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SOPHIA JAMES

Amanti a mezzanotte


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Mistress at Midnight Harlequin Historical © 2013 Sophia James Traduzione di Laura Iervicella Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici maggio 2014 Questo volume è stato stampato nell'aprile 2014 presso la Rotolito Lombarda - Milano I GRANDI ROMANZI STORICI ISSN 1122 - 5410 Periodico settimanale n. 923 del 24/05/2014 Direttore responsabile: Stefano Blaco Registrazione Tribunale di Milano n. 75 dello 01/02/1992 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


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Inghilterra, giugno 1855 Stephen Hawkhurst, Lord di Atherton, inalò il vento salato che saliva dalle profondità di Taylor's Gap appoggiandosi alla staccionata di legno, l'unica barriera che lo tratteneva in questo mondo. Sarebbe stato davvero semplice mettere fine a tutto, lasciarsi andare e cadere nel precipizio. Spinse più forte e sentì che lo steccato si muoveva, spostando alcuni ciottoli che rotolarono via, sparendo nel vuoto. «Se decidete di saltare dovete assicurarvi di atterrare con precisione tra quella roccia e la scogliera» gli suggerì una voce mentre una piccola mano inguantata indicava il punto preciso. «Se finite troppo a sinistra rimarrete impigliato su quei cespugli e potreste restare solamente storpio. A destra forse avreste maggiori possibilità di morire sul colpo, sbattendo sul dirupo prima di finire in mare. Tuttavia potreste anche salvarvi, a condizione che siate un eccellente nuotatore...» La voce si interruppe, lasciando l'implicazione in sospeso. 5


Irrigidendosi, Stephen si voltò e alle sue spalle notò una donna con il volto coperto da un velo nero. I suoi abiti pesanti e pratici suggerivano fosse la figlia di un mercante. Cosa faceva in quel luogo così solitario, oltre a rappresentare per lui la voce della ragione? «Non vi è passato per la mente che potrei stare solo ammirando il panorama?» L'irritazione che trapelò dalle sue parole non gli si addiceva, perché non era sua abitudine essere rude nei confronti del gentil sesso. Quella sconosciuta, tuttavia, sembrava tutt'altro che intimorita. «In tal caso stareste fissando verso l'orizzonte, sir. Il sole sta tramontando e il vostro sguardo sarebbe attirato da quello spettacolo.» «Allora forse sono stanco.» «La fatica si mostrerebbe con le calzature coperte di polvere.» Lei chinò il capo di lato per osservare le scarpe e Stephen immaginò la sua soddisfazione nel vedere gli stivali nuovi, neri e lucidi, che indossava. Avrebbe voluto che si voltasse e se ne andasse, invece lei rimase immobile e in silenzio, come se fosse in attesa di qualcosa. Lui osservò il sentiero alle loro spalle e si rese conto che era sola, un fatto insolito per una donna andare in giro senza essere accompagnata. Si chiese come fosse arrivata fin lì e dove fosse diretta. Da un buco nel pollice del guanto della mano destra usciva un'unghia mordicchiata. Il cappello che indossava le nascondeva del tutto i capelli, anche se una ciocca ribelle era sfuggita e le ricadeva sull'abito scuro rilucendo come un rubino tra i carboni. Tra le note di un profumo più intenso riconobbe la lieve freschezza delle violette. 6


