Grs959 fascino creolo

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LAURA MARTIN

Fascino creolo


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Pirate Hunter Harlequin Historical © 2014 Laura Martin Traduzione di Federica Isola Pellegrini Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici febbraio 2015 Questo volume è stato stampato nel gennaio 2015 presso la Rotolito Lombarda - Milano I GRANDI ROMANZI STORICI ISSN 1122 - 5410 Periodico settimanale n. 959 del 23/02/2015 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 75 dello 01/02/1992 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


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«Rafforzate le sartie!» Smorzata dall'urlo del vento, la voce del capitano fu poco più di un bisbiglio. Mentre il veliero rollava da una parte all'altra, Will strisciò lungo il ponte scivoloso, sforzandosi disperatamente di tenersi in equilibrio, sapendo che sarebbe bastato un passo falso per farlo precipitare nel mare in tempesta. «Altri uomini al timone!» gridò il primo ufficiale. Lui era ormai vicino. Avanzò di un altro paio di passi e afferrò un raggio della ruota, avvertendo all'istante la violenza del mare sotto di loro. «Virate a tribordo!» Will reagì all'istante, insieme ad altri due uomini, ma il timone si mosse appena. Puntò i piedi e spinse contro il legno robusto fino ad avere l'impressione che i muscoli delle sue braccia fossero in procinto di esplodere. «Misericordia» mormorò il primo ufficiale. Will alzò lo sguardo ed ebbe la certezza che sarebbe morto. Si stavano dirigendo verso l'onda più gigantesca che avesse mai visto. Nessuno sarebbe 5


riuscito a sopravvivere a un urto del genere. «Reggetevi forte» urlò il capitano. «Preparatevi a sostenere l'impatto!» Will si aggrappò al timone e rimase a guardare mentre il maroso iniziava a precipitare. Migliaia di tonnellate di acqua contro un insignificante, piccolo veliero. Quando l'ondata si abbatté, il fiato gli si mozzò in gola. Le mani gli scivolarono dal timone e venne scagliato nell'oscurità come se non fosse stato che una bambola di pezza. Benché i polmoni gli bruciassero come il fuoco, anelando a immettere aria, sapeva che un'unica inspirazione lo avrebbe ucciso. Tentò di orientarsi, lasciando che il suo corpo lo portasse nella direzione giusta. Appena mise fuori la testa, inspirò l'ossigeno di cui aveva assoluto bisogno, ma fu subito investito da un'altra ondata e affondò ancora una volta. Si sforzò di riemergere e scalciò via le scarpe, sapendo che quel peso supplementare avrebbe potuto fare la differenza fra la vita e la morte. A una certa distanza, riusciva a scorgere il veliero che si stava rapidamente inabissando. Intorno a lui, alcuni uomini stavano gridando atterriti e chiedendo aiuto. La maggior parte dei marinai, in effetti, non sapeva nuotare, pur avendo trascorso tutta la vita a stretto contatto con l'acqua. Uno di questi si trovava ad alcuni piedi di distanza e si stava dibattendo in preda al panico. Will sapeva che, se si fosse avvicinato troppo, l'uomo avrebbe potuto portarlo giù con sé, ma non poteva lasciare un altro essere umano in una così spaventosa situazione. Afferrò un lungo pezzo di legno trasportato dalla 6


