MICHELLE WILLINGHAM
Il ritorno del guerriero
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Claimed by the Highland Warrior Harlequin Historical © 2011 Michelle Willingham Traduzione di Anna Polo Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici luglio 2012 Questo volume è stato stampato nel giugno 2012 presso la Rotolito Lombarda - Milano I GRANDI ROMANZI STORICI ISSN 1122 - 5410 Periodico settimanale n. 834 del 17/07/2012 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 75 dello 01/02/1992 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
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Ballaloch, Scozia, 1305 Bram MacKinloch non ricordava l'ultima volta che aveva mangiato o dormito. Il torpore lo consumava e l'unica cosa che riusciva a fare era continuare a muoversi. Era rimasto prigioniero al buio per cosĂŹ tanti anni che aveva dimenticato la sensazione del sole sulla pelle. La luce lo accecava, costringendolo a tenere lo sguardo fisso a terra. Non ricordava neanche da quanto tempo stesse correndo. Era cosĂŹ esausto che non sapeva quanti soldati inglesi lo stessero inseguendo e nemmeno dove fossero in quel momento. Si era tenuto lontano dalla valle, preferendo le colline e gli abeti che lo avrebbero nascosto alla vista. Vestiti e capelli erano fradici, dopo aver attraversato un fiume in modo che i cani non sentissero il suo odore. Erano davvero cani? Bram non ne era sicuro. Aveva la mente annebbiata e non riusciva piĂš a distinguere la realtĂ dagli incubi. 5
Continua a muoverti, ordinò a se stesso. Non fermarti proprio adesso. Scivolò mentre raggiungeva la cima della collina e cadde a terra. Prima di rialzarsi tese l'orecchio per cogliere eventuali segni degli inseguitori. Non sentì alcun suono. Il silenzio si stendeva sulle Highlands, interrotto solo dal canto degli uccelli e dal ronzio degli insetti. Bram afferrò un ciuffo d'erba alta per riacquistare l'equilibrio e una volta in piedi si guardò intorno in tutte le direzioni. Dalla cima della collina si vedevano solo montagne verdi e scoscese e il cielo nuvoloso al di sopra. Era libero. Gustò l'aria aperta e l'odore della terra di cui aveva sentito tanto la mancanza negli ultimi sette anni. Era ancora lontano da casa, ma quei monti conosciuti gli parevano dei vecchi amici. Si riposò un momento, regolando il respiro. Avrebbe dovuto sentirsi sollevato per la fuga dalla prigione, ma il senso di colpa lo opprimeva: suo fratello Callum era ancora rinchiuso in quel luogo maledetto. Era deciso a liberare Callum anche a costo di vendersi l'anima, soprattutto dopo il prezzo pagato per riacquistare la libertà. Bram ricominciò a muoversi verso occidente, verso Ballaloch. Se avesse mantenuto quell'andatura, avrebbe potuto raggiungere la fortezza dei MacPherson nel giro di un'ora. Non la vedeva da quando aveva sedici anni. Era sicuro che 6
lo avrebbero ospitato, ma si sarebbero ricordati di lui? Lo avrebbero riconosciuto? Invaso da un freddo senso di vuoto, si sfregò i polsi segnati dalle cicatrici. I giorni di fuga incessante stavano cominciando a farsi sentire e le sue mani tremavano. Avrebbe dato qualsiasi cosa per una notte senza incubi. Un sogno però era diverso e riguardava la donna a cui aveva pensato ogni notte negli ultimi sette anni. Nairna. Nonostante gli orrori della prigionia, Bram aveva mantenuto fissa nella mente la sua immagine: gli occhi verdi, i capelli castani lunghi fino alla vita, il modo in cui gli sorrideva, come se fosse l'unico uomo al mondo che avesse mai desiderato in vita sua. Un profondo rimpianto lo trafisse, mentre si chiedeva che cosa le era successo in quegli anni. Lo odiava? O magari lo aveva dimenticato? Era di certo diversa e cambiata, come lui. Dopo aver perso tanti anni, Bram non si aspettava che Nairna provasse ancora qualcosa nei suoi confronti. Non aveva certo voluto abbandonarla, ma il destino aveva deciso altrimenti. Sfiorò il bordo della tunica, toccando la piccola pietra consunta e familiare che aveva nascosto nella cucitura. Nairna gliel'aveva data come pegno la notte in cui era partito per combattere gli inglesi. Durante la prigionia l'aveva stretta tante volte, come se in quel modo potesse raggiungerla. 7
