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Starò seduto placido come un agnello. Re Giovanni
Londra, settembre 1889 «Julia, in nome del cielo, che cos'è quest'orrendo fetore? È come se ti fossi messa ad allevare animali da fattoria qui dentro» si lamentò mio fratello Plum, estraendo di tasca un fazzoletto di seta e portandoselo al naso. Gli lacrimarono gli occhi al di sopra della seta color primula mentre dava un teatrale colpo di tosse. Deglutii, cercando di non tossire a mia volta e ignorando gli occhi che mi lacrimavano. «È letame» ammisi, tornando ai miei becchi e alambicchi. Avevo raggiunto un punto cruciale nel mio esperimento quando Plum mi aveva interrotto. Il tavolo davanti a me era disseminato di varie ampolle e bottiglie, e accanto al mio gomito era aperta una vecchia copia del Quarterly Journal of Science. Avevo i capelli raccolti in un severo chignon, ed ero avvolta dalle spalle alle caviglie in un grembiule di tela pesante. «Che motivo potevi mai avere per portare del letame nello studio professionale di Brisbane?» chiese lui, la voce un po' attutita dal fazzoletto. Gli scoccai un'occhiata. Con la seta primula che gli avvolgeva la metà inferiore della faccia, as5
somigliava a un bandito di strada piuttosto elegante, anche se poco convincente. «Sto continuando l'esperimento che ho iniziato il mese scorso» spiegai. «Ho pensato che il problema stesse nel salnitro. Era impuro, così ho deciso di raffinarlo da sola.» I suoi occhi verdi si dilatarono e lui soffocò un altro colpo di tosse. «Non di nuovo la polvere nera! Julia, l'hai promesso a Brisbane.» Nominare mio marito non riuscì a dissuadermi. Dopo mesi a dibattere la questione, avevamo raggiunto un accordo: avrei partecipato alle sue indagini di investigatore privato a patto che padroneggiassi certe abilità essenziali, necessarie alla professione. Tra queste era annoverata la conoscenza delle armi da fuoco. «Gli ho promesso soltanto che non avrei toccato la sua pistola howdah finché non mi avrà insegnato a usarla in modo adeguato» rammentai a Plum. Lo vidi lanciare un'occhiata ansiosa al tappeto di pelle di tigre steso sul pavimento. Brisbane aveva abbattuto l'animale con un solo colpo usando proprio quell'enorme pistola, salvandomi la vita e uccidendo la mangiatrice d'uomini nel modo più rapido e pietoso possibile. Le mie personali esperienze con l'arma erano state di gran lunga meno vittoriose. La finestra rivolta a sud era ancora coperta di assi dopo che l'avevo infranta quando una carica di polvere miscelata in modo improprio era detonata accidentalmente. Il vicino che abitava sull'altro lato di Chapel Street aveva minacciato azioni legali finché Brisbane non gli aveva lisciato le penne arruffate con una cassa di eccellente Bordeaux. Plum sospirò, sbuffando. «Che cosa stai tentando esattamente stavolta?» Esitai. Plum e io avevamo entrambi assunto un ruolo negli affari professionali di Brisbane, ma c'erano questioni di cui non discutevamo per tacito accordo, e del farabutto che avevamo incontrato sull'Himalaya si parlava di rado. L'avevo vi6
sto scomparire in uno sbuffo di fumo e l'esperienza era stata particolarmente sconcertante. Ero rimasta abbastanza impressionata da volere per me un po' di quella sostanza, ma nonostante numerose ricerche non ero riuscita a individuare un possibile fornitore. Così avevo deciso di fabbricarmi la mia. «Sto tentando di riprodurre una polvere che ho visto in India» temporeggiai. «Se avrò successo, la polvere non richiederà fiamma. Sarà abbastanza sensibile da accendersi all'impatto.» Gli occhi di Plum si dilatarono per l'orrore. «Dannazione, Julia, farai esplodere l'edificio! E la signora Lawson ti ha già abbastanza in antipatia» aggiunse, con quella che ritenni una punta