GRS823_UN MATRIMONIO SCONVENIENTE

Page 1


SUSANNA FRASER

Un matrimonio sconveniente


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: A Marriage of Inconvenience Carina Press © 2011 Susan Wilbanks Traduzione di Paola Picasso Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici aprile 2012 Questo volume è stato stampato nel marzo 2012 presso la Rotolito Lombarda - Milano I GRANDI ROMANZI STORICI ISSN 1122 - 5410 Periodico settimanale n. 823 del 24/04/2012 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 75 dello 01/02/1992 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


1

Essex, maggio 1809 «Sposarti?» Lucy fissò il cugino a bocca aperta, poi, rammentando le regole della buona creanza, si affrettò a richiuderla e abbassò lo sguardo sulle mani che teneva intrecciate in grembo. Non riuscendo a placare i battiti impazziti del proprio cuore, si impose di respirare adagio e con calma. Fin da ragazzina aveva desiderato e – sempre che si fosse concessa di farlo – sognato quella proposta di matrimonio. Era incredibile! Un uomo meraviglioso, perfetto come Sebastian non poteva desiderare di sposare una giovane donna banale e insignificante come lei. «Non puoi dire sul serio» riprese nel tono più controllato che riuscì ad assumere. «Lucy...» Sebastian le si accostò, scivolando sulla panca di pietra del giardino materno, e mise la mano sulla sua. Non compiva quel gesto da quando lei e i suoi fratelli, orfani di entrambi i genitori, si erano trasferiti presso gli aristocratici parenti della madre. «È ovvio che parlo sul serio. Quando mai ti ho presa in giro?» Lucy non poteva negarlo. A differenza degli altri suoi cugini, Sebastian non l'aveva mai derisa e 5


quindi non avrebbe scherzato su un argomento serio come quello del suo matrimonio. Ma non aveva senso. Era il minore dei due fratelli Arrington. Luogotenente di cavalleria, doveva ancora impegnarsi nella propria carriera e aveva necessità di sposare una donna ricca, ben inserita nel cerchio delle persone influenti, non una ragazza priva di dote il cui unico vanto era la parentela con gli Arrington. «Perché, cugino?» domandò infine. «Io non ho niente da offrirti.» Sebastian le strinse la mano e lei apprezzò quel gesto come quando era piccola e spaventata e lui era l'unico che le manifestasse un po' di gentilezza. «Mi offri te stessa» rispose. Lucy guardò le rose in fiore senza vederle. Era uscita per coglierne un mazzo per la zia quando Sebastian l'aveva sbalordita con quella proposta. Offrirgli se stessa sarebbe stato sufficiente se lui fosse stato innamorato di lei, ma non era così. Non aveva dubbi, al riguardo. Aveva compiuto diciotto anni quell'inverno e, benché da nove vivesse protetta in campagna, sapeva che qualcosa mancava nella proposta di Sebastian. Era priva di ardore. Non assomigliava al modo in cui il secondo valletto fissava la cameriera del piano superiore e neppure come lei rammentava si guardassero i suoi genitori quando non discutevano a causa della penuria di denaro. «Come potrei sposarti?» ribatté. «È un onore troppo grande.» Lui ridacchiò con una punta di malizia. «Non al punto da impedirti di accettare.» Per quanto lo adorasse, Lucy avrebbe voluto rifiutare, o almeno farsi spiegare quali altre ragioni lo avessero indotto a farle quella proposta incredibile e 6


