GRS780 L'ONORE DI UNA GENTILDONNA

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758 - Il corsaro di Sua MaestĂ - D. MacTavish 759 - Prigioniera d'amore - S. James 760 - La benda scarlatta - B. Gifford 761 - Desiderio selvaggio - J. Ashley 762 - Un marito per Charlotte - D. Simmons 763 - Intrighi reali - J. Francis 764 - Un matrimonio perfetto - K. Hawkins 765 - Sciarada per il conte - M. Willingham 766 - Angelo nero - R. Ciuffi 767 - Il cavaliere bretone - T. Brisbin 768 - Le regole dell'etichetta - M. Willingham 769 - Tentazioni di una gentildonna - S. Laurens 770 - Il mistero del libro scomparso - D. Simmons 771 - L'ombra del guerriero - D. Lynn 772 - Lady Moonlight - A. Lethbridge 773 - La dama del mare - J. Francis 774 - Scommessa seducente - L. Greenwood 775 - Cuore bretone - T. Brisbin 776 - La legge del cuore - M. Moore 777 - Il fuoco del desiderio - S. Bennett 778 - Il conte bandito - C. Townend 779 - I segreti del maniero - A. Ashley 780 - L'onore di una gentildonna - K. Hawkins 781 - I confini della passione - B. Gifford 782 - Misteri e sospetti - M. Nichols 783 - Il cavaliere della contessa - A. Herries


KAREN HAWKINS

L'onore di una gentildonna


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: To Scotland, With Love Pocket Books © 2007 Karen Hawkins Traduzione di Federica Isola Pellegrini Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2011 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici giugno 2011 Questo volume è stato impresso nel maggio 2011 presso la Rotolito Lombarda - Milano I GRANDI ROMANZI STORICI ISSN 1122 - 5410 Periodico settimanale n. 780 dell'1/06/2011 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 75 dello 01/02/1992 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


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Sì, credo alla maledizione dei MacLean. Se aveste visto il bagliore accecante dei lampi e udito il rombo dei tuoni sopra il loro castello in una serena mattina d'estate come è accaduto a me, ci credereste anche voi. La vecchia Nora di Loch Lomond alle sue tre nipotine in una fredda sera d'inverno «Bentley! Dove diavolo siete?» Il grido echeggiò nell'aria mattutina al di sopra del rumore degli zoccoli dei cavalli e dello sferragliare dei carri che cominciavano a percorrere le strade di Mayfair, il quartiere più esclusivo di Londra. Con un sussulto, Gregor MacLean indietreggiò dalla porta d'ingresso pesantemente intagliata di Oglivie House e alzò lo sguardo verso la finestra aperta del secondo piano. Era troppo presto per le scene melodrammatiche. O, se non altro, lo era per la maggior parte delle case. A Oglivie House i melodrammi non avevano orari. Soffocando un sospiro spazientito, tornò ad avanzare e mosse su e giù il batacchio con tutte le 5


sue forze. Gli Oglivie erano persone sciocche, estremamente impressionabili e fin troppo eccitabili. Niente sarebbe riuscito a condurlo di fronte a quella porta all'infuori della loro unica figlia, Venetia. Calma, equilibrata e di rado incline ad abbandonarsi a indecorose crisi emotive, Venetia riusciva senza difficoltà a controbilanciare le sgradevoli escandescenze dei suoi genitori. In effetti, durante gli anni della loro amicizia, Gregor non aveva scoperto in lei che un'unica pecca, ossia la propensione a interferire eccessivamente nella vita altrui. «Bentley!» La voce di Mr. Oglivie echeggiò più forte di prima, culminando con un singhiozzo. Gregor bussò di nuovo. Prima avesse prelevato Venetia per la loro cavalcata mattutina, prima sarebbe riuscito a sfuggire all'esplosione di follia che si stava preparando. La porta si spalancò e l'abitualmente flemmatico maggiordomo emise un sospiro di sollievo. «Mi... milord, sono talmente lieto... Non potete avere idea... È stata una mattinata spaventosa e...» Gregor gli passò davanti. A Oglivie House, una cosa insignificante come un cuoco che si licenziava o un braccialetto momentaneamente introvabile dava luogo a scene degne del palcoscenico, corredate da urla, farneticazioni, lacrime e accuse. L'esperienza gli aveva insegnato che il modo migliore per affrontarle era quello di ignorarle. «Sono venuto a prendere Miss Venetia per la nostra cavalcata mattutina. Immagino che sia pronta.» Sopra di lui, un tonfo assordante fece tintinnare le gocce di cristallo del lampadario e lo indusse a portare lo sguardo in direzione della scala. «Miss Venetia mi sta aspettando nella stanza 6


