ANNE HERRIES
Una moglie per il visconte
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Make-Believe Wife Harlequin Historical © 2011 Anne Herries Traduzione di Federica Isola Pellegrini Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici giugno 2012 Questo volume è stato stampato nel maggio 2012 presso la Rotolito Lombarda - Milano I GRANDI ROMANZI STORICI ISSN 1122 - 5410 Periodico settimanale n. 831 del 22/06/2012 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 75 dello 01/02/1992 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
Prologo
«Per tutti i diavoli, Luke! Ne ho abbastanza della tua condotta scandalosa» tuonò il Conte di Hartingdon fissando uno sguardo furibondo sul nipote. «Non intendo tollerare oltre il discredito che hai gettato sulla nostra famiglia.» «Vi chiedo perdono.» Il Visconte di Clarendon si sforzò di apparire contrito. «Questa faccenda non sarebbe mai dovuta giungere alle vostre orecchie. Rollinson è stato uno sciocco e un farabutto a spifferarvi ogni cosa, signore.» Alto e magro, ma pur sempre una figura imponente, il conte aggrottò le cespugliose sopracciglia bianche con palese riprovazione. «Neghi forse di aver sedotto sua moglie?» Luke esitò. La verità era che non aveva la più pallida idea di cosa avesse fatto con Adrina Rollinson. La sera in questione aveva avuto la mente a dir poco annebbiata. Era stato ubriaco fradicio, in realtà, e quando era tornato in sé aveva scoperto di giacere accanto a una bellezza nuda e innegabilmente voluttuosa. Aveva avuto appena il tempo di riprendersi dalla sor5
presa, che il marito della donna aveva fatto irruzione nella casa di campagna per esigere soddisfazione. «L'unica cosa che posso dirvi è che non conservo alcun ricordo di quanto è accaduto, signore.» «Che razza di risposta sarebbe, di grazia?» sbottò l'altro. «Non ti capisco, Luke. Godi di tutti i benefici del tuo rango, eppure ti ostini ad abbandonarti a deplorevoli eccessi. Se non riesci a ricordare di aver approfittato delle grazie di una donna come Lady Rollinson, devi essere stato sbronzo.» «È così, in effetti. Non mi azzarderei mai ad accusare una signora di mentire, ma dubito di essere stato in grado di fare alcunché, quella sera.» «Preferisci le sgualdrine, non è vero?» «Benché ignori cosa vi sia stato riferito, vi assicuro che non ho fatto niente di cui debba vergognarmi.» «No? Mi risulta che tu abbia acquistato una casa ad Hampstead, nella quale intendi sistemare la tua amante.» Il conte arricciò il labbro superiore in una smorfia sprezzante. «Sei il disonore della nostra famiglia! Grazie al cielo, i tuoi genitori non sono vissuti a sufficienza per vedere quello che sei diventato.» «Forse, se fossero vissuti, il mio comportamento sarebbe stato diverso.» «Stai forse dando la colpa a me?» reagì il conte. «Ragazzo impudente! Ebbene, sappi che ho finito con te. Intendevo nominarti mio unico 6
erede, sebbene la proprietà sia inalienabile, e la legge mi consente di tramandare il titolo in linea femminile e di disporre del mio patrimonio come meglio credo. Comunque, ho un cugino che provvederà a restituire l'onore e la rispettabilità alla nostra casata.» «Vi riferite a Horatio Harte, suppongo. Bene, vi auguro buona fortuna con lui, signore» ribatté Luke, la collera a stento tenuta a freno. «Buon pomeriggio. Non vi imporrò di nuovo la mia presenza.» «Non ti ho dato il permesso di andartene!» «Tuttavia ritengo che lo farò ugualmente. Mi avete sempre detestato, signore. Ho fatto cose di cui non vado particolarmente fiero, ma non sono il libertino che reputate che sia.» Detto questo, girò le spalle e si avviò alla porta. «Torna subito qui!» La voce del conte ebbe un suono stridulo. «Mi ascolterai fino in fondo. Ti concederò un'altra possibilità, ma dovrai sposare una giovane ammodo, dai modi impeccabili, che sappia comportarsi a dovere nell'alta società. Prima di morire, voglio un erede di cui possa essere orgoglioso.» Luke si volse, un rifiuto sulla punta della lingua. Si sarebbe sposato quando e con chi avesse ritenuto opportuno e intendeva dichiararlo, ma aveva appena aperto la bocca quando il conte emise un suono strozzato e parve lentamente afflosciarsi, prima di crollare sul pavimento a faccia in giù. «Nonno!» gridò Luke. «Qualcuno mi aiuti, in nome del cielo!» 7
