H2974 uno zaffiro per lo sceicco

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LYNNE GRAHAM

Uno zaffiro per lo sceicco


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Sheikh's Prize Harlequin Mills & Boon Modern Romance © 2013 Lynne Graham Traduzione di Chiara Fasoli Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Collezione Harmony aprile 2015 Questo volume è stato stampato nel marzo 2015 presso la Rotolito Lombarda - Milano COLLEZIONE HARMONY ISSN 1122 - 5450 Periodico bisettimanale n. 2974 dello 03/04/2015 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 22 del 24/01/1981 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


1 Zahir Ra'if Quarishi, sovrano dello stato di Maraban, si alzò di scatto dalla sedia dietro la scrivania quando il fratello minore, Akram, irruppe a tutta velocità nel suo ufficio. «Che succede?» domandò allarmato, ergendosi in tutto il suo metro e novanta di altezza con la rapidità e la prontezza del soldato sempre pronto all'azione quale era. Il viso congestionato, Akram si arrestò bruscamente per eseguire un goffo inchino, ricordando all'improvviso le imposizioni dell'etichetta di corte. «Chiedo perdono per l'interruzione...» «Immagino che ci sia una buona ragione» concesse Zahir rilassandosi e leggendo nello sguardo del fratello che qualcosa di molto urgente e personale era all'origine della sua improvvisa irruzione nell'unico luogo in cui solitamente lui riusciva a trovare la tranquillità necessaria per lavorare. Akram rimase rigido, l'imbarazzo evidente sul suo viso di solito aperto e sorridente. «Non so come dirtelo...» «Siediti e fai un respiro profondo» consigliò Zahir 5


tranquillamente, accomodandosi sulla poltrona di fronte al fratello e fissando i penetranti occhi neri su di lui. «Non c'è nulla di cui non possiamo parlare. Io non sono come nostro padre.» A quelle parole, Akram impallidì visibilmente perché il loro per nulla compianto padre si era comportato come un violento tiranno con la propria famiglia così come con il popolo di quello che fino a poco tempo prima era uno dei paesi più arretrati di tutto il Medio Oriente. Erano passati tre anni da quando Zahir era salito al trono e i cambiamenti che aveva apportato stavano appena iniziando a dare qualche frutto. Akram sapeva bene che il fratello lavorava ogni minuto di ogni giorno per riuscire a migliorare il tenore di vita dei suoi sudditi e a un tratto scoprì di non avere il coraggio di dargli la notizia che aveva appena appreso. Zahir non parlava mai del suo primo matrimonio, era un argomento troppo controverso. E come avrebbe potuto non esserlo? Suo fratello aveva pagato un alto prezzo per aver sfidato il padre e sposato una straniera. Scoprire poi di aver fatto tutto ciò per una donna chiaramente immeritevole della sua fiducia era stato un ulteriore colpo che aveva dovuto sopportare in silenzio. «Akram?» lo esortò a quel punto Zahir, impaziente. «Ho una riunione fra trenta minuti.» «È... è lei! Quella donna che tu hai sposato» gli annunciò Akram tutto d'un fiato. «È qui, per le strade della nostra città, e ti sta disonorando persino mentre parliamo.» Zahir rimase immobile, i lineamenti perfettamente 6


scolpiti tesi sotto la pelle del colore del miele, la bocca stretta in una linea sottile. «Di cosa stai parlando?» «Sapphire è qui. Sta girando una pubblicità per una marca di cosmetici» spiegò Akram indignato, considerando quella notizia un imperdonabile insulto nei confronti del fratello. «Qui?» chiese Zahir, stringendo i pugni incredulo. «Qui a Maraban?» «Me l'ha detto Wakil» continuò il fratello, riferendosi a una delle guardie del corpo di Zahir. «Non poteva credere ai suoi occhi, quando l'ha riconosciuta. È una fortuna che nostro padre si sia rifiutato di annunciare pubblicamente il matrimonio. Non credevo che sarebbe arrivato il giorno in cui gli saremmo stati grati per questo...» Zahir non riusciva a credere che la sua ex moglie avesse avuto il coraggio di mettere piede entro i confini del suo regno. Si sentì invadere dalla rabbia e si alzò di scatto, inquieto. Aveva cercato di dimenticare, di non serbare rancore per quel matrimonio fallito... ma era stato abbastanza difficile riuscirci dopo che lei era diventata una modella di fama internazionale, ritratta su innumerevoli giornali e riviste e una volta persino su un enorme schermo a Times Square. Cinque anni prima era caduto in pieno nella trappola allestita per lui da Sapphire Marshall e quella consapevolezza aveva lasciato solchi profondi nel suo orgoglio. Grazie all'oppressione di suo padre, a venticinque anni, quando si era sposato, era ancora vergine e completamente ignorante nei riguardi del mondo e 7


