786 - Al servizio della regina - A. J. Forrest 787 - Scacco al visconte - L. Allen 788 - La resa del guerriero - M. Willingham 789 - Una moglie sconveniente - M. Nichols 790 - L'ombra del destino - D. Hale 791 - Il corsaro gentiluomo - A. Lethbridge 792 - Prigioniera del guerriero - J. Fulford 793 - Tentazione segreta - S. Laurens 794 - Per amore di una nobildonna - D. Hale 795 - L'onore in gioco - C. Merrill 796 - Partita col destino - K. Hawkins 797 - Una moglie per il barone - M. Nichols 798 - Fiore di Scozia - S. Auci 799 - Notti d'Oriente - D. Hale 800 - Misteri a Londra - G. Ranstrom 801 - Desiderio di seduzione - S. Bennett 802 - Bacio tentatore - S. James 803 - Vendetta d'amore - J. Justiss 804 - La dodicesima notte - A. McCabe 805 - La moglie del maggiore - C. March 806 - Il Cavaliere Bianco - C. Mason 807 - Magia di Natale - AA.VV. 808 - Sposa gitana - G. Wilson 809 - Il perfetto gentiluomo - J. Justiss 810 - Promessa di matrimonio - H. Dickson 811 - Il visconte libertino - M. Styles
JULIA JUSTISS
Il perfetto gentiluomo
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Society's Most Disreputable Gentleman Harlequin Historical © 2011 Janet Justiss Traduzione di Angela Medi Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici gennaio 2012 Questo volume è stato stampato nel dicembre 2011 presso la Rotolito Lombarda - Milano I GRANDI ROMANZI STORICI ISSN 1122 - 5410 Periodico settimanale n. 809 del 10/01/2012 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 75 dello 01/02/1992 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
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Uno scossone alla spalla ferita risvegliò Greville Anders con un gemito. Attraverso le fitte dolorose che s'irradiavano giù per il braccio, udì vagamente il cocchiere dire: «Eccoci qua, signore. A destinazione. Ashton Grove». Tentando di dominare la nausea indotta dal dolore, Greville lottò per risalire alla superficie di una coscienza che, per mitigare l'agonia di un lungo viaggio in una carrozza traballante, aveva sommerso nelle distensive nubi del laudano. L'aria dell'inverno agli sgoccioli, filtrando attraverso lo sportello tenuto socchiuso da un uomo in livrea da lacchè, lo aiutò a dissipare la nebbia mentale. Inghilterra. Doveva essere arrivato in Inghilterra. Nessun altro posto sulla Terra possedeva quella combinazione di fredda foschia e sentore di terriccio umido. Come una vela che improvvisamente si gonfi al vento, il vuoto della sua mente si riempì. Sì, era in Inghilterra, ad Ashton Grove, la casa di Lord Bronning. La dimora dove, per intercessione del suo nobile cugino, il Marchese di Engleme5
re, doveva risiedere dopo essere stato trasferito dalla sua cuccetta sull'Illustrious alla brigata costiera, mentre l'Ammiragliato dirimeva la questione del suo reclutamento illegale. E lui terminava la convalescenza. Sfortunatamente, questo significava che ora doveva convincere le sue instabili membra a trasportarlo dalla vettura fino alla residenza, sperando che lo stomaco ancora agitato non lo riempisse di disonore. Prendendo un profondo respiro, barcollò nella penombra del crepuscolo; quindi proseguì a passo zoppicante fino all'entrata e attraverso la porta tenuta aperta dal maggiordomo. Con la fronte sudata per lo sforzo, si stava congratulando con se stesso per essere riuscito a raggiungere il maestoso ingresso, quando un gentiluomo più anziano, dai capelli radi, avanzò verso di lui e accennò un inchino. «Mr. Anders» esordì il nuovo arrivato, rivolgendogli un sorriso forzato. «Lieto di darvi il benvenuto ad Ashton Grove.» L'espressione del gentiluomo era così lontana dal mostrare letizia che Greville si rimangiò un sorriso, prima che l'inconfondibile, frusciante rumore di gonne che scivolavano su un pavimento lucido lo spingesse a piegare con cautela la testa verso sinistra. Questa manovra disagevole fu compensata da una visione abbastanza attraente da richiamare dalla morte un marinaio con del sangue nelle vene. Categoria in cui lui, dopo l'azione dell'Illustrious contro quel veliero pirata algerino sulle coste di Tunisi, aveva rischiato molto da vicino di essere incluso, pensò ironicamente, prima di dedicarsi 6
