H2708_ESTATE SPAGNOLA

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Penny Jordan

ESTATE SPAGNOLA


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: A Stormy Spanish Summer Harlequin Mills & Boon Modern Romance © 2011 Penny Jordan Traduzione di Cornelia Scotti Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Collezione Harmony giugno 2012 Questo volume è stato stampato nel maggio 2012 presso la Rotolito Lombarda - Milano COLLEZIONE HARMONY ISSN 1122 - 5450 Periodico bisettimanale n. 2708 del 26/06/2012 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 22 del 24/01/1981 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


1 «Felicity!» La voce senza emozione che aveva pronunciato quelle parole apparteneva a un alto e aristocratico uomo spagnolo, dai capelli neri e l'aspetto elegante. Nei suoi occhi non era comparsa la minima luce di benvenuto, anzi. Era chiaro dall'espressione del suo viso che Vidal y Salvatores, Duca di Fuentualba, non avrebbe mai visto con favore la presenza di Felicity nel suo paese. Che poi era in parte anche quello della ragazza, dal momento che il padre era spagnolo. Spagnolo, e anche zio acquisito di Vidal. Per affrontare quel viaggio, Felicity aveva dovuto raccogliere tutto il suo coraggio e superare notti intere trascorse a rimuginare sul passato. Non che lo avrebbe mai confessato a Vidal, tanto non sarebbe servito a ottenere comprensione da lui. Ne aveva già avuto la prova. Un'ondata di panico le si agitò nello stomaco, per poi salire veloce fino al cuore, che iniziò a battere forte. Non doveva pensarci. Non ora, quando aveva bisogno di tutta la forza che possedeva per tenere a bada i ricordi che ancora, dopo anni, la riempivano 5


di vergogna e orrore. Fliss sentiva intensamente la mancanza della madre, della sua forza amorevole e piena di incoraggiamento. Così come provava nostalgia per le tre amiche del cuore e d'infanzia, dato che nessuna di loro era più presente nella sua vita. Sua madre infatti era morta tanti anni prima, mentre le amiche erano state trasportate lontano dalle rispettive carriere, in luoghi molto distanti tra loro. Solo lei era rimasta nella città d'origine ed era diventata dirigente del locale Ente del Turismo. Un lavoro di responsabilità. Impegnativo. Un lavoro che la occupava al punto da impedirle di costruire una relazione stabile e seria con un uomo? La domanda toccava un punto nevralgico, e Felicity provò una contrazione familiare e intensa. Visto che non era affatto necessaria la sua presenza per la lettura del testamento di suo padre, forse avrebbe fatto meglio a pensare al perché avesse deciso di utilizzare una parte dell'aspettativa che aveva accumulato lavorando spesso fino a notte tarda, per andare fin laggiù. Certo Vidal avrebbe fatto volentieri a meno della sua partecipazione all'evento. Vidal. Se solo fosse stata capace di liberarsi del passato. Se solo non si fosse trovata avviluppata nella vergogna che l'attanagliava, e non la lasciava libera. Se solo... c'erano così tanti se nella sua vita, e quasi tutti dipendevano da Vidal. Lui, nella calura del piazzale antistante l'affollato aeroporto spagnolo dove era appena atterrata, mosse un passo in avanti e Felicity reagì d'istinto. Il suo corpo si irrigidì in una posa che era a metà tra il pa6


nico e la difesa, mentre la mente si offuscava completamente, impedendole di muoversi o di parlare. Erano passati sette anni da quando lo aveva visto per l'ultima volta, ma le era bastato un colpo d'occhio per riconoscerlo. Sarebbe stato impossibile il contrario. I suoi lineamenti le erano rimasti impressi nella mente, nel profondo del suo essere, al punto che, persino in quel momento, le ferite che le aveva provocato ripresero a sanguinare. Quasi fossero state infettate da una sostanza velenosa. Era un'assurdità, si disse Fliss. Vidal non aveva alcun potere su di lei e lei era lì per provarglielo. Si costrinse ad alzare la testa e a guardarlo negli occhi. «Non era necessario che venissi a prendermi» gli disse. Sul viso di lui comparve l'espressione altezzosa e aristocratica che lei ricordava bene. Quella stessa espressione che una volta riusciva a farla sentire inadeguata e sporca, e che anche in quel momento le procurò un moto di apprensione. Fliss si scosse di dosso l'orribile sensazione di essere alla stregua di un insetto insignificante agli occhi dell'uomo bellissimo che aveva davanti. Faceva caldo e lei era stanca dal viaggio e sentiva il bisogno di una doccia e una stanza con l'aria condizionata. Senza contare che sapeva perfettamente che il suo aspetto casual e sportivo non avrebbe mai retto il confronto con l'innata eleganza delle donne spagnole, meno che mai sotto il cocente sole mediterraneo che le faceva arricciare i capelli sul collo e le dava un aspetto trasandato. Vidal aggrottò la fronte mentre il suo sguardo veniva attirato inesorabilmente dalla sensualità natura7


