HIS416_I MISTERI DI CELINA

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Louise Allen I misteri di Celina


Immagine di copertina: Nicola Parrella Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Innocent Courtesan To Adventurer's Bride Harlequin Mills & Boon Historical Romance © 2010 Melanie Hilton Traduzione di Silvia Zucca Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2011 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony History dicembre 2011 Questo volume è stato stampato nel novembre 2011 da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd) HARMONY HISTORY ISSN 1124 - 7320 Periodico quindicinale n. 416 del 28/12/2011 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 624 dell'11/10/1996 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


Prologo Londra, 4 marzo 1815 «Voi, mia cara Miss Celina Shelley, siete decisamente una risorsa per gli affari» disse con un sorriso compiaciuto Mr. Gordon Makepeace, seduto alla scrivania del suo ufficio. Lina non aveva mai visto un coccodrillo dal vivo, ma ora lo immaginava chiaramente. «Spero di portare avanti al meglio il mio lavoro qui al Blue Door, sir, tenendo la contabilità e facendo da governante. Sono in debito con mia zia Clara per avermi accolta. Se volete scusarmi, vado a vedere come sta.» «Credo non sia saggio.» Il sorriso di Makepeace era svanito. «Non vogliamo che vi buschiate la sua stessa malattia, vero?» «Mia zia soffre di un disturbo cronico allo stomaco. Non è contagioso.» Lina raggiunse la porta che univa le stanze. Era chiusa. «Sedetevi, Miss Shelley.» Lina fu percorsa da un brivido di allarme. Circa venti mesi prima, era scappata da un vica5


riato nel Suffolk, dove aveva vissuto con suo padre e le sue sorelle, e trovato rifugio presso sua zia. Non aveva saputo chi fosse o cosa facesse, prima di incontrarla, tutto ciò che aveva avuto era stata una lettera che zia Clara aveva mandato a sua madre anni prima. E per poco non le era preso un colpo quando aveva scoperto che Clara non era la rispettabile zitella che si era figurata, ma Madam Deverill, proprietaria di uno dei bordelli piÚ esclusivi di Londra. Tuttavia, Lina aveva bruciato i ponti col passato e non poteva tornare indietro. Era scappata d'impulso, inseguendo la vita che quella lettera sembrava promettere. Al vicariato si era sentita in trappola, la fuga le era parsa l'unica via d'uscita, specie da quando Meg, la sua amata sorella, aveva fatto lo stesso. Ma le rimordeva la coscienza, per aver lasciato Bella, la maggiore di loro tre, da sola. La sua elegante e spregiudicata zia l'aveva accolta senza batter ciglio e la trattava come una figlia. Gordon Makepeace era entrato in affari con Clara quando il Blue Door era stato prossimo alla bancarotta. Il suo denaro aveva salvato la casa d'appuntamenti e da allora l'uomo era rimasto nell'ombra. Fino al momento in cui la salute di Clara era peggiorata. Lina aveva chiesto di sdebitarsi dell'ospitalità dando una mano coi libri contabili e ogni settimana era lei a contare le ghinee che finivano in tasca a Makepeace. Ci sono diversi campi di sviluppo del mestiere 6


