916 - La figlia della cortigiana - M. Hunter 917 - Carezze rubate - M. McPhee 918 - L'erede dei Montague - A. McCabe 919 - Il prigioniero vichingo - M. Willingham 920 - I dilemmi di una gentildonna - A. Herries 921 - Fascino scozzese - A. Lethbridge 922 - I peccati di Lady Anna - L. McKee 923 - Amanti a mezzanotte - S. James 924 - Lord Sin - K. Hawkins 925 - L'ombra del tradimento - J. Fulford 926 - Il signore di Stonegrave Hall - H. Dickson 927 - Cinque giorni, cinque notti - B. Scott 928 - Una sposa per due - K. Hawkins 929 - Un marchese sotto accusa - A. Everett 930 - Fiamma d'Irlanda - L. McKee 931 - Tentazione nelle Highlands - T. Brisbin 932 - Il visconte cerca moglie - K. Hawkins 933 - Una damigella da salvare - M. Nichols 934 - Una contessa in fuga - A. McCabe 935 - Il segreto del vichingo - M. Willingham
KAREN HAWKINS
Il visconte cerca moglie
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: How to Entice an Enchantress Pocket Books A Division of Simon & Schuster, Inc. - New York © 2013 Karen Hawkins Traduzione di Federica Isola Pellegrini Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici agosto 2014 Questo volume è stato stampato nel luglio 2014 presso la Rotolito Lombarda - Milano I GRANDI ROMANZI STORICI ISSN 1122 - 5410 Periodico settimanale n. 932 dello 01/08/2014 Direttore responsabile: Stefano Blaco Registrazione Tribunale di Milano n. 75 dello 01/02/1992 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
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Dal diario della Duchessa di Roxburghe Oh, il peso della fama! Ormai sono nota in tutta la Scozia, negli angoli più remoti del regno, in realtà, come una vera e propria Regina di Cuori per la mia capacità di combinare matrimoni. Si tratta di un fardello contrario a tutti i miei principi, dal momento che aborro interferire nell'esistenza di altre persone. Tuttavia, grazie allo strepitoso successo dei miei ricevimenti e all'infallibile fiuto che mi consente di individuare una potenziale unione fra i candidati più inverosimili, mi attribuiscono il merito di aver aiutato numerosi giovani, uomini e donne, a contrarre un brillante matrimonio. Di conseguenza, ogniqualvolta mi limito ad accennare all'eventualità di organizzare un ballo o una riunione di ospiti, vengo letteralmente sommersa da consigli, suggerimenti e... sì, richieste di inviti. Coloro che mi conoscono si rendono conto della verità, ovviamente, ossia che io non mi immischio mai negli affari altrui. Cionondimeno, solo molto, molto di 5
rado, mi sento in dovere di accantonare il mio innato riserbo e, con una piccola spinta, di aiutare la natura. Ma solo in pochissimi, specialissimi casi. In effetti, uno di quei casi, il più impegnativo che abbia mai affrontato, mi sta aspettando in questo stesso momento nel salotto azzurro. La Duchessa di Roxburghe veleggiò giù dallo scalone, la parrucca rossa saldamente appuntata sui capelli grigi. Il suo abito da mattina di seta azzurra ondeggiava e frusciava mentre i carlini le saltellavano attorno, due dei quali cercavano addirittura di addentare i lembi fluttuanti della fascia che le cingeva la vita. I carlini erano sei: Feenie, Meenie, Teenie, Weenie, Beenie e Randolph, il più anziano di diversi anni. Sempre più grigio e abitualmente dignitoso, da un certo tempo si rifiutava di scendere le scale dietro i cani più giovani e restava sul gradino più alto con un'aria talmente avvilita che Sua Grazia aveva incaricato un valletto di portarlo giù in braccio. MacDougal, il maggiordomo, lo riteneva un provvedimento eccessivo. Avendo notato la relativa agilità con cui correva su e giù dalle scale quando veniva attirato da una leccornia, era convinto che Randolph prendesse in giro Sua Grazia. Non che si sarebbe mai sognato di dichiararlo ad alta voce. Era al servizio della duchessa da troppi anni per ignorare che, sebbene fosse consentito definire i carlini testardi, vivaci e indisciplinati, non conveniva accusarli di infingardaggine e falsità. La duchessa giunse in fondo allo scalone e Angus, il valletto, si chinò per depositare Randolph sul pavimento. «Bravo ragazzo» tubò Sua Grazia. 6
Un'espressione orgogliosa si dipinse sul viso lentigginoso di Angus. «Grazie.» MacDougal gli scoccò un'occhiataccia. «Sua Grazia stava parlando al cane, stupido.» Il valletto arrossì. «Oh, perdonatemi, Vostra Grazia.» «Stavo appunto per rivolgermi a te. Hai portato giù Randolph con la dovuta delicatezza.» «Siete troppo buona, Vostra Grazia.» Angus non seppe resistere alla tentazione di lanciare al maggiordomo un'occhiata di trionfo. MacDougal la ricambiò con una talmente severa che la sua espressione compiaciuta scomparve all'istante. Rallegrandosi di aver redarguito quel presuntuoso, il maggiordomo sorrise alla duchessa. «Come avevate ordinato, Vostra Grazia, abbiamo accompagnato il vostro ospite nel salotto azzurro, ma non riusciamo a trovare Lady Charlotte.» «Deve essersi addormentata da qualche parte. Ha preso questa pessima abitudine da quando ha cominciato a leggere romanzi per tutta la notte.» «Bene, Vostra Grazia. Manderò qualcuno a dare un'occhiata a tutti i sofà del castello.» MacDougal si rivolse ad Angus. «Muoviti! E non lasciarti sfuggire un solo divano finché non avrai rintracciato Lady Charlotte.» «Sissignore!» Il valletto si affrettò ad allontanarsi. La duchessa portò lo sguardo sulla porta a due battenti da cui si accedeva al salotto. «Spero che abbiate sistemato comodamente il nostro ospite.» «Abbiamo fatto il possibile, Vostra Grazia, ma...» Il maggiordomo sospirò. «Non tocca a me criticare i vostri visitatori, però questo in particolare è un tanti7
