Lori Wilde
Avventura senza veli
Titoli originali delle edizioni in lingua inglese: A Thrill to Remember Packed with Pleasure Harlequin Blaze © 2002 Laurie Vanzura © 2003 Laurie Vanzura Traduzione di Giorgia Lucchi Traduzione di Maddalena Milani Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2004 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Temptation gennaio 2004 - agosto 2004 Questa edizione HOTLIT giugno 2015 Questo volume è stato stampato nel maggio 2015 da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd) HOTLIT ISSN 2385 - 1899 Periodico mensile n. 5 dello 04/06/2015 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 369 del 19/11/2014 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
Brivido caldo
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Chi era quella donna mascherata? Incantato, Caleb Greenleaf osservò la donna dai capelli biondo rame vestita di rosso che varcò l'entrata della sala del comune di Bear Creek, Alaska, per prendere parte al ballo mascherato organizzato dalla rivista femminile più trendy di New York City, Metropolitan. «Incandescente» borbottò sottovoce, socchiudendo gli occhi e studiandola attentamente nella luce soffusa d'atmosfera. Alta, le curve giuste al posto giusto, belle gambe. Correzione. Gambe stupende. Era probabilmente il paio di gambe più stupefacente su cui lui avesse mai posato lo sguardo, esaltato alla perfezione dai tacchi a spillo di dieci centimetri. Il bustino scarlatto che la donna indossava accarezzava il suo corpo armonioso come una seconda pelle, il tessuto serico evidenziava in modo provocante le curve generose prima di stringersi in vita. Sotto il bustino la donna indossava un paio di pantaloncini cremisi che copriva a stento i glutei arrotondati. Poi seguivano delle calze color porpora sorrette da giarrettiere di pizzo nero che accelerarono le pulsazioni di Caleb al ritmo di una carica di bisonti. Era bollente come una showgirl di Las Vegas e tre volte più sexy. Caleb riconobbe quella lingerie, l'aveva già ammirata al Dolly's House, il museo di un bordello che aveva visitato a Ketchikan, sulle curve di cera della più famosa maîtresse dell'Alaska ai tempi della febbre dell'oro: Klondike Kate. Che costume! 7
Che donna! Chi era? Caleb la osservò con palese interesse, senza alcun imbarazzo, il che non era da lui. Non era certo un cacciatore, tanto che era appoggiato alla parete della sala nella posizione rilassata e indifferente che assumeva di proposito nelle occasioni sociali sgradite come quella. Introverso per natura, trovava il proprio lavoro come naturalista per lo stato dell'Alaska perfettamente adatto al suo carattere. Trascorreva da solo all'aria aperta gran parte del suo tempo e teneva molto alla propria libertà, in genere evitava le feste, ma dal momento che era uno degli ospiti d'onore non aveva potuto evitare di prendere parte alla serata. Sebbene la sala del Comune fosse piena di abitanti del paese, giovani donne in cerca di un marito e turisti curiosi, all'improvviso Caleb fu lieto di trovarsi là. Oltrepassato l'ingresso la donna esitò, intimorita; lui la vide chiaramente inspirare per farsi coraggio, raddrizzare le spalle, imporsi di sorridere e avanzare. Quel secondo di vulnerabilità, seguito da un gesto coraggioso e risoluto lo toccò con bizzarra tenerezza, inducendolo quasi ad applaudire. Ammirare l'ondeggiare dei suoi fianchi fece reagire il corpo di lui, alzandogli la temperatura e accelerando il respiro. Un desiderio intenso gli serrò lo stomaco, tanto marcato che gli parve di poterlo assaporare. La voleva. Intensamente. Lei lo eccitava come l'impatto frastornante di un trauma fisico; nessuna donna lo aveva mai infiammato tanto, eccetto l'oggetto delle sue fantasie adolescenziali, Meggie Scofield. Quel ricordo lo indusse a sorridere. Una volta era stato talmente cotto della sorella del suo migliore amico, da credere di non potersela mai togliere dalla testa. Sfortunatamente Meggie, che era due anni più grande di lui, lo aveva sempre considerato solo una sorta di fratello minore. Ci erano voluti il college e il matrimonio tra Meggie e il fratellastro di Caleb, Jesse, perché lui dimenticasse la propria ossessione giovanile. Come ultimo dei quattro scapoli di Bear Creek che avevano messo un annuncio sulla rivista Metropolitan, Caleb era stato sul punto di abbandonare ogni speranza di trovare qualcuno che lo esaltasse come era successo con Meggie. Ma pro8