«Da bambina venivo spesso qui con mia madre e lei mi parlava delle terre che avrebbe voluto visitare al di là del mare.» Quell'affermazione arrivò dopo un lungo momento di silenzio e lui apprezzò che la donna non sentisse il bisogno di riempire ogni istante con chiacchiere vuote. «La Francia si trova da quella parte e la Danimarca è in quella direzione. Un'imbarcazione diretta a nordest dopo parecchie miglia arriverebbe sulle coste rocciose del Regno di Norvegia.» Aveva un lieve accento, anche se Stephen non riuscì a individuarne l'origine. Quell'idea lo divertì, perché era un vero maestro nello scoprire ciò che la gente non voleva rendere noto. Dopotutto aveva fatto di quella dote la sua vita. «Dov'è vostra madre adesso?» «Oh, lasciò l'Inghilterra molti anni fa. Era francese e mio padre non la fermò quando il suo desiderio di viaggiare e di condurre una vita più eccitante ebbe il sopravvento sui doveri nei confronti della famiglia.» Ormai era riuscita a catturare tutto il suo interesse. «Dunque non l'accompagnò?» «Mio padre ama la poesia e i libri. I suoi orizzonti sono limitati quanto quelli di mia madre erano ampi e una biblioteca piena di libri è tutto quello che abbia mai desiderato.» «L'avventuriera e l'accademico? Un'interessante combinazione. Quale genitore preferite?» Stephen non aveva avuto intenzione di rivolgerle quella domanda, ma la donna possedeva un fascino irresistibile. Da molto tempo non si sentiva vivo come in quel momento. Lei si portò una mano al viso, spingendo il velo 7


più vicino alla guancia. Alla luce radente del tramonto Stephen scorse un naso finemente cesellato. «Nessuno dei due» rispose. «La possibilità di fare ciò che si vuole richiede una certa quantità di tempo libero, un lusso che non posso permettermi.» «Perché trascorrete il tempo a sistemare la vasta biblioteca di vostro padre?» Lui si ritrovò a sorridere. «Tutti hanno una storia, sir. Tuttavia le vostre ipotesi assomigliano alla verità non più di quanto lo sarebbe qualsiasi storia che io mi inventassi su di voi.» Stephen indietreggiò di un passo fino a trovarsi alle spalle un folto cespuglio verde. «Cosa direste di me?» «Che siete un uomo abituato a comandare, anche se pochi vi conoscono davvero.» L'affermazione, tanto vicina alla verità, colpì nel segno. Era molto difficile che mostrasse a qualcuno com'era veramente. Lei però non aveva ancora finito. Gli prese il palmo e vi tracciò delle linee con un dito. Stephen provò l'impulso di ritrarsi e nascondere la mano. «Avete un tono di voce piuttosto alto, bevete di rado e non scommettete mai alle corse di cavalli.» Le sue parole lasciavano trapelare un tono divertito e lui si sentì sollevato. «Proprio così. Potreste mettere su un banco per leggere il futuro davanti al mercato di Leadenhall.» «Si tratta di un dono, sir» replicò lei piegando il capo di lato come se lo stesse osservando. C'era qualcosa di sfibrante in quell'atteggiamento, perciò per disimpegnarsi lui si concentrò nel cercare di intuire i suoi lineamenti. «Avete un nome?» All'im8


provviso aveva voglia di sapere chi era e da dove veniva. Non credeva alle coincidenze, come gli aveva insegnato il suo lavoro. «Mi chiamo Aurelia, milord» rispose lei senza specificare il cognome. Ma usò il suo titolo. «Allora sapete chi sono?» «Ho sentito parlare di voi da diverse persone.» «E le chiacchiere degli estranei sono sempre veritiere.» «L'esperienza mi insegna che, tolte le esagerazioni, i pettegolezzi contengono una parte di verità. Si dice che trascorrete molto tempo fuori dall'Inghilterra e dai circoli dell'alta società.» «Mi annoio facilmente.» «Oh, ne dubito.» «E spesso sono insoddisfatto.» «Il che può spiegare la vostra presenza qui a Taylor's Gap.» Lui trattenne il respiro mentre la possibilità di un ricatto balenava nella sua mente. Lei lo guardò in viso e sollevò il velo. Le lentiggini su un naso perfetto furono il primo particolare che Stephen notò. Poi si accorse che un occhio era azzurro e l'altro castano scuro. Un angelo con uno strano abbinamento di colori! «Si è trattato di un incidente. Un versamento di sangue. Sono caduta da cavallo quando ero bambina e ho battuto il capo con violenza.» Usò il tono di chi doveva essere abituato a fornire spesso quel genere di spiegazione. L'estremo pallore della sua pelle lasciava intravedere le piccole vene sulla tempia, che formavano un disegno simile alle ali di una farfalla. Stephen provò l'impulso di avvicinarsi e sfiorare tanta deli9


