NICOLA CORNICK
Seduzione di mezzanotte
Dedica
Oh, amore! Se potessimo tu e io metterci d’accordo con Lui e diventar arbitri di questo triste ordine di cose, non è vero che faremmo in bricioli tutto ciò che esiste e lo rimetteremmo insieme nel modo più conforme ai nostri desideri? Dal Rubaiyat di Omar Khayyam, verso 108, secondo la lezione di Edward FitzGerald.
1 Londra, novembre 1814 «Non vi aspettavamo, Vostra Grazia» disse Pointer, il maggiordomo. Garrick Northesk, Duca di Farne, si fermò nell'atto di togliersi il cappotto. Le gocce di pioggia che aveva sulle spalle scintillarono come diamanti un po' offuscati alla fioca luce dell'atrio prima di scivolare sul pavimento piastrellato. «Anche io sono felice di rivedervi, Pointer» rispose. Il maggiordomo restò impassibile. Evidentemente, pensò Garrick, il suo defunto padre non aveva avuto l'abitudine di scherzare con i domestici. Naturale che non l'avesse avuta. Il diciottesimo duca era famoso per molte cose, ma il senso dell'umorismo non era tra esse. «Non abbiamo avuto il tempo di preparare la vostra camera, milord» continuò Pointer, «e non c'è cibo in casa. Ho ricevuto il vostro messaggio solo poche ore fa, così non ho avuto tempo di assumere altri servitori.» Il domestico indicò con un gesto i mobili coperti da teli e gli specchi sudici. «La casa era chiusa, non abbiamo avuto la possibilità di pulirla.» Questo era evidente. Lunghe ragnatele pendevano dal lampadario al centro del vasto atrio. La polvere e la sporcizia delle strade di Londra scricchiolavano sotto gli stivali di Garrick, mentre camminava sul pavimento, e le coperture un po' spettrali su tutte le statue e sui mobili non facevano che 7
accentuare la sinistra atmosfera gotica dell'ambiente. Solo due candele brillavano nei candelabri a muro, gettando tutto intorno lunghe ombre. E faceva freddo, molto freddo. Garrick rimpianse di essersi tolto il cappotto. «Non ho bisogno di nulla stasera, grazie» dichiarò. «Vorrei solo una candela per arrivare nella mia camera e un po' d'acqua calda.» «Non avete bagaglio, Vostra Grazia?» Il lungo naso di Pointer, così appropriato al nome del suo proprietario, si contrasse in un'espressione di profonda disapprovazione. «Arriverà più tardi» rispose Garrick in tono sbrigativo. Nessuna carrozza avrebbe potuto tenere il passo della cavalcata a spron battuto che l'aveva portato fino a là. «E il vostro valletto?» «Anche Gage arriverà più tardi.» Garrick prese una candela dal candelabro a muro e lasciò Pointer ad agitarsi nell'atrio scuro come una gigantesca falena. Era stanco, anzi, sfinito, e le membra gli dolevano per aver cavalcato tutto il giorno. Appena cinque giorni prima aveva seppellito suo padre nel mausoleo di famiglia, a Farnecourt, sulla costa occidentale irlandese. Tipico di quel vecchio diabolico voler essere sepolto nella sua proprietà irlandese, con gran fasto e altrettanto disagio per i componenti della sua famiglia. Al defunto duca non era mai interessato un fico secco di Farnecourt e aveva sempre disprezzato la meravigliosa campagna irlandese definendola barbara, così come giudicava pagana la gente che l'abitava. Non ci si doveva dunque stupire che ben poche persone, oltre i familiari più stretti, fossero intervenuti al funerale, e anche quelli che erano venuti, con ogni probabilità lo avevano fatto solo per assicurarsi che il vecchio fosse davvero morto. Ebbene, il sepolcro era stato sigillato ormai e nemmeno il diciottesimo Duca di Farne poteva uscire dalla tomba. Ora era lui, Garrick, il Duca di Farne, e non aveva nessun 8
figlio maschio che avrebbe ereditato il suo titolo. Né mai ne avrebbe avuto uno. Il suo primo matrimonio era stato un disastro e gli era bastato. Non aveva nessuna intenzione di riprovarci. Garrick si fermò a metà della bassa scalinata che portava al primo piano. I gradini di legno, dal complicato intarsio, erano coperti di sudiciume, fitti festoni di ragnatele decoravano gli eleganti riccioli e volute della ringhiera in ferro battuto. Quella casa era una tomba. E la cosa era alquanto appropriata. Suo padre, il diciottesimo Duca di Farne, non aveva certo accettato con serenità di morire in un momento tanto inopportuno e prematuro, con la metà delle sue ambizioni ancora insoddisfatte, e aveva inveito contro la malattia che non gli aveva lasciato scampo, reazione che probabilmente non aveva fatto altro che accelerare la sua fine. Così ora Garrick si ritrovava padrone di quel mausoleo e di altre