JENNIE LUCAS
L'ultima seduzione dello sceicco
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Sheikh's Last Seduction Harlequin Mills & Boon Modern Romance © 2014 Jennie Lucas Traduzione di Silvia Paola Bazoli Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Collezione Harmony dicembre 2014 Questo volume è stato stampato nel novembre 2014 presso la Rotolito Lombarda - Milano COLLEZIONE HARMONY ISSN 1122 - 5450 Periodico bisettimanale n. 2946 del 16/12/2014 Direttore responsabile: Stefano Blaco Registrazione Tribunale di Milano n. 22 del 24/01/1981 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
1 Lui comprese di desiderarla dal momento in cui posò gli occhi su di lei. Sharif Bin Nazih al-Aktoum, emiro del Makhtar, stava scherzando con un suo amico quando si girò e vide una donna sulla riva del Lago di Como al chiaro di luna. Il suo abito bianco riluceva nella luce argentea e le sagome spoglie degli alberi in quella notte novembrina gettavano ombre scure sulla sua pelle. I capelli neri di lei cadevano sulle sue spalle, lucenti e folti, teneva gli occhi chiusi e con le labbra sussurrava delle parole misteriose. Sharif smise di ridere. Era un fantasma? Un miraggio? Solo un'invitata al matrimonio, si disse. Niente di speciale. Eppure... La fissò nuovamente. Un attimo prima stava ridendo dello sposo, un ex playboy che aveva commesso l'imperdonabile errore di mettere incinta la propria governante. La sposa era bellissima e sembrava dolce e gentile. Ma Sharif non si sarebbe mai lasciato incastrare in quel modo. Assolutamente mai. 5
Almeno non finché... Sharif allontanò quel pensiero e puntò il mento in direzione del lago. «Chi è?» «Chi?» «Quella donna in riva al lago.» Il suo amico, il duca di Alcazar, girò la testa a destra e a manca. «Non vedo nessuno.» Gli invitati al matrimonio si muovevano e fra loro la donna misteriosa, godendo dell'aria fresca di quella serata di fine autunno. La cerimonia intima si era tenuta in una piccola cappella nella proprietà del milionario italiano e tutti stavano attendendo l'inizio del ricevimento. Com'era possibile che il suo amico non vedesse quell'angelo in riva al lago? «Sei cieco?» chiese Sharif spazientito. «Descrivimela.» Sharif fece per parlare, ma scelse di tacere. Il duca spagnolo era uno dei più indomabili e inguaribili dongiovanni che lui conoscesse e non sapeva resistere a una nuova conquista. Guardando la houri in riva al lago, Sharif provò l'inspiegabile bisogno di proteggerla, perfino dal semplice sguardo di un altro uomo. Sembrava una creatura di un altro mondo. Sensuale, magica, pura... «Non importa» si affrettò a dire. «Scusami» aggiunse alzandosi di scatto e puntando verso il lago. Alle sue spalle sentì echeggiare la sonora risata del suo amico. «Stai ben attento a non farti stregare dalla luna» gli consigliò il duca di Alcazar a quel punto. «Altrimenti 6
il prossimo matrimonio sarà il tuo» concluse continuando a ridere. Sharif lo ignorò. Sollevò una mano per fare cenno alle sue guardie del corpo di non seguirlo e si addentrò fra la vegetazione. Possibile che l'avesse persa? Era solo una visione? Vide un movimento e sospirò sollevato. Lei si era spostata un po' più in là. La seguì in silenzio, dandole la caccia come i leoni che secoli prima avevano popolato le sue terre. Quella donna aveva dei movimenti così sensuali. La sentiva sussurrare. Sharif tentò di capire con chi stesse parlando, ma si accorse che non c'era nessuno. Si aspettava che scomparisse da un momento all'altro, così decise di uscire nella radura, ma nel farlo inciampò su un ramo a terra. La donna si girò di scatto e si ritrovarono l'uno di fronte all'altro. Non era vestita di bianco, ma di rosa pallido. La sua carnagione era liscia e color