no...» Aggrottò le sopracciglia in cerca della parola adeguata. «... scontroso.» «Maleducato, intendete.» «Non mi sognerei mai di dire una cosa del genere di uno dei vostri ospiti.» «Io sì. È noto che Lord Alasdair Kirk ringhia a chiunque gli si avvicini. Ha dei modi terribili.» «Potrebbe essere comprensibile, considerata...» Il maggiordomo volse lo sguardo attorno nell'atrio deserto prima di battersi un dito sulla guancia. «La sua cicatrice.» «Esatto, Vostra Grazia. È orrenda. Fatta eccezione per quella, sarebbe un uomo attraente, il che la rende ancora peggiore. Inoltre, zoppica e dà l'impressione di soffrire quando cammina. Se avessi una simile cicatrice sul viso e zoppicassi, sarei sgarbato anch'io.» «Sciocchezze!» ribatté la duchessa. «Non è una buona ragione per trattare male la gente.» Sebbene non ne fosse tanto sicuro, MacDougal annuì. «Avete ragione. Suppongo che non sia venuto per chiedervi di combinargli un matrimonio. Sarebbe un'impresa quasi disperata.» «Naturale che è venuto per questo. Lord Kirk è uno dei miei figliocci. Ma non temete. Lady Charlotte e io siamo perfettamente consapevoli della sfida che costituisce.» La duchessa abbassò la voce a un bisbiglio. «Sua madre, che Dio l'abbia in gloria, è mancata quanto lui era molto giovane, un anno dopo suo padre.» «È molto triste, Vostra Grazia.» «E non è tutto. Rimasto orfano, Lord Kirk è stato affidato alle cure di uno zio, che dovendo occuparsi dei propri figli ha lasciato che lo allevasse la servitù. 8
Sopraffatti dalla compassione, i domestici lo hanno viziato in modo vergognoso. In seguito, come se non bastasse, Kirk ha sposato una fanciulla che, benché incantevole, era del tutto priva di spina dorsale.» «Esiste una Lady Kirk?» «No. Ha perduto la vita nello stesso incidente in cui lui è rimasto ferito. Dopo la sua dipartita, Kirk si è chiuso in casa ed è raro che onori l'alta società con la sua presenza.» «Pover'uomo. Sarà un caso difficile, Vostra Grazia.» «Più di quanto pensiate. Ma, dato che sua madre era una mia carissima amica, non posso ignorare la richiesta di aiuto di Kirk, per quanto esasperante lui possa essere.» La duchessa raddrizzò le spalle. «Immagino che sia inutile continuare a rinviare questo incontro. Vi prego di mandarmi Lady Charlotte appena l'avrete trovata.» Con il piglio di un generale che marci sul campo di battaglia, si diresse verso il salotto azzurro, seguita dai cani. Varcata la soglia, chiuse la porta dietro di sé e portò lo sguardo all'altra estremità della stanza. Alto e dotato di spalle possenti, Alasdair Dunbar, Visconte Kirk, stava in piedi accanto a una finestra affacciata sul prato antistante. Il sole del mattino conferiva alla sua pelle una tonalità dorata. I suoi capelli scuri erano più lunghi di quanto dettasse la moda, con una pennellata d'argento all'altezza di una tempia. Visto di profilo, era straordinariamente bello ma altero, simile alla statua di un dio greco. Margaret fece un profondo respiro e attraversò la stanza. Al fruscio delle sue gonne, Lord Kirk indurì l'espressione e si voltò. 9
Pur avendo saputo che cosa aspettarsi, lei fu costretta a reprimere un gemito di sgomento. Un lato del suo viso era deturpato da una spessa, orrida cicatrice che gli tagliava in due il sopracciglio, passava al di sopra della palpebra e proseguiva lungo la guancia, sfiorando l'angolo della bocca e terminando sul mento. Sebbene fosse stata una ferita netta, chiunque l'avesse suturata lo aveva fatto con una grossolanità che le procurò una stretta al cuore. Se fosse capitato nelle mani di un abile chirurgo, benché lunga, la cicatrice non sarebbe stata così tesa né tanto raggrinzita. Ma Kirk si era trovato in mare quando era rimasto ferito e quindi era stato ricucito dall'unico medico disponibile. Sua Signoria inclinò la testa in modo pressoché impercettibile, la rigidità del cenno messa in risalto dal bastone dal pomo d'oro che aveva in mano. Con una lieve smorfia, Margaret si rese conto di averlo fissato più a lungo di quanto fosse cortese e si rimproverò mentalmente mentre avanzava con la mano tesa, i carlini che le trotterellavano dietro. «Come state, Lord Kirk?» Lui le prese la mano e si chinò su di essa, scoccandole un'occhiata di scherno da sotto le lunghe ciglia mentre si raddrizzava. «Bene quanto può stare chiunque abbia una cicatrice che induce a boccheggiare perfino la più imperturbabile padrona di casa del bel mondo.» «Non esagerate. Può darsi che vi abbia fissato, ma non ho boccheggiato. Francamente, non riesco a vedere la vostra cicatrice senza rammaricarmi di non avervi potuto affidare alle cure del mio medico. I suoi punti sono eccezionali.» «Vi assicuro che sono avvezzo a essere fissato.» 10
