GRS159s_UNA SCELTA SCONVENIENTE

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KASEY MICHAELS

Una scelta sconveniente


Prologo Uomini sono morti di tanto in tanto, e i vermi se li sono mangiati, ma non per amore. Come vi piace, William Shakespeare

Oliver Le Beau Blackthorn era giovane e innamorato, il che lo rendeva un ottimo candidato a comportamenti men che intelligenti per innumerevoli motivi. E così fu che, con la visuale offuscata di un uomo infatuato, questo stesso Oliver Le Beau Blackthorn, educato ad avere un'opinione piuttosto alta di sé, a sentirsi pari a tutti gli uomini, figurativamente col cappello in mano, la speranza nel cuore e un mazzolin di fiori stretto al petto, montò i gradini di marmo della dimora in Portland Place un bel mattino di primavera e picchiò deciso il portone massiccio con il batacchio di bronzo a forma di testa di leone. Oliver, in famiglia chiamato Beau, si fece un inventario mentale del proprio aspetto, su cui aveva lavorato per due ore buone, strapazzando nel farlo sia una mezza dozzina di fazzoletti da collo sia i nervi abusati del suo valletto. Si stava presentando in un abbigliamento mattutino di daino marrone dei più fini, telerie bianco abbagliante, un sorprendente ma discreto panciotto di seta splendidamente spazzolata, attraversato da un originale disegno a righe ottenute con filo del marrone più chiaro, e una giacca azzurro scurissi5


mo che seguiva così da vicino le linee del suo giovane corpo dai muscoli allungati che lui non riusciva a infilare o sfilare le braccia dalle maniche senza aiuto. Aveva provato e riprovato per dieci minuti buoni la posa disinvolta del cappello di castoro a tesa ricurva davanti allo specchio a figura intera nel suo guardaroba, prima di dichiarare soddisfacente l'angolazione; che valorizzasse la folta zazzera di capelli biondi striati dal sole anziché appiattirla, e fornisse con la tesa una copertura appena sufficiente perché i vividi occhi azzurri non restassero in ombra. Soltanto allora gli venne in mente che il cappello sarebbe stato consegnato al lacchè dei Brean, insieme ai suoi nuovi guanti di capretto marrone e al bastone da passeggio, e che Lady Madelyn non lo avrebbe mai visto. Uhm, nessuno aveva ancora risposto al suo bussare. Sgarbato, ecco cos'era. Alzò ancora una volta la mano al batacchio, proprio mentre la porta si apriva, e per poco non picchiò sul naso del lacchè. Beau lanciò un'occhiataccia all'individuo, che si fece rapidamente da parte, e il ben vestito Mr. Blackthorn avanzò nell'atrio a mattonelle di marmo bianche e nere, sentendo le guance farsi roventi e maledicendo la propria innata tendenza ad arrossire. Poco dopo fu introdotto nello Studio Grande dal maggiordomo della famiglia, che parve assumere un'aria in qualche misura di disapprovazione quando guardò i fiori, per attendere la comparsa di Lady Madelyn Mills-Beckman, figlia maggiore del Conte di Brean, l'amata di Beau Blackthorn. «Ci son dentro un sacco di B» mormorò tra sé, un segno esteriore del nervosismo che provava ma che era finora riuscito a celare. C'era stato un piccolo cedimento col lacchè, ma nel complesso Beau si sentiva ancora abbastanza sicuro. Oppure lo fu finché una giovane voce femminile interruppe i suoi pensieri. «Parlare da soli è considerato da qualcuno un segno di 6


