Benvenuti nella meravigliosa opulenza degli hotel più eleganti al mondo, frequentati dalle persone più ricche e famose del pianeta. Che vi troviate in America, Europa o Australia, le nostre porte saranno sempre aperte.
CHATSFIELD HOTEL Sinonimo di Stile, esclusività e lusso Per anni i figli di Gene Chatsfield hanno scandalizzato i media di tutto il mondo con le loro gesta. Ora però le cose stanno per cambiare! Quando Gene, per rimetterli in riga, nomina Christos Giatrakos nuovo amministratore delegato della sua catena alberghiera non sa a cosa ha dato inizio... La prima decisione di Christos è spedire i membri della famiglia ai quattro angoli del mondo. Saranno all’altezza della sfida lanciata da un uomo che nasconde nel proprio passato degli oscuri segreti?
Che i giochi abbiano inizio! La vostra suite è stata riservata, dunque entrate e godete delle passioni e degli scandali che vi regaleremo...
Antonio Chatsfield
Lucilla Chatsfield
Nicolò Chatsfield
Hena Amari
Franco Chatsfield
Orso Chatsfield
Gene Chatsfield
I Chatsfield m
Luca Chatsfield
Aaliyah Amari
Liliana Chatsfield
Cara Chatsfield
LUCY MONROE
Uno scandalo per lo sceicco
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Sheikh's Scandal Mills & Boon The Chatsfield © 2014 Harlequin Books S.A. Special thanks and acknowledgement are given to Lucy Monroe for her contribution to The Chatsfield series Traduzione di Velia De Magistris Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Collezione Harmony marzo 2015 Questo volume è stato stampato nel febbraio 2015 presso la Rotolito Lombarda - Milano COLLEZIONE HARMONY ISSN 1122 - 5450 Periodico bisettimanale n. 2969 del 13/03/2015 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 22 del 24/01/1981 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
1 Pur non essendo un tipo facilmente impressionabile, Liyah Amari sussultò quando entrò al Chatsfield Hotel di Londra, il fiore all'occhiello della catena alberghiera di proprietà della famiglia Chatsfield. Il Chatsfield di San Francisco, dove aveva lavorato sua madre, pur se bellissimo era nulla paragonato a quello, pensò guardandosi intorno ammirata. Tutto – a partire dai maggiordomi in livrea a guardia delle porte girevoli all'ingresso, fino alle dimensioni davvero impressionanti del lussuoso atrio – le suggeriva l'impressione di aver appena messo piede in un mondo da fiaba. Tuttavia l'atmosfera vibrava di una certa tensione, notò. Cameriere attraversavano la hall in tutta fretta, altre lucidavano il corrimano dell'imponente scalinata con grande impegno. Anche al banco della reception ferveva un'insolita attività. Alcuni impiegati si affaccendavano al computer o ai telefoni mentre i loro colleghi sbrigavano le pratiche del check in per i clienti appena arrivati. Sulla parete alle loro spalle erano esposti ritratti dello staff dirigenziale. Il suo sguardo si soffermò a lungo sulla fotografia di Lucilla, quella che – tra i fratelli Chatsfield – lei ammirava di più e che avrebbe voluto conoscere. Un desiderio che, considerando il posto di alta responsabilità occupato da Lucilla, aveva poche possibilità di realizzarsi. 5
Un rumore la indusse a girarsi verso un addetto alla manutenzione che, arrampicato su una scala, stava sostituendo le lampadine di uno dei giganteschi lampadari di cristallo che pendevano dall'altissimo soffitto. Il lieve odore di vernice fresca suggeriva che le pareti, di una tenue tonalità écru, dovevano essere state tinteggiate di recente. Liyah indugiò ancora per qualche istante, infine si diresse verso gli ascensori, così come le avevano detto di fare. Un uomo le sbarrò il cammino. «Posso esserle di aiuto, signorina? Forse sta cercando qualcuno?» Aveva parlato con tono gentile, ma ero ovvio che, considerato il modesto tailleur nero che lei indossava, avesse escluso che fosse un'ospite dell'albergo. «La signora Miller mi aspetta» spiegò Liyah. In realtà mancavano ancora quindici