GRS732 LE CONFESSIONI DI UNA DUCHESSA

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NICOLA CORNICK Le confessioni di una duchessa


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Confessions of a Duchess HQN Books © 2009 Nicola Cornick Traduzione di Maria Grazia Bassissi Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2010 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici giugno 2010 Questo volume è stato impresso nel maggio 2010 presso la Rotolito Lombarda - Milano I GRANDI ROMANZI STORICI ISSN 1122 - 5410 Periodico settimanale n. 732 dell' 1/6/2010 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 75 dell' 1/2/1992 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


Prologo

Va', getta l'amo e con l'abile lenza, esile come filo di ragno, sfiora la corrente; se dalle acque profonde e calme nulla ti verrà, possa tu essere ricompensato dai gorghi burrascosi. Thomas Doubleday Brooks's Club, Londra, luglio 1809 «Mi ha respinto!» Sir Montague Fortune attraversò quasi di corsa la biblioteca di Brooks's, spazzò via con la manica le fiches dal tavolo del faraone senza neppure scusarsi e si lasciò cadere indignato sulla sedia accanto a quella del Conte di Waterhouse. Dopo essersi passato le dita tremanti fra i capelli, ordinò con impazienza a un cameriere di portargli del brandy. «Ingrata» borbottò. «Un Fortune di Fortune's Folly che si abbassa a cercare moglie tra le classi inferiori e... e viene respinto!» Bevve in un sorso metà del brandy e si guardò intorno con aria furibonda. «Sapete come mi ha chiamato? Bibulo gentiluomo di campagna dagli occhi acquosi!» Allungò la mano verso la bottiglia che l'accorto cameriere aveva lasciato sul tavolino lì accanto, riempì di nuovo il bicchiere e si accigliò. «E poi, che diavolo significa bibulo?» 5


«Che sia dannato se lo so» rispose placido Nathaniel Waterhouse. «Era Dex la stella più brillante di Oxford, noi invece ci davamo al bel tempo. Dex?» Dexter Anstruther alzò gli occhi azzurri dal Times e guardò prima lo Squire di Fortune's Folly poi la bottiglia del brandy. «Vuol dire che bevete troppo, Monty» gli spiegò laconico, prima di lanciare un'occhiata a Lord Miles Vickery che sorrideva divertito dell'indignazione di Sir Montague. «Mi sono perso qualcosa?» intervenne Miles. «Chi è la saggia dama che ha rifiutato la proposta di Monty?» volle sapere. «Con tutto il tempo che avete passato in Spagna, siete indietro con i pettegolezzi, vecchio mio» gli rispose Waterhouse. «Il nostro amico Monty ha fatto una corte spietata a Miss Alice Lister, un tempo cameriera, se le voci su di lei sono attendibili, che al momento è la più ricca ereditiera di Fortune's Folly. Le ha offerto la propria mano e il proprio cuore in cambio del suo denaro, ma a quanto pare la giudiziosa femmina l'ha rifiutato.» Si rivolse a Montague Fortune. «Non avrete fatto il viaggio fino a Londra solo per comunicarci la cattiva nuova, spero.» «No» sbuffò l'interpellato. «Sono venuto a consultare il mio avvocato e a esaminare i documenti di Fortune's Folly.» «Encomiabile» mormorò Dexter. «Esattamente ciò che ci si aspetta da un avveduto proprietario terriero.» Monty Fortune lo fulminò con un'occhiata. «Non lo faccio per il bene dei miei fittavoli» protestò, «bensì per riuscire a mettere le mani sul denaro.» «Quale denaro?» indagò Dexter. «Il denaro di tutti!» latrò Sir Montague. «Non è opportuno che metà della popolazione di Fortune's Folly sia più ricca dello Squire!» 6


