MAISEY YATES
Una notte col greco
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: One Night to Risk it All Harlequin Mills & Boon Modern Romance © 2014 Maisey Yates Traduzione di Cristina Proto Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Collezione Harmony dicembre 2014 Questo volume è stato stampato nel novembre 2014 presso la Rotolito Lombarda - Milano COLLEZIONE HARMONY ISSN 1122 - 5450 Periodico bisettimanale n. 2948 del 23/12/2014 Direttore responsabile: Stefano Blaco Registrazione Tribunale di Milano n. 22 del 24/01/1981 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
1 L'attenzione di Rachel Holt era rivolta all'anello appoggiato sul comodino che brillava alla luce della lampada. Sollevò la mano sinistra e si guardò il dito che lo portava solo qualche ora prima. Non le sembrava giusto indossarlo ora. Lo prese, poi si girò a guardare l'uomo che dormiva accanto a lei. Il braccio appoggiato sulla testa, gli occhi chiusi, i riccioli scuri sul volto. Era un angelo. Un meraviglioso angelo caduto che le aveva fatto conoscere il peccato. Perché non era l'uomo che le aveva dato l'anello – e che avrebbe dovuto sposare di lì a un mese. Era bello, però. Alex, dai meravigliosi occhi azzurri profondi e la pelle dorata... Alex, che aveva conosciuto quel pomeriggio – neanche ventiquattro ore prima! – sul molo. Guardò l'orologio. Lo conosceva da otto ore. Le erano bastate otto ore per liberarsi di anni di comportamento serio, rispettabile. Per liberarsi dell'anello di fidanzamento e seguire... gli ormoni. Cosa aveva pensato? Non si era comportata come al solito. In genere aveva troppo giudizio per permettere all'emozione o alla passione di avere il sopravvento sul buon senso e il decoro. 5
Ma quella sera non c'era stato alcun decoro. Dal primo momento in cui lo aveva visto, era rimasta affascinata dal modo in cui si muoveva. Il modo in cui i muscoli guizzavano mentre puliva il ponte della nave. Chiuse gli occhi e tornò a quel momento... Era la giornata più bella che avevano avuto da quando erano arrivate a Corfù. Rachel e Alana avevano appena finito di pranzare: la sua amica era diretta in aeroporto per tornare a New York, mentre Rachel sarebbe rimasta per rappresentare la famiglia Holt a un evento di beneficenza. Quella vacanza era il suo ultimo atto di indipendenza prima del matrimonio il mese successivo. «Altre scarpe?» chiese Alana, indicando la piccola boutique dall'altra parte della strada. «Devo dire di no» rispose Rachel, lo sguardo fisso sull'acqua, le barche, gli yacht attraccati al molo. «Ti senti male?» Rise e si avvicinò all'argine aggrappandosi con forza. «Forse.» «Si tratta del matrimonio, vero?» chiese Alana. «Non dovrebbe. So da sempre che sarebbe arrivato. Stiamo insieme da sei anni e la data delle nozze è stata fissata quasi undici mesi fa. Quindi...» «Hai il diritto di cambiare idea» replicò Alana. «No, non posso... riesci a immaginarlo? È l'evento mondano dell'anno. Jax si unirà finalmente agli Holt. Mio padre alla fine lo avrà come figlio, e sappiamo tutti che è quello che entrambi vogliono.» «E cosa mi dici di quello che vuoi tu?» Era passato molto tempo da quando si era fatta quella domanda, e non conosceva ancora la risposta. 6