le dei capelli color miele di lei. Ricordava bene l'ultima volta che l'aveva vista. I suoi capelli, tutto il suo corpo, erano abbandonati sul letto di lei, insieme a quello di un giovane uomo chino su quel corpo delizioso. Era stato subito evidente che l'arrivo di Vidal e di sua madre aveva interrotto una intimità dissoluta. Vidal distolse lo sguardo con rabbia. La presenza di lei era sgradita e non voluta. La mancanza di senso morale della ragazza andava contro tutto ciò in cui lui credeva eppure, anche se contro la sua stessa volontà, Vidal non riusciva a fare a meno di provare un odioso senso di orgoglio ferito, di doloroso rifiuto. A sedici anni lei si era dimostrata una poco di buono, eppure la sensualità di cui aveva dato prova, invece di disgustarlo, lo aveva affascinato. Aveva fatto nascere in lui un'ondata travolgente di desiderio, che Felicity aveva subito captato e per cui lo aveva apertamente deriso. Le ferite di quella sera non si erano mai più rimarginate e per quello Vidal non l'avrebbe mai perdonata. Non sarebbe dovuta andare laggiù, disse Fliss a se stessa. Non senza prepararsi ad affrontare Vidal, né senza sapere cosa lui pensava di lei, e perché. Eppure, come avrebbe potuto non andare? Rifiutare a se stessa la possibilità di sapere finalmente qualcosa dell'uomo che era stato suo padre sarebbe stata una pazzia. Al contrario di lei, Vidal aveva un aspetto impeccabile e fresco nonostante la temperatura torrida. Indossava un abito di cotone beige chiaro, con una camicia blu scuro che metteva in risalto il colore inso8


lito dei suoi occhi dorati. Occhi che in quel momento brillavano di una luce crudele e da predatore che le dava i brividi. Era lo stesso sguardo con cui l'aveva annientata anni prima, e che lei non era più riuscita a dimenticare. Che aveva popolato per anni gli incubi delle sue notti e che l'aveva fatta sentire sporca e piccola. Quella volta però non gli avrebbe fatto capire come si sentiva. Non si sarebbe fatta minuscola sotto i suoi occhi, né avrebbe lasciato che la intimidisse. Solo a se stessa avrebbe ammesso che era stato uno shock trovarlo all'aeroporto. Anche se aveva scritto agli avvocati della sua intenzione di presenziare alla lettura del testamento, cosa su cui lui era certamente contrario, non si era aspettata di doverlo incontrare così presto. Un sorrisino le spuntò sulle labbra. In un certo senso era contenta... già pregustava il piacere di avere la meglio su di lui. «Non sei cambiato, Vidal» gli disse, dopo aver raccolto tutto il coraggio che possedeva. «È evidente che detesti l'idea che io sia figlia di mio padre. D'altronde è ovvio, no? È anche a causa tua se i miei genitori furono costretti a lasciarsi. Sei tu quello che li tradì con tua nonna.» «Non avrebbe mai permesso che si sposassero.» Fliss sapeva che era vero. Anche sua madre lo aveva detto, con dolore ma in verità senza recriminazioni. «Avrebbero potuto trovare un modo, se solo avessero avuto più tempo.» Vidal distolse lo sguardo. Nella sua testa rimbalzava un ricordo che non voleva ascoltare. Il suono della sua stessa voce quando era un bambino inge9


nuo di sette anni, che raccontava alla nonna di come, insieme alla ragazza alla pari che si occupava di lui, avevano incontrato lo zio adottivo durante una visita all'Alhambra. A quell'epoca non sapeva che lo zio avrebbe dovuto trovarsi da tutt'altra parte, a occuparsi degli affari di famiglia, e neppure si era reso conto delle conseguenze che la sua innocente dichiarazione avrebbe portato. Sua nonna invece aveva compreso benissimo. Felipe era il figlio della sua piÚ cara amica, Maria Romero, una vedova di origini aristocratiche la cui famiglia era rimasta priva di mezzi. Quando la donna aveva saputo di essere affetta da un tumore e di avere solo pochi mesi di vita, aveva chiesto all'amica, dopo la sua morte, di adottare il figlio dodicenne e di crescerlo come fosse suo. Le due amiche avevano condiviso la convinzione che le donne delle loro origini, di buona famiglia e ottime tradizioni, dovevano sempre sposare uomini all'altezza della loro discendenza. Il senso di colpa era un fardello pesante da portare. Lui era odioso, arrogante, con un orgoglio freddo come il ghiaccio e duro come il granito, pensò Fliss. Tecnicamente sua madre era morta per uno scompenso cardiaco, ma chi poteva negare che il suo cuore non si fosse ammalato a causa dei sogni infranti per un amore contrastato? All'epoca della sua morte, sua madre aveva solo trentasette anni, e lei era una ragazza di diciotto, sul punto di andare all'università . Ora, a ventitrÊ, era ormai una donna. Possibile fosse il senso di colpa a dare una sfumatura rossastra alla pelle color bronzo di Vidal? 10


