KAREN HAWKINS
Il gioco degli equivoci
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Sleepless in Scotland Pocket Books © 2009 Karen Hawkins Traduzione di Federica Isola Pellegrini Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici giugno 2012 Questo volume è stato stampato nel maggio 2012 presso la Rotolito Lombarda - Milano I GRANDI ROMANZI STORICI ISSN 1122 - 5410 Periodico settimanale n. 828 dell'1/06/2012 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 75 dello 01/02/1992 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
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Non c'è niente di peggio di un uomo convinto di avere sempre ragione... tranne forse una donna che ha sempre ragione. La vecchia Nora di Loch Lomond alle sue tre nipotine in una fredda sera d'inverno «Ti proibisco di andare!» Sebbene appena ventenne, William Hurst si sentiva in dovere di assumersi la responsabilità del vicariato di Wythburn durante l'assenza del padre. «Farò tutto ciò che è in mio potere per impedirti di commettere questa follia!» Senza neppure degnarlo di uno sguardo, Catriona, la sorella maggiore, estrasse una vecchia valigia dall'armadio, la depositò sul letto e cominciò a riempirla. «Mi hai sentito? Ti proibisco...» «Cosa? Oh, sì, ti ho sentito. Ma qualcuno deve pur recarsi a Londra e ricondurre Caitlyn alla ragione.» «Sì, ma...» «Dato che i nostri genitori sono andati a trovare zio Travers e non torneranno che fra due settima5
ne, e tu devi prepararti per gli esami, quel qualcuno non posso essere che io.» William si accigliò. Essendo un giovane attraente, dotato di una notevole statura, era abituato a ricevere una maggiore attenzione. Tutti gli abitanti della contea gli prestavano ascolto, fatta eccezione per la sua famiglia, benché indossasse un'elegante redingote di finissima lana azzurra e il suo fazzoletto da collo fosse legato con un incredibile assortimento di nodi. «Tu non sei la custode di Caitlyn, Triona.» «Ma sono la sua gemella, quindi tocca a me aiutarla a uscire dal guaio che ha creato con le sue mani.» «Lasciala in pace, William.» Il diciottenne Robert era apparso sulla soglia, un grosso volume fra le braccia. «Papà le ha affidato il vicariato, quando è partito. L'ho sentito con le mie orecchie.» «Papà non intendeva dire che doveva precipitarsi a Londra. Essendo il maggiore dei maschi, dovrebbe essere compito mio.» Sistemandosi gli occhiali sul naso, Triona scoppiò in una risata. «Capisco. Non vuoi perderti tutto il divertimento. Be', prometto che non mi tratterrò abbastanza a lungo per divertirmi.» Incrociò le dita e le sollevò. «Ogni promessa è debito.» «Non mi importa se ti diverti. È solo che non voglio che tu venga a trovarti in una situazione incresciosa. Una ragazza...» «Di ventitré anni.» «... che viaggia da sola...» «Mi accompagnerà la nostra istitutrice.» «... per recarsi nella più dissoluta città del mondo, un antro di vizi e di perdizione...» «Oh, fantastico, William! Hai trovato queste 6
belle frasi nel libro dei sermoni di nostro padre?» Il giovanotto non fu in grado di mascherare un sorriso contrito. «Sai benissimo a che cosa mi riferisco.» «Lo so, infatti. E giuro di usare la massima prudenza. Ma, poiché sono l'unica a cui Caitlyn presterà ascolto, non posso fare a meno di andare.» «Tuttavia...» «William!» sbuffò la diciassettenne Mary, lasciando cadere il lavoro a maglia. «Si tratta di un caso di emergenza. Caitlyn si è comportata così male che la povera zia Lavinia è stata costretta a scrivere per chiedere aiuto.» Un tremito le percorse il labbro inferiore. «E adesso non sarà più disposta a ospitare nessuna di noi per una Stagione.» «Non sto dicendo che non dobbiamo salvare Caitlyn da qualunque malefatta stia architettando. Vorrei solo poter chiedere a papà come porvi rimedio.» «No, non è vero» ribatté Michael dalla poltrona in cui sedeva accanto al fuoco, avvolto in una coperta. Magro, pallido e debole di petto, possedeva uno spirito arguto e un'intelligenza di gran lunga superiore a quella di un ragazzo di quindici anni. Avendo contratto la stessa febbre che aveva impedito a Triona di godersi la Stagione londinese con Caitlyn, non si era ancora ripreso. Aveva le guance arrossate in modo innaturale e continuava a tossire. «Papà è l'ultima persona che dovremmo informare. Se venisse a conoscenza della condotta di Caitlyn, proibirebbe a tutti noi di accettare gli inviti di zia Lavinia.» «Ci sono voluti mesi per convincerlo a permettere a Caitlyn e Triona di andare» interloquì Mary. 7