di cattiveria. Mi chinai sul mio lavoro. «La signora Lawson avrebbe in antipatia qualsiasi moglie di Brisbane. Ha passato troppi anni a curargli la casa, preparargli da mangiare e a inamidargli le camicie. La sua antipatia nei miei confronti è semplice gelosia femminile.» «A parte che hai creato un'atmosfera assolutamente mefitica qui dentro» obiettò Plum. «O forse è il fatto che continui a far esplodere le finestre di casa sua.» «Esagerato! Ho solo incrinato la prima serie e il danno del fumo è a malapena visibile da quando sono venuti gli imbianchini. Quanto alla finestra sud, il vetro nuovo arriverà domani. Inoltre l'esplosione non è stata affatto colpa mia. Brisbane non mi ha spiegato che lo zolfo è così volatile.» «È un pazzo» borbottò Plum. Lo trafissi con un'occhiata. «Allora siamo matti anche noi due, visto che lavoriamo con lui» gli ricordai. «Perché sei qui?» Plum sbuffò. «Un cordiale benvenuto da mia sorella.» «Siamo una famiglia di dieci persone, Plum. La visita di un fratello non è certo un evento di stato.» «Sei di pessimo umore oggi. Forse dovrei andarmene e tornare quando ti sarai addolcita.» 7
Misurai con cura alcuni granuli della mia polvere nera di nuova formulazione. «O forse dovresti semplicemente dirmi perché sei qui.» Lui sospirò di nuovo. «Ho bisogno di consultarmi con il tuo signore e padrone sul caso che mi ha affidato. Vuole che corteggi la figlia del Conte di Mortlake con l'intento di scoprire se sia lei la colpevole del furto degli smeraldi di Lady Mortlake.» Mi raddrizzai, interessata nonostante tutto. «È assurdo. Felicity Mortlake è una bravissima ragazza che non avrebbe alcun motivo di rubare gli smeraldi della sua matrigna. Sono sicura che sarà scagionata dai tuoi sforzi.» «Può darsi, ma nel frattempo devo procurarmi un invito nella loro residenza di campagna per inscenare la commedia del focoso corteggiatore. Sarebbe stato molto più facile durante la stagione mondana» si lamentò. «Non puoi rimandare?» chiesi, pulendomi la polvere dalle mani con uno straccio inumidito. «Non direi. Gli smeraldi non sono ancora stati ritrovati, e Brisbane ha detto che Mortlake sta diventando impaziente. Non ci sono prove a carico di Felicity, ma finché Sua Signoria non saprà qualcosa per certo, non potrà essere sicuro né dell'innocenza né della colpevolezza della ragazza. Mi dispiace un poco per lui. Naturalmente, ci si dovrebbe piuttosto dispiacere per me. Felicity Mortlake mi detesta» disse con una smorfia addolorata. Sentii un sorriso incurvarmi le labbra. «Sì, lo so.» Una volta quella ragazza aveva rovesciato una tazza di punch sulla testa di Plum in una sala da ballo a Mayfair. Non era stato il momento più bello per mio fratello, ma con ogni probabilità lo era stato per lei. Mi curvai di nuovo sul mio esperimento. «I francesi adesso hanno una polvere da sparo che non fa fumo» riflettei, imbronciandomi un po', «eppure io ancora non riesco a perfezionare questa dannata sostanza.» 8
Plum si avvicinò alla porta. «Non intenderai accenderlo» disse mentre prendevo uno zolfanello. «Naturale. Come farò altrimenti a sapere se ci sono riuscita? Non è il caso che ti preoccupi» lo rassicurai. «Ho preso precauzioni, questa volta» aggiunsi, accennando al pesante grembiule che indossavo sopra il mio abito più vecchio. Avevo già rovinato tre completi piuttosto costosi con i miei esperimenti, e avevo finalmente accettato il fatto che l'eleganza doveva cedere il passo alla praticità quando si usavano metodi scientifici. «Non sto pensando ai tuoi vestiti» protestò lui, e la voce si alzò di un'ottava quando sfregai il fiammifero e il fosforo sulla punta divampò. «Se sei nervoso, allora aspetta fuori. Brisbane tornerà tra poco» dissi. «Brisbane è tornato adesso» disse dalla soglia