Fliss ne dubitava. Quell'uomo non era capace di provare i sentimenti che scuotono le persone normali. Il suo sangue aristocratico glielo impediva. La storia dell'antenato di Vidal era inquietante. A quel che si diceva, nella Spagna di molti secoli prima, una principessa araba era stata rapita da un duca castigliano, membro di una famiglia aristocratica che era nemica giurata della sua. L'uomo l'aveva trasformata nella sua concubina e aveva poi donato alla moglie legittima il figlio nato dall'unione con la povera sventurata, che era stata quindi abbandonata ed era morta di dolore per la perdita del suo bambino. Era stata proprio la mamma a raccontare a Fliss quell'episodio e lei non aveva faticato a credere alla veridicità della storia. Bastava guardare il viso del duca odierno, con i suoi lineamenti duri e l'atteggiamento sempre altezzoso, la sua indifferenza ai sentimenti degli altri e il continuo giudicare le scelte di tutti, senza mai accettare spiegazioni o motivazioni. Come aveva fatto con lei da piccola, quando le aveva negato la possibilità di vedere suo padre, di conoscerlo, solo perché convinto che quella bambina non fosse all'altezza della loro famiglia. Suo padre. Fliss gustò quelle parole nel silenzio della mente, le fece rotolare in bocca assaporandone il significato misterioso e dolcissimo. Aveva trascorso così tanta parte della vita a fantasticare sull'uomo che l'aveva concepita, a immaginare i loro incontri e conversazioni, che ora le sembrava impossibile poter scoprire qualcosa di lui. Anche se era ormai troppo tardi per parlargli, per fargli leggere le decine di lettere che gli aveva scritto, di nasco11


sto dalla mamma, senza mai spedirle. Se era stata sua nonna a dividere la coppia di giovani innamorati, era stato però Vidal a impedire a lei di conoscere suo padre. «Perché sei venuta qui, Felicity?» La freddezza della voce di Vidal provocò l'insorgere di un nuovo moto di orgoglio nella ragazza. «Sai perfettamente perché sono venuta. Sono qui per il testamento di mio padre.» Al suono di quelle due parole, Fliss provò un'ondata di emozioni intense che si sforzò di tenere a bada. Come sempre, d'altronde. La sua vita era costellata di dolore e confusione, di vergogna e solitudine. Il fatto che la famiglia di suo padre, che lui stesso, avessero tenuto a distanza lei e la mamma era per Fliss fonte di un'amarezza indicibile. Quanto a Vidal... lui era stato il peggiore di tutti. La verità era che non era andata laggiù con la speranza di ottenere dal testamento del padre chissà quali benefici materiali o ricchezze. Ciò che lei sperava di trovare era la pace interiore, la cura alle ferite di una vita fatta di rifiuti continui. Per nessuna ragione al mondo avrebbe confessato a Vidal ciò che nascondeva nel profondo del cuore. «Non era necessario che venissi per la lettura del testamento di Felipe, Felicity. La lettera che ti ha scritto il suo legale definiva i termini dell'eredità in modo estremamente preciso. La tua presenza qui non è né necessaria, né auspicabile.» «Come tu non hai mai ritenuto necessaria la presenza mia e di mia madre nella vita di mio padre. Come sei arrogante, Vidal, a pensare di avere sempre il diritto di giudicare. A te non importa se il tuo 12


