Grs918 l'erede dei montague

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AMANDA MCCABE

L'erede dei Montague


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: A Stranger at Castonbury Mills & Boon Historical Romance © 2012 Ammanda McCabe Traduzione di Mariadele Scala Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici aprile 2014 Questo volume è stato stampato nel marzo 2014 presso la Rotolito Lombarda - Milano I GRANDI ROMANZI STORICI ISSN 1122 - 5410 Periodico settimanale n. 918 del 15/04/2014 Direttore responsabile: Stefano Blaco Registrazione Tribunale di Milano n. 75 dello 01/02/1992 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


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Spagna, 1814 Era il giorno delle sue nozze, ma non era come l'aveva immaginato. Catalina Perez Moreno osservò attentamente la propria immagine riflessa nel piccolo specchio incrinato mentre cercava di raccogliere la massa di capelli neri in un ordinato chignon. All'interno della tenda da campo, che conteneva appena una cuccetta, un baule e un tavolo ricolmo di materiale infermieristico, l'aria era irrespirabile per la polvere e il caldo. Da fuori, oltre le pareti di tela, giungevano i suoni e i rumori di un accampamento militare: le voci e le risate degli uomini, il tintinnio delle sciabole e dei finimenti dei cavalli, il rumore delle suole degli stivali sul terreno battuto, il canto delle donne affaccendate a preparare da mangiare attorno al fuoco. No. Non era come il giorno del suo primo matrimonio, quando la madre e le zie l'avevano aiutata a indossare il vestito da sposa di pizzo e seta, prima 5


che suo padre la accompagnasse lungo la navata della cattedrale di Siviglia fino all'altare, dove il suo sposo la attendeva. Uno sposo di vent'anni più vecchio di lei, che aveva incontrato solo due volte prima di quel giorno. Era stato un matrimonio grandioso, importante e... spaventosamente deludente. Adesso era tutto diverso. Il suo primo marito era morto e anche i suoi genitori e suo fratello non c'erano più, così come non esisteva più la casa di Siviglia in cui aveva vissuto. E di ciò doveva ringraziare gli invasori francesi. Catalina era stata sola per molti mesi, durante i quali aveva sfruttato le proprie abilità di infermiera per aiutare gli eserciti alleati nel duro impegno di cercare di scacciare dal suo paese gli odiati francesi. Era stata sola... fino al giorno in cui, mentre si guardava attorno nell'accampamento, non aveva visto James Montague, Lord Hatherton. «Jamie» sussurrò Catalina, sorridendo fra sé per l'emozione che provava ogni volta che pronunciava il suo nome. Di uomini belli e galanti, che l'avevano fatta ridere, che avevano ballato con lei e le avevano raccontato storie sulla lontana Inghilterra, ne aveva incontrati parecchi nel suo peregrinare da un accampamento all'altro, da un ospedale all'altro, ma nessuno di loro era paragonabile a Jamie. Era alto, snello e molto attraente. Sembrava uno di quegli antichi cavalieri che lottavano contro i draghi per ottenere la mano di una bella infanta, come aveva letto nei poemi medioevali. Non le era sembrato reale con quei capelli neri negligentemente spazzolati all'indietro che brillavano sotto il sole e il 6


volto dai lineamenti aristocratici, coperto da una leggera barba. La giubba dell'uniforme, aperta sul petto, le aveva permesso di intravvedere la leggera camicia di lino che aderiva ai muscoli scolpiti. Era splendido, aveva pensato Catalina, ma soprattutto era pieno di vita. Quando era scoppiato a ridere per qualcosa che aveva detto un altro soldato il suo volto si era acceso di una luce brillante che l'aveva come ipnotizzata. Aveva lasciato cadere a terra la catasta di panni lavati che reggeva fra le braccia, mentre tutto ciò che la circondava era svanito come per incanto e aveva visto solo lui. In quel momento avrebbe voluto partecipare alla sua risata, alla sua vita. Poi lui aveva rivolto i profondi occhi grigi verso di lei e aveva smesso di ridere. Catalina si era sentita una di quelle sciocche ragazze sorprese a fissare un uomo. Era una vedova, un'infermiera che aveva visto tanti aspetti orribili della vita, non era un'ingenua adolescente che avvampava e sgranava gli occhi di fronte a un uomo attraente. CosÏ aveva raccolto i panni ed era scappata via o, meglio, aveva tentato di scappare. Infatti non aveva fatto tre passi quando una mano, calda e decisa, le aveva afferrato il braccio. Senza girarsi, Catalina aveva saputo che era quella di lui. E quando Jamie le aveva rivolto la parola in spagnolo e le aveva sorriso, si era sentita perduta. Ciò era accaduto un mese addietro. E quella sera lo avrebbe sposato. Infilò un'altra forcina nei capelli, come se con quel gesto potesse scacciare dalla mente le parole di disapprovazione di sua madre, che di certo l'avrebbe 7


