuttante o qualche spenta vedova e farne Lady Grant solo per generare un figlio era qualcosa che gli ispirava una profonda riluttanza. A dirla tutta, anche solo risposarsi era l'ultima cosa che desiderava. Eppure che scelta aveva se voleva salvaguardare il futuro di Balvenie? Sentiva il senso di colpa e quello del dovere – due fantasmi gemelli che lo avevano sempre perseguitato – incombere su di lui, sempre più vicini. «Al momento non ho nessun progetto matrimoniale, Devlin» dichiarò con una certa stanchezza. «Sarei un pessimo marito.» «Qualcuno direbbe che saresti perfetto» fu l'obiezione. «Visto che non ci saresti mai.» Un sorrisetto di approvazione fece fremere le labbra di Alex. «Già, suppongo sia così.» 30


Dev gli lanciò un'altra occhiata. «In ogni caso sono contento di averti trovato. In questo momento potresti essermi di grande aiuto.» Alex riconobbe quel tono di voce. Era lo stesso che il cugino usava da bambino ogni volta che aveva bisogno di essere tirato fuori dai guai: ora aveva ventitré anni, ma le sue follie restavano le stesse e, in genere, anche le loro conseguenze. Aveva sempre pensato che fosse sfuggito alla forca per un soffio e solo grazie al suo leggendario fascino. «Di che cosa si tratta questa volta, Dev?» chiese, esasperato. «Non è possibile che sia a corto di denaro con tutti i soldi della quota di bottino che ti spettano. Hai forse sedotto la figlia di un ammiraglio? Se è così, il mio consiglio è di sposartela. Farebbe un gran bene alla tua carriera.» «La tua educazione scozzese e calvinista viene sempre a galla, eh?» replicò allegramente Dev. «In effetti ho sedotto la figlia di un ammiraglio, ma non sono stato il primo e nemmeno l'ultimo. E non è questo il problema.» «Parla, allora. Non sto nella pelle» fu l'ironica replica. Ci fu una pausa durante la quale Dev guidò il cugino in una strada laterale e poi dentro un caffè. La Testa del Turco era un posto scuro e caldo, che odorava intensamente di chicchi di caffè e spezie. «Cioccolata?» chiese Alex, inalando il dolce profumo proveniente dalla tazza fumante che gli era stata appena portata. «Ringrazia che non abbia ordinato un sorbetto alla violetta» disse Dev ridendo. «Francesca lo adora.» «Come sta tua sorella?» «Non lo so. Non mi parla più, ma credo che sia triste.» «Triste?» Alex era sbigottito. Da qualche parte, nei recessi della sua mente, si affacciò di nuovo il senso di colpa. 31


James e Francesca Devlin ora erano i suoi soli parenti prossimi, e lui li aveva visti appena negli ultimi due anni. Quando la loro madre, la sorella di suo padre, era morta, si era tacitato la coscienza comperando a Devlin un incarico presso l'Ammiragliato e sistemando Francesca in casa di una lontana zia che le facesse da chaperon. Dopodiché aveva ripreso il mare. Non era un uomo ricco; viveva del salario che gli pagava la Marina e di una piccola rendita che gli derivava dalle sue proprietà in Scozia, ma era un tipo che prendeva sul serio le responsabilità, per lo meno da un punto di vista materiale. Per quel che riguardava quello affettivo, la faccenda era del tutto diversa. In quel senso non voleva avere a carico nessuno, non voleva obblighi. Era sicuro che simili rapporti sarebbero solo stati un peso, che lo avrebbero trattenuto, che lo avrebbero irritato come corda bagnata contro la pelle. Lui non voleva restare fermo a Londra, voleva andare per mare, provare nuove imprese e nuove avventure, per sfuggire... Balvenie ha bisogno di un erede... C'erano certe responsabilità cui non si poteva sfuggire. Di nuovo scosse le spalle, per scrollarsi di dosso quel nuovo, sgradito obbligo. Devlin aveva ragione, ma lui non poteva risposarsi. Sarebbe stato un altro peso, un altro legame. «C'è qualcosa di cui Chessie ha bisogno?» chiese. «Le occorre altro denaro? Avresti dovuto dirmelo...» «Non le serve altro denaro» rispose Dev, lanciandogli uno sguardo diretto. «Tu sei più che generoso con lei, Alex.» Aggrottò la fronte e continuò. «È di compagnia che Chessie ha bisogno. Zia Constance non è molto divertente per una fanciulla giovane come lei. Oh sì, la zia è una donna molto buona» si affrettò ad aggiungere quando lo vide inarcare le sopracciglia, «ma un po' troppo buona, se 32