del tutto inattesa. Desiderava sposarlo, ma le circostanze erano perlomeno bizzarre. Sapeva che ogni dono del cielo nascondeva una trappola. Ma una vocina dentro di lei ammoniva: Non essere sciocca! Non avrebbe mai ricevuto un'altra offerta tanto vantaggiosa. Sebastian non era ricco. Essendo il figlio cadetto, quasi tutte le proprietà degli Arrington sarebbero andate al fratello maggiore, Henry. Era un ufficiale di cavalleria, comunque, un gentiluomo dalla perfetta educazione. Grazie a lui, i suoi due fratelli minori avrebbero avuto il futuro assicurato. Tutto quello che aveva fatto da quando, nove anni prima, erano morti i suoi genitori e le sue quattro sorelle, era stato per il bene di Owen e Rhys, come aveva giurato al padre prima che spirasse. Non poteva sottrarsi a quella promessa solo perché non capiva cosa avesse in mente Sebastian. Anche se non l'amava quanto lei, sposarlo non sarebbe stato un atto contrario alla sua volontà e ai suoi desideri, bensì una prosecuzione della vita che conduceva dalla morte dei suoi genitori. «Sì» sussurrò in modo appena udibile. «Sì» ripeté. «Ti sposerò.» Sebastian emise un sospiro. Pareva sollevato e la perplessità di Lucy aumentò. Anche se, cosa del tutto improbabile, suo cugino avesse concepito un affetto profondo per lei, non poteva essere innamorato al punto che un suo rifiuto gli avrebbe spezzato il cuore. «Bene» approvò. «Sono convinto che noi due andremo d'accordo.» Lucy lo fissò, in attesa di qualcosa. Di una spiegazione, di un accenno ai sentimenti che lo animavano. Era talmente bello, con i capelli d'oro e gli occhi azzurri come il cielo primaverile! Pur essendo 7


cugini, non si assomigliavano affatto. Lucy era minuta, con gli occhi e i capelli scuri, del tutto simile al padre, un gallese di umili natali, e dal giorno in cui era andata a vivere con gli Arrington aveva desiderato essere alta, bionda come loro. A nove anni si era innamorata di Sebastian perché era stata l'unica persona a non farle pesare quelle differenze. Dopo un istante lui si chinò, oscurando con le spalle la luce del sole, la baciò sulle labbra e si ritrasse. Lei si premette una mano sulla bocca, sforzandosi di capire ciò che provava mentre lui restava a osservarla, calmo e soddisfatto. Quella storia era priva di senso. I suoi familiari avrebbero pensato che era ammattito. «Che cosa dirà tua madre?» gli domandò. «Non sarà contenta.» Sua zia Arrington le aveva sempre ricordato che non doveva montarsi la testa solo perché era cresciuta nella famiglia di un baronetto. Era stata educata a guadagnarsi da vivere come governante, o tutt'al più come dama di compagnia. «Lascia che le parli io» rispose lui. «Quando mai non sono riuscito a convincerla a darmi ciò che chiedevo? Inoltre, adesso che Portia sta per sposare il Marchese di Almont, credo che la mamma abbia tutta la gloria che desidera.» «Lo spero.» Portia, la sorella di Sebastian, si era fidanzata con quel nobiluomo mentre si trovava a Londra per la Stagione, scortata da una lontana cugina perché la salute delicata di zia Arrington non le aveva consentito di recarsi nella capitale. La famiglia era in partenza per il Gloucestershire, dove si trovava la residenza di Lord Almont in cui, dopo un grande ricevimento, si sarebbero celebrate le nozze. Per Lucy, che aveva trascorso la prima metà della propria esistenza a Londra e la seconda nell'Essex, 8


