GRSS153_SENSUALE TENTAZIONE

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ANNE STUART

Sensuale tentazione


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Shameless Mira Books © 2011 Anne Kristine Stuart Ohlrogge Traduzione di Marianna Mattei Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici Special gennaio 2012 Questo volume è stato stampato nel dicembre 2011 presso la Mondadori Printing S.p.A. stabilimento Nuova Stampa Mondadori - Cles (Tn) I GRANDI ROMANZI STORICI SPECIAL ISSN 1124 - 5379 Periodico mensile n. 153 dello 01/01/2012 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 368 del 25/06/1994 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


1 Londra, 1842 Benedick Francis Alistair Rohan, VI Visconte Rohan, arrivò alla propria residenza di città con una missione da compiere. La sua prima necessità era quella di trovare una moglie accondiscendente, farle mettere al mondo un erede e un secondogenito di riserva, e poi procedere a ignorarla per il resto della loro vita. Il secondo, e assai più impellente, bisogno era quello di farsi sontuosamente fottere. Voleva una donna tanto esperta nell'arte amatoria da renderlo incapace di muoversi, parlare o pensare per almeno quattro ore dopo l'amplesso. Non desiderava un'amante: l'ultima che aveva avuto era stata di buon carattere, compiacente, ma solo moderatamente fantasiosa. Lui, invece, pretendeva una varietà costante. Voleva essere libero di portarsi a letto qualunque donna catturasse la sua attenzione, giovane, vecchia, grassa, magra, bella o brutta che fosse. Voleva provare una sensazione di completo annientamento, ed era deciso a ottenere quello scopo. Londra era senz'altro il luogo più adatto a soddisfare tale necessità. Anzi, non c'era altro posto al mondo dove avrebbe desiderato essere. Era stanco della sua tenuta nel Somerset e ancor più di quella dei suoi genitori nel 5


Dorset. Suo fratello Charles era così irritante, con la sua amorosa mogliettina e i loro garruli figlioli. E la casa di sua sorella nel Lake District era una meta proibita, poiché Benedick era certo che, se solo vi avesse messo piede, avrebbe assassinato il cognato nel giro di pochi minuti. L'unica sua fonte di gioia era l'interminabile nidiata di figli di Miranda, benché avessero l'imperdonabile, benché unico, difetto di essere stati concepiti con il diabolico individuo noto a tutti come lo Scorpione. Per fortuna, in quel momento a Londra non si trovava nessun familiare ansioso di offrirgli un conforto non richiesto. In fin dei conti, Benedick stava affrontando la seconda vedovanza in modo eccellente. La sua ultima moglie era morta di parto, proprio come la prima, facendolo giungere alla conclusione che, nel selezionare la successiva, si sarebbe dovuto accertare che fosse adatta a generare dei figli. Non aveva amato Barbara come non aveva amato Annis, ma la sua morte era comunque stata penosa. Grazie al cielo l'anno di lutto era ormai finito e Benedick era tornato a Londra per soddisfare le due sopracitate necessità. Aveva già scelto la sua futura sposa. La giudiziosa Miss Dorothea Pennington faceva proprio al caso suo. Non era una scolaretta fresca di collegio, benché a ventitré anni fosse ancora abbastanza giovane e robusta da dargli i figli che gli servivano. Era una fanciulla del tutto rispettabile, e dopo averla sposata, Benedick avrebbe potuto tranquillamente dimenticarsi della sua esistenza. E se anche fosse morta dopo avergli dato due figli maschi, avrebbe affrontato quell'evenienza con maggiore disinvoltura di quanto non avesse fatto con la prima moglie. Dopo tutto, qualunque donna avesse avuto la sventura di sposarlo era probabilmente già segnata dal destino, visto ciò che era accaduto alle sue due moglie 6


