ANNE HERRIES
Cuori in ostaggio
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Rebel Captain's Royalist Bride Harlequin Mills & Boon Historical Romance © 2014 Anne Herries Traduzione di Federica Isola Pellegrini Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici dicembre 2014 Questo volume è stato stampato nel novembre 2014 presso la Rotolito Lombarda - Milano I GRANDI ROMANZI STORICI ISSN 1122 - 5410 Periodico settimanale n. 950 del 16/12/2014 Direttore responsabile: Stefano Blaco Registrazione Tribunale di Milano n. 75 dello 01/02/1992 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
Prologo
James Colby rimase assorto a lungo accanto alla tomba della donna che aveva amato, poi si chinò per posare un unico, delicatissimo fiore sull'erba che la ricopriva. Era venuto a dirle addio per l'ultima volta prima di partire per la guerra, incontro a un ignoto destino. Forse non avrebbe tardato a giacere nella terra accanto alla sua dolce Jane e il dolore che lo aveva straziato nei diciotto mesi appena trascorsi si sarebbe finalmente placato. «Perdonatemi...» bisbigliò. In quel medesimo istante una tenue brezza spirò all'improvviso e un nodo di pianto gli serrò la gola. «Eravate troppo giovane e troppo bella per morire. Se una vita doveva essere tolta, avrebbe dovuto essere la mia.» Per un momento, il sole uscì da dietro le nuvole e lui ebbe l'impressione che un bacio gli sfiorasse la guancia. Gli parve di scorgere il volto della fanciulla che aveva amato e udire la sua voce. «Non è stata colpa vostra, mio caro...» gli mormorò la voce all'orecchio. «Ero troppo giovane e sciocca per sposarvi quando me lo avete chiesto.» 5
James si lasciò sfuggire un grido. Jane era così vicina che avrebbe quasi potuto toccarla. Avrebbe voluto accostare la bocca a quelle labbra esangui per infonderle di nuovo la vita, per riportarla in un mondo di sole e di risate. Il mondo era terribilmente squallido e vuoto senza la presenza della fragile, innocente fanciulla che aveva amato e desiderato proteggere con tutta la tenerezza di un amore giovanile. Girando sui tacchi, il cuore che sanguinava al pensiero di essere costretto a lasciarla lì, cominciò a immaginare i mesi, e probabilmente gli anni, che aveva davanti a sé. La guerra era una certezza ora che Carlo I aveva reso nota la linea di condotta che intendeva seguire. Aveva tentato di arrestare cinque membri del Parlamento, un atto di forza che aveva suscitato un'ondata di indignazione e infiammato gli animi, inducendoli a sollevarsi contro il tiranno che si riteneva l'unico in grado di giudicare quale fosse la cosa migliore per l'Inghilterra. «La cosa migliore per Carlo Stuart, piuttosto» avevano commentato Cromwell e Hampden quando lui aveva parlato con loro del futuro. «Se la gente di questo paese spera di liberarsi dalla tirannia, dobbiamo ribellarci e batterci per difendere i nostri principi.» James non poteva che convenirne. Amava la sua esistenza di proprietario terriero, era un uomo tranquillo che non aveva la benché minima voglia di litigare con i suoi vicini, ma adesso si rendeva conto che se voleva continuare a condurre quel tipo di vita non gli restava altro da fare che combat6
tere. Il re aveva imposto degli iniqui balzelli per finanziare le sue controversie e le leggi che aveva promulgato tendevano a danneggiare l'uomo della strada. Anche se lui avrebbe preferito non impugnare la spada, capiva di non avere una possibilità di scelta, poiché l'intero paese non avrebbe tardato a dividersi in due. Inoltre, chissà che un po' di azione non riuscisse a mitigare il dolore che non lo abbandonava mai e la sensazione di essere venuto meno a Jane, sebbene ignorasse in quale altro modo lui avrebbe potuto comportarsi. Calzandosi sulla testa il cappello a tesa larga ornato da una lunga piuma, si allontanò dalla tomba della sua promessa sposa. Dubitava che ci sarebbe mai tornato. Doveva lasciarsi alle spalle la disperazione causata della scomparsa di Jane e ricominciare a vivere. Immerso nei suoi pensieri, non notò la sagoma scura celata dietro il tronco di una quercia secolare all'estremità del cimitero né scorse l'odio scritto a chiare lettere sul suo viso. «Siete stato voi a ucciderla, James Colby!» dichiarò l'uomo ad alta voce. «Avete la sua morte sulla coscienza ed è per questo che un giorno, molto presto mi auguro di tutto cuore, io metterò fine alla vostra miserabile esistenza.»