«Sciocchezze. Sono stata scortese e vi prego di accettare le mie scuse.» Margaret indicò il gruppo di poltrone e sofà posto accanto al fuoco. «Vogliamo accomodarci?» Kirk scrollò le spalle e si avviò verso al zona riservata alla conversazione, senza curarsi che lei lo seguisse o meno. Margaret soffocò un sospiro. Un gentiluomo le avrebbe offerto il braccio o le avrebbe permesso di precederlo. Ma lui proseguì, del tutto ignaro dell'errore che aveva commesso. Randolph gli corse dietro e gli annusò gli stivali. Kirk lo fulminò con un'occhiata, palesemente contrariato. Margaret si accorse di avere stretto i pugni lungo i fianchi. Il povero Randolph non aveva fatto niente per meritare un simile trattamento. Appoggiandosi pesantemente al bastone, lui raggiunse la poltrona più vicina all'enorme camino e vi si lasciò cadere senza attendere che la duchessa si fosse seduta. Esasperata, lei occupò la poltrona di fronte alla sua. «Vedo che siete di cattivo umore. La gamba deve dolervi con questo freddo.» «Davvero una brillante deduzione. Adesso noterete che ho gli occhi castani e mi appoggio alla gamba sinistra.» Il troppo era troppo. «Alasdair, smettete subito di comportarvi come un cocciuto bifolco!» Lui sgranò gli occhi. Dopo un breve silenzio, scoppiò in una fragorosa risata che lo fece apparire molto più giovane. «Non udivo quell'appellativo e quel tono da quando è mancata mia madre.» «Quale appellativo? Alasdair o cocciuto bifolco?» «Tutti e due, in effetti.» 11
«Vostra madre non avrebbe mai tollerato un comportamento del genere.» «No, non lo avrebbe tollerato.» Kirk la osservò con qualcosa di simile al rispetto. «Mi dispiace di essermi trascinato dietro il mio pessimo carattere.» «E a me dispiace che il nostro incontro sia iniziato così male. Dunque, che cosa vi porta a Floors Castle?» «Lo sapete benissimo. Sono venuto perché ho deciso di sposarmi. O, meglio, di risposarmi.» «Avete conquistato l'affetto di una certa fanciulla, allora? Quella che avevate menzionato in precedenza?» Kirk si accigliò. «Credevo che combinare un matrimonio fra due candidati improbabili fosse la vostra specialità.» «Ah. Quindi il matrimonio è diventato improbabile.» «Lo è sempre stato, ed è per questo che sono qui. Come avrete notato, le sottigliezze non sono il mio forte. Da quando è morta mia moglie...» «Sei anni or sono, non è vero?» «Sette. Ho sposato Elspeth quando ne avevo diciotto e, sebbene non sia durata che tre anni, la nostra unione è stata felice.» Sembrava promettente, anche se all'epoca doveva essere stato diverso dall'uomo burbero e villano che era attualmente. Kirk si spostò sulla poltrona, trasalì e si afferrò il ginocchio. Margaret rimase in silenzio e, dopo un istante, lui tornò ad appoggiarsi allo schienale della poltrona. «Scusatemi. A volte, il ginocchio...» Agitò la mano in un gesto spazientito. «Come vi stavo dicendo, da quando è mancata Elspeth sono vissuto da 12
solo e ho frequentato di rado la buona società.» «Per quale motivo, di grazia?» «Mi ero stufato di vedere la gente ritrarsi quando entravo in una stanza.» «Capisco. Vi siete nascosto da quelle reazioni.» «Nascosto? No. Mi sono rifiutato di curarmene. Sono piuttosto felice con i miei libri e la mia musica. O lo ero fino a quando...» Un lampo gli sfrecciò negli occhi, ma lui abbassò lo sguardo sulla mano che continuava a stringere il ginocchio. «Per quanto detesti ammetterlo, è apparso sempre più chiaro che l'isolamento mi aveva privato della poca affabilità che possedevo una volta.» «Me ne sono accorta. Non posso che rallegrarmi che vostra madre non sia stata in grado di assistere alla vostra decadenza. Vi avrebbe tirato le orecchie per aver vanificato tutta la fatica che aveva compiuto per educarvi.» Gli occhi di Lord Kirk sfavillarono di ilarità. «Ah, senza dubbio. Non si asteneva mai dall'esprimere la propria opinione.» «L'ho sempre ammirata per la sua capacità di parlare senza peli sulla lingua.» «Anche lei vi ammirava, ed è per questo che vi aveva scelta come mia madrina. Quando sono venuto qui alcuni mesi or sono, abbiamo parlato di...» La porta si spalancò e Lady Charlotte irruppe nella stanza, un libro sotto un braccio, l'altra mano sulla cuffia di pizzo che le pendeva su un orecchio. I cani si precipitarono verso di lei, abbaiando eccitati. «Silenzio!» li rimproverò Lady Charlotte, facendosi strada fra loro. I carlini smisero di abbaiare e agitarono la coda. «Buon Dio, Margaret, ero appena ar13