precedenti. Fortunato al gioco, sfortunato in amore, si diceva, e Benedick alle carte era quasi imbattibile. Stava per bussare al portone di casa quando questo si aprì e Richmond, il maggiordomo, lo accolse con inconsueta agitazione. «Milord! Non avevamo idea che sareste venuto.» Mentre si scostava per farlo entrare, rivolse un cenno al cocchiere. «La casa è ovviamente pronta, ma se l'avessi saputo avrei fatto portare dei fiori freschi.» «Non è necessario, Richmond» gli rispose Benedick, togliendosi il pastrano e i guanti e consegnandoglieli. «I fiori sono l'ultima delle mie preoccupazioni. Ho bisogno di un bagno caldo, di mangiare qualcosa, di un riposino e di tirare il fiato prima di poter affrontare chicchessia.» Richmond emise il verso sommesso che produceva ogni volta che aveva una notizia spiacevole da comunicare. Benedick si fermò sui propri passi prima ancora di giungere alle scale, voltandosi poi a guardarlo. «Sputate il rospo, Richmond!» lo esortò, cercando di non assumere un tono troppo seccato. L'anziano maggiordomo era uno dei pochi su cui cercava di non sfogare i propri malumori. Lo conosceva fin da quando era bambino e, per quanto anche lui tendesse a impicciarsi nella sua vita, lo faceva in modo alquanto discreto, limitandosi a lanciargli di tanto in tanto un'occhiata di biasi mo. L'unica altra persona sulla faccia della terra capace di farlo sentire in colpa era sua madre, ma per fortuna in quel momento lei e il padre di Benedick si trovavano in Egitto. «Il signorino Brandon è qui, milord.» «Brandon? Qui?» ripeté Benedick con un misto di stupore e stizza. «Credevo fosse a pescare in Scozia. Quando è arrivato?» «Due mesi fa, milord.» C'era qualcosa di eloquente 7


nel tono di Richmond. Brandon era nei guai. Non era una sorpresa: da quando era tornato delle guerre afgane era un altro uomo, non più il ragazzo spensierato che si era arruolato nell'esercito con la speranza di vivere un'avventura entusiasmante. «Dov'è?» «A letto, milord.» Erano le quattro del pomeriggio. Il fratello minore che Benedick conosceva era solito alzarsi al cantar del gallo per uscire a cavalcare ancor prima che il sole fosse sorto del tutto. «È malato?» «Non credo, milord.» Richmond era un ottimo domestico: sapeva rispondere alle richieste del padrone prima che venissero formulate. «È nella stanza azzurra in fondo al corridoio.» Benedick salì i gradini due alla volta, divorando la distanza con le sue lunghe, agili gambe, dibattuto tra la preoccupazione e il fastidio. Alla fine il fastidio ebbe la meglio. Quando raggiunse la camera da letto all'estremità del corridoio del secondo piano ne spalancò la porta senza bussare e irruppe nel buio che regnava all'interno, andando a scostare le tende per far entrare la luce del pomeriggio. La figura scompostamente allungata sul letto non si mosse, tanto che per un breve istante Benedick fu sfiorato da un terrore su cui non osò nemmeno soffermarsi a riflettere. Si avvicinò al letto e strappò via le coperte per scoprire, sotto di esse, il suo fratello minore ancora mezzo vestito e profondamente addormentato. Era troppo magro. Le cicatrici sul lato sinistro del torace non si erano ancora rimarginate, ma Benedick sapeva che la pietà era la peggior offesa per un uomo, così si rifiutò di provarne. «Svegliati, razza di sciagurato, e dimmi che cosa diavolo ci fai qui!» «Vattene via» farfugliò Brandon con voce impastata, 8


nascondendo il capo sotto i cuscini. «Neanche per sogno. È di casa mia che ti sei appropriato. Perché non sei in Scozia?» Il ragazzo si girò lentamente sulla schiena e perfino nella penombra Benedick vide chiaramente la devastazione del suo viso un tempo così bello. Il colpo di mortaio che aveva ucciso il suo comandante e sette dei suoi commilitoni si era portato via anche metà del suo volto, trasformando il resto in una poltiglia di carne straziata che ancora adesso spezzava il cuore a Benedick, colmandolo di rabbia. Per qualche strano motivo si rimproverava di non aver saputo proteggere il suo testardo fratellino, tenendolo lontano dalla catastrofe. A dire il vero, se anche il padre non gli avesse comprato il grado di ufficiale, Brandon si sarebbe arruolato comunque. Era stato ossessionato dall'esercito e dal sogno di diventare un eroe di guerra. E in effetti era diventato un eroe, ma anche un guscio svuotato. «Hai guardato abbastanza, Neddie?» gli domandò Brandon, servendosi del soprannome d'infanzia che soltanto ai fratelli di Benedick era concesso usare. «Sono una bellezza, vero?» «Le ferite stanno guarendo» replicò lui, senza finta compassione. «Che ci fai a letto a quest'ora?» «Non credi sia meglio che io diventi una creatura notturna? Chi mai potrebbe voler guardare questo scempio alla cruda luce del giorno?» «Non avrei mai detto che fossi tipo da piangerti addosso» gli rispose Benedick, tagliente. Le labbra di Brandon si torsero nella parodia di un sorriso. «Fidati, fratellone, di recente ho fatto molte cose che non avevo mai fatto prima.» Si mise a sedere, posando i piedi a terra. «Immagino che correrai a scrivere 9