la sua familiare voce profonda. Alzai gli occhi. «Brisbane!» esclamai gioiosa. E lasciai cadere il fiammifero. Il fatto che la conseguente esplosione avesse rotto una sola finestra non addolcì la mia caduta in disgrazia. Brisbane spense il fuoco senza una parola... o almeno credo fosse senza una parola. L'esplosione mi aveva lasciato nelle orecchie un certo ronzio. La sua bocca poteva anche essersi mossa, ma io non udii niente di ciò che poteva aver detto finché non tornammo alla nostra casa in Brook Street quella sera. Brisbane aveva ordinato che ci servissero la cena in camera da letto, e ne fui contenta. Un lungo, profumato e vaporoso bagno aveva rimosso la maggior parte delle tracce di fuliggine dalla mia persona, e quando mi accostai al tavolo mi resi conto di avere una fame da lupi. «Ooh! Ostriche... e gallo cedrone!» esclamai, prendendo un piatto da Brisbane. Mi accomodai allegramente, e passarono alcuni minuti prima che mi rendessi conto che lui non sta9
va mangiando. «Non hai fame, tesoro?» «Ho pranzato piuttosto tardi al club» rispose lui, ma non mi lasciai ingannare. Tolse un pezzo di carne da uno dei volatili e lo gettò al suo devoto bastardo bianco, Rook. Per essere un cane così grande, mangiava con finezza, leccandosi dalle labbra ogni traccia di unto quando aveva finito il boccone. Posai la forchetta. «So che non sei arrabbiato o staresti ancora urlando. Che cosa ti turba?» Lui si passò una mano sugli occhi, e io avvertii un brivido di allarme, temendo che avesse una delle sue terribili emicranie. Ma quando li aprì erano limpidi e imperscrutabilmente neri e intensamente concentrati su di me. «Semplicemente non so che cosa fare con te» disse. Per un istante, fui dispiaciuta per lui. «Quattro esplosioni nel giro di un mese sono un po' eccessive» concessi. «Cinque» mi corresse. «Hai dimenticato il ricevimento nella tenuta di Lord Riverton.» «Suvvia, quella la definiresti un'esplosione? Io l'avrei chiamata una detonazione.» Raccolsi di nuovo la forchetta. Se dovevamo ripercorrere gli stessi passi in quella discussione, tanto valeva che mi godessi il pasto. «Le ostriche sono davvero eccellenti. Peccato che la cuoca si sia licenziata per andare a vivere in campagna. Non ne troveremo mai un'altra brava anche solo la metà con i frutti di mare.» Brisbane non si fece distrarre dalle mie chiacchiere casalinghe. «Irrilevante. Dobbiamo fare qualcosa per la tua inclinazione a far esplodere le cose, milady.» Il fatto che Brisbane usasse il mio titolo indicava quanto fosse agitato. Non lo usava mai quando facevamo conversazione, preferendo invece piccoli vezzeggiativi, alcuni dei quali finalizzati a farmi arrossire. Versò il vino e ne prese un lungo sorso, poi si allentò il fazzoletto da collo, un gesto sconveniente alla tavola della cena che avrebbe scandalizzato molte altre mogli, ma che io 10
incoraggiavo con energia. Brisbane aveva una gola assai attraente. Tornai a dedicarmi al gallo. «È lo stesso dilemma che sempre ci affligge» sottolineai. «Io voglio essere coinvolta nel tuo lavoro. Tu lo permetti, contro ogni buonsenso, e in qualche modo diventa tutto enormemente più complicato di quanto ti aspettassi. Davvero, non so perché questo dovrebbe ancora sorprenderti.» Dopo quattro casi affrontati insieme, incluso smascherare l'assassino del mio primo marito, pareva ridicolo che Brisbane potesse pensare che il nostro legame sarebbe stato semplice. Lui sospirò. «La difficoltà sta nel fatto che sembro del tutto incapace di persuaderti che nel mondo esistono dei rischi. Sei più incurante della tua personale incolumità di qualsiasi donna io abbia mai incontrato.» Considerando quante volte avevo affrontato direttamente degli assassini con l'accusa dei loro crimini, non potevo certo