ROSEMARY ROGERS
La contessa ribelle
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Bride for a Night HQN Books © 2011 Rosemary Rogers Traduzione di Francesca Di Pietro/Grandi & Associati Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici Special luglio 2012 Questo volume è stato stampato nel giugno 2012 presso la Mondadori Printing S.p.A. stabilimento Nuova Stampa Mondadori - Cles (Tn) I GRANDI ROMANZI STORICI SPECIAL ISSN 1124 - 5379 Periodico mensile n. 163 del 25/07/2012 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 368 del 25/06/1994 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
1 Sloane Square non si trovava nel quartiere più raffinato di Londra, ma era rispettabile e situata comodamente vicino alle zone alla moda. Di regola era abitata da membri del bel mondo che restavano ai margini dell'alta società, o da coloro che preferivano evitare il trambusto che animava Mayfair. E poi c'era Mr. Silas Dobson. Proprietario della più grande dimora su un terreno d'angolo, Mr. Dobson era quello che veniva gentilmente definito un nuovo ricco. Oppure, meno amichevolmente, un arricchito maleducato che odorava di bottega nonostante un ingente patrimonio. Col tempo avrebbe potuto essere perdonato per la sgradita intrusione in mezzo a chi gli era superiore per nascita, se fosse stato disposto a scomparire silenziosamente sullo sfondo e ad accettare di rimanere al di sotto di coloro che erano legittimamente aristocratici. Silas, tuttavia, non era quel genere di uomo. Grande e grosso come un bue, con un torace prominente e il viso carnoso arrossato dal sole, era rumoroso e volgare come uno qualunque delle centinaia di uomini che lavoravano nei numerosi magazzini sparsi per la città. Inoltre, non mostrava alcun imbarazzo per essere strisciato fuori dai bassifondi facendo fortuna con il commercio. Il più giovane di dodici figli, aveva cominciato come scaricatore di porto, poi aveva investito in carichi ad alto rischio e infine aveva acquistato numerose proprietà che venivano affittate a prezzo 5
esorbitante a diverse compagnie di navigazione. Era uno spaccone privo di buone maniere, che era stato in grado di insultare quasi ciascun abitante di Sloane Square almeno una dozzina di volte negli ultimi dieci anni. E sebbene non fosse così stupido da credere di poter mai assomigliare a un gentiluomo, aveva intenzione di utilizzare la sua indecente ricchezza per inserire l'unica figlia nell'alta società. Un'impudenza che lo non aiutava ad accattivarsi la benevolenza dei membri del bel mondo. Naturalmente, le piume arruffate del ton si lisciavano un poco alla consapevolezza che, nonostante tutta la ricchezza e la boria di Dobson, non sarebbe riuscito a ottenere gran che dalla minuta figliola. Oh, lei era abbastanza graziosa, con grandi occhi color smeraldo e un viso perfettamente ovale con un naso fine e labbra carnose e rosate. Ma c'era qualcosa di piuttosto... rozzo nelle sue curve da zingara e nei ricci ribelli e corvini. La sua goffa mancanza di fascino, inoltre, le garantiva di rimanere a fare da tappezzeria. Dopotutto, c'erano sempre quei gentiluomini di nascita che erano notoriamente a corto di denaro. Essere un membro della nobiltà era un'occupazione costosa, soprattutto se si era un fratello minore senza il vantaggio di grandi proprietà per compensare il costo di essere alla moda. Con una dote di ben più di centomila sterline, Talia avrebbe dovuto essere portata via dalla fiera dei matrimoni alla sua prima Stagione, perfino con un padre maleducato che prometteva di essere un motivo di imbarazzo per il futuro genero. Ma quando un uomo aggiungeva il fatto che costei era un'intellettuale che riusciva a stento a pronunciare una parola in pubblico, per non parlare di conquistare un gentiluomo con esperti amoreggiamenti, il tutto cospirava a fare di Talia un oggetto di divertita pietà, da evitare come la peste. I membri dell'alta società godevano del suo fallimento. Si 6