capisci ciò che intendo. Passa metà del suo tempo alle riunioni di un gruppo di preghiera, cosa che è alquanto lodevole, ma non molto eccitante per Chessie. E poi la poverina vorrebbe debuttare in società l'anno prossimo, ma dubito che zia Constance acconsentirà. Di certo la considererà una cosa troppo frivola...» S'interruppe, facendo girare il cucchiaio nella cioccolata. «Senti, Alex...» disse, e all'improvviso sollevò lo sguardo. «Ho bisogno del tuo aiuto.» Alex aspettò che proseguisse perché si era accorto del suo nervosismo. «Si tratta di qualcosa che ha a che vedere con il denaro. Ecco, più o meno, se capisci quello che intendo.» «Per nulla. Che cosa ne è stato del profitto del lampadario?» «Speso già da parecchio.» Dev guardò il cugino con aria di sfida. «Il fatto è che ho venduto l'incarico in Marina, e ho acquistato la quota di una nave con Owen Purchase. Abbiamo in progetto una spedizione in Messico.» Alex imprecò. Owen Purchase, che era stato con lui nella battaglia di Trafalgar, era uno degli americani che avevano combattuto al loro fianco contro la Francia. Era un abilissimo capitano di mare, quasi una leggenda, e Dev l'aveva sempre considerato un eroe. «Perché in Messico?» chiese in modo piuttosto succinto. «Oro.» «Stupidaggini.» Devlin rise. «Così non credi ai racconti di tesori perduti?» «No, e non dovresti crederci nemmeno tu, e decisamente non dovrebbe farlo Purchase.» Alex si passò una mano fra i capelli. Suo cugino non sarebbe mai cresciuto? Non riusciva a credere che avesse gettato al vento il suo incarico per una impresa che aveva ben poche possibilità di suc33


cesso. «Per l'amore del cielo» disse, con più irritazione di quanto avesse voluto, «devi sempre fare questi folli, pericolosi giochetti?» «È molto meglio che congelarmi il didietro in cerca di una rotta commerciale che non esiste» ribatté Dev, e la sua schiettezza colse Alex del tutto di sorpresa. «L'Ammiragliato ti sta usando, Alex. Ti pagano un tozzo di pane e tu rischi la vita per la nobile causa dell'impero, e solo perché ti senti in colpa per la morte di Amelia lasci che ti spediscano in un posto dimenticato da Dio dopo l'altro...» S'interruppe all'istintivo movimento rabbioso che era sfuggito ad Alex, e alzò le mani in un gesto di pace. «Ti chiedo scusa, ho esagerato.» «Lo hai dannatamente fatto.» Un ruggito, poi la collera fu soffocata. Alex non intendeva parlare della morte di Amelia con nessuno, senza eccezioni. E poi i roventi commenti di Devlin erano troppo dolorosi, troppo vicini al cuore della questione. Amelia era morta da ormai cinque anni e da allora lui aveva deliberatamente accettato gli incarichi più pericolosi, più avventati, più estremi che potesse trovare. Non voleva altro, e anche in quel momento, mentre sedeva a parlare con il cugino, sentiva forte l'istinto di scappare, di voltare le spalle a tutte quelle noiose responsabilità familiari. Si sentiva in colpa anche quando voleva semplicemente salire su una nave e andare là dove lo portava il vento. Per il momento, comunque, era intrappolato a Londra, mentre l'Ammiragliato decideva che cosa fare di lui. «Uno di questi giorni» sibilò, sfogando parte della frustrazione sul cugino, «ti beccherai una pallottola, e a me potrebbe anche andar bene.» «Non ne dubito» disse allegramente, rilassandosi. «Ora, a proposito del favore che ti vorrei chiedere...» «Sei maledettamente sfrontato.» 34