biasimare Brisbane se mi considerava temeraria. Gli posai una mano sul braccio. «Lo sai che non intendo creare difficoltà, carissimo. È semplicemente un problema di entusiasmo. Mi lascio prendere dal momento e perdo di vista le conseguenze.» I suoi occhi neri come la magia si socchiusero in modo pericoloso. «Allora dobbiamo trovarti un altro entusiasmo.» Conoscevo quel vecchio sguardo sornione, e incrociai le braccia sul petto, decisa a non lasciarmi incantare e a prendere le distanze dalla discussione in corso. Brisbane era esperto nel tirarmi fuori da umori difficili con una dimostrazione di affetto coniugale. Dopodiché io di rado ricordavo di cosa stavamo discutendo, un banale trucchetto che spesso gli forniva una via d'uscita pulita da una situazione spinosa. Ma stavolta non sarebbe successo, promisi a me stessa. Distolsi a forza lo sguardo dalla distesa della sua gola olivastra e incontrai il suo sguardo, senza cedere. «Non possiamo passare tutto il nostro matrimonio a discu11
tere sempre della stessa cosa, anche se mi rendo conto che ci sono un paio di punti che restano da definire» ammisi. Eravamo sposati da circa quindici mesi, ma la nostra luna di miele era stata di lunga durata. Eravamo tornati a Londra alcune settimane prima. Da allora avevamo trovato una casa da affittare e trasferito molti dei suoi effetti personali dalle sue stanze da scapolo in Chapel Street e dei miei dalla minuscola casa di campagna nella tenuta di mio padre nel Sussex. Avevamo assunto del personale, ordinato la tappezzeria, acquistato mobili... e ci eravamo annoiati da impazzire a farlo. Volevamo del lavoro, un'occupazione degna, casi da risolvere, enigmi da sciogliere. Lui aveva tenuto l'appartamento di Chapel Street come ufficio per ricevere i clienti e spazio per svolgere degli esperimenti, con l'intento di tenere le nostre imprese professionali separate dalla vita privata, ma io ero sempre più inquieta. Lui aveva già liquidato tre casi importanti da quando eravamo tornati, e a me non era stato concesso niente di più appassionante da risolvere del mistero del perché la lavandaia inamidasse a dovere soltanto cinque delle sette camicie che lui usava. «Ma hai promesso di lasciarmi prendere parte al tuo lavoro» gli rammentai. «Sto facendo del mio meglio per imparare quanto posso per diventare una buona collega per te.» Odiai la nota implorante che si era infiltrata nella mia voce. La soffocai con un pezzetto di pane mentre lui meditava le mie parole. «Lo so» disse infine. «Nessuno avrebbe potuto lavorare più sodo o con maggiore entusiasmo» concesse, le labbra che si torcevano lievemente mentre tratteneva un sorriso. «Ed è per questo che ritengo sia tempo che ti dedichi alla tua prima indagine.» «Brisbane!» Balzai in piedi, rovesciando il tavolino, e in un istante gli ero in grembo, inondandolo di baci. Rook approfittò della situazione per pascolare tra i cocci di porcellana e il cibo. Rubò un galletto da sgranocchiare in pace, ma non 12
lo rimproverai. Ero di gran lunga troppo contenta mentre posavo le labbra sulla guancia di Brisbane. «Dici sul serio?» «Certo» rispose lui, un tantino rauco. «Plum deve corteggiare la giovane Mortlake, e voglio che tu vada con lui. Tu conosci la famiglia. Sembrerà più naturale se ci sei tu. Lord Mortlake sospetta che il furto degli smeraldi sia opera di una mano femminile. Sarai un aiuto prezioso per Plum quale scopritrice di segreti delle dame.» Avrebbe dovuto irritarmi che mi considerasse adatta solo a raggranellare pettegolezzi, ma ero troppo felice per curarmene. Alla fin fine, Brisbane mi aveva accettato come compagna nel senso più pieno della parola. «Non lo rimpiangerai» gli promisi. «Recupererò gli smeraldi e smaschererò il colpevole per Lord Mortlake.» «Ti