Grs943 l'onore dei gilvry

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ANN LETHBRIDGE

L'onore dei Gilvry


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Return of the Prodigal Gilvry Harlequin Historical © 2014 Michèle Ann Young Traduzione di Maria Grazia Bassissi Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici ottobre 2014 Questo volume è stato stampato nel settembre 2014 presso la Rotolito Lombarda - Milano I GRANDI ROMANZI STORICI ISSN 1122 - 5410 Periodico settimanale n. 943 del 22/10/2014 Direttore responsabile: Stefano Blaco Registrazione Tribunale di Milano n. 75 dello 01/02/1992 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


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Dundee, novembre 1822 Come osava? Rowena MacDonald sentiva la collera aumentare sempre piĂš a ogni colpo di remo dell'imbarcazione che solcava le onde grigie, tra la nave e il molo dov'era lei. Si strinse addosso il logoro mantello per difendersi dal vento novembrino che soffiava implacabile dal Mare del Nord. Il pomeriggio cupo era in sintonia con il suo stato d'animo. Dopo due anni di assenza e assoluto silenzio, come osava suo marito pretendere che lei gli desse di nuovo il benvenuto in Scozia? La collera che con tanta fatica era riuscita a reprimere in quei lunghi mesi la sferzava con la stessa forza del vento che trasformava in schiuma la sommitĂ delle onde. La lettera, che le era stata inoltrata dal precedente indirizzo, era stata recapitata al suo posto di lavoro giusto in tempo perchĂŠ lei potesse andare al porto ad aspettare l'arrivo della nave. Rowena aveva preso in considerazione la possibilitĂ di ignorare il messaggio di Samuel. Tuttavia lui era suo marito e ave5


va il potere di rovinarle ancor più l'esistenza. Adesso che era ormai sicura di essersi liberata di lui, l'aveva rintracciata con incredibile facilità e richiamata ai suoi doveri. O perlomeno così pensava, senza dubbio. Ebbene, Samuel MacDonald avrebbe dovuto ascoltare un bel po' di scomode verità. Se non altro Rowena gli avrebbe detto chiaro e tondo che non gli avrebbe mai perdonato le sue menzogne. Né il fatto che il suo cuore si fosse spezzato quando si era resa conto di quanto fosse stata patetica credendo che lui non l'avesse sposata soltanto per il suo denaro. Che nei suoi confronti avesse provato un tenero sentimento. Non amore, questo no. Lei aveva saputo che non l'amava, ma aveva pensato che gli importasse qualcosa di lei, almeno un poco. Lottò contro una fitta di dolore ricordando il suo tradimento. Non avrebbe mostrato quanto profondamente l'avesse ferita. Né quanto paventasse il loro nuovo incontro. All'ordine del giorno dovevano esserci soltanto calma e ragionevolezza. Prese un lungo respiro, inalando l'aria gelida, e si irrigidì per non tradire la debolezza. Le lacrime che le traboccavano dagli angoli degli occhi erano dovute all'aria pungente e salmastra. Solo quello. L'imbarcazione era ormai vicina, abbastanza da poter distinguere i passeggeri. Sei marinai ai remi. Tre passeggeri, tutti uomini, imbacuccati in cappotti pesanti, cappelli e sciarpe per ripararsi dal vento, arrivati a bordo dell'ultimo mercantile proveniente dall'America prima che l'inverno rendesse impossibile la traversata dell'Atlantico. 6