minuti al suo appuntamento con la responsabile delle governanti, ma era sua abitudine arrivare sempre in anticipo. L'uomo annuì. «Oh, allora lei deve essere la cameriera originaria dello Zeena Sahra» ipotizzò. No, quella era stata sua madre. «Ho familiarità con la cultura di quel paese, ma sono americana» precisò Liyah. In effetti, era stata assunta proprio per quello. Il suo incarico sarebbe stato quello di supervisionare il piano presidenziale, occupandosi sia dell'accoglienza sia della gestione delle camere. Un lavoro che prometteva di sicuro maggiori soddisfazioni rispetto a quello che sua madre aveva svolto per ben trent'anni. Hena, pensò, sicuramente sarebbe stata orgogliosa di lei. «Sì, certo. L'ascensore è da questa parte» spiegò l'uomo. «Intanto comunicherò il suo arrivo.» «Grazie» replicò Liyah. Pochi minuti dopo, una segretaria la fece accomodare nell'ufficio della signora Miller, una donna alta e magra 6
che indossava un completo nero e una camicia bianca abbottonata fino al collo. «Sono felice che lei sia qui» sottolineò la signora dopo le dovute presentazioni. «Spero solo che sia pronta a cominciare immediatamente» aggiunse. «Sì, naturalmente» confermò Liyah. «Perfetto. Il piano che le è stato affidato ospiterà l'harem dello sceicco dello Zeena Sahra» spiegò la signora Miller. «Lo sceicco dello Zeena Sahra alloggerà in questo albergo?» ripeté Liyah. Ecco perché era stato richiesto il trasferimento di sua madre da San Francisco a Londra, ragionò. La signora Miller annuì. «Sì. Lo sceicco bin Falah resterà qui per due settimane. La sua fidanzata lo raggiungerà all'inizio della seconda.» Liyah scosse la testa. «Lo sceicco al Zeena, o meglio, lo sceicco bin Falah al Zeena» precisò. «Riferirsi a lui come allo sceicco bin Falah sarebbe sminuente o offensivo.» Sinceramente aveva esitato prima di correggere la donna che era il suo diretto superiore, ma a quel punto immaginava di essere stata assunta proprio per le sue conoscenze della cultura dello Zeena Sahra. Ed era il principe ereditario di quel paese, e non un semplice assistente, ad aver scelto il Chatsfield Hotel come sua residenza! Il principe ereditario e, probabilmente, lo scapolo più affascinante dell'intero pianeta, pensò elettrizzata. La signora Miller annuì. «Capisco, lo terrò a mente. Ma presumo che anche Sua Altezza sia accettabile.» «Sì, ma poiché lo Zeena Sahra è un emirato, suppongo che il titolo più indicato sia emiro.» «Perché noi non ne eravamo al corrente?» «Oh, ma si tratta di un piccolo dettaglio» osservò Liyah. «No, non è così. Non esistono piccoli dettagli quando 7
il cliente è un regnante! Tutto deve essere studiato nei particolari, in caso contrario si possono commettere errori» sentenziò la signora Miller. «Solo la settimana scorsa qualcuno voleva mandare al Chatsfield Hotel di Preitalle dei tovaglioli di seta con la scritta Principessa Maddie, e non Principessa Madeleine, in occasione del matrimonio dell'erede al trono. Ma riesce a crederlo? Una svista imperdonabile, mentre noi siamo famosi per l'assoluta perfezione del servizio che offriamo.» «Farò del mio meglio per non deludere le sue aspettative» promise Liyah. «Ne sono certa. Dunque, oltre alla supervisione delle camere destinate all'harem, le sarà affidata anche quella della suite dello sceicco e degli alloggi delle guardie del corpo.» Un impegno davvero enorme, considerò Liyah. Non era un problema, considerato quanto le piacevano le sfide, ciò nonostante non era mai stata così felice come in quel momento della sua laurea in Management alberghiero. E le tornava utile anche l'esperienza fatta lavorando come cameriera presso il Chatsfield di San Francisco durante le ferie estive, per quanto sua madre avesse sempre tentato di dissuaderla da quel tipo di occupazione. Anzi, per la precisione Hena era stata apertamente contraria alla possibilità di una sua carriera alle dipendenze della famiglia Chatsfield. Lei aveva capito il perché solo di recente. Trascorse il pomeriggio rispondendo alle domande dello staff sullo Zeena Sahra, e chiedendo a sua volta delucidazioni riguardo alla gestione e alla routine dell'albergo, e infine si ritirò nell'abitazione che aveva preso in affitto. Il piccolo monolocale completo di un angolo cottura e di un minuscolo bagno era drasticamente diverso dall'arioso appartamento che aveva condiviso con la madre a San Francisco, un appartamento che però non ave8
