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VICKY DREILING

Maestro di passione


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: How to Ravish a Rake Grand Central Publishing - Forever © 2012 Vicky Dreiling This edition published by arrangement with Grand Central Publishing, New York, New York, USA. All right reserved. Traduzione di Teresa Rossi Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici Special novembre 2013 Questo volume è stato stampato nell'ottobre 2013 presso ELCOGRAF S.p.A. stabilimento di Cles (TN) I GRANDI ROMANZI STORICI SPECIAL ISSN 1124 - 5379 Periodico mensile n. 182 del 6/11/2013 Direttore responsabile: Stefano Blaco Registrazione Tribunale di Milano n. 368 del 25/06/1994 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


1 Londra, 1818 Probabilmente quella Stagione sarebbe stata l'ultima, per lei. L'orchestra suonava una danza vivace mentre Amy Hardwick seguiva la sua amica Georgette attraverso l'affollato salone da ballo dei Baresford. Il ritmo le pulsò nelle vene mentre camminava a tempo con la musica. Il calore del salone pieno di ospiti accentuava l'aroma fruttato delle numerose piante di arancio in vaso. Ghirlande d'edera ornavano due colonne ioniche e la mensola dorata del caminetto. Ovunque Amy guardasse, signore in diafani abiti chiari fluttuavano per il salone come farfalle. Per lei quella Stagione rappresentava un'ultima occasione per sbocciare... per fiorire... per essere allegra e spensierata. Un'occasione per liberarsi dei suoi dubbi e del suo senso d'inferiorità. Un'occasione per ballare, scherzare in modo arguto e sorridere senza riserve. Per essere la donna che aveva sempre sognato di diventare. Scansò un valletto in parrucca incipriata che portava un vassoio e si affrettò per raggiungere l'amica. Mentre si aprivano la strada fra i numerosi capannelli, Amy ricordò la prima volta in cui era entrata in quel salone, a diciassette anni. Quella sera aveva la testa piena 5


del sogno infantile di essere la reginetta del ballo, ma era stata intimidita perché non conosceva nessuno. Al confronto di tutte le altre dame in abiti sofisticati si era sentita come un topolino di campagna. Il semplice vestito bianco le pendeva come un sacco sul corpo scarno, perché era stata troppo nervosa per mangiare adeguatamente nelle due settimane precedenti il suo debutto. Era rimasta seduta fra le sfortunate ragazze che facevano da tappezzeria, osservando la gaiezza generale e continuando a sperare, ma non un solo gentiluomo le aveva chiesto di ballare. Un'unica volta, negli anni seguenti, qualcuno l'aveva invitata. Cinque deludenti Stagioni più tardi aveva ridotto di molto le sue aspettative. Le donne scialbe, timide, come lei non attiravano l'attenzione degli uomini. Ma quell'anno Amy intendeva liberarsi dalla sua reputazione di fanciulla quietamente invisibile. Sollevò il mento e raddrizzò la schiena, anche se immaginava che questo la facesse somigliare a una giraffa. Lanciò un'occhiata a Georgette desiderando di essere minuta e graziosa come lei. «Oh, guarda, ecco Sally con qualcuna delle altre» disse Georgette. «Vengono da questa parte.» Amy le riconobbe. Sally, Catherine, Charlotte e Priscilla sembravano tutte eccitate. Senza dubbio avevano dei pettegolezzi da riferire. Sally le raggiunse per prima e guardò l'abito bianco di Amy con un misto di stupore e reverenza. «Sembri una dea.» Amy arrossì all'assurda esagerazione dell'amica. Si aspettava che le altre cambiassero rapidamente argomento, ma Charlotte palpò il tessuto della sua gonna. «È crêpe» constatò con un tocco di ammirazione nella voce. «I 6


nastri color smeraldo che fluttuano dalle spalle sono favolosi.» «Voltati» disse Catherine. «Adagio, per favore.» Georgette sorrise e fece roteare un dito, suggerendo il movimento ad Amy. Respirando a fondo lei si voltò lentamente... accompagnata da un sussulto collettivo. «È bellissimo... e anche di più» ansimò Charlotte. «Le rose di seta rossa sono sorprendenti» commentò Catherine. «Che idea originale metterle sul didietro del vestito. Ovunque tu vada gli altri saranno costretti a seguirti con gli occhi.» Amy abbassò lo sguardo e mormorò un ringraziamento. Era un po' intimidita, ma anche segretamente compiaciuta delle loro lodi. «Devi dirci chi è la sarta che ha creato questo modello» intervenne Priscilla. «Devo assolutamente avere qualcosa di altrettanto bello.» «Sono d'accordo» aggiunse Catherine. «Il tuo abito farà furore.» Georgette scoccò ad Amy uno sguardo eloquente. «Lo dici tu o lo dico io?» Ancora una volta Amy arrossì. «Confesso che l'ho disegnato io per una sartina locale, a casa.» Le altre ragazze, a eccezione di Georgette, la fissarono meravigliate. «L'hai disegnato tu?» chiese Charlotte in tono stupito. Amy annuì. «Mi è sempre piaciuto disegnare. È un piacevole passatempo.» Catherine la fissò a bocca aperta. «Georgette, Amy ha idea di quanto sia dotata di talento?» «No, è troppo modesta» rispose lei. «I suoi talenti vanno oltre il semplice disegno. Amy ha occhio anche per i tessuti e gli ornamenti. A me non sarebbe mai venuto in mente di mettere le rose sul didietro del vestito.» 7