«E, quando Triona si è ammalata, ha tentato di tenere a casa anche Caitlyn e la mamma è stata costretta a intervenire e...» «Lo so!» la interruppe William esasperato. «C'ero anch'io.» «In tal caso, dovresti sapere che riferire a papà una cosa negativa sarebbe un errore colossale.» «Mary ha ragione» assentì Michael. «Papà potrebbe...» Fu colto da un lungo accesso di tosse che lo squassò in tutte le membra. Triona, che stava piegando uno scialle, gli scoccò un'occhiata preoccupata. Il vicariato di Wythburn era una casa enorme e in condizioni tutt'altro che ideali, piena di spifferi e umidità. «Stai prendendo lo sciroppo?» Michael fece una smorfia. «No. Mi procura una continua sonnolenza.» «Ti gioverebbe dormire.» «Non faccio altro. Sono già fin troppo riposato.» William si accigliò. «Non raccontarlo a me. La notte scorsa ti ho sentito tossire fino alle prime ore del mattino.» Triona indicò il flacone posto accanto al fratello. «Prendilo.» «Ma...» Lei si piazzò le mani sui fianchi. «Michael John Hurst, non costringermi a cantare.» «Prendi lo sciroppo, Michael» gli ordinò William. «Ti prego» lo supplicò Mary. «Per il bene di tutti noi» aggiunse Robert. Michael scoppiò in una risata che si trasformò in un altro attacco di tosse. Quando ebbe ripreso fiato, afferrò il flacone e un cucchiaio. «D'accor8
do, ma solo perché vi compatisco. A me non importa se Triona canta.» «Com'è possibile?» trasecolò Mary. «Perché questa febbre mi ha turato le orecchie. Le vostre voci mi giungono da una grande distanza.» Triona attese che lui avesse mandato giù la dose prescritta e riprese a preparare la valigia. «Se va tutto bene, dovrei essere di ritorno prima di papà. E, se riesco a persuadere zia Lavinia a tacere, lui non dovrà mai venirne a conoscenza.» Mary si illuminò. «Allora non potrà opporsi se zia Lavinia inviterà un altro di noi a casa sua per una Stagione.» Triona annuì. Se Mary avesse smesso di ingozzarsi di torte e pasticcini, forse un giorno il suo aspetto avrebbe rivaleggiato con quello di Caitlyn. Caitlyn, nel frattempo, era nel fiore della gioventù ed era difficile immaginare una ragazza più incantevole. Benché fossero gemelle e avessero alcuni tratti in comune, erano molto diverse fra loro. Caitlyn era piccola ed esile come un giunco, con i capelli d'oro, gli occhi castani rivolti all'insù, un volto a forma di cuore e la capacità di fluttuare attraverso una stanza con una tale grazia che gli uomini non potevano fare a meno di fissarla a bocca aperta. Lei era alta e meno snella, aveva i capelli di un biondo più scuro, occhi nocciola nascosti dagli occhiali ed era priva di quel certo non so che, che invece rendeva così seducente la sorella. E, per quanto si sforzasse, non sarebbe mai riuscita a fluttuare attraverso una stanza più di quanto sarebbe stata capace di diminuire di alcuni pollici la propria sgraziata statura. 9
Non si trattava solo di quello, però. Era il modo in cui Caitlyn rideva, incantava e... oh, Triona era incapace di definirlo. Così come ne erano stati incapaci le decine di giovani infatuati che avevano tentato di descrivere le sue grazie in orrende poesie e stucchevoli conversazioni. «Prima che Triona se ne vada, dobbiamo fare una cosa» dichiarò Michael. «Dobbiamo giurare di non parlare mai a papà del suo viaggio. Tutti noi» precisò con un'occhiata penetrante in direzione di Robert. «Giusto» convenne William, fissando Robert a sua volta. «Dobbiamo tutti giurare di tenere la bocca chiusa.» Robert arrossì fino alla radice dei capelli. «Non intendo giurare niente del genere! Papà non vorrebbe mai che gli nascondessimo qualcosa.» Aveva ottenuto l'approvazione del genitore applicandosi negli studi con un tale accanimento da indurre i fratelli a guardarlo in cagnesco dai rispettivi posti a tavola, specialmente quando rispondeva con aria sorniona in greco o latino a una delle astruse domande del padre. «Può darsi che tu non abbia compreso la situazione.» Triona prelevò una lettera dal letto e gliela porse. «Zia Lavinia è disperata. Per quanto la stimi per il suo ottimo carattere e la sua generosità, sappiamo tutti come può essere Caitlyn a volte.» Mary annuì. «È terribilmente ostinata.» «E impulsiva» dichiarò Michael. Dopo aver scorso la missiva, Robert emise un suono disgustato. «Zia Lavinia non può illudersi che il fatto di comandarla a bacchetta servirà a qualcosa. Contribuirà solo a renderla ancora più decisa a mostrarsi al peggio delle sue capacità.» 10