corrente e colmò la breve distanza che li separava in un paio di bracciate. «Prendila» gridò, spingendo l'asse: il marinaio vi si aggrappò e smise momentaneamente di urlare. «Dovremmo tentare di raggiungere la terraferma» continuò quando l'uomo si fu un po' calmato. «È a miglia e miglia da qui. Non ce la faremo mai.» «Dobbiamo tentare.» «La marina manderà una barca. Verranno a salvarci.» Probabilmente avrebbero mandato una barca, ma sarebbe stato troppo tardi. Le acque dei Caraibi potevano anche essere tiepide durante il giorno, ma di notte, soprattutto sotto un cielo burrascoso, diventavano gelide. «Io resto qui. Se siete tanto pazzo da cercare di arrivare a nuoto fino all'isola, vi auguro buona fortuna.» Riconoscendo l'espressione ostinata del marinaio, Will decise di tentare di persuadere gli altri superstiti. Nuotò lentamente verso il veliero, schivando abilmente i detriti che si riversavano dal ponte. Notò che c'era circa una dozzina di uomini in acqua e si augurò che gli altri membri dell'equipaggio non avessero sofferto prima di rendere l'anima a Dio. «Dobbiamo tentare di raggiungere l'isola a nuoto» gridò mentre si avvicinava a un gruppo. Notò che erano tutti aggrappati a dei pezzi di legno, pallidi come fantasmi. Non ricevendo risposta, si chiese se il vento non avesse portato via la sua voce. 7


«Non possiamo stare qui» tentò di nuovo. «Altrimenti moriremo.» Lo guardarono come se fosse uscito di senno. «La costa è a decine di miglia di distanza» ribatté infine un marinaio. «Non ci arriveremo mai.» «Siete fuori di testa!» gridò un altro. «Non riusciremmo nemmeno ad arrivare a metà strada.» «Non possiamo restare qui, e sono sinceramente convinto che possiamo farcela. Se non cominciamo a muoverci, il freddo filtrerà nelle nostre ossa e moriremo congelati prima che qualcuno venga a salvarci.» Anche se si rese conto che le sue parole non avevano sortito il benché minimo effetto, Will si rifiutò di arrendersi. «Io intendo tentare di raggiungere a nuoto la costa, sono certo che saremmo in grado di farcela. Se qualcuno vuole venire con me, giuro che farò quanto è in mio potere per condurre in salvo tutti quanti.» Non ci fu risposta. Appariva chiaro che lo avevano udito, i volti erano in effetti rivolti verso di lui, ma nessuno si mosse. L'incertezza lo dilaniò. Era intimamente convinto che, se fosse rimasto con gli altri superstiti, sarebbe perito come loro. D'altro canto, sapeva che, se avesse tentato di raggiungere la terraferma, avrebbe avuto qualche probabilità di riuscire a sopravvivere. Dicendosi di aver offerto ai membri dell'equipaggio la possibilità di unirsi a lui, anche se con estrema riluttanza volse loro le spalle. Si sfilò la camicia e cominciò a nuotare. L'isola si intravedeva a stento in lontananza, una sagoma ne8


ra, solo un tantino più scura del cielo notturno. Doveva distare circa quattro miglia, forse cinque, più di quante lui ne avesse mai percorse a nuoto in vita sua, ma non era una distanza impossibile da colmare. Si avviò lentamente. Concentrando lo sguardo su un punto dell'orizzonte per non deviare dalla rotta, avanzò a poco a poco. Essendo cresciuto sulla costa inglese e avendo giocato in mare per tutta l'infanzia, era abituato al bruciore causato dall'acqua salata e allo sferzare del vento gelido sul viso. E poiché suo fratello lo aveva sempre sfidato a gare di nuoto, anche se mai per una simile distanza, era in grado di nuotare per un miglio senza alcuna difficoltà nelle turbolente acque del Canale. Non lo aveva mai fatto durante una tempesta, però. Mentre il sole cominciava a innalzarsi al di sopra dell'orizzonte, Will rivolse ancora una volta lo sguardo alla costa. Le sue gambe avevano cessato da tempo di funzionare, le sue braccia erano pressoché inerti. Era così vicino ormai, tanto vicino da riuscire a distinguere ognuno degli alberi che crescevano sulle scogliere e torreggiavano sull'acqua. Per un istante, la sua mente non assimilò ciò che aveva visto, poi, a un tratto, la folgorazione. Scogliere! Non una spiaggia dalla sabbia bianca né un'insenatura naturale, scogliere. Avrebbe voluto inveire e imprecare, ma non ne aveva la forza. Aveva nuotato per tutte quelle miglia solo per essere sconfitto da alcune rupi. Aveva a malapena l'energia sufficiente per trascinarsi su una spiaggia, figurarsi 9