va esitato a lasciare non appena ricevuta la convocazione a Londra. La proposta di lavoro si era presentata come una fantastica coincidenza, che la madre avrebbe sostenuto voluta dal destino. Sebbene la sua visione della vita fosse decisamente più pragmatica, una volta letta l'ultima lettera di Hena ed esaminato il contenuto della cassetta di sicurezza, aveva capito che, in un modo o nell'altro, la sua partenza per l'Inghilterra era inevitabile. L'assunzione dunque era stata non solo qualcosa che aveva motivato il suo trasferimento a Londra, ma le aveva offerto anche la possibilità di mantenersi economicamente senza continuare ad attingere alla polizza sulla vita della madre. Una polizza che era stata solo una delle sorprese nascoste nella cassetta di sicurezza. Sorprese che conducevano tutte dritto al Chatsfield Hotel di Londra. L'albergo aveva avuto necessità della collaborazione di una persona con una conoscenza della cultura e delle abitudini vigenti nello Zeena Sahra. Per questo motivo il manager aveva contattato il suo omologo di San Francisco, Stephanie Carter, nella speranza di ottenere il trasferimento di Hena Amari. Ma poiché Hena Amari era deceduta all'improvviso, Stephanie aveva contattato lei. Pur non essendo una dipendente dell'hotel, possedeva tutti i requisiti necessari per ricoprire la posizione richiesta a Londra. Così adesso aveva la possibilità di esaudire l'ultimo desiderio di sua madre, rifletté Liyah. Non nutriva rancore nei confronti di Hena per averle taciuto la verità, una verità che, per qualche motivo, aveva deciso di rivelarle dopo la sua morte, tuttavia solo il ferreo controllo che esercitava sulla sua emotività le aveva permesso di non crollare dopo le sconcertanti rivelazioni che avevano sconvolto la sua esistenza. 9
Il fatto che lei fosse la figlia biologica del ricchissimo imprenditore inglese Gene Chatsfield era, fra quelle rivelazioni, sicuramente la più clamorosa. Onestamente, le sembrava impossibile che il sangue di quell'uomo scorresse nelle sue vene, considerati gli scandali e il clamore mediatico suscitati di continuo da tutti gli altri suoi figli. Cosa aveva in comune lei, una donna impegnata sempre al massimo nello studio e nel lavoro, con quelle persone dissolute e viziate? Una curiosità quasi morbosa l'aveva spinta a investigare su quell'uomo che, pur essendo così magnanimo con i figli, si era limitato a inviare a Hena un misero assegno mensile per il mantenimento della creatura nata dalla loro relazione. Aveva scoperto che era abitudine del famoso imprenditore sedurre le cameriere dei suoi alberghi per poi abbandonarle e dimenticarle. Lo aveva fatto anche con Hena, così affermava la lettera conservata nella cassetta di sicurezza. Dalla stessa lettera aveva appreso che la madre aveva saputo praticamente nello stesso momento di essere incinta, e che il padre del figlio che aspettava era già sposato. Hena non aveva mai rivelato a nessuno l'identità di quell'uomo. Per una donna delle sue origini, una relazione con un uomo sposato era motivo di vergogna e disonore, tuttavia nel suo ultimo scritto aveva invitato lei, la figlia bastarda, a perdonarlo. Aveva precisato che Gene Chatsfield non era un mostro e nemmeno un mascalzone, solo qualcuno che aveva attraversato un momento difficile. Infine le aveva chiesto di andare a Londra per conoscerlo. E lei, di conseguenza, aveva deciso di rispettare le ultime volontà di sua madre, ma onestamente doveva ammettere di essere felice dell'opportunità che aveva per avvicinare Gene nelle vesti di una dipendente, e non come la figlia che aveva sempre rifiutato di riconoscere. Impeccabile nella sua uniforme appena stirata, i capel10