Stranamente, ritto a poppa, c'era anche un barile. Una sensazione sgradevole le serrò lo stomaco. Nessuno dei passeggeri somigliava a suo marito, neanche lontanamente. C'era da dire che erano sposati da appena due mesi quando Samuel se l'era svignata come un ladro di notte, ma di sicuro a quella distanza l'avrebbe riconosciuto anche se la piccola folla assembrata da quel lato del molo le rendeva difficile veder bene la scialuppa, per quanto lei fosse alta. Oltre alle famiglie che aspettavano di riabbracciare i loro cari, c'erano gli scaricatori che si apprestavano a occuparsi del carico della nave. Una famigliola formata da una madre e due bambini saltellava tutta eccitata all'avvicinarsi della barca, senza dubbio ansiosa di rivedere un loro amato congiunto. Tutti coloro che erano in attesa dovettero rassegnarsi ad attendere l'espletamento delle formalità burocratiche. La visita al comandante del porto, il controllo dei passaporti, i documenti per la dogana. Eppure Rowena continuava a non distinguere Samuel tra coloro che attraversavano la passerella per raggiungere la terraferma. Possibile che le avesse mentito ancora? Che avesse cambiato idea? SentÏ lo stomaco sprofondare fino al selciato freddo, sotto i suoi piedi. La mano si strinse sul manico della borsa che conteneva la lettera di Samuel, con l'ordine di andare ad accoglierlo al porto di Dundee. Come aveva fatto a fidarsi di un uomo tanto irresponsabile? Purtroppo Rowena conosceva la risposta. PerchÊ aveva voluto credere in lui, invece di fi7


darsi di quel che aveva sempre saputo: i gentiluomini non si innamoravano di un tipo di donna come lei. No, semplicemente non succedeva. Lui aveva messo bene in chiaro dopo averla impalmata che il loro era un matrimonio di convenienza, organizzato da un cugino di Rowena che avrebbe dovuto avere a cuore il suo interesse. Invece non era stato così. Due passeggeri si allontanarono dal molo, uno fu sommerso dagli abbracci della famigliola che tra esclamazioni di gioia se lo portò via in fretta, l'altro chiamò con un cenno una carrozza e scomparve a bordo di quella. Finalmente il terzo passeggero, un tipo alto dal portamento di un uomo nel fiore degli anni, con la corporatura snella e l'andatura sciolta, avanzò lungo il molo. Il vento faceva svolazzare il suo cappotto sbottonato. Camminava come se il suolo avesse dovuto tributargli l'omaggio che gli spettava per diritto. Immagini del pirata che tormentava i sogni di lei con le sue forti, abili dita e la sua bocca peccaminosa cominciarono a danzarle nella mente. Sconvolta, Rowena strizzò le palpebre per non sentire il fremito di desiderio nel basso ventre. Con grande imbarazzo, ignorò quelle sensazioni lascive. Se i suoi datori di lavoro avessero avuto sentore dei pensieri perversi che si susseguivano dentro la sua testa nelle lunghe ore notturne, non le avrebbero più permesso di avvicinarsi ai loro figli. Si impose di concentrarsi di nuovo sul presente. Sul marinaio che spingeva un carretto con il barile che lei aveva notato a bordo della scialuppa. E sul fatto che non c'era ancora traccia di Samuel. 8


Cos'era la sensazione che provava nel petto? Rabbia, sollievo? O falsa speranza? Riportò lo sguardo sulla nave, ancorata lontano dalla riva. Forse c'era un'altra scialuppa. Forse suo marito era stato trattenuto a bordo per chissà quale motivo. L'ultimo passeggero era giunto alla sua altezza. Avvolta intorno al capo portava una sciarpa che gli copriva tutto il viso tranne gli occhi, visibili sotto il cappello tirato giù sulla fronte. Indossava un cappotto elegante, un modello a mantellina molto simile a quello che Samuel aveva indossato durante il loro tumultuoso fidanzamento. Troppo stretto. Troppo corto. Forse era per questo che non l'aveva allacciato. Gli stivali erano consunti e rovinati in punta. Insomma, un uomo che, nonostante l'aspetto orgoglioso, portava abiti usati. «Mrs. MacDonald?» La voce dell'uomo aveva la cantilena delle Highlands e il timbro stridente di chi aveva perso l'abitudine di parlare. E aveva pronunciato il suo nome. Anche il cuore di Rowena sprofondò fino a terra, sulla scia dello stomaco. Samuel l'aveva ingannata un'altra volta. Tutto quello che riusciva a vedere dell'uomo erano gli occhi, verdi e guardinghi. Le ricordarono gli abissi dell'oceano e le fiere creature della foresta. «Io sono Mrs. MacDonald» rispose, in tono involontariamente tagliente. L'uomo si inchinò, con una mano sul cuore. «Andrew Gilvry, al vostro servizio.» Aveva indovinato. Samuel l'aveva fatta andare là per niente. «Dov'è mio marito, se è lecito chiederlo?» 9