rivata alla scena in cui Rosaline bacia finalmente Lord Kestrel e...» «Rosaline? Lord Kestrel? Di chi state...?» Charlotte sollevò il libro. «Ah.» «Dovreste leggerlo. È talmente avvincente... Comunque, come stavo dicendo, Rosaline stava per baciare Lord Kestrel quando un valletto ha bruscamente interrotto la mia lettura e mi ha praticamente trascinata nell'atrio... il che è stato oltremodo seccante, dal momento che sono certa che Lord Kestrel non sia l'uomo gentile che crede la povera, cara Rosaline, anche se lui afferma di nutrire un profondo affetto per lei e... Oh!» Charlotte si arrestò di colpo. «Lord Kirk!» Si abbassò in una riverenza. «Perdonatemi, non vi avevo visto.» Lui inclinò la testa, ma non accennò ad alzarsi. Margaret represse a stento l'impulso di prenderlo a calci. «Vi ricordate di Lady Charlotte, vero, milord?» «Naturalmente.» Charlotte avanzò con la mano tesa. «Come state?» Lui portò lo sguardo al di là della mano, la mascella contratta. «Perdonatemi, ma ero nel bel mezzo di una conversazione privata con Sua Grazia.» «Oh, lo immagino. Dovrete giudicare ingiurioso il semplice fatto che io sia qui.» Con un sorriso serafico, Charlotte ignorò l'espressione indignata di Kirk e occupò la poltrona accanto a quella di Margaret. «A quanto pare, non sono stato abbastanza chiaro. Devo parlare di una faccenda personale con Sua Grazia.» «Ma io sono già a conoscenza delle vostre faccende personali. Di tutte quante.» 14
Quando il visconte si irrigidì, Margaret si affrettò ad aggiungere: «Charlotte è la mia confidente. Accade ben poco a Floors Castle di cui lei non sia al corrente». «Non mi piace costituire un argomento di conversazione.» «Oh, non piace a nessuno» gli assicurò Charlotte. «Ma come potrei aiutare Sua Grazia se ignoro che cosa le occorre? Consideratelo un pettegolezzo necessario. Forse lo troverete più accettabile.» «Ne dubito.» Senza scomporsi, l'anziana dama depositò il libro su un tavolino laterale. «Se può consolarvi, milord, vi comunico che non è stata una conversazione molto lunga né, a onor del vero, particolarmente interessante.» Anziché dare in escandescenze come si era aspettata la duchessa, Kirk rivolse a Charlotte un riluttante cenno di approvazione. «Siete onesta, ve lo concedo. Fin troppo.» «Detesto le persone che spalmano di miele le loro parole fino a renderle troppo appiccicose per poterle pronunciare.» «È comprensibile. Bene, immagino che non abbia importanza chi viene a conoscenza di cosa, purché rimanga fra queste quattro mura.» Lord Kirk riportò lo sguardo su Margaret. «Sarò breve. Tempo fa vi siete offerta di aiutarmi a destare l'interesse della fanciulla a cui sono interessato.» «Miss Dahlia Balfour, se la memoria non mi inganna.» «Già. Mi avete offerto il vostro aiuto in cambio di un favore, cosa che ho trovato piuttosto curiosa.» 15
«Curiosa, ma indispensabile.» «Quello che ignoravo all'epoca è che il compito che mi avevate assegnato si sarebbe rivelato infinitamente più disgustoso di quanto avessi previsto.» «Non vi avevo chiesto che di esigere che il vostro vicino, Sir Balfour, vi restituisse il prestito che gli avevate generosamente concesso alcuni mesi prima. Mi avete accontentata e la vostra richiesta ha avuto un esito oltremodo positivo.» «Positivo per chi?» «Per la sorella di Dahlia. Lily si è precipitata da me, la sua madrina, in cerca di aiuto. E con un risultato molto soddisfacente.» «Molto soddisfacente» ribadì Lady Charlotte. «Il più soddisfacente di tutti.» E, nel caso Kirk non avesse compreso, si sporse in avanti per bisbigliare: «Il matrimonio». «State dicendo che, per il fatto che io ho preteso la restituzione di quel prestito, Miss Lily ha tentato di fare un buon matrimonio?» «Non ha tentato di farlo, lo ha fatto» ribatté Margaret. «In effetti, è al settimo cielo.» «E ricca» aggiunse Charlotte. «Diamine, è diventata una principessa.» Lui assottigliò le labbra. «Anche se l'esito può essere stato soddisfacente per Miss Lily, lo è stato molto meno per me.» La duchessa inarcò un sopracciglio. «Oh? Sir Balfour non vi ha restituito il prestito?» «Sì, me lo ha restituito. Ma a me non interessa il denaro, di cui non ho mai avuto bisogno. Ciò che mi sta a cuore è l'opinione di Miss Dahlia su di me, che era già tutt'altro che buona. Adesso mi giudica l'uomo 16
più crudele, abietto e spregevole che esista sulla faccia della terra.» Margaret si sforzò di apparire stupita, ma dovette fallire, dato che Kirk corrugò le sopracciglia. «Sapevate che si sarebbe infuriata con me.» «Non lo sapevo, mi limitavo a sospettarlo.» «Eppure, mi avete chiesto di comportarmi in quel modo pur essendo a conoscenza dei miei sentimenti per Miss Dahlia.» «Oh!» Lady Charlotte batté le mani. «Siete innamorato di Dahlia Balfour. Che meraviglia!» «Non dite assurdità. La tengo nella massima considerazione, com'è normale che faccia.» Charlotte non sarebbe potuta apparire più delusa. «Solo considerazione? Niente di più?» «Una sincera considerazione.» «Ma... e l'amore?» «L'amore è uno stato d'animo intricato e caotico, che si addice ai giovani e agli sciocchi. Ora che sono più vecchio, non è necessario che mi disturbi a provarlo di nuovo. Sarei di certo più felice se ci accontentassimo di essere compatibili, come lo sarebbe Miss Dahlia con me.» «Vi chiedo perdono, ma avete detto che non è necessario che vi disturbiate a innamorarvi di nuovo?» «Sono già stato sposato. Ho conosciuto la grande passione, come la definiscono alcuni, e ho chiuso con quelle inutili complicazioni. Adesso voglio pace, silenzio e la compagnia di una donna gradevole.» Margaret, che si era augurata che i sentimenti di Kirk si fossero intensificati negli ultimi mesi, dovette giungere alla conclusione che si era trattato di una pia illusione. «Lord Kirk, voi potete anche considerarvi 17