che ancora non abbiamo esplorato. D'ora in poi ci saranno molti cambiamenti.» Makepeace sollevò un sopracciglio quasi sfidandola a immaginare quali fossero quei servizi di cui ventilava. Il Blue Door offriva sesso a pagamento, compagnia, cibo e vino eccellenti e una vasta scelta d'intrattenimenti. «Ma noi non trattiamo vergini» le aveva detto sua zia spiegandole cosa avveniva tra quelle pareti. «E niente bambini o giovani coinvolte contro la loro volontà. Le mie ragazze sono ben pagate e mi prendo cura della loro salute.» Dai racconti della zia, Lina aveva scoperto che sia lei sia sua madre erano state delle cortigiane. «Ci innamorammo di due fratelli. Fummo sedotte e poi abbandonate. Eravamo giovani e col cuore infranto. Non passò molto tempo prima che ci ritrovassimo in un bordello» le aveva confidato. «Crescemmo in fretta. E fummo oculate. Mettemmo via il denaro che i nostri facoltosi amici ci elargivano. Così potei iniziare la mia attività al Blue Door. Tua madre però preferì non continuare e, come te, si occupò del governo della casa e della contabilità.» «Ma lei come fece a incontrare il papà?» Lina proprio non riusciva a immaginarsi quell'integerrimo moralista del Reverendo Shelley in una casa di piacere. «Si incontrarono a Green Park. Annabelle gli disse di essere vedova e non gli raccontò mai la verità. Si sposarono e lui la portò nel Suffolk, dove nasceste voi tre. Purtroppo, negli anni, tuo padre divenne sempre più duro e l'amore di tua madre si 7


esaurì. Mi domando se il reverendo scoprì mai qualcosa riguardo al passato di Annabelle, visto il suo comportamento tanto sospettoso quanto crudele. Annabelle finì con l'incontrare Richard Lovat e scappò con lui. Sperava, mi disse a quei tempi, che vostro padre vi lasciasse andare con lei, ma lui rifiutò. E lei, povera anima, morì in Italia due anni dopo. Non penso che si sia mai perdonata per avervi abbandonate.» «... E questi miei nuovi piani coinvolgono voi per prima, Miss Shelley.» L'attenzione di Lina tornò a Makepeace, di fronte a lei. «Io?» «Voi siete vergine, non è vero, Miss Shelley? E siete giovane e carina.» «No!» esclamò subito lei. «Invece sì. Oppure preferite che mandi in malora questo posto esigendo subito tutta la somma che vostra zia mi deve? Sono certo che non ha tanta disponibilità di denaro.» Sogghignò. «Rileverò io questo posto e metterò seriamente al lavoro quelle piccole sgualdrine. Soddisferanno i clienti come dico io. Tutti i clienti. Ho molte idee.» Lina sentiva il cuore in gola. «Voi... volete vendermi al miglior offerente?» «Oh no. Ho già trovato il mio acquirente. Sir Humphrey Tolhurst.» «Il magistrato?» Un pomposo cinquantenne che si recava al Blue Door per giocare a carte e palpeggiare le ragazze. «Lui. Vi ho ceduta a un ottimo prezzo.» 8


«E poi?» domandò Lina con rabbia. Non aveva mai osato sfidare apertamente suo padre. Era sempre stata la sorella più timorosa. Eppure ora scopriva che in situazioni estreme era capace di tirare fuori le unghie. «Mmh... pensavo a qualche travestimento, suore, conventi... con camere per la flagellazione... cose così.» «Mama Moll è la casa specializzata nella flagellazione. È qui vicino. Ci sarà troppa concorrenza» ribatté lei. «Oh no. Non per quei gentiluomini che amano impartire le punizioni e non riceverle.» «Ma... le ragazze...» «Faranno quello che ordinerò oppure finiranno per la strada.» Lina serrò i denti. Katy, una delle ragazze, una volta le aveva mostrato le cicatrici frutto delle sevizie ricevute in un altro bordello. «E se pensate di tornare al vostro vicariato, Miss Celina... sappiate che non c'è più nessuno là ad aspettarvi. Anche vostra sorella Arabella se n'è andata e di certo vostro padre non vi accoglierà a braccia aperte.» Bella se n'è andata? Dove? Ti prego, mio Dio, fai in modo che sia al sicuro. «Farete come vi dico, mia cara ragazza, oppure vostra zia e le sue preziose ragazze dovranno abituarsi a guadagnarsi da vivere da comuni prostitute quali sono.» «Quando?» mormorò Lina a quel punto. Non vo9