Si precipitò verso di lui. Girandolo supino, notò che il viso del conte aveva assunto una strana tonalità bluastra e si affrettò a slacciargli il fazzoletto da collo inamidato. Gli tastò il polso e percepì un lieve battito, benché desse l'impressione di non respirare. Per la frazione di un istante, rimase incerto sul da farsi. Poi, ricordando una cosa che aveva visto fare a un veterinario per rianimare un puledro, gli aprì le labbra e si accertò che niente gli ostruisse la gola. Stringendogli le narici fra le dita, si chinò per immettere il fiato nella sua bocca. Dopo aver eseguito tre volte l'operazione, si accorse che le sue guance avevano riassunto un colorito più naturale. «Ha avuto uno dei suoi attacchi, milord» risuonò una voce alle sue spalle. «Non tarderà a riprendersi.» «Si è accasciato di colpo. Ho pensato che fosse morto o in fin di vita.» «Il conte ha già avuto un paio di questi mancamenti» lo avvertì il signor Marshall, il cameriere personale di Lord Hartingdon. «Fastidiosi, piccoli attacchi di cui il medico non riesce a stabilire la causa.» «Perché non sono stato avvertito?» Luke si rialzò. «Il conte non desiderava importunarvi, signore.» «Quel dannato testardo...» Luke si interruppe allorché udì un suono. Il conte aveva aperto gli occhi e li stava fissando. «Non startene lì impalato, sciocco!» lo rim8
brottò. «Aiutatemi ad alzarmi, Marshall.» «Avreste dovuto informarmi che eravate malato, nonno.» «Baggianate! Non è niente. Come puoi vedere, sto benissimo adesso.» Luke e il cameriere personale del conte lo aiutarono a rimettersi in piedi e lo guidarono verso una poltrona. Sentendolo tremare, Luke si rese conto di quanto fosse diventato fragile e scheletrico. Quando era accaduto? Come mai non se n'era accorto? «Perdonatemi, signore. Se avessi saputo che non eravate in buona salute...» «Cosa? Ti saresti ravveduto?» Gli occhi dell'anziano gentiluomo lampeggiarono. «Vuoi fare ammenda? Conosci le mie condizioni. Sposati e dammi un erede.» «Mi dispiace che la vostra salute sia cagionevole, ma non intendo fare una promessa che non sono in grado di mantenere. In ogni modo, vi prometto di non ubriacarmi più al punto da non ricordare dove e con chi sono finito a letto.» «Non è sufficiente. Lasciami alle cure di Marshall e torna quando avrai una moglie.» «Non è giusto» protestò lui piuttosto debolmente, dato che era sinceramente sconvolto da quanto era appena accaduto. «A meno che tu non mi obbedisca, non ti lascerò un centesimo» sentenziò Hartingdon. «Inoltre informerò i miei legali che smetterai di percepire la rendita del patrimonio che hai ereditato dal tuo nonno paterno.» 9
«Non potete farlo, signore!» protestò Luke, alquanto preoccupato. «Ho degli impegni...» «Nei confronti della tua amante? Be', decidi tu, Luke. Secondo le disposizioni testamentarie del marchese, ho la facoltà di privarti della tua rendita fino al compimento del trentesimo anno, qualora lo ritenga necessario. Non l'ho mai fatto, ma adesso apporterò una modifica. Mi occorre un erede, e presto, e voglio che tu mi dia un bisnipote. Fa' un buon matrimonio e tutto resterà com'è. Voltami le spalle e ti ritroverai con le tasche vuote. Dimostrami che intendi mettere la testa a posto e rendermi fiero di te.» Luke rimase in silenzio, le labbra serrate in una linea dura. Se non avesse appena assistito al collasso di suo nonno, lo avrebbe mandato al diavolo e avrebbe acquistato alcuni lingotti d'oro mentre ne aveva ancora la possibilità. Tuttavia, malgrado le sue parole aspre, c'era un che di vulnerabile nel conte, qualcosa che lo indusse a rendersi conto che gli stava a cuore ciò che poteva accadere a quel vecchio demonio. «Ho bisogno di tempo per riflettere, signore.» «E per trovare una ragazza adatta, è ovvio... ma non metterci troppo, Luke. Potrei non avere più di un anno di vita.» Lui si inchinò e girò sui tacchi, conficcandosi le unghie nei palmi delle mani mentre si sentiva assalire da un moto di collera. Avrebbe dovuto andarsene e non tornare mai più. Con ogni probabilità gli avvocati lo avrebbero informato che il conte aveva mentito spudorata10
mente. In caso contrario, però, si sarebbe trovato in un mare di guai. Non poteva venir privato della rendita, riflettÊ amareggiato. Aveva fatto una promessa al suo migliore amico e intendeva mantenerla.