pazzia. Almeno, è quel che disse mamma una volta di zia Harriet, e lei era matta come un cappellaio. Zia Harriet, intendo. Mamma era semplicemente sciocchina. Una volta ho visto zia Harriet coi vestiti a rovescio. Quei fiori sono per Madelyn? Dovrei avvertirvi che detesta i fiori? La fanno starnutire, e le lacrimano gli occhi, e poi comincia a colarle il naso...» Beau si era già voltato con prontezza per vedere Lady Chelsea Mills-Beckman, una marmocchia alquanto perniciosa di non più di quattordici anni, accoccolata in una poltrona a fiori vicino alla finestra. Aveva le gambe piegate infilate sotto le gonne dell'abito di mussola a fiori, e un libro aperto era in bilico sul suo grembo. Il riluttante esame di Beau prese visione dei suoi lunghi capelli biondi dalle onde disordinate che erano mezzo sfuggiti al nastro, degli occhi che non erano né grigi né del tutto azzurri al di sotto di sopracciglia ad ala che potevano farla apparire diabolica e fatata allo stesso tempo, del giovane corpo in boccio che di certo avrebbe dovuto essere messo in posa con più circospezione. Il largo ghigno beffardo sul suo viso, invece, lo ignorò. Beau aveva patito la disgrazia della presenza di Lady Chelsea già due volte nel mese trascorso, sempre con un libro in mano e una lingua troppo arguta nella testa, ed era riluttante a vederla quella mattina quanto lo era stato entrambe quelle altre volte. «Vostro padre dovrebbe far mettere una serratura alla porta della nursery» commentò ora con voce strascicata, proprio mentre si dirigeva a grandi passi alle portefinestre e senza cerimonie gettava il mazzolino fuori in giardino. Lady Chelsea rise a quella palese stupidaggine, se fosse diretto all'affermazione o ai fiori lui non poteva esserne certo. Ma poi lei glielo disse, che fosse dannata. «Mi limiterei a trovare un'altra via d'uscita. Sono orfana di madre, capite, e godo di un trattamento particolare. Troppo 7


giovane per il debutto, troppo incline ai dispetti per esser lasciata con la mia istitutrice in campagna intanto che viene presentata Madelyn. Suppongo vogliate che io lasci la stanza adesso, prima che Madelyn faccia la sua grandiosa entrata e voi la deliziate sbavandole sulla tomaia delle scarpe. Oh, guardate là, vi siete fatto una macchia di umido con gli steli su quel panciotto odiosamente grazioso. Scommetto che questo aprirà una crepa nella vostra aria di circostanza.» Beau si affrettò a spazzolarsi il panciotto prima che il suo cervello riuscisse a informare il suo orgoglio che la dannata ragazzina lo stava prendendo in giro. Davvero aveva preso in considerazione soltanto la nursery come suo confino? Avrebbe preferito che la pestifera bambina lasciasse il continente, magari perfino l'universo, ma si trattenne dall'essere così sincero. «Gradirei conversare con Lady Madelyn in privato, sì.» «Oh, benissimo, non c'è bisogno di mostrarsi così impettito.» Lady Chelsea si alzò in piedi e si lisciò l'abito. Era una ragazzina piuttosto attraente, suppose Beau. Probabilmente avrebbe spezzato una dozzina di cuori entro pochi anni. Ma non valeva un mignolo della sorella, quella dagli occhi azzurro ghiaccio e i capelli di un biondo quasi bianco, la bocca che era un piccolo broncio rosa, la pelle così lattea e immacolata al di sopra dell'ampia scollatura dei suoi abiti. Beau si inserì un dito sotto il colletto e diede una tiratina, come se avesse d'improvviso trovato difficile deglutire. Quell'atto poi diventò impossibile quando l'oggetto del suo affetto entrò nella stanza. «Mr. Blackthorn, che splendida sorpresa. Non pensavo di vedervi così presto dopo la nostra danza al ballo di Lady Cowper. Monellaccio, a presentarvi senza invito. Assai sconvolgente, sul serio. E solo per danzare con me e poi prendere congedo? È stato tutto molto romantico e ardito.» Lady Madelyn inclinò la testa da un lato come se cercasse in qualche modo di vedere alle spalle di lui. «Mi avete portato un regalo? Adoro i regali.» 8


Beau s'inchinò all'amore della sua vita e si scusò per la sua penosa mancanza di garbo. Lady Madelyn apparve per un momento abbattuta, ma poi si rischiarò. «Benissimo, accetto le vostre scuse. La prossima volta, forse mi porterete dei fiori. Adoro i fiori.» Un risolino dall'angolo avvertì Beau che la marmocchia si stava godendo un altro scherzo a sue spese, ma si rifiutò di guardarla o di accusare il colpo. «Vi comprerò un'intera serra di fiori» si affrettò a promettere a Lady Madelyn, inchinandosi ancora una volta. «E adesso, posso avere una parola con voi in privato? C'è qualcosa di grande importanza personale che desidero chiedervi. Dopo gli eventi della notte scorsa, penserei che sappiate di che si tratta.» Lei non si mosse, non batté ciglio, e tuttavia qualcosa mutò negli occhi azzurro ghiaccio di Lady Madelyn. Il suo sorriso si congelò sul posto, e la sua pelle bianco latte parve impallidire ancor di più, fino al porcellana, e sembrò altrettanto fredda e dura. «Orbene, Mr. Blackthorn, sapete che è assolutamente impossibile. Nessuna giovane signora di qualità rimane mai senza chaperon in presenza di un gentiluomo, come sappiamo entrambi. Ritengo, se sto interpretando con esattezza la vostra asserzione, che è di mio padre, ora assente, che dovreste chiedere, non di me» lo rimproverò in tono piuttosto strozzato. «Chelsea, saresti così cara da domandare a nostro fratello di venire qui per un momento? Mrs. Wickham si sta ancora vestendo, temo.» «Ma l'ho vista prima sulle scale ed era del tutto...» Lady Madelyn roteò su se stessa per lanciare un'occhiataccia alla sorella. «Fa' come dico!» «Sei una tale strega» disse Chelsea mentre si slanciava fuori dalla stanza. Oliver Blackthorn era giovane e innamorato, e come molti dei suoi compagni di sventura, non pensava con troppa chia9