leva, ma non poteva lasciare zia Clara e le ragazze in balia di quel rettile. Non aveva scelta. «Domani. Sir Humphrey manderà una carrozza. E se non sarete carina con lui, saprò chi per prima assaggerà la frusta.» Lina raggiunse la porta, l'aprì senza voltarsi e uscì. Fece per andare in camera di sua zia, ma uno dei tirapiedi di Makepeace le sbarrò la strada. Con le gambe molli per la paura, Lina raggiunse la stanza di Katy e Miriam. Le due donne erano sdraiate sul letto, ridevano e giocavano con i loro gioielli falsi. Non appena videro Lina, il sorriso si spense sui loro visi. «Cos'è successo, tesoro?» le chiese Katy. «Mr. Makepeace mi ha venduta a Sir Humphrey Tolhurst...» borbottò Lina. «Avanti, ditemi cosa devo fare perché tutto finisca in fretta. Vi prego.»

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1 Dreycott Park, costa settentrionale del Norfolk, 24 aprile 1815 «Sta arrivando!» Johnny il lustrascarpe entrò inciampando nei propri piedi, rosso in faccia per la corsa. Era rimasto di vedetta in cima a Flagstaff Hill ogni giorno da quando era giunta notizia dell'imminente arrivo dell'erede di Dreycott. Lina depose il lavoro di cucito e raggiunse Trimble nell'ingresso, dove il maggiordomo stava radunando l'intera servitù. Non era stata in grado di fare quasi nulla nei quattro giorni che erano seguiti ai funerali di Lord Dreycott. Quando era scappata dalla casa di Sir Humphrey, terrorizzata, disperata e ricercata dalle autorità, sua zia aveva pensato di spedirla da un vecchio amico, in un luogo lontano. Clara aveva pensato così di metterla al sicuro, ma ora il suo anziano protettore se ne era andato. Lina si lisciò l'abito scuro e cercò di assumere un atteggiamento composto. Quella era la fine della 11


pace. Era durata sette settimane, da quando era scappata da Londra con una taglia sulla sua testa per un furto che non aveva commesso. Ora l'erede di Dreycott stava arrivando e di certo avrebbe imposto il suo volere. Cosa ne sarebbe stato di lei? «Dove sono le carrozze? Quante sono?» chiedeva Trimble. «Nessuna carrozza, solo due cavalieri e un terzo cavallo per i bagagli. Li ho visti attraversare la strada di Cromer, verso i cancelli. Ma procedono al passo, gli animali sembrano stanchi.» «Anche così... sbrighiamoci!» Presto. Prepara i bagagli, prendi questi soldi. Veloce. Ecco cosa le aveva detto zia Clara, le labbra sbiancate dalla malattia, non appena aveva sentito la storia di Lina. «Non ti ha toccata?» le aveva chiesto. Aveva scoccato un'occhiata alla porta. Il tirapiedi di Makepeace poteva tornare in ogni momento. «Giuro che Makepeace me la pagherà cara per questo.» «No. Tolhurst non mi ha neppure sfiorata.» Quella era l'unica nota positiva della serata. Il resto era stato un incubo. «Mi ha fatta spogliare mentre mi guardava. Poi si è tolto i vestiti.» Lina deglutì nel rivedere l'immagine di quelle carni flaccide. «E... mi è venuto incontro... ma poi ha strabuzzato gli occhi e si è portato una mano al petto. È diventato tutto rosso ed è caduto. Ho suonato subito la campanella e mi sono rimessa i vestiti e...» «Ed era morto? Ne sei certa?» 12