catezza, ma qualcosa nei suoi occhi gli suggerì di non farlo. Conosceva quell'espressione implorante, vi era abituato, dal momento che le sue vaste ricchezze lo obbligavano a ricevere numerose suppliche. Non da lei, però. Provò un intenso disappunto che crebbe mentre la donna ricominciava a parlare. «Vorrei chiedervi un favore, Lord Hawkhurst.» Ecco. Ormai le parole erano state pronunciate e, date le circostanze, avrebbe dovuto essere generoso. Non molte persone lo avevano visto afflitto dai suoi demoni con tanta evidenza. «Ditemi.» «Ho una sorella giovane e molto bella. Si chiama Leonora Beauchamp e mi piacerebbe che sposasse un uomo che si prenda cura di lei.» Non appena comprese il significato di quelle parole, Stephen venne assalito da una gelida collera. «Non sono alla ricerca di una moglie e non mi importa che cosa deciderete di riferire di questo incontro.» «Non vi sto chiedendo niente del genere» replicò lei con voce tremante. «Ho saputo che la prossima settimana darete un ricevimento nella vostra residenza di città e desidero soltanto che invitiate Leonora. Io l'accompagnerò per assicurarmi che la riconosciate. Un ballo con voi sarebbe perfetto, sempre che acconsentiate. Vi assicuro che in seguito non vi importunerò più.» La collera di Stephen si stemperò. «Dove dovrei mandare gli inviti?» «A Braeburn House, in Upper Brook Street. Qualsiasi fattorino conosce l'indirizzo.» «Quanti anni ha vostra sorella?» 10


«Diciotto.» «E voi?» Poi un pensiero lo colpì. «Dunque voi siete Aurelia Beauchamp?» aggiunse, vedendo che lei non rispondeva. La donna scosse il capo, suscitando la sua sorpresa. «No, questo è il cognome di Leonora. Se accetterete di accogliere mia sorella nonostante i vostri ragionevoli dubbi, vi sarò davvero molto grata.» Dopo essersi tolta un guanto infilò la mano in tasca e ne tirò fuori un ciondolo d'oro bianco nel quale era incastonato un diamante. «Non vi chiedo di farlo senza compenso, Lord Hawkhurst, ma se acconsentite mi aspetto che teniate fede alla parola data. Potete promettermelo?» All'irritazione subentrò un certo interesse. Il rossore che le animava le guance accresceva la sua bellezza. Sotto il tessuto che ricopriva l'altra mano notò un anello. Era sposata? Se fosse stata la sua donna non le avrebbe permesso di vagare per la campagna senza alcuna protezione. Sorrise all'idea, sorprendendosi di aver avuto quello scrupolo di coscienza. Aveva trentun anni, tutti vissuti con durezza. Le estremità delle sue dita si arricciarono contro le cosce e il respiro si fece più pesante al pensiero delle anime di tutti coloro che aveva mandato all'altro mondo. Per la regina e per il proprio paese, o per le equivoche necessità di uomini responsabili di una politica estera inadeguata. L'Inghilterra non gli aveva tributato alcun ringraziamento, né lui ne voleva. A volte, tuttavia, trovandosi in un tranquillo angolo di mondo come quello e in compagnia di una donna così bella e seducente, desiderava qualcos'altro. 11