l'altra parte dell'Inghilterra appariva lontana e misteriosa. «Fidati di me» mormorò Sebastian. «Perché non ti dedichi alle tue incombenze mattutine e lasci che sia io a occuparmi del resto? Raccogli i fiori, fai i tuoi disegni e ti prometto che entro un'ora mia madre sarà pronta ad accoglierti come una figlia.» Le strinse ancora la mano, quindi si alzò e si diresse verso casa a passi decisi, zoppicando appena, unico ricordo della frattura che gli aveva impedito poco tempo prima di partire per il Portogallo insieme al resto del suo reggimento. Si sarebbero sposati prima che lui raggiungesse i suoi compagni, si domandò Lucy, o le avrebbe chiesto di aspettarlo? Chiudendo gli occhi, trasse un lungo sospiro, poi riprese in mano le forbici e cominciò a tagliare i boccioli più belli del cespuglio preferito di sua zia. Adesso il futuro le sembrava sicuro e lo avrebbe reso tale anche per i suoi fratelli. Avrebbe sposato l'uomo che aveva sempre amato. Si augurava solo di riuscire a capire perché lui la volesse in moglie. Gloucestershire, giugno 1809 James Wright-Gordon, Visconte di Selsley, era consapevole che la giovane seduta di fronte al suo scrittoio si attendeva un complimento. Aveva riconosciuto il sorriso di attesa della donna che, dopo essersi rimirata allo specchio, aspettava che lui confermasse ciò che aveva già visto. Ma James non vedeva alcuna necessità di accrescere la vanità della sorella minore. Secondo lui, i completi da equitazione di foggia militare erano perlomeno bizzarri, anche se doveva ammettere che Anna li sfoggiava con eleganza. Il 9


taglio severo, maschile della giacca enfatizzava la sua figura femminile ed era indubbio che lei avesse sempre avuto un buon occhio per i colori. «Ti sei arruolata in cavalleria?» la punzecchiò. «La cavalleria ha la divisa blu, non verde» gli fece notare lei. Il fratello si strinse nelle spalle. «Se formassimo un reggimento di dragoni femmine con gli occhi verdi, le sorti delle guerre cambierebbero.» Anna gli mostrò la lingua. «Mio caro, se avessi ereditato gli occhi dei Gordon, di certo avrei ordinato un completo blu.» Protendendosi sul ripiano dello scrittoio, sfiorò il bavero della sua giacca. «Esattamente questa sfumatura. Non sono la sola vanitosa in famiglia, fratello caro.» Lui rise. «Touché.» «È una debolezza dei Gordon» affermò lei, sedendosi su un angolo dello scrittoio. «Detestiamo l'idea di passare inosservati.» James annuì. Tutti gli incontri dei parenti materni, i soli ancora in vita, si risolvevano in riunioni chiassose e sguaiate. Erano troppo vistosi, dalla scandalosa prozia Sophia che, nonostante l'età avanzata, non smetteva di manifestare il proprio apprezzamento a tutti gli uomini attraenti, all'affascinante cugino, l'ufficiale che si trovava in Portogallo a rischiare il suo bel collo per la regina e per il paese. E poi c'era Anna, che nelle sue due Stagioni si era guadagnata la fama di essere una spudorata civetta. Lui stesso, se voleva essere sincero, doveva riconoscere che la propensione a cavalcare attraverso il parco in sella a un cavallo riccamente bardato e il vezzo di usare termini aulici, ogniqualvolta intendeva ribadire il proprio punto di vista alla Camera dei Lord, dimostravano che era un vero Gordon. 10


«Presumo che tale atteggiamento dipenda dalla modestia della nostra statura» osservò divertito. «Quale modo migliore per assicurarsi che nessuno ci perda di vista, in mezzo alla folla?» Anna rise. «Credo che tu abbia ragione.» Sollevò le braccia per sistemare meglio l'alto cappello sui riccioli scuri. «Ma non sono tanto bassa quando calzo questo, vero?» domandò, battendo un dito sulla piuma verde scuro. «Forse è eccessivo.» «Niente affatto» replicò lui con serietà. «Un cappellino banale sarebbe fuori posto. Sei molto elegante, oggi.» «Grazie.» Lei sorrise, accettando il complimento come un dovuto omaggio. «Vogliamo muoverci, per favore? Ho giurato che, qualora scoprissi degli uomini di Bonaparte sulle nostre terre, li travolgerò e li metterò in fuga.» «Certo. Ho già ordinato che ti sellassero Shade.» «Sei gentile a riservarla a me quando risiedo qui per qualche mese.» James si alzò e le offrì il braccio. «Il mio piano è convincerti a stabilirti a Orchard Park.» Anna scosse il capo, sorridendo. «La tua proprietà è splendida, ma... la mia casa è a Dunmalcolm. Non puoi immaginare quanta nostalgia senta quando sono lontana. Il lago, le montagne, il vento che sibila intorno al castello!» «Intendi dire che sibila dentro il castello» la corresse lui. «So che il tuo cuore è nelle Highlands. È evidente che sono l'unico inglese della famiglia.» «Un giorno ti sposerai e riempirai questa casa di bambini, così non sarai più solo» ribatté lei mentre si avviavano verso la biblioteca. «È per questo che non hai ancora scelto un marito?» si informò il fratello. «Non hai incontrato un 11