rimproverata. Catalina Maria Isabella, come puoi pensare di sposare un uomo che conosci appena? Un inglese, per giunta. È una vergogna. La sua famiglia non ti accetterà mai, come noi non avremmo mai accettato lui... Catalina sapeva che la madre avrebbe avuto ragione. Jamie era il Marchese di Hatherton, l'erede del Duca di Rothermere, e lei era una gentildonna spagnola che apparteneva a un'antica famiglia rimasta priva di mezzi dopo l'arrivo dei francesi. Non aveva più nemmeno una casa, giacché suo fratello era morto per difendere gli ideali politici liberali, opponendosi al re. Si sarebbero sposati in segreto per permettere a Jamie di preparare la sua famiglia alla notizia, quando sarebbero ritornati in Inghilterra dopo la guerra. Conosceva poco Jamie, al di là dei baci che si erano scambiati durante le passeggiate lungo il fiume e delle poche conversazioni sussurrate nel buio, davanti al fuoco dell'accampamento. Adesso, però, lei aveva esperienza di cose che sua madre non aveva mai dovuto affrontare. Aveva visto sangue, morte e distruzione. Sapeva quanto la vita potesse essere breve e preziosa. E sapeva come Jamie la faceva sentire. Per questo aveva detto subito di sì quando lui le aveva chiesto di sposarlo durante una di quelle passeggiate lungo il fiume. Per lei Jamie Montague era la vita. Lui era... tutto. «Stai facendo la cosa giusta» dichiarò Catalina alla propria immagine riflessa nello specchio che la fissava con gli occhi castani spalancati, sopra il nasino cosparso di efelidi. Quando infilò l'ultima forcina nei capelli, l'anello di zaffiro che portava al dito 8


brillò sotto gli ultimi raggi del sole. Era appartenuto alla madre di Jamie, quell'anello, uno zaffiro ovale incastonato in una fascia d'oro con inciso il motto dei Montague, Validus Superstes, e lui glielo aveva infilato all'anulare quando le aveva chiesto di sposarlo. Sì. Era la cosa giusta. Stava andando incontro alla felicità, finché poteva. Indietreggiò di un passo e si lisciò le pieghe della gonna del semplice vestito di mussola bianca, poi tirò fuori dal baule la mantiglia di pizzo candido e se la drappeggiò sul capo. Stava per sposarsi lontano da casa, senza nessuno della sua famiglia, ma si sarebbe presentata a Jamie come la tradizione imponeva alle spose spagnole. Era il loro momento e lo avrebbe afferrato con entrambe le mani, lo avrebbe vissuto appieno, finché fosse stato possibile. Udì un rumore di passi e poi la voce di Jamie. «Catalina, sei pronta?» Il suo cuore accelerò i battiti, come accadeva sempre quando lui era nei paraggi. «Sì, mi amor, sono pronta» rispose, prendendo il libro delle preghiere. Jamie scostò un lembo della tenda, stagliandosi nella luce rossa del tramonto. Per un istante Catalina rimase come accecata, riuscendo appena a vederlo. Lui sembrava lontano, come se fosse sull'orlo di un altro mondo, dove lei non poteva seguirlo. Pareva che stesse per precipitare in un baratro buio, che stesse per sparire, anche se lei cercava disperatamente di afferrarlo per impedirgli di sprofondare. 9