delle donne occidentali, ma nonostante questo aveva almeno provato a far funzionare il matrimonio. Sua moglie dal canto suo si era rifiutata di fare anche il più piccolo sforzo per risolvere i loro problemi. Aveva lottato duramente per tenere con sé una donna che non voleva essere sua moglie e che non sopportava nemmeno l'idea di essere toccata da lui. Ora non era più innocente, conosceva le donne e, una volta smesso di idealizzare la virtù della sua sposa, il comportamento di Sapphire gli era divenuto perfettamente chiaro. Sua moglie lo aveva sposato solo per le sue immense ricchezze e per il suo titolo, non certo per amore. L'unica ragione che l'aveva spinta a sposarlo era il ricco assegno di mantenimento che era seguito al divorzio. Aveva sposato una donna che aveva un registratore di cassa al posto del cuore e che lo aveva ingannato e derubato per poi andarsene impunita, mentre lui era rimasto solo a pagare le conseguenze della propria impulsività. A quel pensiero strinse i denti e i suoi occhi orgogliosi furono attraversati da un lampo d'ira. Se solo si fosse trovato ad affrontarla ora, da uomo che conosceva la posta in gioco, avrebbe saputo come trattarla. «Mi dispiace, Zahir...» mormorò Akram nel silenzio prolungato che seguì, a disagio per l'espressione furiosamente cupa del fratello. «Credevo avessi il diritto di sapere che ha avuto il coraggio di venire qui» aggiunse poi. «Sono passati cinque anni da quando abbiamo divorziato» osservò Zahir mantenendo un'espressione 8


impassibile, «perché dovrebbe interessarmi ciò che fa?» «Perché è una vergogna!» esclamò Akram. «Immagina che cosa accadrebbe se i media venissero a sapere che è stata tua moglie. Deve proprio essere una svergognata senza un minimo di coscienza, per aver accettato di girare quella stupida pubblicità a Maraban.» «Sei stato molto attento, Akram» rispose lui, innegabilmente toccato dalla preoccupazione del fratello nei propri confronti. «Ti ringrazio di avermi avvisato, ma cosa ti aspetti che faccia?» «Che cacci lei e la troupe da Maraban» rispose lui senza esitazione. «Sei ancora giovane e impetuoso, fratello mio. I paparazzi seguono la mia ex moglie ovunque vada. Immagina quali sarebbero le conseguenze, se cercassi di allontanare una star internazionale dal paese. Perché dovrei risvegliare l'interesse della stampa, rischiando di riportare alla luce un passato che farebbe meglio a rimanere sepolto?» Quando Akram se ne fu andato, ancora incredulo per la mancanza di desiderio di vendetta espressa dal fratello, Zahir fece una serie di telefonate che avrebbero ulteriormente confuso il giovane. Era una suprema ironia, ma la sua mente svelta e analitica era sempre in lotta con gli impulsi del suo temperamento passionale. Nonostante la cosa non avesse alcun senso logico, voleva vedere Sapphire ancora una volta. Quel desiderio significava forse che non era ancora riuscito a lasciarsi quella storia alle spalle? Oppure 9


era solo semplice curiosità, ora che gli si prospettava la necessità di prendere nuovamente moglie? Anni prima, nel disperato tentativo di trovare una soluzione ai problemi con Sapphire, aveva letto libri dai temi più disparati prima di rassegnarsi all'idea che la spiegazione più semplice al comportamento apparentemente inspiegabile di lei doveva essere quella giusta. E gli avvenimenti successivi nella vita della sua ex moglie avevano confermato i suoi sospetti sul vero carattere della donna. Aveva sposato un'arrampicatrice sociale che non provava un briciolo di sentimento nei suoi confronti. Sapeva bene che ora Sapphire viveva insieme al pluripremiato fotografo naturalista Cameron McDonald. Evidentemente non aveva alcuna difficoltà ad andare a letto con lui... I suoi occhi scuri vennero accesi da una nuova fiammata d'ira, a quel pensiero. Saffy voltò ubbidiente la testa verso il flusso d'aria creato dalla macchina del vento, in modo che la folta chioma bionda si sollevasse in una nuvola sopra le sue spalle. Nemmeno un briciolo della sua crescente irritazione era leggibile sul suo viso perfetto. Si comportava sempre in modo estremamente professionale quando lavorava, ma quante volte avevano già dovuto ritoccarle il trucco, nel caldo sempre più afoso? Quante volte avevano dovuto interrompere le riprese a causa dell'invadenza di spettatori sovreccitati? Girare lo spot per la Desert Ice Cosmetics a Maraban era stato un gigantesco errore. «Fammi il tuo sguardo sexy, Saffy» la supplicò 10


