LOUISE ALLEN
La Vergine dello scandalo
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Scandal's Virgin Harlequin Mills & Boon Historical Romance © 2014 Melanie Hilton Traduzione di Elena Rossi Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici dicembre 2014 Questo volume è stato stampato nel novembre 2014 presso la Rotolito Lombarda - Milano I GRANDI ROMANZI STORICI ISSN 1122 - 5410 Periodico settimanale n. 948 dello 02/12/2014 Direttore responsabile: Stefano Blaco Registrazione Tribunale di Milano n. 75 dello 01/02/1992 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
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Aprile 1816, parco del castello di Westerwood Hertfordshire Ferma! L'immagine circolare tremolò, scivolò sull'erba perfettamente tagliata, sulle aiuole piene di fiori appena sbocciati, su un lampo di cotone azzurro... Ecco. La mano della donna si posò con tanta forza sul ramo da graffiarsi le nocche sulla corteccia. Sì. Riccioli luminosi del colore delle foglie autunnali, mento piccolo e volitivo, sopracciglia ad ali di gabbiano sopra un paio di occhi che sicuramente erano verde chiaro. Bellissima. Era davvero bellissima. Poi la bambina sorrise, si girò e si mise a correre ridendo. Il cannocchiale si spostò verso l'alto, inquadrando il volto di un uomo. Capelli del colore delle foglie autunnali, mento volitivo, sopracciglia dall'angolo deciso, bocca sensuale, piegata in un sorriso deliziato. «Papà! Papà!» La voce della bambina echeggiò 5
nell'aria calda e immobile. L'uomo si chinò per prenderla in braccio e si voltò verso la casa, mentre la bimba nascondeva il viso tra il suo collo e l'ampia spalla e si aggrappava a lui come una scimmietta. La sua risata venne trasportata dalla brezza fino al limitare del bosco. Il cannocchiale cadde a terra con un tonfo sordo su un mucchio di foglie di faggio e la donna che lo teneva scivolò lungo il tronco dell'albero fino a rannicchiarsi alla base, scossa dai singhiozzi che aveva trattenuto per sei lunghi anni. «L'avete vista, allora.» «Come lo sai?» Laura Campion sbatté la porta dietro di sé. «Guardate in che stato siete. Avete pianto. Non risolverete niente con le lacrime, mila... signora.» Come al solito, Mab mostrava la sensibilità di un mattone. Lo stridio del vimini sul legno, mentre la cameriera allontanava il cesto del rammendo, il ticchettio dei suoi piedi sul pavimento, il cigolio della catena mentre agitava la pentola appesa sopra il fuoco, tutto raschiava come unghie su una lavagna, ma quelle parole la rafforzarono come non avrebbe mai fatto un'espressione di comprensione sdolcinata. Mab la conosceva fin troppo bene. «Sì, l'ho vista. È perfetta.» Laura prese una sedia e si sedette al tavolo. Gli stivali stavano lasciando terriccio sul pavimento; li tolse e li gettò sullo zerbino senza uno sguardo. «Assomiglia a Piers. È identica a lui.» 6
«L'avete già detto.» Mab versò l'acqua calda nella teiera e la fece roteare. «No, voglio dire che assomiglia tanto al Conte di Wykeham. Il cugino di Piers, Avery.» Laura serrò le labbra, si guardò intorno nella cucina della piccola casa che occupava solo da due giorni e lottò per recuperare il controllo. «Lo chiama papà.» «Be', è quello che lui dichiara di essere.» Mab Douglas affondò un cucchiaio nel barattolo del tè. «Mi è bastato chiedere all'emporio chi vive in quella grande casa perché tutti avessero qualcosa da dire. Su come Sua Signoria sia arrivato qui un mese fa, di ritorno dall'estero, con una figlia e nessuna moglie, e non abbia mostrato nemmeno la grazia di vergognarsene.» «Dall'estero!» Laura tirò i nastri del cappello; sarebbero stati perfetti per strangolare Sua Signoria. «L'ha rapita dal Derbyshire, anche se mi aspetto che la gente del posto lo consideri