Non avrebbe saputo dare un nome a quella sensazione, troppo diversa dalle strade che aveva intrapreso fino a quel momento, all'inizio spinto dal desiderio di viaggiare e dall'eccitazione, poi dall'abitudine e dalla noia. Il delitto, anche in circostanze legate alla sicurezza nazionale, era sbagliato. Suo padre e sua madre, se fossero stati ancora vivi, avrebbero continuato a ripeterglielo senza stancarsi. Ma erano morti da molto tempo e l'unico membro della famiglia rimasto che potesse fargli da guida era Alfred. La mente confusa dello zio sembrava essere rimasta alla seconda campagna della penisola iberica condotta da Wellington e faceva sempre più fatica ad afferrare brandelli di realtà. Stephen si trattenne dall'inveire contro il destino solo per un riguardo alla presenza di lei. Il tramonto le illuminò il viso rivolto verso l'alto, dipingendo la pelle perfetta di una meravigliosa sfumatura di rosa crepuscolare. Quella visione, così simile a un angelo pronto a offrire redenzione a un peccatore, gli mozzò il respiro e gli scaldò il cuore come non gli accadeva da molto tempo. «Tenete pure il ciondolo. Io desidero un'altra ricompensa, qui all'aperto, lontani da sguardi indiscreti.» Il tono di scherno gli servì a nascondere il desiderio che si era fatto sempre più impellente. Una parte di lui sapeva che non avrebbe dovuto dar voce a una richiesta del tutto inappropriata, ma il resto ignorò tale avvertimento. Era un uomo che aveva vissuto per anni nella terra delle ombre e della cattiva reputazione e supponeva di esserne stato contagiato. In certi momenti si era persino rallegrato della distanza che lo scandalo aveva creato tra 12


lui e il mondo, benché talora bastasse una piccola incrinatura alla corazza che si era costruito per fargli desiderare di aver vissuto una vita diversa. Avrebbe dovuto voltarle le spalle e andarsene, proteggendo quel poco di pudore che gli era rimasto. Tuttavia non lo fece. Anzi, diede voce all'impulso che aveva provato dal primo istante in cui l'aveva vista. «Tutto ciò che desidero è un bacio, dato con libertà e senza alcun rancore.» Lei allontanò l'idea con un gesto, stringendo in mano il diamante. «Voi non capite, milord. È mia sorella che ha bisogno di essere introdotta nella buona società. Non sto cercando una relazione per me...» «In tal caso rifiuto di farvi qualsiasi promessa.» Lei restò immobile e in silenzio mentre le dita infilate nei guanti neri stropicciavano le pieghe scure della gonna. In lontananza gli uccelli si stavano radunando per un ultimo volo, prima di andarsene a dormire. «Solo un bacio, dite?» Le parole furono sussurrate. Sotto l'estremo pallore le guance si imporporarono. Presto lui avrebbe saputo chi era e allora l'avrebbe disprezzata, proprio come facevano tutti, e ormai era troppo tardi per cambiare le cose. Tuttavia non poteva permettere che Leonora perdesse l'occasione di essere presentata alle persone più in vista di Londra. Il destino le aveva offerto quella possibilità, quindi difficilmente avrebbe potuto rifiutare. An13


che se Lord Hawkhurst le avesse chiesto di più, avrebbe comunque acconsentito. Era suo dovere farlo, per Leonora e per le gemelle, visto che l'eventualità che facessero un buon matrimonio era molto remota e con il padre in quelle condizioni... Scrollò il capo. Non poteva permettersi di pensare a lui in quel momento. Perché Lord Hawkhurst non accettava il ciondolo, mettendo fine a quella situazione imbarazzante? Valeva certo di più di quella sciocchezza che le aveva proposto. E come sarebbe avvenuto? Doveva limitarsi a restare immobile oppure lui avrebbe gradito un certo coinvolgimento? Era il tipo d'uomo a cui un rifiuto sarebbe stato di stimolo. Meglio essere ragionevole e concedergli quel piccolo favore, protendere le labbra e chiudere gli occhi finché tutto non fosse finito. Il movimento sensuale del suo dito sotto il mento le impedì di formulare qualsiasi pensiero logico. Se fosse stata più forte avrebbe fatto un passo indietro e sarebbe fuggita, ma la carezza di un uomo il cui solo nome bastava a provocare isteria e delirio nella maggior parte delle rappresentanti del gentil sesso d'Inghilterra aveva un effetto ipnotico che le impedì di muoversi o di intimargli di fermarsi. Il tessuto spesso e rigido del suo abito costituiva una barriera a una maggior vicinanza tra loro, rifletté compiaciuta. Il cappellino invece la sorprese, perché a lui bastò una mano per sollevarglielo dal capo e sfilarlo, lasciandolo cadere ai loro piedi. «Il colore del fuoco» commentò, osservando i suoi capelli. O della vergogna, pensò Aurelia, mentre le sfu14