prendo in parola» mormorò lui, posando la bocca sulla delicata pulsazione che mi sfarfallava nel collo. Dopodiché la cena fu dimenticata, e qualche tempo dopo, mentre mi svegliavo dal sonno con il braccio muscoloso di Brisbane avvolto attorno a me, riflettei con quanto successo stessimo imparando a combinare il matrimonio con il lavoro. Richiedeva solo un po' di pazienza e un po' di intesa, mi dissi con soddisfazione. Gli avevo dato prova di me, e lui aveva piena fiducia nelle mie capacità di assisterlo in un'indagine. Avrei dovuto immaginare che non era così. Le cose avevano già cominciato a dipanarsi il mattino seguente. Mi affrettai a scendere a colazione con l'umore alle stelle, traboccante di piani per il mio soggiorno dai Mortlake. Non vedevo l'ora di discuterne con Brisbane davanti a un gradevole pasto nella nostra graziosa saletta della colazione. Con pareti azzurro uovo di pettirosso e pesanti tendaggi di velluto appesi alle porte finestre che guardavano sul giardino posteriore, era una stanza tranquilla e piacevole per cominciare la giornata. Solo l'enorme gabbia che ospitava il nostro corvo, Grim, suonava una nota incongrua, ma io gli ero molto affe13
zionata e lui a sua volta era molto affezionato ai bocconcini che gli passavo. Scesi nell'atrio proprio mentre il maggiordomo emergeva dalla porta che separava le cucine dal resto della casa. «Buongiorno, Aquinas.» «Milady» ricambiò lui piegando il collo in un inchino. Pur tenendo in mano un vassoio con un'infilata di pane tostato, riusciva a essere grave e dignitoso. «Come stanno andando le assunzioni? Avete già trovato un rimpiazzo per la cuoca?» Aquinas era stato con me per anni, prima come maggiordomo a Grey House durante il mio precedente matrimonio, e in seguito come mio intendente personale. La mia fiducia in lui – e la mia insofferenza per le faccende domestiche – era immensa. Avevo lasciato interamente nelle sue mani la scelta della servitù per la nuova casa, autorizzandolo a servirsi dell'agenzia di Mrs. Potter, una delle più alla moda di Londra. I risultati erano stati mediocri, a essere generosi. «Ho ingaggiato un rimpiazzo per la cuoca, e lei ha preparato la colazione» mi informò accennando con una lieve smorfia di disgusto al pane lievemente bruciacchiato sul vassoio. Inarcai le sopracciglia. «Non è mai successo che abbiate portato in tavola del pane bruciacchiato, Aquinas. Presumo che questo non sia il suo primo tentativo...» «Il quarto» ammise lui a denti stretti, «e di gran lunga il migliore. Non vorrei causare ritardo a voi o a Mr. Brisbane tirando in lungo la questione, ma le parlerò direttamente non appena avrete terminato di fare colazione. Mi sono anche preso la libertà di assumere un'altra cameriera in vista dell'arrivo di Mr. Eglamour March.» Mi immobilizzai nel sentir menzionare il nome di mio fratello. «Mr. Eglamour?» Eglamour era il nome di battesimo di Plum, che non veniva mai usato tranne che dalla servitù e nell'alta società. 14
«Mr. Brisbane mi ha informato ieri che Mr. Eglamour March prenderà residenza qui tra breve. Ho pensato che forse la Stanza Cinese andrebbe bene per lui, in quanto ha un proprio guardaroba. Ho pensato anche che la luce del lato sud sarebbe assai idonea, nel caso gli piacesse dedicarsi alla pittura.» La luce del sud, nientemeno!, pensai con le labbra imbronciate. Come quarto – e pertanto quasi del tutto inutile – figlio maschio di un conte, Plum si era divertito con l'arte prima di darsi alle investigazioni, e in cuor mio lo ritenevo molto dotato. Ma nessuna di quelle attività richiedeva che vivesse sotto il mio tetto. Tolsi il vassoio del pane tostato dalle mani di Aquinas. «Questo lo porterò dentro io, se non vi dispiace. Gradirei scambiare due parole da sola con