corpo e anima al lontano piacere di ammirare una bella donna. Per la prima volta da molto tempo, alcune parti del suo corpo fremettero in modo gradevole al cospetto di un'angelica visione dai capelli dorati e dalla piccola figura avvolta in una veste aderente, con appena una punta di scollatura ad attirare l'attenzione su un seno mirabilmente rotondo. Come sollevò lo sguardo al perfetto ovale del suo volto, grandi occhi blu lo fissarono di rimando, sopra un piccolo naso impertinente e labbra piene color bocciolo di rosa, al momento serrate. La visione era chiaramente contrariata. Greville represse un sospiro. Gli angeli in genere lo erano, alla sua vista. Un'innata abitudine alla cortesia lo spinse a tentare un inchino, reso goffo dal fitto bendaggio che gli avvolgeva il torace e dal fatto che il suo equilibrio non si era ancora adattato a un pavimento che restava fermamente orizzontale sotto i piedi. «Lord Bronning, vero?» domandò in tono incerto. «E Miss...?» «Mia figlia, Miss Neville. Benvenuto nella nostra casa. Confido che Lord Englemere abbia reso il vostro viaggio il più confortevole possibile... date le circostanze, naturalmente» disse Bronning, rivolgendogli uno sguardo turbato. La graziosa figlia si limitò a chinare il capo, il suo cipiglio ancora più intenso. Greville non vedeva il proprio volto in uno specchio da mesi, ma nella sua frusta tenuta da marinaio, con la barba incolta e ciò che lui supponeva fosse il pallore indotto da una febbre persistente, senza dubbio non somigliava affatto al genere di gentiluomini che Miss Neville era abituata 7
a ricevere nel grandioso ingresso della casa del padre. «Miss Neville, milord» replicò, prendendo atto delle presentazioni. «Sì, Lord Englemere ha tentato... tutto il necessario.» Dato il suo aspetto già abbastanza indecoroso, ritenne meglio non accennare al fatto che il suo passaggio da Spithead attraverso Portsmouth e da lì in carrozza fino ad Ashton Grove era trascorso in un tale stordimento da laudano da averne appena un pallido ricordo. «Vi ringrazio per avermi accolto in casa vostra, Lord Bronning, benché io sia per voi un perfetto estraneo.» «Niente affatto» replicò Bronning in fretta. «Sono felice di fare un favore a Lord Englemere... e a vostra sorella, Lady Greaves, ovviamente. Suo marito, Sir Edward, è una nostra gradita conoscenza. Ma non dobbiamo lasciarvi qui in piedi con questo freddo! Sarete stremato dal viaggio. Sands vi manderà un domestico che vi mostrerà la stanza che vi è stata assegnata.» La mia stanza. Una vera camera con un letto che non ondeggiava al rollio della nave, uno spazio privato che non avrebbe diviso con una moltitudine di rumorosi, sudici e imprecanti marinai. Il paradiso. «Grazie, mi farebbe piacere» disse, raccogliendo le poche forze che gli restavano per affrontare il compito di salire l'alta scalinata verso cui un lacchè lo stava guidando. «E, Mr. Anders» lo richiamò Bronning, «per favore, non sentitevi obbligato a raggiungerci per cena. La cuoca sarà felice di prepararvi un vassoio, se preferite restare nella vostra stanza e riposarvi dal lungo viaggio.» Fermarsi e riposare. Greville si aggrappò al concetto come un uomo in procinto di affogare si ag8
grappa all'albero della nave dopo un naufragio. Fermarsi per completare la guarigione del suo corpo malconcio; riposare, per consentire al suo intelletto appannato dalla febbre di esaminare le implicazioni della brusca transizione da marinaio su una nave da guerra a ospite di un'elegante tenuta inglese. «Grazie, signore, farò così» disse. Mentre affrontava le scale, rifletté sull'ironia di accogliere il concetto di solitudine con tanto piacere, lui che non molto tempo prima avrebbe fatto qualunque cosa per evitare la noia di avere la sola compagnia di se stesso. Stringendo i denti con determinazione, continuò a salire, con la sottile fragranza floreale di Miss Neville ancora nelle narici. Amanda Neville era delusa. Un'irrazionale sensazione di essere stata maltrattata rimpiazzò l'iniziale sbigottimento, mentre fissava il nuovo arrivato zoppicare su per le scale dietro il valletto. Da quando il padre le aveva comunicato che avrebbero ospitato un parente del Marchese di Englemere, non aveva fatto che fremere dall'aspettativa, sperando che fosse qualcuno che avrebbe potuto incontrare di nuovo a Londra quella primavera, al momento del suo troppo a lungo rimandato debutto. Forse, perfino un attraente giovanotto in grado di diventare un potenziale pretendente. Aveva fatto preparare a Mrs. Pepys la migliore stanza per gli ospiti della casa e istruito la cuoca per organizzare un sontuoso banchetto per la sera del suo arrivo. Ammutolita dall'aspetto dell'uomo che aveva superato zoppicando la soglia della loro dimora, era 9