Dylan, il fotografo. «Cos'hai questa settimana? Non sei in forma...» Quasi fosse stata colpita da una scossa elettrica, a quelle parole Saffy raddoppiò gli sforzi per ottenere l'espressione richiesta, non sopportando che qualcuno potesse accorgersi del suo cambio di umore negli ultimi giorni. Si concentrò sulla fantasia che riusciva sempre ad accendere il suo viso con quel tanto decantato sguardo sensuale. Era davvero una crudele ironia doversi concentrare su quella particolare situazione, che aveva spesso sognato ma mai vissuto nella realtà. Ma un set per il quale i suoi clienti stavano spendendo migliaia di sterline non era il luogo adatto in cui lasciarsi trascinare dai ricordi del passato. Con la determinazione che l'aveva sempre caratterizzata scacciò quei pensieri negativi e riportò in superficie un'immagine familiare. Un uomo dai capelli corvini lunghi fino alle spalle muscolose, un uomo che emanava una sorta di fascino animale, con la sua muscolatura perfetta e la carnagione dorata. Nella sua mente lo vide girarsi verso di lei, rivelando due occhi neri come il carbone e allo stesso tempo brillanti come diamanti, circondati da ciglia folte e lunghe che non facevano che aggiungere fascino a un uomo dalla bellezza così selvaggia da togliere il fiato. Il suo corpo rispose a quell'immagine con frustrante rapidità. «Eccolo. Perfetto» esultò Dylan a quel punto, girando intorno a lei per ritrarla da diverse angolazioni. «Abbassa un po' le palpebre, vogliamo mostrare quell'ombretto... Fantastico, tesoro, ora fammi vedere quelle labbra meravigliose...» 11


Passarono un paio di minuti prima che Saffy tornasse con un leggero fremito alla realtà, ritrovandosi immersa nel caldo e circondata dalla folla incuriosita, i grandi occhi blu che riflettevano il disagio di ritrovarsi al centro di tanta attenzione. Fortunatamente Dylan aveva ottenuto ciò che voleva e ora si aggirava qua e là sferrando pugni in aria per la soddisfazione. Abbandonando la concentrazione sul proprio ruolo, Saffy si guardò intorno e notò oltre la folla una macchina parcheggiata sulla sommità di una gigantesca duna di sabbia al cui fianco si ergeva una figura avvolta in una tunica che reggeva tra le mani un oggetto scintillante sotto la luce del sole. Zahir osservava la sua ex moglie attraverso le lenti del grande binocolo di precisione. Seduta su giganteschi blocchi di ghiaccio finto e con i lunghi capelli dietro le spalle come una bionda cascata di seta, era così bella che il solo vederla fu sufficiente a incendiare il suo umore già alterato. Si sentiva oltraggiato nel vederla apparire in pubblico a Maraban coperta solo da due minuscoli veli di seta azzurra che evidenziavano le generose rotondità dei suoi seni e lasciavano scoperte la pelle liscia intorno al suo ombelico ora arricchito da un gioiello e la quasi totalità delle sue gambe lunghe e snelle. Guardò gli uomini della troupe affaccendarsi servili intorno a lei, offrendole da bere e sistemandole capelli e trucco, e si chiese con una punta di amarezza chi di loro avesse goduto dei piaceri di quel bellissimo corpo. In fondo, anche se viveva con Cameron 12