rezza. Ma non ci voleva un lucido pensatore per riconoscere che il roseo scenario che si era raffigurato nel cervello e la scena che si svolgeva ora davanti a lui erano distanti come i poli. Probabilmente lei era nervosa. Le donne tendevano a essere nervose in momenti simili; sembravano non poterne fare a meno. «Lady Madelyn, e se posso essere così ardito, cara, cara Madelyn» disse, affrettandosi ad approfittarne intanto che erano ancora soli, cadendo su un ginocchio davanti a lei e afferrandole la mano destra nella propria, proprio come aveva provato l'atto su Sidney, il suo orribilmente imbarazzato valletto. «Non può essere un segreto che io vi abbia ammirato grandemente dal primo istante in cui ci siamo incontrati. A ogni nuovo incontro il mio affetto è cresciuto, e ritengo sia stato ricambiato, specialmente dopo la nostra passeggiata insieme l'altra sera quando ho osato tanto da baciarvi e voi mi avete fatto il grande onore di permettermi di...» «Non un'altra parola! Com'è provocatoriamente volgare parlare di cose simili! Nessun gentiluomo sarebbe mai tanto rozzo da gettare in faccia a una signora un istante di follia. Un bacio? È stato uno scherzo, una sfida, niente più di questo. Alzatevi! Siete un essere spregevole.» Un bacio? Era stato considerevolmente di più di un singolo bacio. Lei gli aveva permesso di cingerle i seni attraverso la stoffa sottile dell'abito, gemendo deliziosamente contro la sua bocca mentre lui aveva fatto scorrere il pollice sul duro capezzolo sporgente. Non fosse stato per il rumore di passi che si avvicinavano, ci sarebbe stato molto di più. Lui era stato sul punto di esplodere, era arrivato a pochi istanti dal mettersi nel completo imbarazzo, per l'amor di Dio. L'avrebbe ritenuta una fredda civetta senza cuore se fosse stato in sé. Ma no, era innamorato. E lei era chiaramente turbata. «So di stare correndo molto» insistette Beau – era stato 10


sveglio tutta la notte a provare quel discorso. «Chiedo solo di avere il vostro permesso di rivolgermi a vostro padre. Non vorrei farlo se il mio affetto non fosse realmente ricambiato.» «Ebbene, non lo è» rispose Lady Madelyn rabbiosa, liberando la mano. «Voi, un nessuno che osa spingersi oltre se stesso! Solo perché vostro padre è uno di noi, e voi siete stato accettato in alcuni ambiti a causa di lui e di quella ridicola fortuna che vi ha assegnato, non significa che sarete mai realmente uno di noi. Non capite nemmeno quando qualcuno si prende gioco di voi? Voi siete un balocco, Beau Blackthorn, uno zimbello da fiera per tutti, e siete l'unico che non lo capisce. Come qualsiasi donna dabbene della buona società, me inclusa, si degnerebbe di accompagnarsi con un... un bastardo come voi.» Beau più tardi avrebbe ricordato che il fratello di Madelyn era entrato nello studio a un certo punto durante quella dichiarazione strappacuore, insieme a due nerboruti lacchè che rapidamente avevano afferrato le braccia di Beau e lo avevano alzato in piedi e oltre, così che si era trovato a penzolare tra i due, gli stivali a due buoni pollici dal pavimento. Beau aveva invocato il nome dell'amata, ma lei aveva già voltato la schiena e si stava allontanando da lui, reggendosi l'orlo delle sottane come per evitare di inciampare in qualcosa di lurido. Una sfida? Uno scherzo? Questo era tutto ciò che lui era stato? Lei... e Dio solo sapeva chi altri... l'aveva incoraggiato, e tuttavia nell'intimo aveva riso di lui? Era così che realmente la buona società lo vedeva? Come una specie di scimmia che potevano guardare ballare? Un orso ammaestrato che potevano stuzzicare con un bastone, solo per vedere come avrebbe reagito? Vieni, bastardo, baciami, tocca quello che non avrai mai. E poi vattene. Tu non sei uno di noi. Sua madre l'aveva avvertito, aveva avvertito tutti e tre i propri figli. Beau non aveva mai creduto alle fosche previsioni che lei attribuiva alle ridicole idee e azioni del loro padre. 11