Un tempo Amy aveva avuto ben poche conoscenze in fatto di moda, ma due anni prima aveva fatto amicizia con Georgette e Julianne e ne aveva chiesto i consigli. Facendo acquisti con loro, la primavera scorsa, aveva ricevuto dei suggerimenti da una delle più importanti creatrici di moda di Londra. Aveva posto a Madame Dupont molte domande su stoffe, pizzi e nastri. La sarta l'aveva presa a benvolere e le aveva suggerito quali colori le donavano. Le aveva anche dimostrato, con l'aiuto degli spilli, come un abito perfettamente su misura facesse un'enorme differenza nel modo in cui valorizzava la sua figura. Quando Amy si era guardata nel lungo specchio aveva sussultato. Il bellissimo abito l'aveva trasformata da una ragazza insignificante, destinata a fare da tappezzeria, in una signora elegante. In quel momento aveva visto la possibilità di cambiare il modo in cui vedeva se stessa e il modo in cui gli altri la percepivano. Mentre aveva sempre ritenuto che la bellezza interiore fosse la cosa più importante, aveva imparato a sue spese che tutti, e in particolare le donne, venivano giudicati dalle apparenze. «Ma da dove viene tutto questo talento?» chiese Sally. «Ho studiato le mode più recenti su La Belle Assemblée, e poi ho cominciato a immaginare abiti da passeggio e da ballo. Un giorno, l'estate scorsa, ho provato a disegnarli, per divertimento.» «Oh, santo cielo è davvero stupefacente!» commentò Charlotte. «Hai preso lezioni di disegno, quando eri più giovane?» Amy annuì. «La mia governante mi ha incoraggiata.» Dopo aver visto i suoi disegni e i suoi acquerelli i genitori avevano apprezzato i risultati. Amy aveva gradito i loro complimenti, ma non vi aveva dato importanza, 8


pensando che non potevano certo essere obiettivi. Sfogliando dei figurini di moda, però, si era resa conto che i suoi modelli erano unici. Poche settimane prima di partire per Londra con Georgette aveva chiesto a una sarta locale di realizzare qualcuno dei suoi modelli. La sarta era rimasta colpita e le aveva detto che possedeva un singolare talento. Quando poi aveva mostrato i disegni a Georgette, la sua amica era rimasta letteralmente stupefatta. Amy non avrebbe mai dimenticato le sue parole. I tuoi modelli fanno vergognare qualunque figurino di moda io abbia mai visto. Poi le aveva chiesto di disegnare un abito da ballo speciale per lei. «Amy, mi piacerebbe vedere i tuoi schizzi, un giorno, se sei disposta a mostrarmeli» disse Sally. «Naturalmente» rispose lei. «Mi interessa la tua opinione.» Georgette sorrise, mostrando le fossette, mentre le bisbigliava: «Sapevo che saresti diventata popolare quest'anno». Amy giudicò piuttosto eccessive le parole dell'amica, ma era contenta che le altre avessero ammirato il suo abito. Non sarebbe mai stata bella, ma poteva vestirsi elegantemente. Catherine guardò la folla e sussultò. «C'è il Diavolo.» Amy scambiò un'occhiata con Georgette. I giornali scandalistici avevano attribuito quel nomignolo a Mr. William Darcett, e senza dubbio lui si era guadagnato quella reputazione. Amy fece del suo meglio per mantenere un'espressione neutra, ma non gradiva la notizia che il Diavolo Darcett fosse presente. Lo aveva conosciuto al matrimonio della sua amica Julianne, l'estate scorsa, e preferiva dimenticare quell'umiliante incontro. Charlotte si strinse le mani sul cuore e sospirò. «È co9


sì bello che credo avrò uno svenimento.» Amy alzò gli occhi al cielo. Perché le donne erano così stupidamente attratte dai libertini? «Sono decisa a civettare con lui» dichiarò Catherine. Priscilla sorrise con malizia. «No, se io lo raggiungo prima.» Si raccolse le gonne e si allontanò. Le altre risero e la seguirono. Quando Sally esitò, Amy sospirò esasperata. «Sally, non unirti al gregge. Charlotte e le altre faranno la figura delle sciocche, ma tu hai più buonsenso.» Sally rise. «Devi ammettere che è splendido.» «È noto per le sue puntate sconsiderate al gioco e per le sue feste selvagge» intervenne Georgette. «Ma, Amy, non puoi negare che sia eccezionalmente attraente.» «Il suo aspetto non ha importanza» ribatté Amy. «È un poco di buono indolente che passa tutto il tempo nel vizio e nella depravazione.» Sally accennò alle amiche di avvicinarsi. «Ho sentito che può convincere una signora a sfilarsi la biancheria in cinque minuti netti» bisbigliò. «Una signora di discutibile virtù, intendi dire» osservò Amy. Sally si alzò in punta di piedi e scrutò la sala. «Julianne sta venendo da questa parte.» Julianne appariva snella come sempre, benché avesse dato alla luce la sua prima figlia solo due mesi prima. «Sei radiosa» osservò Amy baciandola sulle guance. «Grazie. Ma guardati, Amy! Tutti parlano del tuo elegante abito» disse Julianne. «Mi piace tantissimo.» Si chinò più vicino e sussurrò: «Questo sarà il tuo anno». Amy la guardò negli occhi e osò sperare che le parole dell'amica si sarebbero avverate. «Mi sei mancata.» Julianne sorrise. «Anche voi tutte mi siete mancate. Ci siamo tanto divertite la scorsa Stagione! Mio marito 10


non mi permette mai di dimenticare tutti i problemi che ho causato. È ancora sospettoso nei vostri confronti e ritiene che mi abbiate influenzata... specialmente tu, Amy.» «Io?» Lei rise. «Ho sempre cercato di consigliare la prudenza a tutte voi.» Julianne sorrise, maliziosa. «È convinto che tu abbia istigato le trame peggiori, nascondendoti dietro la tua apparenza tranquilla.» Anche Georgette sorrise. «Amy, tu hai spesso negli occhi un'espressione come se gli ingranaggi nella tua testa vorticassero instancabili.» «Non è vero!» protestò lei. Sally scosse la testa. «Sì, Amy, è vero. Mentre tutti chiacchierano come scimmie, tu hai l'aria di macchinare qualcosa.» «Io non macchino. Penso.» «Questo è un eufemismo se mai ne ho sentito uno» affermò Georgette. Julianne e Sally scoppiarono a ridere. «Amy, è meglio che ti prepari perché tutti vogliono il nome della tua stilista» disse Julianne. «Charlotte mi ha detto che hai fatto confezionare il vestito da una sarta locale, su tuo disegno.» «È vero» confermò Amy. Julianne sorrise. «Credo che dovresti mostrare i tuoi schizzi a Madame Dupont. Ne sarebbe molto colpita. Forse ne realizzerebbe perfino qualcuno. Potremmo riunire un gruppo di signore ad Ashdown House ed esibire i tuoi disegni.» «È una magnifica idea» approvò Georgette. «Ti piacerebbe, Amy?» Lei provò un fremito di eccitazione. Era fiera dei suoi modelli, e quella sera aveva ricevuto conferma del suo 11


