GRS875_IL RIBELLE SCOZZESE

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MARGUERITE KAYE

Il ribelle scozzese


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Highlander's Return Harlequin Mills & Boon Historical Romance © 2011 Marguerite Kaye Traduzione di Laura Guerra Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici maggio 2013 Questo volume è stato stampato nell'aprile 2013 presso la Rotolito Lombarda - Milano I GRANDI ROMANZI STORICI ISSN 1122 - 5410 Periodico settimanale n. 875 del 23/05/2013 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 75 dello 01/02/1992 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


Prologo

Highlands, Scozia, estate 1742 Iniziava a calare la sera quando salparono diretti verso casa a Errin Mhor. Avevano trascorso un'incantevole giornata in una delle isole della Collana, come la gente di quei luoghi amava chiamare l'arcipelago. Il cielo, giĂ screziato da bagliori rosa e dorati, si tingeva di rosso vermiglio con il tramontare del sole, mentre la loro barca, An Rionnag, la Stella, solcava le onde argentee verso la costa. La brezza leggera che si era alzata con la nuova marea gonfiava la vela. A poppa, Alasdhair sedeva disinvolto, una mano poggiata sul legno logoro del timone e l'altra sul bordo dell'imbarcazione. Aveva navigato in quel tratto cosĂŹ tante volte da poterlo affrontare a occhi chiusi. Scalzo, indossava un plaide e una vecchia camicia aperta sul collo. Di fronte a lui, a prua, Ailsa sorrideva beata. Aveva appena compiuto sedici anni e, come 5


Alasdhair le aveva fatto notare al mattino, secondo la tradizione era ormai adulta e libera quindi di fare tutto ciò che voleva. Lei sognava da sempre di scappare, fuggire dall'aria opprimente del castello, divincolarsi dal pugno di ferro del padre autoritario e dalla fredda indifferenza della madre. Tuttavia sapeva che la realtà era ben diversa perché, figlia di un laird, non avrebbe potuto fare ciò che realmente desiderava e il dovere verso il clan avrebbe dominato ogni sua aspirazione. Nel giorno del suo compleanno, però, non c'era luogo migliore in cui rifugiarsi, anche se solo per un po', se non l'isola, la loro isola, a bordo della Stella, con Alasdhair. La pelle del viso le tirava per la salsedine e il sole e i lunghi boccoli ribelli che si erano sciolti dalla treccia le ricadevano scompigliati lungo la schiena. Era stanca, ma di quell'appagante spossatezza che coglie chi ha trascorso un'intera giornata a ridere e a oziare. Anche in quell'occasione l'intesa tra loro era stata perfetta. Erano sempre stati molto affiatati, nonostante lui avesse cinque anni più di lei, e da quando Calumn, suo fratello maggiore e amico d'infanzia di Alasdhair, aveva lasciato Errin Mhor per unirsi alle Giubbe Rosse inglesi, il loro legame era divenuto ancor più profondo. Rimasti soli al castello, passavano molto tempo insieme, la figlia trascurata del laird e il pupillo ribelle, due spiriti affini uniti dalle 6


avversità, perché nessuno dei due si sentiva voluto, nessuno dei due era amato. Alasdhair chiuse gli occhi per godere degli ultimi raggi di sole. I lunghi capelli corvini gli ricadevano scarmigliati sulle ampie spalle. Poco prima, mentre pescavano fra le rocce, Ailsa aveva notato quanto fosse cresciuto negli ultimi tempi. Non era più un ragazzino tutto pelle e ossa, ma un uomo muscoloso e virile. Fu come se lo vedesse per la prima volta, benché lo conoscesse da una vita, e dovette ammettere che era assai attraente. Sentì un tuffo al cuore e avvertì una strana sensazione, come se un banco di pesciolini le nuotasse nello stomaco. Da quanto tempo era così? Come mai non se ne era accorta prima? Alasdhair riaprì gli occhi, si scostò i capelli dalla fronte e le sorrise. Era sempre allegro, malgrado la vita non gli avesse riservato molto di cui gioire. Ailsa ricambiò il sorriso. Alasdhair pensò che il suo volto fosse radioso. C'era qualcosa in lei, una certa spontanea esuberanza, che riusciva sempre a metterlo di buonumore. Nonostante la freddezza della madre e le angherie del padre, Ailsa possedeva una gioia di vivere contagiosa. Le porse la mano e disse: «Vieni a guardare il tramonto qui vicino a me», mentre le faceva posto sulla panca al proprio fianco. La guardò che gli si avvicinava con grazia. Il blu della gonna e della sottoveste era scolo7