ventisei dimore sparse in dieci contee, oltre che di un patrimonio oscenamente cospicuo. Un solo uomo non aveva il diritto di possedere tanto. Per abitudine più che per scelta, Garrick aprì la porta della sesta stanza da letto sul lato sinistro di un corridoio che sembrava allungarsi all'infinito nell'oscurità. Nelle rare occasioni in cui si era trattenuto nella casa londinese di suo padre, quella era sempre stata la sua camera. Era più piccola di quelle di rappresentanza, e tuttavia niente affatto più intima. Farne House, del resto, era stata disegnata per stupire, non per accogliere. Un piccolo esercito avrebbe potuto perdersi per giorni in quel labirinto di corridoi e passaggi. Il camino era vuoto, e la stanza aveva un aspetto freddo e inospitale, anche se un leggero odore di fumo aleggiava nell'aria, come se delle candele fossero state spente di recente. Sul pavimento giaceva una copia di Mansfield Park. Garrick la raccolse distrattamente e la posò sul tavolo. 9
Qualcuno bussò alla porta: una cameriera con della meravigliosa acqua calda. A quanto pareva Pointer era riuscito a trovare almeno una domestica che lo aiutasse. La fanciulla posò con cura la brocca su un tavolino, poi si produsse in una terrorizzata riverenza. I suoi occhi sgranati scrutarono il volto di Garrick, prima di abbassarsi quando lui si voltò per ringraziarla. Forse la poverina aveva paura di lui perché lo credeva simile a suo padre. Voci del comportamento del defunto duca dovevano aver raggiunto tutte le agenzie di collocamento per domestici di Londra. Il padre di Garrick aveva sempre visto lo stupro delle cameriere più come uno dei suoi privilegi che come un crimine odioso. Il diciottesimo duca aveva picchiato i suoi domestici e preso a calci i suoi cani, e viceversa. A quei ricordi Garrick si sentì rivoltare lo stomaco per il disgusto. Dopo che la fanciulla ebbe lasciato in gran fretta la stanza, Northesk si tolse gli stivali con un sospiro. Visto che quella sera non aveva un valletto ad aiutarlo, era una fortuna che non fosse un dandy. Gli piaceva il buon cuoio, ma non aveva mai voluto un paio di stivali così stretti che si potevano togliere solo con la forza bruta. E nemmeno la sua giacca richiedeva troppa fatica per essergli sfilata dalle spalle. Aveva persino imparato ad annodarsi la cravatta con tollerabile facilità. Del resto aveva sempre ritenuto supremamente poco pratico essere incapace di vestirsi o spogliarsi senza aiuto, come un bimbo o un invalido. E poi, per molti anni, aveva viaggiato in luoghi dove nemmeno il più devoto dei servitori lo avrebbe mai seguito. L'acqua calda lo aiutò a ripulirsi un po' del sudiciume del viaggio, e gli fece improvvisamente venir voglia di un bel bagno che rilassasse un poco le sue membra indolenzite, ma era tardi e Garrick preferì non disturbare di nuovo i domestici. L'indomani lo aspettava il noioso compito di cominciare a occuparsi degli affari di suo padre. Era il suo dovere. Essere 10
duca era un privilegio, o almeno così gli avevano detto dalla culla. Peccato che lui lo vedesse come un mostruoso peso. Tuttavia non vi si sarebbe sottratto, capiva bene il significato delle parole dovere e servizio. Ora, però, voleva soltanto dormire. C'era una caraffa di liquore sul cassettone e d'impulso si versò un bicchiere di brandy, nella speranza che potesse scaldarlo un poco. L'alcol fece molto di più: gli bruciò come fuoco fin nello stomaco, rammentandogli che non mangiava da almeno un giorno. Ebbene, non importava. Garrick si riempì di nuovo il bicchiere, e lo vuotò in un sol sorso... due volte, forse tre. La combinazione di alcol e stanchezza gli fece girare la testa, ma ora, se non altro, avrebbe dormito. Si aspettava che le lenzuola fossero umide, invece, con sua grande sorpresa, le trovò fresche ma asciutte. Scivolò tra esse con un altro sospiro, posando il capo sul più morbido dei cuscini di piume, e subito un lieve profumo gli salì alle narici, il profumo di un giardino in estate, di campanule, di caprifoglio. Gli colmò i sensi, scaldandogli il corpo e il cuore, risvegliando in lui desideri inaspettati quanto sgraditi. D'un tratto le lenzuola gli parvero la carezza di un'amante sul petto nudo. Sentiva il gusto della tentazione, dolce, oscura, provocante, e il suo corpo s'indurì, eccitandosi. Sognava. Fantasticava. Con un grugnito si girò e, con un supremo sforzo di volontà, riportò all'ordine il suo corpo ribelle. Il potere della mente. In fondo era facile, lo aveva esercitato almeno un altro centinaio di volte. Ma questa volta il desiderio era troppo forte, e gli era piombato addosso all'improvviso. Lo avvolgeva nelle sue sinuose spirali fino a renderlo una preda inerme nella sua morsa. Garrick inspirò a fondo, ma quel gesto servì solo a riempirgli ancora di più i polmoni di quel provocante profumo di fiori. Se non fosse stata una cosa tanto assurda, avrebbe pensato che qualcuno avesse dormito nel suo letto, 11