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Nel frutteto, Babette stava cogliendo le prugne mature quando notò un gruppo di cavalleggeri che si stava dirigendo verso la casa di suo zio. Facendo segno alla cugina Angelina e al suo domestico Jonas di seguirla, raccolse il cestino e si affrettò ad attraversare il frutteto e l'orto della villa alquanto modesta. Avendo visto le sagome stagliarsi contro il crinale della collina a una certa distanza, era stata incapace di capire se quei soldati fossero Realisti o Parlamentaristi. «Zia Minnie!» gridò, irrompendo nella cucina. «Un gruppo di uomini a cavallo si sta avvicinando a rotta di collo. Non so se siano cavalieri o ribelli. Dov'è lo zio?» «Sir Matthew si trova nel campo lungo. Non ricordi che quest'oggi stanno mietendo il frumento?» Nella fretta di precipitarsi ad avvertire i suoi congiunti, Babette si era completamente dimenticata che quel giorno suo zio aveva deciso di far mietere il grano. Dal momento che Sir Matthew aveva optato per rimanere neutrale quando Re Carlo si era 8
rifiutato di scendere a un compromesso, alcuni dei suoi vicini sospettavano che parteggiasse per il Parlamento ed, essendo Realisti, guardavano con diffidenza l'intera famiglia ogni volta che si recava in chiesa. Accadeva dovunque la stessa cosa in un paese dilaniato dalla guerra civile. Anche se la disputa fra il re e il Parlamento era esplosa all'improvviso, simile a un fulmine a ciel sereno, Henry Crawford, un cugino di secondo grado di zia Minnie che occupava un posto molto vicino al re, aveva dichiarato che il conflitto covava da tempo sotto la cenere. Quando aveva tentato di arrestare cinque membri del Parlamento solo per scoprire che quelli che reputava dei traditori erano stati preavvertiti ed erano fuggiti, il re aveva deciso che solo una guerra sarebbe riuscita a riportare all'ordine quegli uomini indisciplinati. «Che cosa facciamo?» si sgomentò zia Minnie, asciugandosi le mani nel grembiule. «Dobbiamo chiudere le porte per tenerli fuori o accoglierli come amici?» «Dipende da chi sono e che cosa vogliono» ribatté Babette, benché non avesse la più pallida idea da che parte si sarebbe schierato suo zio qualora fosse stato costretto a fare una scelta. Pur sapendo benissimo per chi parteggiasse lei, per il momento preferì tenere la bocca chiusa. «Ritengo che Jonas dovrebbe correre a chiamare lo zio e annunciargli che si stanno avvicinando dei visitatori.» Zia Minnie ne convenne e ordinò a Jonas di sellare il vecchio cavallo grigio, l'unico che non veni9
va usato per lavorare nei campi, e precipitarsi ad avvisare il padrone. «Ci uccideranno, mamma?» domandò Angelina, l'espressione atterrita. «Che Dio ci aiuti, bambina. Spero proprio di no.» Pallidissima, Lady Graham osservò la figlia con aria ansiosa. «Dobbiamo chiudere le porte, Babette. Maria! Chiama le altre fantesche. Sbarrate tutte le porte e le finestre. Non apriremo a quegli uomini finché Sir Matthew non sarà tornato e non ci avrà detto che cosa dobbiamo fare.» Babette si affrettò a chiudere a chiave e sbarrare la porta della cucina. Per tre gentildonne sole in casa, oltre a tre fantesche, la prudenza non era mai troppa. Il cuore che le martellava in petto, si aggirò per tutta la casa, controllando i serramenti. Per quanto la riguardava, si augurava che i visitatori fossero dei cavalieri, come venivano chiamati i sostenitori di Carlo I, e in grado di fornire loro alcune informazioni sulla guerra. Non nutriva alcun dubbio sulla propria lealtà. Suo padre avrebbe offerto la propria spada al re se non fosse stato ucciso da una febbre maligna l'inverno precedente. Lord Harvey era deperito sempre più da quando la moglie che aveva tanto amato era mancata tre anni addietro, un decesso seguito un anno più tardi dalla scomparsa del figlio John. Quest'ultimo, che nel frattempo era diventato Lord Harvey a meno che non fosse già morto, aveva lasciato il castello come una furia dopo una discussione particolarmente violenta con il padre a causa di una ragazza. 10