per arrampicarsi lungo una parete rocciosa. Ma Will non era un rinunciatario. Benché avesse sempre concluso tutto ciò che si era proposto di fare, si rendeva conto che quella era la fine. Avanzò di altre due bracciate, nel caso in cui ci fossero dei gradini intagliati nella roccia. Niente. Neppure un appiglio. Non si azzardò ad avvicinarsi più di tanto, poiché la corrente non avrebbe esitato a sbatterlo contro gli scogli. Chiuse gli occhi e permise al corpo di galleggiare, consapevole che prima o poi il mare lo avrebbe sommerso. «Quello non è il posto più indicato per dormire.» La voce gli giunse portata dal vento, una voce che gli parve soprannaturale. Sollevò le palpebre e, esercitando uno sforzo immane su se stesso, si guardò intorno. Infine alzò lo sguardo sulla sommità della scogliera e comprese di essere morto. Una bellissima donna tutta vestita di bianco lo stava osservando da lassù. Doveva trattarsi di un angelo, pensò vagamente, uno splendido angelo del paradiso. Rassegnandosi finalmente al destino, chiuse di nuovo gli occhi e lasciò che il mare lo avviluppasse. Quell'uomo aveva davvero intenzione di dormire. Mia rimase immobile un istante, incerta sul da farsi, poi l'istinto ebbe il sopravvento e lei cominciò a sciogliere i lacci che le chiudevano il corpetto. Si sfilò l'abito bianco dalla testa e, con indosso soltanto la camiciola, si tuffò dalla scogliera. Raggiunse l'uomo malconcio con un paio di bracciate e gli infi10


lò le mani sotto le ascelle per aiutarlo a restare a galla. «Sono in paradiso» mormorò lui, sollevando le palpebre per un istante. «No, a Barbados» lo informò Mia, sforzandosi di tenere le loro teste fuori dall'acqua. «Dovete nuotare.» «Mi rifiuto di continuare a nuotare.» «Be', o vi decidete a nuotare o vi lascio precipitare in fondo al mare. Non illudetevi che abbia intenzione di portarvi fino alla spiaggia.» «Spiaggia?» Lui si sollevò un tantino. «Esatto, spiaggia. Sabbia, palme, onde che la lambiscono.» «Che cosa stiamo aspettando?» Mia lo lasciò andare e rimase a osservarlo, per vedere se sarebbe affondato. Benché muovesse appena le gambe e riuscisse a stento a tenere gli occhi aperti, l'uomo si stava sforzando di restare a galla. Gli afferrò la mano e iniziarono a nuotare goffamente, girando adagio attorno alla base delle scogliere. Dopo una decina di minuti, gli permise di fermarsi e puntò un dito. «Riuscite a scorgere la spiaggia?» Will scrutò l'orizzonte e quando posò lo sguardo sulla stretta striscia sorrise. «La terraferma. Vogliamo vedere chi arriva prima?» Mia lo fissò. Era più che esausto. Ogni goccia di sangue gli era defluita dal viso e le sue labbra stavano cominciando ad assumere una malsana tonalità bluastra. «Forse un altro giorno.» Ripresero a nuotare, lottando costantemente contro la corrente. Mia ebbe l'impressione che il tempo 11