talento. L'idea che altre signore ammirassero, e magari indossassero, le sue creazioni le faceva battere forte il cuore. Per tutti gli anni in cui era rimasta seduta a fare da tappezzeria si era sentita inferiore alle ragazze più belle. Aveva pensato di non potersi mai misurare con loro, ma aveva fiducia nei suoi modelli e voleva condividerli con le altre. «Sì» disse, emozionata. «È la cosa che mi piacerebbe più di tutto, se Madame Dupont è disponibile.» «Se gli altri tuoi schizzi sono unici come l'abito che indossi, so che sarà interessata» asserì Julianne. «In una sola serata sei diventata la creatrice di moda più amata della società.» «I suoi modelli sono davvero eccezionali» dichiarò Georgette. «Allora è deciso. Andiamo al negozio di Madame Dupont giovedì» propose Julianne. «Amy, porta i tuoi schizzi.» «Sono impaziente di vedere tua figlia» disse Amy. «Sono sicura che è bellissima.» Julianne rise. «A sentire mio marito è la lady calva più bella di Londra.» Julianne si allontanò per raggiungere il consorte. Subito dopo comparvero Lord Beaufort e Mr. Portfrey. Amy abbassò gli occhi, cercando disperatamente qualcosa di interessante da dire. Ma il suo cervello era paralizzato, come sempre quando si trovava sotto pressione. «Miss Shepherd, se non siete già impegnata, mi vorreste concedere l'onore del prossimo ballo?» chiese Mr. Portfrey. «Sì, grazie» rispose Sally. Ormai il cuore di Amy martellava. Sapeva che cosa stava per succedere e cercò di costringersi ad alzare gli occhi, ma inutilmente. Temeva che il lieve panico che 12


l'aveva investita le si leggesse in viso. «Lady Georgette, acconsentite a danzare con me?» chiese Beaufort. Amy aveva il viso bruciante. Tutte le sue speranze che quella Stagione sarebbe stata diversa si erano frantumate come vetro. Rimpianse di non essere rimasta a casa. Perché aveva pensato che qualcosa sarebbe cambiato? «Oh, grazie, Lord Beaufort, ma forse potremmo chiacchierare un po', invece» disse Georgette. Le sue intenzioni erano buone, tuttavia Lord Beaufort conosceva senza dubbio il motivo della sua richiesta, e questo non faceva che rendere peggiore l'umiliazione di Amy. Non poté sopportarlo. Con tutta la forza d'animo che possedeva si costrinse a sollevare il mento. Fece del suo meglio per simulare noncuranza, ma non poté controllare il rossore che senza dubbio le chiazzava le guance. «Andate, vi prego. C'è una persona che desidero vedere» disse. Prima che Georgette potesse rispondere, Amy accennò una rapida riverenza e si allontanò. Aprì il ventaglio mentre costeggiava il perimetro della sala, lanciando occhiate alla folla nella speranza di vedere qualcuno che conosceva. In quel momento si sentiva imbarazzata come lo era stata a diciassette anni. Avvicinandosi alle sedie dove spettegolavano le dame più mature, vide i volti familiari delle sue amiche di più vecchia data. Eugenia, Bernice e Cecile osservavano i ballerini con palese invidia. Amy sapeva anche troppo bene che cosa provavano. Ricordò come si erano spesso scambiate divertenti commenti sulla buona società, ridendo e definendosi le belle invisibili. La tentazione era forte. Voleva vedere le sue amiche. 13


Voleva sedersi in un posto sicuro dove nessuno l'avrebbe ignorata preferendo ragazze più graziose. Un posto che sentiva come suo. Fece un passo in quella direzione, e la paura le tolse il respiro. Se si avventurava nelle file delle dame destinate a fare da tappezzeria, sapeva che non avrebbe mai avuto il coraggio di andarsene. Respirando a fondo, si voltò e si costrinse a cambiare direzione. Per quanto fosse difficile per lei, era decisa a vincere la maledizione della sua timidezza. Aveva sempre trovato imbarazzante conversare in gruppi numerosi, ma più diventava ansiosa, più trovava quasi impossibile pensare, e meno che mai parlare. Ciò di cui aveva bisogno erano pochi minuti per ritrovare la calma. Pensò di andare nel salottino annesso ai servizi, ma non voleva affrontare la folla di signore che vi avrebbe trovato. Invece sarebbe scesa nei giardini per prendere un po' d'aria. La brezza le avrebbe rinfrescato rapidamente il viso accaldato. Uscita dal salone da ballo, attraversò la folla sul ballatoio. Avvicinandosi alle scale notò un gentiluomo alto, dai capelli neri, che parlava con una signora dalle guance dipinte. Qualcosa in lui le parve familiare. Quando l'uomo si appoggiò all'indietro contro la balaustra, Amy trasalì. Era il Diavolo Darcett. E l'ultima persona che avrebbe voluto incontrare quella sera. Si affrettò a scendere le scale prima che lui la notasse. Raggiunto il pavimento di marmo dell'atrio girò a destra e percorse un corridoio buio e deserto, sperando di trovare la strada per uscire in giardino. Passò la mano sulla parete per guidarsi nell'oscurità. Poi s'imbatté in una porta socchiusa. La stanza in penombra l'attirò. Guardò a destra e a sinistra, ma non c'era nessuno. Riprometten14