comportamento influisce sulle vite degli altri, non è vero? Tu sei convinto di essere superiore a tutti, ma non è così, Vidal. Nonostante la tua posizione sociale, nonostante la tua convinzione di avere una marcia in più grazie al sangue castigliano che ti scorre nelle vene, sei peggiore di tutti gli altri. Peggio del più povero dei poveri che cammina nelle strade di Granada. Tu disprezzi gli altri perché pensi di essere superiore, ma la realtà è che sei tu che dovresti venir trattato con disprezzo. Sei privo di compassione e comprensione, incapace di emozioni reali. Vidal, non sai nemmeno cosa voglia dire essere umano.» Alla fine di quel lungo discorso, che aveva desiderato tanto potergli fare, Fliss tirò un lungo sospiro. Aveva parlato di getto, senza quasi prendere una pausa. Vidal era pallido e tirato. Che fosse proprio lei a gettargli in faccia accuse simili lo riempiva di rabbia. «Tu non sai niente di come sono» sibilò con furia. «Al contrario. So molte cose su cosa e come sei» lo corresse Fliss. «Sei il Duca di Fuentualba, cresciuto... anzi, messo al mondo appositamente per coprire questo tuo ruolo. La tua nascita è stata progettata dalle famiglie dei tuoi genitori, che sono stati costretti a sposarsi per preservare la purezza della linea di discendenza. Possiedi molte terre, sia qui che in Sud America, e rappresenti una figura che ormai non esiste quasi più, quella del padrone feudale a cui tutti si devono sottomettere. Per questo sei convinto di avere il diritto di trattare con disprezzo 13


tutti coloro che lavorano per te. È stato a causa tua che io non ho mai avuto la possibilità di conoscere mio padre mentre era in vita.» «Allora sei qui per ottenere vendetta? È questo che stai cercando di dirmi?» «Non ho bisogno di vendicarmi» gli rispose decisa. «Per come sei, sarai tu stesso a far ricadere la vendetta su di te. Solo che, ne sono certa, quando accadrà non la riconoscerai per ciò che è. La tua natura, il tuo modo di considerare la vita, ti negherà ciò che hai negato ai miei genitori... una vita felice, insieme a una compagna che ti sappia donare amore e dedizione senza chiedere nulla in cambio. La mia vendetta sarà sapere che non saprai mai cos'è la vera felicità, perché tu sei geneticamente incapace di conoscerla.» Il silenzio profondo che li avvolse innervosì Fliss, così come lo sguardo che lui le stava rivolgendo. Lei però non era timida e fragile come era stata sua madre, e non aveva intenzione di cedere alla paura che a volte Vidal le incuteva. «Ti ha mai detto nessuno che può essere pericoloso esprimere certe opinioni in modo troppo aperto?» «Forse non ho paura di affrontare le conseguenze, quando si tratta di dire la verità. Dopo tutto» continuò con una piccola scrollata di spalle, «quanto male potrai ancora farmi, dopo quello che mi hai già costretto a subire?» Quello era il massimo che era disposta a mettere a nudo della sofferenza che provava. Dire troppo sarebbe stato pericoloso, perché avrebbe corso il rischio di mostrargli la parte più profonda di sé. A14


vrebbe potuto fargli capire che, con il suo comportamento, l'aveva privata del suo diritto ad amare ed essere amata. Non solo in quanto figlia, ma anche come donna. Quello però non era il momento per pensare al danno che le era stato inflitto, sia alle emozioni sia alla sensualità. Non avrebbe mai dato a Vidal la soddisfazione di scoprire ciò che le aveva fatto. Vidal lottava per mantenere l'autocontrollo. «Lascia che ti dica una cosa» esordì in tono cupo. «Quando deciderò di sposarmi, la donna che sceglierò per diventare mia moglie, non sarà una come...» «Come me?» terminò Fliss al posto suo. «Nessun uomo potrebbe mai volere al suo fianco una donna con la moralità di una sgualdrina. È normale per un marito desiderare che la sua compagna divida l'intimità del letto solo con lui. Volere la certezza della paternità dei figli è comune a qualsiasi uomo ed è quindi giusto scegliere una compagna di cui potersi fidare, sapendo che non ti tradirà con altri uomini. Quando mi sposerò, mia moglie saprà di poter contare sulla mia fedeltà per tutta la vita, e io mi aspetterò lo stesso impegno da lei.» Era chiaramente molto arrabbiato e Fliss, invece di sentirsi intimidita, si rese conto di provare grande soddisfazione. Al punto da desiderare spingere ancora, spingere fino a fargli raggiungere il punto in cui avrebbe perso il controllo. Un brivido le corse lungo la schiena. Non aveva mai provato un'emozione così intensa. Vidal era uomo dalle grandi passioni, che teneva sempre imbrigliate. La donna che sarebbe riuscita a liberarle, a liberare lui, avrebbe 15