mature ambrate delle ciocche venivano esaltate dall'esplosione della luce del tramonto. Ormai aveva imparato a leggere l'espressione delle persone e la sua era simile a quella di tante altre. Tutte le difficoltà che aveva dovuto affrontare nella vita riaffiorarono, inducendola a chiudere gli occhi. «No. Desidero che mi guardiate.» Lui attese finché lei non lo assecondò. A quel punto le si avvicinò e Aurelia sentì il suo respiro caldo alitarle sulla pelle mentre fissava ipnotizzata il verde intenso delle pupille circondate da pagliuzze dorate. Sarebbe potuta annegare in quegli occhi infinitamente profondi. Disorientata, sentì che lui l'attirava tra le sue forti braccia. Avrebbe ricordato l'emozione di quel momento in ogni istante della sua vita, pensò, notando una cicatrice a forma di mezzaluna sotto l'attaccatura dei capelli. Nonostante il timore che la pervadeva, il sangue cominciò a pulsarle veloce nelle vene come un fiume in piena sul punto di rompere gli argini. Il calore che emanava da quell'uomo era sorprendente. La sua pelle si incendiò non appena appoggiò le labbra sulle sue, non accontentandosi di ricevere un piccolo bacio, ma inducendola a socchiudere le labbra con la pressione della lingua. Non appena si fu intrufolato all'interno tastò e assaporò come se volesse penetrare nel profondo del suo essere. Lei sollevò le mani per allacciargliele al collo e infilarle sotto le ciocche scure dei capelli, ritrovandosi ad aderire al suo corpo, ogni distanza annullata. Sentendo che l'abbraccio si faceva più stretto, si lasciò andare al bisogno sempre 15


più urgente, acuito da quel contatto sensuale. Si scoprì a volere di più, a desiderare ciò che sognava di notte nel suo letto, quando tutta la casa dormiva e il fuoco nei caminetti languiva. Avvertì la sua mascolinità attraverso il tessuto di lana dell'abito, mentre lui piegava il capo di lato e interrompeva il contatto delle labbra. «Dio Onnipotente!» L'esclamazione che proferì non aveva niente di dolce, né di gioioso. Era dura, carica di collera e incerta. Le stuzzicò la gola, mordendole la carne in una muta richiesta di qualcosa di più di un semplice bacio. Quando le fece correre il pollice su un capezzolo indurito da sopra il tessuto dell'abito Aurelia sentì dissolversi quel frammento di controllo che ancora era riuscita a mantenere. La tenne ferma contro la luce del crepuscolo nel silenzioso paesaggio deserto mentre la sua carezza si faceva più urgente, finché non fu scossa da un lungo fremito. Quando le sollevò il mento lei si sentì annegare nell'oro dei suoi occhi e inconsapevolmente gli fece scorrere le dita sul collo, graffiandogli la pelle con le unghie mordicchiate. Non avrebbe saputo dire quanto durò quel momento, se un istante o un'eternità. Poi il mondo ricomparve intorno a loro e si ritrovarono uno di fronte all'altra in cima a Taylor's Gap. Aurelia provò un profondo imbarazzo. Si sentiva priva di forze e se lui l'avesse lasciata andare sarebbe caduta. Gli appoggiò il capo al torace e restò ad ascoltare il battito forte e sicuro del suo cuore. «Vi ringrazio.» Non sarebbe riuscita ad aggiungere altro ed era sicura che lui non si aspettasse niente di diverso. Tuttavia la consapevolezza del 16


