MADELINE HUNTER
I segreti di Mademoiselle Lyon
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Counterfeit Mistress The Berkley Publishing Group / Penguin Group (USA) LLC. © 2013 Madeline Hunter Traduzione di Federica Isola Pellegrini Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici aprile 2015 Questo volume è stato stampato nel marzo 2015 presso la Rotolito Lombarda - Milano I GRANDI ROMANZI STORICI ISSN 1122 - 5410 Periodico settimanale n. 964 dello 01/04/2015 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 75 dello 01/02/1992 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
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L'Attraente Stupido Uomo la stava di nuovo seguendo. Marielle se ne accorse mentre svoltava all'incrocio nei pressi di casa. Si strinse al petto il rotolo di fogli che aveva con sé e si affrettò a proseguire, aprendosi un varco fra la gente che affollava la strada. Erano trascorsi alcuni mesi dall'ultima volta che lo aveva visto, tanto che aveva pensato che lui avesse rinunciato a pedinarla la primavera precedente, dopo che lei gli aveva mandato a dire che sapeva benissimo che la sorvegliava. Era stato come un gioco per lei finché era durato. Si era divertita a condurlo in giro per Londra quando aveva provveduto agli aspetti più banali della propria esistenza. Quando invece era stata impegnata in attività più importanti, era sempre riuscita a seminarlo. Si gettò un'occhiata da sopra la spalla per vedere se anche lui avesse girato l'angolo e sorrise, trovando assurdo il fatto che si illudesse che lei non lo avesse notato. Un uomo come quello non passava mai inosservato. Un agente segreto incaricato di seguire delle spie 5
avrebbe dovuto avere un aspetto anonimo. Quel tipo di professione richiedeva infatti un volto insignificante, non uno che faceva sospirare le donne. Dai lineamenti marcati e la virile bellezza, quel viso attirava gli sguardi malgrado la sua severità, o forse proprio a causa di essa. Era stata appunto la sua evidente incapacità di capire quanto fosse inadatto a esercitare quella professione a indurla ad affibbiargli il soprannome di Attraente Stupido Uomo. Era oltremodo seccante che lui avesse scelto proprio quel giorno per riprendere a importunarla. Le persone che doveva incontrare non avrebbero gradito la sua presenza. Doveva riuscire a sfuggirgli prima di giungere a destinazione. Facendo una deviazione, svoltò nella strada successiva e di nuovo in quella seguente, camminando davanti a un carro trainato da un cavallo sonnolento. Scorgendo la bottega di una modista ad alcune porte di distanza, Marielle si precipitò all'interno appena il carro l'ebbe raggiunta. Da dietro la vetrina, osservò la strada che aveva appena lasciato. Pochi minuti più tardi, l'Attraente Stupido Uomo apparve alla vista, guidando lentamente il suo stallone. L'animale si arrestò all'incrocio. Sbirciando al di là di un cappello esposto in vetrina, lei studiò l'uomo che lo montava. Lui fissò accigliato la strada. Perplesso, si ravviò i corti capelli scuri con le dita e si girò sulla sella per guardarsi indietro. I suoi occhi verde smeraldo saettarono in tutte le direzioni. Portò perfino lo sguardo sulla vetrina della modista, ma il cappellino e i piccoli riquadri ondulati del vetro gli impedirono di vederla. Infine, fece girare il cavallo. Con il piglio di un feldmaresciallo, tornò sui propri passi. 6
Marielle soffocò una risata. Che uomo stupido. Attese che la coda del cavallo fosse scomparsa, poi cominciò a calcolare quanto avrebbe dovuto attendere prima di poter uscire. Trasalì violentemente allorché una mano le si posò sulla spalla. La proprietaria della bottega stava dietro di lei, l'espressione severa quanto quella dell'Attraente Stupido Uomo. «Desiderate provare quel cappellino? Lo state ammirando da molto tempo» dichiarò, studiando il suo lungo scialle, che a onor del vero aveva celato spesso ben più di un cappello. Abbassando lo sguardo, Marielle notò che l'estremità del rotolo stava facendo capolino al di sopra dello scialle di seta a fiorami, con tutta l'aria di un oggetto rubato. Sfiorò con un dito un nastro del cappellino dietro il quale si era nascosta. Un simile lusso non era per lei, benché avesse messo da parte una somma più che sufficiente per concederselo. Tuttavia, i suoi risparmi erano destinati a un affare assai più importante di un cappello. «Intendevo comprarlo, ma, ora che lo vedo da vicino, non trovo alcuni particolari di mio gradimento.» La donna strinse gli occhi al suono della sua voce. «Ah, siete francese. Una delle nostre ospiti. Questo spiega... be'...» La percorse con lo sguardo, indugiando sul pizzo sbrindellato che bordava la scollatura del corpino, sullo scialle veneziano scolorito, poi sulla gonna voluminosa che indicava che il suo abito era passato di moda da un pezzo. Infine, lo posò sulla pittura azzurra che le macchiava la mano. Marielle fissò la modista dall'alto in basso. «Oui, 7