un paese straniero!» «Non sanno niente di tutto questo; succedeva sei anni fa e subito dopo lui deve aver portato la bambina all'estero. È stato al Congresso di Vienna e poi si è occupato di non so quali questioni politiche nei Paesi Bassi, almeno così dicono.» Mab versò l'acqua calda sulle foglie di tè. «Inoltre, Mr. Piers è morto e Lord Wykeham è il capofamiglia, dopotutto. In paese dicono che stia investendo nella tenuta. Forse il conte si sente responsabile della figlia di Mr. Piers e della sua vecchia casa.» Era irritante che, con la sua aria ragionevole, la 7
domestica stesse facendo l'avvocato del diavolo. «E così sarebbe, se la bambina non avesse una madre.» Il nastro del cappello si strappò fra le dita inquiete di Laura. «Invece ce l'ha.» Me. «Già, questo è il problema.» Mab riempì due tazze di tè e le portò al tavolo. «Bevete questo, adesso» disse sedendosi. Con i suoi cinque piedi di statura, era una donna di mezza età, grassottella e dispotica. Scosse il capo verso Laura, un gesto che si poteva permettere dopo aver badato a lei da quando aveva dieci anni. «Lui sa che siete la madre, ma pensa che non la vogliate. Non sa invece che la credevate morta. La domanda è: che cosa farete, ora che l'avete trovata?» «Lui non mi ha mai vista.» Superato il primo impatto emotivo, era ora di riflettere con calma. Laura lisciò con i palmi il tessuto spento della gonna. Era così stanca del nero che indossava dalla morte dei genitori per influenza, quindici mesi prima... Stava per smettere il lutto e rientrare in società, ma questo succedeva prima della bomba che aveva sconvolto il suo mondo. Ora quell'abbigliamento austero era il travestimento perfetto. «Non c'è motivo per cui sospetti che io non sia chi dico di essere, cioè la vedova Caroline Jordan, ritiratasi in campagna per rinfrancare le forze e lo spirito prima di rientrare in società.» «E come farete a incontrare un aristocratico celibe che vive nella grande casa al centro del parco?» Mab continuava a mostrarsi logica, ma Laura non voleva la logica. Voleva un miracolo o, in mancan8
za di quello, ritirarsi a piangere e gridare e... «E che cosa farete una volta che sarete riuscita a entrare? Rapirete la bambina?» «Non lo so!» Laura chiuse gli occhi e inspirò a fondo. «Scusami, Mab, non volevo. Tutto quello che sapevo, sin da quando ho scoperto quelle lettere, è che dovevo ritrovare mia figlia. Non ho osato fare altri piani. Ora che l'ho trovata, non ho idea di quello che succederà dopo.» «L'ha chiamata Alice» le riferì Mab, posando una mano su quella di Laura. «Me l'hanno detto al villaggio. Miss Alice Falconer. Questo sarebbe stato il suo nome se aveste sposato Mr. Piers, non è così?» Era difficile parlare con il nodo che le serrava la gola, difficile trovare le parole con la confusione che aveva in testa. Quando uscirono, sembravano inarrestabili. «Ha già sei anni. L'ho sentita piangere una volta sola, prima che me la portassero via, poi mi dissero che era morta. Oggi l'ho sentita pronunciare una parola e tu mi hai detto il suo nome, un nome che hai saputo da estranei. Dovrei essere felice che sia viva e stia bene, invece mi sembra di averla persa un'altra volta! Come hanno potuto farmi questo?» Come avevano potuto i suoi genitori – gli stimati Lord e Lady Hartland – dirle che la sua bambina era morta? Come avevano potuto dare via in segreto la loro nipotina? Era vero che avevano scelto una famiglia rispettabile, i Browne, affittuari di una lontana tenuta del conte, ma anche così... 9