«Sono... affezionata ad Ajax.» «Lo ami?» Con lo sguardo si fermò su uno degli yacht: un uomo stava pulendo il ponte. Non portava la camicia, solo un paio di pantaloncini larghi e sbiaditi appoggiati sui fianchi snelli. Aiutata dal sole, riusciva a vedere bene le linee definite del suo corpo. E rimase senza fiato. In un attimo tutta la passione, il calore, il profondo desiderio che le mancavano la travolsero come un'onda. «No!» esclamò, senza distogliere gli occhi da quell'uomo, «non lo amo. Non... come intendi tu. Non sono innamorata di lui. Lo amo, solo non... in quel modo.» Non era una scoperta. Ma dopo quell'improvvisa ondata di sensazioni, era più inquietante del solito. In un certo senso pensò che fosse colpa sua. Di come era fatta. Ajax non era un uomo passionale, e non si era mai dimostrato tale con lei. Al contrario, la toccava appena. Dopo tutti quegli anni insieme non andava mai oltre un bacio. A volte un bacio gentile e profondo. A volte un bacio prolungato sul divano del suo attico. Ma i vestiti non sparivano mai. La terra non tremava mai. Non era mai difficile fermarsi. E dato che era un uomo molto bello, aveva ipotizzato che il problema, se poteva definirlo un problema, riguardasse entrambi. Che le mancasse una parte di sé, che la passione fosse morta dopo anni di severo controllo. Dopo che, proprio quella passione, l'aveva portata sull'orlo del baratro da cui si era ripresa giusto in tempo, consapevole del pericolo che aveva corso. Da allora l'aveva tenuta sotto controllo. E questo nella sua mente li rendeva una sorta di coppia ideale. 7
Ma non era vero. Lei aveva passione. Aveva desideri. «Che cosa intendi fare?» chiese Alana, preoccupata. Rachel sentì il volto avvampare. «Ehm... per cosa?» «Tu non lo ami.» Oh. Alana non era nella sua testa, ovvio. Non sapeva che il mondo di Rachel era stato appena scosso da un uomo a poca distanza da loro. Fece un gesto con la mano. «Sì, ma non è una novità per me.» «Stai fissando quell'uomo laggiù.» Rachel batté le palpebre. «Davvero?» «È evidente.» «Be', è...» «Mmh... sì, lo è. Vai a parlargli.» «Cosa?» Si girò di scatto verso Alana. «Andare a parlargli?» «Esatto. Ho ancora qualche ora prima della partenza, quindi se ti serve un salvataggio, sono qui. Ma posso tenermi in disparte.» «Andare a parlargli, e poi?» Sedurre, vivere pericolosamente, vivere l'attimo... tutto questo faceva parte di un passato lontano. La Rachel che aveva evitato per un pelo di umiliare se stessa e la famiglia non esisteva più. Una nuova Rachel era nata da quei cocci. E la nuova Rachel seguiva le regole. Seguiva la corrente e faceva il possibile per rendere tutti felici. Per assicurarsi di non oltrepassare il limite e perdere la rete di sicurezza che il padre le forniva. Eppure per qualche strana ragione, lì al sole, pensando alla sicurezza che le forniva il padre, alla stabi8
lità che aveva con Ajax, Rachel aveva la sensazione di annegare. Di avere un nodo scorsoio al collo, e che il conto alla rovescia della sua esecuzione era imminente... Quante scene, Rachel, è un matrimonio, non un'impiccagione. «Devi andare da lui e parlargli» insistette Alana. «Sei arrossita quando lo hai visto la prima volta. Come se lui ti avesse incendiato.» Rachel si bloccò. «È così grave?» «Vediamo. Sono rimasta a osservare il tuo fidanzamento con Ajax, e non ho fatto commenti. Ma come hai appena detto tu, non sei follemente innamorata di lui. E chiunque abbia gli occhi ben aperti lo capisce.» «Lo so» ammise, la gola stretta. «Ascolta. So che siamo vecchie e noiose ora. E so che al liceo abbiamo fatto delle sciocchezze...» «Come minimo» ribatté Rachel. Alana continuò. «Ma penso che tu abbia esagerato nell'altro senso.» «L'alternativa non era accettabile.» «Forse no. Ma credo che neanche il futuro lo sia.» «Che altro posso fare, Alana?» chiese Rachel. «Mio padre mi ha salvato tante volte, e io ho esagerato al punto che era pronto a lavarsene le mani. E ora? Siamo legati. Abbiamo un rapporto. Lo rendo orgoglioso. E se Ajax è il prezzo che devo pagare per questo, allora... lo accetto.» «Almeno riesce a eccitarti?» Rachel osservò di nuovo l'uomo sullo yacht. «No» confessò con voce strozzata. «Non ci riesce.» «Allora penso che tu debba concederti di passare del tempo con un uomo in grado di farlo.» «Quindi dovrei andare a parlare con quello laggiù? 9