crema, gli zigomi marcati erano messi in risalto dai lunghi capelli neri. Non doveva aver più di vent'anni ed era di media statura. Non era una bellezza convenzionale, aveva un profilo marcato, le sopracciglia folte e un mento forte: la bocca era carnosa e gli occhi grandi e liquidi erano di un marrone profondo e intenso. Ed erano anche lucidi per il pianto. «Chi è lei?» sussurrò la donna. «Non sa chi sono?» ribatté lui, stupito. «Dovrei?» chiese lei scuotendo la testa. Per Sharif quella fu la conferma che quella donna proveniva da un'altra dimensione. Conoscevano tutti 7
lo sceicco playboy che girava il mondo alla conquista delle donne più attraenti. L'emiro del Makhtar che spesso spendeva milioni di euro per una sola serata, l'uomo con sei guardie del corpo e del quale si diceva che possedesse una camera nel suo palazzo reale tappezzata di diamanti. Possibile che davvero lei non sapesse chi aveva davanti? Oppure stava fingendo per mostrarsi pura? Lui si strinse nelle spalle e la fissò intensamente. «Sono un invitato al matrimonio.» «Anch'io» mormorò lei. «Perché sta piangendo?» «Non è vero.» Lui notò una lacrima che le rigava una guancia. «Davvero?» La donna si passò rapidamente la mano sul volto. «Davvero.» Sharif la studiò attentamente. «È innamorata dello sposo? Parecchie donne di Londra lo sono e si disperano perché Cesare Falconeri ha dovuto sposare la sua governante...» «Io sono amica di Emma!» Lui sorrise divertito. «Allora sta piangendo perché sarà costretta a tradire l'amicizia con la sua amica e sedurre suo marito?» Lei lo squadrò come se fosse pazzo. «Ma che razza di donne frequenta? Io non potrei mai...» Scosse la testa e si asciugò un'altra lacrima. «Sono felice per loro! Sono fatti l'uno per l'altro.» «Ah...» si limitò a commentare Sharif con una punta di noia di fronte a una simile banalità. «Allora, se non si tratta di lui, vuol dire che piange per un altro uomo.» «No...» mormorò lei a denti stretti. 8
«E allora perché?» «Sono fatti miei!» Sharif fece un passo avanti verso di lei e si ritrovarono tanto vicini da potersi toccare. Lei fece involontariamente un passo indietro. Bene. Allora era attratta da lui, nonostante la risposta seccata. Lo sguardo di lei era così profondo da ricordare un cielo notturno trafitto di stelle. Sharif provava una strana emozione. Non aveva mai visto occhi così pieni di calore e di segreti. Segreti che lui avrebbe voluto conoscere. Un calore che avrebbe voluto provare. Esisteva la possibilità che stesse cercando disperatamente una fonte di distrazione dai propri pensieri. Sharif aggrottò un sopracciglio e le rivolse un sorriso al quale nessuna donna avrebbe potuto resistere. «Mi dica perché sta piangendo, signorina» mormorò. «Mi dica perché ha lasciato la festa e si è rifugiata qui.» Lei socchiuse le labbra, ma fu solo questione di un secondo, poi distolse lo sguardo. «Non sto piangendo» ripeté. «E non ha idea di chi io sia.» «Esattamente.» Sharif faticava a capire se lei gli stesse mentendo. La osservò ancora per un attimo, avvolta nell'abito rosa che le aderiva come un guanto e metteva in risalto il suo fisico curvilineo. La donna arrossì e così facendo gli apparve ancora più desiderabile. Sharif si rese conto che non stava solo tentando di soffocare i pensieri riguardo ai matrimoni. Era da tanto tempo che si sentiva soffocare dalla noia. 9