dovuto essere altrettanto appassionata o avrebbe rischiato di venire consumata da quell'incendio. A letto poi... Sconvolta dai propri pensieri, Fliss si accorse di essere arrossita. Cosa le stava succedendo? Si sentiva come se un fulmine l'avesse colpita e ora provava un forte senso di nausea, e un tremore che la scuoteva tutta. Come aveva potuto permettere che simili pensieri su Vidal prendessero il sopravvento? «Non avresti dovuto venire in Spagna, Felicity.» «Sii sincero. Vuoi dire che non volevi che venissi. Mi dispiace, Vidal, ma ho una notizia da darti. Non ho più sedici anni e non puoi darmi ordini. Adesso, se vuoi scusarmi, devo andare al mio albergo. Non era affatto necessario che venissi in aeroporto per me» continuò, decisa a liberarsi di lui. «Non abbiamo niente di così urgente da dirci che non possa aspettare domani, quando ci sarà l'incontro con l'avvocato di mio padre.» Fliss mosse un passo ma non andò oltre. La mano d'acciaio di Vidal le si strinse intorno al braccio e la trattenne. Era strano che dita così curate potessero esercitare una forza tanto virile, eppure lei sentiva la carne che pulsava sotto la stretta del suo nemico. Il sangue martellava con velocità insolita, quasi rispondesse al comando di Vidal, e non a quello del corpo cui apparteneva. «Lasciami subito!» Lui la guardò con occhi di fuoco. «Non c'è niente che vorrei di più, te lo assicuro. Ma dal momento che mia madre si aspetta che tu venga a stare da noi, e che di certo ormai è in pensiero vedendo che non arriviamo, temo sia impossibile.» 16


«Tua madre?» «Sì. Si è trasferita apposta dalla casa in campagna per accoglierti nella nostra famiglia.» «Accogliermi nella famiglia?» Fliss gli rivolse uno sguardo ironico. «Pensi davvero che mi interessi, dopo il modo in cui fu trattata mia madre? La ragazza alla pari che non poteva aspirare a sposare mio padre? La famiglia che non ha mai voluto riconoscere la mia esistenza?» Vidal ignorò del tutto l'uscita della ragazza e continuò con freddezza. «Avresti dovuto pensare prima agli effetti che avrebbe avuto la tua presenza qui. D'altronde, non sei tipo da preoccuparsi delle conseguenze del tuo comportamento, non è così, Felicity? E neppure di come le tue azioni possono ricadere sugli altri.» Fliss non riuscì a guardarlo. Aveva sempre saputo che lui avrebbe tirato fuori quella storia! «Non ho alcun desiderio di conoscere tua madre. Ho prenotato un albergo...» «La prenotazione è stata annullata.» Non era possibile! Un'ondata di panico l'avvolse. Fliss aprì la bocca per protestare ma era troppo tardi. Lui la stava già sospingendo con fermezza verso il parcheggio. Un movimento improvviso della folla la spinse più vicina a Vidal e subito la sua carne fu conscia della forza virile e del calore del corpo di lui, della durezza dei suoi muscoli sotto la stoffa costosa degli abiti che indossava. Fliss si spostò di scatto, con la bocca arida. Il cuore le batteva forte sotto l'assalto di ricordi che il suo cervello avrebbe preferito rimuovere per sempre. I due si muovevano veloci attraverso la ressa, e 17


ben presto si trovarono all'esterno della costruzione, sotto i raggi di un sole cocente al quale lei non era davvero abituata. «Dovresti mettere un cappello» la riprese Vidal. «Hai la carnagione troppo chiara, con questo sole rischi una brutta scottatura.» «Ne ho uno in valigia» gli rispose. «Ma dato che non mi aspettavo di dover restare in piedi all'aperto a discutere, non ho pensato di tirarlo fuori.» «Siamo qui in piedi solo perché continui a fare storie. Andiamo, la mia auto è laggiù.» L'arroganza di quell'uomo era davvero indisponente, decise Fliss mentre lo seguiva attraverso il parcheggio bollente. Doveva sempre avere ragione lui. Davvero non era capace di chiedere scusa, sempre convinto come era di essere dalla parte della ragione. Quando lui tentò di posarle una mano sulla schiena, per indirizzarla verso l'auto, lei cambiò bruscamente direzione. Non poteva sopportare l'idea che la toccasse. Accettare il suo tocco sarebbe stato come tradire se stessa e poi lui era troppo... Troppo cosa? Troppo virile? Lui aveva notato il movimento brusco della ragazza e la fissò con un'espressione di tale disprezzo, che le si strinse lo stomaco. «È un po' troppo tardi per tirare fuori questo atteggiamento da verginella che ha paura del tocco di un uomo, non credi?» Non avrebbe lasciato che lui le parlasse in quel modo. Non poteva. «Non sto fingendo» gli rispose. «E non era paura, bensì disgusto.» «Hai perso il diritto di comportarti con tanta ri18