dicevano compiaciuti che sarebbe stato un duro colpo per l'odioso Mr. Dobson e un esempio per altri intrusi che pensavano di potersi comprare un posto nell'aristocrazia. Forse non sarebbero stati così compiaciuti se avessero conosciuto Silas Dobson come lo conosceva Talia. Il figlio di un semplice macellaio non si procura un piccolo impero finanziario se non possiede la sfrenata determinazione a superare qualunque ostacolo. A ogni costo. Ben consapevole della volontà di ferro di Silas Dobson, Talia tremava al suono della voce potente del padre quando echeggiava attraverso le stanze a volta dell'elegante casa. «Talia. Talia, rispondimi. Dannazione, dov'è la bambina?» Si udì il rumore smorzato dei servitori che si precipitavano a fornire al padrone di casa l'informazione che desiderava, e con un sospiro Talia mise via il libro sulla Cina su cui stava studiando e lanciò una dolente occhiata al suo temporaneo rifugio di pace. Le finestre ad arco si affacciavano sul roseto e una fontana di marmo sfavillava alla luce del sole della fine di maggio. Pesanti scaffali pieni di libri rilegati in pelle erano allineati lungo le pareti, e l'alto soffitto a volta recava un dipinto con l'immagine di Apollo sul suo carro. A un'estremità una scrivania in noce era sistemata vicino al caminetto di marmo scolpito che era fiancheggiato da due seggiole in pelle. Il pavimento era coperto da un tappeto orientale che risplendeva di un intenso rosso cremisi e blu zaffiro. Era una bellissima biblioteca. Alzandosi da una delle seggiole, Talia si lisciò con le mani la gonna verde-azzurro del suo semplice vestito di mussola, desiderando di avere indosso uno degli abiti di pura seta che il padre preferiva. In realtà non avrebbe mai apprezzato il suo aspetto, riconobbe con disappunto. La delusione di Silas per non aver avuto un figlio ed erede maschio era superata soltanto dalla delusione di possedere una figlia che assomigliava più a una zingara che a una delle 7
eleganti debuttanti bionde che adornavano le sale da ballo di Londra. Preparata a ricevere l'ingresso del padre, Talia riuscì a non indietreggiare quando questi spalancò con forza la porta della biblioteca e la osservò con sguardo torvo e impaziente. «Avrei dovuto sapere che ti avrei trovata a sprecare la giornata a nasconderti in mezzo a questi dannati libri.» Il suo sguardo di disapprovazione si posò sull'abito semplice e l'assenza di gioielli. «Perché mai ho speso una fortuna per la tua eleganza se non perché tu ti possa agghindare come le altre sciocche ragazze?» «Non vi ho mai chiesto di spendere denaro per i miei abiti» gli ricordò sommessamente. Lui sbuffò. «Oh, certo, suppongo che prima o poi andrai in giro vestita da domestica, così tutta la società penserà che sono troppo spilorcio per provvedere adeguatamente alla mia unica figlia.» «Non è quello che intendevo.» Con passo pesante, Silas andò accanto alla scrivania, con il volto più arrossato del solito, come se il fazzoletto bianco legato attorno al suo collo tozzo lo stesse soffocando. Talia si sentì improvvisamente a disagio. Il padre permetteva al suo cameriere personale di infilarlo a fatica dentro quella particolare giacca grigia confezionata su misura con il panciotto a strisce bordeaux soltanto quando intendeva mescolarsi alla società invece che dedicare la giornata agli affari. Un avvenimento raro, che terminava solitamente con il padre di pessimo umore e diversi aristocratici che minacciavano di liberare il mondo dall'esistenza di Silas Dobson. «Non è sufficiente che tu mi metta in imbarazzo con le tue maniere goffe e la tua stupida balbuzie?» ringhiò, versandosi una generosa dose di brandy da una caraffa di cristallo. Talia abbassò la testa, con una familiare sensazione di fallimento che le afferrava la bocca dello stomaco. «Ho fatto del mio meglio.» «Oh, certo, ed è per questo che sei qui da sola in questa 8