della colazione? Dobbiamo sbrigarci, se vogliamo raggiungere il parco prima che i bellimbusti della città si alzino e ostruiscano i sentieri.» Il maggiordomo aggrottò le sopracciglia. «Ma, milord, Miss Venetia non è...» Lo schianto fragoroso proveniente dal piano di sopra fu seguito dal grido: «Bentley! Ordinate la carrozza!». Gregor scoccò un'occhiata al domestico. «Che cosa stavate dicendo su Miss Oglivie?» «Che è scomparsa, milord. E non sappiamo dove cercarla.» «Che cosa?» «Esatto, milord. Pare che sia uscita questa mattina di buonora e nessuno sa dove sia andata.» Il maggiordomo abbassò la voce. «Ha lasciato un biglietto per Mr. Oglivie e lui è fuori di sé da quando lo ha letto.» «Siete a conoscenza del suo contenuto?» Bentley scosse il capo con aria di rammarico. Che strano. Era del tutto atipico da parte di Venetia. Una porta sbatté al piano di sopra, poi Mr. Oglivie apparve sul pianerottolo e corse giù dalla scala. Benché di solito vestisse con estrema eleganza, indossava una lunga camicia da notte e una veste da camera slacciata. Era a piedi nudi e i capelli bianchi circondavano in una massa arruffata il berretto da notte posto in precario equilibrio sulla sua testa. «Bentley!» Agitò in aria un foglio spiegazzato. «Mi avete sentito? Dobbiamo... Venetia non può... potrebbe essere... Oh, no!» Interrompendosi, si lasciò cadere sull'ultimo scalino e si strinse la testa fra le mani. «Che cosa farò? Che cosa devo fare?» Gregor lo osservò senza battere ciglio. Una vol7


ta, Oglivie era rimasto a letto per una settimana per avere perduto la sua preziosa barboncina, certo che fosse stata rapita per chiedergli un riscatto. Com'era prevedibile, la cagnolina era ricomparsa una settimana più tardi, dopo aver trascorso un piacevole interludio con un bastardo randagio munito di tre zampe. E, come previsto, aveva dato alla luce dei cuccioli assolutamente orridi. La madre di Venetia era fatta della stessa stoffa. Licenziava i domestici per capriccio, affermava di essere in punto di morte ogni volta che aveva mal di testa, cadeva in deliquio se un conoscente mancava inavvertitamente di salutarla e inscenava delle tragedie di terz'ordine a ogni piè sospinto. Gregor era incapace di contare le scenate a cui aveva assistito, a nessuna delle quali aveva consentito di turbarlo. Perché sprecare le proprie forze per una semplice emozione? I problemi finivano sempre per risolversi, di solito senza l'aiuto di nessuno. In ogni modo, decise che era arrivato il momento di svignarsela. «Vi auguro il buongiorno, Mr. Oglivie. È chiaro che avete bisogno di stare da solo in questo frangente, perciò vi lascio a...» «No! Lord MacLean, vi supplico... per il bene di Venetia se non per il mio! Lei...» Deglutendo a stento come se le parole gli fossero rimaste conficcate in gola, Oglivie incontrò disperatamente il suo sguardo. «Vi prego» aggiunse con voce rotta, le guance rigate di lacrime. «Aiutatemi a rintracciarla, vi prego.» Qualcosa nella sua espressione gli gelò il sangue nelle vene. Era autentico terrore quello che gli leggeva negli occhi. «Che cos'è successo?» gli domandò bruscamente. 8