Gli altri uomini si scambiarono furtivamente delle occhiate divertite. I Fortune erano un'antica famiglia di proprietari terrieri, del tutto rispettabili, ma dotati di un esagerato senso di superiorità. L'ostinata caccia ai quattrini di Sir Montague era giudicata dai più di pessimo gusto. «E Tom cosa dice dei vostri progetti?» chiese Dexter. Tom era il fratello minore di Sir Montague. «Dopo avermi paragonato a una sanguisuga attaccata tenacemente alle altrui casse, se ne è andato a sperperare i miei soldi al tavolo da gioco» rispose questi con una sfumatura di irritazione. Gli altri gentiluomini scoppiarono a ridere. «E Lady Elizabeth?» volle sapere Nat. Lady Elizabeth Scarlet era la sorellastra di Sir Montague. Aveva debuttato in società quell'anno e costituiva per lui un'autentica spina nel fianco. «Lizzie ha pronunciato parole a dir poco irripetibili» replicò Sir Montague a denti stretti. Le risate si fecero più fragorose. Miles si protese verso l'amico. «Che cosa pensate di fare, Monty?» «Esercitare i miei diritti di signore del villaggio» replicò Sir Montague con aria di importanza. «Secondo una legge medievale che non è mai stata abrogata, lo Squire può esigere un tributo da tutte le donne non sposate del villaggio.» Miles sporse le labbra come per fischiare, ma non emise alcun suono. «A quanto ammonterebbe il tributo?» «Metà dei beni di ciascuna» fu il trionfante annuncio di Sir Montague. Un silenzio attonito seguì quelle parole. «Ho capito bene, Monty?» chiese lentamente Dexter. «Voi avete il potere di confiscare a tutte le donne non sposate di Fortune's Folly la metà dei loro beni?» 7


Sir Montague annuì. Gli brillavano gli occhi. «In virtù di che cosa?» indagò Dexter. «Ve l'ho detto.» Lo sguardo cupido di Sir Montague passò dall'uno all'altro degli uomini che lo circondavano. «Leggi medievali. Fortune's Folly era di proprietà della chiesa, che non fu toccata dall'abrogazione delle leggi secolari nel diciassettesimo secolo. Ho scoperto per caso che tutte le tasse e i tributi sono tuttora applicabili. Se negli ultimi secoli non sono stati riscossi, è stato solo grazie alla generosità dei miei antenati.» «Mentre voi non siete generoso» ribatté seccamente Nat. «Adesso che Miss Lister mi ha respinto, no.» L'espressione virtuosa di Sir Montague discordava con lo scintillio avido dei suoi occhi. «Se avesse accettato la mia proposta, sarei stato il più generoso dei Fortune.» «Oltre che uno dei più ricchi» mormorò Dexter. «Tutte le donne senza marito... Metà dei loro beni...» stava borbottando Nat rivolto al suo brandy. «Equivale a...» La sua abilità nel calcolo, che non era mai stata eccezionale, gli venne meno del tutto. «Potrebbe significare un sacco di soldi, Monty!» protestò con foga. «Esatto.» Compiaciuto, Sir Montague si appoggiò allo schienale della sedia. «Non ho ancora fatto bene i conti, ma si dice che la fortuna di Miss Lister ammonti a circa ottantamila sterline, mentre pare che Mrs. Everton ne abbia ereditate almeno cinquantamila dal defunto marito.» Miles gli lanciò un'occhiata penetrante. «La legge si applica anche alle vedove, oltre che alle nubili?» «A tutte le donne non sposate» confermò Sir Montague. «Ma io ho una cugina a Fortune's Folly» protestò Miles. «Non potete spogliarla dei suoi averi! È assolutamente iniquo, vecchio mio!» Dexter si passò le dita tra le disordinate ciocche casta8


ne nel gesto che gli era caratteristico. «Se le signore di Fortune's Folly decideranno di sposarsi, saranno esenti dalla tassa, presumo?» Sir Montague annuì. «Bravo, Dexter. Come sempre avete capito al volo. Ecco perché il governo conta tanto su di voi.» Dexter increspò le labbra. «Grazie, Monty. Sono felice che le mie facoltà logiche siano ancora acute come pensavo. Bene.» Fece una pausa. «Quando annuncerete l'introduzione della famosa tassa, le signore di Fortune's Folly dovranno decidere se consegnare a voi metà dei loro beni o in alternativa rinunciarvi del tutto con il matrimonio.» Nat trasalì. «Starnazzeranno come galline bagnate quando si sentiranno incastrate. Spero che siate preparato alle loro reazioni, Monty.» Sir Montague si strinse nelle spalle. «Non possono far niente perché ho la legge dalla mia parte. Ve lo dico io, il mio piano è perfetto.» Gli altri si scambiarono delle occhiate eloquenti. «Monty, vecchio mio» disse lentamente Miles, «pur disapprovando di cuore la vostra cupidigia, credo che abbiate appena trasformato Fortune's Folly in un mercato matrimoniale, una meta molto ambita per quelli di noi che sono...» «... a corto di liquidità» proseguì Dexter in sua vece, «poveri, indigenti...» «Completamente al verde» rincarò Nat, «e a caccia di una moglie ricca.» «Avete ragione!» Sir Montague era raggiante. «Ho fatto di Fortune's Folly il più importante mercato matrimoniale d'Inghilterra!»