non più giovane... e potrei dissentire... ma Miss Dahlia è giovane. Molto giovane, in effetti, e potrebbe essere di un altro parere.» «Probabilmente. Se c'è una pecca nella sua indole, è la tendenza a vedere la vita sotto una luce eccessivamente sentimentale.» Charlotte sbatté le palpebre. «Quindi voi... mentre lei... Oh, Signore!» Margaret scosse la testa. «Prima di continuare con questa conversazione, vi siete informato di come vi giudica Miss Balfour in veste di corteggiatore?» «Oh, lo so bene. Mi considera un vecchio, decrepito vicino che ha brutalmente costretto suo padre a restituire un prestito, obbligando sua sorella a vendersi al miglior offerente.» «Sembra che ne siate sicuro.» «Lo sono. Me l'ha detto lei e con queste precise parole.» Margaret sospirò. «Non è una bella notizia.» Non si era aspettata che Dahlia continuasse a serbargli rancore anche dopo che Lily si era felicemente sposata. «Deve essersi un tantino addolcita dal giorno del matrimonio della sorella.» «Non la conoscete, se pensate che potrebbe avere un'idea più benevola di un uomo che crede che abbia offeso i suoi familiari. È molto protettiva nei loro confronti. Assurdamente protettiva.» «Deve rendersi conto che Sir Balfour non avrebbe mai dovuto chiedere un simile prestito.» Charlotte assentì. «E fingere che gli occorreva per le figlie, come aveva dichiarato quando vi ha chiesto di prestargli quella somma.» «Era una menzogna» continuò Margaret, «dal mo18
mento che lo ha speso per ampliare le sue serre e comprare altre rose.» «Non importa come abbia speso il denaro o se abbia mentito. Dahlia difende la sua famiglia a spada tratta, a torto o a ragione. Adesso non mi rivolge la parola, non risponde alle mie lettere, non guarda nemmeno nella mia direzione quando ci incontriamo. È come se per lei fossi morto.» Charlotte si morse il labbro. «Misericordia.» Anche se ne conveniva, Margaret non intendeva arrendersi prima ancora di avere iniziato. «Forse potrei modificare la sua opinione confessandole la verità, e cioè che avete preteso la restituzione del prestito su mia richiesta.» «Non potete confessarle un bel niente.» «E perché no?» «Perché allora vorrebbe sapere per quale motivo io abbia acconsentito... e non potete rivelarle che l'ho fatto perché intendevo conquistare il suo affetto. Se adesso tiene alta la guardia, immaginate quanto la alzerebbe se ne venisse a conoscenza.» Kirk aveva ragione, accidenti. «Abbiamo le mani legate, Vostra Grazia. Non possiamo confessare la verità.» La duchessa tentò di non lasciar trapelare la propria costernazione. «Si tratta di un problema insignificante. Mi verrà in mente una soluzione, non temete. Nel frattempo, ci sono altre questioni che dobbiamo sistemare.» «Quali altre questioni?» Kirk si massaggiò il ginocchio, consentendole di notare quanto fossero belle e affusolate le sue mani, simili a quelle di un pittore o di un pianista. 19
«Se desiderate partecipare alla mia riunione di ospiti, dovrete rispolverare le vostre buone maniere, mio caro.» «Che mi venga un... No. Non è necessario.» «Oh, sì. Vi ho promesso che avrei escogitato un sistema per conquistare Miss Balfour, e questo rientra nel mio piano. Imparerete a comportarvi come un gentiluomo.» «State complicando inutilmente questa faccenda. Quello che voglio è semplice: sposare Dahlia Balfour.» «E, per riuscirci, dovrete imparare di nuovo tutto ciò che avete dimenticato.» Il furore gli aveva sbiancato la bocca. «Non sarei in grado di sopportarlo.» «Dovrete farlo.» «Posso ricordarvi che sono già stato sposato? Elspeth non ha mai criticato le mie maniere.» «Elspeth non era Dahlia Balfour, che, come avete affermato voi stesso poco fa, è una ragazza sentimentale.» Charlotte si sporse di nuovo in avanti, gli occhi brillanti di curiosità. «Vogliate scusarmi, ma siete vedovo?» «Mia moglie è mancata durante il nostro viaggio di ritorno dall'India, sette anni or sono.» L'anziana dama fece schioccare la lingua. «Era forse stata morsa da un ragno? Ci sono più di venti specie di ragni in India.» Margaret la fissò a bocca aperta. «Come fate a saperlo?» «C'era un articolo sull'argomento nel Morning Post della settimana scorsa.» 20