uomo per cui valga la pena lasciare Dunmalcolm?» Anna avrebbe presto compiuto vent'anni e sebbene un'ereditiera come lei non avesse bisogno di sposarsi, lo stupiva il fatto che non avesse accettato nessuna delle numerose offerte che aveva ricevuto. Lei esitò un istante. «Potrebbe darsi. Ho conosciuto un gran numero di gentiluomini affascinanti, ma il pensiero di trascorrere con uno di loro il resto della mia vita mi atterrisce.» «Comunque dovresti sposarti.» Più a lungo restava nubile e più i cacciatori di dote l'avrebbero presa di mira. James non sarebbe stato tranquillo finché sua sorella non si fosse sposata con un uomo capace di apprezzare non soltanto il suo bel volto e la sua ricchezza. «Se non sopporti l'idea di lasciare Dunmalcolm, allora che ne diresti di sposare uno dei nostri cugini?» continuò. «Renderesti felici gli zii. Sai che vorrebbero tenerti vicino a loro per sempre.» Anna scosse la testa. «Dopo essere cresciuta insieme a loro? Sarebbe come sposare te. Gli unici che non considero alla stregua di fratelli sono Robbie e Alec, che alla morte di papà se ne erano già andati, ma sono già sposati entrambi.» «Nel caso di Alec è un vero peccato. Diventerà colonnello e, a tempo debito, generale. Saresti nel tuo elemento come moglie di un generale.» «Davvero? Che cosa te lo fa pensare?» «Perché avresti qualcosa da fare. Una donna intelligente non dovrebbe essere tanto ricca. È già abbastanza tedioso per un uomo, ma se non altro io posso fare qualcosa di utile in Parlamento e poi mi diverto a guadagnare altri soldi.» «Cosa dovrei fare, secondo te? Sposare un cacciatore di dote, indebitato fino al collo, cosicché 12


quando lo annegherò nel fiume Tick non sarò più disgustosamente ricca?» James alzò gli occhi al cielo. «No. Sposa un ufficiale, un diplomatico, un politico, chi vuoi... purché sia un Whig. Qualcuno che tu possa aiutare ad avanzare nella carriera, che sia in grado di farti conoscere un po' di mondo.» Anna si fermò davanti al caminetto e studiò il ritratto del padre. Il precedente Lord Selsley aveva vissuto in India dai quindici anni fino ai quaranta, accumulando una fortuna e ottenendo il titolo di visconte. Quel ritratto era stato eseguito da un pittore indiano nello stile del suo paese, ma gli occhi verdi, da gatto, denunciavano l'origine inglese. «Mi manca così tanto!» dichiarò sospirando. «E come vorrei aver conosciuto la mamma.» «Anch'io sento la loro mancanza.» James aveva avuto quattro anni quando la loro madre era morta dando alla luce Anna e quindici quando il padre era spirato dopo una lunga malattia, facendo di lui il secondo Visconte di Selsley. Ricordava bene il giorno successivo alla nascita di Anna. Atterrito e singhiozzante era rimasto nella nursery tra le braccia della bambinaia. Con dolcezza la donna gli aveva spiegato che sua madre se n'era andata e non sarebbe più tornata e lui non capiva il perché ed era terribilmente spaventato. Poi era apparso il padre con un fagottino tra le braccia e, mentre lo guardava, James si era accorto che anche lui era triste, spaventato e solo. «Guarda, piccolo Jamie» gli aveva detto sedendosi su una seggiola bassa a invitandolo ad andargli vicino. «Ho una cosa da mostrarti.» La mamma lo aveva sempre chiamato così, con il suo dolce accento scozzese, e lui aveva ricominciato a piangere. 13