Aveva voglia di qualcosa di diverso. Aveva voglia di quella donna. Perché no? Sia che lei ignorasse davvero la sua identità o che stesse fingendo per attrarre la sua attenzione, in realtà quella donna non era nulla di magico o di raro. Era diversa da quelle che lui frequentava solitamente, ma al di là di quello era comunque solo una bellissima estranea. E lui sapeva come trattare una donna simile. «Si sta facendo fresco» disse lui a bassa voce porgendole il braccio. «Torniamo alla villa. Proseguiremo la nostra conversazione bevendo una coppa di champagne a cena.» «Con... con lei?» balbettò la donna, sorpresa. Lui fissò la mano sinistra di lei. «Non è sposata. È fidanzata?» Lei scosse la testa. «Lo immaginavo» commentò lui a quel punto con un sorriso sensuale. Lei reagì offendendosi. «Posso sapere come mai?» Sharif aveva iniziato a galoppare con la fantasia, a immaginare il corpo femminile e provocante di lei nudo contro il suo, le sue labbra carnose sulla sua pelle. Era impossibile che il destino potesse essere così crudele da fargli conoscere una donna simile per poi fargli scoprire che era impegnata. Sharif scelse di non darle quella spiegazione. «Cosa ho detto di tanto oltraggioso?» D'un tratto ebbe un'illuminazione. «Ah, capisco. Ecco perché lei si è ritirata qui in un angolino nascosto. Mi sono scordato che tutte le donne, nessuna esclusa, si emozionano ai matrimoni. Senza dubbio ha pianto per la cerimonia a lume di candela 10
e ha cominciato a sognare l'amore romantico.» Sorrise divertito. «Sicuramente si sente sola e sta pensando a un certo ragazzo che dovrebbe farle quella magica proposta. Ecco perché piangeva e si è arrabbiata. Perché è stanca di aspettare che quel ragazzo si decida.» A quelle parole lei si ritrasse come se lui l'avesse presa a schiaffi. «Sta sbagliando su tutta la linea.» «Mi fa piacere sentirglielo dire...» mormorò Sharif ed era sincero. Se non c'erano altri uomini in campo, portarla a letto sarebbe stato ancora più facile. «Allora, qualunque sia la ragione della sua tristezza, per stasera ha già versato troppe lacrime. Ora deve pensare solo al divertimento e trascorrere il resto della serata con me» propose fissandola negli occhi. «Non solo la serata, ma tutta la notte.» Lei lo fissava incredula. «È questa la sua idea di una conversazione?» Lui le rivolse un altro sorriso sensuale. «Ritengo sia inutile perdere tempo e che sia meglio andare alla sostanza delle cose.» «In poche parole, lei è convinto di essere nel giusto a comportarsi da maleducato» ribatté lei gelida. «Ora vorrà scusarmi...» borbottò e dopo avergli voltato le spalle lasciò il milionario emiro del Makhtar. Puntò verso la villa, da dove giungevano la musica e l'eco delle risate e sparì. Sharif rimase per un lungo attimo a fissarla, chiaramente incredulo. È stanca di aspettare che quel ragazzo si decida. Che quel ragazzo si decida. 11
Le parole dello sceicco echeggiavano nella mente di Irene Taylor mentre risaliva lungo il sentiero. Che quel ragazzo si decida. Irene si forzò di trattenere le lacrime. Senza poterlo immaginare, lui aveva dato voce al pensiero che l'aveva tormentata per tutta la bellissima cerimonia di nozze della sua amica. Quelle parole l'avevano spinta ad allontanarsi dagli altri ospiti per raggiungere la riva del lago e restare sola in un silenzio assorto. Aveva ventitrÊ anni e aveva aspettato per anni l'amore della sua vita. Ormai cominciava a pensare che non sarebbe piÚ arrivato. Aveva sognato la vita che voleva, la casa che voleva da quando aveva cinque anni ed era rientrata in lacrime dal suo primo giorno d'asilo. Casa sua era deserta, ma la loro vicina aveva visto Irene in lacrime con il cestino della merenda rotto in mano. Dorothy Abbott l'aveva fatta entrare, le aveva asciugato il sangue dalla fronte, le aveva dato una fetta di torta fatta in casa e un bicchiere di latte. Irene si era sentita al sicuro e aveva cominciato a sognare. Come sarebbe stato bello vivere in una casetta con lo steccato bianco, i biscotti fatti in casa, un uomo onesto e sincero come marito. Da allora, lei aveva desiderato quello che avevano Dorothy e Bill Abbott, che erano stati sposati cinquantaquattro anni e si erano presi cura l'uno dell'altro fino a quando erano morti, a un giorno di distanza l'uno dall'altro. Irene aveva anche capito quello che non voleva. Una casa desolata e sporca ai margini della città . 12