dosi di restare solo pochi minuti scivolò dentro e chiuse la porta. Benché gli oggetti nella stanza restassero indistinti, riuscì a scorgere degli alti scaffali lungo una parete. Evidentemente era nella biblioteca di Lord Baresford. Attraversò il folto tappeto, si lasciò cadere su un sofà e si premette la mano sul seno mentre aspettava che i battiti del cuore si calmassero. Grazie al cielo Darcett non l'aveva vista. Sapeva che l'avrebbe canzonata spietatamente, proprio come aveva fatto l'anno precedente. Respirò a fondo, sollevata dall'essergli sfuggita. Si chiese per quanto tempo avrebbe dovuto restare là prima di tornare nel salone da ballo. Per quanto si sforzasse, non sarebbe mai stata capace di avvicinare un gruppo e unirsi alla conversazione. Rimaneva paralizzata quando gli altri parlavano tutti assieme. Spesso passava ore in camera sua perché aveva bisogno di restare da sola per pensare. Sospirò chiedendosi se aveva commesso un errore andando a Londra. Sapeva che i suoi genitori non condividevano il suo amore per la città, ma suo padre aveva insistito che Amy meritava un'altra Stagione nella capitale. Lei aveva pensato a tutti gli anni in cui aveva fallito miseramente. I suoi meravigliosi genitori avrebbero fatto qualunque cosa per lei, ma non poteva sopportare di deluderli di nuovo. Aveva detto che non aveva alcun desiderio di andare a Londra e ne aveva informato le sue amiche. Poi un giorno aveva ricevuto una lettera da Georgette che la supplicava di passare la Stagione con lei. Georgette aveva scritto di aver desiderato per tutto l'inverno di rivederla e che sarebbe stata triste senza di lei. Per la verità Amy aveva avuto una grande nostalgia di Georgette e Julianne. Aveva letto e riletto le loro lettere, ricordando 15


le loro avventure degli ultimi due anni. Dopo molte riflessioni aveva deciso di accettare l'invito di Georgette, ma nel mese precedente al viaggio era sorta una complicazione che la turbava ancora. Un leggero colpetto la riscosse dalle sue riflessioni. Quando la porta si aprì, trasalì. Con suo orrore, un uomo entrò. Nel buio Amy non poté distinguere i suoi lineamenti. «Alicia? Pensavo che sareste andata prima ai servizi» disse lui chiudendo la porta. Oh, buon Dio. Conosceva quella voce. Era il Diavolo in persona. Ed era andato là con uno scopo preciso. «Donna sbagliata» disse. Il risolino basso di Darcett la irritò. Lui attraversò il tappeto, si sedette accanto a lei e allungò le gambe. «Rossa? Questo è un piacere inaspettato.» Maledizione. Aveva riconosciuto la sua voce. «Il mio nome è Miss Hardwick, e il piacere è tutto vostro, ve l'assicuro. Ora, se volete scusarmi, devo andare via.» «Non così in fretta. Perché vi nascondete qui?» «Non mi nascondo.» Darcett si chinò più vicino, minacciando il suo equilibrio mentale. Il suo profumo, qualcosa che non riuscì a identificare, penetrò in lei come un pericoloso elisir. Era così vicino che poteva udire il suono del suo respiro. Il viso era in ombra, ma Amy sentì che la osservava come se lui fosse il predatore e lei la preda. «O vi nascondete, o aspettate qualcuno. Qual è la risposta giusta?» chiese lui. Amy non gli doveva alcuna spiegazione. «Il motivo per cui sono qui non vi riguarda.» «Prometto di non rivelare il vostro segreto» ridacchiò Darcett, complice. 16


«Potete andare al diavolo» replicò lei. «Avete un bel caratterino, eh? Sto solo scherzando.» «Ne ho avuto più che abbastanza dei vostri scherzi al matrimonio di vostro fratello» brontolò Amy. «Siete ancora arrabbiata? È passato quasi un anno.» Sua madre l'aveva spesso avvertita sulle conseguenze di avere la memoria lunga, ma Amy non aveva alcuna intenzione di perdonare il mascalzone che l'aveva messa in imbarazzo. «Mi avete rovesciato addosso il punch.» Non avrebbe mai dimenticato il modo in cui il punch fresco si era insinuato nel suo corpetto. Tutti l'avevano guardata. «Se foste un gentiluomo non avreste accennato a quell'incidente.» «Ah, ma io sono il Diavolo, e se ben ricordo siete stata voi a urtare me.» Darcett fece una pausa, poi aggiunse: «E in realtà ho cercato di scusarmi». «Ci avete scherzato sopra» l'accusò Amy. «Pensavo che se ne avessimo riso entrambi sareste stata meno in imbarazzo.» A quel tempo, Amy aveva pensato che volesse prendersi gioco di lei, ma ora questo non aveva importanza. Non poteva restare sola in una stanza buia con un noto libertino. «Vorrei dire che è stato un piacere, però non amo mentire. Ora, se volete scusarmi...» Quando Amy si alzò, lui la imitò. Lei era alta, ma Darcett la superava di quasi tutta la testa, e per qualche ragione questo la intimidiva. Si raccolse le gonne e fece un passo indietro. Darcett ne fece uno in avanti. Amy fece un passo di fianco nel tentativo di evitarlo. Lui la seguì. Lei non poté fare a meno di ridere. «Smettetela.» Il risolino malizioso di Darcett le riverberò lungo la schiena, strappandole un brivido. 17


Amy si era ritenuta immune dai tipi come lui, ma nonostante la scarsa opinione che ne aveva, era riuscito a farla ridere con le sue bizzarrie. «Siete deciso a tormentarmi.» «Credo che vi piaccia» ribatté lui con voce lievemente roca. Un campanello d'allarme le risuonò nella mente. Senza dubbio il Diavolo aveva imparato le tecniche di seduzione dalle amanti di Satana. «Mr. Darcett, ora devo andare.» «Sì, vedo che sono una tentazione troppo grande per voi.» Lei sbuffò. «Era una battuta, Miss Hardwick.» Amy pensò bene di non rispondere, perché non avrebbe fatto che ritardare la sua ritirata. Si voltò, fece un passo e si fermò sentendo bussare leggermente alla porta. Lui le afferrò la mano e la tirò dietro il sofà, poi si accosciò vicino a lei. Una voce femminile chiamò: «Will?». E dopo un momento: «Siete lì?». Il cuore di Amy batteva all'impazzata. Chiuse gli occhi, pregando che la donna se ne andasse. Se fossero stati scoperti soli al buio sarebbe stata rovinata. Dei passi frusciarono sul tappeto. «Will?» Il ticchettio dell'orologio parve continuare per un'eternità, anche se dovevano essere passati solo pochi attimi. «Quel miserabile libertino» borbottò la donna. Amy soffocò una risata isterica, anche se non c'era niente di buffo nella sua situazione. Le gonne dell'intrusa frusciarono mentre i passi si allontanavano. Poi la porta sbatté. Il Diavolo si alzò e le offrì la mano. Amy la prese con gratitudine, perché le tremavano le gambe. 18