La sua immagine lo aveva mantenuto sano di mente, come un angelo che lo tratteneva dal cadere nel fuoco infernale. Nairna gli aveva dato una ragione per vivere e per lottare. Era assurdo tuttavia pensare che lo avesse aspettato: dopo sette anni, era probabile che lo considerasse solo un lontano ricordo. A meno che non lo amasse ancora. Quel pensiero era un sottile filo di speranza che gli dava la forza di continuare a muoversi. Ormai era vicino alla fortezza dei MacPherson e avrebbe potuto ripararsi là per la notte. Bram immaginò di tenere Nairna tra le braccia, avvolto nel dolce profumo della sua pelle, fantasticò di assaporare le sue labbra e respingere così i ricordi dolorosi. Si sarebbe perso in lei e il passato non avrebbe più avuto importanza. Cominciò a scendere verso la valle e scorse Ballaloch, incastonata fra le colline come una perla sfavillante. Bram si sedette nell'erba e fissò la fortezza. E a quel punto sentì alle sue spalle un rumore di zoccoli. Si rimise in piedi a fatica, con il cuore che batteva all'impazzata, lanciò un'occhiata dietro di sé e scorse il luccichio delle cotte di maglia di un gruppo di soldati a cavallo. No! Non poteva lasciarsi catturare di nuovo, dopo tanti anni passati come schiavo. Si precipitò giù dalla collina, con le gambe che tremavano, ma il corpo indebolito lo tradì e cadde a terra in ginocchio. 8
La fortezza dei MacPherson era a portata di mano. Sconvolto dall'angoscia, Bram lottò per rialzarsi e rimettersi in movimento. Riuscì a correre via, ma i soldati lo raggiunsero in fretta. Mani inguantate lo presero per le spalle e un cappuccio gli venne infilato sulla testa, accecandolo. Poi un colpo violento lo abbatté, facendolo scivolare nell'oscurità. «Qualcosa non va, Jenny...» mormorò Nairna MacPherson rivolta alla serva, mentre guardava fuori dalla finestra nel cortile interno. Quattro uomini a cavallo avevano appena oltrepassato il barbacane; il loro capo portava una cotta di maglia e un elmo conico. «Sono soldati inglesi, ma non capisco cosa facciano qui.» «Probabilmente sono uomini di Harkirk, venuti a chiedere altro argento a vostro padre» rispose Jenny chiudendo il baule. «Non preoccupatevi; è un problema suo, non vostro.» Nairna si staccò dalla finestra. «Non dovrebbe essere costretto a corromperli. Non è giusto.» Dopo la cocente sconfitta scozzese a Falkirk, Robert Fitzroy, Barone di Harkirk, aveva installato una guarnigione a occidente della fortezza dei MacPherson. Le Highlands erano costellate di fortini inglesi e il loro numero aumentava di continuo. Deciso a proteggere la sua gente, il padre di Nairna si era piegato agli invasori e alle loro richieste di denaro. Lei li considerava delle avide sanguisughe e si 9
augurava di tutto cuore che quella dura oppressione finisse. «Vado a vedere perché sono qui.» Fece per avvicinarsi alla porta, ma Jenny la fermò. Gli occhi castani dell'anziana serva erano colmi di simpatia. «Torniamo a Callendon oggi, Nairna» le ricordò. «Non vorrete litigare con Hamish, no?» La freccia della disapprovazione centrò il bersaglio e le spalle di Nairna si incurvarono. Avrebbe voluto trovare il modo di aiutare il padre: gli inglesi stavano prosciugando le sue risorse e lei odiava l'idea di tutto ciò che era costretto a fare per la sicurezza del clan. D'altra parte Ballaloch non era più casa sua e non lo era neanche Callendon, dove aveva vissuto per i