riuscita a malapena ad accennare un benvenuto. Quel sudicio, malconcio uomo vestito come un comune marinaio era il loro ospite?, pensò, ancora inorridita e incapace di comprendere un simile enigma. Cosa stava pensando papà, quando aveva accettato di ospitare una persona del genere? Prima che lei potesse pronunciare una parola, il padre la prese per un braccio e la condusse attraverso l'ingresso e verso il proprio studio. «Non guardarmi in quel modo, micetta, almeno finché non ti avrò spiegato» disse sottovoce. «È tutto per adesso, Sands» aggiunse, congedando il maggiordomo che li seguiva con una luce d'interesse nello sguardo. «Papà, non farei mai pettegolezzi davanti ai servitori» protestò Amanda, dopo che lui ebbe chiuso la porta dello studio alle loro spalle. «Ma quando mi hai detto che avresti ospitato un parente di Lord Englemere... Andiamo, lui è uno Stanhopes, capo di una delle famiglie più eminenti d'Inghilterra! Sei sicuro che questo... marinaio sia davvero suo cugino?» «Si è presentato come Anders ed è arrivato in una carrozza privata, come mi era stato detto, così deve essere lui. Anche se ti confesso che sono rimasto sconvolto quanto te dal suo aspetto.» Dopo averla accompagnata al sofà, l'uomo fece ansiosamente il giro della stanza. «Ora che ci penso, sebbene io l'abbia dato per scontato, la nota del segretario di Sua Signoria non ha mai detto chiaramente che Mr. Anders fosse un ufficiale di Marina.» «Sembra quasi un... un malvivente!» esclamò Amanda, ancora indignata. «E per di più ubriaco. Come potremo intrattenere una persona del gene10
re? Dovrà pranzare con noi, essere presentato ai nostri conoscenti?» Il tormentato cipiglio di Lord Bronning s'intensificò. «Povero me, spero di non aver commesso un terribile errore, permettendogli di venire...» La sua voce si affievolì e lui fece una smorfia. «Ora, papà, non devi agitarti e procurarti una delle tue crisi» disse Amanda in fretta. Preoccupata per la salute del padre, che ultimamente non era stata delle più floride, mise da parte all'istante la propria irritazione. «Andiamo, siediti e lascia che ti versi un po' di vino» proseguì, balzando in piedi per accompagnarlo verso una poltrona e quindi porgergli un bicchiere di Porto. «Cosa diceva esattamente la nota di Sua Signoria?» «Soltanto che Mr. Anders aveva servito su una nave da guerra e che sarebbe stato mandato in licenza in Inghilterra, dopo essere rimasto ferito durante uno scontro con dei pirati» replicò lui, accomodandosi contro i cuscini. «A quanto sembra, i marinai feriti troppo gravemente per eseguire i loro compiti vengono a volte trasferiti alla brigata costiera finché non si rimettono. Avendo saputo che Ashton Grove non si trova molto distante da una delle loro stazioni, il marchese mi ha pregato di offrire una sistemazione a suo cugino durante la convalescenza. Naturalmente, nessuno dice no a un marchese, specialmente a uno che scrive in maniera così affabile.» Amanda si morse un labbro. «Né, dopo aver installato Mr. Anders nella migliore stanza degli ospiti, sarà semplice spostarlo altrove. Comunque, non sembra abbastanza in forze per presentarsi in pubblico, così per quanto riguarda la cena e i ricevimenti immagino che dovremo aspettare.» 11
«Sarebbe la cosa migliore, suppongo. A ogni modo, lui è anche il fratello della moglie di Sir Edward Greaves e, dopo quello sfortunato incidente la scorsa primavera, non vorrei far nulla che potesse offendere Sir Edward.» Amanda si sentì arrossire. «Mi dispiace per quello, papà.» Sorridendo affettuosamente, suo padre le batté piano sul braccio. «Non pensarci più, micetta. Non puoi farci niente se sei troppo graziosa e affascinante perché ogni gentiluomo con un po' di buonsenso possa resisterti.» Con una fitta di colpa, Amanda non tentò di correggerlo. La verità era che aveva deliberatamente cercato di essere il più seducente possibile, quando, dopo la riunione degli agricoltori dell'anno passato a Holkham Hall, suo padre aveva invitato a casa una persona che aveva spesso menzionato come uno dei gentiluomini più lungimiranti del regno. Il suo unico scopo era stato di civettare un poco, afferrando una delle rare occasioni che aveva di esercitare le sue arti su uno scapolo di nobile nascita. Chi poteva immaginare che il flemmatico e noioso Sir Edward, che a malapena aveva parlato con lei di altri argomenti che non riguardassero i raccolti e i campi, sarebbe stato così impressionabile da perdere la testa? Amanda era rimasta sorpresa – e un po' imbarazzata – quando il padre le aveva riferito, dopo l'improvvisa partenza di Sir Edward, che il baronetto aveva chiesto la sua mano. Grazie al cielo, sapendo bene che l'ultima cosa che lei voleva era legarsi a qualche proprietario terriero e passare il resto dei suoi giorni imprigionata nell'oscurità del12