«Be', è stato un bello scherzo» ironizzò lui. Amy lo fissò. Benché il buio nascondesse la sua espressione, la voce era divertita. «Vi rendete conto di che cosa sarebbe successo se fossimo stati sorpresi?» «Sospetto che Alicia avrebbe agguantato la prima arma impropria e me l'avrebbe scagliata in testa.» Come poteva essere così noncurante dopo avere sfiorato il disastro? «Siete consapevole, vero, che la servitù sarebbe potuta accorrere a indagare sul trambusto? Voi potete trovare la cosa divertente, ma io, diversamente da voi, tengo alla mia reputazione.» Darcett ridacchiò. «Per la verità, sono piuttosto affezionato alla mia.» «Tutto è uno scherzo per voi?» Perché mai si era scomodata a chiederlo quando conosceva già la risposta? «È stato piuttosto eccitante, per un po'. Ma se fossimo stati sorpresi dalla servitù, l'avrei pagata per tacere.» «La prima volta che ci siamo incontrati mi sono formata una ben povera opinione su di voi. Sono dolente di informarvi che siete appena sceso ancora più in basso nella mia stima.» «Mi spiace sentirlo, ma avrei fatto qualunque cosa fosse necessaria per tirarci fuori dai guai. Se si fosse giunti a tanto, immagino non avreste avuto obiezioni.» Lei rifiutò di ammetterlo. «Addio, Mr. Darcett.» Mentre Amy andava alla porta, lui disse: «Voi mi incuriosite, Rossa». Lei si fermò e lo guardò da sopra la spalla. «Avete recitato la battuta malamente, come i peggiori attori del Drury Lane.» Poi aprì la porta e uscì con un sorriso soddisfatto. Quella sera gli aveva fatto abbassare un bel po' le penne. Per Giove, gli aveva assestato un fendente verbale! 19


Will Darcett chiuse la porta della biblioteca perché non voleva rischiare di seguirla troppo da vicino. La curiosità aveva avuto la meglio su di lui. Non sapeva ancora perché Amy aveva scelto di nascondersi in biblioteca, ma questo non aveva importanza. Era una fanciulla virtuosa, e lui avrebbe dovuto accompagnarla alla porta nel momento in cui aveva riconosciuto la sua voce. Gli era piaciuto il duello verbale con lei, tuttavia l'aveva trattenuta un po' troppo a lungo. Sarebbe scoppiato l'inferno, se fossero stati sorpresi. Conosceva le regole, e le rispettava per un senso di autoconservazione. Le donne virtuose erano vietate, anche se alcune avevano cominciato a occhieggiarlo. Erano stuzzicate dalla sua reputazione e dal pericolo che rappresentava. Non aveva mentito quando aveva detto ad Amy che lo incuriosiva. Quella sera l'aveva vista entrare nel salone da ballo con quell'abito particolare, ornato di nastri verdi e rose di seta. Di solito si interessava poco a com'erano vestite le donne, a meno che non stesse cercando di spogliarle. Ma Amy aveva attirato l'attenzione di tutti, compresa la sua. Quando l'aveva incontrata per la prima volta, alle nozze di suo fratello, lei gli era passata accanto proprio mentre si stava voltando con una tazza di punch. Non aveva accettato le sue scuse e decisamente non aveva apprezzato il suo tentativo di buttare la cosa in ridere. Quella sera lui aveva tentato di scusarsi di nuovo, ma lei non aveva fatto mistero dell'infima opinione che nutriva su di lui. Ah, be', non aveva importanza. Con una scrollata di spalle fece un passo e notò qualcosa sul tappeto. Si chinò a raccoglierla e uscì in corridoio. Alla luce del salone d'ingresso, vide che si trattava di una rosa rossa di seta. 20


La mise in tasca con l'intenzione di restituirla ad Amy, ma alzando gli occhi verso la folla sul ballatoio scorse Alicia che lo guardava severamente. Decise di lasciare quell'insulso ballo per un intrattenimento assai più eccitante. I suoi amici gli avevano parlato di una festa nel demi-monde. Tanto valeva tenere fede alla sua perversa reputazione. Più tardi, quella notte «Signorina, dal vestito manca una delle rose» disse Lizzy, la cameriera. Amy si voltò di scatto, facendo ondeggiare attorno alle caviglie la camicia da notte e la vestaglia mentre andava a esaminare l'abito. «Pensavo che fossero ben assicurate» osservò Lizzy nervosamente. «Forse potrete trovarne un'altra per sostituirla.» «Non è colpa tua, Lizzy. Probabilmente dovrò sostituire tutte le rose, poiché non penso di trovarne una proprio uguale.» «Allora potrete metterlo di nuovo» disse la cameriera. «È un vestito così bello!» Amy dubitava che avrebbe mai più voluto indossare quel vestito, perché le avrebbe ricordato quella serata fallimentare. «Vuoi intrecciarmi i capelli?» «Certo» rispose Lizzy. Quando ebbe finito, Amy la ringraziò. I capelli erano cresciuti ben oltre le spalle negli ultimi due anni. Si chiese se un taglio più corto sarebbe stato più attraente. «Sto pensando di tagliarli» commentò a voce alta. Lizzy scosse la testa. «So che è la moda, ma teneteli 21