rito fino a diventare grigio. Aveva lasciato il mantello, l'arisaidh, appoggiato a terra. Non indossava né giacca né corpetto, ma solo una camicetta slacciata sul collo. Il sole le aveva donato un caldo colore dorato e schiarito i capelli biondi che si arricciavano incorniciandole il volto. All'improvviso, Alasdhair si accorse di quanto fosse bella e rimase stupito di non essersene reso conto prima. Appena Ailsa gli si sedette accanto, sentì il suo corpo, soffice e caldo, sotto le vesti. Il braccio, esile ed elegante, lo sfiorò. Il polso era talmente piccolo e delicato che avrebbe potuto cingerlo con le dita. La fanciulla profumava di mare, sabbia e dell'aria pura di Scozia. Le aveva insegnato a cavalcare, pescare, governare una barca a vela e anche, dopo tanta insistenza, a usare il pugnale. Era con quella vivace ragazzina che era partito al mattino, ma era un'altra la donna sensuale e provocante che sedeva in barca accanto a lui, così vicina che i suoi capelli gli solleticavano il viso. La brezza l'accarezzava e metteva in risalto ogni sua curva. Alasdhair fu colto da un bruciante desiderio. Imbarazzato, si girò, poi, fingendo di dover tirare la vela, tornò ad ammirare il collo della ragazza, l'incavo della gola, la linea elegante dei seni e dei fianchi, le caviglie e i piedi che, nudi, poggiavano su una nassa, tanto delicati che avrebbe voluto accarezzarli con le labbra. 8


Possibile che non avesse notato prima una trasformazione tanto straordinaria? Fece virare la An Rionnag per prendere vento. Al gonfiarsi della vela, il timone scattò via e Ailsa si sporse istintivamente per bloccarlo. Le loro mani si sfiorarono sul vecchio legno e a quel contatto furono percorsi da una scossa, un fulmine foriero di tempesta. Il blu e il castano dei loro occhi si fusero in uno sguardo intenso e si videro quasi fosse la prima volta che si conoscevano. Lui sussurrò: «Ailsa?». Era come se la giovane avesse sognato quell'attimo tutta la vita. Le parve che il mondo intero si fermasse, come se le stelle, il sole e la luna fossero da sempre stati in trepida attesa con lei. Erano entrambi pronti a spiccare il volo. Era il loro momento, perfetto. «Alasdhair...» Anche il nome le sembrò diverso. Lui aveva timore di toccarla, ma non poté resistere. Le scostò teneramente i riccioli dalla fronte e la baciò sulle sopracciglia. Lei socchiuse gli occhi, inclinando il volto. La baciò quindi sulla punta del naso, arrossato dal sole e spolverato di lentiggini. Ailsa sospirò e si lasciò andare tra le braccia di Alasdhair. Lo sfiorò con il piede nudo e le dita delicate gli fecero il solletico. Era la cosa più erotica che gli fosse mai accaduta. Poi le loro labbra si incontrarono e nell'atti9


mo esitante in cui la sua bocca inesperta indugiò su quella immacolata di Ailsa, Alasdhair capì. Dall'immobilità del mare e della Stella e dal crepitio dell'aria che li circondava, capì che anche lei doveva averlo compreso: quel bacio aveva trasformato il mondo per sempre. Benché fosse stato già più di quanto avesse mai sognato, il bacio delicato non lo saziò, però lui temeva di spaventarla mostrandole l'intensità della passione che anche la più ingenua delle sue carezze gli risvegliava dentro. Si sentiva a disagio per i cinque anni di differenza tra loro ed era sbalordito dal modo in cui il suo tocco innocente lo eccitava tanto. Era sempre stato lui a proteggerla ogni volta che se ne andava in cerca di guai. Lui che correva in suo aiuto quando si faceva male, come accadeva spesso giacché Ailsa non aveva mai paura di nulla. Lui che l'aiutava a rialzarsi, le scrollava di dosso la polvere, le asciugava le lacrime e prometteva di non dire niente a nessuno. Lui che la teneva al sicuro. Lo fece anche allora, sforzandosi di spezzare il loro abbraccio, di allontanarla da sé, nonostante il corpo lo implorasse di rimanerle accanto. Lei si lamentò con una voce mai sentita prima, ammaliante come il canto di una sirena. Era la prima volta che Alasdhair provava un vortice tanto impetuoso di emozioni, ma riuscì a mantenere il controllo. Non si sarebbe appro10