terribile contegno che aveva tenuto le fece venir voglia di fuggire. Buon Dio! Stephen trasse un profondo respiro. Quella donna aveva abbandonato ogni difesa mentre lui la stava fissando, il corpo stretto al suo e un'espressione di meraviglia negli occhi. I lunghi capelli rossi gli erano ricaduti sulla pelle, avvolgendolo con il loro profumo come fossero tante spire. Non conosceva niente di lei, tranne che provava un'incredibile attrazione nei suoi confronti. La desiderava con tutto se stesso. Sognava di sdraiarsi con lei sotto i cespugli alle loro spalle e toglierle quei pesanti abiti neri. Gli sarebbe piaciuto vedere le sue esili braccia illuminate dalla luce della luna che stava per sorgere mentre le accarezzava la pelle nuda. Avrebbe voluto fare l'amore con lei fino ad annullarsi in quell'ipnotizzante piacere. Aurelia percepì la sua eccitazione. Notò il pericoloso luccichio negli occhi di Lord Hawkhurst e sentì la bocca che si inaridiva mentre il suo respiro si faceva più affrettato. Lui inalò il suo profumo seducente e tentatore e dovette far ricorso a tutta la sua educazione di gentiluomo per non cedere. «Andate.» Fu tutto ciò che riuscì a dire, perché non si fidava di aggiungere altro. «Vi manderò gli inviti.» Lei dovette indovinare l'irritazione nelle sue parole perché si ritrasse. Il suo viso sparì nell'ombra e i capelli si mossero al tenue soffiare della brezza mentre gli voltava le spalle. Un rumore di passi leggeri e poco dopo era svanita. Stephen si appoggiò al robusto legno del para17


petto in preda allo sconforto. La depressione ormai lo attanagliava a ogni ora del giorno. I demoni del suo passato continuavano ad assalirlo, costringendolo a dubitare delle azioni commesse nel perseguimento della giustizia. Era davvero stato tutto inutile? Con la mano cercò la fiaschetta del brandy nella tasca interna della giacca e sciolse la catenella d'argento. Bevve un lungo sorso con la convinzione che lo stordimento procuratogli dal forte liquore fosse l'unico rimedio che gli permetteva di mantenersi sano di mente. La carrozza che aveva noleggiato la stava aspettando nel punto in cui l'aveva lasciata. Lei salì e ordinò al cocchiere di partire immediatamente. Lasciare quel luogo era tutto ciò che desiderava in quel momento. Non sarebbe dovuta andare lì, ma il ricordo di sua madre era stato troppo intenso e quel giorno, durante il tragitto tra la fabbrica e Londra, aveva ceduto all'impulso di fermarsi. Sylvienne l'aveva condotta lì spesso perché le diceva che le rammentava un posto a lei caro, in Provenza, dove era solita sentire il mistral sul viso. Aurelia restava a lungo con lei, tenendola per mano mentre la madre ascoltava il silenzio, pervasa da una sottile melanconia. Poi si dirigevano verso un villaggio poco lontano e mentre mangiavano in una piccola locanda Sylvienne le raccontava della sua infanzia, del sole che illuminava il cielo di Francia, delle strade ombreggiate dalle verdi chiome degli alberi e dei campi pieni di fiori. E adesso a quel luogo era legato un altro ricordo. 18