Tuttavia era sceso dalle ginocchia della bambinaia e si era avvicinato al padre. «Questa è la tua sorellina» gli aveva spiegato. James non aveva desiderato una sorella. Voleva che tornasse la mamma. «È rossa e brutta.» Il visconte aveva sorriso. «Lo eri anche tu, quando sei nato. Con il tempo diventerà molto graziosa, te lo garantisco.» «Sarà meglio.» «Succederà. Ascolta, Jamie, la tua sorellina ha bisogno che tu sia un bravo fratello maggiore. Non avrà mai la mamma, ma solo noi, quindi hai un compito molto importante. Dovrai proteggerla e amarla, così non si sentirà sola.» A distanza di quasi vent'anni, James comprendeva quanto il padre fosse stato previdente. Sarebbe stato facile per un bambino provare gelosia nei confronti della nuova arrivata e perfino accusarla della morte della madre. Il padre aveva intuito che, affermando che Anna era una sua responsabilità, avrebbe evitato una simile reazione. James si sentiva ancora in dovere di badare alla sorella, benché i loro zii, il Conte e la Contessa di Dunmalcolm, si fossero dimostrati dei tutori affezionati e devoti, dopo la morte del visconte. «Gli zii verranno con noi?» domandò mentre si dirigevano verso l'entrata posteriore della casa, vicina alle stalle. «Non credo» rispose lei. «Ieri notte siamo arrivati talmente tardi che dubito si sveglieranno presto.» «Bene, così potremo fare una bella galoppata.» «Non vedo l'ora!» esclamò la sorella scendendo in fretta la scalinata. «Sono stanca di passeggiare in sella attraverso il parco nell'ora di punta. Londra è davvero noiosa. Non la città in sé, la Stagione. Odio 14


il pensiero che l'anno prossimo dovrò prendervi parte di nuovo. Forse eviterò questo fastidio sposando uno dei miei vicini, oppure scriverò ad Alec e ad Andrew per chiedere di segnalare uno dei loro colleghi ufficiali alla mia attenzione.» James rise. «Purché tu sposi un brav'uomo che provi per te un minimo di affetto. Nei sei il tipo da accontentarti di un matrimonio di convenienza.» «Qualcuno lo è?» «Non credo che il nostro vicino sia innamorato della futura sposa, ma suppongo che Lord Almont si accontenterà, purché questa Portia Arrington gli dia almeno un erede.» Anna scosse il capo. «Ti sbagli, fratello. Saresti al corrente della situazione se negli ultimi mesi non avessi disertato con tanta ostinazione le riunioni mondane.» «Avevo le mie ragioni.» Rifiutando gli inviti ai balli ed evitando le passeggiate nel parco all'ora di punta, era riuscito a non incrociare Eleanor. «Non penso tu intenda spiegarmi il tuo comportamento, non è così?» «In realtà, aspetto che tu mi sveli il mistero del matrimonio di Lord Almont.» Anna sospirò. «È molto semplice. Lui è molto innamorato, anche se non è ricambiato. A mio parere, non esiste una ricetta migliore per un'unione infelice. Non è necessario che in un matrimonio di convenienza le due parti siano felici, lo so, è sufficiente che tengano fede al patto. Ma se da un lato c'è il calcolo e dall'altro l'amore, la situazione diventa intollerabile per entrambi.» «Dunque lui ama la sua giovane sposa?» si stupì James. «Ero convinto che si sarebbe risposato unicamente per garantire la successione.» 15