prio allora, come un lampo a ciel sereno, la seducente Klondike Kate era entrata nella sala, attirando il suo interesse e risvegliando la passione da tempo sopita. Era una turista? Lui conosceva tutti in paese e lei di certo non era del posto. Magari lavorava per la rivista. Non riusciva a smettere di fissarla. Lei si diresse al bancone, chiese un bicchiere di vino e cominciò a chiacchierare con il barman. Beato lui! Guardami, desiderò intensamente Caleb. Dimenticati di quel buffone e guarda me! Come udendo quella richiesta silenziosa, lei si guardò intorno. I loro sguardi si scontrarono come due fulmini. Incandescenti, intensi, urgenti. Gli occhi di lei si spalancarono dietro la maschera di penne rosse che le nascondeva la parte superiore del viso. Si inumidì le labbra con la punta della lingua rosa e Caleb credette di impazzire. In un istante la sua immaginazione iperattiva lo trasportò in un mondo di sua invenzione. Lei è sdraiata sul suo grande letto matrimoniale, indossa solo quella lingerie audace. «Vieni qui» lo invita. Lui si sveste e la raggiunge con la rapidità con cui il burro fonde in un forno a microonde. Lei lo bacia premendo la lingua contro la sua. Una vampata di calore gli invade il basso ventre, accrescendo il suo appetito. Le apre il bustino e scopre i suoi seni pieni e lattei. Quando si lascia sfuggire un brontolio soddisfatto, lei socchiude gli occhi e sussurra compiaciuta: «Serviti pure». Chinato il capo, Caleb copre un capezzolo turgido con la bocca, lei espira sonoramente. Il desiderio lo pervade e lei lo incoraggia a continuare posandogli le mani sul capo. «Più forte» lo esorta. Allungato un braccio, lo accarezza intimamente, lasciandogli capire senza ombra di dubbio cosa desideri. Le sue dita giocano con i lacci di cuoio dei pantaloni di pelle di lui, trasmettendogli una pioggia di scariche elettriche concentrate nella regione inguinale. 9
Lui è fuori di sé per il desiderio che prova per quella splendida creatura, potrebbe prenderla in quel preciso momento, pensando solo a placare la propria sete, ma preferisce attendere. Vuole che lei lo desideri con la stessa devastante intensità che lo tormenta. Le copre i seni con le mani e li avvicina l'uno all'altro, per poter lambire in rapida successione prima l'uno poi l'altro. I gemiti di lei lo catapultano in un mondo di sensazioni che finora Caleb aveva soltanto sognato. Semplicemente paradisiaco. Non avrebbe mai creduto di poter essere tanto eccitato, il suo cervello è inebriato dal profumo dolce della femminilità di lei, la consistenza serica dei capelli, il sapore celestiale della pelle, il suono ipnotico della voce. Di più, voleva di più. «Ciao.» Una brunetta minuta mascherata da Elvira, Mistress of the Dark, gli si avvicinò, interrompendo il suo sogno a occhi aperti. «Salve» ribatté Caleb brusco. Grazie per aver interrotto la migliore fantasia che mi fosse venuta in mente negli ultimi anni. «Oh, un bel tenebroso, il genere d'uomo che preferisco» commentò la giovane sbattendo le palpebre. Gli era capitato spesso di essere avvicinato da donne alquanto aggressive, soprattutto da quando era diventato ricco e dopo l'uscita del numero di giugno di Metropolitan. Riconobbe immediatamente l'espressione avida degli occhi di lei. «Chi dovresti essere?» gli domandò Elvira con tono suadente. «Come?» Lei lo studiò da capo a piedi. «Lasciami indovinare... Zorro?» «No.» La donna schioccò le dita. «Ci sono! Sembri Johnny Depp nel film Don Juan de Marco. Sei travestito da Don Juan, il famigerato amante latino.» Caleb annuì, degnando a malapena la donna di uno sguardo. Avrebbe voluto che se ne andasse per poter tornare alla propria fantasia. 10