trosia molti anni fa, e lo sappiamo tutti e due» la sfidò ancora Vidal. La gola le si chiuse per la rabbia, mista a un altro sentimento difficile da identificare. Dispiacere, per ciò che era stato e non sarebbe più tornato. Una volta, sembrava trascorso molto tempo, era stata una giovane ragazza trepidante per la prima cotta per un uomo adulto. In lui aveva visto tutto ciò che un cuore romantico cerca nell'amore. La capacità di dare vita alle innocenti fantasie sensuali create dalla sessualità che emerge e che spinge verso nuove esperienze. Come allora, una sensazione leggera ma molto intensa le corse lungo la spina dorsale rendendo sensibile la sua pelle. Poi, ecco ancora la realizzazione di ciò che stava accadendo, accompagnata da una nuova ondata di panico. Dipendeva certo dal caldo. Non poteva essere la vicinanza con Vidal. Non doveva lasciarsi trasportare dai ricordi, dalla corrente sensuale che era sempre fluita tra loro. Era importante ricordare il motivo per cui era lì... Non era possibile desiderare Vidal... No davvero. Sarebbe stata un'aberrazione! Decisa a ritrovare la calma, Fliss si fermò un istante per respirare a fondo, lasciando che la magia di quell'antica città le catturasse i sensi con i suoi ricordi di profumi antichi. Poco importava se l'aria era densa di smog, a lei sembrava di sentire gli effluivi delle spezie trasportate lungo la Via della Seta, per raggiungere Granada. Come se il passato storico della città tendesse le braccia verso di lei... «Questa è la mia auto.» Lo shock della voce fredda di Vidal che si intro19


metteva nei suoi pensieri la riportò alla realtà, ma non in fretta abbastanza da evitare la forte mano maschile che le si posò contro la schiena. Il calore di quelle dita forti attraversò la stoffa dei vestiti e le bruciò la carne. Un'immagine intensamente erotica le tolse di nuovo il fiato: quella di una mano maschile che accarezzava la schiena nuda di una donna, lentamente, con deliberata sensualità, fino a scendere alle natiche per poi costringerla a girarsi verso di lui, la sua pelle scura contro quella pallida della donna. I loro respiri affannosi e lo sguardo di lui quello di un predatore, intento ad assicurarsi la sua preda. No! La miriade di sensazioni che le si agitavano in petto erano così intense che Fliss si sentì mancare. Un dolore sordo le martellava le tempie. Doveva concentrarsi sulla realtà. Un'impresa quasi impossibile da fare! L'auto che lui stava indicando era molto grossa, molto lussuosa e nera. Il genere di mezzo a bordo del quale Fliss era solita vedere i ricchi e potenti che guidavano lungo le strade del centro di Londra. «A quanto pare non sei un ecologista» commentò lei, incapace di resistere al bisogno di stuzzicarlo mentre lui le apriva la portiera dopo aver sistemato il piccolo bagaglio sul sedile posteriore. Il rumore sordo della porta che si chiudeva fu l'unica risposta che ricevette. A giudicare dal silenzio, era possibile che fosse riuscita a irritarlo, pensò Fliss con soddisfazione mentre lui metteva in moto l'auto. Voleva essere la sua spina nel fianco, per ricordare in ogni momento a Vidal, ma anche a se stessa, ciò che lui le aveva fatto. 20


Lui non avrebbe voluto la sua presenza laggiù, e Fliss lo sapeva bene. Avrebbe di gran lunga preferito che fossero gli avvocati, a occuparsi di tutto. Lei invece era stata determinata ad andare di persona. Per dare fastidio a Vidal? No! Lei era alla ricerca delle sue origini, non di vendetta. Dopo tutto, l'essenza di quel paese scorreva nel suo sangue. Di quella stessa città, che sua madre aveva tanto amato. Quante volte aveva raccontato, con occhi luminosi di stupore, della magnificenza dell'Alhambra, la fortezza rossa! «Mio padre ci è venuto con te?» aveva chiesto Fliss una volta. Non lo aveva mai chiamato papà, perché i papà sono uomini che giocano con i propri figli e che gli vogliono bene e non estranei che abitano in paesi lontani. «Sì» aveva risposto sua madre. «Una volta ci ho portato Vidal, e tuo padre ci ha raggiunti. Fu una giornata davvero deliziosa. Un giorno ci andremo insieme, tu e io» aveva promesso a Felicity, quella e molte altre volte. Solo che non era mai successo, e ora lei era lì da sola. Attraverso i vetri affumicati dell'auto, Fliss vedeva i contorni della città che si facevano più vicini. Il quartiere moresco di Albaicin appoggiato sulla collina proprio di fronte all'Alhambra. Poco dopo, l'auto di Vidal attraversò l'antico quartiere ebreo della città, per svoltare poi nelle strade più ampie e ricche della città nobile, fiancheggiate da dimore rinascimentali che testimoniavano ancora di grandi fortune. La lussuosa auto scura si fermò quindi davanti a un portone di legno, imponente e antico come il pa21