McDonald, i giornali inglesi parlavano di diverse relazioni con altri uomini. Di certo non la si poteva definire un'amante fedele. Era possibile che i due avessero una cosiddetta relazione aperta, ma Zahir non poteva che pensare male della sua ex moglie, quando considerava quella possibilità. Aveva sposato una donna dalla dubbia moralità e, peggio ancora, il suo desiderio per lei non era minimamente intaccato da quella considerazione, pensò digrignando i denti, il corpo atletico teso ed eccitato alla vista di quello perfetto di lei e del suo viso incantevole. Sapphire, l'unico errore della sua vita, del quale stava ancora pagando il prezzo. Nel corso del loro anno di matrimonio aveva dovuto sopportare ritorsioni e punizioni inimmaginabili, per tenerla con sé. Era in debito con lui, decisamente in debito per quei dodici mesi d'inferno. Lo aveva usato e maltrattato per poi andarsene molto più ricca di quando era arrivata, considerando i milioni che aveva guadagnato da quando la farsa che era stato il loro matrimonio si era conclusa con un divorzio. Forse era finalmente arrivato il momento di prendersi una rivincita, pensò con cupa soddisfazione, e visto che la troupe aveva avviato le riprese a Maraban senza prima ottenere i permessi necessari, lei e la sua preziosa carriera erano nelle sue mani. E il pensiero di avere Sapphire in suo potere era il più inebriante che si fosse concesso in anni e anni. Abbassò il binocolo ragionando in fretta e abbattendo a una a una le obiezioni logiche che la sua mente sollevava, cercando di dissuaderlo dal cedere ai propri istinti primordiali. Non sarebbe 13


più stato lo stesso tra loro, si disse rabbiosamente, lui non era più lo stesso uomo. Questa volta possedeva l'esperienza necessaria a fare in modo che lei lo desiderasse. Quel pensiero era alquanto seducente. Nel corso della sua vita Zahir aveva avuto di rado la possibilità di fare davvero ciò che voleva, avendo sempre messo al primo posto i desideri e le necessità degli altri. Ma perché non mettere se stesso al primo posto per una volta? Aveva già controllato i programmi di Sapphire e sapeva che sarebbe ripartita di lì a poche ore, un dettaglio che lo rese ancora più determinato. Elaborò un piano con lucida chiarezza e con la stessa fiera, incosciente risolutezza che una volta lo aveva spinto a sposare una donna straniera senza prima chiedere il permesso al suo dispotico padre. Scacciò in fretta quel paragone dai propri pensieri, reprimendo la fitta di disagio che gli aveva provocato. Felice di potersi sottrarre a quella moltitudine di sguardi, Saffy si chiuse nella roulotte per sbarazzarsi degli attillati abiti di seta e infilare invece un paio di pantaloni di lino bianco e una maglietta verde acqua. In poco meno di due ore sarebbe stata su un aereo diretto a casa e non vedeva l'ora di dire addio a Maraban. Era l'ultimo posto al mondo in cui avrebbe voluto recarsi, ma i disordini nel vicino stato in cui avrebbero dovuto svolgersi le riprese avevano costretto la troupe a un improvviso cambio di location e nessuno aveva prestato molta attenzione alle sue vaghe obiezioni. D'altronde vedere che nessuno aveva 14


la minima idea dei suoi legami passati con Maraban e Zahir era stato un enorme sollievo. Quel periodo della sua vita doveva rimanere a tutti i costi segreto. Zahir era da poco salito al trono e i suoi sudditi lo avevano accolto come un eroe per aver preso il comando dell'esercito ed essersi ribellato a quel tiranno di suo padre. C'erano sue foto ovunque e quella all'ingresso del suo albergo era posizionata sopra una sorta di altare sul quale qualcuno aveva posato un vaso di fiori, quasi fosse l'immagine di una divinità, pensò contraendo le labbra in una smorfia. Doveva però ammettere che probabilmente sarebbe stato un ottimo re. Aveva un forte senso dell'onore e della giustizia, e non era giusto avercela con lui per qualcosa che non era riuscito a evitare. Il loro matrimonio era stato un disastro, lui le aveva spezzato il cuore e l'aveva scaricata quando non era stata in grado di dargli ciò che voleva, ma non era del tutto sicura che fosse giusto prendersela con lui per questo, visto che quando erano arrivati a quel punto lei gli stava chiedendo il divorzio da mesi. Tutti facevano delle scelte e dovevano poi subirne le conseguenze, e non sempre le storie finivano con il classico: E vissero per sempre felici e contenti. Ora aveva una bella vita, ricordò a se stessa mentre la sicurezza creava un varco tra la folla accalcata per farle raggiungere la limousine che l'avrebbe portata all'aeroporto. Aveva tre giorni di meritato riposo davanti a sé e una volta nella macchina si lasciò sfuggire uno stanco sospiro di sollievo, ammirando 15