«Lei... lei...» Oglivie si lasciò ricadere la testa fra le mani con un singhiozzo che echeggiò in ogni angolo dell'atrio. Gregor strinse i pugni lungo i fianchi. All'esterno, un tuono rumoreggiò all'improvviso e i vetri delle finestre tremarono sotto l'impeto del vento. Dirigendosi verso lo scalone, si fermò di fronte all'anziano nobiluomo. «Oglivie, che cos'è successo a Venetia?» «È scomparsa, MacLean. È stata rapita. E tutto per colpa mia!» La frase rimase sospesa nell'aria, viva e palpitante. Il vento si levò ancora una volta, più impetuoso e più freddo di prima, filtrando da sotto la porta e gelando le loro caviglie. «Com'è possibile che sia colpa vostra?» «È che... che lui mi aveva detto che voleva fuggire con Venetia e io... io... l'ho incoraggiato, immaginando che lei lo avrebbe trovato... romantico. Non immaginavo che l'avrebbe fatto a sua insaputa. Credevo che...» «Come si chiama?» «Ravenscroft.» Gregor visualizzò all'istante un giovane con un mento sfuggente e l'atteggiamento oltremodo zelante. «Quel moccioso? E voi lo avete incoraggiato?» «Sembrava sinceramente innamorato di Venetia e lei si mostrava sempre così gentile con lui...» «È gentile con tutti.» Gregor accennò in direzione del biglietto che Oglivie aveva in mano. «È di Venetia?» Piangendo a calde lacrime, Oglivie glielo porse. Lui si affrettò a scorrerlo. «Dovete capire, Lord MacLean. Ravenscroft de9


siderava sposarla, ma lei è talmente timida e...» Gregor appallottolò il foglio fra le dita. «Maledizione!» Il biglietto era scritto nella calligrafia tipicamente inclinata di Venetia. Diceva semplicemente che Ravenscroft si era offerto di accompagnarla a Stirling per consentirle di prendersi cura di sua madre come richiesto. Quell'idiota doveva averle detto che la madre era malata. «Non riesco a credere che abbia fatto una cosa del genere» gemette Oglivie. «Sembrava un uomo così a posto, così onesto...» Ma Gregor si stava già dirigendo alla porta. «MacLean!» Balzando in piedi, Oglivie lo seguì sulla soglia, senza accorgersi che solo un'ora prima il tempo era stato mite, primaverile, mentre adesso un vento polare soffiava con una tale violenza da strappargli dalla testa il berretto da notte e farlo rotolare lungo la strada. Un brivido lo percorse. «Dove state andando, MacLean?» «A cercare vostra figlia.» Gregor afferrò le redini che gli porgeva un valletto e saltò in sella. «Ma come? Non sapete nemmeno da dove iniziare.» «Ho sentito dire che Ravenscroft abita in St. James's Street. Comincerò da lì.» «E quando li avrete trovati? Che cosa intendete fare?» «Qualunque cosa riterrò necessaria. Voi, nel frattempo, aspettate qui e tenete la bocca chiusa. Nessuno deve sapere che Venetia se ne è andata.» «Ma...» «Chiusa, Oglivie. Questo dovrebbe tenervi occupato fino al mio ritorno.» Senza attendere una risposta, Gregor fece girare il suo cavallo e lo lanciò al galoppo. 10


Circondandosi con le braccia nel vano tentativo di difendersi dal freddo, Oglivie fu incapace di distogliere lo sguardo dalla schiena di MacLean che si stava rapidamente allontanando. «Che cosa ho fatto?» gemette, abbandonandosi a un'altra crisi di pianto. «Dove sei, Venetia, mia adorata bambina?» A parecchie miglia di distanza, in una carrozza a noleggio che sfrecciava lungo la strada accidentata, il giovane Lord Ravenscroft si stringeva al petto la mano graffiata. «Mi avete ferito! Sto sanguinando come un maiale sgozzato.» «Non esagerate, di grazia.» Oscillando al ritmo pazzesco della vettura, Miss Venetia Oglivie estrasse il suo fazzoletto e ripulì il fermaglio della sua spilla di perle. «Non vi ho ferito... benché, se avessi avuto un coltello, sarei stata tentata di non limitarmi a pungervi la mano con la mia spilla.» «Qualunque cosa abbiate fatto, non era necessaria.» «Vi avevo avvertito di smettere di rendervi ridicolo.» «Non mi stavo rendendo ridicolo! Stavo solo dicendo che vi amo e...» Ravenscroft boccheggiò mentre Venetia alzava di nuovo la spilla come se fosse stata un pugnale. «Francamente, Ravenscroft, queste vostre svenevolezze da donnicciola non sono affatto piacevoli.» «Svenevolezze da donnicciola? Venetia! Come potete...?» «Miss Oglivie, per voi.» Lord Ravenscroft scivolò lungo il sedile, allontanandosi il più possibile dalla spilla. «Sentite, Vene... voglio dire, Miss Oglivie. Mi... mi dispiace se 11