Mr. Brisbane.» Aquinas si ritirò per andare a prendere il tè e io mi corazzai per la battaglia. Non mi ci volle molto per attaccare. Una sola occhiata alla mia faccia quando entrai nella sala della colazione, e Brisbane alzò le mani. «Lo so. Non è l'ideale. Non gli andava di dirtelo, ma Plum ha avuto un diverbio con vostro padre.» Mi sgonfiai leggermente, nell'apprendere la notizia. Posai il vassoio del pane tostato sul tavolo e andai ad aprire la gabbia di Grim. Lui mi rivolse un educato cenno con la testa. «Buongiorno» disse con la sua vocetta bizzarra. Ricambiai il saluto, e Grim calò sul pavimento per passeggiare per la stanza, sbirciando negli angoli e facendo la sua ispezione mattutina. Ruppi un pezzo di pane tostato per lui e lo misi su un piattino a terra prima di servirmi. Mi rivolsi a Brisbane. «Hanno litigato per il suo ruolo nella tua professione, suppongo?» Brisbane annuì. «Sua signoria trova che non si tratti di un'attività conveniente per qualcuno di nascita elevata come Plum» disse in tono leggero, ma mi chiesi se fosse indispettito dalla disapprovazione di mio padre. Era terribilmente irri15
conoscente da parte di papà, davvero. Brisbane gli aveva salvato la vita in un'occasione, e l'onore della famiglia innumerevoli volte. «Ti avevo avvertito che sarebbe stato difficile» mormorai. «In particolare adesso. Portia dice che ha avuto uno scontro terribile con Auld Lachy.» Le liti di papà con il suo eremita delle Ebridi si erano fatte così roventi che Omero avrebbe potuto scrivere un poema epico sull'argomento. Non aveva aiutato le cose quando io avevo detto a papà che era un'idea assurda il fatto stesso di tenere un eremita in città. Ma non era più di quanto lui avrebbe dovuto aspettarsi. Aveva assunto Auld Lachy attraverso un annuncio sul giornale, e come gli avevo ricordato, non si dovrebbe mai assumere un eremita senza adeguate referenze. Presi un coltello e una fetta di pane tostato e cominciai a grattare via le parti bruciate. Grim aveva vistosamente ignorato il suo pezzetto. Misi qualche pezzetto di cotognata nel suo piattino e lui fece andare avanti e indietro la testa, contento. «Questo è per me» disse, prima di aggredire la colazione. Non aveva i modi raffinati di Rook quando si trattava di cibo. Aggiunsi un po' di marmellata al mio triste, fuligginoso pezzo di pane e ripresi l'argomento. «La cosa che devi ricordare a proposito di papà è che è il più tremendo degli ipocriti. Ci ha cresciuti tutti con i suoi ideali da Radicale, e tuttavia non ci crede veramente, almeno non quando si applicano ai suoi figlioli.» «Ha dato la sua benedizione alla nostra unione» sottolineò pacato Brisbane. Gli rivolsi un sorriso affettuoso. «Papà non si cura esageratamente di cosa facciano le ragazze, fintantoché siamo contente e non creiamo troppo scandalo. È per i maschi che si agita. Tra Bellmont che è diventato Tory e Valerius che pratica la medicina, è molto deluso dai suoi eredi.» Il mio povero padre non aveva avuto vita facile con i figli maschi. In massima parte, quelli che avevano preso moglie si 16
erano sposati bene, ma il primogenito ed erede del contado, il Visconte Bellmont, militava nelle file dei Tory; il più giovane, Valerius, si era messo a fare il medico praticante, mentre Lysander e Plum si erano dedicati alle arti. Solo Benedick, che gestiva la fattoria nella tenuta di famiglia nel Sussex, era per lui fonte di orgoglio e consolazione. Papà ammirava l'energia e l'intelligenza di Brisbane, ma il loro era un rapporto spinoso, con papà che alternava freddezza e cordialità, e Brisbane che manteneva sempre una cortese, benché consigliabile, distanza. Addentai il mio pane tostato, masticando pensosa. «Sospetto siano le tue parentele ducali ad aver tacitato qualsiasi