Una madre ubriaca per la maggior parte del tempo e la sorella maggiore intenta a intrattenere degli uomini che le mentivano e le lasciavano dei soldi sul tavolo. Irene aveva giurato a se stessa che la sua vita sarebbe stata diversa, ma dopo il liceo non era riuscita a trovare altro che lavoretti dalla paga minima. I suoi tentativi di risparmiare per andare al college venivano mandati in fumo dalle continue richieste di denaro della madre e della sorella. Quando Dorothy e Bill erano morti, lei si era sentita sola e disperata e le era bastato un sorriso da parte del figlio del sindaco per innamorarsi di lui. Avrebbe dovuto capire che era una follia. Volevo solo divertirmi un po' con te, Irene. Tutto qui, non sei il tipo di ragazza che sposerei. Gliel'aveva detto ridendo, incredulo. Hai pensato davvero che un uomo con la mia famiglia avrebbe potuto sposare una donna come te? Sì, lei l'aveva creduto. Grazie al cielo non aveva fatto sesso con lui. Per l'umiliazione aveva lasciato il Colorado e accettato un lavoro prima a New York, poi a Parigi. Voleva ricominciare da capo, vivere in un luogo dove nessuno conoscesse la squallida storia della sua famiglia. Una parte di lei sognava che un giorno sarebbe tornata, sicura di sé e bellissima. Avrebbe fatto ritorno nella cittadina natale del Colorado e a Carter sarebbe bastato un solo sguardo per innamorarsi di lei e darle il suo cognome. Stupida. Irene si vergognava di sé, della propria ingenuità. Si asciugò un'altra lacrima solitaria. Come se vivere a New York o a Parigi avesse potu13
to compiere il miracolo e farla diventare il tipo di donna che Carter avrebbe sposato! Come se gli abiti di classe e un nuovo taglio di capelli avessero potuto cancellare la squallida casa nella parte sbagliata della città, i troppi uomini di sua sorella e di sua madre e le avessero potuto permettere di accedere alla grande villa della famiglia di Carter! Non l'avrebbe mai scoperto. Stava per fare ritorno a casa senza lavoro, senza soldi e con qualche chilo di troppo dopo tutti i croissant che aveva mangiato a Parigi. Aveva pensato di essere in grado di cambiare vita. Perfino dopo lo sfortunato incidente in seguito al quale era stata licenziata sei mesi prima aveva sperato di riuscire a trovare un nuovo lavoro a Parigi. Aveva dato fondo ai suoi risparmi, aveva speso perfino i soldi che le avevano lasciato gli Abbott alla loro morte. Irene si fermò. Premette le dita sugli occhi per smettere di piangere. Quella sera aveva già versato troppe lacrime. Le sembrava di sentire ancora la voce bassa e sensuale di lui. Trascorrerà il resto della serata con me. Perché proprio lei? Aveva sempre pensato che la reputazione della sua famiglia avesse spinto la gente della sua città natale a essere particolarmente crudele con lei. Ma se era così, allora perché quell'uomo aveva pensato subito il peggio di lei, che fosse pronta a sedurre il marito di Emma? Come se avesse potuto farlo! Perché aveva dato per scontato che lei sarebbe finita a letto con lui? 14