bella giornata mentre le tue amiche stanno partecipando a un pranzo all'aperto a Wimbledon?» «Non sono mie amiche, e mi sarebbe difficile partecipare a un pranzo al quale non sono stata invitata.» «Vuoi dire che sei stata esclusa?» disse il padre con voce stridula. «Per Dio, Lord Morrilton mi sentirà.» «No, padre.» Talia sollevò la testa con orrore. Era abbastanza triste venire ignorata quando era costretta a prendere parte agli eventi a cui era invitata. Non avrebbe potuto sopportare di essere motivo di risentimento. «Io vi ho avvertito, ma non mi avete voluto dare ascolto. Non potete comprarmi un posto in società, non importa quanto denaro spendete.» La rabbia scomparve improvvisamente dal volto del padre, per lasciare il posto a un sorriso compiaciuto. «In questo ti sbagli.» «Che cosa volete dire?» «Sono appena tornato da un incontro molto soddisfacente con Mr. Richardson, il fratello minore del Conte di Ashcombe.» Talia riconobbe il nome, naturalmente. Un bellissimo gentiluomo con capelli castani e occhi chiari, che possedeva un fascino ribelle e un talento per scandalizzare la società con i suoi scherzi eccessivi e la nota passione per il gioco d'azzardo. Aveva anche la cattiva fama di essere fortemente indebitato. Guardando la cosa dall'esterno, Talia aveva concluso che il comportamento sregolato del gentiluomo fosse un risultato dell'essere così strettamente imparentato con Lord Ashcombe. A differenza del fratello più giovane, Ashcombe era più che abbastanza bello. In realtà, era... mozzafiato. Aveva i capelli di un biondo chiarissimo che luccicavano come il raso alla luce delle candele, e i suoi lineamenti erano così perfettamente scolpiti che sembrava un dio più che un semplice uomo. Aveva gli zigomi alti e nitidamente cesellati, il naso sottile e arrogante, le labbra carnose in modo sor9
prendente. I suoi occhi... Talia fu percorsa da un delicato fremito. I suoi occhi erano di un pallido color argento orlato di nero. Potevano rifulgere di fredda intelligenza o infiammarsi con spaventosa violenza. Infine il suo corpo era vigoroso e possente. Aveva modi gentili, potere e astuzia tutti combinati assieme, e sebbene facesse raramente la sua apparizione ai ricevimenti, era quasi venerato dall'alta società. Come poteva Harry non sentirsi destinato a restare per sempre all'ombra di un tale uomo? Sembrava del tutto naturale che si ribellasse in qualsiasi modo possibile. Consapevole che il padre stava aspettando una risposta, Talia si schiarì la gola. «Davvero?» «Ebbene, non restare lì seduta a bocca aperta come una trota.» L'anziano uomo fece un cenno con la mano tozza. «Chiama quel cameriere con il viso affilato e digli di portare una bottiglia di quell'intruglio francese che mi è costato una maledetta fortuna.» Sentendo un brivido di premonizione scenderle giù per la spina dorsale, Talia tirò distrattamente il cordone del campanello vicino al caminetto, senza abbandonare con lo sguardo il sogghigno compiaciuto sul volto del padre. «Padre, che avete fatto?» «Ti ho procurato un posto in quella società con le chiappe strette, proprio come avevo detto che avrei fatto.» Il suo sorriso si allargò. «Un posto che non potranno ignorare.» Talia si lasciò cadere sul bordo della seggiola più vicina, in preda a una crescente sensazione di terrore. «Santo cielo» sospirò. «Puoi ringraziare me, non l'Onnipotente. Lui non sarebbe mai stato in grado di realizzare il miracolo che ho portato a termine davanti a una bistecca di manzo e una bottiglia di borgogna.» Talia si inumidì le labbra, cercando di controllare l'agita10