Dato che la fanciulla in questione era scomparsa la stessa sera, avevano dato per scontato che fossero fuggiti insieme. John doveva ignorare che il padre era deceduto, essendo stato impossibile comunicargli la triste notizia poiché nessuno aveva idea di dove si trovasse. Babette aveva pianto fino a non avere più lacrime per molte notti, chiedendosi se il fratello che aveva adorato fosse ancora vivo. Rimasta sola al castello, aveva scritto alla sorella di sua madre, che si era offerta di ospitarla per tutto il tempo che avesse desiderato. I suoi zii erano una coppia amabile, anche se talvolta lei trovava Sir Matthew piuttosto cupo. Zia Minnie dava l'impressione di provare un timore riverenziale nei confronti del marito ed era raro che si azzardasse a esprimere un parere su qualsiasi argomento, a meno che Sir Matthew non avesse già manifestato il proprio. Oltre ad Angelina, che aveva tre anni meno di lei, avevano un figlio maschio, Robert, che attualmente frequentava l'università di Cambridge. Robert studiava teologia con l'intenzione di dedicarsi alla vita religiosa. Suo padre aveva ricevuto in dono un beneficio ecclesiastico che intendeva passare al figlio quando, circa un anno più tardi, questi avesse preso i voti e l'attuale titolare avesse lasciato l'incarico per limiti d'età. Al momento, il castello di Haverston era occupato in nome del re dal Conte di Carlton, un lontano cugino di suo padre. Il sovrano gli aveva affidato la custodia delle proprietà di Lord Harvey e del pa11
trimonio personale di Babette finché lei avesse raggiunto la maggiore età e non avessero appreso se John era vivo o morto. Sebbene Babette avesse accettato l'ospitalità di sua zia perché si era sentita terribilmente sola, in quel momento, abbassando lo sguardo sulla corte mentre una ventina di cavalleggeri vi irrompeva al galoppo, avvertì una stretta al cuore. Quasi quasi desiderò di essere al sicuro fra le mura del castello, poi si rimproverò per la propria viltà. Dopotutto, non erano che uomini, anche se vestivano in modo troppo austero per essere dei cavalieri. Quello che sembrava il loro comandante smontò, ma il cappello a tesa larga che gli ombreggiava il viso le impedì di scorgerne i lineamenti. Essendosi accertata che tutte le porte e le finestre fossero sbarrate, Babette volò giù dalle scale e giunse nell'ingresso nel medesimo istante in cui qualcuno bussava alla porta principale, colpi forti e insistenti che echeggiarono in tutta la casa. Le fantesche, che si erano rannicchiate l'una contro l'altra in un angolo, apparivano atterrite, zia Minnie, bianca come un lenzuolo, stringeva spasmodicamente nella sua la mano di Angelina. Notando che la povera cugina stava piangendo, Babette le si avvicinò e le cinse le spalle con un braccio. «Non ti faranno del male» bisbigliò. «Immagino che siano venuti in cerca di cibo.» «Aprite questa porta in nome del Parlamento!» risuonò una voce imperiosa. «Non mi ero aspettato di essere ricevuto in questo modo da Sir Matthew 12
Graham. Siamo venuti in cerca di viveri, non come nemici.» Zia Minnie aggrottò la fronte, chiaramente perplessa. «Conosco quella voce. Potrebbe essere Sir James Colby, il secondo cugino di tuo zio dal lato materno...» «Devo chiedergli che cosa vuole?» Anche se sua zia esitò, Babette non attese la sua risposta. Dirigendosi alla porta, alzò la voce e gli chiese di identificarsi e spiegare che cosa desiderava. «Abbiamo sbarrato le porte perché non sapevamo chi eravate, signore. Non ci sono che delle donne in questa casa e non consentiamo di entrare agli estranei in questi tempi così pericolosi.» «Siete Lady Graham?» «No, sono sua nipote.» «Sono cugino di Sir Matthew e vengo da amico. Mi chiamo James Colby.» «Apri la porta» bisbigliò zia Minnie con palese sollievo. «Sir James può entrare, ma i suoi uomini devono restare fuori fino al ritorno di mio marito.» Babette sollevò cautamente la sbarra e sbirciò al di là della porta. Intravide una sagoma alta e imponente. Dato che lo sconosciuto si era spinto indietro il cappello, notò che aveva i capelli scuri e gli occhi grigi, un mento volitivo e una bocca che al momento era atteggiata a una piega contrariata. «Mia zia ha detto che potete entrare, signore, ma i vostri uomini devono restare fuori fino al ritorno di mio zio.» «Sono sfiniti dopo un così lungo viaggio» ribatté 13