Scommetti che mi impreca contro in greco e torna a lavorare?» Alana rise. «Questo non succederà.» «Come lo sai? Magari le bionde non gli piacciono.» «Gli piacerai perché sei il tipo di donna che fa impazzire gli uomini.» «Non più.» Sedurre, giocare e allettare le aveva provocato danni anni prima, e Ajax certo non si era mai comportato come se lei lo facesse impazzire. «Frottole» insistette Alana con un gesto della mano. «Vivi pericolosamente per un minuto, piccola. Prima di smettere del tutto di vivere.» Rachel non riusciva a togliere gli occhi di dosso allo sconosciuto, neanche per scoccare all'amica un'occhiataccia. «Lo hai letto in un biscotto della fortuna?» «Mai avuto un orgasmo con un uomo, vero? Io sì. Quindi...» All'accenno all'orgasmo, Rachel avvampò. No, lei no. Ne aveva provocati qualche volta, ma mai goduti. «Bene. Andrò a parlargli» disse. «Parlare. Niente orgasmi. Abbassa quel tuo sopracciglio.» «Bene. Io sarò nei paraggi. Quindi se... ti serve qualcosa, manda un sms.» «Ho anche lo spray al peperoncino» dichiarò Rachel. «Ajax ha insistito.» Nominando il fidanzato fece una smorfia. Non avrebbe fatto niente. Avrebbe solo parlato con quello stallone. Non avrebbe fatto niente di inappropriato. Voleva solo concedersi una distrazione. Essere coraggiosa e spericolata, cogliere un attimo che non rispecchiasse le aspettative degli altri. Solo un attimo. 10
Parlare con un ragazzo solo perché lo giudicava carino. Niente di più. Respirò profondamente e buttò i capelli dietro le spalle. «Augurami... be', non proprio buona fortuna.» Alana le strizzò l'occhio. «Buona fortuna.» «No. Non sto tradendo Jax.» «Certo.» «No.» La sola idea era ridicola. C'erano persone audaci che coglievano l'occasione. Non lei. Non più. I suoi anni giovanili erano stati solo questo. Ribellione. Un desiderio non di libertà, ma di spezzare i vincoli che l'avevano sempre trattenuta. Finché non si era resa conto fino a che punto quel comportamento influenzava gli altri. Fino a che punto influenzava lei. Non solo il suo presente, ma anche il suo futuro. Rachel si girò e si avviò verso il molo, le mani tremanti, il corpo che si opponeva in ogni modo a quello che stava per fare. Mani sudate, il cuore a mille, la bocca arida: i segnali che la spingevano a fuggire c'erano tutti. Li ignorò. Si girò un'ultima volta verso Alana, appoggiata al muro a guardarla, poi si rivolse di nuovo verso il suo obiettivo. Avrebbe solo detto ciao. E forse flirtato. Senza danno. Non si ricordava quasi come fare. Un tempo era stata una maestra: sbattere gli occhi e sfiorare la spalla di un tipo, senza voler altro che alimentare il proprio ego. Allora era stato un gioco. Divertente. Perché non ripeterlo? Era il suo ultimo gioco prima del matrimonio. L'occasione per divertirsi e fare spese con Alana. Una parentesi per rilassarsi, stendersi sulla spiaggia, guardare film sentimentali in camera, e poi 11