quattro anni del suo matrimonio con il capo del clan dei MacDonnell. Ora Iver era morto. La vita con lui era stata alquanto comoda, ma il matrimonio vuoto, del tutto privo dell'amore che lei aveva conosciuto in precedenza. Una fitta di dolore le trafisse il cuore per l'uomo che aveva perso tanti anni prima: la morte di Bram MacKinloch l'aveva devastata. Nessuno avrebbe mai potuto prendere il suo posto. Il figlio di Iver e sua moglie avevano già assunto il controllo del clan dei MacDonnell e delle sue terre. Il matrimonio con Nairna non aveva prodotto altri eredi; lei era solo la vedova del capo scomparso e non aveva potere né importanza. La prospettiva di tornare a Callendon la colmava 10
di una desolata amarezza. Si sentiva sola e impotente e desiderava tanto essere utile a qualcuno. Voleva una casa e una famiglia, un posto dove non sarebbe stata un'ombra, ma pareva che non ci fosse un luogo davvero suo. Non la casa del padre e neanche quella del defunto marito. «Non mi intrometterò» promise a Jenny. «Voglio solo sapere perché sono qui. Mio padre ha già pagato la somma di questo trimestre.» «Nairna, lasciate perdere» l'ammonì l'altra. «Ascolterò quello che hanno da dire» insistette lei con finta noncuranza. «E magari riuscirò anche a parlare con mio padre.» La serva la seguì da basso brontolando. «Portatevi dietro Angus» le consigliò. Nairna non voleva una guardia del corpo, ma quando attraversò il salone Angus MacPherson, un gigante dalle braccia grosse come rami, la seguì in silenzio. Appena uscita nel cortile sbatté le palpebre al forte sole del pomeriggio e scorse i soldati inglesi. Un uomo incappucciato era riverso in groppa a uno dei loro cavalli. Nairna si fece avanti con una stretta al cuore: avevano forse catturato un membro del suo clan? «Abbiamo preso quest'uomo poco lontano da Ballaloch» spiegò il loro capo ad Hamish. «Uno dei vostri, immagino» aggiunse con un ghigno. Nairna strinse il pugnale che teneva assicurato alla vita. Il padre fissò i soldati con aria impassibile. «È vivo?» chiese. L'uomo assentì, quindi fece cenno a un altro 11
soldato di portare più vicino il prigioniero. «Quanto vale per voi la vita di un uomo?» chiese l'inglese. «Quindici monete, magari?» «Mostratemi il suo viso» rispose a quel punto Hamish MacPherson con calma. Nairna lo vide rivolgere un segnale silenzioso all'intendente: avrebbe pagato la somma richiesta, ne era sicura, ma al momento non si capiva nemmeno se il prigioniero fosse vivo o morto. «Venti monete» continuò il capo dei soldati. Ordinò ai suoi uomini di trascinare l'uomo giù dal cavallo, ma questi non riusciva a reggersi in piedi. I vestiti erano a brandelli e l'unico indizio della sua identità erano i lunghi capelli scuri. Nairna si avvicinò al padre. «Non lo riconosco. Non è uno dei nostri...» sussurrò. I soldati presero il prigioniero per le spalle e uno di loro gli spinse la testa all'indietro, scoprendo la gola. «Venticinque monete» stabilì il capo estraendo il pugnale. «La sua vita ora dipende da voi, MacPherson.» Puntò la lama alla gola del prigioniero; questi sussultò, strinse le mani a pugno e cercò di liberarsi dalla stretta dei soldati. Era vivo. Nairna fissò emozionata lo sconosciuto e le mani cominciarono a tremarle: era sicura che gli inglesi non avrebbero mostrato nessuna pietà nei suoi confronti. Erano pronti a ucciderlo in mezzo al cortile e non c'era modo di capire se l'uomo fosse un MacPherson o uno dei loro nemici. «Trenta monete» offrì Hamish, allungando 12