Irene chiuse gli occhi e si passò una mano tremante sulla fronte. Si era sentita attratta da lui, questo era vero: ma quale donna non lo sarebbe stata? Com'era possibile non provare attrazione per un uomo esotico, con quegli occhi scuri e quella bocca sensuale? Chiunque avrebbe trovato irresistibile quel fisico possente, quell'aura di potere e di ricchezza che lo avvolgevano. Doveva essere un emiro, uno sceicco, un amico potente dello sposo... Se Carter era fuori dalla sua portata, lo sceicco era praticamente di un altro pianeta. Perché un uomo simile avrebbe dovuto interessarsi a lei? Irene aveva fatto del suo meglio per essere carina quel giorno, solo per il bene della sua amica Emma. Aveva pettinato con cura i suoi lunghi capelli scuri, si era truccata, aveva indossato le lenti a contatto e un bellissimo abito firmato preso a noleggio. Ma non poteva trattarsi solo di quello. Possibile che lei fosse apparsa come una preda facile, in lacrime in riva al lago? Oppure c'era qualcosa di lei, come una specie di marchio impresso a fuoco che gli uomini come Carter e lo sceicco potevano vedere? Si sente sola. Ecco perché piange ed è arrabbiata. Irene tentò di allontanare quei pensieri. Non sarebbe tornata in Colorado. Non poteva farlo. Ma le restavano solo venti euro, un monolocale a Parigi pagato sino al termine della settimana e un volo di ritorno per casa. Udendo il suono di una campanella Irene sollevò lo sguardo verso la terrazza. Vide Emma, la nuova raggiante signora Falconeri 15
che riuniva i suoi ospiti per il ricevimento. Cesare Falconeri era accanto a lei e sorrideva alla sua nuova moglie e al loro neonato. Emma aveva trovato il vero amore, l'aveva sposato e aveva avuto un figlio da lui. Erano felici e innamorati. Cesare era anche un magnate nel mondo degli hotel di lusso e la cosa non guastava. Le avevano fatto recapitare un biglietto di prima classe da Parigi fino a Milano poi era stata portata sul Lago di Como dove era stato organizzato il matrimonio. La prima classe era stata una vera esperienza. La hostess l'aveva servita e riverita come se lei fosse stata un personaggio importante. Il fatto era che lei non aveva bisogno della prima classe. Aveva bisogno di credere che un giorno avrebbe avuto quello che aveva trovato Emma e che aveva avuto Dorothy Abbott: un marito che l'amasse, la rispettasse e del quale fidarsi. Una vita felice, rispettabile, dei figli da crescere in una casa piena d'amore. S'incamminò verso la villa insieme agli altri ospiti. In terrazza erano stati allestiti diversi tavoli decorati da fiori e candele. Irene rabbrividì nonostante ai quattro angoli della terrazza ardessero le lampade radianti. Guardò la coppia felice che teneva in braccio il loro adorabile bambino e provò una fitta al cuore. Era felice per Emma, ma si chiedeva se una gioia simile sarebbe toccata anche a lei. Si girò e andò a finire contro una massa di muscoli. Trasalì e per un attimo perse l'equilibrio, ma una mano forte le afferrò il polso. 16
«Grazie...» mormorò Irene, poi vide che si trattava dell'arrogante sceicco con lo sguardo penetrante. «Oh, è lei.» Lui non disse nulla, limitandosi a sostenerla. Il calore di quella mano sulla sua pelle le procurò una strana sensazione. Lui la fissò nel chiarore di luna della terrazza, mentre gli ospiti ridevano e chiacchieravano. «Grazie» ripeté lei, liberando il braccio senza celare l'ostilità che provava. Lui non si allontanò come aveva sperato lei. Invece la studiò con quel suo sguardo intenso. «Mi ha accusato di essere maleducato, signorina» mormorò a bassa voce. «Non lo sono.» Irene si portò involontariamente una mano al polso che poco prima lui aveva stretto. «Mi ha offesa.» «Quando l'ho invitata a trascorrere la notte con me?» chiese lui, chiaramente sorpreso. «Come poteva essere un insulto?» «Sta scherzando?» Lui appariva divertito. «Di solito le donne lo prendono come un grande complimento.» Irene trasalì. Le donne. Era chiaro che lui adottava quel comportamento con tutte. «È davvero meraviglioso che le basti una sola frase per ritrovarsi nel letto una donna» commentò lei con freddezza. «Mi dispiace averla delusa.» Lui socchiuse le labbra e aggrottò un sopracciglio. «Ci conosciamo? Ha un motivo particolare per disprezzarmi?» 17