«Oh sì.» Lina non era riuscita a toccarlo, ma era sicura. Gli occhi dell'uomo erano fissati su di lei, ma la luce della vita era scomparsa. «Poi sono arrivati gli altri. Il valletto, il maggiordomo e il figlio minore, Reginald Tolhurst, che si è chinato sul padre e gli ha tastato il polso. Poi ha mandato a chiamare il dottore e ordinato di rinchiudermi in biblioteca. Ha detto che lo zaffiro che suo padre portava sempre al dito era scomparso.» «Lo zaffiro Tolhurst? Oh mio Dio! Lo indossava quando...?» «Non ne ho idea! Non stavo certo guardando i suoi anelli. Mr. Tolhurst ha mandato qualcuno a Bow Street, per il magistrato» aveva seguitato a spiegare Lina, agitata. «Hanno detto che dovevo aver avuto in mente di rubarlo fin dall'inizio e che probabilmente avevo un complice che aveva fatto sparire l'anello che gli avevo gettato dalla finestra. Il figlio di Tolhurst ha annunciato che mi avrebbero impiccata perché ero una sgualdrina e una ladra.» Lina aveva chiuso gli occhi, cercando di calmarsi. «Sono riuscita a scappare dalla finestra, poi ho iniziato a correre. Mi dispiace tanto, zia, ma non avevo altro posto dove andare.» «Devi andartene da Londra, almeno finché la verità non sarà scoperta» aveva dichiarato Clara a quel punto, decisa. «Ti manderò da Simon Ashley, Lord Dreycott, nel Norfolk.» «E se andassi dai magistrati con un avvocato?» «Vivi in un bordello. Nessuno crederà alla tua versione dei fatti. Prima ti impiccheranno poi cer13


cheranno la verità. Lo zaffiro di Tolhurst è famoso e vale migliaia di sterline. Avanti, Lina. È già tardi. Prepara i bagagli. Sbrigati.» «Non c'è tempo da perdere» incalzò Trimble. Lina batté le palpebre tornando alla realtà e al pericolo presente, non quello del passato. La servitù si allineò in una composta fila, sotto l'occhio critico del maggiordomo e della cuoca, Mrs. Bishop. Non erano in molti per una dimora di campagna, dieci in tutto, ma per un eccentrico e sedentario barone novantenne erano stati abbastanza. E lei, dove poteva mettersi? «Miss Haddon?» Trimble le fece un cenno. Lina era a disagio per quel nome falso, ma presentarsi col suo era stato troppo pericoloso. Trimble era molto teso e Lina gli sorrise comprensiva. Nei giorni in cui il suo improbabile protettore se ne era lentamente andato, per un'eccedenza di cognac e buon cibo, i domestici avevano preso a rivolgersi a lei per il governo della casa. Per tutti, Lina era un'ospite, una lontana conoscenza di Lord Dreycott che aveva bisogno di un posto dove stare per via dell'indisposizione contagiosa della zia. Gli occhi di Lina si riempivano ancora di lacrime nel ricordare la bontà, sebbene dietro una burbera maschera di cattivo temperamento, del vecchio. Dreycott aveva letto il messaggio di Clara, le aveva rivolto un paio di domande secche e poi aveva chiamato Trimble e l'aveva informato che Miss 14


Haddon sarebbe stata con loro per un periodo di tempo non ben precisato. Poi Lord Dreycott l'aveva congedata con un gesto impaziente della mano, ma Lina aveva notato che con l'altra accarezzava la lettera con gentilezza. Lo faceva per Clara, per la relazione che avevano intrattenuto in passato, e Lina non aveva più fatto caso al suo ruvido carattere, dopo quel gesto. Prese il suo posto nella fila cercando di assumere un'espressione neutra, come aveva imparato a fare al vicariato, di fronte alle sfuriate del padre. Le tremavano le mani. In qualche modo doveva riuscire a persuadere quell'uomo a lasciarla restare senza rivelargli la verità. «Milord...» mormorò tutt'a un tratto Trimble, appena oltre il portico, con un inchino. «Benvenuto a Dreycott Park.» Dietro il maggiordomo, Lina riusciva a vedere appena uno scorcio dei cavalli. Poi uno di questi si spostò rivelando il cavaliere. Un mantello impolverato, alti stivali spruzzati di fango sulle caviglie e capelli color del mogano che si intravedevano sotto un cappello a tesa larga. Saltò giù dalla sella, e Lina poté notare, nonostante la visuale ristretta, tra il maggiordomo e una colonna, che era un uomo energico e ben piantato. Abbassò subito lo sguardo, quando lui si voltò e Trimble tornò nell'ingresso, facendo strada al nuovo padrone. Lina si sforzò di alzare gli occhi. Gli avrebbe guardato la bocca, decise. Le sembrava un buon compromesso. Era dall'orribile notte con Tol15