William sospirò. «In fondo, non ha importanza in quale guaio si sia cacciata Caitlyn. Nessuno di noi dispone del denaro necessario per recarsi a Londra.» «Rifletti» disse Mary. «Se Caitlyn facesse un buon matrimonio, potrebbe invitarci a soggiornare a Londra in casa sua, condurci ai balli, a teatro e a ogni sorta di intrattenimenti.» Con un sorriso sognante, Triona ripose due libri nella valigia. «Mi piacerebbe tanto visitare il British Museum.» Robert si illuminò. «Oh, sarebbe magnifico. Pare che ci sia la mostra dei Marmi di Elgin, al momento.» «A me piacerebbe visitare la casa d'aste dei fratelli Tattersall» dichiarò Michael. Mentre si stava dirigendo verso l'armadio per prendere i suoi stivaletti, Triona si fermò per arruffargli i capelli. «Sarebbe bellissimo.» «Vorrei vederla anch'io» disse William. «E la Palestra per Gentiluomini di Jackson, i Giardini di Vauxhall e...» «Caitlyn dovrebbe sposare un uomo che possieda una casa molto, molto grande per ospitarci tutti» osservò Triona. «E sicuramente ci permetterebbe di trattenerci a lungo, dato che è molto generosa» disse Mary. «E sciocca» aggiunse Robert. «E impulsiva e...» William strinse i pugni lungo i fianchi. «Be', ma è vero!» protestò Robert. «Non che sia colpa sua. La condotta di Caitlyn non è che la prova dell'influenza decadente della buona società londinese.» «Oh, ma per l'amor del cielo» ribatté Triona, piegando una camicia da notte. «Era altrettanto 11
impetuosa e sventata quando si trovava qui.» «Non era così civetta» insistette Robert. «Lo era. Il povero Mr. Smythe-Laughton è invecchiato di vent'anni quando è partita per Londra, e poi ci sono stati Mr. Lyndon e il figlio maggiore di Lord Haversham e... oh, non riesco neppure a contarli.» «Erano dozzine» confermò Mary, palesemente invidiosa. «Papà l'ha messa in guardia diverse volte, anche se l'ho sentito dire alla mamma che Caitlyn non si rendeva conto dell'effetto che esercitava sugli uomini e che, in linea di massima, lui considerava innocente la sua civetteria, benché non potesse fare a meno di temere che avrebbe finito per rovinarla.» Robert tirò su con il naso. «Papà è stato troppo indulgente.» «Mi premurerò di riferirgli il tuo parere al riguardo» lo informò Triona. «Per favore, non farlo!» la supplicò Robert con un tale fervore che lei non fu in grado di trattenere una risata. «Forse sono stato un po' troppo duro, ma devi ammettere che Londra ha avuto un'influenza deleteria su Caitlyn. Può darsi che abbia civettato più di quanto fosse corretto quando era qui, ma non aveva perduto il senso del decoro al punto da dichiarare di fronte a un'intera sala da ballo che avrebbe sposato qualcuno entro l'anno in un modo o nell'altro.» «A meno che non sia stata provocata» gli fece notare Michael. «Caitlyn è molto permalosa, quindi può darsi che la sua reazione sia stata causata da qualcosa che ha detto o che ha fatto Alexander MacLean.» Triona avvolse un paio di scarpe in un pezzo di 12
carta marrone. «La nonna ci ha sempre parlato dell'orgoglio dei MacLean. A volte penso che avrebbe dovuto metterci in guardia dall'orgoglio degli Hurst, che è altrettanto smisurato.» «La nonna adora parlare della maledizione dei MacLean» dichiarò Mary con un piccolo brivido. «Un'intera famiglia in grado di far scoppiare spaventose tempeste ogni volta che dà in escandescenze. Non è incredibile?» Gli occhi di William sfavillarono di malizia mentre curvava le spalle e imprimeva alla sua voce il tono cantilenante di un'anziana. «Non dimenticate, miei cari, che i MacLean sono maledetti. Maledetti, vi dico, dalla misteriosa Strega Bianca. Adesso, quando perdono le staffe, si scatena il finimondo.» Tutti risero, tranne Mary. «Non dovreste beffarvi della nonna. È una donna molto saggia. Papà sostiene che la metà degli abitanti del villaggio non sarebbe viva se non fosse per la sua abilità di guaritrice. Inoltre, chi può avere la certezza che le maledizioni non esistano?» «Papà, per esempio» ribatté Robert. «E, dato che la nonna è sua madre, immagino che possiamo credergli.» Michael si agitò sulla poltrona. «Qualunque sia la verità, MacLean non può rallegrarsi del fatto che Caitlyn lo abbia messo in ridicolo.» «Pare che entrambi si siano comportati male. Grazie al cielo, la condotta di MacLean non ci riguarda.» Triona depositò la valigia accanto alla porta, poi raccolse il mantello, la sciarpa e la cuffia. «Ho sentito fermarsi la carrozza e immagino che l'istitutrice mi stia aspettando.» Michael le rivolse un sorriso assonnato. «Buona 13