una delle ospiti del vostro paese. I miei abiti possono anche essere antiquati, madame, ma il mio sangue è ancora più antico ed è questo che conta, no? Si dà il caso che stia acquistando un nuovo guardaroba con il denaro che ho portato di recente dalla Francia. Immaginavo che la vostra bottega fosse quella che mi aveva raccomandato un'amica, la Viscontessa Ambury, ma pare che mi sia sbagliata. La qualità dei vostri articoli, temo, non è degna del suo patrocinio.» Rigida come un manico di scopa, Marielle lasciò la bottega e tornò all'incrocio, sporgendo la testa da dietro l'angolo per accertarsi che l'Attraente Stupido Uomo se ne fosse andato. Poiché di lui non c'era traccia, si avviò rapida nella direzione opposta, percorrendo le vie trasversali per recarsi al suo appuntamento. Emergendo da una stradina laterale in una più ampia, notò una vettura di piazza che si era fermata per fare scendere un passeggero. Imprecando contro il tempo e il denaro che le era costato l'Attraente Stupido Uomo, lei saltò all'interno della carrozza. Dove diavolo era finita quella strega francese? Gavin Norwood, Visconte Kendale, osservò le varie teste lungo la strada, in cerca di una dai lunghi riccioli di un caldo castano dorato che ricadevano su un paio di esili spalle femminili. Non ebbe alcuna difficoltà a individuare Marielle Lyon. Non tanto a causa della sua figura flessuosa e neppure della sua capigliatura. Sebbene indossasse degli abiti fuori moda e di solito fosse avvolta in un lungo scialle, non erano stati quelli i particolari che lui aveva cercato. Era piuttosto la sua andatura a distinguerla. Faceva ondeggiare un tantino la figura, dando 8
l'impressione che non camminasse che a piccoli passi. Era l'incedere di una regina, che vanificava tutti i suoi tentativi di apparire umile e indigente. Quando l'aveva pedinata la primavera precedente, lei si era illusa sovente di averlo superato in astuzia ed essere riuscita a sfuggirgli. In realtà, anche se glielo aveva lasciato credere, lui non l'aveva mai perduta di vista. Forse, però, lo aveva fatto quel giorno. In tal caso, sarebbe stato costretto a rinviare la resa dei conti che aveva progettato. Il pensiero non contribuì minimamente a migliorare il suo umore. Non gli restava che un mese per risolvere quella spinosa questione prima di intraprendere un'altra missione. Mise al passo il cavallo, calcolando la distanza fino al crocevia successivo. Avrebbe perlustrato i vicoli fra gli edifici che fiancheggiavano il lato destro della strada prima di arrendersi. Quando fuggiva, Mademoiselle Lyon si dirigeva immancabilmente a destra. Aveva appena iniziato a esaminarli quando qualcosa catturò la sua attenzione. Il conducente di una vettura a nolo si era girato per parlare al suo passeggero. Un braccio sottile si sporse dal finestrino e si allungò verso la mano del vetturino per consegnargli del denaro. Questi fece schioccare le redini. Marielle doveva andare di fretta. Non aveva mai preso una vettura di piazza prima di allora. Che fosse il suo braccio quello che aveva visto, non c'erano dubbi. La macchia di pittura azzurra sulla pelle candida e le lunghe dita affusolate erano inconfondibili. Kendale seguì la carrozza da una prudente distanza. Il vantaggio di essere in sella era che gli consentiva di osservare tutta la strada dall'alto. La vettura svoltò diverse volte e infine si arrestò a un centinaio di iarde di 9