hurst che le risultava difficile guardare un uomo negli occhi. Si sentiva stringere la gola dal panico quando succedeva. L'ampio mantello riempì l'ingresso mentre l'uomo entrava con un passo naturale, per nulla arrogante come ci si sarebbe potuto aspettare dal nuovo padrone. E Lina si ritrovò a fissare non le labbra ma il nodo sfatto della sua cravatta. Era molto alto. Sollevò ancora un po' gli occhi, scoprendo un mento ricoperto della barba di qualche giorno. «Milord» aggiunse Trimble mentre l'altro si toglieva il mantello, «posso porgervi le condoglianze mie e dell'intero corpo della servitù per la perdita del vostro prozio? Io sono Trimble, milord.» «Ma io mi ricordo di voi» disse Lord Dreycott con un largo sorriso, i denti bianchissimi contro un volto abbronzato. «È bello rivedervi. Ne sono passati di anni, eh?» «Davvero, milord. E questa...» disse voltandosi, «... questa è Miss Haddon, ospite di vostro zio.» Lina si profuse in un inchino. «Milord.» «Miss Haddon. Non sapevo che ci fossero degli Haddon in famiglia.» La sua voce era profonda e aveva un accento strano, straniero, e più di una nota interrogativa. «Non siamo parenti, milord.» La barba era più scura dei suoi capelli, a parte che per un punto in cui una sottile cicatrice argentata gliela attraversava, vicina alla bocca. Sii persuasiva, le suggerì a quel punto una vocina dentro di lei. Deve credere che non gli creerai problemi e che potrai essergli 16


utile. «Lord Dreycott era un vecchio amico di mia zia, presso la quale vivevo. Quando non avevo altro posto dove andare, è stato tanto gentile da prendermi con sé. Per lui sono stata una governante e una dama di compagnia, durante le ultime sette settimane, milord.» «Capisco. Mi dispiace di avervi dato tanto lavoro subito dopo il funerale, Miss Haddon. La data del mio arrivo è stata incerta fino all'ultimo.» Quindi si voltò seguendo il rumore prodotto dai lacchè che si occupavano dei cavalli e dei bagagli. Fu allora che Lina si azzardò a sollevare un poco di più gli occhi. Aveva i capelli più lunghi del normale e la pelle molto abbronzata. Era alto ma non grosso, non aveva un filo di grasso. All'improvviso, Lina si sentì pervadere dall'ansia. Quell'uomo emanava una sorta di energia naturale, selvaggia, libera, che sembrava scuotere la casa. «Ora senza dubbio voi desidererete ritirarvi nelle vostre stanze, milord. Il vostro... valletto?» chiese Trimble. «Gregor è il mio compagno di viaggio» disse Lord Dreycott. «E spero che uno dei lacchè possa occuparsi dei miei abiti.» Lina gli fissò gli stivali. Fissargli i piedi avrebbe dovuto farla sentire al sicuro, ma non era così visto che gli stivali terminavano nelle gambe, che erano lunghe e ben proporzionate. Quegli stivali non sembravano inglesi. Da dove veniva Lord Dreycott? Lina cercò di ricordare ciò che il suo prozio aveva detto di lui. Un 17


