CHRISTINE MERRILL
Un conte da sedurre
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Lady Folbroke's Delicious Deception Harlequin Mills & Boon Historical Romance © 2011 Christine Merrill Traduzione di Mariadele Scala Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici marzo 2012 Questo volume è stato stampato nel febbraio 2012 presso la Rotolito Lombarda - Milano I GRANDI ROMANZI STORICI ISSN 1122 - 5410 Periodico settimanale n. 816 dello 01/03/2012 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 75 dello 01/02/1992 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
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Emily Longesley poteva affermare, senza tema di smentita, di non nutrire alcun rancore o antipatia verso la maggior parte delle persone, anche se iniziava a sospettare di detestare profondamente Rupert, il cugino di suo marito. Era un individuo a dir poco insopportabile. Ogniqualvolta le faceva visita al castello, si guardava attorno con un'aria di padronanza che la indispettiva. Pareva volesse controllare, valutare, misurare ogni stanza del maniero. Ancora più seccante era la consapevolezza che quel bellimbusto si sentiva autorizzato a credersi il padrone nella sua casa. Infatti, qualora lei non avesse avuto figli, Rupert avrebbe ereditato titolo e proprietà. E più tempo passava dal giorno in cui suo marito l'aveva abbandonata, più le visite di Rupert si facevano frequenti, importune e invadenti, giacché la sicurezza del caro cugino di ereditare tutto diventava ogni giorno più concreta e reale. Di recente si era informato sulla salute di suo marito con un sorrisetto sardonico sulle labbra, come 5
se fosse a conoscenza di fatti che lei ignorava. Il sospetto che fosse la verità era decisamente avvilente. Sebbene Hendricks, il segretario di suo marito, insistesse a rassicurarla che il conte godeva di ottima salute, con la medesima ostinazione le ripeteva che Adrian non aveva alcun desiderio di comunicare con lei. Che il marito le facesse visita era da escludere e che lei si recasse dal conte era altrettanto improbabile, dato che non sarebbe stata un'ospite gradita. Le stavano tenendo nascosto qualcosa? Oppure l'avversione che suo marito nutriva nei suoi confronti era autentica, come tutto sembrava indicare? Tuttavia, quel giorno Emily non riuscì a trattenersi oltre. «Rupert, non capisco perché mi guardiate in quel modo» lo affrontò. «Ho l'impressione che dubitiate delle mie parole. Se avete il sospetto che Adrian sia ammalato, potreste almeno fingere di essere dispiaciuto.» Lui le rivolse uno di quei suoi sorrisi compiaciuti che sottintendevano che l'aveva finalmente smascherata. «Non sospetto affatto della malattia di Folbroke» dichiarò, «dubito invece della sua stessa esistenza.» «Che enorme sciocchezza!» sbottò Emily. «Sapete perfettamente che Adrian esiste, eccome. Lo conoscete fin da quando eravate bambino e avete assistito alle nostre nozze.» «Sono passati quasi tre anni da quel giorno» rimarcò Rupert guardandosi attorno con aria perplessa. «Ma qui non lo vedo.» «Perché risiede a Londra per la maggior par6
te dell'anno» ribatté Emily. Per tutto l'anno, a dire il vero. Ma non le parve opportuno precisarlo. «Nessuno dei suoi amici l'ha visto in città e il suo seggio alla Camera dei Lord è sempre vuoto quando il Parlamento si riunisce. Non ha mai partecipato a un ricevimento né tanto meno si è visto a teatro. E tutte le volte che mi sono recato a casa sua, i domestici mi hanno detto che era uscito e che ignoravano quando sarebbe rincasato.» «Forse non desidera vedervi» osservò lei in tono soave. Se era la verità, non poteva che convenire con il suo inafferrabile sposo. «Anch'io non ho alcun desiderio di vederlo» si stizzì Rupert. «Tuttavia, per il bene