Guida scandalosa per signorine di Eva Leigh

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EVA LEIGH

Guida scandalosa per signorine


Immagine di copertina: design by Amy Alperin illustration by Paul Stinson Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Good Girl's Guide to Rakes Avon Books An Imprint of HarperCollins Publishers Traduzione di Lucia Rebuscini Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con HarperCollins Publishers, LLC, New York, U.S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2022 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Storici Seduction giugno 2022 Questo volume è stato stampato nel maggio 2022 da CPI Black Print, Spagna, utilizzando elettricità rinnovabile al 100% I GRANDI STORICI SEDUCTION ISSN 2240 - 1644 Periodico mensile n. 141 dello 08/06/2022 Direttore responsabile: Sabrina Annoni Registrazione Tribunale di Milano n. 556 del 18/11/2011 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distribuzione canale Edicole Italia: m-dis Distribuzione Media S.p.A. Via Carlo Cazzaniga, 19 - 20132 Milano HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano


Dedica

A Zack, che ha sempre saputo che io ero molto di più di una semplice Brava Ragazza


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Londra, 1818 La cerimonia nuziale non aveva ancora avuto luogo, e il matrimonio era già un disastro. Kieran Ransome e la sua famiglia erano sotto il portico di St. George antistante la chiesa, e mentre sua madre sollevava per un attimo il velo della sposa per scostare un ricciolo, lui poté intravedere il viso di Willa. Era cereo, le labbra tirate disegnavano una linea sottile. La contessa sistemò e arrangiò l'abito di Willa, ma sua figlia non spiccicò parola. La sera prima, la famiglia aveva fatto una cena prenuziale e anche in quell'occasione Willa era rimasta pressoché muta. Aveva bevuto due bicchieri e mezzo di vino, anziché il solito bicchiere, e aveva spiluccato il cibo, invece di mostrare il suo abituale robusto appetito. Lo sposo aveva risposto con grugniti a chi gli rivolgeva la parola e aveva declinato la proposta di Kieran di andare a bere qualcosa dopo il pasto nella loro taverna preferita. C'era chiaramente qualcosa che non andava. «C'è qualcosa che non va» gli sussurrò all'orecchio suo fratello Finn. Kieran lanciò un'occhiata al padre, il Conte di Wingrave, 7


che stava parlando con Simon, il figlio maggiore. Alice, la moglie di quest'ultimo, era al fianco del marito. Il conte e la contessa si ignoravano, e la cosa non era affatto sorprendente, ma ciò che stupì Kieran fu il fatto che nessuno sembrava notare l'ansia che proveniva dalla sposa, con un grido silenzioso. Di solito, Willa non esitava a intervenire in una qualsiasi discussione e a esprimere la propria opinione, invece, quel mattino, sembrava paralizzata. «Pensi che voglia tirarsi indietro?» chiese Kieran a bassa voce. «È difficile darle torto» rispose Finn. «Dom si è comportato da vero imbecille in queste ultime settimane. Io non lo sposerei di certo.» «Pensi che lo voglia lasciare?» Finn sospirò e un'espressione inquieta passò sul suo viso. «Non ci scommetterei, fratellino. Ricordi come ha reagito quando le abbiamo detto che non avrebbe dovuto mangiare la sabbia?» «Aveva cinque anni a quel tempo.» «La sua testardaggine è solo cresciuta con il passare degli anni.» Kieran non poteva controbattere. Inizialmente, aveva creduto che Willa e Dominic Kilburn fossero una coppia perfetta. Erano due creature ostinate che, nel corso di un'animata discussione, non avrebbero esitato a sbattere porte e rompere porcellane, ma lui aveva notato i loro sguardi adoranti quando si guardavano negli occhi e le loro mani che si intrecciavano come se non potessero evitare di toccarsi. Sicuramente, la loro sarebbe stata un'unione felice, seppur tempestosa. Ma ora non ne era più tanto sicuro. Ciò di cui era sicuro era che le chiese lo rendevano molto 8