«Noi due non ci siamo mai conosciuti, in compenso io ho i miei buoni motivi...» borbottò lei a quel punto. «E sarebbero?» «Non ho idea di chi lei sia e come mai abbia deciso di darmi la caccia, ma io so per certo di non essere il suo tipo.» «Il mio tipo?» «Vuole che sia più chiara? Io preferirei non offendere i suoi sentimenti. Anche se credo proprio che non ne abbia.» «Mi metta alla prova» la sfidò lui. «Potrei dire che lei è un playboy senza cuore che cinque secondi dopo avermi conosciuta mi ha accusata di progettare di sedurre il marito della mia amica. Poi ha detto che stavo aspettando un amante e che per mia grande fortuna lei era disponibile! Come osa pretendere di conoscere i miei sentimenti e comportarsi in questo modo a dir poco incivile? Ci sono diverse altre cose che potrei dirle, ma sono al matrimonio di Emma e voglio che lei abbia una festa perfetta. Non intendo fare scenate.» Dorothy Abbott le aveva insegnato che se non poteva dire qualcosa di carino a qualcuno, era meglio che tacesse. «Alcune persone conoscono le buone maniere» concluse lei. «Ora, se vuole scusarmi...» Stava per girarsi, ma lui le afferrò nuovamente il polso. «Signorina, lei ha ragione. Sono stato sgarbato e vorrei chiederle perdono. Più la conosco e più mi rendo conto di aver commesso un errore madornale. È chiaro che non cerca un amante. Nessun uomo sano di mente vorrebbe tentare di sedurla. Sarebbe come sedurre un cactus.» 18
Accennò un mezzo inchino. «La prego, mi dimentichi, signorina. E mi impedisca di distrarla un minuto di più dalla sua adorabile solitudine.» Con un solo gesto fluido lui si allontanò e scomparve fra la folla mentre Irene restava a guardarlo a bocca aperta. La sua adorabile solitudine. Ma come si permetteva! Se non altro lui non la stava più guardando e toccando, non le era più accanto e così lei riusciva a pensare lucidamente. Aveva voluto liberarsi di lui e ci era riuscita. Conosceva quel tipo di uomo. Be'... non esattamente. Un ricco sceicco era piuttosto raro in Colorado. Però conosceva i playboy. Eppure non riusciva a togliersi dalla mente quegli occhi o il batticuore che aveva provato quando l'aveva visto per la prima volta di fronte a lei in riva al lago, proprio mentre lei aveva espresso il desiderio di incontrare qualcuno che l'amasse con tutto se stesso. Era un bene che l'avesse allontanato. Nessun uomo sano di mente vorrebbe mai essere il tuo amante. Sì, meglio così. Meglio stare sola ed essere vergine per sempre che ritrovarsi con il cuore a pezzi. Dopo il primo giorno di asilo, quando Dorothy l'aveva consolata e Bill era andato a scuola a mettere al loro posto i bulletti che l'avevano spaventata, Irene aveva cominciato a trascorrere i suoi pomeriggi con la coppia in pensione. Aveva cominciato a fingere che quella fosse la sua 19
vera casa. Quando era cresciuta e aveva iniziato il liceo si era ritrovata a subire le battute crudeli delle altre ragazze e gli assalti dei ragazzi così un giorno aveva chiesto a Dorothy cosa lei e Bill avessero visto l'uno nell'altro. Dorothy le aveva sorriso. «Ci siamo sposati a diciotto anni, eravamo alla prima storia importante, spaventati e senza un soldo. Tutti erano convinti che fossimo troppo giovani» aveva aggiunto ridendo. «Ma noi sapevamo quello che volevamo. L'attesa aveva reso speciale la nostra unione. So che al giorno d'oggi la gente pensa che il sesso sia una cosa di poco conto, un momento di piacere che si può archiviare senza tanti problemi. Ma per noi era qualcosa di sacro. Una promessa silenziosa. Non abbiamo mai rimpianto la nostra decisione.» Irene aveva diciotto anni quando aveva ascoltato quel racconto e aveva giurato a se stessa che