della successione, esigo di avere una prova che quell'uomo respira ancora.» «Che respira ancora?» ripeté Emily esterrefatta. «Di tutte le affermazioni ridicole che avete fatto, Rupert, questa è di gran lunga la più sciocca. Siete il suo parente più stretto, che diamine! Se il Conte di Folbroke fosse morto, la notizia della sua dipartita vi sarebbe stata comunicata all'istante.» «Se aveste deciso di farmelo sapere» insinuò Rupert fissandola con insistenza, come se avesse avuto la certezza che Emily sarebbe crollata sotto quello sguardo accusatorio e avrebbe finito con l'ammettere che in effetti un cadavere esisteva, ben nascosto sotto le assi del pavimento. «Se fosse accaduto qualcosa a Adrian, non 7
avrei esitato a informarvi. Quale motivo avrei di nascondervi la verità?» «Tutti i motivi possibili. Pensate che non abbia notato che siete voi a occuparvi della proprietà, durante la sua assenza? I domestici ricevono ordini da voi; ho visto l'amministratore e il sovrintendente rivolgersi a voi per ricevere istruzioni; e vi ho sorpreso più di una volta a esaminare i libri mastri come se foste esperta di contabilità.» Dopo tutto il tempo che aveva passato sui registri dei conti, Emily sapeva perfettamente come consultarli. E suo marito glielo permetteva, anzi, non mancava mai di esprimere il proprio apprezzamento sul suo modo di dirigere la proprietà nelle brevi comunicazioni che le faceva pervenire tramite Hendricks. «Poiché non siete ancora il conte, che importanza ha per voi?» chiese. «Perché non è normale» rispose l'altro socchiudendo gli occhi fino a ridurli a due fessure. «Non voglio che la mia eredità venga sperperata a causa della cattiva amministrazione di una donna. Ho scritto varie volte a Folbroke per esporgli i miei timori, ma finora non mi risulta che lui abbia assunto il controllo di una proprietà che gli appartiene. A quanto pare, viene qui talmente di rado che potrebbe anche essere morto. E forse lo è davvero, a giudicare da come vi comportate. Avete organizzato le cose come piace a voi, vero? Ma se Folbroke è morto e pensate di far credere a tutti che qui vi sia un padrone, vi sbagliate di grosso.» 8
Emily trasse un profondo respiro, imponendosi di mantenere la calma di fronte a tale raffica di calunnie. Rupert era sempre stato sgradevole e offensivo, ma lei l'aveva sopportato per riguardo verso il marito. Tuttavia, la sua comprensione e la sua disponibilità erano sprecate sia con Adrian sia con il suo ineffabile cugino. La pazienza aveva dei limiti, perdinci! «Le vostre accuse sono assurde e ridicole» protestò. «Non credo, madam. L'ultima volta che mi sono recato a fargli visita, i domestici mi hanno detto che era indisposto e, quando li ho costretti a farmi entrare, non ho trovato tracce di lui nella casa.» «Se fate irruzione in casa sua e maltrattate i suoi domestici, non c'è da meravigliarsi che si rifiuti di ricevervi. Il vostro comportamento è inqualificabile e il fatto che non lo abbiate visto non significa che io non lo veda. Come pensate che firmi i documenti relativi alla sua proprietà? Non posso farlo io.» A dire il vero Emily sapeva contraffare molto bene la firma del marito. E quando non era possibile ricorrere a una firma falsa, consegnava le carte al segretario di Adrian, che gliele restituiva regolarmente siglate. Tuttavia, benché sapesse che Hendricks era devoto al conte, talora aveva il sospetto che la firma sui documenti che il segretario le restituiva fosse anch'essa fasulla. Ma Rupert non le credette. «Al contrario, non ho dubbi che siate voi a firmare i docu9