nervoso. Erano l'espressione di temperanza, solennità e silenziosa riflessione... tutte cose che lui evitava accuratamente. Il solo fatto di restare in piedi fuori dalla chiesa di St. George lo rendeva irrequieto e dovette fare forza su se stesso per non saltare sul primo cavallo che passava di lì e fuggire verso una taverna, un teatro, un posto qualsiasi che non fosse intriso della solenne gravità di quel luogo di culto. Dio sapeva che lui non aveva alcuna intenzione di ritrovarsi a fare la parte dello sposo. «Gesù» mormorò a Finn, «da anni non esco a quest'ora del giorno.» «Tompkins mi deve cinque sterline» disse suo fratello. «Sosteneva che non lo avresti mai fatto, men che meno da sobrio, ma io sapevo che saresti venuto, se non altro per abbuffarti al pranzo di nozze.» «Grazie per la fiducia che riponi in me» replicò Kieran in tono asciutto. Poi a voce più alta, rivolto alla sua famiglia, dichiarò: «Come testimone di nozze, mi offro di andare da Dom per esprimergli le mie felicitazioni per avere accettato di unire la sua maledetta stirpe alla nostra». «Oggi, più di qualsiasi altro giorno, risparmiaci le tue istrioniche affermazioni» disse suo padre in tono distratto. Sua madre alzò gli occhi al cielo; difficile dire se fosse più irritata dalle parole del figlio o del marito. Dopo avere rivolto un ironico cenno di saluto al conte, Kieran aprì le porte della chiesa e inarcò un sopracciglio quando Finn lo seguì. «Ho scommesso con me stesso che saresti morto stecchito dopo avere varcato la soglia della chiesa» gli spiegò. «In questo caso saremmo in due, e il tuo cadavere sarebbe accanto al mio.» Quando superarono la soglia, Finn fece un volgare gesto 9


scaramantico con la mano, suscitando il trasalimento degli invitati seduti sulle panche più vicine. Kieran gli rivolse un sorrisetto sarcastico. «Una nuova aggiunta al mito dei fratelli Ransome» mormorò il fratello, mentre percorrevano la navata verso il presbiterio, o almeno, Kieran credeva che si chiamasse presbiterio, ma non ne era certo, perché non era stato particolarmente attento a scuola quando si parlava dell'architettura delle chiese. Tutta la buona società londinese era stipata dentro St. George, fino ad arrivare alle famiglie più stimate e rispettabili che risiedevano in campagna. La parte riservata ai parenti dello sposo era piena di titani dell'industria e del commercio, dal momento che la sua famiglia faceva parte di quel mondo, e i loro abiti eleganti rivaleggiavano con quelli indossati dall'aristocrazia. Sia la nobiltà sia coloro che avevano fatto fortuna in tempi recenti, fissarono a disagio Kieran e Finn. Forse anche loro, come molti in città, avevano letto degli scandali provocati dai fratelli Ransome. Erano tutti ansiosi di venire a conoscenza dei fatti altrui, se non altro per sentirsi un po' meglio riguardo alle loro vite scialbe, intrise di moralità fittizia. Kieran rivolse loro il suo sorriso da mascalzone, compiacendosi quando vide le donne portarsi la mano alla gola e gli uomini gonfiare il petto. Che significato aveva per lui il loro evidente disagio? Una donna in particolare, seduta dalla parte degli ospiti della sposa, catturò il suo interesse, mentre con le dita accarezzava il pizzo del fichu e incurvava le labbra in un sorriso malizioso. Kieran le strizzò l'occhio e lei sbatté le ciglia. «Al diavolo!» Finn fece una risatina. «Solo tu puoi fare il cascamorto in una chiesa.» 10