«Credevano di fare la cosa migliore per voi» cercò di consolarla Mab. «Avevate solo diciotto anni. Quello che fecero vi avrebbe permesso di avere il vostro debutto due mesi più tardi, senza che nessuno sospettasse nulla.» «Davvero? Mi chiedo che cosa avrei dovuto dire al bel giovanotto che si aspettavano mi chiedesse in moglie. "Mi spiace, milord, ma non sono vergine. In realtà, ho anche avuto un figlio." Avrei potuto nasconderlo – immagino che ci siano dei miseri trucchi usati nei bordelli – ma speravano davvero che avrei trovato un uomo così ingenuo da non notare in me qualcosa di strano?» Laura sapeva che le sue parole suonavano amare e piene di risentimento, il che non era una bella cosa, ma non le importava. Amarezza e risentimento le avevano permesso di sopravvivere a cinque Stagioni londinesi come la debuttante più chiacchierata di tutte. La chiamavano la Vergine dello scandalo, il massimo dell'ironia. Lady Laura Campion, figlia del Conte di Hartland, aveva fama di essere frivola, civettuola e incurante delle convenzioni. Ma, con gran frustrazione degli uomini che la corteggiavano e il dispiacere delle matrone che criticavano il suo comportamento, nessuno era mai stato in grado di affermare che avesse compiuto il passo fatale che conduceva alla rovina. Sì, poteva sorseggiare champagne in terrazza durante un ballo. Poteva scivolare tra i cespugli e con10
cedersi a baci e carezze che nessuna giovane innocente avrebbe dovuto permettere. Poteva indossare abiti che sarebbero stati più adatti a una giovane signora sposata, cavalcare con impeto noncurante e ballare quattro volte in una sera con lo stesso cavaliere, se le veniva il capriccio. Qualsiasi altra donna dopo cinque Stagioni sarebbe stata condannata a rimanere zitella, non più maritabile, oggetto di pietà. Eppure... Non c'era gentiluomo che potesse vantarsi di aver ottenuto i suoi favori, nonostante le scommesse che si facevano in ogni club di St. James's. Nessuno l'aveva mai sorpresa a compiere qualcosa di più scandaloso di un bacio dietro i cespugli di rose. E nessuno poteva negare che fosse bella, divertente, leale con gli amici, e che fosse la figlia di uno dei Pari più ricchi e influenti. Malgrado il soprannome e le occhiate scandalizzate dall'angolo degli chaperon, la Vergine dello scandalo continuava a incedere in modo apparentemente incurante attraverso il vortice sociale e nessuno avrebbe potuto indovinare che il suo cuore era andato in pezzi per la morte dell'amante e la perdita di un figlio. «Un uomo che vi avesse amato forse non avrebbe dato importanza alla cosa» osservò Mab. Laura sbuffò. Era quello che aveva sperato un tempo. Ma l'esperienza le aveva presto insegnato che gli uomini erano ipocriti. Di sicuro un ipotetico spasimante avrebbe dato importanza alla cosa. 11
Nel gennaio del 1815, proprio quando si stava preparando a un'altra Stagione piena di distrazioni che le impedissero di pensare al vuoto che sentiva dentro, i suoi genitori si erano ammalati di influenza. Era stata improvvisa, devastante e completamente inaspettata; dieci giorni dopo l'inizio della febbre, se ne erano andati. Avvolta in veli neri, Laura si era ritirata nel castello di Hartland e nella solitudine del lutto, interrotta dalle visite occasionali di Mr. Bigelow, l'avvocato, e dalle lettere dal cugino James, il nuovo conte, che la informava dei propri sforzi per lasciare l'esercito e fare ritorno a casa. Era grato, scriveva, che la cugina Laura continuasse a occuparsi del castello e la invitava a utilizzare qualsiasi risorsa della tenuta che ritenesse adatta a trasformare la residenza destinata alla contessa vedova nella sua nuova casa. Alla fine si era decisa a iniziare i lavori, aveva messo un annuncio per una dama di compagnia e, non avendone trovata una di suo gradimento, aveva scrollato le spalle e aveva deciso di farne a meno, per il momento. Mab era tutta la compagnia di cui aveva bisogno. Infine, un anno dopo la morte dei genitori, aveva stretto i denti e aveva iniziato a passare al vaglio i loro possedimenti personali, i beni che non erano vincolati alla tenuta. Mab si era fatta silenziosa mentre Laura sedeva immersa nei ricordi. A un tratto si rese conto che la domestica stava raccogliendo le tazze del tè e attizzando il fuoco. 12