menti. Comunque, finché non accadrà un miracolo che mi farà ricevere una lettera di vostro marito, non avrò prove che è sua la firma apposta in calce ai documenti della proprietà.» «Immagino che non mi crederete, se vi dico che sono regolarmente in contatto con lui» obiettò Emily. «È ovvio che non vi credo. Suppongo sia un trucco per impedirmi di entrare in possesso di ciò che mi spetta di diritto.» La sicurezza di Rupert sull'inanità del suo matrimonio fece crollare gli ultimi baluardi della pazienza di Emily. «Questa proprietà non è vostra. Niente qui vi appartiene. L'unico proprietario è Adrian Longesley, l'attuale Conte di Folbroke e, dopo di lui, apparterrà a suo figlio» pronunciò tutto d'un fiato. «E quando avremo il piacere di vedere un erede del vostro invisibile marito?» domandò Rupert scoppiando a ridere. L'idea le balenò alla mente all'improvviso ed Emily non riuscì a controllarsi. «Con ogni probabilità fra otto mesi» asserì. «Potrebbe essere anche una femminuccia, sapete. In ogni modo, Adrian mi ha assicurato che nella sua famiglia i primogeniti sono sempre stati maschi.» Visibilmente disorientato, l'altro riuscì solo a farfugliare: «Siete... siete...». «In dolce attesa, sì» confermò lei. Ora che aveva iniziato a mentire, si sentiva più forte e coraggiosa. «Non intendevo affrontare un argomento tanto intimo e delicato, di cui una si10
gnora dovrebbe tacere, ma dal momento che insistete a provocarmi con le vostre basse insinuazioni, non ho avuto scelta. In ogni modo, se fossi in voi, rifletterei attentamente prima di dire ciò che sono sicura stiate pensando e di mettere in dubbio che il bambino che aspetto sia di mio marito. Se udirò una calunnia del genere, riferirò a Adrian con quanta scortesia vi rivolgete a me durante la sua assenza. Mio marito è stato nell'esercito, sapete, e ha ancora una buona mira, oltre a essere uno spadaccino provetto. Ed è molto protettivo nei miei confronti. Non gli farebbe piacere apprendere che qualcuno mi ha offeso.» L'ultima osservazione era la più grossa di tutte le bugie che aveva detto. Ma che importanza aveva, dopo l'annuncio della falsa gravidanza? Il volto di Rupert in quel momento era bianco a chiazze rosse e la sua bocca era contorta, quasi fosse stato colpito da un'apoplessia. Rimase muto per un lungo istante, poi borbottò: «Se è la verità, cosa di cui dubito, allora non so proprio che dire». Emily sorrise. «Oh, caro cugino Rupert, ma è semplice! Congratulazioni è la parola più adeguata alla circostanza, seguita subito da addio. Le donne nelle mie condizioni si stancano facilmente. E, ahimè, non ho più l'energia di intrattenermi con voi.» Gli afferrò la mano in un modo che sarebbe potuto sembrare affettuoso, se solo fosse stato meno energico, e lo sospinse verso la porta del salone. Quando infine 11
l'uomo ebbe varcato la soglia, lei si affrettò a richiuderla e si appoggiò contro l'anta, come se volesse impedire ad altri visitatori di entrare. All'inizio dell'incontro, quando aveva temuto che avrebbe dovuto esibire il suo inafferrabile marito, se l'era vista brutta. Ma adesso che avrebbe dovuto presentare marito e figlioletto e convincere Adrian a generare il bambino, che lo volesse o meno, si trovava in una situazione ben più ingarbugliata. Oppure no. Adesso c'era un'interessante possibilità, pensò Emily. Al momento non aveva ammiratori da incoraggiare in quella direzione. E benché non credesse di mancare di attrattive, aveva il sospetto che vi fossero cose che il leale Hendricks non avrebbe mai fatto per mantenere lo status quo. Ma se il conte aveva interesse a conservare la sua fedeltà, sarebbe dovuto tornare a casa per il tempo necessario a dimostrare che era in buona salute, se non a provare la sua virilità. Era quasi un anno che non riceveva notizie da lui. E tutte le volte che i domestici giuravano di averlo visto, la loro espressione era preoccupata, così come lo erano i loro consigli, simili a quelli di Hendricks. Insomma, tutti le ripetevano che non era necessario che si recasse a Londra a far visita a suo marito, dichiarandosi convinti che sarebbe stata la decisione più inopportuna che potesse prendere. Emily sospettava che ci fosse un'altra donna e che tutti cercassero di proteggerla dalla veri12