fittato di lei. Nonostante la madre di Ailsa pensasse il contrario, lui era un uomo onesto. La ragazza sospirò e si sfiorò le labbra con la punta delle dita. Allora è così che ci si sente quando si è baciati! Inebriante come il vino, spumeggiante come un'onda, elettrizzante come un'improvvisa tempesta estiva. Ecco cos'è un bacio. «Ailsa, non volevo. Non avrei dovuto. Sai che non mi approfitterei mai di te.» «Non essere sciocco, lo so.» Sorrise e con fare audace gli prese la mano e se la portò al volto. Alasdhair aveva delle belle mani, anche se indurite per colpa degli infiniti lavori che il laird gli assegnava nel tentativo di domare il suo spirito ribelle e di fargli capire quale fosse il suo posto al mondo. Pensò che il padre avrebbe dovuto ancora attendere un bel po' perché ciò accadesse. «Sei sicura che non ti ho turbato?» le chiese Alasdhair. Lei scosse il capo. «Non so cosa mi sia preso. È stato come se ti vedessi per la prima volta.» «Io ho provato la stessa cosa.» Sorrisero, quindi si baciarono ancora e il loro bacio fu più deciso, stuzzicante come una promessa non ancora sbocciata, esitante come tutte le cose appena nate ed eccitante come ciò che è ignoto e proibito. 11


Furono riportati alla realtà quando la barca si inclinò sulla cresta di un'onda e la chiglia raschiò contro le rocce che delimitavano la riva. Risero all'unisono non appena si accorsero di aver navigato per un lungo tratto senza essersene nemmeno resi conto. Agili e sicuri, si adoperarono per condurre la An Rionnag alla banchina del castello, dove la nave del signore, decorata con gli stemmi del clan e dotata di ben sedici aperture per i rematori, occupava il posto d'onore. Scendendo a riva, Alasdhair la guardò con disprezzo unito a trepidazione. Abbiate timore di Dio era il motto dei Munro, ma lui dubitava che il capoclan lo avesse mai rispettato. Lord Munro non si inchinava di fronte a nessuno. Era lui l'unico padrone del suo mondo, del feudo e di tutta la gente che vi abitava. Anche la moglie e i figli esistevano per eseguire i suoi ordini. Alzando lo sguardo, Alasdhair intravide la sagoma scura di una persona in una delle alte finestre che si affacciavano sui giardini del castello. «Mia madre» mormorò Ailsa inquieta seguendo il suo sguardo. «Non le ho detto dove andavo.» «Credi che avesse in mente di organizzare qualcosa per te?» «Per il mio compleanno?» La fanciulla rise sprezzante. «Secondo me non ricorda nemmeno che è oggi.» «Vuoi che venga con te?» 12


«Se è già di cattivo umore, non faresti altro che peggiorare le cose.» Il sole era quasi tramontato, portandosi via la luce del giorno. Sua madre la stava aspettando, ne sentiva l'opprimente presenza. «È meglio che vada da lei e mi tolga il pensiero una volta per tutte.» «Ailsa?» «Sì?» «Oggi è stato bellissimo.» Lei sorrise. «È vero, Alasdhair, la cosa più bella che mi sia mai capitata.» «Anche a me.» Alasdhair avrebbe voluto baciarla ancora. Non sopportava l'idea di terminare la giornata in quella maniera, sotto lo sguardo inquisitore di Lady Munro. L'imbrunire avrebbe dovuto celarli, ma temeva che la donna potesse vederci anche al buio, come un pipistrello. «Un domani» proseguì, accontentandosi di stringerle la mano, «staremo insieme per sempre e allora ogni giornata sarà speciale come questa.» «Un domani e poi per sempre» convenne lei. Era una promessa, un voto solenne, che entrambi intendevano mantenere.