«Perché pensi che la mamma le abbia conservate?» le chiese bruscamente. «Le lettere?» Mab mescolò il contenuto di una pentola e si strinse nelle spalle. «Nessuno pensa di morire all'improvviso e che qualcun altro metterà mano alle sue cose. E dopotutto quei documenti riguardavano sua nipote.» Il cofanetto era all'interno di un baule chiuso con il lucchetto, sotto una pila di vecchi conti, quaderni di ricette pieni di orecchie, fatture per abiti che risalivano ad anni indietro. Laura aveva quasi finito di mettere in ordine il tutto e di bruciare le carte inutili, quando aveva visto alcuni fogli da musica, così li aveva tirati fuori e messi da parte. Una volta suo padre aveva permesso a un antiquario di compiere uno scavo nella tenuta per riportare alla luce un antico tumulo e Laura pensava a lui mentre scavava tra pezzi di storia cartacei, salvando la musica, soffermandosi con un sorriso su una ricetta per riportare i capelli ingrigiti al loro splendore naturale e infine spezzandosi un'unghia contro la superficie di uno scrigno più piccolo, rinforzato in ferro. Era chiuso, ma lei aveva trovato la chiave appesa alla catena che sua madre portava sempre su di sé. Quando il coperchio si era sollevato scricchiolando, aveva rivelato un pacco di lettere accuratamente legate. Le aveva messe da parte per il fuoco, senza leggerle, pensando che fossero vecchie lettere d'amore. Rifuggiva dai fantasmi del passato di qualcun altro; ne aveva abbastanza dei propri. Poi, 13
qualcosa nella grafia aveva attirato il suo sguardo. Inchiostro marrone scolorito, una mano che non mancava di istruzione quanto di pratica, carta di scarsa qualità. Non potevano essere lettere d'amore o di famiglia. Incuriosita, Laura le aveva tirate fuori e aveva cominciato a leggere. Anche ora, pur conoscendo la verità, era difficile reggere l'impatto emotivo di quello che le era stato rivelato. Laura si alzò, lasciò la cucina e si ritirò nel salotto sul retro della piccola casa in affitto, dove camminò avanti e indietro sul vecchio tappeto orientale, fino a quando non riuscì a placare il turbinio allo stomaco. Prima, l'esplosione di gioia nello scoprire che la sua bambina non era morta. Poi le lettere mensili, tre in tutto, dalla fattoria nel Derbyshire. La bambina cresceva sana, il denaro era arrivato, i Browne, che avevano appena perso un figlio neonato, erano molto riconoscenti per avere una bambina in buona salute da allevare come se fosse figlia loro e per la generosità di Sua Signoria. Poi, il 15 maggio 1810, la notizia che la bimba si era ammalata di febbre, non sapevano come, e si era rapidamente aggravata. La piccola creatura è spirata in pace nelle prime ore di questa mattina, scriveva Mrs. Browne con la sua grafia spigolosa. La seppelliremo con ogni decoro nel sagrato. C'erano voluti un giorno e una notte insonne per riprendersi dal trauma di una speranza distrutta pochi minuti dopo esserle stata concessa. La mattina dopo, ancora intontita da uno strano torpore, Laura aveva dato ordine di fare i bagagli e preparare una 14