Il mondo doveva essere migliore di come lei lo dipingeva. Ma lei aveva avuto ragione, e lui e suo padre avevano avuto torto. Alla fine Beau, i suoi sogni, tutte le presunzioni e speranze della sua giovane vita infrante ai suoi piedi, tornò in sé. Lottò energicamente per liberarsi, ma senza frutto, finché non fu portato fuori da dov'era entrato e gettato giù dai gradini di marmo sul selciato. Poté udire, oltre che avvertire, lo spezzarsi di un osso nel suo avambraccio sinistro quando impattò con l'orlo tagliente di uno dei gradini proprio mentre tutta l'aria gli sfuggiva dai polmoni in un doloroso sbuffo. Poi il primo schiocco della frusta lo colpì sulla schiena, e lui non poté fare altro che raggomitolarsi a palla e buscarsi ogni colpo, cercando di proteggersi la faccia, gli occhi, il braccio ferito. «Volevi insultare mia sorella? Approfittare della sua innocenza?» Il visconte schioccò di nuovo il frustino da carrozza, ancora e ancora, e il cuoio intrecciato con la dura punta metallica affettò la nuova giacca da mattino di Beau dritto fino alla sua pelle, mettendogli la schiena a fuoco. «Stavi mettendo su arie al di sopra della tua condizione? Ecco a cosa porta vezzeggiare i tuoi simili, dannazione. La buona società al macello! Il fiato stesso che tiri è un abominio per tutto ciò che è decente. Avrei dovuto farti legare e gettare nel Tamigi, come il cane senza valore che sei!» Alla fine l'aggressione col frustino finì, seguita brevemente da alcuni calci ben piazzati da parte dei lacchè, e Beau udì sbattere una porta. Si alzò in piedi a tentativi, il corpo una massa di dolore, il cuore e l'anima a brandelli, proprio come la sua bella giacca. Uno dei lacchè gli sputò addosso prima che entrambi gli urlassero di andarsene, con rauche imprecazioni che attirarono l'attenzione di ogni passante che già non si fosse fermato a fissare lo spettacolo. Ancora accovacciato come un cane frustato, sorreggendosi il braccio rotto, Beau si voltò indietro a guardare il palazzo, 12


nel momento in cui la porta si schiuse lievemente e il viso di Lady Chelsea sbirciò fuori verso di lui, gli occhi acquosi di lacrime. «Mi dispiace così tanto, Mr. Blackthorn» disse tirando su col naso, le lacrime che le scorrevano giù per le guance. «Madelyn è leggera e senza cuore, e Thomas è proprio un asino. Nessuno dei due può farne a meno, suppongo. Io non vi ritengo uno zimbello. Io... penso che siate del tutto degno, anche se un po' sciocchino di testa. Ma forse dovreste andar via, adesso. Molto lontano.» E poi chiuse la porta, e Beau fu lasciato a fissare il proprio scudiero, che era rimasto ad aspettare col nuovo cocchio che pure era stato acquistato per impressionare Lady Madelyn. Aveva progettato di portarla a fare una gita in carrozza, una volta che avesse parlato con suo padre, e magari di rubarle un altro bacio – e di più – intanto che galoppavano verso Richmond Park. «Grazie, no, e grazie infinite per essere balzato in mio aiuto con tutta la fedeltà di una pianta in vaso» disse Beau rigido, digrignando i denti contro la nausea che lo minacciava mentre lo scudiero si faceva avanti per prestargli sostegno. «Riporta quel dannato affare nelle mie scuderie. Tornerò a piedi a Grosvenor Square.» E fu proprio questo che Beau fece. Camminò per tutti gli isolati fino alla residenza di suo padre. Barcollò a volte, ma si raddrizzò sempre, tenne il mento alto, la spina dorsale diritta, guardando negli occhi ogni passante. Che guardassero, guardassero tutti quel che gli avevano fatto, loro che chiamavano se stessi gentiluomini e signore, e si ritenevano in qualche misura migliori di lui, più civili. Ridessero ora, se ci riuscivano. E ricordassero, così che la prossima volta che avessero visto Oliver Blackthorn o incrociato il suo cammino, avrebbero saputo abbastanza bene come comportarsi. A ogni passo, siccome coloro che incontrava attraversavano rapidamente la strada per evitare la sua vista lacera e in13