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Roxanne si gettò un'occhiata da sopra la spalla, l'orecchio teso per percepire eventuali rumori che indicassero che qualcuno la stava inseguendo, ma non udì che il cinguettio degli uccelli che svolazzavano fra gli alberi e l'occasionale fruscio prodotto da un piccolo animale nei cespugli. Benché il bosco non la spaventasse, l'idea di essere costretta a tornare all'accampamento la terrorizzava. Aveva camminato per ore e aveva fame. Era abbastanza sicura che nessuno l'avesse seguita. Non avrebbe corso alcun rischio fermandosi per mangiare qualcosa. Mettendo giù i fagotti che contenevano le poche cose che possedeva, stese al suolo lo scialle e si sedette, aprendo l'involto che conteneva il pane, il formaggio e la frutta secca che aveva portato con sé. Sofia aveva sempre tenuto un barattolo di frutta secca sulla mensola, affermando che fichi, datteri e albicocche potevano sostituire la frutta fresca durante l'inverno. Quanto le mancava Sofia!, gemette fra sé 12
mentre consumava il suo pasto frugale. La morte prematura della sua amica l'aveva lasciata sola e in ansia per il futuro. Non aveva più nessuno che le volesse bene e nessuno a cui voler bene. Ignorava quale fosse la cosa peggiore, dato che si era prodigata volentieri per prendersi cura dell'amica durante i suoi ultimi mesi di vita, quando era stata troppo debole per badare a se stessa. Battendo le palpebre per ricacciare le lacrime, si alzò e raccolse i fagotti. Sofia aveva fatto parte della compagnia di commedianti girovaghi, era stata quasi una madre per lei e le aveva dato tanto, compreso il proprio nome. «Se dovesse succedermi qualcosa, devi andare a Londra» le aveva fatto promettere pochi giorni prima di morire. «Sei un'ottima attrice, tesoro mio. Potresti trovare fama e fortuna... e forse sposare un uomo facoltoso e diventare la signora che sono convinta tu sia, in realtà.» Sebbene Roxanne l'avesse supplicata di non parlare in quel modo, dopo la morte di Sofia era apparso chiaro che non sarebbe potuta restare con i commedianti con cui era vissuta negli ultimi cinque anni. Era in pericolo e non le restava che fuggire prima che lui tornasse all'accampamento. Aveva quindi deciso di recarsi a Londra, anche se avrebbe dovuto camminare per molti giorni, forse per settimane. Prima di raggiungere la grande città, sarebbe stata costretta a cercarsi un lavoro per qualche giorno, in modo da potersi comprare del cibo. Immersa com'era in quelle riflessioni, sob13
balzò allorché un grido soffocato le giunse all'orecchio e poco dopo un cavallo si precipitò nella sua direzione. Notando che era sellato ma privo di cavaliere, comprese che qualcuno doveva essere stato disarcionato. D'istinto si lanciò in direzione del grido. Non aveva percorso che alcune iarde quando vide un uomo disteso a terra. Aveva gli occhi chiusi ed era molto pallido. Il cuore le mancò un battito e per un istante ebbe la certezza che fosse morto. Lasciando cadere i fagotti, si inginocchiò al suo fianco e gli toccò il viso. Sentendo che era caldo, emise un sospiro di sollievo. Le sue dita si stavano muovendo e respirava ancora, benché sembrasse ignaro della sua presenza. La caduta da cavallo doveva averlo tramortito. Dopo una breve esitazione, Roxanne gli tolse il fazzoletto da collo. Attingendo alla sua preziosa provvista d'acqua, ne versò una piccola quantità sul lino sottile e glielo passò sul viso. Lui mosse le labbra, si lasciò sfuggire un gemito, poi sollevò le palpebre e la guardò. «Co... cos'è successo?» farfugliò. «Chi siete?» «Mi chiamo Roxanne. Credo che siate caduto dal vostro cavallo. È corso verso di me e vi ho sentito gridare.» «A causa di una volpe» ribatté lui, mettendosi seduto, gli occhi grigi fissi sul suo volto. «È sfrecciata di fronte a noi. Ho tentato di tirare le redini, ma stavo galoppando a briglia sciolta e quello stupido cavallo si è impennato.» «Era terrorizzato. Sono animali nervosi, si14