«Dimmi qualcosa di sexy» lo esortò lei strizzandogli l'occhio. Lui si rabbuiò. «Tenebroso e taciturno. Va bene, in tal caso ti dirò io qualcosa di particolarmente sexy. Mi piace come ti stanno questi pantaloni di pelle, se capisci a cosa alludo.» Ottimo, Caleb era affascinato da Klondike Kate, ma era stato accalappiato da Elvira la cacciatrice di mariti ricchi. Fingendo di non notare la sua mancanza di interesse, Elvira continuò imperterrita. «Qualcuno mi ha detto che sei uno scapolo milionario. È vero?» «Spiacente, non ho un centesimo» rispose lui scuotendo il capo. Gli occhi della donna si spalancarono allarmati, come se lei avesse appena pestato qualcosa di disgustoso con le costose scarpe di marca. E i suoi amici lo accusavano di essere troppo cinico! Lo era a ragion veduta. Fin dall'inizio Caleb era stato contrario all'idea dei suoi tre amici di mettere un annuncio su un giornale per trovare moglie. Non aveva paura di legarsi a una donna, al contrario desiderava ardentemente un rapporto intimo e gratificante come quello trovato da Quinn, Jack e Mack grazie a quell'annuncio. Ma, data la storia travagliata della sua famiglia, segnata da divorzi e separazioni, era sospettoso nei confronti dei matrimoni basati su qualcosa che non fosse il vero amore. Sei paranoico, Greenleaf. Hai il terrore di finire con una donna come tua madre, pronta a lasciare il proprio marito per uno ancora più ricco, e di ritrovarti come tuo padre, con due matrimoni falliti alle spalle. Okay, in effetti Caleb era particolarmente sensibile riguardo a quell'argomento e diffidava delle donne. All'età di ventisette anni aveva guadagnato una piccola fortuna trasformando il proprio amore per la natura in una compagnia dot-com che forniva piante indigene a università e laboratori. Quando aveva venduto l'azienda all'apice del successo per un milione di dollari, aveva scoperto che per la madre, incontentabile arrampicatrice sociale, il suo denaro rappresentava un ostacolo invece di un bonus. 11
Non si sarebbe dovuto mettere quel costume, non aveva nemmeno idea del perché avesse scelto proprio il personaggio di Don Juan, forse perché lui era tanto diverso dal famoso amante spagnolo ed era più facile fingere qualcosa di completamente avulso dal proprio carattere. Per essere onesti, tuttavia, Caleb doveva ammettere che, in effetti, il costume da Don Juan gli trasmetteva una certa fiducia in se stesso, con i pantaloni di pelle, i lucidi stivali neri, il mantello, i baffi finti e l'ampia camicia da pirata di seta bianca. Quel costume gli permetteva di far emergere il lato più oscuro del suo carattere e lo sfidava a seguire impulsi che normalmente avrebbe represso. Come quello di attraversare la sala e presentarsi a Klondike Kate. Le avventure sessuali non lo avevano mai interessato, benché al college si fosse concesso alcune relazioni fugaci nel tentativo di soffocare il proprio desiderio per Meggie. Ma la donna vestita di rosso lo eccitava a tal punto che Caleb si sentiva disposto a tutto. A breve termine, oppure a lungo, non gli importava, doveva assolutamente conoscerla. Dopo tanti tentativi, era pronto ad abbandonare la ricerca di una moglie per tuffarsi in un'avventura e sopire la propria frustrazione sessuale. Quella notte lui era Don Juan. Tutto era possibile. Coraggio. Fallo. Cercò con lo sguardo la propria dea scarlatta, ma lei se n'era andata. Per un momento si sentì perso, poi colse un guizzo di rosso mentre lei scompariva tra la folla in costume che ballava sulle note di Wild, Wild West. Caleb liberò il respiro che aveva trattenuto. Il sangue gli pulsava nelle tempie e il cuore batteva come il tamburo di un cacciatore di teste. Il panico lo colse al pensiero che lei potesse lasciare la festa prima che riuscisse a parlarle. Dov'era finita? «Scusami» disse a Elvira, allontanandosi senza lasciarle il tempo di ribattere. 12