«Mi unisco alla lunga e comprovata tradizione di chi ha tentato di corrompere un luogo di culto, ma ho trovato qualcosa di ancora più affascinante. Dà un'occhiata al collo di quella tizia in seconda fila, dalla parte dello sposo.» Era un collo particolarmente attraente, con una bella linea e un paio di riccioli di capelli castani che ricadevano sulla nuca. A Kieran venne l'acquolina in bocca immaginando di mordicchiarlo e di suscitare nella donna un gridolino di piacere. Alcuni uomini nutrivano un'adorazione per i seni, altri erano affascinati dal fondoschiena o dalle gambe, mentre lui avrebbe potuto scrivere versi su versi sull'incanto del collo femminile. La donna in questione si voltò verso la persona che le sedeva accanto, mostrando il proprio profilo. Maledizione! Kieran la conosceva. Imprecò a voce alta, guadagnandosi altre occhiate di disapprovazione. Finn rise di nuovo. «Stai seducendo mentalmente la sorella del nostro miglior amico. Hai toccato il fondo.» «Non dirlo a Dom» mormorò Kieran. Sebbene sia Dom sia Finn lo accompagnassero nelle sue scorribande notturne, a Londra, tra i tre, era Kieran a detenere il primato della peggior reputazione. Nonostante fosse chiassoso, Dom si limitava a raccogliere scommesse e cantare canzoni sconce, ma rifuggiva la compagnia femminile. Possedeva, però, una certa propensione a lanciarsi nelle zuffe. Sapendo che razza di mascalzone fosse Kieran, l'amico non avrebbe mai tollerato che lui si mettesse in testa di sedurre sua sorella minore. Come se si sentisse osservata, Celeste Kilburn si voltò e incrociò il suo sguardo. Dopo un lieve trasalimento, abbozzò un sorriso. 11


Lui lo ricambiò, come se non avesse fantasticato di spogliarla e sedurla solo un attimo prima. Le rivolse un sorriso neutro, quasi fraterno. Parecchi anni prima, Celeste era tornata a casa, dopo avere completato gli studi, trasformata in una splendida donna, e dal momento del suo debutto era stata un modello di decoro e aveva mantenuto un comportamento ineccepibile. Da allora, Kieran aveva sempre cercato di starle lontano e quella era l'unica cosa nella sua esistenza che poteva essere considerata saggia e prudente. Celeste si voltò verso l'altare e lui seguì il suo sguardo, aspettandosi di vedere suo fratello in piedi in attesa della sposa. Era quello che di solito facevano gli sposi, o almeno così credeva Kieran nella sua limitata esperienza, dal momento che non veniva mai invitato ai matrimoni o ovunque si riunissero le persone rispettabili. Quella era la sua prima volta come testimone di nozze e quindi non sapeva quali fossero esattamente le sue responsabilità in quel contesto. Anziché vedere Dom, nervoso ma ansioso nel suo elegante completo nuziale, in attesa dell'apparizione della sua sposa, Kieran vide solo il vicario con i suoi paramenti. L'uomo sembrava perplesso, il suo sguardo si spostava in continuazione da qualcosa alle sue spalle alla folla riunita, offrendo alla congregazione un incerto sorriso. Fu il suo imbarazzato sorriso a fare fermare Kieran. Perché stava cercando di rassicurare gli invitati? Cauto, con Finn al suo fianco, Kieran gli si avvicinò. Si aspettava di trovarsi di fronte un uomo che fosse l'emblema della virtù o che, perlomeno, odorasse d'incenso, e invece vide un uomo come tutti gli altri che nel radersi quella mattina aveva trascurato qualche pelo sotto l'orecchio e che odorava dell'amido con cui erano state stirate le sue vesti, mescolato 12