lunghi per il vostro futuro marito. Gli uomini lo preferiscono.» Amy pensò a Mr. Crawford, il vicario del paese. Era il primo uomo che avesse manifestato un reale interesse per lei, e quel pensiero bastava a darle un senso di soffocamento. Non voleva pensare alla fine della Stagione e alla scelta che senza dubbio avrebbe dovuto fare. Lo stomaco le si contrasse. Aveva tanti dubbi su di lui! Ma come poteva rifiutare la sola proposta di matrimonio che probabilmente avrebbe mai ricevuto? I suoi nervi si tesero. Non voleva pensare all'ultima conversazione con lui o alle speranze inespresse dei suoi genitori. La loro approvazione era stata evidente. Suo padre aveva detto che Mr. Crawford era un brav'uomo, che si prendeva cura dei suoi parrocchiani. Sua madre aveva aggiunto che un uomo nella sua posizione avrebbe senza dubbio cercato presto una moglie. Amy non aveva detto nulla, perché non aveva voluto deluderli. «C'è qualcosa che non va, signorina?» chiese Lizzy. «Oh, no. Grazie, Lizzy.» Amy apprezzava la premura della cameriera, ma quello non era un argomento da discutere con chiunque, a parte la sua migliore amica. Aveva un terribile dilemma. In cuor suo sapeva di aver ragione, però doveva anche pensare ai suoi genitori. Dopo che Lizzy se ne fu andata, sospirò. Mr. Craworfd non avrebbe voluto che lei partisse. Amy gli aveva detto che desiderava quell'ultima occasione di passare la Stagione con Georgette. Lui era sembrato contrariato, ma poi aveva affermato che capiva. In quel momento Amy aveva desiderato che le facesse delle domande sui suoi sentimenti per lui, così si sarebbe sentita giustificata nel rifiutare, se avesse chiesto la sua mano. Tuttavia sapeva che intendeva farlo al suo ritorno. Che il cielo l'aiutasse. Non voleva sposare un uomo 22


che affermava che erano entrambi persone pratiche e bene assortite. Sapeva che i suoi avevano della aspettative, e questo la teneva sveglia la notte. Dopo tante Stagioni deludenti, si sentiva in colpa. Voleva farli contenti. Ma sposarsi per assicurare il proprio futuro avrebbe reso lei infelice. Il peggio era che non aveva confessato i propri dubbi ai genitori. Aveva aspettato fino all'ultimo minuto per parlare con Mr. Crawford. Quando suo padre e sua madre avessero scoperto la verità si sarebbero preoccupati. Ma si sarebbero preoccupati assai di più se avessero saputo che cos'era successo quella sera. Si era ripromessa di cambiare, tuttavia ancora una volta aveva fallito. Si era lasciata sopraffare dall'umiliazione ed era andata a rifugiarsi in quella biblioteca. La momentanea soddisfazione per la vittoria su quel libertino troppo sicuro di sé si era dileguata nel momento in cui era tornata nel salone da ballo. Ancora una volta si chiese se avesse commesso un errore andando a Londra. Un colpetto alla porta la fece sussultare. Georgette mise dentro la testa. «Sono contenta che tu sia sveglia.» La camicia da notte fluttuò attorno alla sua figura snella mentre andava a posare la candela sul tavolino da notte. Poi le due ragazze si misero a sedere insieme sul letto. «Non abbiamo avuto la possibilità di parlare, ieri sera, perché siamo arrivate molto tardi» cominciò Georgette. «E oggi siamo state occupate a disfare i bagagli e a prepararci per il ballo. Ho dato solo un'occhiata ai tuoi schizzi, ma li esaminerò domani, quando la luce sarà migliore.» La candela disegnava ombre sul suo viso. «Vorrei che non avessi lasciato il salone da ballo.» Amy non voleva parlare dei motivi per cui se n'era andata, perché la ferivano ancora. «Ti è piaciuto danzare con Beaufort?» 23


«Abbastanza. È spiritoso e attraente.» «Che cosa c'è che non va, Georgette?» chiese Amy. «È così determinato...» rispose lei. «Che cosa intendi di dire?» «Mi ha persuasa a fare un giro in calesse nel parco, e ha voluto sapere a quali intrattenimenti interverrò questa settimana.» «Si direbbe che è cotto di te» osservò Amy. «Non ricambi i suoi sentimenti?» «Mi piace, ma è così insistente! Un gentiluomo non dovrebbe mettere fretta a una signora. Naturalmente la mamma se n'è accorta e approva.» Georgette sbuffò. «Perché diventerà conte» aggiunse, imitando la voce arrogante di sua madre. La madre di Georgette era una donna autoritaria. Amy non invidiava l'amica, sotto quell'aspetto. «Tua madre insiste perché ti sposi quest'anno?» «Sì, ritiene che sia più che tempo. Non sopporta che altre ragazze si siano maritate e io no. Pensavo che si fosse calmata un po' quando mio fratello si è sposato, l'autunno scorso, ma è ancora più decisa. Grazie al cielo papà è dalla mia parte» continuò Georgette. «Non mi sposerò fino a quando non avrò uno svenimento al solo pensiero del mio innamorato.» Amy rise. «Dove hai preso delle idee così sciocche sull'innamoramento?» Georgette sorrise. «Be', è così che Suzanne ha descritto i suoi sentimenti per mio fratello. Ma già, io sono troppo ragionevole per simili stupidaggini. Probabilmente diventerò una zitella con una dozzina di gatti a farmi compagnia.» Amy sospettava che l'amica volesse restare aggrappata alla fanciullezza il più a lungo possibile. «Georgette, penso che Beaufort abbia cominciato a 24


nutrire dei teneri sentimenti per te. Lo conosci fin dall'anno scorso.» Lei esitò. «Sappiamo entrambe che sulle prime si era innamorato di Julianne.» «Spesso le persone sono deluse in amore. I suoi passati sentimenti non contano. Quello che importa è che cosa prova ora, e che cosa provi tu per lui.» «Mi piace molto, e a volte sento un'ondata di eccitazione quando sono con lui. Ci siamo molto divertiti quando i suoi genitori hanno invitato un gruppo di ospiti a passare alcuni giorni da loro, l'inverno scorso.» «Ma che cosa ti turba?» «Ho solo bisogno di più tempo per vedere chiaro nei miei sentimenti» rispose Georgette. «Ma basta parlare di me. Sospetto che tu abbia qualcosa da dirmi.» «Mi conosci bene» osservò Amy. «Ho inavvertitamente incoraggiato un gentiluomo, e sono molto combattuta.» «È il vicario, Mr. Crawford» azzardò Georgette. «L'hai nominato solo di sfuggita nelle tue lettere, quindi non ci ho pensato molto. Poi l'ho visto a casa tua. Sembrava scontento, e ho capito che era successo qualcosa.» Amy sospirò. «Non voleva che partissi.» «Ci siamo sempre confidate i nostri segreti. Il tuo silenzio su questo argomento mi preoccupa» disse Georgette. «Quando ti ho scritto di lui per la prima volta non mi rendevo conto che il suo interesse andasse oltre la semplice amicizia.» Mr. Crawford l'aveva approvata quando l'aveva vista portare cesti di vivande agli ammalati e agli anziani del vicinato, e aveva detto che aveva un animo gentile quando l'aveva trovata a mettere fiori sulle tombe del cimitero annesso alla chiesa. 25