«Sempre, ma...» Inarcò un sopracciglio. «Si tratta di un favore semplice, non ti costerà un solo penny e dopo tutto me lo devi, visto che sei il fratello maggiore che non ho mai avuto.» Alex sospirò e mentre già sentiva che si stava ammorbidendo si chiese come facesse Dev a riuscire sempre a convincerlo con tanta facilità. Del resto era in grado di affascinare qualunque cosa si muovesse. «La tua logica è alquanto discutibile» sbottò, «ma vai avanti.» «Ho bisogno che tu intervenga alla serata da Mrs. Cummings, a Grosvenor Square, stasera» dichiarò. «Stai scherzando.» «No.» «Allora significa che dopo ventitré anni non mi conosci bene. Io detesto balli, serate, colazioni e ricevimenti di qualunque tipo.» «Questo lo adorerai» insistette Dev sogghignando. «È in tuo onore.» «Che cosa?» Alex scoccò al giovane cugino una occhiata di fuoco. «Adesso sì che sei uscito completamente di senno.» «E tu stai diventando un bisbetico. Devi uscire di più e divertirti. Che cosa avevi in programma per stasera... una bella serata da solo, a leggere un libro nel tuo hotel?» In effetti, pensò Alex, quella era una ipotesi pericolosamente vicina alla realtà e lo faceva sembrare più come un decrepito parente che come un cugino di appena nove anni maggiore. «Non c'è nulla di male in questo.» Dev rise di nuovo. «No, ma una serata in compagnia sarebbe molto più divertente. E poi Mr. Cummings è spaventosamente ricco e io devo convincerlo a finanziare il mio viaggio in Messico. Così pensavo che...» «Capisco» rispose Alex, comprendendo esattamente dove voleva andare a parare il cugino. 35


«Sia Mr. che Mrs. Cummings sono molto interessati agli esploratori» aggiunse in fretta Dev, e all'improvviso sembrò molto giovane. «Loro ti ammirano molto, così quando hanno scoperto che sono tuo cugino, ecco... hanno promesso di aiutarmi se fossi riuscito a convincerti a intervenire alla loro serata...» Alex roteò gli occhi. «Devlin» disse, e il suo era un avvertimento. «Lo so» si giustificò il giovane, «comunque io credevo che tu saresti venuto in ogni caso, visto che ci sarà anche Lady Joanna Ware e lei è la tua amante...» «Cosa?» Alex sbatté la tazza sul tavolo con una tale violenza da farlo tremare. «Si dice così in società» continuò Dev. «Me lo ha raccontato Lady O'Hara poco prima che noi due c'incontrassimo. Sei sulle labbra di tutti.» «Ah, sì.» Secondo i suoi calcoli era passata circa un'ora da quando John Hagan aveva lasciato Half Moon Street. Evidentemente quell'uomo non aveva perso tempo a spargere la voce della scandalosa liaison di Lady Joanna Ware, ma forse dichiarare ai quattro venti che Joanna Ware aveva un altro amante gli era servito ad attutire l'umiliazione di essere stato rifiutato. Un profondo disprezzo per John Hagan gli esplose nel petto. «Comunque ammiro il tuo buon gusto» stava dicendo Dev, e gli lanciò una occhiata sincera. «Ho sempre sentito dire che Lady Joanna è fredda come una tomba... Ci avrei provato anch'io con lei se avessi pensato che invece non è così.» «Puoi abbandonare questa idea, bambino» replicò Alex in tono asciutto. La sensazione di maschia possessività che lo prendeva quando pensava a Lady Joanna era intensa quanto sconvolgente. Si rese conto che era una reazione del tutto istintiva, oltre che assolutamente nuova per 36