trascorresse molto lentamente, e fu costretta a guardarsi continuamente indietro per vedere se il suo compagno fosse ancora a galla e stesse respirando. Quando infine il suo piede urtò la sabbia, emise un piccolo grido di giubilo. «Potete mettervi in piedi» gli disse da sopra la spalla. «L'acqua è poco profonda adesso.» Lo vide raddrizzarsi e subito dopo piegare le ginocchia. Gli volò accanto, sorreggendolo di nuovo e trascinandolo fino a riva. Crollarono sulla spiaggia, le braccia e le gambe intrecciate, entrambi troppo spossati per muoversi. Per un intero minuto, Mia giacque con gli occhi chiusi, consentendo al respiro e al cuore di riacquistare un ritmo normale. Quando si fu ripresa a sufficienza, si puntellò sui gomiti e abbassò lo sguardo sull'uomo disteso al suo fianco: aveva le palpebre abbassate e muoveva appena il petto. Si chiese se l'ultimo sforzo che aveva sostenuto per raggiungere la spiaggia fosse stato eccessivo per il suo cuore. A titolo di prova, gli posò una mano sul petto e percepì il battito rassicurante: il sangue aveva ricominciato a circolargli nelle vene. «Grazie» mormorò lui senza aprire gli occhi. «Mi avete salvato la vita.» Abbassando lo sguardo, Mia si accorse di avere ancora la mano sul suo petto. Pur rendendosi conto che avrebbe dovuto ritirarla, scoprì di essere irresistibilmente attratta dalla sua pelle abbronzata. Con un tocco lieve come una piuma, gli fece scorrere le dita sui muscoli del torace e li sentì tremare per la stanchezza sotto il proprio tocco. Studiò il suo viso e si chiese se stesse dormendo. 12


Appariva così in pace, talmente sereno, non come un uomo che aveva trascorso la notte a lottare contro la furia degli elementi. Aveva le sopracciglia e le labbra incrostate di sale, e i capelli dritti sulla testa. Mia si fece scivolare alcune ciocche fra le dita. Erano dorate e perfino bagnate com'erano lasciavano intravedere quell'insolito colore. Non aveva visto molte persone bionde in vita sua. Alcuni soldati del forte e qualche marinaio, ma nessuno con i capelli d'oro. «Come vi chiamate?» bisbigliò lui. Sentendosi in colpa, lei si affrettò a ritirare la mano e si accorse che la stava osservando con aria divertita. «Mia.» «Mia. Un nome grazioso. Come voi.» «Siete sempre così sdolcinato?» «Sono appena sopravvissuto a un naufragio e ho nuotato per molte miglia. Dovete perdonarmi se non sono in forma smagliante.» «Siete perdonato.» «Mi chiamo Will» dichiarò, mettendosi seduto a fatica. Le tese la mano. Si portò alle labbra quella di lei e la sfiorò. «È un vero piacere conoscervi.» Mia si sentì avvampare e dovette imporsi di fissarlo negli occhi. Perfino dopo quella spaventosa esperienza, che per poco non gli era costata la vita, quell'uomo trasudava fascino da tutti i pori. Sarebbe stato irresistibile quando si fosse completamente ripreso. «Cos'è successo?» domandò per tentare di distrarsi dall'intensità che gli ardeva nello sguardo. «Ero a bordo di The White Rose. Non eravamo che a poche miglia dalla costa quando è scoppiata la tempesta.» 13


«Lasciatemi indovinare... il capitano ha deciso di raggiungere il porto anziché chiudere tutti i boccaporti e superare il fortunale.» Lui la fissò con palese apprezzamento. «Non si trascorre tutta la vita nei Caraibi senza apprendere un paio di cosette sugli umori del mare.» «Ha fatto del suo meglio, ma non avevamo possibilità.» «C'erano altri superstiti?» «Ne ho visti alcuni e ho tentato di persuaderli a nuotare con me fino alla costa. Purtroppo, la maggior parte dei marinai non è in grado di fare più di un paio di bracciate. Hanno preferito attendere che la marina organizzasse una squadra di soccorso.» Mia lesse il dolore nei suoi occhi. Stava piangendo i marinai che avevano perduto la vita, probabilmente un intero veliero di giovani nel fiore degli anni, inghiottiti dal mare. «Stavo per arrendermi quando vi ho vista sulla scogliera.» Si volse di nuovo a guardarla e l'intensità dei suoi occhi le procurò un intenso disagio. Abbassò lo sguardo e, con suo sommo orrore, ricordò di essersi tolta l'abito prima di tuffarsi. La camiciola che indossava le si era incollata alla pelle, lasciando ben poco all'immaginazione. Lui dovette aver notato la sua espressione, dato che si affrettò a distogliere lo sguardo. «Vi offrirei la mia giubba, ma devo averla lasciata da qualche parte.» Mia si costrinse a sorridere. Non era che un uomo, si ripeté mentalmente. Un uomo molto attraen14