«Non mi hai detto che ti corteggiava.» Georgette sembrava quasi offesa. «Non sapevo bene che cosa pensare delle sue attenzioni, o te ne avrei scritto. Ha cominciato a venire a fare visita a mio padre regolarmente. Poi un giorno mi ha chiesto di fare due passi con lui. È diventata un'abitudine, e sulle prime non ne ho afferrato il significato.» «Che cosa provi per lui?» chiese Georgette. «Mr. Crawford è una brava persona. Si è dedicato alla chiesa. Tutti lo ammirano.» «Ti ho chiesto dei tuoi sentimenti.» «Penso che sia un uomo solido, con dei difetti, come tutti noi.» Poteva offrirle una casa, dei figli e la sicurezza. Ma c'erano delle piccole cose che la disturbavano. Spesso le chiedeva se poteva darle un suggerimento. Anche se parlava in tono gentile, i suoi suggerimenti erano in realtà delle critiche. Quando lei gli aveva mostrato i suoi schizzi, aveva aggrottato le sopracciglia e le aveva chiesto se il suo tempo non sarebbe forse stato meglio speso in opere di carità. Una volta, durante una passeggiata, aveva osservato il suo nuovo cappello e le aveva chiesto se non era troppo vistoso per la campagna. Le aveva rovinato il piacere, e lei non l'aveva più indossato in sua presenza. «Amy, sei turbata» osservò Georgette. «Lui prende molto sul serio la sua posizione come vicario. Ritengo che si aspetti che io rinunci ai miei cappelli vistosi e al disegno.» «Che cosa?» scattò Georgette. «No, non rinuncerai ai tuoi modelli. Hai talento, e lui non ha alcun diritto di sacrificarlo.» «Le sue intenzioni sono buone. So che si rende conto che alcuni parrocchiani sono poveri e si preoccupa che spese frivole trasmettano messaggi sbagliati.» 26


Il giorno in cui Mr. Crawford aveva criticato il suo cappello, Amy aveva raccolto tutto il proprio coraggio per rispondere che era irriguardoso e non aveva alcun diritto di dirle che cosa fare. Allora lui si era scusato per averla rattristata. Con un mezzo sorriso le aveva detto che capiva che le signorine amavano concedersi dei passatempi. Poi aveva espresso la convinzione che, una volta sposata, avrebbe rinunciato alle sue abitudini giovanili. «Ti sei sempre dedicata alle opere di carità, a casa» disse Georgette. «Questo non ha mai interferito con il tuo amore per il disegno.» Amy non disse nulla. L'accenno alla possibilità che Mr. Crawford intendesse chiedere la sua mano l'aveva allarmata. Il panico l'aveva attanagliata al punto da toglierle quasi il respiro. Ma aveva tenuto per sé la sua irritazione, perché non aveva saputo che cosa fare. «Non indovino alcun tenero sentimento da parte tua» affermò Georgette. «Mi sbaglio?» «No. Ho cercato di mettere da parte i miei dubbi. I miei genitori non hanno detto nulla di preciso, però so che sono favorevoli a questo matrimonio.» «Amy, i tuoi stanno cercando di persuaderti a sposarlo?» «Non mi costringerebbero mai a sposare chicchessia.» Ma il giorno in cui aveva detto a sua madre che Georgette l'aveva invitata a passare la Stagione con lei a Londra, l'aveva vista corrugare le sopracciglia. Poi sua madre le aveva chiesto se riteneva saggio partire proprio ora. La domanda non le aveva lasciato dubbi sul fatto che i suoi genitori speravano che Mr. Crawford si sarebbe offerto di sposarla. «Sembri molto triste» osservò Georgette. «Lui è convinto che siamo entrambi due persone pra27


tiche e bene assortite.» Amy sospettava che fosse interessato soprattutto alla sua dote. Suo padre non era un aristocratico, ma era ricco. «Mr. Crawford ha detto che mi avrebbe aspettata, però io mi sono rifiutata di impegnarmi, perché ero confusa.» Lui l'aveva guardata con un sorriso condiscendente e si era detto certo che avrebbe ritrovato il buonsenso dopo una settimana o due a Londra. Poi aveva ribadito l'intenzione di aspettarla, nonostante le sue obiezioni. Lei si era sentita orribilmente. «Non puoi sposarlo» dichiarò Georgette. «Non puoi.» Amy la guardò negli occhi. «Potrebbe essere la mia ultima occasione.» «No» ribadì Georgette alzando la voce. «Meriti di meglio, Amy. So che vuoi sposarti per amore.» «Potrei non avere scelta» mormorò lei con un senso di sconfitta. Georgette si chinò in avanti. «Non ti adatterai al matrimonio con un uomo che non ti ama, Amy. Sarai infelice. Non ti permetterò di mollare così facilmente.» Sei la mia migliore amica, ma non puoi capire, perché sei bella e vivace. E non sarai mai costretta alla scelta penosa che io devo fare. «Non ti sei impegnata con lui, perciò sei libera di accettare la corte di altri» continuò Georgette. Scioccamente, Amy lo aveva sperato, ma quella sera aveva dovuto affrontare la verità. Nessun abito da ballo l'avrebbe trasformata in una graziosa rosa inglese. «C'è qualcos'altro che ti preoccupa, lo sento» disse Georgette. «Ho scoperto troppo tardi che Mr. Crawford aveva chiesto ai miei il permesso di scrivermi. Ora sono costretta a rispondere alle sue lettere.» I suoi parenti erano stati tutti sorridenti, lasciandole ben pochi dubbi sulla loro soddisfazione. 28