uno stupendo mazzo di fiori che troneggiava in un vaso posato sul sedile di fronte a lei e chiedendosi distrattamente chi l'avesse mandato. Una volta a Londra si sarebbe subito messa in contatto con le sue sorelle per conoscere tutte le novità . La sorella maggiore, Kat, aveva trentasei anni ed era ancora al settimo cielo per il recente matrimonio con il suo miliardario russo, Mikhail. Saffy non andava pazza per il cognato dai modi bruschi e diretti, dopo un breve colloquio avvenuto poco tempo prima durante il quale Mikhail le aveva chiesto spiegazioni riguardo al suo mancato intervento in aiuto di Kat quando quest'ultima si era ritrovata sommersa dai debiti. Prima di tutto, pensò sentendo rimontare la rabbia, Kat non le aveva mai detto di essere in difficoltà , e in ogni caso lei non sarebbe mai riuscita a procurarsi la somma necessaria. All'inizio della sua carriera si era presa l'impegno di finanziare una scuola per orfani affetti da AIDS in Africa, e questo faceva sÏ che vivesse in modo agiato ma non nel lusso. Topsy, la minore delle sorelle, andava ancora a scuola, mentre la gemella di Saffy, Emmie, era incinta e lei non si era sorpresa nell'apprendere che non aveva un uomo al suo fianco. Saffy sapeva bene che la sorella non perdonava chiunque la ferisse o la offendesse, e probabilmente il padre del bambino aveva commesso quell'errore. Durante l'infanzia le gemelle erano state molto unite, ma gli eventi della loro adolescenza turbolenta le avevano allontanate, e loro non erano mai state in grado di colmare il baratro che le divideva. Saffy non riusciva a reprimere il senso di 16


colpa che la assaliva ogni volta che vedeva Emmie. Non si sarebbe mai perdonata per le ferite e gli anni di sofferenza che il suo comportamento incosciente aveva causato alla sorella. Certe cose erano impossibili da perdonare, si disse tristemente. In ogni caso, Mikhail e Kat si sarebbero di sicuro presi cura di Emmie, anche se non riusciva a spiegarsi perché la sorella volesse a tutti i costi mantenere il segreto sulla paternità del bambino. Arrossì a quel pensiero. Anche lei non aveva mai raccontato alle sorelle l'umiliante verità sul suo matrimonio fallito, ma era convinta di avere ottime ragioni per quel silenzio, non da ultimo l'imbarazzo per aver ignorato il consiglio di Kat quando l'aveva supplicata di conoscere meglio Zahir prima di sposarlo. Si era accorta troppo tardi del suo errore. Sposarsi a diciotto anni con un uomo conosciuto un paio di mesi prima era stato un atto di pura follia, e immatura e con la testa piena di fantasie romantiche come tutti gli adolescenti, Saffy si era ritrovata a fare i conti con il suo nuovo ruolo di moglie in una cultura totalmente diversa dalla propria. E mentre lei si trovava in difficoltà, Zahir si era allontanato sempre più, arrivando a scomparire per intere settimane per qualche nuova azione militare, proprio quando avrebbe avuto più bisogno di lui. Certo, lei aveva commesso degli errori, ma lo stesso valeva per lui. Soddisfatta di quel pensiero che distribuiva equamente la colpa per gli errori passati, Saffy riemerse dai propri pensieri e si accorse con stupore che la macchina stava percorrendo una larga strada sterrata, 17


deserta e isolata. Sapendo che la strada per raggiungere l'aeroporto passava attraverso la città di Maraban si accigliò, guardando confusa la distesa del deserto che si stendeva intorno a lei, rendendo labili i limiti della strada che stavano percorrendo. Saffy non aveva mai condiviso l'amore di Zahir per la sabbia, non si era mai abituata al caldo estremo di quei luoghi né aveva imparato ad apprezzare l'austerità del paesaggio. Dove diamine stavano andando? Era possibile che l'autista avesse deciso di prendere una strada secondaria per evitare il traffico cittadino? Si chinò in avanti e abbassò il divisorio in vetro per richiamare l'attenzione dell'autista, ma anche se lo vide guardare nello specchietto retrovisore verso di lei, non ottenne alcuna risposta. Questo comportamento la infastidì, ma fece anche suonare in lei un campanello di allarme, perciò batté i pugni sul vetro urlando all'uomo di fermarsi. Non aveva alcuna intenzione di perdere il volo per Londra e non aveva tempo da perdere. Ritirando la mano dal vetro, sfiorò con le dita il mazzo di fiori e per la prima volta notò la busta che li accompagnava. La raccolse e ne estrasse un biglietto battuto a macchina. È con immenso piacere che la invito a godere della mia ospitalità per il weekend. Cosa? Saffy guardò sconcertata il biglietto anonimo. Chi la stava invitando, e perché? Era per questo che il suo silenzioso autista aveva preso la strada 18