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Primavera 1748 Era passata una settimana da che i tamburi avevano iniziato a battere il loro triste messaggio. Quel giorno funesto, gli abitanti delle Highlands erano arrivati da ogni dove per la sepoltura di Lord Munro, Laird di Errin Mhor. Nel salone del castello, la bara era adagiata sul catafalco, avvolta nel drappo funebre di velluto nero su cui era ricamato in oro il motto della famiglia: Abbiate timore di Dio. Lo stesso panno adornava i feretri dei Munro da tre generazioni. Ailsa si sporse dalla finestrella della stanza nella torretta che aveva adibito a salotto per osservare meglio i partecipanti al funerale che si stavano radunando. L'apertura era talmente elevata che, per quanto fosse alta, dovette mettersi sulle punte. Se uno dei convenuti avesse rivolto lo sguardo all'ins첫, l'avrebbe scorta, con la sua caratteristica chio14


ma dorata raccolta sulla nuca alla bell'e meglio e gli intensi occhi blu pieni d'interesse. Assomigliava più a una principessa delle fiabe in attesa di essere salvata che a una figlia addolorata pronta a raggiungere la processione funebre. La gente era però troppo intenta a chiacchierare e a fare congetture sui cambiamenti che la dipartita del loro signore avrebbe comportato per guardarsi intorno. Vecchi nemici e alleati si intrattenevano sotto il tiepido sole primaverile, parenti e pochi amici, perché ci volevano tanta forza d'animo e pelle dura per non entrare in rotta con un uomo austero come il laird. Al piano inferiore, dove Ailsa avrebbe già dovuto essere da tempo, gli uomini di rango più elevato attendevano, pronti ad avere l'onore di portare le insegne, gli stendardi, lo spadone, il pugnale e lo scudo del signore. I capi dei clan e i lairds vicini, il fior fiore dell'aristocrazia delle Highlands, erano venuti a porgere il loro ultimo omaggio. Anche chi aveva parteggiato per il Pretendente durante la Ribellione era andato, in occasione della scomparsa di Lord Munro, che era un leale e veemente sostenitore della Corona, a riconciliarsi con il figlio Calumn, fratello di Ailsa. Il funerale di un capoclan. Una tale occasione avrebbe dovuto essere segnata dal pianto, ma per lei, come per la maggior parte 15


dei presenti, quel giorno contrassegnava più che altro la fine di un'epoca e la voglia di guardare al futuro, piuttosto che piangere la morte di un vecchio. Erano tempi di cambiamenti repentini. La causa giacobita era stata sconfitta, il Principe Carlo era fuggito in Francia e il governo stava trasformando la legge nello strumento che avrebbe distrutto i clan ribelli delle Highlands. Lord Munro era stato fuori dal tempo, un signore feudale all'antica intenzionato a custodire la tradizione a ogni costo. Aveva ottenuto la lealtà della propria gente, se non il rispetto, ma non ne aveva mai conosciuto l'amore. Ailsa chiuse la finestra e sospirò. Mentre si dirigeva verso la camera passando da una scala sul retro, pensò che il rapporto che aveva avuto con il padre era stato come l'inverno scozzese, freddo e opprimente, con sporadiche tempeste, quando la sua irruente volontà si era scontrata con il carattere intransigente del laird. Per fortuna, poiché Lord Munro era sempre stato piuttosto indifferente all'esistenza della figlia e lei si era curata di non fargliela presente. Quegli alterchi erano stati tutto sommato rari, anche se memorabili. Ricordi del loro peggior litigio le si insinuarono nella mente come spettri. Erano trascorsi sei anni e molta acqua era passata sot16