«Perché non hai spiegato che non avevi assunto alcun impegno?» «Avevano un'aria così felice. Mi sono sentita cattiva e colpevole.» «Non puoi sposarlo per fare contenti i tuoi genitori» asserì Georgette. «Devi pensare prima di tutto a te stessa.» Amy si strinse le braccia attorno alle ginocchia. «Mr. Crawford è il primo uomo che si è mostrato seriamente interessato a me.» «Amy, hai tanti dubbi su di lui!» protestò Georgette. «Capisco le tue preoccupazioni, ma non ti concedi abbastanza credito.» Era vero, aveva dei dubbi. Ma questo non cambiava nulla. «Hai questa Stagione» continuò Georgette. «Spero che ti innamorerai pazzamente di qualcuno a Londra.» «Nessuno mi invita neppure a ballare» replicò Amy. «Penso che, inavvertitamente, tu trasmetta segnali negativi» replicò Georgette. «Quando quei gentiluomini si sono avvicinati a noi, stasera, hai abbassato gli occhi.» «È un'abitudine radicata.» In realtà, aveva saputo che nessuno di loro l'avrebbe invitata, perché nessuno lo faceva mai. «Pensi che sia impossibile superare la tua timidezza, ma io non lo credo» disse Georgette. «Se solo permettessi al mondo di vedere quella che sei realmente... la mia meravigliosa amica... saresti molto più felice.» «Non mi viene naturale.» «Hai solo bisogno di esercitarti.» Georgette esitò. «Naturalmente desideri che gli altri ti considerino amichevole.» «Pensano che sia distante e magari altezzosa?» chiese Amy arrossendo. 29


Georgette si dedicò a rassettarsi la camicia da notte. «No, certo che no.» Fu allora che Amy seppe che era vero. Ricacciò indietro le lacrime. Non le era mai passato per la mente che gli altri fraintendessero la sua timidezza. Georgette le toccò la mano. «Io so quanto sei intelligente e spiritosa. Liberati dal tuo bozzolo protettivo e lascia che gli altri vedano la Amy che conosco.» La gola di Amy si strinse. Temendo che la voce le si spezzasse si limitò ad annuire. «Quest'anno sarà diverso, te l'assicuro» affermò Georgette con enfasi, come se fosse convinta che pronunciare così quelle parole le avrebbe fatte avverare. Amy non le credette, ma giurò a se stessa di provare con maggiore impegno. In verità non aveva nulla da perdere. Era la sua ultima Stagione, e sapeva che se non avesse fatto uno sforzo per uscire dal guscio l'avrebbe rimpianto per sempre.

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Maestro di passione VICKY DREILING Londra, 1818 - Miss Amy Hardwick sa che i mesi successivi saranno determinanti per il suo futuro. Una nuova Stagione è infatti alle porte, l'ultima per trovare un marito di rango e per togliersi finalmente di dosso l'etichetta di timida senza speranza che la perseguita fin dal suo debutto. Un'impresa tutt'altro che facile, ma se ci si mette di mezzo il Diavolo... È questo infatti il soprannome di William Darcett, il libertino più pericoloso del ton, appena rientrato dal Continente e pronto a scandalizzare l'alta società con i suoi modi licenziosi. E quando, per un bizzarro caso del destino, i due vengono sorpresi in una situazione compromettente, l'incredibile accade: il diabolico Will sposa la schiva Amy. Eppure lei non è il fragile fiore che tutti si immaginano: una sorprendente sensualità si cela sotto le sembianze da educanda e toccherà a Will, complice una scommessa, darle libero sfogo.

Matrimoni e compromessi CANDACE CAMP Inghilterra, 1818 - La sorella del Conte di Rawdon, Genevieve Stafford, ha deciso di contrarre un matrimonio degno del nome altisonante che porta. La sua algida bellezza e i modi aristocratici non dovrebbero incontrare resistenze nel conquistare uno tra i Pari più in vista del regno. Tuttavia, a fidanzamento già annunciato, un terribile scandalo travolge la giovane lady che, ripudiata dal suo promesso sposo, crede di non avere altra scelta se non nascondersi nella tenuta di famiglia. Inaspettatamente le viene in soccorso Sir Myles Thorwood, caro amico del fratello, che le propone un matrimonio di convenienza per salvare la sua reputazione. Genevieve è convinta che le tocchi un'unione senza amore, ma l'affascinante consorte ha altro in mente. Mentre i due indagano sul motivo misterioso che ha generato lo scandalo, la conoscenza reciproca si fa sempre più approfondita.


Lettere scarlatte NICOLA CORNICK Scozia, 1812 - Se è vero che ne ferisce più la penna che la spada, Lady Lucy MacMorlan rappresenta un pericolo letale, dato che non c'è nessuno in tutta la Scozia più abile di lei nell'arte dello scrivere. Spinta dal desiderio di aiutare il fratello innamorato, riesce addirittura a mettere fuori combattimento un potente laird, sottraendogli la fidanzata il giorno stesso delle nozze. La promessa sposa, infatti, dopo aver ricevuto da un misterioso spasimante delle lettere ardenti, passionali ed emozionanti, decide di fuggire. Ma l'onta non può essere lasciata impunita. Il nobile respinto altri non è che il temuto Sir Robert, Marchese di Methven. Non appena intuisce che dietro al suo mancato matrimonio c'è l'incantevole Lucy, ha ben chiaro il da farsi: persa una sposa, ne esigerà un'altra, dai capelli rossi, lo sguardo fiero e capace di parlar d'amore.

Gioielli e misteri JULIA LONDON Inghilterra, 1808 - Quando Declan O'Connor, Conte di Donnelly, arriva a Hadley Green per conoscere la nuova Contessa di Ashwood, gli basta una sola, eloquente occhiata per capire che la graziosa nobildonna che gli dà il benvenuto non è chi dovrebbe essere. Nel tentativo di sfuggire a un matrimonio sgradito, infatti, Keira Hannigan ha assunto l'identità della vera contessa, sua cugina, in viaggio all'estero. Intrigato dal segreto che avvolge la seducente bugiarda, Declan decide di non smascherarla e acconsente addirittura ad aiutarla a far luce sul mistero che riguarda i preziosi gioielli scomparsi degli Ashwood. La situazione, però, precipita rapidamente quando un oscuro ricattatore minaccia di far scoppiare lo scandalo e il conte capisce che deve proteggere Keira a tutti i costi.

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