zione crescente. Forse le cose non erano brutte come temeva. «Suppongo che foste nel vostro circolo?» «Sì.» Silas fece una smorfia. «Bastardi. È niente meno che una rapina a viso scoperto pretendere che io paghi soltanto per essere ammesso alla presenza di quegli idioti noiosi che si credono al di sopra di noi gente onesta.» «Se li trovate così repellenti, non riesco a capire perché vi siete preso il disturbo di entrare nel circolo.» «Per te, sciocchina. Tua madre, pace all'anima sua, voleva vederti rispettabilmente sistemata, ed è quello che intendo fare. Anche se tu non rendi le cose facili.» Il padre guardò i ricci che le scappavano sulla nuca dalla crocchia ordinata, poi la polvere che le rovinava il vestito per essersi arrampicata tra gli scaffali. «Ho assunto l'istitutrice più costosa e una dozzina di altri precettori che avevano promesso di prepararti per l'alta società, e che cosa ho ottenuto? Una persona goffa e priva del minimo apprezzamento per tutto quello che ho sacrificato.» Talia esitò, incapace di negare le accuse del padre. Aveva pagato un'enorme quantità di denaro nel tentativo di fare di lei una signora di alto rango. Non era colpa di Silas se la figlia era priva delle qualità che erano proprie di una debuttante. Non sapeva suonare il pianoforte. Non sapeva dipingere o ricamare ad ago. Aveva imparato i passi dei vari balli, ma non sembrava in grado di eseguirli senza inciampare nei suoi stessi piedi. E non era mai stata capace di imparare l'arte dell'amoreggiare. Tutti questi fallimenti avrebbero potuto essere perdonati se avesse posseduto il buonsenso di nascere bellissima. Si intrecciò le dita in grembo. «Apprezzo davvero i vostri sforzi, padre, ma credo che la mamma avrebbe desiderato la mia felicità.» «Tu non capisci nulla» disse il padre bruscamente. «Sei una sciocca marmocchia che ha trascorso troppo tempo con la testa ficcata dentro i libri. Avevo detto all'istitutrice di non 11
permetterti di leggere quella poesia ingannevole. Ti ha rovinato il cervello.» Si interruppe per lanciarle una dura occhiata di ammonimento. «Per fortuna, io so che cos'è meglio per te.» «Ovvero?» «Sposare Mr. Harry Richardson.» La stanza si oscurò brevemente, ma Talia lottò con forza contro l'impulso a svenire. Il deliquio non sarebbe servito a influenzare il padre. Forse nulla sarebbe servito. Ma doveva provare. «No» sussurrò debolmente. «Vi prego, no.» Silas aggrottò le sopracciglia di fronte alle lacrime che le brillavano negli occhi. «Qual è il tuo problema, dannazione?» Talia si alzò in piedi. «Non posso sposare uno sconosciuto.» «Che cosa intendi con sconosciuto? Ti è stato presentato, non è vero?» «Presentato, sì» convenne Talia, che avrebbe scommesso la sua considerevole fortuna che Harry Richardson non sarebbe stato in grado di riconoscerla in mezzo a una folla. Di certo non si era mai preoccupato di accorgersi di lei fin dalla loro breve presentazione durante la sua prima Stagione. «Ma abbiamo scambiato a malapena qualche parola.» «Bah, la gente non si sposa per le chiacchiere che fa in sala da ballo. Un uomo cerca una femmina che sia in grado di procurargli un carico di marmocchi...» «Padre!» Silas sbuffò, e strinse gli occhi. «Non fare la signora con me. Conosco il mondo abbastanza per chiamare le cose con il loro nome. Un uomo ha bisogno di una moglie per una cosa sola, mentre una donna ha bisogno di un uomo che possa procurarle una casa e un po' di soldi da spendere per renderla felice.» L'angoscia si impadronì nuovamente di Talia, che fece un profondo respiro, premendosi una mano sul cuore che batte12
va all'impazzata. Santo cielo, doveva interrompere quella follia. «Allora temo che abbiate fatto una scelta sfortunata» riuscì a mormorare. «Da quello che ho sentito, Mr. Richardson è un giocatore d'azzardo incauto e un...» Le parole le morirono sulle labbra. «Un?» la rimbeccò il padre. Si voltò per passeggiare sul tappeto, restia ad ammettere che utilizzava spesso la sua posizione di dama da tappezzeria per origliare gli ultimi pettegolezzi. Era difficile spiegare in che modo sapesse che Harry Richardson era un libertino che manteneva una serie di amanti bellissime e terribilmente costose. «E un gentiluomo incapace di