li raccolti in un severo chignon alla sommità della nuca, Liyah si fermò accanto alla grande scalinata che dominava l'atrio. Era a Londra da quindici giorni e lavorava al Chatsfield da dieci, ma non aveva ancora visto suo padre, nemmeno di sfuggita. L'attività che si svolgeva nella hall era forse più frenetica del solito, notò. Girava voce che lo sceicco Sayed bin Falah al Zeena sarebbe arrivato entro un paio d'ore. Senza dubbio Gene avrebbe voluto accogliere personalmente un ospite tanto illustre, ragionò. Una cosa ormai le era chiara. La visita dello sceicco era molto importante per l'albergo, e forse lo era anche di più per il suo proprietario. Infatti era noto che Gene ormai risiedeva in via permanente presso il Chatsfield di New York, e che aveva affidato la gestione di quello londinese al suo fido braccio destro, l'amministratore delegato Christos Giatrakos. Dunque la fretta con cui era partito dagli Stati Uniti per essere a Londra proprio quel giorno era illuminante. Anche per questo era decisa a svolgere al meglio i suoi compiti. La sua efficienza avrebbe giocato a suo favore, una volta rivelata la verità al padre. Quella mattina aveva minuziosamente ispezionato ogni camera del piano che le era affidato, controllando che ognuna fosse fornita di vasi di profumati gelsomini e ceste di frutta fresca. Aveva fatto sistemare una sorta di schermo al principio del corridoio, in modo da proteggere gli alloggi destinati alle componenti dell'harem. Infine aveva dedicato, ovviamente, una cura particolare alla suite dello sceicco. Un uomo anziano che indossava un elegante completo scuro varcò la porta girevole per poi attraversare con aria spavalda la hall, il suo era l'atteggiamento di chi possedeva tutto ciò che lo circondava, notò. Ipotesi che fu confermata dai saluti ossequiosi che gli rivolsero i dipendenti. 11
Liyah capì che aveva di fronte suo padre. Intanto l'uomo si era fermato accanto al banco della reception, la schiena ben dritta, i capelli striati di argento, gli occhi blu vivaci e penetranti. Liyah trattenne il respiro quando lo vide sorridere e dire qualcosa al responsabile della reception. Il sorriso di Gene era il suo stesso sorriso. E da lui aveva ereditato anche il mento dalla forma lievemente appuntita. Suo padre aveva gli occhi blu, i suoi erano verdi, ma il taglio era identico. Lei era molto simile alla madre, aveva il suo stesso incarnato color oro pallido, lo stesso viso ovale, gli stessi capelli neri come l'ala del corvo, tanto che non aveva mai preso in considerazione la possibilità di condividere dei tratti fisici anche con l'uomo che l'aveva generata. Ma la somiglianza c'era, seppure difficile da cogliere. La somiglianza era tutta nel sorriso. Sì, decise, senza dubbio quell'uomo era suo padre. Un lieve capogiro la colse, tanto che fu costretta ad appoggiarsi alla parete in cerca di sostegno. Pensieri caotici cominciarono ad avvicendarsi nella sua mente. Gli Amari avevano ripudiato Hena, colpevole di aver dato alla luce una figlia illegittima, e ripudiato anche lei di conseguenza. Così, dopo la morte della madre era rimasta sola. Ora però, se quell'uomo l'avesse accettata come figlia, avrebbe avuto una famiglia. Intanto l'espressione del viso di Gene era cambiata. Il sorriso era diventato più tirato, e aveva raddrizzato la schiena. Liyah seguì con lo sguardo quello di suo padre e, per la seconda volta in pochi minuti, le tremarono le ginocchia. Circondato dal suo seguito, avvolto nella morbida tunica tradizionale, lo sceicco dello Zeena Sahra aveva appena fatto il suo ingresso nella hall. Alto, anzi, altissimo, un viso regolare dalla mascella leggermente squadrata, era senza dubbio l'uomo più bello che avesse mai visto. Nessuna fotografia poteva rendergli giustizia. Nessu12