te, dotato di un sorriso contagioso, ma solo un uomo. Appartenevano a due ambienti completamente diversi e probabilmente dopo quel giorno non l'avrebbe mai più rivisto. «La mia casa non è lontana» dichiarò. «Pensate di essere in grado di raggiungerla se vi aiuto?» «Fatemi strada.» Lei si alzò, imponendosi di non coprire certe parti del corpo con le braccia, e gli tese la mano. «Grazie, mia signora.» Will si mise in piedi con notevole difficoltà e le porse il braccio. Tenendosi allacciati, si avviarono vacillando lungo la spiaggia. Mia avvertiva il calore del suo corpo che sfiorava il proprio e non seppe impedirsi di rammentare la sensazione che aveva provato nel percepire il suo petto sotto le mani. «Piantala» si ammonì a bassa voce. Will si arrestò di colpo, facendola sbattere contro di lui. In circostanze normali, non avrebbe avuto problemi a sostenere l'urto di una donna così minuta ma, debole com'era, le ginocchia gli si piegarono e cadde sulla sabbia. Anche se tentò di sfilare il braccio dal suo, Mia non fu abbastanza rapida. Vacillò e si accasciò al suolo pure lei. Atterrò su di lui, naso contro naso. Stordita, per un istante fu incapace di muoversi. Sentiva i muscoli del suo petto che le aderivano al seno, le loro gambe intrecciate, le loro labbra talmente vicine che le sarebbe bastato un lieve movimento per baciarlo. Si sforzò di ignorare la pressione dei suoi fianchi contro i propri, ma non poté ignorare il calore che le suscitò la sua vicinanza. «Mia» mormorò Will. «Angelo mio.» Senza la15


sciarle la possibilità di rendersi conto delle sue intenzioni, le chiuse il viso fra le mani e le sfiorò le labbra con passione. «Mia, Mia, Mia» bisbigliò fra un avido bacio e l'altro. Il corpo di lei reagì all'istante, modellandosi sul suo, ardente di desiderio. Sapeva che non avrebbe dovuto farlo. Appartenevano a due mondi diversi, e lui era quasi certamente in preda al delirio, ma che male c'era a concedersi un unico bacio? «Altolà!» Anche se parve provenire da un'enorme distanza, quel grido la raggelò. Alzò lentamente la testa e si lasciò sfuggire un gemito. Quattro uomini che indossavano l'inconfondibile uniforme dei soldati inglesi di stanza al forte di Bridgetown si stavano avvicinando. «Oh, no, no» bisbigliò. Scoccò un'occhiata al suo compagno, chiedendosi se sarebbe riuscito a correre verso gli alberi che costeggiavano la spiaggia. Era svenuto, un sorriso beato sul viso. Lo scrollò senza tanti complimenti e riportò lo sguardo sui soldati. Erano molto più vicini adesso, perché stavano avanzando rapidamente sulla finissima sabbia. Prese in considerazione l'idea di abbandonare Will e fuggire da sola... non le aveva dato l'impressione di essere un uomo ricercato dalle autorità. Non ne ebbe il tempo. Si era appena rialzata quando il primo soldato la raggiunse e la gettò di nuovo a terra. «Non muovetevi!» gridò senza che ce ne fosse motivo. Con un fucile puntato alla schiena, Mia non aveva la benché intenzione di muovere un muscolo. 16