«Di sicuro lo fa per questo motivo. Miss Arrington tuttavia è molto bella e Lord Almont è rimasto ammaliato dal primo momento in cui ha posato gli occhi su di lei.» «Perché una tale bellezza non ha scelto un marito di suo gradimento, o almeno più vicino alla sua età?» James aveva visto molti matrimoni felici, nonostante il marito fosse più vecchio della moglie. Suo padre aveva avuto quattordici anni più di sua madre. E riteneva accettabile anche che fosse più anziana la moglie. Non gli era importato che Eleanor avesse tredici anni più di lui. Lord Almont però ne aveva trenta più di Miss Arrington e a dir la verità, tale differenza gli pareva eccessiva. Anna si strinse nelle spalle. «Frequentiamo ambienti diversi, quindi non so risponderti. Forse è stata la sua famiglia a spingerla, per via del rango e della ricchezza dello sposo. In tal caso, provo pietà per lei.» Gli stallieri li stavano aspettando con due giumente. James montò la grigia, Ghost, mentre Anna salì in sella a Shade, un bell'esemplare dal manto nero, e insieme attraversarono il cortile al passo. Quando giunsero in un campo aperto in cui pascolavano solo alcune pecore, James si rivolse alla sorella: «Vogliamo fare una galoppata?». «Con molto piacere.» Entrambi quindi si avventarono sui campi verdi, sotto un cielo limpido e azzurro. Quel mattino, svegliandosi ad Almont Castle, Lucy decise di andare a fare una passeggiata prima che i membri della sua famiglia e i padroni di casa si alzassero. Negli ultimi quindici giorni, la sua vita tranquilla e ordinata era stata messa a soqquadro e 16


desiderava trascorrere un po' di tempo da sola per riflettere sui cambiamenti che erano avvenuti e sul modo in cui affrontarli. Le riusciva ancora difficile credere di essere fidanzata con Sebastian, soprattutto perché la madre di lui, la zia Arrington, le aveva chiesto di mantenere il segreto finché il matrimonio di Portia non fosse stato celebrato. Lo aveva posto come condizione per acconsentire al loro fidanzamento e Sebastian, pur brontolando, aveva accettato. Lucy non aveva chiesto spiegazioni perché conosceva la ragione di tale richiesta. Portia sarebbe diventata intrattabile se qualcuno avesse distolto da lei l'attenzione che credeva le fosse dovuta. O forse era la zia che non voleva far sapere alla nuova, altolocata famiglia di Portia che una ragazza di umili natali sarebbe diventata presto sua cognata. Benché tale divieto l'avesse infastidita, Lucy aveva ubbidito. Se non altro, zia Arrington era stata cordiale con lei, le aveva acquistato degli abiti nuovi per il soggiorno nel Gloucestershire, dove si sarebbe celebrato il matrimonio di Portia, e aveva dichiarato che sperava di godere ancora della sua compagnia. Quando aveva domandato a Sebastian se, dopo le nozze, avrebbe dovuto seguire l'esercito al suo fianco, lui le aveva risposto ridendo che la riteneva troppo delicata per quel genere di vita. Impaziente e frettoloso, l'aveva esortata a prepararsi perché intendeva sposarla il giorno successivo alle nozze della sorella. Perché tanta fretta?, non poteva fare a meno di chiedersi. Sebastian era gentile, affettuoso, faceva programmi per il futuro, ma in lui non c'era alcun ardore. Dalla mattina in cui le aveva fatto la proposta, non aveva più tentato di baciarla. Quando lei gli domandava perché volesse 17