al sudore che affliggeva tutti i comuni mortali. «Qualcosa non va, reverendo?» chiese Finn. «Sembra che manchi lo sposo» aggiunse Kieran. «Non manca nulla» rispose il prete, ostentando buonumore. Poi, a voce più bassa in modo che potessero udire solo loro due, aggiunse: «Voi due... gentiluomini... conoscete bene Mr. Kilburn?». «Se per conoscere bene intendete se l'ho visto sfidare tre marinai da ubriaco, allora la risposta è sì» rispose Kieran. Il prete ammutolì e il suo viso si fece rosso come un'aragosta, mentre Finn soffocava una risata. «Sono anche il suo testimone di nozze» aggiunse Kieran. «Lo sposo è in pessime condizioni» disse loro il reverendo dopo essersi ripreso quel tanto che bastava da riuscire a parlare. «L'ho fatto entrare in sagrestia per riprendersi, ma quando ho suggerito di chiamare un membro della sua famiglia, affinché lo assistesse, lui ha rifiutato con veemenza. O almeno penso che volesse declinare la mia offerta quando mi ha tirato addosso uno sgabello.» Lanciare uno sgabello addosso a un uomo di chiesa era proprio tipico di Dom, ma che lo avesse fatto il giorno del suo matrimonio suscitò l'allarme di Kieran. «Forse Mr. Kilburn reagirà meglio di fronte ai suoi testimoni» proseguì il prete. «Conduceteci da lui» disse Kieran. Lui e Finn seguirono il reverendo attraverso una piccola porta di fianco all'altare, e poi lungo uno stretto corridoio, prima di arrivare a un'altra porta. Dall'interno provenivano colpi e imprecazioni, come se qualcuno stesse battendo la testa contro qualcosa di molto resistente. Il vicario lanciò a Kieran e a Finn uno sguardo preoccupato, probabilmente perché temeva che Dom stesse distruggen13


do la sua sagrestia, poi bussò delicatamente alla porta. «Mr. Kilburn» disse, «sono il reverendo Hodgson e...» «Andatevene!» gridò Dom. «Non voglio sentire le vostre omelie, e il vostro vino è una vera schifezza.» Il reverendo Hodgson sbiancò. «Lasciate che me ne occupi io.» Kieran posò una mano sulla spalla del vicario e lo scostò dalla porta. «Dom, sono Kieran... c'è anche Finn. Smetti di comportarti come un idiota e apri questa maledetta porta!» Seguì una lunga pausa, prima che il loro amico bofonchiasse: «Entrate». «Sarà meglio che voi aspettiate insieme alla congregazione, reverendo» suggerì Finn. L'uomo gli rivolse un cenno di gratitudine prima di dileguarsi, cercando rifugio nella sua chiesa. Dopo che se ne fu andato, Kieran aprì la porta, lentamente, nel caso in cui Dom avesse messo le mani sull'argenteria della chiesa e avesse intenzione di lanciargliela addosso. Cauto, entrò nella sagrestia ed emise un fischio. «E io che pensavo che i danni che avevi provocato al Twin Bastards Taphouse fossero gravi.» «Gesù, Dom!» esclamò Finn. «Hai distrutto tu a calci questa libreria?» Non ci fu risposta, se non un sordo ruggito proveniente dall'uomo seduto a terra in un angolo. Quell'uomo doveva essere Dom, perché poche persone della sua stazza indossavano completi di sartoria acquistati in Bond Street. Le sue ampie spalle erano l'eredità degli anni di formazione trascorsi a lavorare al porto di Londra. «Per tutti i diavoli dell'inferno...» gemette Dom senza alzarsi. «Che dannato disastro.» Il fatto che avesse improvvisamente riacquistato l'accento 14


cockney, che la sua famiglia aveva cercato di cancellare, era la dimostrazione di quanto fosse agitato. I Kilburn erano riusciti a eradicare qualsiasi traccia delle loro umili origini con grande successo, ma quando Dom era ubriaco o particolarmente turbato tornava ad assumere l'accento con cui aveva parlato nei primi diciotto anni della sua vita. «Non mi rimproverate per avere imprecato in chiesa?» domandò. Kieran rise. «Se cerchi un castigo, ti sei rivolto ai fratelli sbagliati.» Si avvicinò a Dom con prudenza, come avrebbe fatto con un toro infuriato. La domanda ora era se avrebbe dovuto sparargli per sollevarlo dalle sue miserie. «Se volevi sgomberare i mobili vecchi, hai fatto un ottimo lavoro.» «Non possiedo lo spirito di osservazione di un agente di Bow Street» disse lentamente Finn, chinandosi a raccogliere un pezzo del tavolo sfasciato, «ma direi che sei un po' agitato.» Dom emise un altro verso bestiale. Lentamente, come se stesse davvero affrontando un animale feroce, Kieran gli posò una mano sulla spalla. Dom si divincolò immediatamente. «Non cercare di essere gentile con me!» ringhiò. «Non osare essere gentile, non me lo merito!» Kieran scambiò un'occhiata preoccupata con il fratello. Considerato che Finn perdeva e vinceva somme considerevoli al tavolo da gioco celando le proprie emozioni dietro un'espressione impassibile, il fatto che in quell'occasione non si prese la briga di nascondere la propria preoccupazione accrebbe il disagio di Kieran, chefece un respiro profondo per inalare l'odore di alcol che sicuramente emanava il suo amico. Se Dom fosse stato ubriaco, questo avrebbe spiegato il suo comportamento, dal momento che quando beveva troppo ten15