L'uomo indietreggiò un poco nell'udire il suo tono altezzoso. «Mi dispiace...» Rowena si erse in tutta la sua statura, com'era solita fare con i suoi allievi. Ecco perché, quando credevano che lei non sentisse, la chiamavano drago. Non i più piccoli, e neppure le bambine. Loro non avevano bisogno di dimostrazioni di autorità. Mentre i due ragazzi più grandi erano un'altra storia. Quei due, come Rowena aveva scoperto ben presto, avrebbero approfittato di qualsiasi indizio che lei non aveva il controllo della situazione. «Quindi lui non era neppure a bordo della nave.» La collera che era riuscita a trattenere cominciò a ribollire nel suo petto. L'uomo esitò. «Non avete dunque ricevuto la mia lettera?» Ma come, aveva delle giustificazioni da fornirle per l'assenza di Samuel? «L'unica lettera che ho ricevuto era di mio marito, che mi chiedeva di venire a riceverlo qui. Tuttavia pare non sia a bordo.» «Era a bordo, se così si può dire» spiegò l'uomo con voce dolce, quella che la gente era solita usare per dare delle cattive notizie. Accennò al marinaio con il barile. «Mi ha incaricato di riportare alla famiglia le sue spoglie.» Tutta l'aria defluì dai polmoni di lei. Per un istante il suo cuore si fermò, come se il sangue fosse stato risucchiato dal suo corpo. La terra sotto i suoi piedi sembrava sussultare. «Le sue spoglie?» sussurrò. «Sì.» L'uomo tese una mano e le prese il gomito, temeva chiaramente che lei stesse per svenire. Non 10


portava i guanti, notò Rowena, e il calore della sua mano le causò dei fremiti sotto la pelle, su fino alla spalla. Sui seni. Consapevolezza femminile. Com'era possibile? Era il pirata che saltava fuori per tormentarla ancora? Costrinse i propri pensieri a riprendere un ordine definito. «State dicendo che mio marito è morto?» L'uomo abbozzò un cenno d'assenso. «Vi porgo le mie condoglianze. È stato ucciso dagli indiani mentre si trovava sulle montagne della Carolina del Nord. Ero con lui quando è morto.» Lei fissò il barile. «Lui è...?» Non riuscì a completare la domanda, tuttavia ricevette un altro cenno di assenso. Continuando a scrutare il barile, Rowena fece un profondo respiro. Un altro. Un altro ancora. «Ma perché? Perché portarlo qui?» Non lo stava guardando, ma ebbe l'impressione che lui avrebbe voluto essere dappertutto tranne che là. E che disapprovasse la sua domanda. «Voleva essere sepolto in Scozia.» Le lasciò il gomito e fece un passo indietro. «Gli ho dato la mia parola che l'avrei riportato a casa.» Indicò il carretto con la mano. «Ed è quel che ho fatto. O almeno considererò compiuta la mia missione quando l'avrò consegnato a un agente del Duca di Mere.» «Il Duca di Mere? Perché diamine dovreste fare una cosa del genere?» Le palpebre, a malapena visibili sotto la tesa del cappello, calarono un poco sugli occhi. «Il Duca di Mere è l'esecutore testamentario di vostro marito.» Davanti allo sgomento della donna, il senso di 11