anche lei avrebbe atteso il vero amore. Aveva visto sua madre e sua sorella buttarsi via con uomini che conoscevano a stento. Lei voleva una vita diversa, un amore eterno. Si era quasi spinta oltre con Carter, ma non l'avrebbe più fatto. Se c'era una cosa della quale lei era certa era che un uomo come lo sceicco, esotico, ricco e sicuro di sé, non l'avrebbe mai amata, né per un'ora, né men che meno per una vita intera. Aveva fatto bene ad allontanarlo subito. Eppure, mentre Irene studiava i posti assegnati al lungo tavolo, non fu sollevata nel constatare che lui era al capo opposto rispetto a lei. Mentre tutti gli invitati si godevano la cena sulla terrazza, lui si teneva a distanza. 20
Irene si sforzava di non guardare nella sua direzione, però sentiva chiaramente lo sguardo di lui fisso su di sé. Si fece coraggio e provò a guardare a sua volta verso di lui, scoprendo che stava ridendo in mezzo a due splendide top model. Irene girò la testa di scatto. Che sciocca a pensare che lui potesse guardarla. Perché mai avrebbe dovuto farlo? La luna era alta in cielo ormai e dopo il brindisi e la cena, i tavoli vennero spostati dallo staff per realizzare una pista da ballo. Un uomo scuro di capelli si fece portare una chitarra e attaccò una melodia struggente in spagnolo. In quel momento Emma la raggiunse e le porse il bambino. «Me lo terresti così da poter avere il primo ballo con mio marito?» «Volentieri» rispose Irene, felice di poter cullare il neonato addormentato. In quel momento un pensiero improvviso le attraversò la mente. «C'è per caso uno sceicco fra gli invitati?» chiese all'amica. Emma sgranò gli occhi, poi si guardò intorno e chinò la testa. «Oh, sì. Lo sceicco Sharif al-Aktoum, emiro del Makhtar, un caro amico di Cesare.» «Emiro? Vuoi dire il re? Di una nazione?» chiese Irene sbalordita. «Esattamente. È molto ricco, molto potente ed è famoso per aver infranto il cuore a parecchie donne» aggiunse Emma. «Perché vuoi saperlo?» «Semplice curiosità.» 21
«Ti conviene stare attenta» commentò l'amica. «Cesare si è ricreduto e ha smesso di fare il playboy, ma non credere che capiti spesso...» «Lo so, non ti preoccupare...» mormorò Irene annuendo in modo rassicurante. Irene si sedette con il bimbo in braccio e i signori Falconeri si fecero avanti sulla pista da ballo, mano nella mano. Si guardavano negli occhi, come se non esistessero altro che loro due al mondo. Un giorno forse... Un giorno forse un uomo l'avrebbe guardata in quel modo e lei avrebbe avuto un figlio suo. Chinò lo sguardo sul neonato assopito e guardò adorante le sue guancine piene e rosee. Anche lei avrebbe incontrato l'uomo giusto, si sarebbero innamorati e sposati. Avrebbero lavorato duramente, avrebbero avuto una casa loro, dei figli. Sarebbe andato tutto nel modo giusto. E se non fosse successo? E se si fosse ritrovata ad attendere per tutta la vita per poi scoprire di essere sola? Credici, si disse. Devi crederci. «Non balla, signorina?» Sollevò lo sguardo e si trovò di fronte un uomo biondo dagli occhi azzurri. Scosse la testa a disagio. «No, grazie.» Poi ricordò che lo sceicco l'aveva paragonata a un cactus e così si sforzò di sorridere mentre indicava il bambino addormentato fra le sue braccia. «È gentile da parte sua chiedermelo, ma non posso, come vede.» 22