ho commesso un errore dichiarandomi così...» «Avete commesso un errore madornale, specialmente in questa incresciosa situazione.» Sbattendo le palpebre, Ravenscroft si aggrappò alla maniglia di cuoio appesa al tetto mentre la carrozza urtava contro una radice particolarmente sporgente. «Incresciosa situazione?» «Avete dimenticato per quale motivo stiamo viaggiando a una pericolosa velocità su questa orribile strada? La mia povera mamma sta male.» «Ah, sì. È vero.» Ravenscroft si allentò il fazzoletto da collo come se tutto a un tratto gli si fosse stretto attorno alla gola. «Vostra madre. Immagino di non averlo esattamente dimenticato, ma di essere stato... uh, sopraffatto. Sì, sono stato sopraffatto dalla passione e mi sono scordato di vostra madre. Ma solo per un momento!» si affrettò ad aggiungere. «Adesso ricordo bene che stiamo andando a trovare la vostra povera mamma a casa di vostra nonna, a Stirling.» Venetia si disse che non avrebbe dovuto stupirsi della sua memoria labile. Non era l'uomo più intelligente del mondo. Eppure, aveva la sensazione che ci fosse qualcosa che non andava, qualcosa che non era in grado di individuare. «Forse dovremmo fermarci alla prossima locanda per medicarvi la mano.» Lui scosse energicamente la testa. «No. Non possiamo fermarci.» «Perché no?» «Perché... arriveremmo in ritardo. Inoltre, sarebbe preferibile attendere che sia calata l'oscurità.» Venetia si accigliò. Avrebbe dovuto interrogarlo più minuziosamente prima di iniziare il viaggio, ma quando quel mattino lui aveva fatto irruzione 12


nella stanza della colazione, un biglietto stretto in mano e l'espressione sconvolta, non le era neppure venuto in mente. Vergato nella grafia di suo padre, il biglietto le ordinava di partire immediatamente con Ravenscroft per andare ad assistere sua madre. Abituata alla propensione della sua genitrice a scambiare la minima contrazione per uno spasmo fatale e all'infallibile capacità di suo padre di evitare le responsabilità, lei aveva trovato seccante quella richiesta, ma non inconsueta. Perciò, si era affrettata a preparare una valigia e a scribacchiare un biglietto per suo padre in cui gli assicurava che gli avrebbe obbedito, prima di salire nella carrozza di Ravenscroft. Non intendeva preoccuparsi finché non avesse visto la madre con i propri occhi, beninteso. Era un peccato, però, che l'incarico di accompagnarla fosse stato affidato a Ravenscroft, il nuovo protetto del padre, che amava ergersi a paladino degli oppressi, il che significava che di tanto in tanto tentava di aiutare una povera anima smarrita a guadare le insidiose acque del bel mondo. Lui lo definiva un esperimento di carattere sociale, ma in cuor suo Venetia era convinta che si limitasse a godere del profluvio di complimenti che il riconoscente Ravenscroft gli rovesciava addosso. All'inizio, mentre si allontanavano da Londra a tutta velocità, aveva compatito il povero Ravenscroft per essersi lasciato invischiare nei perennemente drammatici contrattempi della sua famiglia. Ma, dopo essere stata seduta in carrozza per due ore, aveva cominciato a nutrire dei seri dubbi su di lui. Qualcosa, non sapeva che cosa, non era come avrebbe dovuto essere. Lord Ravenscroft appariva eccessivamente nervoso e continuava a mettere la 13