no scatto poteva cogliere quella sorta di energia che emanava dal possente corpo dello sceicco Sayed bin Falah al Zeena. Mentre avanzava con passo deciso, la tunica si aprì per lasciare intravedere una giacca di Armani. Il suo modo di vestire, inclusa la fascia di seta appoggiata sulla testa e trattenuta da un cordoncino dorato, indicava la sua volontà di fondere due culture diverse. Tuttavia era ovvio – lo era almeno per lei – che nelle sue vene scorreva il sangue di un guerriero del deserto. Quasi senza rendersene conto, Liyah s'incamminò nella sua direzione, e quando furono solo pochi passi a separarla da lui si fermò bruscamente, ma comunque troppo tardi. Lo sceicco, un sopracciglio inarcato, la guardò, una muta domanda riflessa negli occhi color del caffè. Ogni pensiero coerente disertò la sua mente. Incapace di formulare una parola, magari anche solo di balbettare un saluto prima di riprendere a camminare, Liyah restò a fissarlo immobile, reagendo alla sua presenza come mai aveva reagito alla presenza di un uomo. Ovvio, era consapevole di essere circondata da altre persone – suo padre, i dipendenti dell'albergo, il seguito dell'emiro – ma lei aveva occhi solo per Sayed. Percepiva le voci come mormorii indistinti, il profumo di fiori che permeava l'aria svanì, cedendo all'aroma speziato del dopobarba di lui. I seni presero a formicolarle, i capezzoli si inturgidirono. Il suo cuore si esibì in una spericolata capriola prima di iniziare a battere all'impazzata. Respirò a fondo nel tentativo di reprimere il gemito che le stava risalendo in gola. E, cosa più sorprendente, scorse qualcosa negli occhi dello sceicco, per quanto l'espressione del suo viso fosse rimasta immutata. Un lampo di luce, l'indizio di un inaspettato interesse. «Sceicco al Zeena, lei è Amari, la governante respon13
sabile del piano su cui si trovano la sua suite e gli alloggi per l'harem» intervenne il capo reception. Essere chiamata con il cognome era una cosa che le accadeva piuttosto spesso. Essere presentata a un principe ereditario invece no. In ogni caso, e per fortuna, il suo cervello riprese a funzionare. Liyah appoggiò la mano destra sul petto, chinò la testa e curvò lievemente le spalle. «Emiro, per me sarà un onore soddisfare ogni sua esigenza e quelle dei suoi compagni di viaggio.» La sua reazione alla graziosa cameriera era inaccettabile e senza precedenti, pensò Sayed. Per fortuna l'ampia tunica nascondeva l'erezione che premeva sotto la stoffa dei pantaloni, un'erezione provocata dalle inopportune, erotiche immagini che si dipingevano nella sua mente, e che descrivevano a quali delle sue esigenze avrebbe voluto che lei provvedesse. Il rossore che le aveva soffuso le gote e l'avidità con cui lo aveva guardato gli suggerivano che non avrebbe rifiutato di accontentarlo, una consapevolezza che aumentò la sua eccitazione. Ma la condizione di futuro sposo, per non parlare poi di quella di prossimo re del suo paese, gli imponevano di cancellare quei pensieri, e di farlo subito, non importava quanto difficile fosse l'impresa. «Grazie, signorina Amari» replicò, il tono forse troppo imperioso ma necessario per celare le emozioni. Indicò la donna che gli era al fianco. «Lei è Abdullah-Hasiba, la mia governante personale. Se ha delle domande circa la nostra sistemazione in albergo, potrà rivolgerle direttamente a lei.» Quel brusco congedo la indusse a stringere le labbra in una linea di disappunto, ma un istante dopo Liyah riprese a sorridere. «Va bene, Altezza» replicò. «Sono ansiosa di collaborare con lei, Miz Abdullah-Hasiba» aggiunse, rivolta alla governante. 14
E poi, dopo aver chinato di nuovo la testa, fece quello che ogni subalterno ben addestrato sapeva fare. Si girò e si dileguò nel nulla. A stento Sayed si trattenne dal chiamarla per ordinarle di tornare indietro.
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