«Non è stato un ragno.» La voce di Kirk vibrava di irritazione. «Mia moglie e io stavano ritornando dall'India quando è scoppiato un incendio a bordo. Noi lo ignoravamo, ma oltre ai nostri bagagli il veliero trasportava dei barilotti di polvere da sparo.» «Molto pericoloso.» «E illegale. Ho scoperto in seguito che il capitano aveva nascosto i barilotti nella stiva per guadagnare del denaro supplementare e non pagare l'imposta doganale. Di conseguenza, non li aveva dichiarati nella nota di carico, che Dio maledica la sua anima nera!» Margaret provò un moto di compassione. «Non sarebbe mai dovuto accadere.» «È acqua passata» ribatté lui in tono aspro. «Adesso sono pienamente soddisfatto dell'esistenza che conduco.» «O lo eravate finché non avete conosciuto Miss Balfour» gli ricordò Margaret. Kirk cominciò a contraddirla, ma, dopo avere incontrato il suo sguardo per un lungo istante, aggiunse: «È strano, lo ammetto. L'avevo già vista, sapete. È mia vicina e dovevamo esserci incontrati in centinaia di occasioni senza prestare la benché minima attenzione l'uno all'altro. Ma quella volta...». Scosse il capo, l'espressione vagamente sorpresa. «Sì?» lo spronò Charlotte. «Quella volta?» «I Balfour sono miei vicini da prima che mi sposassi, a diciotto anni, ma non avevo mai avuto molti contatti con loro. Le ragazze erano più giovani di me e, dopo il mio matrimonio, le avevo viste di rado. E dopo l'incidente...» «Non avete più visto nessuno» concluse Margaret. «Non di proposito. Un giorno che il mio maggior21
domo era ammalato, presi la carrozza per andare a ritirare i libri che avevo ordinato. Mentre uscivo dall'ufficio postale, mi imbattei in Dahlia. Letteralmente. Avevo le braccia così cariche di pacchi che ero incapace di vedere al di sopra e... be', lei era lì.» Margaret e Charlotte si scambiarono un'occhiata. Si percepiva un'inconfondibile tenerezza nella voce del visconte. Lord Kirk si massaggiò distrattamente il ginocchio. «L'avevo già vista, ovvio, ma non ci eravamo mai scambiati più di un cenno di saluto. Ma poi lei notò i libri che tenevo fra le braccia e si illuminò come... Non riesco a descriverlo.» «Sembra promettente.» «Sembra poetico» precisò Charlotte. «Fu effettivamente promettente, ma non poetico. Quell'incontro contribuì soltanto a dimostrarmi che esisteva una persona... una donna... che condivideva la mia passione per la lettura. Era la prima volta che mi capitava. Elspeth non leggeva mai.» Una scrollata di spalle. «Comunque, cominciammo a parlare dei libri che amavamo e dei nostri autori preferiti. Per quanto bizzarro possa sembrare, restammo per due ore in mezzo alla strada, citando poesie e discutendo sulle opere che avevamo letto entrambi. Fu come se, aprendo insieme un volume, ci fossimo trovati fra le sue pagine.» Margaret annuì. Buon Dio, era perdutamente innamorato e non se ne rendeva neppure conto! «Oh, cielo!» esclamò Charlotte. «Sembra uno dei miei romanzi.» Lui si accigliò. «Vi prego di non trasformare questa faccenda in quello che non è. Dahlia e io abbiamo 22
molte cose in comune. Entrambi amiamo leggere, amiamo la poesia e ci piace la stessa musica. Le proposi di prendere in prestito tutti i libri che desiderava dalla mia biblioteca. Ne possiedo moltissimi, dal momento che per tanti anni sono stati la mia unica compagnia.» «Dunque, condividete diversi interessi. Suppongo che si tratti di un inizio» azzardò Margaret. Quando Charlotte la fissò stupefatta, le scoccò un'occhiata di avvertimento. Kirk non se ne accorse. «Dahlia andò in visibilio quando vide la mia biblioteca e non riuscì più a starne lontana. Veniva a trovarmi ogni settimana per parlare dei libri che aveva letto. Una volta, quando si trovava lì, la convinsi a suonare il pianoforte che avevo fatto venire dalla Francia come dono di nozze per Elspeth. Dahlia è straordinariamente dotata.» «Sembra perfetta.» «Andrà bene. Ha un aspetto gradevole, ama i libri, detesta le conversazioni superficiali e riesce a stare in silenzio per ore e ore mentre legge.» Kirk annuì, come per persuadere se stesso. «Sì, lei sarà un sposa adeguata.» «Adeguata?» Charlotte rischiò di strozzarsi. «Non avete altro da dire?» «È sufficiente.» «Capisco» ribatté Margaret. Kirk inarcò un sopracciglio. «Quindi mi aiuterete come avete promesso quando ho acconsentito a costringere Sir Balfour a restituire quel maledetto prestito?» «Ovviamente, ma devo essere chiara. Mentre io farò il possibile per aiutarvi a rientrare nelle grazie di 23
Miss Balfour, dovrete compiere uno sforzo anche voi.» «Uno sforzo? Per ottenere che cosa?» «Tutto ciò che vi dirò io. Per fortuna, possedete un notevole potenziale.» Charlotte lo studiò attentamente. «Un latente potenziale.» Margaret seguì la direzione del suo sguardo esperto. Sebbene gli abiti che indossava fossero passati di moda da almeno dieci anni, era vestito con cura. E c'era una solidità in lui che una donna non poteva non apprezzare. Una donna matura sì, ma forse non una tanto giovane. Se Lord Kirk voleva corteggiare Dahlia Balfour, avrebbe dovuto acquisire una certa raffinatezza. «Dobbiamo accompagnarlo da un sarto» disse a Charlotte. «Abiti nuovi, decisamente. E degli stivali decenti.» «E qualcuno che gli insegni ad annodare un fazzoletto da collo.» «Oh, senza dubbio.» Charlotte sollevò un carlino dal pavimento e se lo piazzò in grembo senza mai staccare gli occhi da Kirk. «Sapete danzare?» «Con questa?» Lui indicò la gamba rigida. «No, Cristo!» Charlotte scosse il capo. «Che linguaggio!» «Ah, dovremo modificare anche quello» dichiarò Margaret con aria assorta, compilando mentalmente una lista. «E il suo atteggiamento, che è sgarbato come...» «Basta così!» Lord Kirk afferrò il bastone e si mise in piedi a fatica. «Non sono certo venuto qui per essere insultato, signore!» 24