sposarla, rispondeva che qualunque uomo provvisto di un minimo di intelletto avrebbe desiderato una moglie modesta e di buonsenso come lei, ma non menzionava mai la profondità dei propri sentimenti. Stava rimuginando su quei pensieri mentre la giovane cameriera che le era stata assegnata ad Almont Castle l'aiutava a indossare un semplice abito di mussola. Si trattava di un vestito vecchio perché intendeva riservare quelli nuovi a occasioni più importanti e, poiché la mattina di giugno era fresca, si mise sulle spalle un mantello scarlatto, prese l'album da disegno e le matite e domandò quale direzione prendere per uscire dal castello. Dopo un paio di errori trovò la porta giusta e uscì nell'aria fredda e luminosa. La possibilità di esplorare i dintorni di Almont Castle era l'unica gioia che si aspettava da quel soggiorno. Aveva deciso di salire sulla collina che si vedeva dalla sua camera da letto e ritrarre il castello da lassù. Era uno splendido edificio, la cui ala più antica risaliva a cinquecento anni prima, situato sulla riva di un fiume che scorreva in un'ampia vallata. Attraversò il ponte sul fossato che circondava il palazzo, superò i giardini e cominciò a inerpicarsi lungo il fianco della collina ammantato di alberi. Giunta sulla sommità, il vento la investì e lei rise sentendosi sollevare il mantello e le ciocche di capelli sfuggire al severo nodo in cui erano raccolti. Aveva pensato di trovare un posto comodo, sedersi e disegnare, ma la vista incantevole della valle che si stendeva dall'altra parte le fece dimenticare il proprio intento. Era il luogo più bello che avesse mai visto. La valle era più stretta di quella del castello e più popolata. Un piccolo, ordinato paesino sorgeva sul fondo con i suoi cottage confortevoli, 18


alcuni costruiti con le locali pietre color ocra, altri candidi, con i tetti di paglia. Una chiesa con un alto campanile di pietra svettava nella piazza del villaggio. Sparse tutt'attorno vi erano case coloniche e alcuni edifici più grandi che dovevano appartenere ai cittadini più abbienti. Sui pascoli verdeggianti brucavano greggi di pecore dal vello spesso e cavalli dal manto lucido, e più in basso, intorno al ruscello che scorreva sul fondo, si rincorrevano gli agnelli e i puledri appena nati. Era un luogo tranquillo, protetto su ambo i lati da alte colline. La gloria della valle, però, era il nuovo castello, festoso e bizzarro almeno quanto quello di Almont era dignitoso e pieno di storia, che sorgeva a est. Nessun fossato lo cingeva e le sue finestre erano numerose e ampie. Merli e torrette lo decoravano in modo asimmetrico e su un lato si scorgeva una grande serra di vetro. Cambiando idea, Lucy decise di ritrarre quella piccola valle invece del castello di Almont. Ma prima doveva trovare un luogo in cui sedersi. Continuò a camminare sul crinale finché non scoprì una piccola distesa pianeggiante divisa in due da un muretto di pietra. Individuò un punto sotto una quercia e, dopo essersi seduta sul muretto, tirò fuori l'album e la matita e cominciò a tratteggiare il paesaggio. Alcuni istanti dopo udì un frastuono di cavalli al galoppo e due cavalieri, un uomo e una donna, sfrecciarono attraverso un campo. Lucy li osservò con un pizzico di invidia. Aveva sempre desiderato cavalcare, ma non ne aveva mai avuto la possibilità. Almeno poteva disegnare... Dopo un istante di riflessione, aggiunse i due cavalli e i cavalieri al disegno. Assorta nel proprio lavoro, si meravigliò udendo sbuffare un cavallo a poca distanza. Sollevando la 19


testa, vide un gentiluomo in sella a una splendida giumenta grigio argento che si apprestava a saltare il muretto su cui era seduta. In quel preciso istante, una folata di vento sollevò un lembo del suo mantello rosso e lo fece volteggiare in aria. Pronto al salto, il cavallo si imbizzarrì, disarcionò il cavaliere e si lanciò giù per la valle. Con il cuore che batteva all'impazzata, Lucy gettò di lato l'album e si precipitò verso l'uomo che giaceva a terra.

20


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.