gnore. Se stavate cavalcando a un'eccessiva velocità, è colpa vostra.» «Neanche per sogno.» Lui strinse gli occhi con aria sospettosa. «E voi? Come mai vi trovate da sola in questo bosco... abbigliata in quel modo?» Roxanne esitò. Non poteva certo rivelargli la sua vera storia. Non lo conosceva e doveva usare la massima cautela. Senza alcun dubbio era un gentiluomo e Sofia le aveva raccomandato di stare in guardia da individui simili, giacché era impossibile fidarsi di loro. «Ero con un gruppo di commedianti girovaghi, ma sono stata costretta a lasciarli» ammise infine. «Sto tentando di arrivare a Londra per lavorare come attrice.» «Sul serio? Vedo che avete dell'acqua, Miss Roxanne. Vi dispiacerebbe darmene un po'?» «Ne ho già usata una parte per bagnarvi il viso, ma potete prenderne un paio di sorsi.» Non appena gli porse la fiasca, lui se l'accostò alla bocca e bevve avidamente. «Vi prego di non vuotarla. Potrei non trovare un ruscello a cui riempirla per diverse ore.» «Ne ho oltrepassato uno non lontano da qui. Se la vostra meta è Londra, in ogni caso, sappiate che state andando nella direzione opposta.» «Oh...» Roxanne si accigliò mentre lui le restituiva la fiasca. «Forse potreste...» Si interruppe allorché l'uomo tentò di mettersi in piedi e lanciò un urlo di dolore. Vacillò e sarebbe caduto se lei non lo avesse afferrato e sorretto. 15
«Che cosa vi duole?» «La caviglia destra. Dev'essere rotta. Se mi siedo di nuovo, sareste tanto gentile da togliermi lo stivale?» «Credete sia prudente, signore? Probabilmente sarà necessario tagliarlo, se avete la caviglia fratturata, e dovrebbe farlo un medico. Sofia avrebbe saputo come curarvi, ma io non possiedo le sue capacità.» «Chi diavolo è Sofia? È qui con voi?» «Era la mia migliore amica ed è mancata alcuni giorni or sono.» «Mi dispiace» mormorò lui, il volto bianco come un lenzuolo. «Ho un temperino. Tagliate quel dannato stivale e bendatemi la caviglia con il fazzoletto da collo. Dovrò accontentarmi di questo finché non troveremo una locanda e potremo chiamare un medico.» Roxanne gli rivolse un'occhiata perplessa. «Troveremo... Vi aspettate forse che vi accompagni?» «Come immaginate che riesca ad arrivare da solo in qualunque posto? O avevate intenzione di svignarvela e lasciarmi qui?» «La collera non vi sarà di alcun aiuto, signore. Se vi sedete, tenterò di soddisfare la vostra richiesta... e comunque sappiate che non avevo alcuna intenzione di abbandonarvi.» Lui strizzò di nuovo gli occhi. «Vi esprimete e vi comportate come una signora, eppure sostenete di essere un'attrice. Dovete essere molto brava nella vostra professione.» «Sofia era convinta che sarei riuscita a in16
terpretare il ruolo di una principessa di sangue reale come se lo fossi sul serio» ribatté Roxanne, aiutandolo a mettersi seduto. «Era una cortigiana, una volta, e da giovane aveva avuto degli amanti sia aristocratici sia di sangue reale, quindi immagino sapesse come si comportano.» «Dev'essere stata una donna molto interessante.» «Era meravigliosa.» Roxanne gli fece scorrere le mani lungo lo stivale. Non ancora. Non intendeva rivelargli troppo. «È difficile capirlo con la gamba infilata qua dentro, ma ho l'impressione che abbiate una frattura al di sopra della caviglia. Vi farà molto male se cerco di sfilare lo stivale. Sarebbe meglio tagliarlo, ma immagino vi sia costato un mucchio di denaro.» «Ne possiedo altre paia. Ve l'ho già detto, tagliate.» Si infilò una mano in tasca ed estrasse un temperino d'argento. «Credo di aver qualcosa di meglio.» Roxanne rovistò nel fagotto più grande e prelevò un lungo, sottile pugnale. «La lama è molto affilata. Taglierà il cuoio con maggiore efficacia del temperino.» «Che mi venga un colpo! Come mai vi portate appresso un'arma così pericolosa?» «Sono una donna che viaggia da sola. Devo essere in grado di difendermi.» «Ricordatemi di non tentare mai di sedurvi quando sono ubriaco.» «È vostra abitudine condurvi in modo simi17