una maledizione, un fantasma che volesse imprimergli addosso la propria presenza. Invece era solo un'illusione dei sensi, sì, non poteva essere altro. Del resto era sfinito, era ubriaco, non stava con una donna da troppo tempo e così ora il suo corpo si ribellava, rammentandogli tutto ciò che aveva rifiutato. Un tempo, prima di sposarsi, era stato un libertino, e poi, dopo la morte di sua moglie, era tornato per breve tempo a quella vita. Aveva cercato di annegare il dolore e il senso di colpa nella dissolutezza, ma non aveva funzionato. Ora viveva come un monaco, perciò sentirsi ogni tanto frustrato fisicamente era inevitabile. O almeno, così si disse quella notte. L'alta società sparlava di lui, lo faceva da anni e Garrick, che lo sapeva, si limitava a ignorare le voci. Garrick Farne, l'uomo che aveva assassinato il suo migliore amico perché era l'amante della moglie. Erano passati dodici anni, ma ancora non riusciva a ricordare senza un tuffo al cuore e un ormai familiare peso di colpa e dolore insieme. In fondo era così che avrebbe dovuto essere. Un castigo non era mai facile da sopportare. Mentre si girava a spegnere la candela, il libro colse ancora una volta la sua attenzione. Aveva una copertina scarlatta, con il titolo a caratteri neri. Sotto di esso, sul comodino, era posato un paio di occhiali. Garrick inarcò le sopracciglia. Pointer si era forse rifugiato in quella stanza con un buon libro? Era un'eventualità alquanto improbabile. L'impeccabile maggiordomo non si sarebbe mai permesso di usare la stanza da letto del padrone, né avrebbe mai approvato certe letture, per quel che importava. Garrick prese il libro e lo aprì al risguardo, dove vide incise le lettere M e F intrecciate. Dalle pagine saliva lo stesso, leggero profumo di fiori. Garrick appoggiò il volume sul copriletto e pensò vagamente che forse avrebbe dovuto controllare sotto il letto o dentro l'armadio in cerca di quell'in12
truso dal profumo di campanule, ma si sentiva troppo stanco. L'indomani... l'indomani avrebbe fatto un'accurata ricerca, ma ora desiderava soltanto spogliarsi di tutte le responsabilità del suo rango, dimenticare l'eredità di suo padre e sprofondare nell'incoscienza. Stava per farlo, quando la porta si aprì di nuovo, in modo alquanto inaspettato, senza nemmeno che l'intruso avesse avuto la cortesia di bussare, e sulla soglia comparve un'incantevole visione. Dai riccioli scuri elegantemente acconciati alle pantofoline di raso rosa trasudava sofisticatezza e un'inconfondibile, cruda sensualità. Garrick scattò a sedere con un'imprecazione. «Harriet? Cosa diavolo...» disse, acutamente consapevole di avere un'enorme erezione, non provocata dalla comparsa di Harriet, ma dalle precedenti, incontrollate fantasie. Grazie al cielo non si era tolto i pantaloni, pensò. Non gli sarebbe piaciuto affatto che l'evidenza del suo stato fisico tendesse le coperte del letto. «Cosa diavolo fai qui?» domandò, dicendosi che avrebbe dovuto chiudere a chiave la porta. Tuttavia era a casa sua e di certo non si era aspettato di dover affrontare un tentativo di seduzione. L'ultima volta che aveva visto Harriet Knight era stato cinque giorni prima, al funerale di suo padre, quando lei era apparsa contritamente avvolta di nero dalla testa ai piedi, e non poco vestita – o meglio, svestita – com'era adesso in quella combinazione di garza rosa trasparente. Bene, e meno male che lui era convinto di aver preceduto tutta la famiglia con la sua folle cavalcata verso Londra. Harriet, la pupilla del suo defunto padre, gli stava davanti. Era davvero davanti a lui, e ora lasciava che il vestito le scendesse dalle pallide spalle tornite sui seni pieni e sui fianchi arrotondati, per mostrarglisi in tutta la sua gloriosa nudità. Garrick cominciò a sentirsi girare la testa, dovevano essere l'alcol, la stanchezza, 13