Dopo alcuni minuti di ricerche scorse Klondike Kate su una poltrona ricoperta di tessuto in un'alcova in penombra accanto alla sala principale. Sorrise tra sé. Presa! Una scarpa rossa dal tacco vertiginoso le pendeva da una mano, mentre con quella libera si stava massaggiando il piede. La vista di quelle dita delicate, con le unghie dipinte non di rosso scarlatto come si sarebbe potuto immaginare, ma di un innocente rosa zucchero filato, gli bloccò il fiato in gola. Lei inclinò il capo, scoprendo la curva del collo, e Caleb dovette mordersi l'interno della guancia per trattenere un mugolio. Gli si serrò lo stomaco, i muscoli si contrassero, la temperatura salì... una reazione esagerata che lui riconobbe ma non riuscì a controllare. Quell'inspiegabile tensione lo spaventava, rivelando debolezze che Caleb rifiutava di accettare. Non lasciarti incantare. Era solo passato troppo tempo dall'ultima volta in cui aveva fatto sesso. Per quello era tanto sensibile al suo fascino. Già, proprio così. Se era solo l'appetito sessuale insoddisfatto a spingerlo, perché non lo aveva placato con qualcuna delle decine di donne che si erano gettate ai suoi piedi per tutta l'estate? No, in quel caso era tutto completamente diverso, anche se Caleb non avrebbe saputo spiegare perché. Klondike Kate si chinò in avanti per rimettersi la scarpa, ma si fermò bruscamente. Caleb notò che uno dei ganci del suo bustino era rimasto imprigionato nel tessuto della poltrona. Ecco la tua opportunità per conoscerla, Greenleaf! Don Juan alla riscossa. Con il cuore palpitante, avanzò, si chinò audacemente in avanti, le accostò le labbra all'orecchio e si sentì sussurrare con un armonioso accento spagnolo che mascherava la sua vera voce: «Señora, concedetemi di aiutarvi, vi prego. Sarebbe per me un piacere e un onore». La mani virili di Don Juan erano posate sulla sua schiena nuda, le dita sui ganci del bustino. 13
Meggie Scofield trattenne il respiro, allibita. L'uomo scandalosamente irresistibile con la maschera di pelle nera che l'aveva osservata fin da quando era entrata nella sala del Comune, la stava toccando, trasmettendo a tutta la sua pelle un brivido caldo. No, no. Era troppo presto. Meggie non era pronta per le attenzioni di un fusto del genere. Le ci era voluto ogni grammo di coraggio, più l'insistenza delle sue amiche e un bicchiere di Chardonnay, per prendere parte alla festa con indosso quel costume così provocante. In quel momento Meggie si sentiva paralizzata, frastornata dalla vicinanza di quello sconosciuto. Le stava così vicino che l'aroma speziato della sua colonia le colmava le narici, un'accattivante combinazione di scorza d'arancia, cannella e liquirizia. L'adrenalina le invase le vene, solleticandole la pelle sensibile fin sotto la parrucca che indossava sopra i capelli neri. Chi era quell'uomo? E perché sembrava tanto affascinato dall'ordinaria Meggie Scofield, quando uno come lui poteva avere qualsiasi donna disponibile nella sala? È il tuo costume, sciocca, le suggerì una vocetta acida nella mente. Inquietanti vampate di calore le scesero lungo la spina dorsale mentre le dita di lui le accarezzavano la schiena. Meggie rabbrividì e si allontanò da lui. «Ferma» mormorò lui con un accento spagnolo così seducente che le si rizzarono i capelli sulla nuca. «Temo che un movimento inopinato potrebbe rovinare il vostro splendido vestito.» «Scusi.» «Non avete ragione di scusarvi.» Il cuore le batteva all'impazzata. Il fianco fasciato di pelle di lui si trovava all'altezza della sua spalla. Meggie abbassò lo sguardo sui suoi stivali da cavallerizzo, lucidi e alti fino al ginocchio, e represse un brivido. Per qualche ragione che non si sarebbe saputa spiegare, immaginò di accarezzare le morbide pieghe fluide della sua camicia di seta bianca. Quell'immagine inattesa le fece venire la pelle d'oca e i capezzoli si inturgidirono sotto il bustino. 14
Deglutì a vuoto. Quel momento aveva una connotazione surreale, come se Meggie stesse vivendo a rallentatore un gradito sogno ricorrente. Da giovane le sue fantasie erano state popolate di personaggi ambiguamente pericolosi come Don Juan, pirati, vichinghi e irascibili mascalzoni. Ma quei giorni erano finiti, Meggie non aveva più intenzione di vivere all'ombra di uomini amanti del rischio. Voleva scegliere da sola le proprie avventure. Ma il suo corpo non sembrava intenzionato a dare ascolto al rifiuto della mente. «Ecco» riprese lui. «Adesso siete libera.» Meggie si alzò di scatto dalla poltrona nella fretta di porre fine a quella sconcertante vicinanza. «Grazie» mormorò. Incapace di resistere, lo guardò con la coda dell'occhio. Gli intensi occhi blu nascosti dietro la maschera la colpirono, scombussolando