le?» Gli occhi di lei sfavillarono di malizia mentre portava lo sguardo su di lui e subito dopo lo abbassava sullo stivale. Era lungo, aderente, e di ottima qualità. Inserì la punta della lama all'interno e cominciò a scendere lungo la gamba. Il suo paziente gemette un paio di volte e si lasciò sfuggire un grido quando infine lei gli sfilò lo stivale dal piede. «Maledizione!» imprecò mentre lei tastava con le dita la caviglia e la zona soprastante. «Fa un male del diavolo.» «Ritengo abbiate una piccola frattura sopra il malleolo. Benché la carne non sia lacerata, c'è un rigonfiamento dove invece dovrebbe esserci un osso piatto. Poteva andarvi peggio.» «Non siete voi a sentire il dolore.» «Sono certa che vi fa male, ma lo fascerò con il vostro fazzoletto da collo e vi verserò sopra l'acqua fredda che è rimasta. Può darsi che impedisca al gonfiore di aumentare, ma non me ne intendo, signore. Se riuscissimo a mettervi in condizioni di montare, avreste meno difficoltà a proseguire il viaggio.» «Purché sia possibile rintracciare quel dannato animale!» «Non dev'essere lontano. Andrò a cercarlo dopo che vi avrò bendato la caviglia.» «Così potrete svignarvela e lasciarmi qui!» Sembrava furioso, quasi fosse convinto che lei intendesse darsela a gambe. «Giuro che non lo farò. Tutto ciò che possiedo al mondo si trova in quei fagotti. Se li lascio qui, non potrò fare a meno di tornare.» Roxan18
ne terminò la fasciatura e si alzò. «Cercate di riposare fino al mio ritorno.» «E se non trovaste il cavallo?» «Tenterò di aiutarvi, in qualche modo. Aspettate pazientemente, se potete. Non tarderò a lungo.» «Accidenti a voi!» borbottò lui a denti stretti. «Siete una donna di ferro. Dovete essere di nobili natali, visto che siete degna di far parte della brigata delle sottogonne inamidate.» «Sofia ha sempre sostenuto che ero di buona famiglia.» Un sorriso le curvò le labbra. «Comunque, nobili natali o no, non vi abbandonerò, signore.» Si allontanò nella direzione da cui era venuta. Sebbene il cavallo fosse stato folle di terrore, una volta che avesse fermato la propria corsa sarebbe rimasto ad attendere che il suo proprietario andasse a riprenderlo. Poteva solo augurarsi che non si fosse azzoppato, poiché doveva essere in possesso di tutte le sue forze per sobbarcarsi il peso di due persone e dei suoi fagotti. Con un'imprecazione, Luke si infilò una mano in tasca ed estrasse la fiaschetta d'argento che conteneva ancora metà del brandy. La caviglia gli doleva in modo atroce e la ragazza era via da troppo tempo. Se non fosse tornata entro pochi minuti, avrebbe dovuto cercare aiuto da solo. Forse, se avesse ignorato il dolore, sarebbe riuscito a trascinarsi fino a una fattoria o alla capanna di un tagliaboschi. Stava tentan19
do di alzarsi quando udì un fruscio proveniente dal bosco. Un istante più tardi, la giovane apparve fra gli alberi, tirandosi dietro il cavallo. «Pensavo aveste deciso di lasciarmi qui, dopotutto» dichiarò in tono risentito. «Siete stata via per un'eternità.» «Il vostro cavallo non era sicuro di voler seguire una sconosciuta. Si è mostrato piuttosto ombroso, all'inizio, ma adesso siamo diventati amici.» Roxanne condusse l'animale fino a lui. «Confido che riuscirà a portare entrambi, oltre ai miei fagotti, signore. In caso contrario, camminerò al vostro fianco. Dubito che siate in grado di galoppare ventre a terra.» «Ragazza impertinente!» Luke le scoccò un'occhiataccia, poi scoppiò in una risata. «Mi ricordate la mia prozia Dorethea quando era giovane.» «Davvero? Non so se debba sentirmi offesa o lusingata. Sarete in grado di montare se tengo il cavallo?» «Lusingata. L'ammiravo moltissimo. Datemi il braccio, Miss Roxanne. Mi occorre una gruccia.» Aggrappandosi a lei, Luke appoggiò il peso del corpo sul piede sinistro. Si diresse zoppicando verso il cavallo, poi, mentre lei lo tratteneva, afferrò la sella e si issò a pancia in giù, puntellandosi sulle braccia per mettersi seduto. Benché il sudore gli imperlasse la fronte, soffocò l'impulso di gridare per il dolore. Dopo aver legato i suoi fagotti al pomo della sella, Roxanne afferrò la sua mano tesa e con un'agi20