Non essere melodrammatica, si ammonì. La sua vecchia bambinaia, ossessionata dalle superstizioni, l'aveva messa in guardia da tutte le cose che portavano sfortuna a un matrimonio, come piangere prima della cerimonia o dimenticarsi di infilare una zolletta di zucchero nel guanto nuziale. La donna l'aveva terrorizzata a tal punto che sua madre l'aveva licenziata e si era fatta beffe di quegli ammonimenti. Catalina non aveva più pensato a tali credenze, ma in quel momento venne assalita da un'inquietante sensazione di fronte a quel tramonto di fuoco e non poté fare a meno di avvertire una morsa di gelo intorno al cuore. Forse i suoi sentimenti per Jamie erano eccessivi, pensò. Lui lasciò ricadere il lembo della tenda dietro di sé. Senza quell'alone di luce alle spalle, Catalina vide che non era un dio o uno spirito immateriale che sarebbe svanito non appena lo avesse toccato, ma un uomo reale, in carne e ossa. Tuttavia rimase a fissarlo trattenendo il respiro, stupefatta che fosse lì con lei, per lei. Jamie indossava l'uniforme, con la giubba rossa dai bottoni luccicanti e gli stivali tirati a lucido, e aveva pettinato i capelli all'indietro, lasciando scoperta la fronte spaziosa e il viso dai lineamenti che sembravano scolpiti nel marmo. Abituata a vederlo in mezzo alla polvere e nella confusione di un accampamento sempre in movimento, Catalina rimase un po' intimidita di fronte alla sua imponenza. Lui era veramente l'epitome del nobiluomo inglese. Facevano eccezione gli occhi, di un colore fra il grigio e l'azzurro, che nella penombra della tenda 10


erano ancora più penetranti e vividi del solito, e sembrava che volessero divorarla. «Catalina, sei bellissima» mormorò lui e la sua voce, di solito vellutata, suonò arrochita. Lei rise, anche se quelle semplici parole l'avevano commossa. Sapeva di non essere bella. Alta e magra, aveva la pelle scurita dal sole e le mani irruvidite dal duro lavoro, ma se Jamie glielo diceva mentre la guardava in quel modo poteva quasi crederci. Poteva quasi credere di essere degna di lui. Solo per quella sera. «No, Catalina» soggiunse Jamie, andandole vicino e prendendole le mani fra le sue. «Vedo che cosa stai pensando. Tu sei bella. Sei la donna più bella che abbia mai incontrato. L'ho pensato dal primo momento che ti ho visto.» «Oh, Jamie!» Lei sollevò le loro mani unite e gli baciò le dita. Come le sue, quelle mani erano screpolate e rovinate dal lavoro nell'accampamento. Una piccola striscia di pelle bianca gli segnava il mignolo. Era il marchio lasciato dall'anello con lo stemma di famiglia, che Jamie aveva perso in battaglia. Erano comunque lunghe ed eleganti: aristocratiche, come tutto il resto di lui. «E io ho avuto l'impressione di averti sempre conosciuto» confidò lei. «Com'è possibile?» «Perché eravamo destinati a trovarci» rispose lui, intrecciando le dita con le sue e appoggiandosele sul petto. Sotto il raffinato panno rosso, Catalina avvertì il battito del suo cuore: regolare, rassicurante, prezioso. «La mia famiglia non voleva che venissi qui» le 11


confidò Jamie. «E avevano ragione a sostenere che avevo dei doveri da rispettare e che non sarei dovuto andare in cerca di avventure. Però qualcosa mi diceva che dovevo partire, che non potevo restarmene tranquillo a casa. Non ancora, almeno.» Catalina rise di nuovo. Quello era lo spirito, l'energia, la vita che l'attiravano verso di lui. «È vero, sei un uomo irrequieto. Non ti ho mai visto star fermo un momento.» «Solo quando sono con te» la corresse lui in tono serio. «Insieme a te mi sento in pace come non sono mai stato. Ci troviamo in un posto orribile, Catalina, pieno di insidie, di morte, di odio e tradimento, ma con te vedo solo la tua bontà, la tua gentilezza e il tuo amore. Quando sono con te non ho più voglia di andare in cerca di avventure. Desidero solo...» Si interruppe e scosse il capo. «Lo so» annuì lei, la gola stretta dalla commozione. «Oh, Jamie, lo so. Se solo potessimo rimanere così, fermare questo momento...» «Invece non dobbiamo far attendere il cappellano» le ricordò lui, deponendole un lieve bacio sul polso, dove la vena pulsava. «Non dovremmo andare, lo sai» dichiarò Catalina, pensando a ciò che Jamie aveva detto dei suoi parenti, che erano stati giustamente contrari alla sua partenza per la Spagna. Che cosa avrebbero fatto, se fosse tornato a casa con lei? Quale sarebbe stata la loro reazione? «Non siamo costretti a sposarci, per stare insieme.» «Non siamo costretti?» ripeté lui, socchiudendo gli occhi e serrandole le dita attorno alle mani, come 12