la campagna, lui le aveva risparmiato l'imbarazzo di rifiutarlo. Dal momento che Sir Edward si era sposato entro sei mesi dalla sua partenza da Ashton Grove, si rassicurò Amanda con senso pratico, lei non doveva aver ferito il suo cuore troppo gravemente. Tuttavia non poteva evitare di dolersi che la propria civetteria avesse posto un ostacolo all'amicizia del padre con quell'uomo. «Certo, papà, sono ansiosa quanto te di fare ammenda con Sir Edward e di dissipare ogni residuo imbarazzo. Hai idea di quanto a lungo Mr. Anders sarà nostro ospite? E... sicuramente non ci si aspetta che io lo assista!» «Certo che no!» la rassicurò suo padre. «Anche se non fosse sconveniente, non ti chiederei mai qualcosa che potesse rievocare dolorosi ricordi.» Bruscamente, entrambi tacquero. A dispetto dei buoni propositi di suo padre, i pensieri di Amanda furono inesorabilmente risucchiati dal terribile periodo appena passato. Visioni da incubo le attraversarono la mente: le guance di sua madre brucianti di febbre, zia Felicia persa nel delirio. Entrambi i loro volti fissati nell'immobile, gelido pallore della morte. Scuotendo il capo per allontanare quelle immagini, si girò verso il padre e capì, dall'espressione turbata sul suo viso, che anche lui stava ricordando. L'ansia rimpiazzò all'istante il dolore. La sua salute aveva cominciato a vacillare anche per lo strazio di perdere la moglie e la sorella, e Amanda temeva che fosse ben lontano dall'essersi ripreso. Prima che trovasse un argomento in grado di distrarlo, suo padre disse: «Naturalmente Mr. Anders può restare quanto desidera. Dovessero rendersi 13
necessarie ulteriori cure, consulterò il dottor Wendell al villaggio, per avere da lui il nome di un valido professionista. Ma non preoccuparti, micetta». Si protese per darle una piccola pacca sulla mano. «Per quanto a lungo il nostro visitatore si trattenga, ho promesso alla tua cara mamma che nient'altro avrebbe rimandato la Stagione che hai atteso tanto e con tanta pazienza.» Amanda sorrise, grata, e tentò di volgere la mente a quel felice evento. Londra, quella primavera! Aveva mai osato sperare che ciò finalmente accadesse? La Stagione, che lei e sua madre avevano sognato e pianificato così a lungo, era stata rimandata per una tale serie di circostanze sfortunate che talvolta lei temeva che il Fato in persona stesse cospirando per impedirle di realizzare i suoi sogni. Tuttavia, con l'ultimo respiro, la madre le aveva fatto promettere che quell'anno sarebbe andata a Londra, qualunque cosa fosse successa. Oh, essere finalmente a Londra, la maggiore delle città inglesi, dove non sarebbe stata costretta a dipendere da resoconti di avvenimenti già vecchi di giorni o settimane, il tempo che il giornale ci metteva a raggiungerli! Londra, dove il suo futuro marito, un uomo di prestigio e membro influente del suo partito, avrebbe frequentato la Camera dei Lord per contribuire a dirigere gli affari della nazione. Sostenuto, naturalmente, dalla sua amabile moglie e alle cui cene, soirées e balli che avrebbero riunito tutte le personalità più illustri del Regno gli argomenti politici sarebbero stati discussi e appianati sorseggiando un bicchiere di brandy... e sussurrati dietro i ventagli. Se altri disastri non l'avessero impedito, entro poche settimane lei sarebbe stata là. 14
Amanda non stava nella pelle dall'aspettativa. Improvvisamente la porta si aprì e un soffio di aria gelida accompagnò sua cugina Althea mentre faceva il suo ingresso nello studio. «È già arrivato? L'ho forse perso?» Amanda inghiottì le parole aspre che stavano per salirle alle labbra riguardo al decoro con cui una giovane dama doveva entrare in una stanza. Come aveva appreso anche troppo in fretta dopo che Althea li aveva raggiunti ad Ashton in seguito alla morte della madre, zia Felicia, la cugina che una volta usava seguirla come un cucciolo adorante ora sembrava risentirsi di ogni parola che le usciva di bocca. Ignorando, come al solito, la maleducazione della nipote, Lord Bronning si limitò a chiedere, mite: «Perso chi, mia cara?». Il suo stesso cordoglio l'aveva reso più indulgente di quanto fosse giusto per il bene di Althea, pensò Amanda con un po' di risentimento. Suo padre non rivolgeva mai alla tempestosa nipote il minimo rimprovero, non importava quanto deprecabili fossero i suoi discorsi o le sue azioni, sebbene lui fosse l'unico in grado di correggere quel comportamento tanto inadeguato. «Come, Mr. Anders, l'ufficiale di Marina, naturalmente!» replicò Althea. «È già arrivato, non è vero? Ho visto dirigersi verso le scuderie una strana carrozza, buona solo per un tiro di buoi.» La ragazza doveva essere andata a curiosare attorno alle scuderie, per aver pescato quella frase gergale. Inghiottendo un rimprovero, Amanda disse: «Temo che tu l'abbia mancato. Mr. Anders è già arrivato e si è ritirato nella sua stanza». «Che peccato!» esclamò Althea. «Be', suppongo 15