distanza da lui. Il conducente inserì la frusta nel suo supporto, estrasse una mela da una tasca della giubba e l'addentò. Lui affiancò la carrozza per potere sbirciare all'interno. Era vuota. «La donna che avete portato qui... dov'è andata?» domandò al vetturino. L'uomo studiò per un istante lui e il suo cavallo. Poi, con la bocca piena, inclinò il pollice verso l'ingresso di un vicolo sull'altro lato della strada, situato fra una cartoleria e una drogheria. Kendale smontò e legò il cavallo a un apposito palo. Si diresse verso la drogheria, poi strisciò lungo la parte anteriore fino all'angolo, da dove era in grado di scorgere l'intero vicolo. Tre sagome si muovevano nella fitta penombra. Due uomini era rivolti verso di lui, ma era troppo buio per consentirgli di vederli bene. Marielle si stava dirigendo verso di loro, la figura esile che ondeggiava all'interno dell'ampio scialle. Lui esitò, incerto se mettere fine all'appuntamento. Non era la prima volta che lei incontrava degli uomini in un vicolo. Aveva con sé un rotolo di documenti. Kendale lo aveva notato sotto lo scialle quando era uscita di casa. Non poteva permetterle di consegnarlo come aveva intenzione di fare. Benché l'ingresso posteriore del vicolo non fosse lontano e lui dubitasse di essere in grado di impedire a quegli uomini di svignarsela, che gli venisse un colpo se avrebbe consentito a quella donna di darsi alla fuga. Se l'avesse spuntata, avrebbe finalmente svelato il mistero che costituiva Marielle Lyon. Marielle sbirciò nella fitta penombra. In un primo momento, il vicolo le parve deserto, cosa che suscitò 10
la sua contrarietà. Sarebbe stata una disdetta se avesse pagato la vettura solo perché Édouard e Luc arrivassero in ritardo o non si presentassero affatto. Avrebbe dovuto sostituirli da mesi. Non era mai prudente servirsi troppo a lungo delle stesse persone. I dettagli cominciavano a essere notati, le domande a essere formulate. Cosa infinitamente peggiore, il tempo generava confidenza e disattenzione. E lei non poteva permettersi la benché minima negligenza da parte di nessuno. Édouard e Luc non correvano alcun rischio, quello non era che un lavoro per loro. Era lei quella che avrebbe dovuto affrontare una resa dei conti che non riguardava unicamente il denaro. Se gli inglesi avessero stabilito che fosse una spia, la sua sorte sarebbe stata oltremodo sgradevole. Se i suoi nemici l'avessero denunciata sui loro giornali, sarebbe potuta finire al patibolo. Un guizzo in fondo al vicolo indusse le ombre a muoversi. Un uomo allungò un braccio e le fece segno di avvicinarsi. In preda a un enorme sollievo, Marielle si incamminò verso di lui. «Perché vi state nascondendo?» domandò. «Vi hanno seguiti?» Lui non rispose. Strano. In una rapida serie di impressioni, lei assimilò altre incongruenze. L'uomo portava un cappello a tricorno. Édouard e Luc li consideravano antiquati. Via via che Marielle abituava la vista alla semioscurità, il corpo dell'uomo parve più ampio. Era troppo corpulento, troppo tozzo. Quando un altro lo raggiunse, un nodo le serrò la gola. Neppure quello aveva un aspetto familiare. Un campanello di allarme le squillò nella mente, inducendola ad arrestarsi di colpo. 11
Loro dovettero fiutare la sua paura, dato che avanzarono. «Attendez-nous» bisbigliò quello tozzo. Lei girò sui tacchi e si precipitò verso la strada che aveva appena lasciato. Dei passi pesanti echeggiarono alle sue spalle. Il terrore rischiò di offuscarle la mente. Scalciò via le scarpe per poter correre più velocemente, ma era già troppo tardi. Una mano le afferrò una spalla, stringendola come una morsa d'acciaio. Lei girò su se stessa e fuggì finché non sbatté contro il muro di pietra di un edificio. Il dolore le mozzò il fiato e le oscurò la vista. Disperata, annaspò in cerca della sua borsa mentre riacquistava l'equilibrio. I suoi aggressori erano ormai tanto vicini da consentirle di percepire il sentore di birra che emanava da quello corpulento. «Tenete. È tutto ciò che ho.» Gettò al suolo la borsa. L'uomo fece passare lo sguardo da questa a lei. «Non siamo venuti per quella.» Parlava in francese. Un perfetto francese, cosa che confermò i suoi peggiori timori. Quelli non erano dei semplici ladri. Non erano venuti per il denaro, erano venuti per lei. Sarebbe morta in quel vicolo. I due uomini la fissarono, una tensione quasi tangibile che si sprigionava da loro. Marielle comprese il motivo della loro esitazione. Non era facile uccidere. Perfino l'individuo più spietato doveva mettere insieme un certo coraggio prima di farlo. Percepì la determinazione che aveva incominciato a impossessarsi di loro. Il primo a dimostrarla fu l'uomo più magro, non quello corpulento. Una luce animalesca era apparsa nei suoi occhi. 12