ai nostri genitori per informarli che non sono mai andato in Scozia.» «Perché dovrei? Servirebbe solo a metterli in agitazione, il che è l'ultima cosa che voglio. Se venissero qui a causa tua finirebbero col preoccuparsi anche per me. Dunque no, fratellino, non ti denuncerò. È per questo che sei venuto a casa mia? Cosicché nessuno facesse la spia?» Il sorriso di Brandon era del tutto privo di allegria. «Mi conosci bene. E ora dimmi, non posso proprio sperare che tu mi lasci dormire almeno un altro paio d'ore?» «No. Dove sei stato per rincasare così tardi?» «Non sono affari tuoi» ribatté Brandon con fare amabile, e per un istante Benedick ricordò i tempi in cui quell'affabilità era stata genuina e non sarcastica. «Ho degli amici.» «Li conosco?» «Senz'altro. Ma tu non sei invitato.» «Non sono invitato... dove?» «Non è affar tuo.» «Vogliamo continuare a ripetere la stessa conversazione?» si spazientì Benedick. «Sì, se continuerai a pormi le stesse domande. Non temere, mi trasferirò in albergo.» «Non sarà necessario» lo trattenne Benedick, sempre più irritato. «Resterai qui. A dire il vero non mi interessa un accidente di cosa fai, a patto che tu non interferisca con i miei piani per le prossime due settimane.» «E di quali piani si tratta?» «Voglio fidanzarmi. E nel frattempo concedermi ogni tipo di trasgressione erotica.» «Non con la stessa donna, suppongo. Sempre che tu intenda limitarti alle donne, naturalmente...» lo provocò Brandon. Benedick si impose di non mostrarsi infastidito e fissò 10


il fratello con aria gelida. «I miei gusti sono alquanto monotoni, a tale riguardo. E non credo che la dolce Miss Pennington sarebbe disposta a soddisfare i miei bisogni più impellenti, non credi?» «Intendi sposare lei?» Brandon rise amaramente. «Ciò dimostra la tua completa mancanza di fantasia. Ma d'altronde, visto che è destinata a morire di parto, tanto vale che tu scelga una sposa fredda e insensibile come te. Sarà perfetta. Dunque, se non sarà lei a soddisfare i tuoi... bisogni più impellenti, chi sarà la prescelta?» «Pensavo di incominciare con Violet Highstreet. Sempre se riuscirò a trovarla. Ho saputo che ha lasciato la maison di Mrs. Cadbury.» A Benedick non piacque per nulla il sogghigno che apparve sul volto devastato del fratello. «Ottima scelta» si congratulò Brandon. «Ti darò io il suo nuovo indirizzo. Scommetto che sarà ben lieta di venire da te, stasera. E mi duole informarti che l'ottima casa di piacere di Mrs. Cadbury non esiste più. Dovrai rivolgerti altrove per placare i tuoi modesti appetiti. Nel frattempo ho deciso di uscire, e non chiedermi dove andrò.» Benedick soffocò l'impulso di protestare. I suoi appetiti erano tutto fuorché modesti. «L'interesse che ho appena dimostrato per ciò che fai era solo una momentanea debolezza, fratellino. Se vuoi, puoi tranquillamente andartene al diavolo.» «Ottima idea» rispose Brandon. «È proprio ciò che intendo fare.»

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