la sorpresa. Aveva sempre saputo che Harriet era una civetta, ma non credeva fosse tanto spudorata. «Garrick, caro.» La sua voce – quella roca, seducente voce – lo avvolse. «Sono venuta a dare il benvenuto al nuovo duca...» Harriet, pensò Garrick, da molto tempo desiderava diventare Duchessa di Farne, non ne aveva mai fatto mistero, solo che non era mai ricorsa prima a simili tattiche. Si sedette sul bordo del letto, e lui venne quasi tramortito dall'intensità del suo profumo, un profumo che scacciò quello più lieve e morbido delle campanule con la delicatezza di una martellata. Garrick quasi ricadde all'indietro, sui cuscini. «Ti ha fatta entrare Pointer?» le chiese. «A quest'ora di notte? Vestita così?» Tra tutte le domande stupide... Una Harriet nuda sedeva sul bordo del suo letto, a un soffio di distanza, e lui non trovava di meglio che discutere di etichetta? Si sentiva disorientato, ubriaco e disturbato. Il seno sinistro di Harriet gli sfiorò il braccio nudo e lui si scostò di scatto. Era sempre più confuso e molto, molto debole. Si struggeva per una donna che non era quella che aveva davanti, una donna che non era che un fantasma, un sogno. Harriet, però, era anche troppo reale e aveva seni magnifici... Sì, però aveva anche un enorme desiderio di diventare duchessa. Garrick sapeva di essere in grave pericolo. Muovendosi sotto le lenzuola, si scostò da lei, e Harriet si dimenò voluttuosamente per riavvicinarglisi. «Dov'è la tua chaperone?» le domandò, ansimando un po'. «Non posso credere che Mrs. Roach tollererebbe questa...» «La manderò a chiamare se desideri una cosetta a tre.» Gli stretti occhi verdi di Harriet brillavano come quelli di un gatto pronto ad attaccare. «Caro Garrick, vogliamo festeggiare?» «La morte di mio padre non è proprio un evento da festeg14
giare» replicò lui, la mente un turbine di emozioni. «Harriet. No...» «Al contrario.» Lei gli si era messa a cavalcioni, immobilizzandolo sul materasso. Il suo calore penetrava attraverso il lenzuolo, bruciandogli la pelle. «Noi siamo assolutamente felici che sia morto» gli disse. «Perché fingere? E ora, Garrick, io e te avremo questa nostra piccola, intima, speciale riunione» proseguì, e insinuò una mano sotto le coperte, fino a trovare la sua erezione. «Oh, bene, vedo che hai già cominciato.» Harriet si dimenò sopra di lui, e contemporaneamente gli premette le labbra sulle sue. «Brandy» mormorò. «Delizioso.» Lei, invece, aveva un sapore piuttosto acido. Garrick si sentì come se un cuscino lo soffocasse. Emise un grugnito di protesta, ma lei lo interpretò come una manifestazione di entusiasmo. Ora aveva le mani sul suo petto nudo, le labbra incollate alle sue e con le cosce gli serrava i fianchi in una morsa, attraverso le coperte. Di lì a poco sarebbe scivolata sotto le lenzuola, gli si sarebbe di nuovo messa sopra, poi si sarebbe abbassata e... E poi sarebbe scoppiato un enorme scandalo, Harriet Knight sarebbe diventata la Duchessa di Farne e la vita di Garrick sarebbe stata rovinata per la seconda volta. Avere avuto una moglie infedele avrebbe anche potuto essere imputato alla sfortuna; ma addirittura due... Lui non voleva una moglie dalla disinvolta moralità. Lui non voleva affatto una moglie. D'un tratto Garrick si sentì del tutto sveglio e sobrio. Il suo corpo poteva desiderare Harriet – a volte non andava molto per il sottile – ma la sua mente certamente no. Non aveva nessuna intenzione di ritrovarsi intrappolato in un matrimonio a causa dell'ennesimo amplesso meccanico e privo di sentimento. 15
«Harriet, no.» Prendendola per un braccio, la allontanò con più energia che delicatezza, e con un sobbalzo e un gridolino lei si ritrovò di nuovo in piedi, sul pavimento. «Mi fai troppo onore» si affrettò a dirle in tono conciliante, balzando fuori dal letto per raccogliere da terra il suo negligee. «Capisco che tu abbia tanto bisogno di conforto dopo la sconvolgente morte del tuo tutore, e mi sento oltremodo privilegiato dal fatto che tu abbia pensato di donarmi la verginità...» Che Dio mi perdoni per aver detto due bugie in una sola frase. «... ma non posso accettare un simile sacrificio. Sei sconvolta.» Dopodiché avvolse bruscamente la splendida fanciulla che lo fissava a bocca aperta nel tessuto trasparente e la spinse verso la porta. Harriet però era un tipo cocciuto. «Lo dirò a Mrs. Roach» dichiarò, una luce furiosa nello sguardo. «Lo dirò a tua madre. Dirò a tutti che mi hai sedotta.» Garrick scosse la testa. «Non credo che lo farai, mia cara» replicò, e c'era l'acciaio nella sua voce. Lei restò a fissarlo per un momento, e Garrick si chiese che cosa vedesse nei suoi occhi. Forse la freddezza di un uomo che aveva da tempo smesso di voler bene? Per un istante Harriet parve spaventata. «Che tu sia maledetto, Farne» sibilò. Garrick scrollò le spalle. «Se lo desideri.» Poi lei si girò di scatto e uscì, sbattendosi la porta alle spalle. Il silenzio avvolse di nuovo la stanza. Fu allora che Garrick sentì lo starnuto. Lady Merryn Fenner era sdraiata sotto il grande letto a baldacchino, il volto premuto contro le polverose assi di legno del pavimento. Era intrappolata là da mezz'ora, e nella sua breve, ma movimentata carriera di assistente dell'investigatore privato Tom Bradshaw, non si era mai trovata in una 16