colpa assalì Drew come una cosa viva. Se non fosse stato per lui, Samuel MacDonald sarebbe stato su quel molo a salutare la moglie, invece di lui. Mrs. MacDonald sembrava sul punto di perdere i sensi, ma lui non si sognava neppure di toccarla un'altra volta. Non era affatto la megera che si era aspettato di incontrare. Un'autentica strega. Vedendola, capiva per quale motivo il fiacco Samuel MacDonald l'aveva trovata fisicamente scoraggiante. Era alta per essere una donna, nonostante la cima della sua testa gli arrivasse a malapena all'altezza degli occhi, ed era magra come un cavallo da corsa, quasi ossuta. Non si poteva nemmeno definirla graziosa. I suoi lineamenti erano alquanto decisi. La mascella troppo squadrata per la morbidezza femminile, il naso un po' troppo aquilino. Il suo punto di forza erano gli occhi grigi, limpidi e brillanti e troppo intelligenti perché un uomo potesse sentirsi a proprio agio sotto il loro sguardo. Eppure, per chissà quale inspiegabile motivo, lui la trovava attraente. Seducente, perfino. Lottò contro il ridestarsi del desiderio. Il risultato di troppe settimane trascorse a bordo della nave con una compagnia esclusivamente maschile, mentre lui era stato abituato a... Dannazione. Perché ci pensava proprio ora? Rabbrividì, disgustato. Non solo Mrs. MacDonald aveva appena saputo di essere rimasta vedova, ma non esisteva una sola donna al mondo disposta ad accettare le sue attenzioni. A meno che non la pagasse. Bastava che lo guardassero in faccia. 12


L'antica rabbia gli dilagò nel petto. Il desiderio di vendicarsi per ciò che gli era stato fatto era sempre dentro di lui, molto in profondità, come un fuoco coperto con cura. Ma quando ritornava in superficie, ardeva come un faro impossibile da spegnere. Si sarebbe spento solo quando avesse ottenuto giustizia da suo fratello. Tenendo a freno l'ira, alzò lo sguardo verso il cielo. Erano le tre del pomeriggio, il sole stava già per tramontare e l'avvocato che avrebbe dovuto occuparsi della questione non si vedeva da nessuna parte. Accidenti a tutti gli avvocati. Si guardò intorno, accigliato. «Dov'è la vostra carrozza, Mrs. MacDonald?» «Carrozza?» ripeté lei, sconcertata. Niente carrozza? Forse era andata al porto con una vettura di piazza? Oppure aveva percorso a piedi il miglio che separava la città dal porto, portandosi appresso la grossa borsa che aveva appoggiato per terra, ai suoi piedi? Il mantello liso, le scarpe robuste, il cappellino dalle guarnizioni modeste, tutti i particolari che un tempo lui avrebbe notato alla prima occhiata gli si manifestarono solo adesso. Sì, doveva essere venuta a piedi. Per un uomo che si vantava di avere delle parentele influenti e delle probabilità di diventare ricco, MacDonald non si era preso particolare cura di sua moglie. E così Drew avrebbe dovuto farlo al posto suo. Almeno per un giorno o poco più. Le fece cenno di incamminarsi verso la strada, in fondo al molo. «Avete prenotato una stanza in città per questa notte?» le domandò a quel punto. 13


Lei lo guardò con la fronte aggrottata. «No, naturalmente, Mr. Gilvry. Devo tornare al lavoro. Ho trascorso qui la notte scorsa, ma oggi devo ripartire.» Lui rimase sorpreso dalla forza di volontà che mostrava in quel momento doloroso e difficile. Rowena MacDonald era una donna che non si lasciava soggiogare facilmente. Un'ondata di calore nel basso ventre lo lasciò di stucco. Non poteva essere attratto da una donna tanto dispotica, come il marito l'aveva descritta in termini assai poco lusinghieri. Eppure lui non poteva negare il fuoco della lussuria che gli scorreva nelle vene. Forse gli anni trascorsi tra gli indiani avevano intaccato la sua virilità? Quel pensiero gli inaridì la gola. No, era impossibile. Bastardo ripugnante. Se l'era sentito ripetere più di una volta dalle donne che si era portato a letto. Non che questa avrebbe fatto parte della categoria. Prima l'avesse consegnata ai parenti di suo marito e avesse potuto regolare i conti con Ian, meglio sarebbe stato. «Ho promesso a vostro marito che vi avrei affidato alla sua famiglia. L'avvocato sarà qui di sicuro domani mattina, in caso contrario gli scriverò di nuovo. Adesso cerchiamo una carrozza e...» Si voltò a guardare il marinaio del carretto che spostava il peso da una gamba all'altra, spazientito. Seguendo la direzione del suo sguardo, lei fu scossa da un piccolo brivido. Evidentemente non era distaccata come voleva apparire. «D'accordo» gli disse. «Starò ad ascoltare quello che l'avvocato ha da dire, se arriverà domani. La carrozza mi ha lasciato al Crown. Andremo là e 14