che dovrò aspettare di incontrarlo a cena.» Un improvviso presentimento travolse Amanda, dissipando le sue più futili preoccupazioni sulla probabile reazione dei loro nobili vicini riguardo alla presenza di Mr. Anders. Che cosa sarebbe successo se Althea, che già sembrava ansiosa di fare qualunque cosa lei disapprovava, avesse deciso di entrare in amicizia con quel marinaio di basso rango? Considerando il suo comportamento, sembrava esattamente il genere di cosa che poteva fare. Sebbene di norma non avrebbe augurato a nessuno di stare male, Amanda non poté evitare di sentirsi grata per il fatto che, almeno per quella sera, Mr. Anders non fosse in condizione di unirsi a loro. «Io non penso che scenderà per cenare. Sembrava molto affaticato dal viaggio.» «Affaticato... per una semplice corsa in carrozza? Che sciocchezza!» replicò Althea in tono brusco. «Non un ufficiale di Marina! Scommetto che Mr. Anders ha guidato la sua nave per ore sotto una burrasca sferzante ed è sopravvissuto per mesi con gallette e biscotti! Sicuramente sarà abbastanza in forma da sedere alla nostra tavola stasera!» Mentre Amanda digrignava i denti per il vocabolario di Althea, il padre replicò: «Forse, ma è stato ferito e deve ancora riprendersi». «Ferito in battaglia?» domandò Althea, con gli occhi perfino più scintillanti. «Oh, straordinario! Quando? Dove?» «Credo che fosse nei pressi della costa dei Barbari, qualche settimana fa» rispose lui. «Che cosa eccitante! Deve essere un autentico eroe! Non vedo l'ora che ci racconti tutto. Che gioia sarà parlare con una persona così interessante, una 16
che ha vissuto autentiche avventure e che non chiacchiera di continuo di vestiti e negozi e Londra!» dichiarò la giovane con uno sguardo di sfida rivolto alla cugina. Giusto nel caso lei fosse troppo ottusa per cogliere la stoccata, pensò Amanda, lottando per controllare la collera. «Zio James, nella tua libreria c'è qualche testo riguardante la Marina?» chiese la ragazza, rivolgendosi a Lord Bronning. «Oh, non importa, andrò a controllare di persona!» Dopodiché, con la stessa mancanza di cerimonie che aveva esibito all'arrivo, Althea si lanciò fuori dalla stanza. Amanda rivolse al padre uno sguardo sgomento. «Papà, devi metterla in guardia da Mr. Anders. Se non stiamo attenti, finirà per dipingerlo come un altro Lord Nelson!» «E senza dubbio lo spronerà a raccontare dettagli della vita di bordo in un linguaggio inadatto alle orecchie delle signore» assentì suo padre, mesto. «So cosa provi per lei, avendo perso la madre così presto dopo suo padre, ma, davvero, devi metterla sull'avviso. Io non oso dire nulla, per paura che la prenderebbe come una sfida a mettersi in mostra in sua compagnia per tutto il circondario.» Lord Bronning annuì. «Sembra adombrarsi per qualunque cosa tu dica. Il che mi pare strano, dal momento che durante le visite di Felicia, quando voi due eravate più giovani, Althea aveva l'abitudine di pendere dalle tue labbra e imitare ogni tuo gesto.» Amanda sospirò. Quell'ultimo anno, l'inspiegabile ostilità della cugina era stata una ferita minore, ma non meno pungente, al suo cuore. «Davve17
ro, papà, ho cercato di capire. Non so perché lei provi tanto risentimento verso di me. Forse ho criticato troppo la sua condotta, quando è arrivata da noi. Non riesco davvero a ricordare. Ma con zia Felicia così malata e la casa in una tale confusione, e poi mamma, ammalata anche lei...» «Andiamo ora, non devi biasimare te stessa» disse il padre, accarezzandole il braccio. «Tu sei stata meravigliosa durante quel terribile periodo, prendendoti sulle spalle la conduzione della casa in modo che la tua cara mamma non dovesse preoccuparsi d'altro che di Felicia.» Il suo respiro si inceppò e gli occhi gli si inumidirono, prima che lui potesse continuare. «Sei così forte e capace. Non potrei essere più orgoglioso di te. Ma Althea è giovane e forse l'autorità di una persona che considera quasi sua pari la