sanguinata, mentre nessuno di loro, conoscente o supposto amico, alzò una mano per aiutarlo, quello stesso Oliver Blackthorn lasciò più della sua giovinezza dietro di sé, finché gli rimase un unico pensiero, un'unica restante verità. Il suo denaro, la sua bellezza, il suo fascino, le amicizie che aveva creduto di aver stretto a scuola e qui a Londra, l'accettazione che aveva pensato di aver trovato? Alla fine della giornata, non significavano niente. Era stato uno sciocco, adesso lo sapeva. Giovane e superbo e stupido. Lo zimbello, l'aveva chiamato Lady Madelyn. Il figlio maggiore del Marchese di Blackthorn, all'età di ventidue anni aveva infine visto se stesso come il mondo lo vedeva. Non come un uomo, non come un amico, non come un compagno. Lo vedevano quale era. Illegittimo. Nato fuori dal matrimonio, figlio di un marchese e di una volgare attrice. Un bastardo istruito e ben equipaggiato, sì, ma pur sempre un bastardo. Continuò a camminare, mentre il cuore gli si induriva, la mente si aggrappava a un solo pensiero, l'unico che lo tratteneva dal cedere al dolore, tuffandosi avanti una volta di più nella melma. Avrebbe fatto come suggeriva la marmocchia. Sarebbe andato via. Molto lontano. Ma sarebbe tornato. Un giorno. E quando l'avesse fatto, per Dio, che qualche uomo osasse ridere di nuovo di lui!

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1 Lady Chelsea Mills-Beckman, solitamente un modello di grazia e cortesia, lanciò lo spesso libro di sermoni dalla copertina marmorizzata dritto sulla testa di suo fratello Thomas, dagli ultimi due anni diciassettesimo Conte di Brean. La mira fu penosamente scarsa, e il tomo lo mancò del tutto, il che non migliorò per nulla il suo umore. Sua Signoria si chinò a raccogliere il libro, ispezionandone la costola in cerca di tracce di danni prima di chiuderlo e posarlo sulla propria scrivania. Era un uomo che aveva appena passato la quarantina, troppo ben nutrito, e con una carnagione rosea che sembrava sempre al limite del rubicondo. Si riteneva attraente e brillante, ma non era né l'uno né l'altro. Assomigliava di più, riteneva Chelsea, a un maiale in abiti costosi. «Parole di Dio, Chelsea, trasmesse tramite il santo reverendo Francis Flotley in persona. Il ruolo di una donna è di obbedire, e il suo più grande dono l'arrendevolezza alla superiore saggezza degli uomini. Che ella sia guidata con dolcezza nel suo inferiore intelletto, come la pecora al pascolo, o altrimenti smarrisca la strada e sia marchiata moralmente perduta, una sgualdrina in cuore e anima, e meritevole solo del bastone.» I fratelli erano chiusi nello studio a Portland Place da poco più di un quarto d'ora in questa bella mattinata di fine aprile, e tuttavia quella era già la quarta volta che il fratello citava 15


dal libro di sermoni. Il che chiaramente era stato almeno una volta di troppo, se si doveva giudicare dal volo del libro medesimo. «Irreggimentare noi povere sciocche donne scervellate, guidarci dolcemente per mano finché obbediamo, e batterci col bastone se ci rifiutiamo di comportarci come pecore. Ecco che cosa significa. Che penoso boccone di imbonimento» contrattaccò Chelsea, tentando di controllare il respiro nell'agitazione. «Sei un pappagallo, Thomas, che ripete parole che ha imparato ma che non si è preso il tempo di capire. E hai mai notato, fratello mio, che tutte queste sciocchezze sono sempre scritte da uomini? È questo quel che mi aspetta? Hai intenzione di picchiarmi? Per come ricordo la cosa, una volta eri abbastanza bravo col frustino, e non ostile a impiegarlo su qualcuno che non poteva difendersi.» Il conte si alzò in piedi di scatto, come per colpire la sorella, ma poi altrettanto di botto si risedette, incollandosi sulla faccia rosea un sorriso realmente terribile di fraterna indulgenza. «Certo che no, Chelsea. Ma hai appena dimostrato la tesi del reverendo» disse, unendo le mani in un atto come di preghiera. «Le donne non hanno l'intelletto degli uomini, né possiedono il cerebrale ritegno necessario a combattere rozzi e perniciosi scatti. Ma ti perdonerò, poiché è proprio come ha detto il reverendo, che si è limitato a trasmettere il messaggio di Dio come gli è stato riferito dall'Onnipotente medesimo.» «Dio parla a quell'uomo? Bene, allora, forse dovrei fare anch'io una chiacchieratina con Dio, così la prossima volta che Lui parlerà al reverendo potrà dirgli di smetterla di cercare di strusciarsi contro il mio petto mentre finge di benedirmi. Questo magari non aiuterà ad ampliare il mio ristretto intelletto, ma potrebbe giusto salvare il reverendo da un calcio secco negli stinchi.» Il conte sospirò. «Le accuse scurrili non ti porteranno da nessuna parte, Chelsea, e mostrano soltanto la tua disposizio16