sbagliata? Digrignò i denti per la rabbia e la frustrazione. Il suo abbigliamento succinto durante le riprese aveva forse attirato l'attenzione di qualche influente sceicco? Forse proprio il tizio con il binocolo che aveva notato tra le dune. No, no e poi no, non aveva alcuna intenzione di sacrificare il suo unico weekend di libertà per assecondare l'ego dell'ennesimo riccastro che dava per scontato che poiché si guadagnava da vivere attraverso il proprio aspetto fosse sempre disponibile a concedersi a chiunque. Cercò il telefono per chiamare qualche collega a cui chiedere aiuto e solo dopo aver rovesciato l'intero contenuto della borsa sul sedile accanto al suo si rassegnò al fatto di non averlo con sé. Lo aveva in mano prima di cambiarsi, ricordò, lo aveva appoggiato da qualche parte... ed evidentemente lo aveva lasciato lì. Strinse le labbra, provando ad aprire la portiera ma non si sorprese troppo nello scoprire che era bloccata e in fondo poco importava, perché non aveva certo intenzione di rischiare di ferirsi seriamente gettandosi da una macchina in corsa. Sollevò la testa orgogliosa, consapevole delle occhiate apprensive che le rivolgeva l'autista, esplorando velocemente tutte le possibilità. Poteva sentirsi vittima di un rapimento, ma era un'eventualità molto remota in un paese tranquillo e rispettoso della legge come Maraban e nella cultura del paese mettere a disagio un ospite era considerata una grave mancanza di rispetto. Perciò, una volta spiegato di non essere disponibile a causa di un impegno precedente sarebbe stata di nuovo libera di andarsene... Solo che per 19


allora il suo volo sarebbe probabilmente già partito, pensò rabbuiandosi in volto. Pochi minuti dopo, la limousine si arrestò sul ciglio della strada e la portiera accanto a lei si aprì con un piccolo scatto. Saffy scese subito, sopraffatta dall'impulso di scappare. Ma scappare dove? Erano le ore più calde della giornata e la macchina aveva percorso molti chilometri in mezzo al deserto. Mentre si rassegnava al fatto che non ci fosse alcun posto sicuro dove scappare, dall'altro lato della strada si materializzò un grande SUV che si fermò proprio accanto a loro. L'autista scese e spalancò la portiera del passeggero, guardandola con aria d'attesa. Doveva accettare quella situazione o ribellarsi? Ma con quali mezzi? Guardò all'interno della limousine e studiò il vaso di vetro che conteneva i fiori. Fu questione di un momento romperlo contro la portiera della macchina e raccogliere un grande pezzo di vetro frastagliato che tenne in mano in modo goffo per paura di tagliarsi. Raddrizzando la schiena si diresse verso il SUV e si accomodò sul sedile. La portiera si chiuse istantaneamente alle sue spalle. Era davvero in pericolo, si chiese irritata, o correva un rischio ancora maggiore nell'illudersi di avere ancora la situazione sotto controllo? Non appena fossero giunti a destinazione avrebbe preteso di tornare subito all'aeroporto, e se qualcuno avesse osato provare a sfiorarla lo avrebbe attaccato con il vetro. In quel momento si pentì amaramente di non aver mai seguito un corso di autodifesa. Il SUV superò la limousine e svoltò su uno stretto 20