lità sorprendente saltò in sella dietro di lui. «Lo avete fatto altre volte?» le domandò, stupito. «Ho montato a pelo da quando avevo tredici o quattordici anni. Recitavamo una commedia che comprendeva una scena in cui dovevo saltare su un cavallo in corsa.» «Siete una continua fonte di sorprese, Miss Roxanne. Vi avevo presa per una signora, ma nessuna gentildonna di mia conoscenza riuscirebbe a eseguire una simile prodezza.» «Una signora non si sarebbe trovata nei pressi quando siete caduto. Posso anche non essere una gentildonna nel senso che intendete voi, ma vi sarò grata se mi dimostrerete il dovuto rispetto. Non sono una scostumata e non intendo essere trattata come tale.» Luke si gettò un'occhiata da sopra la spalla. «Come immaginate che tratterei una sgualdrina?» «Non ho la più pallida idea di come un gentiluomo si comporti con una donna di facili costumi, benché Sofia mi abbia ripetuto spesso che gli aristocratici sono di gran lunga gli individui peggiori. L'unica cosa che so con certezza è che non mi piaceva il modo in cui Black Bob mi guardava.» «Chi è... e come vi guardava?» «Come se riuscisse a vedere attraverso i miei abiti. È il direttore della compagnia e aveva detto che dopo la morte di Sofia sarei diventata la sua donna. Ecco perché sono fuggita.» «Siete fuggita dalla vostra gente?» «Proprio così. Lui doveva recarsi da qualche 21
parte per affari e io ho approfittato della sua assenza.» «E avete incontrato me!» Luke rise. «Ebbene, Miss Roxanne, devo ringraziare la mia buona stella per questo insperato colpo di fortuna. Se mi aiuterete a raggiungere la prossima locanda, ricambierò il favore noleggiando una carrozza che condurrà entrambi a Londra.» Lei si irrigidì. «Come vi ho già spiegato, non sono una prostituta... e non diventerò la vostra amante.» «Ho forse prospettato qualcosa di simile?» reagì lui con una certa irritazione. «Mi limito a ricambiare un favore, Miss Roxanne, e se possedete un minimo di buonsenso, accetterete la mia proposta. Una ragazza con il vostro aspetto ha molte cose da offrire, ma suppongo che la maggior parte di esse non verrebbe contemplata da voi. Se desiderate fare l'attrice, avrete bisogno di un patrocinio e tanto vale che accettiate il mio, piuttosto che quello di un altro.» Roxanne si sentì mozzare il fiato. Quasi desiderò di aver abbandonato quell'uomo nel bosco. Sarebbe certo riuscito a cavarsela, ora che aveva il suo cavallo. «Circondatemi la vita con le braccia e reggetevi forte, Miss Roxanne. La caviglia mi duole in modo spaventoso e ci conviene trovare una locanda prima che perda i sensi e siate costretta a trascinarmi fin là in stato di incoscienza.» Senza rispondere, lei gli allacciò le braccia attorno alla vita. Non aveva paura di lui come ne aveva di Black Bob, tuttavia, se fosse sve22
nuto avrebbe avuto non poche difficoltà a trasportarlo da qualsiasi parte. Poteva darsi che il fatto di percepire il suo corpo contro la schiena avrebbe contribuito a tenerlo sveglio il tempo sufficiente per arrivare alla locanda più vicina. Si augurò che non perdesse conoscenza, dato che non aveva idea di dove fossero diretti e prima avessero trovato un medico, meglio sarebbe stato. Roxanne non poteva immaginare fino a che punto Luke fosse consapevole della sua passeggera, del seno pieno di lei premuto contro la propria schiena. Aveva percepito il suo profumo non appena era tornato in sé e l'aveva trovata china su di lui. Era tenue e sensuale nello stesso tempo, diverso da ogni altro avesse mai sentito indosso alle donne che incontrava in società o nell'ambiente del demi-monde che talora frequentava. Era diversa, insolita e lo aveva incuriosito fin dal primo momento. Roxanne era una donna in grado di richiamare l'attenzione della maggior parte degli uomini, con una figura che avrebbe definito flessuosa e nello stesso tempo statuaria. Gli ricordava la statua di marmo di Diana Cacciatrice che aveva ordinato per la propria residenza di campagna e che adesso troneggiava in un angolo del giardino. Solo che quella donna era vibrante di vita e di calore, anziché bianca e fredda. Riusciva bene a immaginare cos'avesse avuto in serbo per lei il capo dei guitti, un pensiero che gli suscitò un moto di collera. 23