ne a impugnare la persona del reverendo con sprezzanti, infondate accuse pur di... pur di averla vinta.» «Hai dimenticato il resto del discorso? Dico sul serio, Thomas, sei un pappagallo. Sei devoto per abitudine, di sicuro non per inclinazione.» «Non stiamo parlando di me, stiamo parlando di te.» «Non se io non voglio farlo, e non voglio!» «Siamo andati oltre ciò che vuoi tu, Chelsea. Hai avuto le tue occasioni. Tre Stagioni, e sei ancora nubile, e molto prossima a restare nel dimenticatoio. Papà era di gran lunga troppo indulgente coi tuoi capricci e i tuoi scatti, e hai saltato una Stagione quando portavamo il lutto per il suo trapasso, che il Signore misericordioso dia pace alla sua anima. Adesso siamo a metà di un'altra Stagione ancora, e finora hai rifiutato la corte di non meno di quattro gentiluomini di razza.» «E un assoluto cacciatore di dote che ti aveva completamente abbindolato» gli rammentò Chelsea percorrendo il tappeto davanti allo scrittoio, incapace di rimanere ferma. Suo fratello era sempre stato stupido. Adesso era stupido e pure pio, nascondendo le proprie paure dietro questa nuova apparente devozione, il che in qualche modo peggiorava tutto. Lei riteneva di averlo apprezzato di più quando era soltanto stupido. «Sia come può essere, e c'è ancora una questione su questo punto, se tu non vuoi sceglierti un marito, resta a me sceglierne uno per te, come ho aiutato a fare per tua sorella. Dovresti essere immensamente lusingata che lui abbia dimostrato interesse, specialmente dal momento che ha conoscenza di prima mano della tua... della tua inclinazione al comportamento importuno. Non riesco a pensare a nessuno migliore del reverendo Flotley.» «Tu apri la bocca, Thomas, ma sono ancora le parole di Francis Flotley che ne escono. Io non riesco a pensare a nessuno di peggio. Preferirei sposare uno spazzino che mettermi in potere di quel ciarlatano religioso. Io raggiungo la maggio17


re età tra poche settimane, Thomas, e tu non puoi ordinarmi di sposare quel... quell'essere untuoso. Oh, smettila di corrugare la fronte. Un ciarlatano, dal momento che evidentemente tu non sei un intelletto abbastanza superiore per saperlo, è una persona che imbroglia altra gente per profitto. A volte lo si fa vendendo false cure, il reverendo invece vende falsa salvezza. Pensi davvero che abbia un contatto diretto con Dio? Ho sentito che Bedlam è pieno di gente che pensa che Dio le parli. Potresti chiedere a chiunque di loro di intercedere per te senza pagarli un soldo bucato, e io potrò andare per la mia strada.» «E questa dove condurrebbe, Chelsea?» Suo fratello stava mantenendo la compostezza, qualcosa che aveva lottato a lungo e con fatica per ottenere da quando per poco non era morto durante un attacco di orecchioni due anni prima, trasmessigli da uno della nidiata di marmocchi col moccio al naso di Madelyn... Questo avendo Madelyn rapidamente scodellato una coppia di femmine prima di riuscire a generare un erede maschio per suo marito, che allora aveva alla fin fine acconsentito a lasciarla in pace, cosicché lei fosse libera di riacquistare la propria figura, saccheggiare i negozi in Bond Street una volta al mese e dormire con un uomo che non era suo marito. A ogni buon conto, e a parte la prole contagiosa di Madelyn, Thomas adesso era devotamente religioso, avendo promesso a Dio ogni sorta di sacrifici in cambio del levarsi da quello che avrebbe potuto essere il suo letto di morte, ed era stato il reverendo Francis Flotley che aveva consegnato con successo, e continuava a consegnare, i messaggi del conte a Dio in nome suo. Dalla morte prematura del loro padre e da quando Thomas stesso aveva sfiorato quella risposta finale alla sfida del vivere, il conte non beveva più alcolici forti. Non giocava d'azzardo. Aveva dato il benservito alla sua amante e adesso era, per la prima volta nel loro matrimonio, fedele a sua moglie... la 18