«Ah, è un vero peccato» ribatté a quel punto lo sconosciuto, che aveva un forte accento tedesco. «Sì, ha ragione» replicò lei, sollevata quando vide che si allontanava. Non sapeva come reagire. Due uomini in una sera sola? Non le era mai successo nell'anno che aveva trascorso a Parigi. Però era anche vero che non aveva mai indossato un abito firmato. Irene conosceva i suoi punti forti. I lunghi capelli neri colpivano. Però aveva troppe curve. E il naso non era perfetto. Per non parlare della vista... Le nuove lenti a contatto le facevano un effetto strano. Lei portava gli occhiali solitamente ed era abituata a essere invisibile. Non le piaceva attirare l'attenzione, preferiva stare a casa a leggere un bel libro. «Buonasera, señorita.» Irene alzò lo sguardo sull'uomo dalla voce bassa e sensuale. Era spagnolo. «Ballerebbe con me?» chiese lui. Lei arrossì. Un altro bellissimo uomo che l'invitava a ballare? Che strano. Emma doveva averli pregati di non lasciare sola la sua amica. Non poteva esserci altra spiegazione. Lei si morse un labbro a disagio poi indicò il bimbo addormentato. «Un'altra volta, magari. Emma mi ha chiesto di badare a lui» disse. «Un'altra volta, magari...» ripeté lo spagnolo e si allontanò verso una delle top model che poco prima parlavano con lo sceicco. 23
«Dev'essere stancante» osservò qualcuno in tono ironico. «Più è scostante e più attira gli uomini.» Irene si sentì attraversare da una potente scossa. Si girò e vide lo sceicco alle sue spalle, lo sguardo divertito. «Lei dovrebbe saperlo meglio di chiunque altro. Non funziona così anche per lei? Dice alle donne che non tiene a loro e quest'ultime si gettano ai suoi piedi, sussurrando: Prendimi, fammi tua.» Lui fece un passo avanti. «Mi dica quelle tre parole, signorina Taylor» disse lui. «E vediamo cosa succede.» Lei rabbrividì, poi si riprese subito. «Non mi sentirà mai pronunciare quelle parole...» borbottò Irene. «Se mi impegnassi penso che riuscirei a fargliele dire» mormorò lui. La fissava con il suo sguardo magnetico e lei provò un tuffo al cuore. «Non si sforzi. Fallirebbe.» «Io ottengo sempre quello che voglio» le fece notare lui. «Davvero?» «Sempre.» L'aria era carica di tensione e tutto ciò che era intorno a loro svanì, mentre si fissavano negli occhi. «Mi ha chiamata per nome. Come fa a conoscerlo?» chiese lei d'un tratto. Lui aggrottò un sopracciglio. «Ero curioso. Ho chiesto.» «Anch'io adesso so chi è lei. Il famoso emiro playboy» ribatté Irene. Lui chinò la testa verso di lei, come se stesse per confidarle un segreto. 24
«So pure io una cosa di lei, signorina Taylor» le annunciò lui a sua volta. Lui le rivolse un sorriso sensuale. «Ha rifiutato di ballare con gli altri perché vuole ballare con me.»
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2955 - Il matrimonio del principe
di K. Lawrence Costretto a prendere in sposa Hannah per evitare un incidente diplomatico, Kamel Al Safar... Anche questo mese tornano I PRINCIPI DEL DESERTO.
2956 - Piacevole finzione di S. Carr La travolgente storia d'amore tra Tina e Dev li ha resi la coppia più famosa di Bollywood, ma gli sfarzi nascondono una realtà diversa.
2957 - L'accordo del milionario di C. Williams Angelo sa che dietro al viso angelico di Rosie si nasconde una donna assai pericolosa... Non perdere il nuovo INTERNATIONAL T YCOON.
Un Natale tutto rosa, con due romanzi speciali. Non è stato facile trovare la propria dimensione, dopo le burrasche che la vita spesso impone, ma Toy Sooner ce l’ha fatta. O almeno crede: perché quando il passato torna a bussare alla sua porta, la donna dovrà decidere se fare ciò che ci si aspetta da lei oppure mandare all’aria le convenzioni e finalmente... “imparare a nuotare”.
“Un romanzo intenso e profondo, sul riscoprire se stessi e, naturalmente, trovare l’amore.” Publishers Weekly
Quale migliore programma per le vacanze di Natale, che trascorrerle insieme a un’autrice ai vertici della NY Times Bestsellers List a Fool’s Gold, la cittadina dove l’amore è sempre dietro l’angolo?
Susan Mallery vi farà vivere una storia d’amore in perfetto stile natalizio, dove tutto può accadere.
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