irrita. Lei era sconvolta, desolata e disperata... Una combinazione non felice per nessuno di noi.» Amanda ricacciò indietro le lacrime. «No, infatti, papà.» Suo padre poteva pensare che lei fosse forte, ma in realtà riusciva a fatica a tenere insieme la casa e stava ancora lottando per ritrovare lo spirito di una volta. Oh, quanto desiderava fuggire da Ashton Grove, da tutti i problemi e i brutti ricordi, e perdersi nelle distrazioni di Londra! Sebbene il fratello minore fosse da poco giunto ad aumentare le sue ansie, Althea rimaneva il maggiore dei suoi fardelli. Sentendosi lei stessa depressa e inasprita dopo la morte della madre, Amanda non poteva fare a meno di desiderare di liberarsi della problematica ragazza, un desiderio che Althea probabilmente sentiva e che non alleggeriva certo la tensione tra di loro. Per tutta la vita, rifletté con una fitta dolorosa, 18
lei era stata avvolta in un protettivo bozzolo di amore e affetto intessuto da sua madre e dalla nonna, conservato intatto attraverso gli eventi da una felicità e sicurezza che aveva dato per garantite; finché le tragedie degli ultimi due anni – la perdita prima della nonna, poi di zia Felicia e quindi della madre – non gliele avevano strappate. Il suo desiderio di una solidale compagnia femminile era stato acutizzato dalla difficile relazione con la cugina, l'unica parente che le fosse rimasta. Nessuna meraviglia che si struggesse per raggiungere Londra, dove avrebbe alloggiato presso Lady Parnell, la più cara amica di sua madre che lei conosceva fin dall'infanzia. Forse l'affetto di questa compagna della mamma sin dai tempi del loro debutto in società avrebbe alleggerito la sua pena e riempito parte di quel vuoto lasciato dalle devastanti perdite degli ultimi due anni. «Allora parlerai ad Althea?» implorò, augurandosi contro ogni speranza che suo padre fosse in grado di padroneggiare quella nuova complicazione. «È per il suo bene, lo sai. Che cosa direbbe zia Felicia se sapesse che abbiamo permesso ad Althea di stringere un'amicizia sconveniente con... con un comune marinaio?» «Sì, so di doverla sgridare e lo farò. Con gentilezza, s'intende.» Con il petto stretto da un empito d'affetto, Amanda non poté evitare di sorridere. «Io ti chiedo solo di cercare di guidarla, papà. Sai benissimo quanto me di non avere il cuore per sgridare nessuno, non importa quanto se lo meriti!» «Suppongo di essere stato troppo indulgente. Ma hai ragione: davanti a mia sorella mi sono assunto la responsabilità di proteggere sua figlia.» 19
«Forse voi due dovreste parlare senza che io sia presente. Probabilmente lei sarà più incline ad accettare consigli, se io non sarò lì ad assistere. Bene, suppongo di dover informare la cuoca del cambiamento di programma riguardo alla cena.» «Ti accompagno» disse Lord Bronning, alzandosi e prendendola per mano. «Una delle mie preziose giumente è sul punto di partorire. Penso che me ne andrò nella stalla e le darò un'occhiata.» Accettando il suo braccio, Amanda attraversò con lui il lungo atrio fino all'ingresso marmoreo. La sua preoccupazione riguardo ad Althea si era placata. Dato lo sdegnoso disprezzo che la cugina le riservava, non poteva fare altro che lasciare la faccenda nelle mani di suo padre. Avevano appena raggiunto la maestosa entrata, quando il portone fu spalancato così violentemente da andare a sbattere contro la parete. Vacillando attraverso la soglia, George, il fratello di Amanda, incespicò nell'atrio, allontanando il lacchè che accorreva per prendere in consegna il suo mantello. Il padre si fermò bruscamente e fissò con apprensione il suo unico figlio maschio. «George, che cosa succede? Hai avuto un incidente?» Con il volto arrossato e gli occhi annebbiati, i capelli in disordine, il nodo della cravatta sfatto e il panciotto mal abbottonato, George sembrava in effetti reduce da uno scontro: un timore che Amanda all'inizio condivise, finché un forte odore di alcol non aleggiò verso di lei. La sua iniziale preoccupazione volse subito in irritazione, quando rammentò che il fratello non si era presentato a cena, la sera prima. Più probabilmente, non era tornato a casa del tutto e aveva invece passato il po20