testa fuori dal finestrino, come se si aspettasse che qualcuno li stesse inseguendo. Venetia poteva essere molte cose, ma non era una stupida. Quando aveva tentato di interrogarlo sulla ragione che aveva spinto suo padre a pretendere che accorressero al capezzale della moglie, Ravenscroft aveva balbettato e farfugliato un guazzabuglio di pretesti e spiegazioni senza capo né coda che le aveva fatto girare la testa. Sollevò la tendina di cuoio per guardare fuori dal finestrino. Stavano procedendo troppo in fretta per non correre rischi. Dato che i cavalli erano pressoché sfiancati, avrebbero dovuto fermarsi per cambiarli. E, quando lo avessero fatto, lei si sarebbe rifiutata di proseguire finché Ravenscroft non avesse risposto alle sue domande. Se lui le avesse opposto un rifiuto, avrebbe chiesto asilo alla locandiera e inviato un messaggio al padre per chiedergli di venire a prenderla. Decisa ad attenersi a quel piano, rabbrividì nel vento gelido e abbassò la tendina. Tornando ad appoggiarsi allo schienale del sedile, studiò Ravenscroft con occhio critico. Dimostrava molto meno dei suoi ventidue anni. Era piccolo e mingherlino, difetti che tentava di mascherare applicando un'imbottitura alle spalle delle sue redingote e un rialzo ai tacchi dei suoi stivali. I suoi occhi erano di un acquoso celeste ed era privo di un mento degno di questo nome, ma tali manchevolezze erano compensate dalle sue entusiastiche adulazioni, adulazioni appunto che avevano indotto suo padre a giudicarlo innocuo. Venetia si aggrappò al bordo del sedile mentre la carrozza sbandava lungo una curva. «Ravenscroft, stiamo viaggiando troppo in fretta per questa strada!» 14


«Sì, ma più in fretta andiamo, prima arriveremo a... destinazione.» Lei si accigliò, tuttavia, prima che potesse formulare un'altra domanda, la carrozza sobbalzò con inaudita violenza e per un istante vennero entrambi catapultati in aria. Venetia ricadde sul sedile con un piccolo grido. «Stiamo andando troppo in fretta, Ravenscroft!» Lui allungò un piede per puntellarlo contro lo sportello, nel tentativo di incunearsi nel suo angolo. «Non possiamo rallentare» ribatté nel tono di un bambino capriccioso. «Vostra madre ci sta aspettando.» «Se avessimo un incidente e ci rovesciassimo, non giungeremmo mai a Stirling.» Ravenscroft piegò all'ingiù gli angoli della bocca e non rispose. Stizzita, Venetia rimboccò più strettamente la coperta che le copriva le ginocchia. Era stanca, ammaccata e di pessimo umore. Come se non bastasse, via via che salivano al nord, faceva sempre più freddo, molto più freddo. Talmente freddo, in effetti, che il pensiero le corse a Gregor. Gregor! Non gli aveva lasciato un biglietto, accidenti! In quel momento, doveva trovarsi a Oglivie House a chiedersi dove fosse finita. Abbassando le palpebre, si aggrappò al sedile mentre la carrozza procedeva sobbalzando. Gregor MacLean era il suo migliore amico. Era a conoscenza di tutte le sue manchevolezze e fissazioni, delle sue passioni e delle sue delusioni, come lei conosceva quelle di lui. Lei si fidava ciecamente del suo buonsenso. Che cosa le avrebbe consigliato di fare adesso? Con ogni probabilità, l'avrebbe rimproverata a15


spramente per aver ceduto all'impulso di partire con Ravenscroft. Gregor MacLean non muoveva mai un dito per aiutare qualcuno. Secondo lui, tutti avevano il dovere di aiutare se stessi e non erano che i deboli ad aver bisogno di un appoggio. Lei lo giudicava un po' ingenuo, cosa non sorprendente considerato il modo in cui veniva coccolato dai membri dell'alta società. Non si trattava soltanto del suo aspetto straordinariamente seducente, ma delle voci misteriose che circolavano su di lui e la sua famiglia, voci secondo le quali sia lui sia i suoi fratelli avevano il potere di far alzare il vento, scatenare temporali e far rombare i tuoni sulla testa dei loro nemici. Si diceva che, alcuni secoli addietro, i MacLean fossero stati colpiti da una maledizione. Ogni volta che montavano su tutte le furie, facevano scoppiare delle tempeste, impetuose, incontrollabili tempeste capaci di distruggere tutto ciò che incontravano sul loro cammino. Era per quello che tutti i MacLean si sforzavano di tenere a freno la loro irascibilità. Con un pesante sospiro, Venetia alzò di nuovo la tendina per dare un'occhiata all'esterno. Quando aveva conosciuto Gregor tanto tempo prima, aveva udito le dicerie, ma non vi aveva prestato ascolto. Nel corso degli anni, tuttavia, era stata costretta a ricredersi, ed era per questo che le nuvole che si stavano ammassando rapidamente nel cielo e l'aria sempre più gelida l'avevano fatta pensare a Gregor. Poteva darsi che fosse venuto a conoscenza della sua scomparsa e in quello stesso momento stesse accorrendo in suo aiuto. Assaporò l'immagine di Gregor in sella a un bianco destriero, intento a galoppare a briglia sciolta per venire a salvarla, gli occhi verdi sfavillanti per... l'irritazione. 16