Aurelia aveva riconosciuto Lord Hawkhurst nel preciso istante in cui lo aveva scorto appoggiato al parapetto che dava sulla scogliera, con il mantello nero sferzato dal vento. Nonostante mille timori e apprensioni, qualcosa l'aveva spinta ad avvicinarsi. Adesso però non poteva fare a meno di chiedersi se la sua ridicola reazione a quel bacio le avesse fatto guadagnare un favore, o perderne uno. Ripensando a ciò che era accaduto con Lord Hawkhurst non poté fare a meno di arrossire e deplorare la propria inammissibile condotta. Avrebbe dovuto insistere perché accettasse il ciondolo come pagamento, invece si era lasciata tentare dal desiderio di vivere un istante di passione e di sperimentare la sensazione nuova della fusione di due anime. La sua bocca si curvò in un sorriso ironico. Bene, adesso lo aveva scoperto. Sfiorò con le dita le labbra nella speranza di far rivivere l'euforia e la delizia provate. Sensazioni che sua madre aveva cercato per tutta la vita attraverso numerosi amanti. Una ruga si formò sulla fronte di Aurelia. Non poteva permettere che sentimenti a lungo tenuti a bada sprizzassero fuori, rischiando di esporla allo scandalo. A quale dei due genitori voleva assomigliare? Qualche momento prima avrebbe scelto senza esitazione suo padre, ma ora... No. Doveva fermare quell'impulso, prima che scaturissero altre emozioni. Aveva già pagato a caro prezzo scelte avventate e adesso c'erano altre persone che dipendevano da lei. Trasse un profondo respiro, si lisciò le gonne e 19


tirò su i guanti. Era una vera esperta nel mostrare di avere il completo controllo delle proprie emozioni. Il sorriso di disinvolta indifferenza aveva già ripreso ad aleggiarle sulle labbra e i battiti impazziti del cuore erano tornati a un ritmo normale. Lord Stephen Hawkhurst doveva essere evitato a qualsiasi costo. Almeno suo cugino Charles le aveva insegnato come tenere lontano un uomo.

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I dilemmi di una gentildonna ANNE HERRIES INGHILTERRA - SPAGNA - GRECIA, 1557 - Prigioniera sulla nave del capitano Sylvester, Maribel si sente libera e felice per la prima volta nella vita. Eppure lui è solo un pirata!

Fascino scozzese ANN LETHBRIDGE SCOZIA, 1822 - Algida e bellissima, Charity è una donna perduta. Logan Gilvry è un attraente contrabbandiere scozzese. Tra loro sboccia un sentimento che pare impossibile.

I peccati di Lady Anna LAUREL MCKEE IRLANDA, 1799 - Ammirata per la sua incredibile bellezza, Lady Anna nasconde a tutti la propria vera natura. Solo il pericoloso Duca di Adair riesce a vedere oltre la maschera.

Amanti a mezzanotte SOPHIA JAMES LONDRA, 1855 - Aurelia è accusata di alto tradimento. Lord Stephen è un agente segreto al servizio della Corona. Così, mentre di giorno indaga su di lei, dopo la mezzanotte...


Lord Sin KAREN HAWKINS SCOZIA, 1812 - Bello come il peccato, Alton Sinclair è il sogno di ogni donna. L'unica che l'ha rifiutato, umiliandolo, è Rose Balfour. E sedurla sarà una vendetta dolcissima.

L'ombra del tradimento JOANNA FULFORD NORVEGIA, IX SECOLO - Astrid si è innamorata di Leif quando lui l'ha salvata. Ora l'accusano di averlo venduto al nemico. Come potrà dimostrargli la propria innocenza?

Il signore di Stonegrave Hall HELEN DICKSON INGHILTERRA, 1820 - Con la sua vitalità, Victoria rischiara il cupo maniero e il cuore di Lord Rockford. Ma quella luce potrebbe svelare oscuri segreti. E minaccia il loro amore.

Cinque giorni, cinque notti BRONWYN SCOTT INGHILTERRA, 1839 - Annorah vuole assaporare la passione. Così decide di ingaggiare un amante esperto e riservato che le insegni le gioie dell'amore. Solo che Nicholas D'Arcy... Dal 3 giugno


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