meriggio precedente, la sera e tutto il giorno presente giocando d'azzardo o correndo dietro a qualche sottana in una locanda malfamata. Un'occhiata al volto del padre le confermò che aveva appena raggiunto la medesima conclusione. La sua espressione di allarme si trasformò in una di delusione e poi di penosa tristezza; inconsapevolmente, sollevò una mano e se la premette contro il torace. La furia travolse Amanda, che avrebbe strozzato suo fratello con molto piacere. Come poteva George essere tanto stupido e privo di tatto da fare la sua drammatica entrata in condizioni così deplorevoli? Era come se volesse di proposito agitare e contrariare il padre, già abbastanza turbato di per sé! «Papà, perché non vai nelle stalle e controlli la tua giumenta? Io accompagnerò George nella sua stanza. Andiamo adesso» ordinò poi al fratello, soddisfatta di essere riuscita a contenere il tono della voce, mentre avrebbe voluto urlare tutto il proprio malcontento nelle orecchie di quell'irresponsabile. Accontentandosi di assestare un feroce pizzicotto al braccio di George mentre lo afferrava, lo guidò verso le scale. Accennando un saluto a suo padre, che esitò prima di avvicinarsi al maggiordomo per mettersi il cappotto, Amanda cominciò un po' a spingere e un po' a tirare il fratello verso il piano superiore. «Spero di non prendermi qualche brutta malattia per essere costretta a trascinarti in giro» lo sgridò, quando le riuscì finalmente di costringerlo su per le scale e nella sua stanza. «Come puoi essere così ubriaco a quest'ora del pomeriggio?» 21
«Non ubriaco» farfugliò lui, arrancando verso il letto. «Solo... un po' confuso.» «Non è abbastanza che tu abbia sconvolto papà facendoti cacciare da Cambridge per qualche stupido scherzo?» sbottò Amanda, incapace di trattenersi oltre. «Devi anche imbarazzarlo davanti alla servitù? Com'è possibile che non pensi ad altro che al tuo piacere?» George si mise le mani sulle orecchie e sussultò, come se la sua voce stridente gli stesse lacerando il cervello. Lei sperò che fosse vero. «Sangue di Dio, Amanda, Althea ha ragione. Sei diventata una bisbetica. È meglio che ti addolcisca un po'. Nessun gentiluomo ha voglia di legarsi a una femmina che non fa che saltargli alla gola.» Una stilettata dolorosa penetrò nella sua legittima collera. Era quello il modo in cui Althea la vedeva: come un'arpia dalla voce stridula che pretendeva di comandarla a bacchetta? Eppure si era sforzata così tanto di non diventarlo... Stava cercando una replica, quando George grugnì e si premette l'addome con le mani. Amanda ebbe appena il tempo di afferrare il vaso da sotto il letto prima che il fratello si curvasse, svuotandosi rumorosamente del contenuto dello stomaco. Arricciando il naso per il disgusto, la ragazza arretrò fino all'angolo più lontano della stanza. Dopo un momento, George si raddrizzò e si sedette sul letto, pulendosi la bocca. «Ah, ora sto meglio. Ti spiace chiamare Richard? Credo che mi andrebbero una bistecca e un po' di birra.» Amanda non poté evitare una smorfia. «George, sei disgustoso!» «Bisbetica» replicò lui con un ghigno amichevole che, nonostante l'irritazione, Amanda dovette ri22
conoscere pieno di fascino, anche nelle attuali condizioni. Il fratellino un giorno avrebbe spezzato un buon numero di cuori femminili. Ma lei non voleva che il proprio fosse tra quelli, non più, a ogni modo. «Se devi comportarti da depravato, almeno abbi la cortesia di rientrare dalle scale sul retro, così papà non ti vedrà. Non capisci che non si è ancora riavuto dalla morte della mamma?» «Qualcuno di noi l'ha forse fatto?» la rimbeccò lui, mentre un'espressione desolata gli appariva brevemente in volto, prima che il ghigno riapparisse. «Che cosa ti aspetti, Manda? C'è dannatamente poco da fare in quest'abisso di tranquillità rurale, a parte bere e giocare in una o due delle taverne che si trovano entro le dieci miglia. Io me ne andrei dove il mio riprovevole comportamento non potesse offendervi, ma papà non mi permette di recarmi a Londra nell'attesa di cominciare la prossima sessione.» «Londra, dove passeresti ancora più tempo bevendo e scommettendo? Direi proprio di no! Faresti meglio a passare un po' di tempo a studiare, così da non essere troppo indietro, al ritorno a Cambridge.» George emise un verso disgustato, come se il suggerimento non meritasse una risposta. «Signore, come ho potuto tollerare di vivere per anni in questo posto noioso? Nient'altro che campi e mucche e raccolti per miglia in ogni direzione. Riuscirebbe quasi a far apparire affascinanti quegli stupidi libri.» «Campi e raccolti in ottime condizioni, grazie alle cure di papà, stanno pagando il tuo costoso soggiorno a Cambridge. E, se tu facessi più atten23