una mano per prendere la piccola borsa portata dall'intendente. Il capo dei soldati sorrise e quando gliela lanciò la prese al volo. Gli altri spinsero a terra il prigioniero e questi non si rialzò. «Tornate da Lord Harkirk» ordinò Hamish. L'inglese montò a cavallo e tastò soddisfatto la borsa. «Mi chiedevo se l'avreste lasciato morire. Ero pronto a ucciderlo, sapete? Uno scozzese di meno.» Scrollò le spalle e lanciò in aria la borsa piena di monete con un sorriso maligno. Angus si fece avanti stringendo una lancia con aria a dir poco minacciosa e altri membri del clan lo imitarono. I soldati inglesi però se ne stavano già andando. Nairna era rimasta sconvolta dall'offerta del padre: aveva ceduto trenta monete senza un attimo di esitazione! Non fece commenti, ma Hamish le rivolse uno sguardo diretto. «La vita di un uomo è più importante del denaro» dichiarò serio. «Lo so, padre.» Nairna si torse le mani, cercando di calmarsi. «Ma cosa farete quando torneranno, chiedendo ogni volta altri soldi? Continuerete a pagare Lord Harkirk fino a quando non si sarà preso Ballaloch?» Il padre si avvicinò al prigioniero riverso per terra. «Siamo vivi, Nairna» le ricordò. «Il nostro clan è uno dei pochi rimasti più o meno incolumi. Se sarà necessario per la nostra sicurezza, sono pronto a spendere fino all'ultima moneta.» Nairna deglutì a fatica, mentre Hamish girava 13
l'uomo e lo tirava in piedi. «Non dovreste essere costretto a pagarli. Non è giusto.» I soldati inglesi erano come i mercanti disonesti, sempre pronti ad approfittare degli altri. Si inginocchiò accanto al padre, cercando ancora una volta di calmare le emozioni in tumulto. «Be', ragazzo, vediamo un po' chi sei...» borbottò Hamish sollevando il cappuccio. Nairna lo guardò in faccia e il suo cuore si fermò: era Bram MacKinloch, l'uomo che lei non vedeva dal giorno del loro matrimonio, sette anni prima! Quando Bram aprì gli occhi, la luce tenue della luna illuminava la stanza. Gli facevano male tutti i muscoli e aveva una sete tremenda. «Bram» lo chiamò a quel punto una voce dolce. «Siete sveglio?» Lui si girò nella direzione di quel suono e si chiese se fosse morto. Doveva essere così, giacché riconosceva quella voce: apparteneva a Nairna, la donna che aveva sognato tanto a lungo. Gli accostò una tazza alle labbra e lui bevve avido, grato che avesse intuito il suo bisogno. Lei si avvicinò e accese una lampada a olio; la luce ambrata rivelò il suo viso e Bram la fissò a occhi sgranati, timoroso che quella visione svanisse se solo avesse sbattuto le palpebre. La bocca era morbida e i lunghi capelli castani le ricadevano sulle spalle. Era diventata una donna bellissima. Voleva toccarla e assicurarsi che fosse reale. 14
Un'ondata di desiderio lo sommerse, mescolata a un amaro rimpianto. Allungò verso di lei una mano tremante e le carezzò il palmo come per chiederle perdono. Ah, se le cose fossero andate diversamente! Nairna non si tirò indietro e anzi racchiuse la sua mano nella propria, fissandolo confusa. «Non riesco a credere che siate vivo.» Bram si mise seduto e lei si accostò. Le sfiorò la nuca; sembrava emanare un odore fresco di fiori ed erba e lui si fece ancora più vicino. Aveva bisogno di lei. Le affondò le dita nei capelli e le sollevò il viso, per poi baciarla con ardore. Nairna rappresentava la speranza e la vita che aveva desiderato tanto a lungo. Il cuore di Nairna batteva all'impazzata. Non sapeva cosa fare: quello pareva il bacio impulsivo di un uomo che non si curava di tutti gli anni perduti. Bram non era mai stato molto bravo con le parole, ma senza bisogno di lunghi discorsi le aveva subito mostrato quanto avesse sentito la sua mancanza. Continuò a baciarla come se non potesse mai saziarsi, come se lei fosse una preghiera esaudita e nonostante tutto Nairna si trovò a ricambiarlo. Non si aspettava di certo una scena del genere: all'inizio le era sembrato di guardare uno spirito, ma quando lui si chinò a catturarle di nuovo le labbra, Nairna capì di avere davanti un uomo in carne e ossa. 15