provvederò a cambiare il biglietto con quello della corsa di domani sera. Non posso restare un giorno di più.» I suoi modi spicci gli fecero tirare un sospiro di sollievo. Nonostante quello che MacDonald gli aveva raccontato, si era aspettato di affrontare un attacco isterico. Ma quello si sarebbe scatenato più tardi, quando lei l'avesse visto in faccia. «Troverete una carrozza a noleggio in fondo al molo» spiegò il marinaio, che doveva essere stato ad ascoltare la loro conversazione. Si incamminò con il suo carico, mentre Drew scortava Mrs. MacDonald portando la sua borsa. La schiena di lei era così rigida, il suo viso così calmo che resistette alla tentazione di offrirle il braccio per sostenerla. Chiaramente non ne aveva bisogno, né lo desiderava. Allora perché lui aveva la sensazione che, nonostante la facciata impassibile, potesse crollare da un momento all'altro? Mrs. MacDonald non aveva certo l'aria fragile. Avrebbe potuto sconfiggere un generale, quanto a portamento rigido. Eppure Drew non riusciva a sbarazzarsi del pensiero che, dietro l'apparente riserbo, la donna fosse terrorizzata. Mrs. MacDonald era un enigma, non c'era il minimo dubbio. Ma lui non intendeva risolverlo. Come aveva detto il marinaio, trovarono in fondo al molo una vettura di piazza e Drew prese accordi con il cocchiere per farsi portare in città. A quel punto aiutò la vedova a salire, si occupò della sistemazione dei bagagli e infine si arrampicò a cassetta accanto al vetturino. Voleva darle il tempo di 15


venire a patti con la notizia che le aveva portato. E nel contempo lui avrebbe potuto evitare le sue domande, ammise Drew tra sé e sé. Il Crown era un albergo situato nel centro di Dundee, a circa un miglio dal porto. Quando la carrozza si arrestò, Drew scese a terra e sorvegliò le manovre di scarico del barile. Il cocchiere depose sull'acciottolato anche la malconcia valigia di lui. Mrs. MacDonald fissò per un lungo istante la valigia di cuoio. Quando alzò lo sguardo per incontrare il suo, Drew fremette. Doveva aver riconosciuto la valigia del marito. Non poteva fare altro che rispondere alla sua domanda inespressa. «Questa valigia apparteneva a vostro marito» le confermò. «Ho anche usato i suoi abiti, visto che ho dovuto abbandonare i miei.» Non che ci fosse stato molto da abbandonare, a parte dei calzoni laceri e un paio di scarpe. Lei si irrigidì un poco. «E avete anche viaggiato con il suo biglietto?» Dunque non aveva sbagliato a giudicare che dietro quella fronte alta ci fosse un'intelligenza brillante. «Dato che lui avrebbe compiuto il viaggio nella stiva, non aveva senso che ne comprassi un altro.» Le parole fredde fecero rabbrividire lui per primo. «E ho anche utilizzato il suo denaro per le spese necessarie.» Come una bara improvvisata. E un paio di stivali. Non avrebbe potuto viaggiare scalzo e gli stivali di MacDonald erano decisamente troppo piccoli. Tuttavia aveva acquistato gli stivali meno cari che era riuscito a trovare. 16