procurare alla propria moglie una casa o soldi da spendere» disse invece. Silas alzò le spalle, evidentemente desideroso di passare sopra alle colpe del potenziale genero a condizione che fornisse il necessario lignaggio ai suoi nipoti. «Per questo l'ho informato che userò una parte della tua dote per acquistare un'abitazione adeguata a Mayfair e per mettere da parte una rendita per te.» Fece con intenzione una pausa. «Ecco, adesso non puoi dire che non ho fatto del mio meglio per te.» Meglio? Talia si voltò bruscamente per incontrare lo sguardo truce e belligerante del padre, sentendosi bruciare dalla rabbia per quelle ridicole parole. Era abbastanza triste che Silas fosse disposto a sacrificarla per soddisfare la sua sete frustrata di consenso sociale. Ma nascondersi dietro la scusa che il suo unico pensiero fosse per lei era inaccettabile. «Perché avete scelto un figlio minore? Credevo che foste determinato a farmi sposare un titolato.» «Dopo aver aspettato per tre Stagioni che fossi all'altezza di un gentiluomo, ho accettato di aver puntato troppo in alto.» Scolò il brandy, facendo scivolare lo sguardo dal viso 13
troppo pallido della figlia alla punta dei suoi stivali. «Proprio come quando volevo vendere quel ronzino malandato la primavera scorsa. Un uomo deve sopportare qualche perdita occasionale quando deve fare uno scambio.» Talia indietreggiò. Il padre era sempre disposto a calpestare l'orgoglio e i sentimenti della figlia per costringerla a eseguire i suoi ordini, ma di rado era tanto crudele. «Io non sono un ronzino da scambiare.» Silas strinse la mascella con determinazione. «No, tu sei una giovane donna che ha davvero una sensibilità eccessiva considerando che sei prossima a restare fuori dal gioco.» «Sarebbe una tale tragedia?» chiese debolmente. «Non essere stupida, Talia» urlò il padre, sollevando lo sguardo con espressione irrequieta. «Non mi sono procurato una fortuna solo per farla finire nelle mani di qualche stupido nipote quando tirerò le cuoia.» Allontanandosi dalla scrivania, puntò un dito contro la figlia. «Tu farai il tuo dovere e mi darai un nipote che sarà carne della mia carne e sangue del mio sangue. Andrà a Oxford e, con il tempo, diventerà un membro del Parlamento. Magari diventerà perfino Primo Ministro.» Un sorriso di autocompiacimento gli increspò le labbra. «Non male per il nipote di un macellaio.» «Sono sorpresa che non abbiate chiesto un trono» mormorò prima di riuscire a fermare le parole. «Avrei potuto farlo se tu non avessi dimostrato di essere un tale fallimento.» Silas si voltò per andare con passo pesante verso la porta, avendo chiaramente terminato la conversazione. Aveva preso la sua decisione e adesso si aspettava che Talia obbedisse ai suoi ordini senza protestare. «Il matrimonio sarà celebrato alla fine di giugno.» «Padre...» «E, Talia, ti assicurerai che sia l'evento sociale più importante della Stagione» disse, sovrapponendosi alla sua debole supplica e lanciandole uno sguardo ammonitore sopra le spalle. «Oppure farai i bagagli e andrai a stare da zia Penelope nello Yorkshire.» 14
A Talia si serrò lo stomaco sentendo la dura minaccia del padre. Penelope Dobson era la sorella maggiore del padre. Una zitella inacidita che dedicava la vita alle incessanti preghiere e a procurare sofferenza agli altri. Dopo la morte della madre, Talia aveva trascorso quasi un anno nel cottage decrepito della zia, trattata poco meglio di una serva non pagata a cui veniva permesso raramente di uscire dalle sue minuscole stanze. Quello sarebbe stato sopportabile se l'orrida donna non si fosse dilettata a picchiare Talia con una frusta per cavalli per la minima trasgressione alle sue rigide regole. Il padre era ben consapevole che si sarebbe gettata nel Tamigi piuttosto che venire imprigionata ancora una volta nello Yorkshire. Che il cielo la aiutasse.
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