deva a diventare piuttosto aggressivo. Stranamente, non puzzava di whisky né di gin. Un goccio d'alcol forse lo avrebbe aiutato a calmare quello che, senza ombra di dubbio, era un comune caso di ansia prematrimoniale. Dalla tasca interna della giacca, estrasse una fiaschetta piatta e gliela porse. «La migliore medicina.» Dom la prese con mani tremanti e fece un lungo sorso prima di restituirgliela. Anche Kieran bevve e poi la passò a Finn. «Non scolartelo tutto, figlio di puttana» disse Kieran quando il fratello gettò la testa all'indietro. «Come osi chiamare puttana mia madre?» replicò Finn, lanciandogli addosso la fiaschetta ormai vuota. L'orologio sulla mensola batté l'ora. Il fatto che la cerimonia sarebbe dovuta iniziare un quarto d'ora dopo e che lo sposo fosse seduto a terra nella sagrestia distrutta e continuasse a borbottare frasi incoerenti non lasciava presagire nulla di buono. Bisognava assolutamente fare qualcosa. «Dovresti vedere Willa» disse Kieran. «È bella come il sole. Quando vedrai tua moglie dimenticherai ogni cosa.» Nell'udire il nome della futura moglie, Dom balzò in piedi e diede un pugno al mobile più vicino, il quale oscillò, prima che Kieran gli impedisse di crollare a terra. «È un errore» mormorò Dom. «Tutta questa faccenda è un enorme, dannato errore.» Kieran ammutolì per qualche istante. «Non lo è affatto!» esclamò infine. «Tu e Willa siete fatti l'uno per l'altra. Lo siete da sempre, da ancora prima che mia sorella facesse il suo debutto. Quando lei entra in una stanza, tu la fissi come un leone fissa una gazzella. A meno che...» Fu colto da un dubbio improvviso. «... tu non la voglia più.» «Sarei disposto a uccidere per lei» ringhiò Dom. 16


Kieran emise un sospiro di sollievo. Almeno i sentimenti erano rimasti intatti tra il suo amico e Willa. Sin dall'infanzia, era stato testimone della distanza tra i suoi genitori e del loro reciproco e gelido disprezzo. Non si rivolgevano mai direttamente la parola e, quando lo facevano, si chiamavano milady o milord, mai con i loro nomi Aoife e John. Solo dopo avere origliato i discorsi di due cameriere, lui aveva saputo che l'unione tra un conte inglese e un'ereditiera irlandese era iniziata come una tempestosa storia d'amore fino a quando, con il tempo, i due erano arrivati a disprezzarsi. Kieran conservava un vago ricordo dei litigi dei genitori, che da bambino lo avevano terrorizzato, ma da quando era nata Willa, il conte e la contessa praticamente non si parlavano più e un velo di gelo si era adagiato su tutta la famiglia. Simon era stato trattato bene, perché lui era l'erede, mentre Finn e Kieran erano stati solo incidenti di percorso, ma non era un problema, perché questo permetteva loro di avere tutta la libertà che desideravano. Willa, invece, era come una fiamma in quel deserto di ghiaccio. Lei non accettava il silenzio paralizzante che regnava nella loro famiglia, e, stranamente, era adorata per questo. Chiunque avesse sposato, avrebbe dovuto tenerle testa, altrimenti lei lo avrebbe schiacciato sotto i suoi stivaletti. Dom era sembrato il marito ideale per lei. In quanto figlia di un conte, Willa doveva sposarsi, ma grazie a Dio non ci si aspettava che Kieran facesse altrettanto. Come poteva legarsi a una donna quando ce n'erano tante altre al mondo? «Allora, vai là fuori e sposala, idiota!» disse Finn. «Non posso.» Dom si coprì gli occhi con le mani. «Perché diavolo non puoi?» domandò Kieran. «Perché lei è troppo per me.» 17