dubbio possa aver avuto. Lui è davvero un terribile snob, poverino.» L'anziano prozio di Brisbane era Duca di Aberdour, una parentela che serviva ad attenuare il fatto che sua madre era stata un'indovina gitana e suo padre... ecco, meno si diceva di lui e meglio era. «Ma la disapprovazione di papà non è l'argomento corrente» continuai. «Perché Plum si trasferisce da noi? C'è la piccola camera da letto nei tuoi uffici a Chapel Street. Potrebbe stare là» suggerii. Grim gracchiò impaziente per avere un altro pezzo di pane tostato, e io obbedii. Brisbane raccolse il giornale. «Temo che non sarà possibile. Al momento la camera è occupata da Monk.» Sospirai. Una volta precettore di Brisbane e più avanti suo attendente – un legame che intendevo ancora esplorare, in quanto nessuno dei due parlava mai del periodo che entrambi avevano trascorso nell'esercito – Monk era il braccio destro di Brisbane durante le indagini. Mi aveva preso in simpatia al nostro primo incontro, e da allora il nostro rapporto era stato freddamente educato. Io lo avevo soppiantato nel ruolo di confidente di Brisbane, e credo che lui avvertisse acutamente la perdita della vicinanza d'un tempo. Erano solo supposizioni da parte mia, ma Monk aveva preso l'abitudine di assentar17
si ogni volta che gli era possibile e di trattarmi con distaccata cordialità quando l'incontro era inevitabile. Brisbane a volte aveva un'inquietante capacità di intuire i miei pensieri. «Si riprenderà» disse con voce gentile. Gli rivolsi un debole sorriso. «Lo spero. È già abbastanza deprimente che la signora Lawson abbia deciso di detestarmi.» Brisbane non contestò la mia affermazione, e io mi feci un appunto mentale di essere più discreta durante le mie visite a Chapel Street. Avevo davvero reso la vita molto difficile alla signora Lawson con i miei esperimenti, e non sarebbe stato bello allontanare tutte le persone dei giorni da scapolo di Brisbane. «Ebbene, Aquinas ha detto che sistemerà Plum nella Camera Cinese e che ha già ingaggiato un'altra cameriera, per cui suppongo sia un fatto compiuto. Tuttavia» aggiunsi illuminandomi, «non vedo perché non dovrebbe prendere la mansarda in Chapel Street.» Tornati dal nostro soggiorno all'estero avevamo occupato il piano sopra le stanze di Brisbane. Era un posto notevole come magazzino, ma poteva essere adattato facilmente per venire incontro alle esigenze di Plum, e lo spazio era molto più ampio di quello che noi potevamo offrirgli. «Impossibile» rispose Brisbane, ripiegando di scatto il giornale. «Ho dei progetti per l'attico.» «Ma, Brisbane, davvero...» Lui si alzò e mi posò un bacio sulla cima della testa. «Ho pensato che sarebbe il luogo ideale per te, per dedicarti alla fotografia. In effetti, l'attrezzatura dovrebbe arrivare mentre sei dai Mortlake. Quando il caso sarà concluso e tu tornerai in città, avrai il tuo studio fotografico completo di camera oscura.» «Brisbane!» Gli gettai le braccia al collo per la seconda volta dopo tanti giorni. «Mi sbalordisci. Non ho parlato della fotografia per settimane.» Ero rimasta affascinata dal lavoro 18
di una fotografa che avevamo incontrato durante la nostra ultima indagine e avevo desiderato un apparecchio mio. Ammiravo la facilità con cui esso combinava scienza e arte, e con la famiglia numerosa che mi ritrovavo sapevo che non avrei mai avuto carenza di soggetti o di ispirazione. Lui mi baciò con decisione. «Sì, ebbene, sapevo che ti sarebbe piaciuto, e penso che si dimostrerà molto utile durante le indagini avere mezzi nostri per prendere fotografie. Se hai talento, questo potrebbe darti una parte nel lavoro che sarebbe interamente tua.» Ebbi le vertigini all'idea di avere qualcosa che fosse allo stesso tempo utile e interamente mio. Avrei potuto