simile situazione. Non era mai stata scoperta. Stava leggendo quando il Duca di Farne era entrato nella camera, e aveva avuto pochi secondi per nascondersi. Aveva sperato di poter fuggire una volta che lui si fosse addormentato, poi però era arrivata la donna. Merryn aveva udito il tono di voce roco e seduttivo, aveva visto la vestaglia cadere sul pavimento, aveva sentito il materasso abbassarsi e aveva capito che stava per ricevere una lezione alquanto esauriente in una materia in cui era quasi del tutto ignorante. Allora si era girata sul pavimento, premendo il viso contro le assi del legno, e aveva chiuso forte gli occhi. Infine si era infilata due dita nelle orecchie sperando che l'ardore di Garrick Farne si spegnesse in fretta, che gli amanti si stancassero presto e sprofondassero nel torpore indotto dalla sazietà dei sensi. I rumori e i movimenti che non era riuscita a impedirsi del tutto di ascoltare le avevano fatto sentire un gran caldo e l'avevano turbata. Dal suo corpo s'irradiava un calore in parte dovuto all'imbarazzo, ma in parte provocato da qualcos'altro, qualcosa d'infinitamente più sconcertante. All'improvviso il vestito le sembrava troppo stretto e provava il desiderio di contorcersi. Era molto, molto strano. Ora la polvere cominciava a tormentarla e più cercava di trattenersi più le pizzicava il naso, fino a che non esplose in uno starnuto di notevole potenza. Oh, cielo. Ora non avrebbe più potuto fuggire. Quel rumore avrebbe disturbato anche gli amanti più focosi. E infatti, un secondo dopo, qualcuno si allungò sotto il letto, l'afferrò per un braccio e la trascinò fuori, tirandola rudemente in piedi. Allora, gli occhi lacrimanti e la minaccia di un altro starnuto nel naso, Merryn si raddrizzò in tutti i suoi cinque piedi di altezza. Come spiegare la sua presenza? No, meglio lasciar perdere le spiegazioni. Come fuggire, piuttosto? «A quanto pare la mia camera da letto è un luogo di ritro17
vo incredibilmente popolare stanotte» disse con accento aristocratico l'uomo che le stava davanti. Garrick Farne, il migliore amico di suo fratello Stephen. Il suo assassino... Merryn rabbrividì. Un tempo – ed era deplorevole ricordarlo proprio in quel momento – aveva avuto un'infatuazione infantile per Garrick Farne. In quei giorni lui le sembrava un dio, una creatura di un altro mondo. Mentre Merryn e le sue sorelle avevano condotto un'esistenza circoscritta, studiando in casa e con una vita sociale chiusa entro i confini del villaggio di Fenridge e delle conoscenze dei loro genitori, Stephen e i suoi amici, compreso Garrick, avevano studiato a Oxford, dissipando il loro patrimonio a Londra e vivendo, secondo quanto dicevano i pettegolezzi, solo per le donne, l'alcol e il gioco. Oh, con quanta avidità lei aveva ascoltato quei racconti scandalosi, ed era sembrato tutto spaventosamente eccitante a una fanciullina di tredici anni che nella sua vita non era mai stata oltre Bath. Garrick, naturalmente, non l'aveva mai notata. E perché avrebbe dovuto? Merryn aveva due splendide sorelle maggiori che attiravano tutti gli sguardi, tutte le attenzioni e i complimenti. E poi Garrick era stato fidanzato fin quasi dalla culla con Kitty Scott, la figlia di un alleato politico del padre; tutti si chiedevano quando si sarebbero sposati, non se. Anche Kitty era molto bella, la giovane donna più ricercata della città. Motivo per il quale anche Stephen si era innamorato di lei... Un violento turbamento attraversò Merryn simile a una saetta, lasciandola tremante, come in preda alla febbre. Garrick Farne. Il suo nome era diventato un sinonimo del diavolo nella famiglia Fenner, lui era un assassino, l'uomo che aveva rovinato la vita a lei, a suo padre, alle sue sorelle. Mentre Garrick si trovava all'estero, Merryn era riuscita a scacciare il suo pensiero dalla mente, a ignorare, se non a dimen18