Kieran fissò incredulo l'amico. «Questo non può essere lo stesso uomo che entra in tutte le sale da ballo con l'espressione altezzosa di chi pensa che nessuno tra i presenti sia degno di allacciargli le scarpe.» «È la verità» ribadì Dom. «Anche se lei non fosse figlia di un dannato conte, sarebbe troppo per me. Lei è migliore di me in tutti i sensi. Io sono solo un lurido scaricatore di porto e le cose che ho fatto...» «Chi non ha un po' di fango attaccato alle scarpe?» intervenne Finn conciliante. «Voi non capite» replicò Dom. «Entrambi voi, nati in un castello, non potete sapere cosa deve fare un uomo per sopravvivere, il fondo che si deve toccare per poi poter risalire. Come posso toccarla con queste...» Tese le mani in avanti. «... che hanno commesso i peggiori crimini? Come potrei essere il marito giusto per lei? L'uomo giusto? Diventando mia moglie, si rovinerebbe e, sapendolo, io non potrei più vivere con me stesso. Non capisci?» Rivolse a Kieran uno sguardo implorante. «Sposarla è la peggior cosa che potrei farle. Sarebbe infelice, anzi, peggio, la distruggerei, e io non posso permettere che questo accada. Ma se mandassi a monte il matrimonio, infangherei la sua reputazione.» Kieran assimilò le parole angosciate dell'amico. Il suo dolore era tangibile. C'erano eventi del passato di Dom che non conosceva e poteva solo immaginare che avesse passato dei momenti molto difficili. Gli si stringeva il cuore nel vederlo tanto avvilito proprio il giorno in cui avrebbe dovuto essere più felice. «Un momento» disse. Si avvicinò a Finn e gli sussurrò all'orecchio: «Forse sta solo delirando, ma io ho assistito ai loro litigi, alle lacrime di Willa. E se avesse ragione lui? Se lei finisse davvero con l'essere infelice al suo fianco?». 18


«È possibile» mormorò Finn. «E se il matrimonio fosse una catastrofe, non potrebbe essere sciolto. Willa sarebbe imprigionata con lui per la vita. Come nostra madre con nostro padre.» «Tuttavia, se lei non lo volesse, avrebbe rifiutato di sposarlo.» Finn gli rivolse un'occhiata scettica. «E ammettere di avere commesso un errore nella scelta del marito?» Rimasero in silenzio mentre contemplavano la possibilità che la loro unica sorella si stesse rovinando la vita perché era troppo ostinata per ammettere di avere commesso un errore nella scelta del marito. Kieran rammentò il giorno in cui era nata, quando lui era sgattaiolato in camera della madre per dare un'occhiata a Willa nella culla. Era stato pronto a odiare quella creatura strillante che pretendeva per sé le attenzioni di tutta la casa, ma gli era bastato dare un'occhiata a quell'esserino rosso e grinzoso, che a poche ore dalla nascita già cercava di sollevare il capo, e la sua determinazione lo aveva fatto innamorare immediatamente. Questo non gli aveva impedito di tormentarla e di prenderla in giro senza pietà nel corso degli anni, ma tra fratelli cos'era un po' d'inchiostro sulle mani mentre lei dormiva? Questo non significava che lui volesse che Willa si legasse per sempre a un uomo che avrebbe potuto cancellare ogni sua possibilità di essere felice. Kieran aveva visto cos'era successo ai suoi genitori e come il veleno avesse contaminato ogni ramo della loro famiglia. Era quello il destino che attendeva Willa? Lui pregava che non fosse così. Ma... la sua reputazione... se Dom l'avesse abbandonata all'altare... Udirono bussare alla porta. «Chiedo scusa, signori, ma tra 19