viaggiatore, proprio come lo ero io. L'unico della mia famiglia ad avere un po' di spina dorsale. L'unico con pensieri originali nella testa. Un vero mascalzone, quel ragazzo, quest'ultima cosa l'aveva detta con un sorriso indulgente. Ma quello di fronte a lei non era un ragazzo. Era un uomo. Lina sentì una fitta allo stomaco mentre lui le si piazzava di fronte. Si sforzò di guardarlo in faccia almeno per un secondo e si domandò se sarebbe riuscita a ingannarlo. Occhi verdi, guardinghi, in contrasto con quel sorriso che sembrava spontaneo. Non erano blu quegli occhi, non erano pieni del bisogno di prendere, di usare. La paura si dissolse in una più normale tensione. Ma lo sguardo indagatore di lui non era indifferente. Era virile, intelligente, interrogativo, e Lina dovette distogliere gli occhi subito perché non potesse capire le sue emozioni. No, non era uomo da lasciarsi raggirare. «Spero che gli appartamenti siano di vostro gradimento» gli disse cercando di assumere il tono della governante. «Ho cercato di pulire le stanze del barone, ma sono ancora molto in disordine. L'idea di comodità dell'ultimo Lord Dreycott era, diciamo, un po' eccentrica.» Aveva cercato di riordinare subito dopo il funerale, per cercare di creare una camera da letto convenzionale. Ma c'erano pile di libri su ogni superficie, mappe arrotolate, un orso impagliato, teschi e recipienti di tutti i generi. Mille documenti, e non si era azzardata a toccarli prima che li vedesse un avvocato. 18


Le stanze attigue, che erano state occupate dalla defunta Lady Dreycott, ora contenevano esempi d'arte di animali impagliati mezzi divorati dalle termiti, vasi con scene erotiche e bottiglie dall'aria a dir poco sospetta. «Anche la mia idea di comodità è piuttosto eccentrica. Riesco a dormire anche su di un'asse di legno, Miss Haddon, e l'ho fatto di frequente» le confidò lui con tono divertito. «Vi unirete a me per cena stasera?» «Milord, io sono solo la governante, non sarebbe appropriato...» «Eravate ospite del mio prozio, non è così, Miss Haddon? E ora siete la mia. Mi sembra più che appropriato.» Era chiaro che non fosse abituato a essere contraddetto. «Grazie, milord.» Che altro poteva dire? E ora siete la mia. Era solo la sua immaginazione oppure aveva sentito davvero quel tono possessivo nella sua voce? Lina aveva bisogno di lui, aveva bisogno che lui l'accettasse in quella casa almeno finché zia Clara non le avesse detto che poteva tornare. Perciò le conveniva stabilire fin da subito una posizione più importante di quella di una semplice governante che lui poteva scacciare a suo piacimento. Il nuovo Lord Dreycott doveva sentirsi obbligato a darle ospitalità e quell'invito a cena era un primo passo. Tuttavia, le rimordeva un po' la coscienza: Lord Dreycott avrebbe dato asilo a una fuggiasca senza neppure saperlo. Perlomeno, il vecchio barone era 19


stato al corrente della verità. Ma Lina non aveva alternative, se non quella di consegnarsi alle autorità ed essere impiccata oppure di scappare ancora e vivere di stenti. Qualche rimorso di coscienza le sembrava un prezzo abbastanza equo per restare aggrappata alla propria salvezza. Quinn studiò il viso della giovane donna con interesse. Che cosa si era messo in testa di fare il suo prozio dando ospitalità a quella specie di beghina? Miss Haddon portava i capelli pettinati in una crocchia, la scriminatura rigorosamente al centro, e vestiva di scuro dalla testa ai piedi. Il vecchio Simon non era tanto famoso per i suoi atti di carità, quanto per la sua condotta scandalosa. Anche all'età di settant'anni, infatti, era noto che mantenesse diverse donnine. Che quella fanciulla fosse una figlia naturale? No, non poteva essere. Nessun Ashley poteva avere un naso diverso da quello che lui stesso vedeva riflesso nello specchio quando si dava la pena di guardarvi. Nessuna figlia illegittima del prozio Simon poteva avere quel delizioso nasino dritto. Il mento forse poteva essere... ma non quegli occhi blu o i capelli biondi. No, non era figlia di Simon. «Vi aspetto a cena, Miss Haddon» disse ancora. Per tutta risposta lei si profuse in una riverenza, gli occhi fissi sulla cravatta di Quinn. Era una cravatta ordinaria, non certo una che potesse meritare tante attenzioni. «A che ora desiderate cenare, milord?» 20