ticare gli eventi di quella calda notte estiva di tanti anni fa. Poi, quindici mesi prima, Garrick era tornato; era rientrato in un mondo che invece di processarlo per assassinio, lo aveva accolto come un eroe, come il più attraente, ricco e ambito nobiluomo dell'alta società. In contrasto, sembrava a Merryn che nessuno ricordasse più suo fratello Stephen. Era stato dimenticato, era diventato irrilevante. A loro, ai suoi familiari, non era rimasto nulla di lui, nemmeno un ricordo, poiché ogni ritratto, ogni oggetto, era stato inghiottito dai creditori quando il loro padre era morto. Il titolo di Conte di Fenner si era estinto, le terre perdute, mentre Garrick Farne era ricco, titolato e, soprattutto, vivo. Il suo ritorno aveva riacceso qualcosa in Merryn, aveva risvegliato in lei gli insopportabili ricordi della morte di Stephen, e all'improvviso il passato era tornato a essere reale e doloroso, la ferita viva e aperta come se fosse stata appena inferta. Merryn si passò una mano sugli occhi lacrimanti e si guardò intorno in cerca dell'amante di Garrick, la donna con la voce roca e dal profumo inebriante. Sembrava però che fosse scomparsa e loro due fossero soli. «Oh» esclamò senza pensarci. «Se n'è andata!» Garrick inarcò uno scuro sopracciglio. «Non mi avete sentito cacciarla?» «Mi tappavo le orecchie con le dita» rispose Merryn. «Preferivo non sentire niente, grazie. Essere schiacciata sul pavimento dai rimbalzi del letto era già abbastanza orribile.» «Mi dispiace» disse educatamente Garrick. «Se avessi saputo che eravate là sotto, l'avrei mandata via prima.» Il suo sguardo la percorse, indugiando sulle ragnatele. «È molto sporco sotto il vostro letto» dichiarò lei in tono difensivo. Garrick si produsse in un ironico inchino. «Di nuovo vi chiedo scusa. La prossima volta che deciderete di nasconder19
vi là, cercherò di assicurarmi che la stanza sia spazzata a dovere.» «Lo apprezzerei molto» ribatté Merryn. Ma perché stiamo avendo questa conversazione?, si chiese. C'era qualcosa di profondamente sbagliato. Non era così che si era immaginata un incontro con il Duca di Farne. Lo guardò. A dire il vero non si era immaginata nessun incontro, almeno non in quel luogo e in quel momento, ecco perché si sentiva così terribilmente impreparata. Aveva creduto che Garrick se ne sarebbe rimasto in Irlanda almeno per un'altra settimana. Dopo tutto aveva seppellito il padre da meno di sette giorni, e quindi era del tutto ragionevole ritenere che la sua casa sarebbe rimasta vuota ancora per un po'. Garrick stava tra lei e la porta, sembrava gigantesco. Forse perché lei era molto piccola, ma anche perché era alto più di sei piedi e aveva un fisico possente... Merryn lo poteva vedere bene, visto che non era molto vestito. Aveva l'ampio torace nudo e i pantaloni che gli aderivano alle cosce muscolose. Ebbene, se non altro, grazie al cielo, li aveva addosso. Quando se ne rese conto, Merryn si sentì quasi svenire per il sollievo. Un po' stordita, chiuse gli occhi per un secondo. Dopo quel dialogo con la sua amante, si era aspettata che fosse completamente nudo... «Vi sentite bene?» La sua voce penetrò nell'immagine di quel corpo statuario che Merryn stava cercando di dipingersi, e lei sollevò di scatto lo sguardo. «Mi sento perfettamente bene, grazie» gli rispose, incontrando i suoi occhi sardonici. Erano scuri, sotto sopracciglia dritte e nere. Garrick aveva zigomi alti e una mascella dalla linea dura. Il suo era un volto austero, pensò Merryn, freddo e distante, un volto che faceva venire i brividi. Tutto il resto di lui invece era dorato... la pelle liscia, i capelli un po' arruffati e l'intrigante peluria 20
dai riflessi più rossastri che gli attraversava il petto e scendeva in una linea più sottile fino alla cintura dei pantaloni. Merryn si rese conto che lo stava fissando. In effetti non aveva mai visto un uomo svestito e lo trovava affascinante. Provò un impulso così violento di toccarlo che, senza pensarci, allungò una mano verso di lui. Quando se ne accorse la ritrasse di scatto, si fece paonazza e sperò che la polvere che le copriva il volto nascondesse il suo imbarazzo. Nello stesso istante ricordò che odiava quell'uomo. Un brivido la scosse. «Ebbene? Aspetto che mi spieghiate la vostra presenza qui.» La voce di Farne era penetrante come una frustata, e Merryn sobbalzò. Doveva davvero uscire di là prima che la situazione