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Fortune's Folly, Yorkshire, settembre 1809 Vedova. Esiste una parola piĂš evocatrice di solitudine? La maggioranza delle persone immagina le vedove aristocratiche come figure vagamente ridicole, con petti monumentali coperti di diamanti e lunghi, arroganti nasi patrizi. Secondo Laura Cole, le vedove di uomini dal nome importante erano le donne piĂš sole del mondo. Era stata la solitudine a spingerla fino al fiume, quel giorno. Portava un abito di mussolina azzurro chiaro, una corta giacchetta blu e un cappello di paglia a tesa larga. In mano aveva un romanzo. Dopo aver letto chissĂ dove che la contemplazione della natura poteva alleviare i tormenti dello spirito, aveva preso la barca a remi e si era lasciata andare alla deriva sotto i rami ricurvi dei salici piangenti che crescevano sulla riva. Peccato che la terapia non stesse dando gli effetti sperati. Tanto per cominciare, la barca si era riempita di foglie gialle e, dopo averle spazzate via dal sedile, lei si era ritrovata con i guanti sporchi. Si era seduta e aveva aperto il libro, eppure non era riuscita a concentrarsi sulle tribolazioni della sua eroina perchĂŠ continuava a pensare alle proprie difficoltĂ . Di tanto in tanto, una foglia dorata fluttuava nell'aria prima di posarsi sulla pagina aperta. Il 10


vento era sorprendentemente freddo. Laura corrugò la fronte, contrariata per la propria mancanza di concentrazione, e si impegnò a godersi l'escursione. Amava la campagna, essendo nata e vissuta sempre nello Yorkshire, eccezion fatta per gli ultimi due anni trascorsi a Londra. Aveva sperato che tornando a casa avrebbe sentito meno il vuoto che in quel periodo la perseguitava, invece non era così e lei non riusciva a capacitarsene. Non era sola al mondo. Adorava la sua bambina di tre anni e mezzo, Harriet, e passava moltissimo tempo con lei, nonostante fosse una prassi poco alla moda. Fortune's Folly era un villaggio piccolo e operoso e lei aveva stretto diverse nuove amicizie. Aveva inoltre una tribù di cugini di vario rango. Non poteva neppure dire che le mancasse il suo defunto marito, Charles, perché avevano quasi sempre condotto esistenze separate. Certo, la notizia della sua morte era stata un trauma. L'alta società era rimasta a bocca aperta nell'apprendere che un uomo era stato così dissoluto da morire insieme a ben tre delle sue amanti quando la sua carrozza si era ribaltata. Ma Laura non rimpiangeva il depravato Duca di Cole. Anzi, aveva provato un enorme sollievo quando aveva appreso la sua morte. Sollievo. Rimorso. Eccitazione. Aveva provato un fremito di aspettativa: lei e Hattie erano libere. Poi si era sentita di nuovo in colpa e più sola di quanto le fosse mai successo in tutta la vita. Aveva quindi deciso di trasferirsi a Fortune's Folly per costruire un futuro, per se stessa e per Hattie. Voleva che sua figlia crescesse in campagna e così, dopo l'anno di lutto trascorso a Londra, dove la gente cercava di commiserarla per la scomparsa di Charles, si era trasferita in quel villaggio dello Yorkshire vicino a Skipton, dove la 11


nonna le aveva lasciato una modesta dimora, l'Old Palace. Nonostante il nome altisonante, l'Old Palace era una vecchia, scomoda costruzione medievale tutto sommato adatta a una duchessa vedova non molto vecchia e non molto abbiente, che tentava di cominciare una nuova vita. Suo fratello e la cognata avevano insistito perché andasse a vivere con loro, però Laura aveva provato a immaginare se stessa nei panni della zia vedova accolta per carità, dipendente in tutto e per tutto dalla volontà del fratello, e aveva finito per stabilire che una vita povera e solitaria, ma indipendente, era preferibile a un ruolo subordinato in una casa nobile. La posizione di Hattie, poi, sarebbe stata ancora più intollerabile della sua, crescendo come parente povera. No, non poteva sopportarlo. Avrebbe fatto economia, tenuto un orto e un frutteto e qualche arnia, cucito e rammendato con le proprie mani i vestiti per sé e per la figlia, e in quel modo sarebbe riuscita a mantenere se stessa, Hattie e qualche domestico indispensabile, piuttosto che dipendere dal fratello. Sua figlia era per lei fonte costante di gioia e di meraviglia. E anche se a volte le dispiaceva che Hattie non avesse fratelli o sorelle con cui trascorrere l'infanzia, l'eventualità che lei avesse altri figli era tremendamente remota. Tanto per cominciare, avrebbe dovuto risposarsi e, dopo l'esperienza con Charles, ci sarebbe voluto un uomo davvero eccezionale per convincerla a quel passo. Lei e Hattie se la sarebbero cavata bene anche da sole e presto, ne era sicura, avrebbe cominciato a sentirsi meno sola. Hattie era una bambina così allegra che non voleva infliggerle il peso della propria malinconia. Mise da parte il libro e slegò il cavo di ormeggio. Se non riusciva a concentrarsi nella lettura, tanto valeva fare un giretto sul fiume. L'attività fisica l'avrebbe tenuta occupata e al contempo lei avrebbe potuto contemplare il paesaggio agreste. Staccò la piccola imbarcazione dalla 12