carrozza. Se non altro c'era una tomba da visitare, non la vaga rassicurazione che sua figlia era stata sepolta con discrezione nella cripta di famiglia, in una bara senza nome, non riconoscibile. Quando lei e Mab erano arrivate alla piccola fattoria in ardesia, era entrata semplicemente, tutti i discorsi che si era preparata persi nell'urgenza di quello che aveva da dire. «Sono Lady Laura Campion e conosco la verità. Dov'è?» aveva chiesto alla donna minuta e nervosa che indietreggiava da lei, fino a lasciarsi cadere su una sedia e nascondere il volto nel grembiule. Il marito si era messo tra Laura e la moglie in lacrime. «Mi ha detto che nessuno l'avrebbe saputo. Mi ha assicurato di essere suo cugino, quindi era giusto che stesse con lui.» «Come?» Tutto ciò non aveva senso. I Browne avevano scritto che la bambina era morta... «Ha detto che nessuno l'avrebbe mai scoperto, se avessimo detto che era morta e avessimo tenuto la bocca chiusa.» Browne aveva scosso il capo, sgomento e pieno di vergogna. «So che non avremmo mai dovuto farlo, ma ci ha offerto così tanto denaro...» «Allora non è morta.» Era un'affermazione, non una domanda. Laura era rimasta a fissare l'uomo, cercando di dare un senso alla cosa. Lui? Cugino? «Ditemi tutto.» Un gentiluomo che si era presentato come Lord Wykeham era venuto alla fattoria senza preavviso. Sapeva tutto: chi era la madre della bambina, chi li 15
pagava per il suo mantenimento. Aveva mostrato loro il suo biglietto da visita; vedendo la carrozza con lo stemma sulla portiera, i Browne si erano convinti che fosse il conte che diceva di essere. In carrozza lo aspettavano una donna dall'aria rispettabile e una balia. Aveva offerto loro del denaro, più di quanto potessero immaginare di avere in tutta la loro vita. Tutto quello che dovevano fare era scrivere a Lord Hartland dicendogli che la bambina era morta. «Capita spesso che i bambini muoiano» aveva mormorato Mrs. Browne, emergendo dal rifugio del grembiule. «I nostri se ne sono andati tutti. Mi hanno spezzato il cuore...» aveva aggiunto, asciugandosi gli occhi. «Avevo ancora il latte, sapete. Sua Signoria, vostra madre, si era assicurata che potessi nutrire la piccola creatura.» Vivevano isolati in quella valle remota. Nessuno sapeva che avevano un altro bambino in casa; era stato tutto così semplice e Wykeham si era mostrato così autorevole e convincente. «Vorrete il denaro» aveva detto Browne, il volto segnato dalle intemperie spento in una stoica rassegnazione. «Abbiamo sbagliato, lo so, ma la mucca da latte era morta, il raccolto era andato male e anche con quello che ci dava vostro padre...» Laura aveva guardato la cucina pulita, la culla vuota accanto al fuoco, i capelli ormai grigi di Mrs. Browne. Tutti i suoi figli sono morti. «No, tenere il denaro, dimenticate che ci siano mai stati una bambina, un conte in una carrozza o 16
io stessa. Datemi solo il suo biglietto da visita.» Ora Laura tirò fuori dalla borsa a rete il cartoncino sgualcito e lo guardò come aveva fatto ogni giorno in quelle otto settimane che c'erano volute per rintracciare Wykeham, organizzare il proprio travestimento e creare una storia convincente per i domestici e i vicini. Voleva delle prove concrete sull'uomo che le aveva rubato la figlia, che le aveva tolto ogni giorno della sua crescita, il primo dentino, i primi passi, la prima parola. Il cugino di Piers, il ricco diplomatico Avery Falconer, Conte di Wykeham. Ormai non le serviva più quel pezzo di carta: l'aveva visto, quell'uomo sorridente, affascinante e spietato che sua figlia chiamava papà. Accartocciò il biglietto nella mano mentre pensava a un modo per vincere in astuzia quel ladro bugiardo e arrogante. «Papà?» «Mmh?» Rispondere sì era pericoloso; avrebbe potuto incappare nel trabocchetto celato nella domanda. Era così che la casa si era riempita di gattini. «Papà, quando posso andare a cavallo?» Avery terminò di leggere la lettera e tracciò la firma in fondo. Sanders, il suo segretario, la prese, asciugò l'inchiostro bagnato e gli porse un altro documento. «Quando sarò sicuro che il tuo nuovo pony sia abbastanza affidabile.» Rilesse la prima frase e la picchiettò con l'estremità della penna. «Sanders, 17