Appena si mosse, lei lo imitò. Si scagliò contro di lui con tutte le proprie forze, dimenandosi per impedirgli di afferrarla. Se fosse riuscita a oltrepassarli, forse... Lui fece scattare il braccio e il fioco chiarore si rifletté sul metallo. Marielle continuò a dibattersi e il suo scialle si impigliò nella lama. Anche se la seta ne deviò la traiettoria, centrò ugualmente il bersaglio. Una fitta lancinante le trafisse il fianco. Lei si rifiutò di arrendersi. Agitandosi e contorcendosi, lasciò cadere il rotolo e gli fece scorrere le unghie lungo il viso. Un pugno micidiale le si abbatté sulla testa, subito seguito da un altro alla spalla. Adesso altre ombre erano entrate nel suo campo visivo. Ombre scure, che si stavano avvicinando. Marielle avvertì a malapena il colpo successivo, che la mandò di nuovo a sbattere contro il muro. Ormai incapace di lottare, vacillò e scivolò a terra. Poi non vide e non udì più niente mentre una nera voragine si spalancava per accoglierla. Accettò l'inevitabile. Era finita. Aveva perduto. Forse era stata sciocca perfino a pensare di essere in grado di vincere. «Je suis désolée. Mi dispiace di avere fallito» mormorò in un soffio. Sferrando pugni come un forsennato, Kendale tentò di schivare il pugnale che si stava abbassando su di lui. Avrebbe dovuto prendere la pistola quando era sceso dalla sella. I due uomini sembravano convinti che sarebbero riusciti ad annientarlo. Quando la lama gli lacerò la giubba e gli si conficcò nella carne, lui si chiese se dopotutto non avessero ragione. La ferita risvegliò il 13
combattente che era in lui, l'uomo che una volta aveva sgominato da solo cinque soldati bene addestrati. Tutti i suoi istinti all'erta, attese che il pugnale tornasse ad abbassarsi e questa volta afferrò il braccio che lo vibrava. Stringendolo con tutte le proprie forze, lo tirò indietro finché non ebbe la possibilità di afferrarlo in un altro punto. Poi, con mossa fulminea, lo torse fino a quando non udì il raccapricciante scricchiolio di un osso che si spezzava. Con un urlo, il suo avversario si accasciò al suolo. Lui si scagliò contro l'altro. Questo, l'individuo grasso, era finalmente riuscito a estrarre il proprio pugnale dal fodero, ma il grido del compagno lo aveva immobilizzato con la mano a mezz'aria. Kendale lo fissò. «Non perdete il coraggio proprio adesso. O la prospettiva di una lotta corpo a corpo vi spaventa? Solo un codardo aggredirebbe una donna e avrebbe bisogno di un complice per farlo.» L'uomo corpulento indietreggiò, tenendo il pugnale davanti a sé come scudo. Il compagno lo seguì barcollando. A metà del vicolo, quello grosso si voltò e fuggì veloce come il vento. Ansimando, Kendale si diresse verso il muro dell'edificio e abbassò lo sguardo. Marielle Lyon era seduta nel punto in cui era caduta. I suoi piedi nudi spuntavano da sotto la gonna spiegazzata. La testa le ciondolava sul petto. Aveva mormorato qualcosa quando si era accasciata, qualcosa che lui non era sicuro di aver compreso bene. Adesso non emetteva un suono. Né si muoveva. Accovacciandosi, sollevò lo scialle e le posò la mano sul petto, sotto il seno sinistro. Percepì il battito del suo cuore e nello stesso tempo si rese conto di toccare 14
una chiazza bagnata. Sangue. Era viva, ma se la ferita fosse stata grave non lo sarebbe rimasta a lungo. La sua aveva cominciato a bruciare come il fuoco. L'eccitazione causata dalla scaramuccia defluì da lui, lasciandolo spossato e dolorante. Scorse le scarpe di Marielle e andò a prenderle, poi tornò a chinarsi su di lei. Rallegrandosi che non provasse dolore, la mise in piedi e l'appoggiò al muro. Quando qualcosa rotolò contro il suo stivale, abbassò lo sguardo. I documenti. Sorreggendola con un braccio, si chinò a raccoglierli. Poi se la caricò su una spalla e la portò verso la stessa vettura di piazza che l'aveva condotta lì. Il conducente si girò sbalordito quando lui si accinse ad aprire lo sportello. «Spero che non stia per vomitare. Non voglio che mi insudici la carrozza.» «Portateci dove dirò io e obbedite ai miei ordini.» «Ordini! Che mi venga un colpo se... Ehi, state perdendo sangue. Vi ha inzuppato il panciotto. Cristo, anche lei! Non vi porterò in nessun...» «Sono il Visconte Kendale. Se sporcheremo la vostra dannata carrozza, ve ne comprerò un'altra.» Gavin spalancò lo sportello, depositò Marielle sul sedile e gettò i documenti e le scarpe dietro di lei. Quindi prelevò il proprio cavallo e lo legò alla parte posteriore della vettura. «Adesso affrettatevi a usare quelle redini e portateci in Hertford Street a tutta la velocità possibile» ordinò al conducente, salendo a bordo. «Vi conviene servirmi bene quest'oggi, altrimenti me la pagherete molto cara.»
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