peggiorasse ancora di più. Poiché naturalmente non poteva confessargli il motivo per cui stava frugando nella sua casa. Non poteva certo dichiarare: Tre settimane fa ho scoperto che avete mentito a tutti circa la morte di mio fratello. È stato già abbastanza orribile che lo abbiate ucciso... vi ho odiato per questo. Ma ora so che avete nascosto la verità, e voglio giustizia. Voglio vedervi penzolare... No, ovviamente non poteva. Non sarebbe servito al suo scopo mettere in allarme Garrick Farne. «Vi chiedo scusa» dichiarò quindi. «Non mi ero resa conto che voleste una spiegazione. Non lo avevate detto.» Gli angoli delle labbra di Garrick si piegarono all'insù in un sorriso accattivante, e Merryn sentì un brivido percorrerle la pelle. Repulsione, pensò. È questo l'effetto che lui ha su di me ora. Odio. Disgusto. «Mia buona donna, qualunque persona con un minimo di senno vi chiederebbe lumi.» Garrick fece una pausa. «O dovrei chiamarvi fanciulla invece che donna? Voi non sembrate particolarmente vecchia...» E prima che lei avesse il tempo di sottrarsi, sollevò una mano e le tolse la polvere delle ragnatele dalle gote. Il suo tocco era lieve e gentile. Merryn 21
rabbrividì di nuovo, facendo un passo indietro. «Ho venticinque anni» dichiarò con dignità. Ma perché glielo sto dicendo? Perché sto parlando con lui? «Non sono una fanciulla.» «Donna, allora.» Quel disturbante sorriso si fece più deciso nei suoi occhi... e più intenso si fece il calore che, in volute, si allargava nello stomaco di Merryn, quello che le sarebbe tanto piaciuto attribuire all'odio. Concentrati. Devi uscire di qui. «Suppongo» disse in fretta, «che vi sembri strano il fatto che io sia nella vostra stanza.» «Infatti» confermò Garrick. Non aveva distolto lo sguardo dal suo viso un solo istante dal primo momento che l'aveva vista. «Sono impaziente di ascoltare la vostra spiegazione.» «Ecco, io...» Nessuna bugia plausibile si affacciò alla mente di Merryn, del resto non era mai stata molto brava a fingere, e nemmeno aveva mai dovuto preoccuparsene. Nessuno mai la notava, visto che faceva sempre di tutto per apparire piccola e insignificante e quindi nessuno mai la vedeva davvero. «Credevo che la casa fosse vuota» dichiarò alla fine. «E avevo bisogno di un posto dove dormire.» In parte era vero. Ormai da diverse notti dormiva a Farne House, e intanto perlustrava con calma l'edificio in cerca di qualcosa, qualunque cosa che potesse gettare nuova luce sulla morte di suo fratello. La prima volta era accaduto per caso. Si era sentita così sfinita che si era addormentata su una poltrona nella biblioteca, svegliandosi diverse ore più tardi sorpresa e divertita dal fatto che nessuno l'avesse scoperta. Sapeva che un'esigua servitù viveva nella casa, ma nessuno di loro l'aveva mai disturbata. Nessuno si era mai accorto della sua presenza. Farne House del resto era una residenza enorme e da mesi era trascurata; da quando, cioè, all'inizio dell'anno, il defunto duca si era ammalato mentre si trovava 22
nelle sue proprietà irlandesi. Così a Merryn era venuta l'idea di stabilirsi nella casa per cercare con più agio le prove che potessero finalmente incriminare Garrick Farne. In uno strano modo, dormire nella casa di Garrick aveva nutrito il suo odio e aveva reso ancora più ferrea la sua determinazione a scoprire la verità. Le sopracciglia di Farne si erano abbassate di colpo alle sue parole. «Vi siete rifugiata qui perché siete in miseria?» le domandò. «Non avete una casa?» «Sì.» Merryn pensò che forse sarebbe riuscita a farla franca. Londra era piena di case in rovina abbandonate e chi viveva sulla strada sapeva che si poteva trovare rifugio sotto i portici di Fleet Market, oppure in un ricovero in Dyot Street. Ma gli accattoni più audaci si nascondevano nelle dimore della nobiltà, molte delle quali erano usate di rado e venivano chiuse quando la famiglia era fuori città. Garrick non parve molto convinto da quella spiegazione. Dopo aver fatto un passo verso di lei, le posò una mano sulla spalla. Merryn sussultò, ma capì subito che lui stava solo testando la morbida lana del suo vestito. Purtroppo nemmeno la polvere riusciva a nascondere il fatto che fosse di ottima qualità. «Buon tentativo» commentò con voce cupamente divertita. «Ma questo non è l'abito di una persona in miseria.» Era perspicace, che il diavolo lo prendesse. «L'ho rubato.» Ora che aveva cominciato a mentire, Merryn scopriva di avere un'immaginazione più fervida di quel che avesse creduto. «Era steso ad asciugare.» Lui annuì, con aria pensosa. «Che abile bugiarda siete. Fantasiosa.» Dannazione. Non ci era cascato nemmeno per un secondo. Tuttavia, se non altro, non era più davanti alla porta. «Chi siete?» le chiese. «Perché siete qui?» «Non posso dirvelo» rispose Merryn, tornando alla sua 23