lazzo a cui apparteneva. I battenti si aprirono con lentezza ma senza fare alcun rumore, regalando alla vista di Fliss un delizioso cortile quadrato, con il pavimento di ciottoli e alte bordure di siepe. Nel centro, inondata dalla luce del sole, scintillava l'acqua di una graziosa fontana di pietra. Fliss scese dall'auto e restò in ammirazione del grandioso palazzo di tre piani che le si parava davanti. Era una costruzione piuttosto squadrata, ingentilita dal portico ad archi che si trovava al secondo livello. Sulla facciata, sopra un portone di legno, spiccava il simbolo di Granada, la melagrana, insieme a quello della famiglia e alla scritta con il motto dei duchi: Quel che prendiamo teniamo. «Hai mai pensato che questa casa è stata costruita con i soldi rubati al principe moro che il tuo antenato assassinò?» domandò Fliss, che aveva studiato a fondo la storia della sua famiglia di appartenenza, e non solo perché il suo lavoro era nel campo del turismo! «C'è un motto che dice che i resti sono del vincitore. Il mio antenato era uno dei tanti castigliani che vinsero, per conto del re Ferdinando e della regina Isabella, la battaglia contro Boabdil, Muhammad XII. Il denaro per costruire questo palacio gli venne dato dalla stessa Isabella e voglio ricordarti che, dopo quella battaglia, nella città venne concessa la libertà di culto ai musulmani.» «Un trattato che venne ben presto disatteso» ribatté Fliss. «Così come il tuo antenato ruppe la promessa fatta alla principessa musulmana che lui aveva rapito alla sua famiglia.» «Ti consiglio di dedicare più tempo allo studio 22


della nostra storia, invece di ripetere a memoria degli aneddoti senza controllarli.» Senza concederle la possibilità di ribattere, Vidal smontò dall'auto e si affrettò ad aprire anche lo sportello della sua passeggera. Lei ignorò la mano di lui tesa ad aiutarla, e smontò da sola, decisa a non lasciarsi sopraffare da ciò che la circondava e determinata a pensare solo a sua madre. Chissà se lei si era sentita intimidita dall'arroganza e dal disdegno con cui quella costruzione sembrava osservare i nuovi arrivati, coloro che non appartenevano a quel luogo ma che erano pazzi abbastanza da volerci entrare? Sua madre aveva adorato il periodo trascorso in Spagna, nonostante l'infelicità di quei giorni. Era stata assunta dai genitori di Vidal come ragazza alla pari, per aiutare il ragazzo con l'inglese durante le vacanze estive. A sua madre era sempre piaciuto molto, il piccolo spagnolo. Chissà se era in quella casa, che aveva visto per la prima volta l'uomo di cui si era innamorata? Fliss fantasticò su come lei lo avesse notato la prima volta, magari mentre attraversava il cortile, e di come si fosse trattato di un colpo di fulmine. Lo zio adottivo di Vidal, bello ma di carattere troppo debole per contrastare le opposizioni della famiglia, che non voleva lui sposasse una ragazza di origini inferiori alle sue. Fliss sapeva che sua madre era stata nel palazzo per poco tempo, dato che la famiglia risiedeva per lo più nel castello ducale in campagna. Il pensiero del dolore che doveva aver provato sua madre colpì Fliss come un pugno allo stomaco. Il forte bisogno di prendere le distanze da Vidal, 23


che era la causa di tanta sofferenza, la indusse a fermarsi di colpo. Il movimento brusco le fece perdere l'equilibrio sui ciottoli antichi del cortile e fu solo grazie alla stretta delle mani del suo compagno, che riuscì a evitare di finire per terra. Se fosse stato per il suo istinto, si sarebbe scrollata di dosso il tocco di Vidal e gli avrebbe dimostrato quando lo disprezzava. Invece, Fliss riuscì a trattenersi. Si limitò a rivolgergli un cenno di ringraziamento e a riprendere il cammino verso la porta della villa. Non sarebbe servito a nulla perseverare sulla strada del litigio. Si sentiva chiusa in una trappola, da cui non sarebbe riuscita a uscire. Una prigione fatta non solo di muri e ricordi, ma anche del disprezzo che Vidal provava nei suoi confronti. Fliss superò Vidal ed entrò nel palazzo attraverso il portone di legno che qualche mano invisibile aveva aperto per loro. Si ritrovò in un atrio enorme, con una grande scala austera di ferro battuto e legno intagliato. Sui muri, dipinti di bianco, spiccava una enorme quantità di ritratti che raffiguravano gli antenati di Vidal. Nessuno di loro sorrideva, notò Fliss. Le loro espressioni erano tutte sdegnose e arroganti, proprio come quelle che aveva visto sul viso dell'uomo che l'aveva ormai raggiunta dentro la casa. In un angolo dell'atrio si aprì una porta per lasciar passare una donna piuttosto bassa e robusta, con vivaci occhi scuri che la scrutarono dalla testa ai piedi. Era vestita in modo semplice, eppure il suo modo di camminare e l'espressione del viso, calma e sicura, svelarono subito a Fliss che quella era la madre di Vidal. 24