«No, siete venuto per essere trasformato in un uomo degno di una bella donna... una donna che evidentemente ritenete fuori dalla vostra portata.» Margaret attese che lui avesse assimilato quelle parole. «È incantevole.» «Sì.» «E vivace, se assomiglia alle sue sorelle.» «Molto vivace.» «E intelligente.» «È tutto questo, dannazione!» «In tal caso, voi dovrete essere tutto per lei.» Kirk strinse spasmodicamente le dita attorno al pomo del bastone. «Come diavolo mi è saltato in testa di venire qui? Avrei dovuto ammettere che non è per me e chiudere la questione. Invece no. Ho sperato.» Scoppiò in una risata amara e si avviò alla porta. «Sono un idiota.» «Lord Kirk?» lo richiamò la duchessa. «Per favore. Un'ultima domanda e poi potrete andarvene.» Dato che lui non si fermò, aggiunse: «Per amore di vostra madre». Anche se si irrigidì, Kirk si arrestò di colpo. Dopo un lungo istante, si volse verso di lei. «Sì?» «Mi rendo conto che possiate ritenerlo indiscreto, ma quanti anni avete?» «Che diavolo...» Lui fece una smorfia. «Ne ho compiuti ventotto la settimana scorsa.» «Solo?» trasecolò Charlotte. «Avrei giurato...» Intercettò il suo sguardo e avvampò. «Ventotto anni sono un'età meravigliosa, voglio dire.» «No, non sono un'età meravigliosa.» Margaret si alzò e si diresse verso di lui. «Sono l'età in cui un uomo dovrebbe essere già ammogliato e sistemato.» 25
Gli occhi del visconte sprizzarono fuoco e fiamme. «Ho chiuso con questa conversazione. Signore, mi dispiace di avere abusato del vostro tempo.» Rabbuiandosi sempre di più, cominciò a girarsi di nuovo verso la porta. «Dal momento che non desiderate destare l'interesse di Miss Balfour, non vi importerà se rivolgo altrove la sua attenzione.» Kirk si immobilizzò come se fosse stato inchiodato al pavimento. Si volse lentamente, il viso trasformato in una maschera di furore. «Rivolgerete altrove la sua attenzione?» Aveva davvero due occhi magnifici, di un castano dorato, frangiati da folte ciglia scure. Notando quanto fossero simili a quelli di sua madre, Margaret rafforzò la propria risoluzione. «Ci occorrono due mesi del vostro tempo.» «Due mesi? Per che cosa?» «Per insegnarvi le nozioni basilari della seduzione, ovviamente. O del corteggiamento, se preferite, milod.» «Ci vorranno due mesi anche per ordinarvi un nuovo guardaroba» aggiunse Charlotte. «Quella redingote...» Arricciò il naso. Lui abbassò lo sguardo sulla propria giacca. «Che cos'ha che non va?» «È fuori moda e vi pende addosso. La lana pettinata è un pessimo tessuto per una redingote e il vostro fazzoletto da collo non è che un nodo raffazzonato. Ma ancora più disastrose dei vostri abiti sono le vostre maniere.» Charlotte gli rivolse un sorriso gentile. «Hanno bisogno di un po' di raffinatezza. Di parecchia, in realtà.» 26
«Mi meraviglio che mi abbiate permesso di stare in vostra presenza.» «Siete un amico di Sua Grazia. Non mi restava altra scelta.» «C'è altro che dovrei modificare?» Margaret lo percorse con lo sguardo. «I capelli.» «Cos'hanno che non va i miei capelli?» «Sono troppo lunghi per la moda attuale. Vi invecchiano.» «Sono vecchio, signora. Non posso porvi rimedio.» «Dimostrate trentasette, forse... forse perfino quarant'anni.» Quando lui ricominciò a voltarsi verso la porta, Margaret continuò. «Andate pure, se lo desiderate, ma sappiate che Miss Balfour ha già accettato il mio invito al ballo di Natale. Parteciperà alla riunione di ospiti durante le tre settimane precedenti e non lascerà il mio castello senza un anello al dito.» «Non potete esserne certa.» «Lo sono. Provvederò affinché riceva almeno una proposta di matrimonio, se non di più.» «Vi schierereste contro di me?» «Sebbene vi auguri di tutto cuore di riuscire nel vostro intento, anche Miss Dahlia è una mia figlioccia, e voglio vederla felice e accasata come si deve. Sa che l'ho invitata qui per aiutarla a concludere un buon matrimonio.» Kirk la fissò al colmo dell'incredulità. «Ha affermato che era per questo che veniva qui? Per trovare un marito?» «Ha vent'anni, Lord Kirk. Se aspetta ancora un po', diventerà una zitella. Quando l'ho invitata e le ho assi27