Will aveva la sensazione di aver dormito per un mese. Sebbene fosse tentato di girarsi su un fianco e concedersi alcune altre ore di sonno, un inconsueto tintinnio di chiavi lo indusse ad aprire gli occhi. Giaceva su uno strato di fetida paglia in una squallida cella, rischiarata unicamente da una sottile lama di luce. Poteva darsi che fosse la cosa migliore, pensò. Quando il tintinnio di chiavi si avvicinò, si mise seduto. Ogni muscolo del suo corpo protestò, supplicandolo di non muoversi ancora per un paio di giorni. La porta della cella si spalancò, e da sotto le palpebre semiabbassate Will scorse un sagoma corpulenta, in piedi sulla soglia. «Che diavolo vi è successo, William Greenacre?» Lui aprì completamente gli occhi e sbirciò nella fitta penombra. Sebbene avesse riconosciuto la voce, non era in grado di individuare il suo proprietario. «Eravamo convinti che foste morto.» «Anch'io.» La sagoma avanzò nella cella e gli batté la mano sulla spalla. «Edward Thatcher» trasecolò Will. «Non ci vediamo da anni.» «Mi pare che l'ultima volta sia stata al funerale di vostro padre. Un uomo straordinario, compianto da tutti. Devono essere trascorsi... quanti, sette anni?» «Otto.» «Ora vediamo di portarvi fuori da questo posto disgustoso.» Gli tese la mano per aiutarlo ad alzarsi. «Poi mi racconterete come siete riuscito a so17


pravvivere a quella terribile tempesta.» «C'era una donna...» cominciò Will. «Non preoccupatevi per lei, vecchio mio, l'abbiamo messa al sicuro. Dopo che vi sarete lavato, vi aggiornerò sugli ultimi avvenimenti. Il governatore vi sta aspettando.» «Ma Mia...» «Avete fatto un ottimo lavoro, Greenacre, le stavamo dando la caccia da mesi. Siete scampato a un naufragio e avete catturato la sorella dell'uomo più ricercato di Barbados, e tutto in un solo giorno.» L'uomo più ricercato di Barbados? Will aggrottò la fronte per tentare di concentrarsi. Era stata una giornata massacrante e dubitava di riuscire a ricordare esattamente che cos'era accaduto. Rammentava la tempesta, la lunga nuotata, il terrore che lo aveva colto alla vista delle scogliere che torreggiavano su di lui. Poi la visione di Mia sulla sommità, il salvataggio e infine il bacio che si erano scambiati sulla spiaggia. Emise un gemito: l'aveva baciata. Le doveva la vita e invece si era approfittato di lei. Ignorava perché lo avesse fatto. Sebbene non fosse stato completamente in sé, quello non costituiva un motivo valido. Strinse gli occhi allorché uscirono dalla prigione nella luce abbagliante del cielo dei Caraibi. «Non ci sono che un paio di minuti di strada fino alla residenza del governatore. Pensate di essere in grado di farcela, vecchio mio?» Benché i muscoli delle sue gambe fossero ammaccati e indolenziti, gli sarebbe giovato sgranchirli. Se non avesse dovuto camminare che per un paio 18


di minuti, era certo che lo avrebbero sorretto. «Come mai vi trovate qui, Thatcher?» domandò mentre si avviavano. Si erano conosciuti in collegio e, anche se non avevano frequentato la stessa classe, si erano incontrati spesso durante le attività ginniche e durante le proibitissime spedizioni notturne nella città vicina. «Sono il consigliere del Governatore di Barbados» ribatté l'uomo con scarso entusiasmo. «Devo dedurne che non si tratta di una carica di vostro gradimento?» «Il governatore è un idiota. Passo la maggior parte del mio tempo a porre rimedio agli errori che commette.» Raggiunsero la grandiosa residenza e furono introdotti nell'atrio. Appariva chiaro che Thatcher era conosciuto. I valletti lo salutarono con un cenno e non sollevarono alcuna obiezione quando lui si diresse verso un corridoio. «Mr. Greenacre, o devo chiamarvi Lord Sedlescombe?» Will si fermò e si voltò. «Vi porgo le mie scuse più sentite. I miei soldati non avevano idea della vostra identità. Mi dispiace che abbiate dovuto trascorrere un certo tempo in una delle nostre celle... Dev'essere stato oltremodo mortificante per un uomo della vostra posizione sociale.» Un uomo che indossava una camicia bianca inamidata e una giubba rossa costellata di decorazioni li stava seguendo lungo il corridoio. «Governatore Hall» indovinò Will, «è un onore conoscervi.» 19