«Molto vantaggioso» commentò lei. Sospettava che lui avesse ucciso suo marito e rubato i suoi beni. Era chiaro. Ed era ciò che lui, per così dire, aveva fatto. Incontrò il suo sguardo senza batter ciglio. «Ho dato la mia parola a vostro marito che l'avrei imbarcato su quella nave, Mrs. MacDonald. Una promessa che ho mantenuto.» Spinto dal rimorso. MacDonald non si era aspettato di morire durante il viaggio di ritorno verso la civiltà. Anzi, nei suoi vaneggiamenti non aveva fatto altro che parlare di un glorioso futuro. E di ricchezze al di là dei sogni più arditi di un uomo. Ricchezze che sarebbero rimaste non sfruttate ora che lui era morto. Di nuovo Drew venne assalito dal senso di colpa. Ma questo non gli sarebbe servito a cambiare gli eventi, né la sua intenzione di compiere il dovere che si era autoimposto: affidare all'avvocato le spoglie di MacDonald e la moglie del defunto, ed era tutto ciò che avrebbe fatto. Con un gesto deciso, sollevò la valigia ed entrò nella locanda. «Siete arrivato con la nave?» chiese l'oste, accogliendolo all'entrata dell'albergo. «Sì. A Mrs. MacDonald serve una stanza con un salottino privato» annunciò Gilvry. «Io dormirò nelle stalle.» A quelle parole l'oste lo squadrò dalla testa ai piedi, come per stabilire se il cliente stesse cercando di gabbarlo. «Mi serve soltanto una stanza» intervenne Mrs. MacDonald da dietro le spalle di Drew. Si teneva la borsa stretta al petto quasi temesse che il suo conte17


nuto non sarebbe stato sufficiente per pagare il pernottamento alla locanda. Drew prese la borsa del povero Samuel e fece tintinnare le poche monete rimaste. «Il marito di Mrs. MacDonald mi ha incaricato di provvedere alla sua sistemazione durante il viaggio. Una stanza con un salottino privato e una cameriera per assisterla. Mrs. MacDonald cenerà in camera.» L'oste si inchinò. «Molto bene. Da questa parte.» «Non preoccupatevi per il resto del bagaglio, Mrs. MacDonald» dichiarò Drew mentre lei, con la schiena rigida per l'indignazione, seguiva l'oste su per le scale. «Lo terrò al sicuro.» Lei si voltò a lanciargli un'occhiata carica di antipatia da sopra la spalla. «Allora vi auguro di dormire bene, Mr. Gilvry.» Ah, l'ironia. Ne aveva sentito la mancanza in tutti quegli anni. Senza dubbio lei si augurava che il fantasma di suo marito lo tormentasse. E sarebbe successo proprio quello, come del resto accadeva, per così dire, fin da quando era morto. Drew si voltò e uscì a grandi passi nel cortile. Solo quando si fu liberata del mantello e del cappellino, nella stanza che le era stata assegnata, Rowena assorbì del tutto la notizia. Samuel era morto. Strinse gli occhi per il dolore improvviso che le afferrò le tempie mentre i suoi pensieri sfuggivano in spirali fuori controllo. Doveva riflettere, usare il raziocinio. Era vedova. Una vedova priva di mezzi, si corresse. C'erano ben poche speranze che fosse rimasto qualcosa del 18


denaro che Samuel aveva ricavato dalla vendita della metĂ della fabbrica di tessuti, appartenuta al padre di Rowena ed ereditata da lei. I creditori l'avevano assalita da ogni parte dopo l'improvvisa partenza di suo marito per l'America, e questo l'aveva lasciata senza altra scelta che trovare un lavoro per mantenersi. La rabbia per la propria stupiditĂ la riassalĂŹ. Come aveva potuto essere tanto sciocca dopo aver passato anni a sbarazzarsi dei cacciatori di dote? Eppure conosceva bene la risposta. Dopo la morte di suo padre, avvenuta quando aveva diciotto anni, lei era andata a vivere con il suo socio e cugino. Una sistemazione odiosa. Non che i membri di quella famiglia fossero stati particolarmente sgradevoli, solo che mentre suo padre aveva rispettato la sua intelligenza e ascoltato i suoi consigli, il cugino l'aveva esclusa dalla gestione della fabbrica. Non aveva dato alcun valore alle sue opinioni. Per quanto lo riguardava, le donne erano creature prive di cervello, adatte soltanto per apparire decorative al braccio di un uomo e per occuparsi della sua casa. E quasi subito lei gli aveva dimostrato che aveva ragione. Si era lasciata abbindolare dalle lusinghe di un mascalzone fatto e finito, che era scappato appena messe le mani sul suo denaro, lasciandola sola ad affrontare i creditori che aveva opportunamente scordato di pagare. Il cugino di suo padre, che aveva caldeggiato le nozze, aveva ignorato le necessitĂ di Rowena. 19