curato che avrebbe ricevuto almeno un'allettante proposta di matrimonio, pensavo che aveste delle intenzioni serie nei suoi confronti. Convinta della vostra tenacia, mi sono impegnata per raggiungere quello scopo. Quindi, come potete capire, non posso ritirare la mia offerta solo perché voi avete paura e vi rifiutate di fare un tentativo per ottenere la sua attenzione, tanto meno la sua mano.» «Non ho paura. Mi limito a mettere in dubbio l'intelligenza di una simile idea. Non posso trasformarmi in qualcosa che non sono.» «Qualcosa che non siete? E che cosa non siete? Un gentiluomo? Vostra madre piangerebbe se potesse udire questa dichiarazione.» Lui digrignò i denti. «Per quanto l'amassi, mia madre non è più con noi da tempo.» «Il che significa che adesso avete il dovere di non deludere le sue aspettative. L'invito è stato spedito, Dahlia Balfour lascerà questa casa fidanzata con qualcuno. Se sarete voi o no, dipenderà unicamente dalla vostra... e dalla sua... decisione.» Benché dalle rughe che gli circondavano la bocca apparisse chiaro che era furioso, Kirk rimase inchiodato al pavimento, quasi che ciascuna di quelle parole fosse stata un altro chiodo. Margaret gli volse le spalle per lasciargli il tempo di ricomporsi. «Siamo intesi, Lord Kirk. Vi metterete nelle mie mani e sarete un allievo volenteroso, perfino entusiasta. Quando Miss Balfour arriverà fra due mesi, sarete pronto a incontrarla, trasformato in un uomo diverso e infinitamente migliore, in grado di competere con i gentiluomini che saranno presenti, tutti quanti destinati a restare colpiti da lei e dalla sua bellezza.» 28
Dopo un interminabile silenzio, lui emise un sospiro talmente profondo da dare l'impressione che fosse scaturito dai suoi più remoti recessi. «Accidenti a voi! Ammetto di avere bisogno di una messa a punto, e avete ragione, questa è la mia ultima opportunità di suscitare l'interesse di Miss Dahlia.» Si ficcò la mano libera nei capelli. «Tornerò a casa e sistemerò le cose in modo da poter trascorrere due mesi qui. Ma non intendo essere trasformato in un damerino, vi avverto.» Charlotte sbatté le palpebre. «Non potremmo mai sperare di raggiungere un risultato del genere in due mesi. Il massimo che possiamo aspettarci è che diventiate un gentiluomo abbastanza educato e possediate un guardaroba decente. Trasformarvi in un damerino richiederebbe altri tre, forse quattro mesi, e non abbiamo tutto quel tempo.» Kirk aprì la bocca per protestare, ma un'occhiata all'espressione soave di Lady Charlotte lo indusse a richiuderla. Girò rigido sui tacchi e lasciò la stanza. Appena la porta si fu richiusa con un tonfo fragoroso, Margaret si lasciò ricadere nella sua poltrona. «Buon Dio, quanto è stato difficile!» Charlotte annuì. «Sembrava in procinto di sputarci addosso fuoco e fiamme.» «È in collera, non c'è dubbio, ma ha chiesto il mio aiuto e adesso lo accetterà.» «Credete che sia in grado di imparare tutto ciò che deve in così breve tempo?» «Deve farlo, altrimenti la favola non avrà un lieto fine.» «Odio le favole che non hanno un lieto fine.» «Le odiamo tutti. Ma noi, per fortuna, possediamo un'arma segreta.» 29
Charlotte si illuminò. «Davvero?» Non ricevendo una risposta, sospirò. «Non avete intenzione di confidarmelo.» «A suo tempo, Charlotte. Non posso rivelare ciò che mi limito a supporre e di cui non sono sicura.» «Immagino di no. D'accordo, sarò paziente. Ma di qualunque arma si tratti, spero che domi la nostra Bestia prima dell'arrivo della nostra Bella.» «Anch'io, Charlotte. Anch'io.»
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Il visconte cerca moglie KAREN HAWKINS SCOZIA, 1814 - Deciso a riconquistare Dahlia Balfour, il Visconte Kirk chiede aiuto alla Duchessa di Roxburghe. Ma la fanciulla si dimostra un osso assai più duro del previsto!
Una damigella da salvare MARY NICHOLS INGHILTERRA, 1792 - Per salvare il fratello dalla ghigliottina, Lisette si imbarca alla volta di Parigi. E a Sir Jay Drymore non resta che inseguirla e aiutarla nel suo folle piano.
Una contessa in fuga AMANDA MCCABE INGHILTERRA, 1810 - L'amore che legava Jane al marito a poco a poco è svanito, e lei è fuggita dalla futile vita mondana di Londra. Ma tre anni dopo Hayden si presenta da lei...
Il segreto del vichingo MICHELLE WILLINGHAM IRLANDA, 875 - Ragnar ama Elena da sempre, ma sa che non potrà mai essere sua. Eppure, quando lei viene catturata dai nemici, per salvarla rischia la vita... e il proprio cuore.
Giochi, inganni e seduzione BRONWYN SCOTT LONDRA, 1840 - La vita del seduttore di professione è logorante, come sa bene Channing Deveril. Quando poi l'incarico riguarda una donna seducente e pericolosa come Alina...
Il ritorno di Emma Bancroft AMANDA MCCABE INGHILTERRA, 1814 - Dopo la fine del suo matrimonio, Emma torna nel soffocante villaggio in cui è nata. E cerca di rifarsi una vita con Sir David Marton. Ma i fantasmi del passato...
Il duca libertino MADELINE HUNTER INGHILTERRA, 1819 - Tristan, Duca di Castleford, il libertino più dissoluto d'Inghilterra, decide di sedurre l'algida e raffinata Daphne Joyes. Lei però è di tutt'altro avviso!
Il tocco di uno sconosciuto ANNE HERRIES INGHILTERRA, 1606 - Morwenna soccorre un naufrago e se ne innamora. Scoprire che lui è Lord Melford, inviato per indagare sulla sua famiglia, è un colpo durissimo, eppure... Dal 2 settembre
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