«Venite, Thatcher, offriamo qualcosa da bere a quest'uomo. Deve aver sofferto le pene dell'inferno.» Li condusse in una immensa sala da pranzo, dove cibi e bevande occupavano un'estremità del lungo tavolo centrale. «Accomodatevi, Greenacre. Rifocillatevi.» Dopo essersi seduto, Will mandò giù una lunga sorsata dalla coppa che aveva di fronte. Assaporò il vino fresco, lasciando che gli scivolasse lungo la gola riarsa. «Voglio sapere tutto ciò che è accaduto» dichiarò il governatore. Lui scrollò le spalle e si ficcò una mano nei capelli, una tattica dilatoria di cui si servì per relegare in un recesso della memoria il ricordo delle grida dei marinai. «Non eravamo che ad alcune miglia dalla costa quando è scoppiata la tempesta. Il capitano ha tentato di raggiungerla.» Il governatore scosse il capo. «Il Capitano Brent era un mio buon amico.» «Il veliero si è inabissato rapidamente e i pochi marinai che erano scampati al naufragio hanno preferito attendere i soccorsi della marina.» «Abbiamo mandato delle barche, ma dubito che sia stato trovato qualche uomo vivo.» «Io ho raggiunto a nuoto la costa ed ero in procinto di arrendermi quando una donna si è tuffata e mi ha portato in salvo.» «Ah, la famigerata Mia Del Torres. Potete ringraziare il cielo che non vi abbia tagliato la gola. Come dovete sapere, la sua famiglia è tristemente nota in tutti i Caraibi.» 20


Will si accigliò. C'era qualcosa che non quadrava. La donna che lo aveva salvato era gentile, premurosa ed era stata disposta a rischiare la vita per lui che era un perfetto estraneo. Non sembrava una notoria criminale. E il cognome... doveva trattarsi di una coincidenza. La donna che gli aveva salvato la vita non poteva essere parente dell'uomo a cui era venuto a dare la caccia. «E poi?» lo sollecitò il governatore. «Non rammento altro» ribatté Will, accantonando il vivido ricordo delle soffici labbra di Mia. «Una tragedia, una vera tragedia» si rammaricò il governatore, «ma, se non altro, voi siete sopravvissuto. Abbiamo atteso con impazienza il vostro arrivo in queste ultime settimane.» A Will non sfuggì il cambiamento sopravvenuto nel tono di voce. I convenevoli erano terminati. «Vi forniremo tutto l'aiuto che vi occorre per portare a buon fine la vostra impresa» gli fu promesso prima che un'occhiata interrogativa gli fosse puntata addosso. «Avrò bisogno di un veliero, di un intero equipaggio e di qualcuno che possieda un'ottima conoscenza delle isole e possa farmi da guida, preferibilmente una persona che abbia una esperienza diretta con i pirati.» Il governatore sorrise. «Possiamo fare di meglio.» Fece segno a Thatcher, che si affrettò a lasciare la stanza. «Abbiamo avuto un discreto successo nell'eliminare la maggior parte dei corsari e dei pirati che infestano queste acque» spiegò. «Purtroppo ne rimangono alcuni. Pirati che non siamo in grado di rintracciare.» Tamburellò con le dita sul 21