Accidenti a quell'uomo e alla sua impudenza! Evidentemente la sua amica Sofia aveva usato l'influenza di cui doveva aver goduto per proteggerla, ma adesso che era morta Roxanne era alla mercé di qualunque malintenzionato avesse posato gli occhi su di lei. Pur ignorando perché tale prospettiva lo mandasse su tutte le furie, comprese che il suo istinto protettivo si era risvegliato e il fatto di pensare a lei e ai vari modi in cui avrebbe potuto proteggerla gli consentì di sopportare il dolore. Imprecò contro se stesso per aver cavalcato con una simile imprudenza mentre un'ondata di debolezza gli si rovesciava addosso, costringendolo a ricorrere a tutta la propria forza di volontà per restare in sella e reggere le redini. «Potrei condurre io il cavallo, signore. Mi obbedirebbe, come poco fa.» Le parole di Roxanne lo riportarono di colpo alla realtà e le sue braccia attorno a lui contribuirono a dissolvere in parte quell'incredibile spossatezza. Doveva restare sveglio, mantenere il controllo della situazione. Non poteva permetterle di darsela a gambe non appena avessero raggiunto la locanda. Non poteva ancora rinunciare a lei. Aveva bisogno del suo aiuto. «Sono in grado di cavarmela» grugnì. «La locanda non può essere molto lontana.» «Spero che abbiate ragione» ribatté lei, rafforzando la stretta attorno a lui come per impedirgli di cadere. Un violento impeto di desiderio lo assalì, riportandolo in sé con maggiore efficacia di 24
qualsiasi parola. Scoppiò in una piccola risata di gola. Era proprio da lui desiderare ciò che non poteva avere. Aveva ricevuto ben pochi rifiuti nella sua vita di adulto. Di solito le donne erano più che disposte a dividere il suo letto, perfino a invitarlo nelle loro case di campagna. Era un'ironia della sorte il fatto che l'unica che avesse suscitato in lui una reazione così intensa si fosse collocata in una posizione irraggiungibile. Roxanne aveva detto chiaro e tondo che non intendeva diventare la sua amante e l'onore gli impediva di sfoderare il proprio fascino per persuaderla, dopo che lei gli aveva prestato aiuto. Tuttavia sarebbe rimasto molto deluso se fosse fuggita. Avrebbe potuto non vederla mai più, una prospettiva sufficiente a tenere a bada il dolore e la debolezza. Un sorriso sarcastico gli aleggiò sulle labbra. Roxanne aveva già dimostrato di essere capace di compassione. Probabilmente il modo migliore per tenerla con sé era dichiarare che aveva bisogno di un'infermiera o di un'aiutante che lo accompagnasse a casa. «Stringetemi più forte» la esortò quindi. «Il dolore mi sta privando delle forze. Vi prego, non abbandonatemi, Miss Roxanne. In queste condizioni sono del tutto impotente e alla mercé di uomini privi di scrupoli, che non esiterebbero a uccidermi non appena avessero posato gli occhi su di me.» «Avete dei nemici?» «Un nemico» improvvisò Luke. «Mi avete 25
accusato di aver cavalcato a un'eccessiva velocità, ma stavo cercando di sfuggirgli quando la volpe ha spaventato il mio cavallo.» Giustificò quella menzogna con se stesso. Il suo nemico era il risentimento che non aveva cessato un istante di avvelenarlo dopo il colloquio con il nonno. Le ingiuste accuse che gli aveva rivolto e le sue assurde richieste gli avevano offuscato la mente, inducendolo a comportarsi in modo imprudente. «Sarete al sicuro quando arriverete a Londra?» «Sì.» Luke attese, trattenendo il fiato. «Non appena sarò a casa non correrò più alcun pericolo, ma mi occorre aiuto per non perdere conoscenza e ritrovarmi a giacere febbricitante sul ciglio della strada.» «È indubbio che non tutti vi soccorrerebbero, se aveste un malore. Uomini come Black Bob non esiterebbero a derubarvi.» Roxanne parve riflettere un istante. «D'accordo, non vi abbandonerò. Mi accerterò che vi visiti un medico e, se non vi sentirete bene, vi accudirò finché non sarete a casa. Mi prenderò cura di voi, se ne avrete bisogno, ma dovrete darmi la vostra parola che non vi approfitterete di me, signore.» «Avete la mia parola di gentiluomo. Mi chiamo Luke Clarendon, sono economicamente indipendente e di buona famiglia. Potete accordarmi la vostra fiducia, Miss Roxanne. Vegliate su di me finché non sarò guarito. Vi ricompenserò conducendovi a Londra... e vi presenterò al direttore di un teatro.» 26
«Va bene, affare fatto» accettò lei, tornando a rafforzare la stretta attorno a lui. Luke sorrise. Non sarebbe venuta meno alla propria parola, giacché avrebbe potuto farlo prima, nel bosco. Se fosse riuscito a prolungare quel viaggio, forse avrebbe finito per sentirsi attratta da lui. E, una volta a Londra, avrebbe escogitato un sistema per tenerla con sé.