quale, Chelsea lo sapeva, non era poi troppo contenta della piega presa dagli eventi. Il conte indossava abiti costosi, ma semplici e neri senza decorazioni. Non perdeva le staffe. Leggeva le preghiere della sera nello studio ogni notte alle dieci e si ritirava alle undici. E continuava a riversare copiose somme di denaro nella borsa del reverendo Flotley, che, Chelsea riteneva, aveva deciso di sposare la sorella più giovane del conte perché fosse una garanzia che in quel modo la fornitura di fondi non venisse mai interrotta, neppure se Sua Signoria avesse mai dovuto patire una crisi di fede... o incontrare un'altra signora di principi morali negoziabili che lui potesse desiderare di installare in un alloggio discreto da qualche parte. «Dove andrei? Mi stai minacciando di buttarmi per strada, Thomas?» Lui sospirò. «Non voglio che si arrivi a questo punto, ma io ho esclusivo controllo sui tuoi beni ereditati da mamma finché non sarai sposata. Hai un tetto sulla testa grazie alla mia generosità. Hai pane nel piatto e vestiti sulle spalle perché io sono un uomo che dona e perdona. Ma Francis e io vediamo in pericolo la tua anima immortale, Chelsea, grazie ai tuoi modi testardi e moderni. Ho paura che tu non mi lasci altra scelta che prendere questa decisione per te. Le pubblicazioni verranno pronunciate per la prima volta questa domenica a Brean, e tu e il reverendo vi sposerete qui alla fine di questo mese.» Chelsea fu presa tra il panico e la collera. Vinse la collera. «Al diavolo se lo faremo! Pensi di esser stato vicino a morire, e la tua risposta a questo è sacrificare me? Credevo fossero solo le tue guance a esser diventate grasse... non tutta quanta la tua testa. Non lo farò, Thomas. Non voglio. Preferirei andare ad abitare sotto il London Bridge.» Il conte aprì il libro di sermoni e abbassò lo sguardo sulla pagina, segnalando che il colloquio era concluso. Ma non poté nascondere che gli tremavano le mani, e Chelsea capì di 19


essere quasi riuscita a farlo incollerire oltre il punto che il reverendo Flotley aveva dichiarato ottimale per l'anima di suo fratello. «Altro che London Bridge. Partiamo per Brean domattina, dove sarai messa al sicuro fino alla cerimonia.» Chelsea sentì lo stomaco serrarsi in un nodo. Stava progettando di far di lei una prigioniera fino al matrimonio. «Messa al sicuro? Rinchiusa, questo è ciò che intendi, non è vero? Non puoi farmi questo, Thomas. Thomas! Guardami! Sono tua sorella, non un tuo possesso. Non puoi farmi questo.» Lui voltò la pagina, ignorandola. Lei giro sui tacchi e corse via dalla stanza, la mente che ronzava di api e di possibilità... e colma di un pensiero in particolare, un ricordo che era stato evocato grazie a Thomas. Quando raggiunse l'atrio principale disse al lacchè di ordinare che venisse preparata la sua giumenta e poi corse su per la rampa di scale a cambiarsi nel suo abito da amazzone prima che suo fratello tornasse in sé e si rendesse conto che una prigioniera dall'indomani, avvertita di quell'incarceramento imminente, avrebbe dovuto essere una prigioniera anche quel giorno stesso. «Così, sono rimasto qui disteso a pensare e me ne sono uscito con una domanda per te. Sei pronto? Inferno e dannazione, uomo, sei sveglio?» Ci fu un gemito attutito e lievemente pietoso da qualche parte nelle vicinanze, e Beau voltò la testa sul cuscino del sofà – non senza provare un minimo di dolore – per vedere il suo fratello più giovane disteso sul divano di fronte, a faccia in giù e ancora completamente vestito degli abiti da sera. Tuttavia una delle sue scarpe nere sembrava esser andata persa. «Un gemito è sufficiente, grazie. Adesso, eccoci qua, per cui fai attenzione, per favore... quanto ubriaco è essere ubriaco come un lord?» chiese Beau Blackthorn a Robin Goodfellow Blackthorn, affettuosamente chiamato, dai fratelli e da molti amici, Puck. 20