tà. Suo marito doveva essere andato a vivere con la sua amante, perché era parso troppo lieto alla prospettiva di lasciare la moglie per trasferirsi a Londra. Magari per mettere su casa con un'amante e una nidiata di bastardi? Stai diventando ridicola e melodrammatica, si rimproverò. La maggior parte degli uomini aveva relazioni fuori dal matrimonio e le loro consorti erano ben felici di ignorarle. Ma quando i mesi erano diventati anni e suo marito non si era più fatto vedere, era stato difficile fingere che non le interessasse dove fosse e che cosa facesse. In quel momento le sue preoccupazioni non riguardavano tanto ciò che Adrian poteva aver fatto in quel periodo, bensì ciò che non aveva fatto. Accettare un totale rifiuto era difficile, ma diventava intollerabile se ledeva il suo diritto a rimanere in quella casa. Dopo tre anni di residenza a Folbroke Manor, Emily considerava quel maniero suo di diritto. E se lo scriteriato che aveva sposato fosse stato considerato morto perché non si curava di farsi vedere, sarebbe stata costretta a cederlo a quell'idiota di Rupert. Sarebbe stata davvero una grande seccatura per tutte le persone interessate. Emily lanciò un'occhiata alla scrivania, pensando di scrivere una lettera al marito, dichiarando apertamente, nero su bianco, le proprie intenzioni. Ma la questione era troppo urgente e personale per correre il rischio di esporla a occhi indiscreti. Era assai probabile che Hen13
dricks leggesse la corrispondenza del suo datore di lavoro e per nessun motivo voleva fargli sapere che si era abbassata al punto da chiedere al marito di adempiere ai propri doveri coniugali. E sarebbe stato ancora piĂš imbarazzante se la risposta fosse finita nelle mani di qualcun altro o se non fosse arrivata. O, peggio ancora, se il marito si fosse rifiutato di accondiscendere alle sue richieste. Tutto sommato, era meglio presentarsi a Londra, piantare le tende negli alloggi di Adrian e attendere il suo ritorno. Non appena i domestici avessero capito che faceva sul serio, avrebbero acconsentito alla sua richiesta legittima di parlare con suo marito. E, non appena lo avesse visto, gli avrebbe detto che doveva accettare di metterla incinta, o, in alternativa, di provare a quell'odioso di Rupert che era ancora vivo, in modo che quel seccatore la lasciasse in pace. A quel punto entrambi sarebbero tornati alle loro vite e Adrian avrebbe potuto fingere che lei non esistesse, come sembrava desiderare.
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Un conte da sedurre CHRISTINE MERRILL LONDRA, 1815 - Lady Emily decide di sedurre il marito divenuto cieco senza rivelargli la propria identità. E lo stratagemma porterà finalmente l'amore nelle loro vite.
Il cuore e la ragione MIRANDA JARRETT VENEZIA, 1775 - Complice la magia di Venezia, Jane decide di seguire il cuore e non la ragione. E una notte si lascia tentare dalla passione per il bellissimo Duca di Aston...
Tra le braccia di un barbaro CAROL TOWNEND TURCHIA, 1081 - Vestendo i panni della Principessa Theodora, Katerina fa breccia nel cuore di Ashfirth il Sassone. Come potrà rivelare la verità al guerriero che ormai ama?
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Un matrimonio sconveniente SUSANNA FRASER INGHILTERRA, 1809 - Quando scopre che prima delle nozze sua moglie era fidanzata in segreto con un altro, il Visconte Selsley rimette tutto in discussione. Anche il suo amore.
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