Sir James con un pesante sospiro, gli occhi stretti e i modi bruschi. «Sembra che questo sia un territorio realista, ma avevo pensato di ricevere un'accoglienza migliore in casa di mio cugino.» Babette si ficcò una ciocca di capelli biondi sotto la modesta cuffietta che indossava. Decidendo che lo sconosciuto appariva più esausto che pericoloso, si scostò per consentirgli di passare. «Se i vostri uomini vogliono sistemarsi nel fienile, manderemo loro qualcosa da mangiare e da bere, signore.» «Grazie, madamigella.» Concentrando lo sguardo su di lei per la prima volta, Sir James mosse la mano in un gesto convulso. Per un istante la sua espressione la spaventò, dato che la stava fissando con una strana intensità e una fiamma nelle profondità dei suoi occhi, poi un sorriso gli incurvò le labbra. Un sorriso che lo trasformò in un uomo completamente diverso, gli occhi quasi argentei, come illuminati dall'interno. Cosa del tutto inconsueta, il cuore le saltò in gola. Era talmente seducente quel sorriso, sebbene lui avesse appena affermato di essere un Parlamentarista e quindi suo nemico. Sir James si voltò per indicare il fienile ai suoi uomini, che smontarono e condussero i loro cavalli verso il riparo che avrebbe loro fornito. Zia Minnie avanzò nell'ingresso. «Vogliate perdonarci, Sir James. Sir Matthew è sceso nel campo lungo per mietere il grano e ha portato con sé la maggior parte degli uomini. Avevamo paura di lasciar entrare un gruppo così numeroso di soldati e abbiamo sbarrato le porte. Volete accomodarvi in 14
salotto, signore? Mio marito non tarderà a raggiungerci e nel frattempo noi vi serviremo del cibo e della birra.» «Vi ringrazio di cuore, Lady Graham.» Sir James si era tolto il cappello, consentendo a Babette di notare che portava i capelli piuttosto lunghi, a differenza di coloro che si erano arruolati nell'armata del Parlamento e venivano chiamati Puritani a causa del rigore a cui si attenevano sia nel praticare la religione sia nella vita privata. Indossava un paio di brache e una giubba grigio piombo con una fascia gialla attraverso il petto, un cinturone di cuoio da cui pendeva la spada in un fodero estremamente semplice, guanti di pelle e stivaloni neri. Il colletto di lino bianco era bordato da una sottile striscia di pizzo. La maggior parte dei Puritani non si concedevano alcun ornamento, forse per distinguersi dai cavalieri, che prediligevano gli abiti sfarzosi e ogni sorta di fronzoli. Affrettandosi ad andare in cucina, Babette chiese a Maria di far portare del cibo e delle bevande agli uomini che erano rimasti fuori. Quindi versò della birra in una caraffa di peltro, riempì un vassoio con del pane fresco, un pezzetto di burro, formaggio e un'abbondante porzione di pasticcio di carne, aggiungendovi una fetta della torta di mele che aveva preparato quel mattino. Portandolo nel salotto, in cui sua zia stava ancora conversando con il cugino di Sir Matthew, lo depose sul tavolo. Lui osservò il cibo con aria di apprezzamento. «Siete stata oltremodo generosa, madamigella. Vi ringrazio per la vostra cortesia. I miei uomini vi 15
saranno grati per qualunque cosa offrirete loro. Abbiamo cavalcato per più di una settimana, mangiando quello che siamo riusciti a trovare. Avendo ingaggiato una scaramuccia con i nemici alcuni giorni or sono, abbiamo perduto la maggior parte dei nostri bagagli. Alcuni padroni di casa si sono mostrati abbastanza gentili, ma altri hanno lasciato capire chiaramente che non eravamo graditi.» «Siamo in guerra, signore, e non tutti condividono le vostre convinzioni politiche. Alcuni vi giudicherebbero dei ribelli, dei traditori.» A quelle parole sventate, Babette vide sfrecciare un lampo nei suoi occhi. Lui serrò i pugni e una vena prese a pulsargli su una tempia. Appariva chiaro che era in collera, sebbene si sforzasse di tenerla a freno. «È stato il re a tradire il suo paese» dichiarò in tono aspro. «Lui a imporre il balzello destinato a finanziare la flotta da guerra, lui a tentare di arrestare i cinque membri del Parlamento.» «Ha tentato di arrestarli perché lo avevano sfidato» lo rimbeccò Babette, furiosa quanto lui. Alzò il mento in un gesto sprezzante, gli occhi che sprizzavano fuoco e fiamme. «Se il re ha bisogno di denaro per finanziare una guerra e il Parlamento non glielo concede, deve imporre dei balzelli, che siano popolari o meno...» Si interruppe di colpo allorché l'ira gli alterò il viso, e rendendosi conto di aver esagerato, aggiunse in tono più pacato: «Era quello che pensava mio padre, se non altro». «È un Realista, in tal caso. Io ero convinto che questa famiglia appoggiasse la causa del Parlamento... mi sono dunque sbagliato?» 16
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