poco avrà inizio la cerimonia» disse il prete, esitante. Dom emise un verso strozzato. «Cinque minuti!» gridò Kieran. «Come volete, signore» disse il reverendo Hodgson dopo una lunga pausa. Kieran aveva trovato la soluzione. Era terribile, ma forse non c'era altra scelta. Lui e Finn si scambiarono un'occhiata, una di quelle occhiate con cui si capivano da anni. Nonostante l'abilità di Finn di occultare i suoi pensieri ed emozioni, Kieran aveva ventisette anni di esperienza come suo fratello minore e sapeva leggere i suoi sguardi. Dovremmo farlo?, gli chiese silenziosamente Finn. Non c'è altra scelta, rispose lui allo stesso modo. Scoppierà uno scandalo. Sempre meglio dell'alternativa. Inoltre, sitamo facendo a Willa un favore. Ce ne sarà grata. «Non possiamo permettere a nostra sorella di commettere un terribile errore e di seguire le orme dei nostri genitori» sussurrò Kieran. «Ma lei è troppo ostinata per intraprendere le azioni necessarie per impedire che questo accada» aggiunse cupo Finn. Kieran fece un respiro profondo e si preparò al passo successivo. «Non c'era abbastanza spazio in carrozza senza rovinare il vestito di Willa, e così Finn e io siamo venuti qui a cavallo questa mattina» disse, rivolto a Dom. «Il mio cavallo è nelle scuderie.» Il futuro sposo lo fissò a bocca aperta. «Cosa diavolo stai dicendo?» «Fai in fretta e non attirare l'attenzione.» Kieran indicò la porta che conduceva all'esterno. 20


Finn l'aprì e guardò fuori. «Non c'è nessuno, è il momento.» Dom spostò lo sguardo dall'uno all'altro senza capire se stessero parlando sul serio oppure no. Kieran lo fissò, cercando di infondere al proprio viso tutta la serietà di cui il resto della società riteneva lui fosse del tutto privo. Sul volto di Dom si dipinse un'espressione terrorizzata, seguita da un lampo di dolore. «Tutti sapranno che è stata lei a cambiare idea» lo rassicurò Kieran. «È uno scandalo, ma non così grave come se fossi tu a lasciarla.» Dom annuì immediatamente. «Nessuno la biasimerà quando direte a tutti che io ero un ubriacone con i modi di un animale.» «Tu sei un ubriacone con i modi di un animale» precisò Kieran. «Dite quello che dovete» aggiunse Dom. «Trascinate il mio nome nel fango e assicuratevi che lei esca pulita da tutta questa vicenda.» «Non ti preoccupare, sarò particolarmente fantasioso quando sparlerò di te» replicò Kieran. Mosso dalla determinazione, Dom si avvicinò alla porta, fermandosi solo un istante per voltarsi verso di loro. «È la cosa giusta da fare. Per il bene di Willa.» «Per il bene di Willa» ripeté Kieran. Avrebbe fatto in modo che lei sarebbe stata al sicuro, protetta. «Vai» aggiunse, indicando la porta. «Finn e io penseremo al resto.» «Dite a Willa...» Dom deglutì a fatica. «Ditele...» Con un'ultima occhiata, pregna di dolore, corse fuori. Aveva iniziato a piovere e le gocce di pioggia bagnarono la giacca del suo completo nuziale mentre raggiungeva le scuderie. Finn chiuse la porta e incrociò le braccia sul petto. «Sup21


pongo che ora dovremo dire a Willa che deve lasciare il suo sposo.» «Ci ringrazierà. Sicuramente, nostra madre avrebbe ringraziato chiunque le avesse impedito di sposare nostro padre.» Kieran si guardò intorno nella sacrestia. «Sembra Roma dopo essere stata saccheggiata dai visigoti.» «Sono stati i vandali a saccheggiare Roma.» «Chi non ha saccheggiato Roma?» Kieran si voltò sospirando verso la porta che conduceva in chiesa. Si sentì pervadere da una strana sensazione, ma fu solo quando uscì dalla piccola sacrestia devastata e si diresse verso il punto in cui sua sorella attendeva la celebrazione delle nozze che non avrebbero mai avuto luogo, che lui riuscì a dare un nome a quella sensazione: paura.

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Guida scandalosa per signorine

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