vera natura, dopo quella breve e infruttuosa incursione nell'inganno. «Intendete dire che non volete dirmelo.» Garrick aveva reclinato il capo da una parte, e continuava a osservarla. Quegli occhi marroni erano alquanto penetranti. Merryn cominciò ad avere le vertigini. Stava per essere smascherata. Concentrati. Tre passi e sei alla porta... «Vero» confermò. «In effetti non desidero parlare affatto con voi.» «Tuttavia non siete nella posizione di potervi rifiutare di farlo.» «Su questo si può discutere.» Lui rise. «Volete discutere?» «No» dichiarò Merryn. «Voglio andarmene.» Garrick scosse la testa. «Vi siete introdotta senza averne il diritto in casa mia. Dovrei consegnarvi alle guardie.» «E non avreste nessuna spiegazione sulla mia presenza qui.» Una luce attraversò gli occhi di Garrick. «Giusta osservazione» disse, poi scosse quelle sue ampie spalle. «Allora non posso far altro che tenervi qui fino a quando non mi avrete raccontato la verità.» Merryn si guardò intorno. Farne aveva intenzione di tenerla prigioniera nella sua camera? Il grande letto a baldacchino, così largo, così invitante, sembrava deriderla. Ricordò la fresca morbidezza delle sue lenzuola, l'arrendevole sofficità del materasso, e per un breve, bollente momento, ebbe la visione del corpo nudo di Garrick che la spingeva verso quel setoso abbraccio, vide le sue mani toccarle con abili carezze la pelle nuda... Di scatto spostò lo sguardo dal letto a Garrick. Lui sollevò impercettibilmente le sopracciglia e Merryn sentì un violento calore esploderle nel corpo. «Potreste leggere il vostro libro» continuò Garrick. «Per passare il tempo.» E le porse la copia di Mansfield Park. 24
«Grazie» rispose Merryn, e allungò una mano per prenderlo. Lui però lo trattenne. Merryn diede un piccolo strattone, e Garrick lasciò che quel gesto lo facesse avvicinare di più a lei. Ora le loro dita quasi si toccavano sulla copertina rossa, quelle di Merryn, lunghe e pallide, e quelle di lui, forti e abbronzate. Merryn ricordò come le avevano toccato la gota e chiuse gli occhi, scossa da un brivido intenso. Fu Garrick a fare l'ultimo passo. Adesso erano vicinissimi e lui aggrottava la fronte, lo sguardo fiero sotto le sopracciglia scure. Poi si sporse un poco e la annusò, con delicatezza, come si fa con un fiore. «Campanule» mormorò. Scosse la testa, annusò di nuovo e sollevò lo sguardo. Era incredulo, i suoi occhi erano una penetrante fessura nera. «Avete dormito nel mio letto?» «Io...» All'improvviso Merryn si sentì la bocca asciutta e il cervello completamente vuoto. «Sì, io ho...» Si leccò le labbra, avvertendo il sapore della polvere. Garrick le fissava la bocca con insistenza, i suoi occhi si facevano sempre più scuri, il suo sguardo era così intenso che per l'emozione Merryn si sentì stringere lo stomaco in una morsa. «Una straordinaria intimità» mormorò lui. Merryn non era mai stata baciata, ma capì d'istinto che Garrick tra un momento l'avrebbe baciata; avrebbe baciato lei, le ragnatele e tutto il resto. Il fuoco che gli bruciava nello sguardo la intrappolava, immobilizzandola. Il cuore le batteva come un martello nel petto. E infatti lui chinò il capo e le sfiorò le labbra con le sue. Fu un contatto lieve, morbido, leggero come una carezza, eppure risvegliò qualcosa di ardente dentro di lei. La testa cominciò a girarle. Il suo odore di maschio per qualche misteriosa ragione le fece tremare le ginocchia. Si sentiva il corpo vivo, vibrante di una sensazione che non aveva mai provato. Con un sussulto di stupore, dischiuse le labbra. 25
Garrick allora si ritrasse, sul volto un'espressione di sbigottita sorpresa, e Merryn approfittò di quell'istante. Strappandogli Mansfield Park dalla mano, con il libro lo colpì violentemente sul lato della testa. Lui imprecò. La costa del libro era delicata e così le pagine si staccarono, piovendogli addosso e accecandolo per un momento. Era proprio quello di cui Merryn aveva bisogno. Senza perdere un momento corse verso la porta e uscì nel corridoio. La chiave era nella serratura esterna. Lei la girò. Poi fuggì.
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