Curvò le spalle. Era l'unica cosa che Gregor avrebbe provato se mai fosse stato costretto a precipitarsi in suo soccorso: irritazione assieme a un profondo disgusto per il fatto che fosse stata tanto sciocca da lasciarsi persuadere con l'inganno a comportarsi come una scostumata. Scoraggiata, abbassò ancora una volta la tendina e ricadde sul sedile con un tonfo. «Che cosa c'è?» domandò Ravenscroft impallidendo. «Avete visto qualcuno? Ci stanno inseguendo?» «No, non ci sta seguendo nessuno.» Incrociando le braccia sul petto, Venetia lo fissò senza battere ciglio. Ravenscroft si stampò in faccia un sorriso, palesemente non meno a disagio del Principe di Galles quando veniva insaccato nel suo busto. «Be', ho l'impressione che oggi faccia più freddo di quanto abbia mai fatto in aprile. Non siete d'accordo, Vene...?» «Miss Oglivie, per favore.» Il sorriso gli morì sulle labbra. «Miss Oglivie, naturalmente.» «Grazie, e sì, trovo che faccia più freddo di quanto abbia mai fatto in qualunque mese di aprile, un'altra ragione appunto per cui dovremmo fermarci al più presto.» «Ma perderemmo del tempo prezioso e...» «Dubito che abbiate compreso, Ravenscroft. Si tratta di una mia necessità personale.» «Una vostra necessità pers...» Un intenso rossore gli imporporò le guance. «Oh, non immaginavo... Cioè, non mi ero reso conto...» «Vi prego, Lord Ravenscroft, non rendetemelo ancor più imbarazzante di quanto già non sia. De17


vo fermarmi e questo è quanto!» esclamò Venetia. «Ma certo! Chiederò al cocchiere di fermarsi appena avremo raggiunto Torlington. Non è che a una mezz'ora di strada.» Annuendo, Venetia distolse lo sguardo e si rannicchiò nel suo angolo per evitare di essere sballottata più del necessario e sperando di potersi godere alcuni minuti di silenzio. Con suo sommo sollievo, Ravenscroft si sistemò sul sedile di fronte, entrambe le mani aggrappate al bordo, il mento affondato nel fazzoletto da collo. Aveva in tutto e per tutto l'aspetto di uno scolaretto immusonito. I minuti si trascinarono lentamente mentre la carrozza continuava a sobbalzare, il legno che emetteva sinistri scricchiolii, e Venetia si augurava che riuscissero ad arrivare a Torlington senza precipitare in un fosso. Abbassando le palpebre, inviò al cielo una rapida preghiera affinché le fosse consentito di riuscire a strappare a Ravenscroft alcune risposte alla sosta successiva. Fino ad allora, non le restava che pregare. In quello stesso momento, un uomo alto ed elegante uscì da White's, il rinomato circolo per gentiluomini, si calzò il cappello sulla testa per ripararsi gli occhi dal vento e dalla neve, e attese che la sua carrozza risalisse la strada affollata fino a lui. Alcuni minuti prima, Dougal MacLean era stato in procinto di vincere una notevole somma durante una partita a whist. Poi un'occhiata distratta alla finestra gli aveva strappato un'imprecazione, aveva gettato le carte sul tavolo ed era corso via, lasciando esterrefatti gli altri giocatori. Osservò la neve che cadeva sempre più fitta e si accigliò. Solo una cosa era in grado di scatenare 18