lui. «E non parlare in modo irrispettoso di Lady Joanna» aggiunse, domandandosi perché mai sentisse il bisogno di difenderla. Dev sollevò le sopracciglia. «Molto veemente, Alex.» «E per finire lei non è la mia amante» concluse con una certa irritazione. «Allora perché ti arrabbi tanto?» Un sogghigno. «O sei frustrato perché lei non è la tua amante?» «Basta.» Dev scrollò con eleganza le spalle. «Ma verrai stasera?» chiese, senza riuscire a eliminare una nota di supplica dalla voce. «Avresti dovuto chiedere a Purchase» bofonchiò con aria cupa Alex. «A lui piacciono queste cose.» «Purchase stasera cena con il Principe Reggente. Un invito che ho saputo tu hai declinato, Alex.» «Odio tutte queste sciocchezze legate alla celebrità.» «Questo è diverso. Questo lo faresti per me.» Alex rifletté. Non approvava la decisione di Dev di rinunciare al suo incarico presso l'Ammiragliato, ma ormai il danno era fatto. Poteva cercare di dissuadere il cugino dal suo scriteriato progetto messicano, ma sapeva che non sarebbe servito a nulla. Devlin aveva ereditato la sua buona dose di ostinazione familiare, e Alex sapeva che correva il rischio di sembrare un totale ipocrita se avesse recitato il ruolo del fratello maggiore tirannico. Era pur vero che lui aveva vissuto le sue avventure con l'approvazione della Marina Reale, ma che differenza c'era tra un uomo che metteva alla prova se stesso sotto la bandiera del suo paese e un altro che invece lo faceva in un modo diverso? Dev era motivato dal coraggio e dal desiderio di avventura e indipendenza. E non fuggiva dai fantasmi del passato, un'accusa di cui invece lui doveva riconoscersi colpevole, almeno in parte. 37


Cominciò a tamburellare con impazienza il tavolo con le dita. Come aveva detto a Dev, detestava gli eventi mondani, anzi, li odiava proprio. Tuttavia, se fosse intervenuto alla serata dai Cummings, aiutando Devlin, avrebbe placato un poco del senso di colpa che sentiva per avere trascurato la famiglia. E avrebbe rivisto Lady Joanna Ware... Per un momento si sentì come quando, studente adolescente a Eton, sperava di riuscire a vedere la figlia del direttore del convitto. Il desiderio di incontrare di nuovo Joanna era molto forte, pur se si rendeva conto che era la cosa più folle che potesse fare. Se voleva una donna poteva pagarsi una cortigiana per una notte, per due notti, o per tutte le notti che gli sarebbero servite a placare le proprie brame. Ecco, quella sarebbe stata una scelta semplice, senza complicazioni. Desiderare la vedova di David Ware, invece, non era né semplice, né senza complicazioni. Si dava tuttavia il fatto che fosse Joanna Ware la donna che lui voleva, non qualche sgualdrinella di Covent Garden, e perciò dubitava che portarsi a letto una prostituta avrebbe saziato la sua fame. Oh, poteva anche fingere che il desiderio che lo divorava non fosse che la naturale conseguenza di una lontananza dalla compagnia femminile che durava ormai da mesi, ma sapeva che, se si fosse detto una cosa simile, avrebbe mentito a se stesso. Joanna Ware. Lei era la tentazione fatta persona. Lei era esasperante. Lei gli era proibita. E poi la detestava. Ebbene, sarebbe andato alla serata. Ci sarebbe andato per vedere se lei avrebbe avuto il coraggio di liquidarlo come amante davanti a tutti. Ricordò allora che, quando David Ware, in punto di morte, gli aveva fatto scivolare nella mano la lettera destinata all'avvocato, un piccolo sorriso di trionfo gli aveva incurvato le labbra. «A Joanna» aveva sussurrato, 38


«piacciono le sorprese, maledizione a lei...» Alex però dubitava che a Lady Joanna sarebbe piaciuta quella particolare sorpresa. Lei non si aspettava certo di rivederlo. Lo detestava esattamente quanto lui detestava lei. Devlin intanto attendeva ancora la sua risposta. «Molto bene» disse lentamente Alex. «Verrò.»