tavolo, palesemente contrariato. «Sembrano scomparire dalla faccia della terra ogni volta che ci avviciniamo. Qualcuno deve dare loro asilo.» «Sembra piuttosto probabile. Da quanto mi risulta, la protezione della gente del posto risulta oltremodo efficace.» «Infatti. Comunque, non intendiamo più tollerarlo. Ho giurato che avrei spazzato via i pirati dai Caraibi e non intendo venire meno al mio giuramento.» «Ovviamente no, signore. E benché la marina ottenga dei risultati apprezzabili nei combattimenti, non sempre i pirati si battono in modo leale.» «È per questo che vi abbiamo convocato. Ci siete stato raccomandato dall'alto.» Will mandò giù un altro sorso di vino e fece una smorfia. «Talvolta è necessario rivolgersi a qualcuno che non ha paura di sporcarsi le mani.» E lui non l'aveva. Odiava i pirati. Erano degli avidi, vili, arroganti bastardi. Dei bastardi che avevano ucciso suo fratello. Il Governatore Hall non era il solo a desiderare di liberare i Caraibi da quella calamità. Will aveva lavorato sodo per due anni per costruirsi la reputazione di cui godeva attualmente, in modo da essere giudicato l'uomo più adatto a dare la caccia al Capitano Del Torres. «Ah, ecco la vostra guida.» Thatcher era ricomparso, tirandosi dietro una donna che si dibatteva e scalciava. Will la riconobbe immediatamente. «Mia» bisbigliò, alzandosi dalla sedia. Lei lo guardò torva: i suoi occhi non esprimevano che odio. 22


«Stavamo tentando da mesi di arrestare Miss Del Torres» dichiarò il governatore. «Oggi ci siamo riusciti, grazie a voi.» «Io...» cominciò Will, poi si rese conto di essere rimasto a corto di parole. «Il fratello di Miss Del Torres è il capitano di The Flaming Dragon, il flagello dei Caraibi. In cambio della vita, ha acconsentito ad aiutarvi a rintracciare il fratello e la sua ciurma.» Lui le rivolse un sorriso esitante, ma lei lo fulminò con un'occhiata. «Miss Del Torres sarà rilasciata e affidata alla vostra custodia per la durata della vostra spedizione, e sa che verrà uccisa all'istante se tentasse di fuggire o avvisare il fratello che lo state cercando. Uccisa in un modo estremamente sgradevole.» «Quale reato ha commesso?» «Reato?» «Per meritare di essere condannata a morte.» «Ha aiutato e ospitato dei notori pirati.» Lui annuì lentamente. Mandò giù un altro sorso di vino prima di avvicinarsi alla ragazza. «Vostro fratello è un pirata?» le domandò. Anche se lo fissò un istante con aria di sfida, lei finì per annuire. «E sapete dove si trova?» «No.» «Avete idea di dove potrebbe trovarsi?» «No.» Le si fermò di fronte e le sollevò il mento per costringerla a incontrare i suoi occhi. «Non intendo farvi del male, Mia» bisbigliò. «Mi avete salvato la vita.» 23


Il suo sguardo rimase glaciale, il suo viso del tutto privo di emozioni. «Devo portare a termine un incarico, un incarico molto importante, e mi occorre il vostro aiuto.» «Mi resta forse una possibilità di scelta?» domandò lei in un tono sommesso da cui trapelava tutto il disprezzo che provava nei suoi confronti.

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Inghilterra, 1816-1818 Erede di un’insperata fortuna, Miss Amelia Royston decide di usarla per introdurre in Società due care amiche, Susannah Hampton e Helene Henderson. E così, mentre Susannah cerca di sciogliere il cuore di ghiaccio di Lord Pendleton e Helene si strugge per l’affascinante Max Coleridge, Amelia si ritrova a fantasticare sull’uomo che tanti anni prima le ha spezzato il cuore. E a sognare che per tutte e tre ci siano fiori d’arancio in vista.

“Chi ama leggere Jane Austen sarà catturato dai suggestivi romanzi di Anne Herries.” - Amazon Reviews

Dal 4 febbraio in edicola

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