sentiero che si inoltrava nel deserto. Saffy fu colta completamente di sorpresa da quel cambio di direzione e guardò con disappunto le dune sempre più alte accanto alle quali passavano durante la loro inesorabile avanzata. La strada era molto sconnessa e faceva davvero caldo, poiché il veicolo non sembrava dotato di aria condizionata e Saffy si aggrappò alla maniglia di sicurezza pentendosi di non aver tentato la fuga quando si trovava ancora sulla strada principale. Finalmente, quando iniziava a sentir dolere ogni osso del corpo per i continui scossoni, il SUV si accinse a risalire il fianco scosceso di una duna, dalla cima della quale Saffy riuscì a vedere l'unico segno di civiltà nel giro di chilometri, una gigantesca fortezza di pietra circondata da alte mura e torri che ricordavano un castello medievale. Oh, cielo, pensò con un sussulto di paura, perché quel posto non sembrava certo in grado di offrire i comfort di un hotel a cinque stelle e non c'erano altre destinazioni possibili in vista. Chi mai poteva volerla ricevere in un posto simile? Quando la macchina si avvicinò al grande cancello nero, questo si aprì silenziosamente e al di là Saffy scoprì un paesaggio verdeggiante, uno spettacolo assai gradito ai suoi occhi già fin troppo pieni di sabbia. Il SUV si arrestò davanti a un ingresso ad arco e lei fece un profondo respiro nel vedere le persone assiepate lì intorno, evidentemente in attesa del suo arrivo. Forse era un hotel, dopotutto. Di certo sembrava superare gli standard dell'ultimo in cui aveva alloggiato. Quando scese dalla macchina tutte le teste 21


si chinarono, nessuno la guardò negli occhi men che meno parlò. Lei non era comunque in vena di fare conversazione, perciò si limitò a seguire un uomo che aveva agitato una mano per richiamare la sua attenzione. Nulla avrebbe potuto prepararla alla vista meravigliosa che l'accolse. L'ingresso spettacolare sembrava estendersi all'infinito davanti a lei, ricoperto di marmo e ornato da piccole colonne e specchi. Sbatté più volte le palpebre incredula, alzando gli occhi per ammirare il soffitto decorato dal disegno di un cielo azzurro nel quale si libravano uccelli esotici di ogni sorta. Pochi passi avanti a lei, la sua guida le fece cenno di proseguire. Stringendo le labbra, Saffy lo seguì, scendendo una breve scalinata di pietra che la condusse in una grande stanza luminosa arredata in stile orientale, con ricchi drappeggi alle pareti, bassi divani e grandi tappeti disposti intorno a un falò centrale dov'era possibile preparare e servire il caffè proprio come in una tenda. Il suo ospite evidentemente rispettava le antiche tradizioni nomadi del popolo di Maraban. Ripose il pezzo di vetro nella borsa. «Qu'est-ce que vous désirez, madame?» Saffy si voltò verso la giovane cameriera che le aveva rivolto la parola, ripensando a quanto fosse stato difficile per lei abituarsi a comunicare in francese cinque anni prima. «Apportez des rafraîchissements... porta qualcosa da bere» intervenne a quel punto una voce vellutata 22


alle sue spalle. «E in futuro usa l'inglese nel rivolgerti alla signorina Marshall» ordinò. Tremante e con gli occhi spalancati, Saffy guardò sconcertata l'uomo sulla soglia. «Zahir?» chiese incredula.

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SCANDALOSA. RIBELLE. APPASSIONATA. Nella grigia Londra Vittoriana una donna sfiderà ogni convenzione per ottenere ciò che desidera. Lady Oliver vuole il Conte di Somerset, ad ogni costo.

L’ATTESO ESORDIO IN LIBRERIA DI

SIMONA LIUBICICH NUOVO TALENTO DELLA NARRATIVA EROTICA ITALIANA Londra, 1888. Nessuna donna può dirsi al sicuro, mentre le gelide nebbie invadono le strade della metropoli. Olivia Lancaster non fa eccezione. Figlia di un nobile, viene promessa in sposa al più viscido e rivoltante degli uomini, nonostante lei si opponga con tutte le forze. D’altra parte Olivia è una ribelle per natura. Erborista e filantropa, non si considera inferiore in quanto donna ed è disposta a rischiare di persona pur di ottenere ciò che vuole. Anche l’uomo che desidera. Ethan Rowland, Conte di Somerset, è stato il suo sogno proibito fin da piccola ed ora è pronta a incastrarlo per compromettersi con lui e indurlo alle nozze riparatrici. Ma se Ethan si trova d’accordo nel godere delle grazie peccaminose di Olivia, di certo non è uomo che ami essere manovrato.

In libreria dal 14 aprile

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