to i ponti. Acqua gelida e scura. Ailsa rabbrividì e cercò di scacciare le spiacevoli immagini dalla propria testa. C'erano già troppi fantasmi in giro, quel giorno. Non c'era alcun bisogno di evocarne altri dal passato. Cercò di aggiustarsi i capelli dorati aggiungendo delle forcine nel tentativo, che sapeva sarebbe stato vano, di tenerli raccolti in uno chignon. «Per quanto fosse un vecchio testardo, era pur sempre mio padre» ammise ad alta voce rivolta alla propria immagine riflessa nello specchio. «Sarebbe bello se riuscissi a farmi venire in mente almeno un ricordo felice nel giorno in cui lo seppelliamo.» Per quanto ci provasse, però, non vi riuscì. Lord Munro era rimasto agonizzante a lungo. La moglie, i figli e il cerusico lo avevano già dato per morto, ma lui si era aggrappato con vigore al filo della sopravvivenza. Come in vita, anche nella sua dipartita era stato deciso a non abbandonare la lotta finché non fosse stato assolutamente pronto. «Non c'è da stupirsi se siamo più sollevati che tristi» disse Ailsa continuando a parlare ad alta voce. Era un'abitudine presa da bambina, quando si era inventata amici immaginari che le tenessero compagnia, poiché non le era permesso intrattenersi con i bambini del villaggio. «Be', almeno avrà un funerale grandioso. Deve essere la cerimonia più atte17


sa e meglio organizzata degli ultimi anni, qui nelle Highlands. Si appuntò sull'abito una bella spilla d'oro, decorata da un intricato motivo celtico, e si guardò allo specchio con occhio critico. In tanti riconoscevano la grande somiglianza fra Lady Munro, una bella donna, e la figlia, ma Ailsa trovava il confronto fastidioso. In tutta onestà , l'ultima cosa che voleva sentirsi dire era che fosse come la madre, ma non poteva negarlo. Negli ultimi anni i suoi capelli avevano perso la loro lucentezza da bambina e avevano assunto una sfumatura bronzea come quella dei fratelli. La sua chioma aveva un bel caratterino, proprio come lei, e non rimaneva domata a lungo. Anche gli occhi avevano lo strabiliante colore di quelli della madre, anche se non erano certo viola come aveva affermato un corteggiatore; le ricordavano piuttosto il colore bluastro di un livido. La gente sembrava apprezzare i tratti del suo viso ovale, ma lei pensava di avere una bocca troppo grande. Non sapeva se anche quel particolare fosse considerato bello. Sapeva, tuttavia, che non c'era modo di sfuggire all'evidenza dello specchio: era davvero come la madre. Ailsa fece una smorfia al pensiero. A suo avviso, Lady Munro aveva tutto il diritto di essere sollevata dalla morte del marito, dato che il loro matrimonio era stato tutt'altro che 18


felice. Come avrebbe potuto esserlo, con il laird che pretendeva da lei un'obbedienza cieca? Aveva dovuto abbandonare tutti per lui, anche i propri figli. Però, se la morte del marito era stata una gradita liberazione, la donna ne gioiva in privato. «Qualunque siano i suoi sentimenti, si tiene tutto dentro, come solito» mormorò Ailsa all'immagine riflessa. «Non è sangue che le scorre nelle vene, ma ghiaccio.» Si sistemò la scollatura dell'abito, costoso come tutti quelli che la madre, da che aveva sedici anni, le faceva indossare. Dovrò farti rigare dritto, Ailsa, le aveva detto una severa Lady Munro. Non sei più una bambina. È ora che inizi a vestirti e comportarti come si addice alla figlia di un signore. Insisteva affinché indossasse bustini, merletti, calze e tutti gli altri simboli del loro rango. Non che Ailsa avesse qualcosa in contrario ai bei vestiti, ma vi si sentiva intrappolata. A volte agognava la sensazione dei piedi nudi sulla sabbia, il sole caldo sul collo, la libertà da pizzi e corsetti senza dover affrontare le rimostranze che sarebbero inevitabilmente seguite a gesti tanto indisciplinati. Quel giorno indossava un abito di seta intessuto con i colori del clan Munro, aperto sopra una scura sottoveste blu. Come richiedeva la moda del tempo, il corpino era allac19