se temesse che potesse sfuggirgli. «Catalina, non capisci? Finalmente ti ho trovato e non ti voglio solo per un giorno, o un'ora. Ti voglio per sempre nella mia vita. Non posso lasciarti andare.» «Oh, Jamie!» Lei non riuscì più a trattenersi e le lacrime le inondarono il viso, calde e brucianti. «Anch'io ti voglio per sempre. Non ho mai pensato che una simile cosa fosse possibile, ma adesso... ho paura.» «Di me?» «No, non di te. Ho paura di ciò che provo. Tutte le volte che ti guardo ho l'impressione che potrei morire d'amore. Simili sentimenti non possono durare.» «Allora dobbiamo tenerli stretti, quando li proviamo» osservò lui cingendole la vita con le braccia e attirandola verso di sé. «Questa è la nostra vita, Catalina, ed è nostro diritto viverla. Non mandarmi via, ti prego. Diventa mia moglie e ti giuro che, una volta che la guerra sarà finita, partiremo per l'Inghilterra e dedicherò il resto della mia esistenza a renderti felice.» Diventare sua moglie. Catalina non desiderava altro. Tuttavia aveva voglia di piangere, anche se non sapeva perché. Gli gettò le braccia al collo e si strinse contro di lui, inalando il suo profumo di colonia, amaro e con note che ricordavano gli agrumi, che era solo di Jamie e che non avrebbe mai dimenticato. Quel profumo le avrebbe sempre riportato alla memoria quella sera. «Se sei così sicuro, ti sposerò» sussurrò. Lui le depose un lieve bacio sulla fronte e sorrise. 13


«Meraviglioso! Bene, allora andiamo in chiesa.» Catalina annuì e lui la prese per mano e la guidò fuori della tenda. Il sole, basso sull'orizzonte, era solo una sottile lama rossastra nel cielo che virava dal porpora intenso al grigio. L'accampamento si stava preparando per la notte e solo poche persone si aggiravano ancora fra le tende: donne che terminavano di far cuocere il rancio sul fuoco e soldati che pulivano le loro armi. Più tardi, dopo aver mangiato e bevuto, altri soldati sarebbero usciti a parlare, suonare, ballare, scherzare fra loro, o stare in disparte a pensare alla casa lontana sotto il chiaro di luna. Ma per il momento tutto era tranquillo e nessuno prestò attenzione a Catalina e a Jamie mentre si avviavano verso la strada che conduceva al villaggio. Lei scorse due persone che avanzavano nella direzione opposta, ridendo e conversando fra loro. Riconobbe Mrs. Chambers, la moglie del colonnello Chambers. Come al solito la signora era vestita in modo un po' troppo ricercato per la vita in un accampamento militare. Infatti indossava un vestito di seta azzurra, adorno di pizzi e rose di seta, e aveva raccolto i capelli sulla cima della testa in un'elaborata acconciatura. Il suo accompagnatore dai capelli rossi era Hugh Webster, un uomo che a Catalina non piaceva e che cercava in tutti i modi di evitare perché, ogni volta che lo incontrava, lui la guardava sempre con occhi freddi e inquisitori. Procedendo dietro di loro, arrancava a passi affrettati Alicia Walters, la dama di compagnia di Mrs. Chambers. A differenza della sua datrice di lavoro, 14