«Alle sette, se vi aggrada, Miss Haddon.» Lei si mosse e l'abito frusciò in modo seducente. Quinn aveva appena passato un anno in Oriente, dove la seta era un lusso che tutti comprendevano. Quello che lui aveva appena sentito era il sussurro di una stoffa dispendiosa e, osservandolo meglio, quel vestito gli apparve per ciò che era: un abito elegante, forse più adatto a una sala da ballo che al corridoio di una dimora di campagna. Quinn strizzò gli occhi concentrandosi sui capelli della giovane, d'un colore tra l'oro e il miele, le lunghe ciglia che velavano quei sorprendenti occhi blu. Quando lei si mosse di nuovo, alle narici gli arrivò un profumo di spezie e aranci, sottile ma insistente. No, non era una suora quella, e neppure una governante convenzionale. Era chiaro che la presenza di Quinn la rendesse nervosa, che forse lui le facesse anche paura. Strano. Quella scoperta lo eccitava. Quel forzato ritorno in Inghilterra stava prendendo una piega interessante e inattesa, decise mentre saliva le scale.

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415 - CLAUSOLA DI MATRIMONIO

di Joanna Maitland

Inghilterra, 1812. Jonathan e Beth sembrano legati dal filo del destino. In due occasioni, infatti, il Conte di Portbury salva la giovane fanciulla dal pericolo e la porta al sicuro. Ma mentre la prima volta non fa particolarmente caso a lei, la seconda, ammaliato dal suo candore e dalla sua genuina bellezza, non esita a chiederle di sposarlo. Beth, pur affascinata dal gentiluomo e lusingata dalla proposta, è decisa a rifiutare a causa dell'amnesia che non le permette di ricordare nulla del proprio passato. Forse, però, esiste un modo per superare quelle reticenze... 416 - I MISTERI DI CELINA

di Louise Allen

Inghilterra, 1815. Celina Shelley, in fuga da un padre autoritario, viene ingiustamente accusata di furto ed è costretta a lasciare anche il luogo in cui ha trovato rifugio, la casa di appuntamenti gestita dalla zia. Accolta nella dimora di Lord Dreycott, non si sente a proprio agio sotto lo sguardo inquisitore dell'affascinante avventuriero. Trova che lui sia un personaggio molto eccentrico, dal momento che passa la maggior parte del tempo in viaggio, in compagnia di un fedele servitore di origine russa. E quando lui le chiede di diventare la sua amante, pensa di non avere alternative: dovrà scappare un'altra volta. A meno che...


417 - SOSPETTI E SEGRETI

di Mary Brendan

Inghilterra, 1828. Quando Deborah Woodville rivede dopo molti anni Randolph Chadwicke in una via di Hastings, non sa cosa pensare. Per lui aveva rinunciato al matrimonio con un conte e alla certezza di una vita agiata, ma si era ritrovata sola a causa della sua improvvisa partenza per le Indie. E adesso che ha perso tutto, trova piuttosto strano che lui ricominci a corteggiarla come se niente fosse. Mille domande le affollano la mente, mille dubbi la ossessionano: l'affascinante Randolph sarà davvero un gentiluomo, o dietro la maschera si cela un personaggio poco raccomandabile? 418 - LA CONTESSA SPAGNOLA

di Joanna Fulford

Spagna, 1812. Il Maggiore Robert Falconbridge non approva il coinvolgimento di una gentildonna nella difficile e pericolosa missione che li porterà ad attraversare la Spagna occupata dalle truppe di Napoleone. Ben presto, però, si accorge che Miss Sabrina Huntley non è una donna come le altre. Intelligente e piena di risorse, è anche di una bellezza e di un fascino travolgenti, particolari che rendono il loro viaggio assai piacevole e intrigante. E Robert finisce per scoprire che sulla sua vita, più della minaccia del nemico, incombe il pericolo che Sabrina lo possa indurre in tentazione...

DAL 18 GENNAIO


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