godersi una serata di beneficenza. Tutto senza la famiglia o Ajax. Ma era solo una parte della faccenda. Era anche una parentesi da Rachel Holt, amato personaggio mediatico. Rachel Holt, che stava facendo del suo meglio per rappresentare la famiglia, per fare ciò che era giusto. Le serviva del tempo per essere solo Rachel. Non la nuova Rachel. Né la vecchia Rachel. Solo Rachel. Si fermò davanti allo yacht e respirò profondamente. Poi con lo sguardo incontrò gli occhi azzurri più elettrizzanti che avesse mai visto. Accompagnati da un lento sorriso malizioso. Da vicino era anche più bello. Mozzafiato. L'uomo si spostò i riccioli dagli occhi e il movimento fece guizzare i muscoli. Stupidi ormoni. «Ti sei persa?» le chiese con un forte accento. Lo stesso accento di Ajax. Greco. Ma non faceva lo stesso effetto. Non era così raffinato. Aveva una sfumatura ruvida che raschiava una parte nascosta della sua anima provocando una pioggia di scintille. Tutto con tre parole. Se non se ne andava era spacciata. Ma non lo fece. Rimase inchiodata sul posto. «Ehm... ero laggiù» indicò il muro dove si trovava con Alana, ora assente. «E ti ho visto.» «Mi hai visto?» «Sì.» «Ed era un problema?» «Io...» balbettò. «Nessun problema. Ti ho solo notato.» «Tutto qui?» Lui appoggiò il piede sul bordo di metallo che circondava il ponte, poi saltò sul molo, il movimento 12
fluido, aggraziato e... dannatamente sensuale. «Sì, tutto qui.» «Come ti chiami?» «Rachel Holt.» Attese un lampo di riconoscimeto negli occhi. L'eccitazione di trovarsi di fronte a qualcuno che aveva una celebrità mediatica. O l'impulso di allontanarsi. La gente faceva una di queste due cose. Difficilmente qualcos'altro. Ma non successe niente. «Bene, Rachel» continuò, «e cosa hai notato in me?» «Che... eri sensuale.» Non era mai stata così diretta con un uomo. Anche se non era sicura se era sincerità o stupidità. Era brava con le persone. Un'abile padrona di casa. Tutti, persino la stampa più critica, la amavano. Una reputazione che aveva coltivato con cura e difeso con forza. Lui sollevò un sopracciglio. «Ero sensuale?» «Esatto. Nessuna donna ci ha mai provato con te?» Il volto le bruciava e non poteva imputarlo al sole del pomeriggio. Non avrebbe dovuto provarci neanche lei, eppure aveva pronunciato proprio quelle parole. Stupida. Quasi quanto i suoi stessi ormoni. «Sì, ma non con tanto fascino. Hai un obiettivo in mente?» «Pensavo...» All'improvviso voleva tutto con quello sconosciuto. Voleva toccarlo, baciarlo, sentire le sue dita sulla propria pelle mentre la portava a livelli di estasi che non si era mai neanche immaginata. «Pensavo che avremmo potuto bere qualcosa... Come ti chiami?» Dato che aveva fantasie sessuali sull'uomo, sembrava educato chiedere almeno questo. «Alex.» 13
«Solo Alex?» Lui sollevò una spalla. «Perché no?» Che importanza aveva il suo cognome? Non avrebbe avuto occasione di usarlo. Non lo avrebbe presentato a una festa, né si sarebbe riferita a lui in una conversazione. Non lo avrebbe più rivisto. «Giusto. Allora beviamo? O... il tuo capo si arrabbia?» «Il mio capo?» «Il proprietario dello yacht.» Lui si accigliò, guardandosi alle spalle. «Oh. No, è andato ad Atene per qualche giorno. Devo solo fare un controllo di tanto in tanto. Non sono inchiodato al ponte.» «Immagino di no.» Rise, poi si sentì stupida. Come se avesse avuto di nuovo diciotto anni invece di ventotto. Certo a diciotto non era stata così ridicola con gli uomini. A quel tempo la sapeva lunga. Ma a quanto pareva il buon senso e le lezioni della vita non erano servite a niente. Lui arricciò il naso e guardò il sole, un gesto infantile. «Lasciami recuperare una camicia.» Le