una simile tormenta nel mese di aprile: la maledizione dei MacLean. Violenti temporali scoppiavano ogni volta che un MacLean si infuriava, ma i fenomeni meteorologici variavano per ciascuno di loro. Sempre freddo e controllato, Gregor suscitava tempeste di ghiaccio e di neve. Mucchi di neve. Montagne di neve. Ed era per questo che lui doveva rintracciare il fratello, e presto. La carrozza arrivò e il valletto saltò a terra per aprire lo sportello. Nel medesimo istante in cui posava il piede sul predellino, Dougal vide avanzare una sagoma corpulenta sotto la neve. A differenza degli altri passanti, l'uomo non sembrava curarsi dell'aria polare. In effetti, dava quasi l'impressione di godersi la neve che gli stava imbiancando la testa scoperta. «Gregor!» A mano a mano che il fratello si avvicinava, Dougal notò il pallore del suo viso. «Devo chiederti un favore» esordì Gregor. «Il mio cavallo si trova in fondo alla strada. Non potremmo...» Accennò in direzione della vettura. «Ma certo.» Dougal scoccò un'occhiata al valletto, che si precipitò a prelevare il cavallo. Poco dopo, la carrozza stava percorrendo la strada, l'animale legato dietro. «Qualcuno ha rapito Venetia Oglivie» gli annunciò Gregor senza preamboli. «Buon Dio! Chi può aver fatto una cosa del genere?» «Ravenscroft.» «Quel marmocchio presuntuoso? Non ne avrebbe avuto il coraggio.» «Quel marmocchio defunto, quando avrò finito con lui. Ha ingannato Venetia per persuaderla a la19


sciare la città insieme a lui» gli riferì Gregor. Venetia lo aveva seguito di sua spontanea volontà? Dougal sbirciò il fratello di sottecchi. Venetia e Gregor era amici fin dall'infanzia, da tanto di quel tempo, in effetti, che perfino le malelingue della città si erano stancate di spettegolare sulle loro cavalcate mattutine e la loro disinvolta familiarità. Il suo rapporto con Ravenscroft era qualcosa di più? «Credi che lei e Ravenscroft...» «No!» Dougal inarcò le sopracciglia mentre un impetuoso colpo di vento faceva oscillare la carrozza. «È stata ingannata» ringhiò Gregor. «Ovvio che è stata ingannata. Venetia non farebbe mai una cosa impulsiva come fuggire per sposarsi, neppure se fosse follemente innamorata di qualcuno.» Un altro colpo di vento investì la carrozza come un pugno micidiale. «Gregor, ti prego! Finiremo per essere spazzati via dalla strada.» Gregor fece un profondo respiro per tentare di rilassarsi. «Se vuoi restare sulla strada, piantala di dire idiozie. Venetia non è fuggita. Ravenscroft le ha fatto credere che sua madre si era ammalata a Stirling. Il domestico di quel mascalzone mi ha comunicato il suo piano, vale a dire che ha intenzione di recarsi a Gretna Green e che le dirà la verità quando si saranno allontanati da Londra a sufficienza per impedirle di tornare indietro. Mi ha informato che Ravenscroft è indebitato fino al collo e che questa mattina avrebbe addirittura dovuto battersi a duello con Lord Ulster, ma che non si è presentato.» «Quel lurido vigliacco! Devi aver offerto parec20


chie monete d'oro al domestico per ottenere queste informazioni.» «Per mia fortuna, quell'essere immondo non gradiva essere tenuto appeso per i piedi fuori da una finestra aperta.» Dougal non seppe impedirsi di sorridere. «Ravenscroft pensa di passare sulla strada del nord al bivio di Pickmere e spera che Venetia non se ne accorga.» «Non se ne accorga? Su una strada che ha percorso decine di volte?» «Ravenscroft non è il più intelligente degli uomini. Cosa che renderà assai meno penosa la sua dipartita. Nessuno sentirà la sua mancanza.» «Se commetti un'imprudenza, susciterai uno scandalo e Venetia potrebbe finire per pagarne il prezzo. Ti converrebbe riportarla a casa sana e salva e vedertela dopo con Ravenscroft.» «Lo farò, ma solo se le cose non si sono spinte troppo oltre.» Dougal si rabbuiò. «Pensi che quell'idiota senza mento potrebbe approfittarsi di lei?» Gregor strinse i pugni, il cuore che gli martellava nelle orecchie. «Se desidera continuare a vivere, è meglio che non l'abbia toccata neanche con un dito.» «Mi sembra impossibile che si illuda di farla franca.» «C'è di peggio. Il suo domestico ritiene che abbia intenzione di fuggire dall'Inghilterra per evitare di battersi a duello e saldare i debiti.» «Trascinandosi dietro Venetia? Oh, Cristo!» La carrozza si arrestò e il valletto si affrettò ad aprire lo sportello. Scendendo a terra, i due fratelli si avviarono verso il portico della dimora londinese di 21