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Scandali a Londra NICOLA CORNICK Inghilterra - Norvegia, 1811 - Lady Joanna Ware non ha intenzione di risposarsi, ma questo non basta a scoraggiare i numerosi pretendenti che bussano alla sua porta. E proprio per togliersi di torno l'ennesimo corteggiatore un po' troppo insistente si ritrova a baciare Lord Alex Grant, un affascinante esploratore appena tornato dall'Artico. È un gesto a dir poco azzardato per una donna attenta a rispettare le convenienze come lei, e che scatena immediatamente un vespaio di pettegolezzi nei salotti del ton. Vittima di un marito infedele e violento, Joanna è abituata agli scandali, ma non è preparata ad affrontare l'attrazione travolgente per quel chiacchierato avventuriero. E nemmeno la sconvolgente notizia che li condurrà loro malgrado alla scoperta di territori selvaggi e inesplorati, e di un amore capace di sconfiggere qualunque avversità.

Sensuale tentazione ANNE STUART Londra, 1842 - La vita di Benedick Francis Alistair, VI Visconte di Rohan, è costellata di amori finiti che l'hanno reso un uomo cinico e freddo. E quando torna a Londra lo fa con un obiettivo ben preciso: trovare una moglie seria e senza pretese, che gli dia un erede e soprattutto che non lo infastidisca se lui sfoga altrove i suoi appetiti sessuali. Poi Lady Melisande Carstairs irrompe nella sua vita pretendendo che la aiuti a sventare i progetti scellerati dell'Esercito Celeste. Dotata di un'energia incontenibile e di un corpo morbido e sensuale che accende la sua fantasia, non è il genere di donna che Benedick aveva in mente, eppure esercita su di lui un'attrazione incontenibile. E così pericolosa da indurlo a troncare ogni rapporto. Melisande però è abituata a vincere. Che si tratti di salvare donne maltrattate o di sedurre l'uomo di cui si è sconsideratamente innamorata.


Peccati di una gentildonna NICOLA CORNICK Londra 1813 - Bandita dalla società e ripudiata dalla famiglia, dopo il divorzio Charlotte Cummings si è adattata a fare la cortigiana ma anche quella discutibile possibilità di sopravvivenza sta per naufragare. Proprio quando tutto sembra perduto, riceve una proposta che, per quanto scandalosa, potrebbe risolvere tutti i suoi problemi. Ethan Ryder, un nobile irlandese che ha sposato la causa napoleonica e che per questo è finito in prigione, ha bisogno di un'amante che distragga l'attenzione delle autorità mentre organizza un'audace beffa ai danni dei suoi carcerieri. La bellissima e chiacchierata Lottie fa proprio al caso suo, e per lei sarebbe l'occasione di sfuggire a una vita che odia con tutte le proprie forze. Solo che quell'accordo innesca tra loro una passione folgorante, con cui nessuno dei due ha fatto i conti...

Silenzi e complotti DEANNA RAYBOURN Londra, 1889 - Un bottone dorato è l'unico indizio concreto che Julia e Nicholas Brisbane hanno in mano per scovare l'assassino di Madame Séraphine, sedicente medium morta per avvelenamento proprio sotto i loro occhi. Chi aveva interesse a ucciderla? Un cliente deluso dalle sue mistificazioni? Oppure la mite, scialba Agathe, stanca di vivere nell'ombra della bella e spregiudicata sorella? O addirittura Bellmont, il fratello maggiore di Julia, politico bacchettone che con Séraphine si era concesso una scappatella? Tra le complicazioni create dalla bizzarra famiglia March, dagli altrettanto bizzarri domestici e dai parenti gitani di Nicholas, qualcuno attenta alla vita di Julia e, per risolvere lo spinoso caso, Brisbane dovrà affidarsi non solo alla scienza e al suo acume investigativo, ma anche alla curiosità e all'intuito femminile della sua incontenibile moglie.

Dal 7 marzo


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