scoccò un sorriso e risalì sulla barca. Le ci volle tutto l'autocontrollo per non dire oh no, rimani a torso nudo. Ma era pretendere troppo. Visto che per quanto potesse desiderarlo, non avrebbe fatto niente. Si sarebbe limitata a un drink. Sarebbero entrati nel primo bar e avrebbero ordinato due bibite. Avrebbe mandato un sms ad Alana per dirle che andava tutto bene e che non era stata fatta a pezzi. In realtà non inviò un sms quando girarono la città per ore, o quando finirono a cenare al molo, ridendo e parlando di fronte a un piatto di frutti di mare. Non 14
scrisse all'amica quando lui le portò la propria forchetta alle labbra per farle assaggiare l'antipasto, o quando si era sentita avvampare incrociando lo sguardo con il suo. O quando lui la portò in un locale. Non andava in un locale da quando ci si era intrufolata con un documento falso. Locali come quello erano una fabbrica di scandalo e sesso, e di tutte quelle cose che suo padre e Ajax non avrebbero mai approvato. Il tipo di posto per cui la stampa l'avrebbe crocifissa. Alcol, musica martellante, piste brulicanti di corpi sudati. Un tempo li aveva amati. Finché non aveva capito in quali guai poteva finire. Quando si era resa conto che stava seguendo una strada senza uscite. Ma al momento avrebbe messo da parte ogni comportamento sensato. Si sentiva isolata, protetta dalla magia che Alex aveva creato. Nessuno la guardava aspettandosi che si comportasse in un certo modo. Non pensava di correre il rischio di esporsi come in passato. Con Alex era eccitante. Pericoloso. Era l'adrenalina che si era negata per troppo tempo. L'intera giornata era stata come una vacanza da se stessa. O forse una vacanza per se stessa. «È così divertente!» gridò, cercando di farsi sentire. Lui le prese la mano sinistra e quel contatto le inviò una scarica nell'intimo. «Vorrei chiederti di questo» le disse, piegandole le nocche per far brillare l'anello di fidanzamento. Guardarlo le fece venir meno lo stomaco. Non voleva pensarci. «Non sono sposata.» Un sorriso malizioso gli curvò le labbra. 15
«Non mi importerebbe. Magari ti avrei chiesto quanto è grosso tuo marito. E se ha legami con la malavita organizzata.» Il pensiero di Ajax legato a qualcosa di sordido come la malavita organizzata era divertente. Ajax era troppo serio. Aveva un effetto stabilizzante nella sua vita. O almeno così la vedeva suo padre. E lei non riusciva a immaginarlo arrabbiarsi per la presenza di Alex con lei. Ajax non era tipo da locali. Se glielo avesse chiesto, probabilmente avrebbe agitato le mani augurandole buon divertimento, mentre lui tornava a incolonnare numeri o qualunque altra cosa facesse la sera nel suo ufficio e che gli dava tanta soddisfazione. «Mmh... non devi preoccuparti. Inoltre, non abbiamo fatto niente di cui vergognarci» aggiunse. «Non ho... violato alcuna promessa.» «Ma è ancora presto.» «È vero.» «Vuoi ballare?» Lei guardò la mano tesa e sentì il desiderio stringerle lo stomaco. Ajax non aveva mai ballato con lei. Non glielo aveva neanche chiesto. E fino a quel momento non si era resa conto che le era mancato. Capì che era il momento della decisione: se diceva sì a quell'invito, non avrebbe detto no per tutta la notte. Ma forse era così già dal momento in cui lo aveva guardato. «Sì» accettò, sentendo quella parola graffiarle la gola lasciandole un dolce sollievo. Aveva deciso. Quella sera avrebbe abbracciato la vita, qualunque cosa significasse. «Sì, Alex. Voglio ballare.» 16
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