«Domanda schietta, Beau, schietta. Non sono sicuro, tuttavia» rispose Puck, altra vittima dell'intensa ammirazione della loro cara madre attrice per William Shakespeare, alzando la testa e strizzando gli occhi attraverso i lunghi capelli biondo scuro che gli cadevano sul viso mentre iniziava a fissare intensamente una statuetta d'ottone raffigurante una dea in abiti succinti con sei... no, otto braccia bizzarramente protese e piegate. Almeno sperava che fossero otto, perché se in realtà c'erano solo due braccia, allora lui era ubriaco come nessun lord era mai stato nella storia dei lord. «Ubriaco il doppio di... come si chiama? Tre ruote, un posto dove ammucchiare roba. Polvere, sassi. Aspetta, aspetta, ci arriverò. Oh, giusto. Una carriola? Così è, ubriaco come una carriola.» Beau fissò la bottiglia di vino mezza vuota che reggeva ritta contro il suo petto mentre giaceva disteso a braccia e gambe larghe sul divano gemello nello studio, rendendosi conto di non avere più alcun istinto di alleggerirla del rimanente contenuto. Non se era ancora abbastanza ubriaco da chiedere al suo irriverente e scervellato fratello risposte su alcunché. Inoltre, il suo stomaco stava cominciando a protestare, minacciando di rigettare ciò che vi era già stato depositato. «Sempre mezzo scemo, vero, Puck? Le carriole non bevono. Attieniti alla logica. Non hanno bocche. Ricordi il vecchio Sutcliffe? Una volta disse di essere ubriaco come la scrofa di David. Non conosci nessun David, tu? Uno con una scrofa, ricorda, questa è la parte importante. Non è abbastanza conoscere un David. Dev'esserci dentro una scrofa da qualche parte.» «David Carney è sposato con una scrofa» disse Puck sogghignando. «Lo dice ogni momento. Io l'ho vista, e lui ha ragione. Siamo ancora ubriachi, pensi? Non dovrebbe essere, vedendo quanta luce c'è fuori da quelle dannate finestre là, e la pendola del caminetto ha battuto le dodici proprio mentre tu stavi parlando di scrofe. O potrebbero essere state le undici. Potrei aver perso il conto. O forse siamo morti?» 21


«Da come la testa sta cominciando a martellarmi, potrebbe essere meglio così, ma non credo. Adesso, torniamo al punto. Io sono ubriaco, tu sei ubriaco. Siamo ubriachi come bastardi, di sicuro. Ma siamo ubriachi come dei lord? I bastardi possono essere ubriachi come dei lord?» «Hai intenzione di ricominciare a farfugliare sui bastardi e sui lord? Pensavo avessimo chiuso con la questione dopo aver spaccato la terza bottiglia. I bastardi, ho scoperto, non possono essere in niente come i lord» disse Puck, issandosi con cautela abbastanza ritto da ruotare su se stesso e sedersi di fronte a suo fratello. Si spinse indietro le mani tra i capelli lunghi quasi fino alle spalle, così da poterseli infilare dietro le orecchie. «Vedi il mio nastro da qualche parte? Altrimenti continua a piovermi tutto negli occhi.» «Potrei suonare perché un domestico vada a chiamare Sidney. Possiede un paio di forbici, il che è più di quanto possa dire del tuo valletto.» «Blasfemia! Le signore non mi perdonerebbero mai. I capelli sono una parte necessaria del mio considerevole fascino, non lo sai? Se devo essere Puck, allora sarò Puck. Dispettoso. Uno spiritello, una magica creatura dei boschi.» «E non troppo sveglia.» «Ah! Lo dici tu. Ma lo stesso, molto attraente e virile, e decisamente più divertente. Il sogno di ogni fanciulla, anche se non ho molto tempo per le fanciulle. Richiedono così tanto corteggiamento, e una volta che le hai finalmente infilate in un letto non sanno quel che stanno facendo. Nel complesso, una spaventosa perdita di tempo.» Anche Beau si era rizzato a sedere e aveva posato la bottiglia di vino sul pavimento, accanto al tavolino posizionato tra i due divani, così da potersi massaggiare meglio la testa dolorante. «È così? Hai finito adesso? Perché ci sono delle volte che penso che non crescerai mai davvero. Sono partito e tu eri un bambino, e sono tornato trovandoti più vecchio, e tuttavia non più assennato.» 22


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