fortuna, Triona. Non dimenticare che papà dovrebbe tornare venerdì prossimo.» «È per questo che intendo essere di nuovo a casa almeno due giorni prima. Papà non verrà mai a conoscenza di questa faccenda se tutti noi...» La giovane portò lo sguardo su Robert. «... terremo la bocca chiusa.» «E, se non lo farai» lo minacciò Mary, «gli racconterò chi ha rovesciato il latte sulla sua copia preferita dell'Odissea.» Robert sobbalzò. «Come fai a...?» All'espressione divertita della sorella, arrossì. «Perciò, o tieni a freno la lingua o incorrerai nelle sue ire.» «Va bene, va bene. Ma, se questo viaggio dovesse risolversi in un disastro, lo informerò che ho tentato di dissuadere Triona.» Triona estrasse un paio di guanti dalla tasca del mantello e se li infilò. «Oh, Robert, piantala di essere così pessimista. Non accadrà niente di male. E, poi, papà aveva promesso che avrei potuto recarmi a Londra al suo ritorno. Si potrebbe dire che mi limito ad andarci prima del previsto.» «Papà intendeva accompagnarti di persona.» «E lo farà... la prossima volta. Devo andare, adesso.» William afferrò la valigia. «Se non sapessi che Mr. Olson si affretterebbe ad avvertire papà se saltassi una lezione, verrei con te.» «Mi scalda il cuore apprendere che saresti disposto a compiere un simile sacrificio.» «Sarebbe un vero spasso.» Sorridendo, Triona si volse verso Robert. «Cancellati dalla faccia quell'aria lugubre e abbracciami. Mi mancherai.» 14
Addolcendo l'espressione, lui obbedì. Poi fu la volta di Michael. Triona si chinò per avvolgerlo in un abbraccio speciale. «Non uscire e prendi lo sciroppo che ti ha lasciato il dottor Felters.» Michael arricciò il naso. «Se proprio devo.» «Devi.» Triona si rivolse a Mary, che l'abbracciò bisbigliando: «Baderò io a lui, stai tranquilla». «Grazie. Ti affido il vicariato, Mary. Accertati che William non salti le lezioni, che Michael prenda la medicina, che Robert non versi del latte su altri libri e...» Al di sopra delle proteste dei fratelli, Mary scoppiò in una risata. «Lo farò.» «Ottimo. A presto, miei cari. Tornerò appena avrò raffreddato i bollenti spiriti di Caitlyn.» Triona si avviò lungo la scala, seguita da William con la valigia. Sorrise all'anziana istitutrice e si diresse verso la carrozza, la mente già occupata da ciò che l'attendeva a Londra. Malgrado la gaiezza che aveva dimostrato a beneficio dei fratelli, era preoccupata. Uno dei suoi primi ricordi era quello di Caitlyn mentre si arrampicava sulla ringhiera delle scale con l'intenzione di scivolare fino in fondo, sebbene glielo avessero categoricamente proibito. In seguito, con un gamba ingessata, aveva dichiarato che non era per nulla pentita di averlo fatto, dato che lo aveva trovato così divertente. Perfino a cinque anni, Caitlyn era stata indisciplinata, mentre lei non aveva mai procurato il benché minimo grattacapo ai genitori. Loro ignoravano quante volte fosse intervenuta per impedire alla 15
gemella di cacciarsi nei guai. La conosceva meglio di chiunque altro, sapeva che la sua irrequietezza la induceva a desiderare di provare delle emozioni intense. Non c'era niente che le piacesse di piĂš dello scompiglio che appariva come per magia dovunque andasse. Non che lo creasse, ma una volta iniziato non muoveva un dito per arrestarlo. Lei, per contro, amava la disciplina piĂš di ogni altra cosa. Essendo la maggiore, veniva sovente incaricata di richiamare all'ordine i suoi numerosi fratelli. Di conseguenza, il fatto di salvare Caitlyn da un ennesimo guaio non costituiva una novitĂ . Cionondimeno, era incapace di scrollarsi di dosso la sensazione che questa volta si trattasse di qualcosa di diverso.
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