Del resto ne aveva pieno diritto, poiché ormai la fabbrica era tutta sua. Rowena si sfilò i leggeri guanti di pelle prima di sedersi davanti al caminetto; allungò le mani verso le fiamme, godendosi il calore sulle dita gelate. Era passato molto tempo dall'ultima volta che aveva avuto a sua disposizione un così bel fuoco. Tuttavia neppure il conforto fisico poté fermare a lungo il corso dei suoi pensieri. Possibile che suo cugino avesse convinto Samuel a mettere da parte qualcosa per il suo futuro, quando aveva negoziato con lui gli accordi matrimoniali? Sarebbe stato un sollievo sapere che i suoi unici parenti non avevano approfittato fino in fondo della totale mancanza di buonsenso che lei aveva dimostrato accettando di sposare Samuel. Quando aveva scoperto che il cugino aveva comprato la metà dell'impresa di famiglia che lei aveva ereditato dal padre per una somma ampiamente al di sotto del suo valore, e questo subito dopo il matrimonio, Rowena si era convinta che quello fosse stato il suo scopo fin dall'inizio. Forse lei l'aveva giudicato male. E aveva giudicato male anche Samuel. Almeno in parte, se veramente i due uomini avevano preso accordi per il suo futuro. E adesso Samuel era morto. Almeno Mr. Gilvry aveva detto così. Ma come poteva esserne certa? Sarebbe stato sciocco da parte sua credergli sulla parola. La parola di un uomo che non aveva neppure visto in faccia. Lui si era levato il cappello quando l'aveva salutata con un inchino, 20


ma non aveva abbassato la sciarpa. Né se l'era tolta entrando nella locanda. Lei poteva basarsi solo su quanto aveva letto nei suoi penetranti occhi verdi e udito nella voce profonda con l'incantevole cantilena delle Highlands. E sentito nello spasmo che le aveva serrato lo stomaco. Attrazione. Un'emozione del tutto inaffidabile, come lei ben sapeva. L'uomo non le aveva neppure raccontato com'era morto Samuel. Dietro la sua reticenza c'era forse una ragione che lei non riusciva a immaginare? Si alzò e suonò il campanello. Poco dopo entrò la cameriera che la moglie dell'oste le aveva assegnato. «Vi prego di avvisare Mr. Gilvry che vorrei vederlo subito.» Lanciò un'occhiata all'orologio. «E per favore dite in cucina che desidero una cena per due servita qui alle sette e mezzo.» La cameriera fece una piccola riverenza e uscì. Adesso restava da vedere se lui avrebbe risposto alla sua convocazione. E se non l'avesse fatto? Ebbene, avrebbe capito che non poteva fidarsi di lui. Se invece si fosse presentato, avrebbe potuto fidarsi? Probabilmente no. Ma almeno quello avrebbe messo fine alle bizzarre emozioni che provava in sua presenza. Era solo un uomo, dopotutto, non un enigma da risolvere. Voleva solo conoscere le circostanze della morte di suo marito. Andò ad aprire la porta che dava sul corridoio. Quell'uomo le aveva reso un servizio, per quanto spiacevole. Non era giusto che bussasse alla porta come un servo qualunque. Rowena scosse la testa 21