riva e si sedette comodamente, pronta a godersi la corrente gentile del corso d'acqua. Non appena la barca fu libera dall'ormeggio, il flusso dell'acqua si rivelò inaspettatamente gagliardo. Innervosita, Laura strinse i denti e cercò di usare i remi per moderare la velocità, ma era una vogatrice inesperta e la corrente era troppo impetuosa. La barca cominciò a scivolare senza guida sull'acqua vorticosa. Mentre guardava impotente un remo che si allontanava, perduto, pensò che raramente nella vita i progetti andavano a buon fine. Eccola, una vedova di trentaquattro anni, con una bambina di tre e mezzo, con una rendita ridicola e un domani nebuloso. E le prospettive per il suo immediato futuro erano poco più incoraggianti di quelle a lungo termine. Tanto valeva definirle umide e sgradevoli. Doveva cominciare a pensare a come uscire da quella situazione salvando la vita, anche se forse non la dignità. La barca sfregò contro il fondo roccioso del fiume e Laura cercò di aggrapparsi a un ramo sporgente sull'acqua. Il suo tentativo fallì e lei sentì che la manica della giacca si strappava. Maledizione, non poteva permettersi degli abiti nuovi. Sarebbe stata l'unica duchessa, lì in campagna, a portare dei vestiti logori e stracciati. Davanti, la gente avrebbe lodato la sua parsimonia, dietro invece avrebbe malignato sulla sua povertà. Persino nella piccola comunità di Fortune's Folly i pettegolezzi si sprecavano e non tutti erano benevoli. Manovrò con vigore il remo superstite e la barca cominciò a girare lentamente sull'acqua. Neppure questo corrispondeva esattamente alle sue intenzioni. Usò ancora più energia e la barca ruotò più in fretta, prendendo velocità e beccheggiando in un modo che le causò una leggera nausea. Nell'estremo tentativo di salvarsi, cercò di aggrapparsi a un altro ramo. Il sole negli occhi la ac13


cecò, mentre la corteccia dell'albero le graffiava le dita. Era appena riuscita ad agguantare il ramo, quando sentì uno scossone, come se qualcuno dalla riva avesse dato una forte spinta alla piccola imbarcazione. Il ramo si ruppe, colpendola alla nuca mentre cadeva. Laura udì un rumore di ramoscelli spezzati e dei passi frettolosi. Qualcuno si stava allontanando dopo averla spinta? La barca ondeggiò forte e lei si sentì girare la testa per la nausea. Dovette rinunciare anche al secondo remo per stringersi i fianchi. A quel punto poteva soltanto sperare che la barca smettesse di rollare in quel modo atroce e che la corrente la spingesse verso riva, perché era troppo disorientata e si sentiva troppo male per fare qualcosa. Invece, l'imbarcazione beccheggiò fino al centro del fiume, diretta verso il piccolo molo usato dai pescatori. La corrente era sempre più rapida. Laura sapeva che avrebbe dovuto buttarsi in acqua, ma aveva aspettato troppo e adesso i mulinelli erano vorticosi. Le sembrò di sentire qualcuno che gridava, ma quel suono si perse nel rombo dell'acqua e nello schianto del piccolo scafo contro il molo. La barca oscillò con violenza e Laura fu scagliata in acqua. Il fiume si chiuse sopra la sua testa. L'acqua le riempì le orecchie e i polmoni, impedendole di respirare. Le parve di vedere il viso sorridente della sua bambina, poi tutto diventò nero.

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