contribuire, contribuire davvero, e promisi a me stessa che ci sarei riuscita. Mi ero applicata con diligenza alle altre tematiche che Brisbane mi aveva sottoposto, ma quello era niente rispetto al mio studio della fotografia. Mi sarei guadagnata il mio posto nell'agenzia, giurai, ed ero così eccitata alla prospettiva che ascoltai a malapena quando lui proseguì. «Ci saranno in giro operai a tramezzare lo spazio per la camera oscura e adattare tavoli e scaffali e quant'altro, per cui è meglio che tu non ci vada, per oggi. Quando tornerai dalla campagna, potrai fare un inventario e se c'è qualcosa che mi è sfuggito potrai ordinarlo.» Non dissi niente per un momento. Mi alzai per esaminare i piatti sul tavolo di servizio e li trovai decisamente poco allettanti. Presi un rognone per Grim, in quanto erano una leccornia speciale, ma il resto delle vivande non mi tentò. Posai il rognone sul piattino e chiamai il corvo schioccando la lingua. Lui lo raggiunse trotterellando e vi si dedicò con avidità. Passai un dito sulla setosa testa scura, esaminando il lampo di verde nelle profondità delle sue nere piume. «Quando partiamo Plum e io per la campagna, carissimo?» «I Mortlake daranno un ricevimento residenziale a cominciare da domani. La loro casa di campagna è solo nel Middlesex. Potreste prendere il treno del tardo pomeriggio che parte 19
dalla Stazione Victoria, e arriverete agevolmente alla tenuta dei Mortlake all'ora del tè. Ti sta bene?» Mi voltai per fissare in quegli aperti, bellissimi occhi neri e feci un largo sorriso. «Certo, ma se devo partire domani, devo far compere! È probabile che farò molto tardi a cena stasera. E devo passare da Portia, prima di andare.» Lui mi baciò di nuovo sulla testa e uscì, e mentre lasciava la stanza non potei evitare di percepire il suo sollievo. Poi entrò Aquinas con un bricco di tè. «Mr. Brisbane è uscito dunque, milady?» «Sì» risposi, meditando in silenzio. Aquinas gironzolò per un momento, rimettendo in gabbia Grim e rassettando i piatti sul tavolo di servizio. «Le uova sono acquose e il porridge era un pastone» gli dissi. «Date un altro giorno alla nuova cuoca, ma se non migliora dovrete ritornare da Mrs. Potter e trovarcene un'altra» lo istruii. «Ha già dato il preavviso» mi informò lui. «Che preavviso? Ha cominciato solo stamattina.» «Intende andarsene oggi per l'ora di pranzo.» «Ci ha dato un preavviso di tre ore?» «Così sembrerebbe, milady.» Sospirai profondamente. «Qual era il guaio con questa?» «Era terrorizzata dalla nuova stufa.» Soffocai l'istinto di sbuffare sprezzante. La stufa era stata una stravaganza, l'ultimissima novità in fatto di tecnologia domestica, e Brisbane aveva insistito. Adorava i marchingegni di qualsiasi genere e, non appena aveva posato gli occhi sulla grossa mostruosità mezzo arrugginita in cucina, aveva preteso che fosse smantellata e sostituita con il modello più recente e costoso. La difficoltà stava nel fatto che in genere le cuoche erano gente all'antica e non amavano i cambiamenti. Per una donna abituata a preparare pasti su un fuoco di carbone o di legna, cucinare su una stufa a gas era una proposta terrificante. Agitai una mano verso Aquinas. «Lascerò a voi il 20
compito di chiederne un'altra a Mrs. Potter. Ho molto da fare oggi.» «Benissimo, milady.» Riesaminai con cura mentalmente le mie ultime due conversazioni con Brisbane, dopodiché mandai Aquinas a cercare la mia cameriera. «Vorreste mandarmi Morag? Devo discutere con lei dell'elenco dei bagagli.» «Per il viaggio in campagna? Molto bene, milady.» «Niente affatto» dissi, alzando la tazza per avere dell'altro tè e snudando i denti in un sorriso. «Non ho la minima intenzione di andare in campagna.»
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