per quello strano riguardo verso l'orgoglio dell'uomo e tornò a sedersi vicino al caminetto, guardando la porta. Pochi minuti più tardi l'uomo apparve, il vano dell'uscio che inquadrava le ampie spalle. Che strano, non aveva udito i suoi passi, nonostante avesse teso l'orecchio. Né si era resa conto di quanto fosse alto quando l'aveva incontrato al molo. Rowena aggrottò la fronte. Portava ancora la sciarpa avvolta tutt'intorno alla testa e drappeggiata sul viso alla foggia turca. La giacca scura, come il cappotto che aveva indossato poco prima, non era chiaramente della sua misura: gli tirava sulle spalle e gli era larga in vita e i polsini della camicia che sbucavano dalle maniche non erano certo eleganti. Anche i pantaloni erano aderenti, perfino troppo, visto che mettevano in evidenza la forte muscolatura dei polpacci, le cosce lunghe e snelle e... Lei si impose di sollevare lo sguardo per incontrare i suoi occhi. «Entrate, prego, Mr. Gilvry. E lasciate la porta aperta, per favore.» Non voleva che i servi della locanda si mettessero a spettegolare su di lei che intratteneva un uomo da sola nella sua stanza. La gente era pronta a giudicare e lei non aveva certo bisogno che al suo datore di lavoro giungesse notizia di uno scandalo che le aveva macchiato la reputazione. L'uomo non entrò nella stanza, bensì attraversò furtivo lo spazio che li separava per andarle a stringere la mano. I suoi passi erano silenziosi, leggeri come l'aria, eppure incredibilmente virili. 22


La stessa andatura che lei aveva notato subito al porto. Il modo di camminare di un cacciatore sulle tracce della preda. O di uno spietato pirata, o di uno sceicco rapitore di vergini. Pienamente uomo. Totalmente pericoloso. Un piccolo brivido traditore le corse lungo la spina dorsale. Nel tentativo di mascherare la reazione alla presenza di lui, gli indicò la sedia dall'altra parte del caminetto, come avrebbe fatto con un suo allievo recalcitrante. «Sedete, vi prego.» Lui si accomodò, sistemando con grazia disinvolta il lungo corpo sullo scranno con i braccioli. Ma perché nascondeva il viso? Al porto lei non aveva fatto caso alla sciarpa. Lei stessa aveva affondato il viso nella sua per difendersi dall'impietoso vento di settentrione. «Mettetevi comodo» lo invitò, indicando quello strano copricapo. L'ampio petto dell'uomo si sollevò e si abbassò in un respiro profondo e lui raddrizzò le spalle. «Potreste pentirvi di questo invito.» La sua voce tradiva un umorismo amaro e qualcos'altro che lei non riuscì a definire. Sfida, forse? O boria? Voltandosi dall'altra parte, Mr. Gilvry srotolò la sciarpa. Dapprima lei vide solo la parte sinistra del viso e i capelli biondo ramato, folti e sorprendentemente lunghi. La pelle aveva un colore caldo di bronzo e oro. Di profilo sembrava il ritratto di un dio greco su una lastra di alabastro, solo che era caldo e vivente. Rowena non aveva mai visto un uomo così bello. 23


Il giornale degli scandali MAGGIE ROBINSON LONDRA, 1820 - Lord Gray, stanco di finire sempre in prima pagina sul London List, si presenta alla redazione del giornale. Ma quando scopre che il direttore è in realtà la bella Evangeline...

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Segreti a corte BLYTHE GIFFORD INGHILTERRA, 1361 - Sir Nicholas è un cavaliere del Principe Edoardo. Anne la dama di compagnia della principessa. Tra i due aleggiano una strana alchimia... e un segreto che mette a rischio il regno!

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Le autrici che fanno emozionare il mondo Harper Summerville è la donna con la valigia. Ora si fermerà per un po’ a Razor Bay, una cittadina meravigliosa, dallo scenario naturale strabiliante e…con uno sceriffo supersexy. Chissà, forse non lo sa ancora, ma è arrivata a casa.

Una romantica e frizzante storia d’amore, firmata SUSAN ANDERSEN. Quando Tom Cavanaugh torna a Virgin River per occuparsi del frutteto di famiglia, ha le idee chiare sul tipo di donna con cui metterà su casa: dolce, perbene e magari un po’ ingenua. Niente a che fare con Nora Crane, tosta e indipendente. Ma si sa, l’amore è imprevedibile…

Bentornate a Virgin River, il luogo dove i sogni si avverano.

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