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Il gioco degli equivoci KAREN HAWKINS SCOZIA, 1811 - Catriona e Hugh sono costretti a sposarsi per evitare lo scandalo. Il loro matrimonio ha tutti i presupposti per risolversi in un clamoroso disastro, eppure...
Un'unione scandalosa SUSANNA FRASER SPAGNA - INGHILTERRA, 1811 - L'amore tra la ricchissima Lady Anna e il sergente Atkins, figlio di un umile locandiere, sarĂ abbastanza forte da superare l'ostilitĂ del ton?
Cavaliere del desiderio MARGARET MALLORY GALLES, 1405 - William FitzAlan reclama le terre di confine che il sovrano gli ha assegnato. Ma un ulteriore premio lo attende al castello di Ross: la bella e indomita Catherine!
Una moglie per il visconte ANNE HERRIES INGHILTERRA, 1838 - Lord Luke, in cerca di una moglie, convince l'attraente Roxanne a interpretare il ruolo di aspirante contessa. E recitando la parte degli innamorati...
Audace vendetta KAREN HAWKINS
INGHILTERRA, 1811 - L'audace Caitlyn propone ad Alexander MacLean un'inusuale scommessa: se lei avrà successo, il duca rinuncerà a vendicarsi; se invece vincerà Alex...
Caccia al marito SARAH MALLORY
INGHILTERRA, 1790 - Kitty è a caccia di un nobile titolato da sposare. Ma quando incontra Daniel, affascinante magnate dell'industria, si trova di fronte a una scelta difficile.
Il ritorno del guerriero MICHELLE WILLINGHAM
SCOZIA, 1305 - Dopo una lunga prigionia, Bram torna a casa perseguitato dagli incubi. Ma la moglie, anche se desidera aiutarlo a ricominciare, sa che tutto è cambiato...
Fidanzata con un libertino LOUISE ALLEN INGHILTERRA, 1815 - Pur sognando di sposare un uomo rispettabile, Julia si innamora di un libertino, l'attraente maggiore Carlow. E quando lui non ritorna da Waterloo...
Dal 3 luglio
Travolgente, irresistibile, sensuale. È il ROSSO di Passion, il lato più piccante dell’amore. Lei era innocenza e passione, lui era l’ombra della morte che mieteva vittime al suo passaggio. L’attesissimo nuovo romanzo di SARAH MCCARTY, nuova stella della narrativa passion. Da non perdere. Un protagonista ultrasexy, un’eroina che non attende di essere salvata, la passione pervade ogni pagina. Erotica Romance Writers
SUSAN LYONS ci presenta le vicende divertenti e piccanti di quattro amiche di Vancouver. Ognuna di loro si troverà alle prese con una storia sexy e passionale. Frizzante Passione è la storia di Suzanne. Un romanzo… straripante, non riuscivo a smettere di leggere! C’è un’atmosfera alla Sex & The City che lo rende assolutamente delizioso. Se si è in cerca di una storia piccante, con un tocco di humor e romanticismo, è il libro giusto. Linda Hall - Romance Divas
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Un’estate CALDISSIMA: in moderne metropoli o sullo sfondo di grandi epoche passate, tentazioni e seduzione sono garantite… Un cocktail frizzante di desiderio e trasgressione: storie sexy dal mood contemporaneo.
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Quando scandalo e seduzione si incontrano nell’Alta Società
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