Alicia era vestita in modo semplice e aveva raccolto i capelli biondi in una crocchia severa. La giovane donna sembrava troppo tranquilla, riservata e silenziosa, come se volesse nascondersi nell'ombra, ma Catalina l'aveva giudicata simpatica nelle poche occasioni in cui si erano incontrate. Era gentile e educata. In quel momento Alicia sollevò il capo e le rivolse un rapido cenno prima di distogliere lo sguardo. Catalina notò che la donna era avvampata quando aveva spostato gli occhi su Jamie. Tuttavia non ebbe il tempo di riflettere su quel dettaglio perché la mano di Jamie si strinse attorno alla sua mentre la guidava verso il limitare dell'accampamento, dove i cavalli e i carri erano stati radunati per la notte. Gli ultimi bagliori del sole e la luce delle torce accese al centro dell'accampamento rischiaravano lo stretto sentiero che conduceva al piccolo villaggio semiabbandonato. L'edificio più grande dell'agglomerato di casupole era la cappella, che sorgeva isolata in fondo alla strada. I suoi muri di pietra bianca luccicavano nell'ombra del crepuscolo come un invitante richiamo. Quella sera, la luce discreta delle candele baluginava attraverso i vetri colorati delle strette finestre, proiettando chiazze di rosso, giallo, verde e azzurro sulla terra scura. Le porte erano aperte per dare il benvenuto a quello strano matrimonio. Catalina rallentò il passo, esitante. Una parte di lei desiderava correre verso quella chiesa e buttarsi a capofitto nel futuro, qualunque cosa le avesse riservato, ma l'altra parte, quella più insicura e dubbiosa, 15


le sussurrava di girare sui tacchi e tornare indietro. La mano di Jamie, calda e forte, la tenne saldamente ferma. Qualunque cosa l'attendesse oltre quella porta, una cosa era certa: non sarebbe stata più sola, avrebbe avuto accanto qualcuno desideroso di lanciarsi nell'abisso con lei, pensò Catalina, rassicurata. Mano nella mano, salirono i gradini di pietra ed entrarono in chiesa. Catalina vi si era recata diverse volte, nei momenti di quiete, a pregare per i defunti della sua famiglia o solo a riflettere, lontano dalla folla e dal chiasso dell'accampamento. Quella sera, però, le parve diversa dal solito. Dozzine di candele accese sull'altare e sotto le finestre conferivano al piccolo ambiente un'atmosfera fatata e i fasci di fiori di campo disposti qua e là rallegravano la spoglia cappella con i loro colori. Il cappellano del reggimento li attendeva davanti all'altare in compagnia di due ufficiali, amici e colleghi di Jamie, e di una lavandaia spagnola, che avrebbero fatto loro da testimoni. Catalina temeva di scoppiare ancora in lacrime. Era stata forte per mesi, sopportando tutto quello che il destino le aveva riservato, tirando avanti coraggiosamente, un giorno dopo l'altro. E ora? Aveva già versato un fiume di lacrime in un solo giorno! Ed era proprio quello delle sue nozze, durante il quale non avrebbero dovuto esserci lacrime. Si volse verso Jamie e vide che le sorrideva. «Sei stato tu a fare tutto questo?» bisbigliò. «Sì» rispose lui. «Ho raccolto tutte le candele e i fiori che sono riuscito a trovare. Ti piace?» 16


«Oh, sì!» Catalina sospirò, estasiata. «Ma... perché?» domandò. «Quando hai trovato il tempo?» «Perché non potevo offrirti ciò che meriti, Catalina: un bel matrimonio nella chiesa di Castonbury Park con tutta la mia famiglia a festeggiarci, un elegante vestito di raso, una torta, una carrozza addobbata con fiori. Tuttavia volevo abbellire questa chiesetta per te, farla diventare un posto che potremo sempre ricordare.» Serrando la mano di Jamie, lei tornò a guardarsi attorno. Non avrebbe mai dimenticato quella modesta cappella, quel momento perfetto e l'uomo che le stava accanto e la teneva per mano. «Non potrei immaginare un posto più bello» mormorò. «Allora possiamo sposarci?» domandò Jamie in un tono scherzoso che la rallegrò e rassicurò. A volte lui era troppo serio. «Oh, sì, sposiamoci!» rispose lei sorridendogli. «Non possiamo lasciare che questa bella chiesa resti inutilizzata.» Sempre tenendosi per mano, si diressero insieme verso l'altare e pronunciarono le promesse che li avrebbero uniti per sempre. O per tutto il tempo che sarebbero sopravvissuti, in quei giorni pericolosi.

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