Subito dopo capì di essersi sbagliata. «Lascia che ti presenti Rosa» dichiarò Vidal. «È la nostra governante, colei che si occupa dell'andamento, perfetto aggiungo, della casa. Ti accompagnerà nella tua stanza.» La donna si avvicinò a Fliss senza smettere di scrutarla poi si voltò verso Vidal e parlò in spagnolo. «Sua madre era una colomba, mentre questa ha lo sguardo di un falco non ancora addomesticato.» Rabbia allo stato puro crebbe nel petto di Fliss. «Parlo spagnolo perfettamente» comunicò, «e non esiste persona in questa casa che possa anche solo lontanamente pensare di addomesticarmi.» Incurante della luce ostile negli occhi di Vidal, la ragazza diede le spalle ai due e iniziò a salire la scalinata, subito seguita da Rosa.

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2702 - Una firma in bianco

di R. Donald Con un fisico da urlo e un cuore duro come il marmo, Luke è per chiunque un mistero assoluto. Firma il tuo CONTRATTO D'AMORE.

2703 - Il milionario irrequieto

di A. Green Spregiudicato e invidiato, Sebastian ha dipinto di sé l'immagine di playboy indolente. Terzo appuntamento con I FAMIGERATI WOLFE.

2704 - Piccante sorpresa per il capo

di L. Armstrong Cameron ha bisogno di un'accompagnatrice, e la sua attenzione cade su Liz, la sua assistente. E se ti ritrovassi A LETTO COL CAPO?

2705 - La perfezione di un incontro

di S. Stephens Nero non è abituato a chiedere il permesso. Lui ottiene sempre ciò che vuole. E Isabella... Scopri di essere FATTA PER LUI.

2706 - La passione in un bacio

di L. Graham L'occasione perfetta per la sua vendetta si presenta ad Alejandro quando scopre che sua moglie... Prima puntata di UN GIORNO DA SOGNO.

2707 - Una principessa per il greco

di A. McAllister Per la principessa Anny quell'unica notte fra le braccia di Demetrios è stata come un sogno... Torna FUOCO GRECO.

2708 - Estate spagnola

di P. Jordan Felicity è in Spagna per rivendicare la sua eredità, e questo significa avere a che fare con Vidal... Non perdere l'INTERNATIONAL TYCOON.

2709 - Conquistata per vendetta

di E. Darcy L'incontro con Laura è stato per Jake molto più piacevole di quanto avrebbe mai potuto immaginare. Ecco un'altra SUBLIME VENDETTA.


2710 - Contratto all'altare

di K. Ross Sono passati due anni dalla loro avventura, ma Andreas non ha dimenticato il corpo di Carrie... Accetta il tuo CONTRATTO D'AMORE.

2711 - Seduzione vincente

di R. Grady L'unico desiderio di Alex è vincere, a ogni costo! Ora però si deve confrontare con... Quarto appuntamento con I FAMIGERATI WOLFE.

2712 - Caldi ricordi fra le dune

di A. Green Dodici anni prima, fra le dune del deserto del Burquat, lo sceicco Kaden ha rapito il cuore di Julia. Tornano I PRINCIPI DEL DESERTO.

2713 - Lo sguardo del capo

di C. Williams Da quando Luc, il suo capo, l'ha messa in cima alla propria agenda, Agatha vive come in un sogno. Ecco a voi A LETTO COL CAPO.

2714 - Orgogliosa e passionale

di L. Graham Le donne gli hanno sempre detto sì, quindi Angelo resta scioccato quando Flora, invece... Seconda puntata di UN GIORNO DA SOGNO.

2715 - Il passato è domani

di M. Reid Angie credeva in ogni parola del voto pronunciato all'altare insieme a Roque. Peccato invece che lui... Non perdere UN NUOVO INIZIO.

2716 - Le tentazioni del greco

di C. Shaw Loukas ha imparato a proprie spese a non fidarsi delle donne. E ora deve ospitare la sensuale Belle... Fatti bruciare dal FUOCO GRECO.

2717 - Il destino in un bacio

di J. Baird Lucy si rifiuta di lasciarsi intimidire da Lorenzo. Soccombere a un uomo così vorrebbe dire... Concediti una SUBLIME VENDETTA.

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