questa deve essere più decisa. Voglio che non ci siano dubbi sul fatto che sono contrario alla proposta.» «La riscriverò, milord. Questa era l'ultima.» John Sanders raccolse i documenti e uscì con la sua cartella. Terzogenito di un decano di campagna, era un uomo efficiente, leale, discreto e intelligente; tutte qualità che Avery pretendeva da chi lavorava per lui. «Ma, papà...» «Miss Alice.» La voce sommessa apparteneva a un altro membro del personale, in possesso delle stesse qualità... e di altre ancora. «Sua Signoria sta lavorando. Vieni con me, è ora di un bicchiere di latte.» «Verrò a salutarti prima di dormire, tesoro.» Avery posò la penna e attese finché il vestito azzurro di Alice non fu scomparso oltre la porta. «Due parole, Miss Blackstock, se avete un momento libero.» «Signore?» La bambinaia rimase in attesa con le mani intrecciate in grembo, i capelli impeccabili e il capo leggermente inclinato di lato. Era la figlia della donna che aveva fatto da bambinaia ad Avery ed era l'unica del personale a conoscere tutta la verità su Alice. Blackie, come la chiamava la bambina, era con lui sin da quando aveva finalmente rintracciato la piccola in quella fattoria remota del Derbyshire. «Sedete, vi prego. Credo che sia il momento che Alice abbia un'istitutrice, non credete? Non per 18
sminuire la vostra posizione, ma perché incominci a prendere le prime lezioni. È molto sveglia.» E impulsiva. Proprio come suo padre. «Sì, certo, signore.» Miss Blackstock sedeva tranquilla, ma i suoi occhi erano attenti e pieni di domande. «Pensate di mettere un annuncio? Dirò a Mrs. Spence di preparare l'aula scolastica e trovare una camera e un salotto per l'istitutrice.» «Se volete.» Avery guardò fuori, facendo vagare lo sguardo sul prato che declinava fino al punto in cui si innalzava il muretto di recinzione. Era piccola ma bella, quella tenuta che aveva ereditato da suo cugino Piers e che aveva intestato ad Alice insieme ai proventi. Avrebbe fatto del suo meglio per darle tutti i vantaggi sociali che poteva; per cominciare avrebbe riportato alla prosperità quel luogo come parte della sua dote e le avrebbe assicurato un'educazione con un'eccellente istitutrice. «Non c'è fretta di predisporre l'alloggio qui. Ma potreste chiedere a Mrs. Spence di prendere subito le stesse misure nella casa di Berkeley Square?» Miss Blackstock lo fissò. «Volete portare Miss Alice a Londra, signore?» «Sì. Ho intenzione di rimanervi fino alla fine della Stagione.» Non c'era motivo perché dovesse delle spiegazioni, nemmeno a una dipendente che era con lui da molto tempo, ma era più utile che la donna comprendesse. «Ho intenzione di prendere moglie.» «Ma, signore...» Miss Blackstock esitò, poi optò per la franchezza. «Forse la presenza di Miss Alice 19
potrebbe... scoraggiare alcune gentildonne?» «La sua esistenza, volete dire?» Avery si strinse nelle spalle. «Non sposerei mai una donna che abbia meno considerazione di me a causa di una bambina che amo. Chiunque non accetti Alice è semplicemente inaccettabile.» «Non sarò certo io a separare il grano dal loglio» mormorò la bambinaia. «Quando partirete per la città, signore?» «Tra due settimane. A fine aprile.» Il grano dal loglio, proprio così. Avery torse le labbra mentre la bambinaia richiudeva la porta dietro di sé. Era da molto tempo che non frequentava la Stagione londinese; sarebbe stato interessante vedere la qualità del raccolto di quell'anno.
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La Vergine dello scandalo LOUISE ALLEN INGHILTERRA, 1816 - Riuscirà il Conte di Wykeham a perdonare Lady Laura Campion e il suo castello di bugie? Forse, se conoscesse tutta la verità sul suo scandaloso passato...
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