Dougal. Appena si trovarono a prudente distanza dalle orecchie dei domestici, si fermarono sotto la neve. «Che cosa posso fare per aiutarti?» domandò Dougal. «Vai a Oglivie House e resta con il padre di Venetia fino al nostro ritorno. È sconvolto e completamente fuori di sé. Se si lasciasse sfuggire con qualcuno che lei è scomparsa e in che modo, il danno alla sua reputazione sarebbe irreparabile.» «Gli terrò una pistola puntata contro, se sarà necessario.» Dougal si interruppe per fissare il fratello. «Pensi di riuscire a salvare Venetia?» Gregor alzò lo sguardo sulla neve che turbinava sulla sua testa, sospinta dal vento che filtrava attraverso i suoi abiti. «Non lo so. Potrei aver messo sulla mia strada l'unico ostacolo che nemmeno io sono in grado di superare. Questa tormenta...» Avvertì una contrazione alla bocca dello stomaco. Accidenti alla sua irascibilità. «Sciocchezze» ribatté Dougal, alzandosi il bavero del pastrano. «Se la neve ti impedirà di procedere rapidamente a cavallo, rallenterà ancor di più la carrozza. Tutto sommato, potrebbe trattarsi di un vantaggio.» «Hai ragione. Non ci avevo pensato.» «Avrai tutto il tempo per pensarci lungo la strada. Tengo dei cavalli a pensione in varie stazioni di posta lungo la strada del nord. Ti saranno di aiuto.» All'occhiata stupita di Gregor, Dougal scrollò le spalle. «Vedi, c'è una donna che vado a trovare di tanto in tanto, quando Londra diventa tediosa in modo insopportabile. Se hai bisogno di usare uno dei miei cavalli, serviti pure.» «Non so come ringraziarti.» «Limitati a rintracciare Venetia.» 22


Dopo aver annuito, Gregor tornò a dirigersi verso la carrozza e il proprio cavallo, trattenuto dallo stalliere. Un paio di secondi più tardi stava sfrecciando lungo la strada. Sebbene ghiaccio e neve lo circondassero, tentò di trarre conforto da quanto aveva affermato Dougal, ossia che la tormenta avrebbe costretto la carrozza di Ravenscroft ad avanzare lentamente. Purtroppo, fu l'unica consolazione a cui riuscì a ricorrere. Resisti, Venetia!, pensò, spronando il cavallo. Non lasciarti abbattere.

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Misteri e sospetti MARY NICHOLS INGHILTERRA, 1750 - Amy ha perso la memoria, e il capitano Drymore, ammaliato dalla sua bellezza, decide di aiutarla a scoprire la propria identità. Ma cosa troverà?

Il cavaliere della contessa ANNE HERRIES FRANCIA, 1525 - Anni dopo averle salvato la vita, Anton Gifford ritrova sulla propria strada Marietta. E l'amore che non era potuto sbocciare un tempo finalmente trionfa.


Una lettera dal passato LINDA LAEL MILLER ARIZONA, 1915 - Quando capisce che Lydia ha bisogno di lui, Gideon Yarbro non esita a correre in suo aiuto. Rapirla e sposarla gli sembrano poi un dovere... O un piacere?

Scandalosa Isabella JENNIFER ASHLEY INGHILTERRA - SCOZIA, 1881 - Da anni Mac non riesce più a dipingere, finché nella sua vita non ricompare Isabella, l'adorata ex moglie. Torna SEDUCTION, eros allo stato puro.

Al servizio della regina ALEXANDRA J. FORREST INGHILTERRA - INDIA, 1876 - 1879 - Dopo essere rimasta troppo a lungo senza notizie dell'amato Nicholas, Elizabeth si imbarca per Bombay, disposta a tutto pur di ritrovarlo.

Scacco al visconte LOUISE ALLEN INGHILTERRA, 1814 - Nell Latham si trova invischiata in una serie di intrighi senza via d'uscita. L'amore di Marcus, inizialmente suo nemico, riuscirà a toglierla dai guai?

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