zione ai tuoi stupidi libri e meno alle orge con i tuoi compagni, ora non saresti esiliato in questo noioso posto, tanto per cominciare.» George strizzò gli occhi iniettati di sangue. «E tu quando sei diventata una simile moralista guastafeste?» «Quando diventerai un uomo degno del nome dei Neville?» ribatté lei, con il cuore dolente per la delusione del padre e ardente di collera per come la sconsideratezza di George stava appesantendo il carico che l'uomo era già costretto a sopportare. «Inizia a mostrare qualche interesse per la tenuta che papà ha così amorevolmente curato con l'intento di passarla nelle tue mani, invece di stare fuori tutta la notte, associandoti a mascalzoni e mettendoti in chissà quali pasticci.» Con il volto arrossato dalla collera, George dischiuse le labbra per replicare, prima di serrarle bruscamente. «Fo... forse non sono pronto per quella bistecca, dopotutto» borbottò, avvicinandosi al catino. Rendendosi conto che stava per sentirsi male di nuovo, Amanda scosse il capo per il disgusto. Era inutile cercare di parlare con il fratello, adesso. «Ti manderò Richard» disse, ingoiando lo sdegno e imponendosi la calma, mentre tirava il campanello. Incontrò il valletto nell'atrio, dove doveva essere rimasto a ronzare dopo essere stato informato dal maggiordomo del ritorno del giovane padrone, nonché delle sue condizioni. «Temo che abbia ecceduto di nuovo con il bere e che si senta piuttosto male. Faresti meglio a portare su un po' di acqua calda e aiutarlo a spogliarsi» gli spiegò Amanda. 24
Sentendo una fitta di simpatia per il domestico, si diresse verso le scale. Si fermò sul pianerottolo, premendosi le dita sulle tempie che avevano iniziato a pulsare. Tra il suo irresponsabile fratello e l'imbronciata cugina, e dovendo controllare il padre – una pallida imitazione dell'uomo vivace e vigoroso che era stato – che gironzolava per le sale e i campi, c'era da meravigliarsi che fremesse per lasciare Ashton e gettarsi nelle frivolezze di Londra? Nella capitale, la sua unica preoccupazione sarebbe stata scegliere quale abito indossare; il problema più pressante cercare di inserire nei suoi programmi tutti gli eventi a cui sarebbe stata invitata! Le sue giornate sarebbero state tanto piene che sarebbe crollata sul letto per addormentarsi all'istante, invece di rivoltarsi in una veglia dolorosa e solitaria, anelando all'amore e alla sicurezza che le erano stati strappati così brutalmente. Oh, se avesse potuto fare un brillante debutto, procurarsi un marito che la coccolasse e l'adorasse, e sistemarsi nella vivace vita di moglie di un politico londinese... E tornare in campagna il più raramente possibile! Mentre andava in cerca della cuoca per riorganizzare la cena, si augurò agitata che il loro indesiderato ospite non rendesse ancora più difficili le poche settimane che mancavano alla realizzazione dei suoi piani.
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Sposa gitana GAYLE WILSON INGHILTERRA, 1814 - Nadya è molto diversa dalle classiche bellezze inglesi. Il maggiore Rhys potrebbe farne la propria amante, ma che scandalo sarebbe se decidesse di sposarla!
Il perfetto gentiluomo JULIA JUSTISS INGHILTERRA, 1818 - Sporco, malvestito e dalla reputazione discutibile, Greville non è il gentiluomo che Amanda cerca per cambiare vita. Ma sotto la magia dei suoi occhi verdi...
Promessa di matrimonio HELEN DICKSON EUROPA - AFRICA, 1721 - Per liberare la sorella rapita dai pirati, Rowena chiede aiuto a Tobias. E solcando mari tempestosi, tra mille avventure, la passione divampa.
Il visconte libertino MICHELLE STYLES SCOZIA, 1837 - Quanto ci metterà l'attraente Visconte Ravensworth a convincere Daisy Milton, integerrima istitutrice, a cadere fra le braccia di un libertino come lui?
Il principe del deserto MARGUERITE KAYE ARABIA - INGHILTERRA, 1818 - Rimasta sola tra le sabbie infuocate del deserto, Lady Celia viene salvata dall'attraente Sceicco Ramiz al-Muhana. E nel suo harem scopre l'amore.
L'ereditiera scozzese MARGARET MOORE SCOZIA, 1817 - Lady Moira viene citata in giudizio dall'ex fidanzato, difeso dall'attraente Gordon McHeath. Ma l'avvocato decide di mettere la legge del cuore prima di tutto.
La figlia del nemico TERRI BRISBIN INGHILTERRA, 1067 - Costretta a sposare il rude Soren, Sybilla intuisce che il feroce guerriero bretone nasconde in sé un uomo vulnerabile. Ma sarà ancora capace di amare?
Timida duchessa AMANDA MCCABE INGHILTERRA, 1819 - Quando Emily capisce che il marito non è solo il dandy affascinante che credeva, decide di diventare la duchessa e l'amante che lui ha sempre desiderato.
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