ciato molto stretto e metteva in risalto la curva del seno e la vita sottile. Prosperosa, ecco come la maggior parte degli uomini l'avrebbe descritta, e almeno in quel caso avrebbe preferito assomigliare alla madre per la sua figura snella e meno formosa. Si sentiva a disagio per quell'abbondanza e detestava le attenzioni che quel corpo attirava su di sé. L'arisaidh, lo scialle tradizionale di seta blu che indossava appuntato con la spilla e stretto ai fianchi con una cintura, lo avrebbe nascosto un po'. L'indifferenza che aveva sempre dimostrato verso i complimenti eccessivi e il rifiuto a ogni tentativo di essere portata a letto non avevano fatto altro, stranamente, che incoraggiare i suoi spasimanti a proporsi in maniera ancora più sfrontata. Ma Ailsa rimaneva indifferente all'idea di certa intimità. La lauta dote e il fatto che fosse l'unica figlia di un laird facevano sì che non le mancassero i corteggiatori, ma nessuno era mai riuscito a toccarle il cuore. Non come aveva fatto... Ailsa pose subito un freno a quei pensieri pericolosi. Com'era il detto? Chi è stato scottato ha paura anche dell'acqua fredda. Non aveva certo bisogno di un'altra lezione. Inoltre, l'amore non era nemmeno da prendere in considerazione, perché il suo unico dovere era di sposare un buon partito, 20


come il padre le aveva fatto capire in maniera definitiva sei anni prima. Il ricordo fu spezzato dal lento rintocco della campana del castello, il cui suono riecheggiò dolente nell'aria quieta del mattino per le fertili terre dei Munro, fino a rifrangersi sulle montagne che delimitavano Errin Mhor. La campana avrebbe tenuto lontani gli spiriti maligni che, in agguato alle veglie, approfittavano dei momenti in cui la gente era piÚ indifesa e segnava inoltre l'inizio del rito funebre. Era arrivato il momento. Ailsa si coprÏ i capelli con l'arisaidh e scese velocemente le scale.

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Lezioni di seduzione BRONWYN SCOTT

INGHILTERRA, 1832 - Una sfida attende Merrick St. Magnus: deve rendere Alixe la fanciulla più ammirata della Stagione. Ma se fallisce, sarà costretto a sposarla!

I segreti della principessa CAROL TOWNEND

COSTANTINOPOLI, 1081 - Cosa nasconde la Principessa Theodora? Possibile che il suo segreto sia così terribile da non poterlo rivelare nemmeno al marito, il Duca Nikolaos?

Lo scrigno proibito ROBYN DEHART

INGHILTERRA, 1887 - Fielding è un cacciatore di tesori. Non aspira certo a salvare donzelle in pericolo e nemmeno a sposarsi. Eppure è quello che gli tocca fare con Esme!

Il ribelle scozzese MARGUERITE KAYE SCOZIA, 1748 - Alasdhair torna in Scozia determinato a rivendicare per sé la donna che ama. E ad Ailsa basta guardarlo per capire che è impossibile resistere al suo fascino.


L'eredità del conte BRONWYN SCOTT

INGHILTERRA, 1834 - Alla morte del padre, Ashe scopre di avere ereditato la residenza di famiglia... assieme a una misteriosa e affascinante americana, Genevra Ralston.

L'onore e il dovere BLYTHE GIFFORD

SCOZIA, 1528 - John Brunson torna a casa dopo anni con l'intenzione di andarsene quanto prima! Ma non ha fatto i conti con la donna più temeraria che abbia mai conosciuto.

Il passato di Lady Montague MARGUERITE KAYE

INGHILTERRA - VIRGINIA, 1816 - Cosa lega Lady Kate Montague e Virgil, ex schiavo diventato milionario? Possibile che sia qualcosa di più profondo del semplice desiderio?

L'amante del re SANDY BLAIR SCOZIA, 1285 - Incaricato dal re di riportare a corte la sua amante, Sir Britt scopre troppo tardi di aver preso la donna sbagliata. Eppure sceglie di aiutarla ugualmente, anche se...

Dall'1 giugno


455 - CACCIA ALLA DUCHESSA

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Inghilterra, 1816. Decisa a trovare il mascalzone che ha messo nei guai la sorella, Rosalie si traveste da cortigiana e si esibisce in un locale piuttosto malfamato, dove ritiene che lui passi le sue serate. Qui incontra Alec Stewart, reduce di Waterloo, e affascinata dalla sua avvenenza e dal suo savoir-faire, gli concede un bacio. Un bacio che colpisce al cuore il bel capitano, tanto più che l'innocenza di Rosalie è davvero inconsueta per una cortigiana. Ma tutto sembra finire lì. Fino al giorno dopo, quando i due si incontrano di nuovo, in una veste completamente diversa.


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