Un groviglio di emozioni si agitava dentro di lei. Lo afferrò per le spalle ossute e non riuscì più a trattenere le lacrime. Aveva pianto per lui, furiosa per quella perdita ingiusta e, ora che l'aveva accettata, il destino si prendeva gioco del suo dolore, riportandoglielo. Nairna si sentiva divisa tra la felicità per il ritorno di Bram e il senso di colpa per averlo tradito, sposando un altro. Sebbene Iver fosse morto e dunque baciare Bram non costituisse un motivo di vergogna, le sembrava comunque strano. Lui spostò la bocca lungo la guancia e Nairna sentì il desiderio risvegliarsi nel seno e tra le gambe. E quando Bram l'adagiò su di sé, poté avvertire la pressione del suo membro eccitato. «Nairna...» sussurrò con voce roca e profonda. Lei arrossì e un calore ardente la invase. Non sapeva da dove venissero quelle sensazioni e ne era terrorizzata. Le mani di Bram si mossero lungo la sua schiena, spingendo i fianchi di Nairna contro di sé: la pressione del suo membro contro il punto più intimo e femminile le procurò una fitta di desiderio. Era già bagnata e i capezzoli erano turgidi e duri. La bocca di Bram la incalzava possessiva e lei lo desiderava sempre più. Immaginò di sollevare le gonne e di sentire il corpo nudo dell'uomo contro il proprio. La confusione aumentò: non avrebbe dovuto reagire in quel modo di fronte a un uomo che era praticamente uno sconosciuto. Intrappolata tra passato e presente, Nairna non 16
sapeva se fidarsi del cuore o della mente. La mano di Bram si spostò sulla sua guancia e quella carezza evocò i sentimenti che Nairna aveva cercato di seppellire. Aveva un'aria tormentata, come se avesse visto cose terribili ed era magrissimo. «Bram, dove siete stato tutto questo tempo?» All'inizio lui non rispose, poi si mise di nuovo seduto, l'attirò in grembo e le prese il viso tra le mani, come se volesse imparare a memoria i suoi tratti. Lei le coprì con le proprie e lo guardò negli occhi, spingendolo a rivelarle la verità. «Ero prigioniero a Cairnross.» Nairna aveva sentito parlare del conte inglese e della sua crudeltà nei confronti degli scozzesi catturati. L'idea che Bram fosse stato a lungo in un posto simile le spezzava il cuore. «Pensavo che foste morto» mormorò. Lui la toccò come timoroso che sparisse. Le dita tremavano e i palmi callosi le graffiavano la pelle delicata. «E io pensavo che ormai aveste sposato un altro» replicò. L'ho fatto, fu sul punto di confessargli lei, ma poi si fermò: non voleva ferirlo. Aveva sposato Iver MacDonnell spinta dal desiderio disperato di avere una casa e una famiglia, ma ora se ne vergognava. Le pareva di aver commesso un adulterio, anche se sapeva che non era così. Le guance divennero rosse e calde, mentre si chiedeva come parlargli del suo matrimonio. Una lacrima scese a rigarle la guancia; Nairna non avrebbe saputo dire se fosse di gioia o di dolore. 17
Bram la spazzò via con il pollice, poi spostò le mani dalle spalle alla vita e l'attirò a sé, carezzandole la schiena. «Dall'ultima volta che ci siamo visti siete diventata una donna» osservò. Nairna sentì la pelle formicolare e un fuoco latente prendere vita dentro di lei. Bram le posò la bocca sulla gola e con i pollici tracciò lenti cerchi sulla sua schiena, ma quando arrivò al seno il panico la invase. «Aspettate!» Si alzò e lo spinse via. «Ho bisogno di sapere cos'è successo da quando...» «Domani» sussurrò lui alzandosi a sua volta dal letto. Aveva un'aria selvaggia e gli occhi sfolgoravano di desiderio. Le ricordava un barbaro venuto a reclamare la sua donna. Bram la guardò a lungo, come se non sapesse cosa fare, poi si diresse verso la porta prima che lei potesse porgli un'altra domanda. Si girò di nuovo, la mano sul battente e la studiò, come per prendere una decisione. Poi uscì senza una parola di spiegazione.
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