il suo equilibrio. «È stato un vero piacere.» Lui tenne la voce bassa e Meggie si chiese se l'accento spagnolo fosse reale o adottato per meglio impersonare Don Juan. Si ricordò che anche lei si sarebbe dovuta comportare in tono con il proprio personaggio, parlando con l'audace spudoratezza di Klondike Kate ma, colta alla sprovvista dall'inattesa reazione del proprio corpo a quello sconosciuto, non riuscì ad alzare la voce oltre un sussurro. Chiunque fosse quell'uomo nella vita reale, il costume del famigerato seduttore spagnolo sembrava adattarglisi a meraviglia. Aveva scelto quel travestimento perché anche lui era un abile amante? Lui si accorse che lo stava guardando e lo stomaco di Meggie ebbe un sussulto. Don Juan si passò lentamente la punta dell'indice sopra i baffi sottili con un gesto sorprendentemente intimo. Lo sguardo di lei passò dagli occhi alle labbra e poi di nuovo agli occhi. Non guardarlo! Non guardarlo! Ma non riuscì a resistere. Lo sguardo audace di lui incontrò il suo. Cocente, intenso, 15
profondamente blu. Aveva occhi capaci di infondere a qualsiasi donna un'intensa impazienza sessuale. Occhi che promettevano migliaia di piaceri proibiti. Lui non sorrise, la sua espressione rimase indecifrabile. Aveva le labbra piene, la mandibola virile. Chi era? C'era qualcosa di incredibilmente potente nel mistero celato dietro quella maschera. L'aura di sicura consapevolezza mascolina la seduceva, rendendola allo stesso tempo estremamente nervosa. Il cuore prese a galopparle e Meggie rabbrividì. Lei detestava la vulnerabilità legata a un'attrazione fisica tanto intensa. «Voi avete freddo.» Di' qualcosa di audace, qualcosa che direbbe Klondike Kate, le suggerì una vocina nel cervello. Ma, sopraffatta da quell'uomo e dalla reazione del proprio corpo alla sua vicinanza, Meggie rimase senza parole. Lui si slacciò il mantello nero dal collo e glielo posò sulle spalle. La semplice pressione delle sue mani bastò perché il cuore di lei sobbalzasse. «Va meglio?» le chiese lui arretrando di un passo. «Molto» rispose lei con voce gracchiante. Il mantello profumava di lui, di spezie, pelle e virilità. Lo sconosciuto la stava fissando di nuovo, e ovunque si posasse il suo sguardo, Meggie sentiva ardere la propria pelle. Involontariamente si ritrovò a immaginare che le dita dello sconosciuto ne seguissero lo sguardo; i suoi seni vibrarono a quel pensiero. Era profondamente conscia di lui come di un uomo virile e potente. Sconcertata, abbassò lo sguardo e si accorse con sgomento di indossare una sola scarpa. Com'era possibile che non se ne fosse accorta? Che cosa le stava succedendo? Perché lui continuava a tacere? E perché taceva anche lei? Meggie si guardò in giro, cercando di sottrarsi all'intensità di quello sguardo. La sala del Comune era colma di turisti e gente del paese, tutti mascherati per il ballo di fine estate, il 16
cui tema era Personaggi famosi della storia. Eccitazione e mistero aleggiavano nella sala, dove ciascuno cercava di indovinare chi fosse chi. Gli invitati ostentavano una ricca gamma di costumi, da Attila a Bonnie e Clyde. Animate conversazioni ronzavano intorno a Meggie. Profumi deliziosi di aglio, rosmarino e pane fresco provenivano dal buffet, un vero banchetto dei sensi. Liam Kilstrom, il deejay di KCRK, la stazione radio locale di proprietà dei genitori di Meggie, mise l'ultimo successo di Pink, inducendo gran parte degli invitati a ballare. Meggie, però, sembrava incapace di concentrarsi su qualcosa che non fosse il fascino misterioso dello sconosciuto mascherato e il suo sguardo ardente. Avrebbe voluto che smettesse di fissarla. Ecco come doveva sentirsi un pesce rosso nella sua boccia di cristallo. Esposto, nudo, vulnerabile. Lui si chinò, raccolse la scarpa che Meggie aveva lasciato per terra e indicò il suo piede nudo con un cenno del capo. «Posso?» Attonita, lei si lasciò cadere nuovamente sulla poltrona e tese la gamba. Don Juan si inginocchiò, le prese il tallone nel palmo della mano e, come il Principe Azzurro con Cenerentola, le infilò delicatamente la scarpa rossa. Il calore della sua mano era incredibile, Meggie ebbe l'impressione di essere scivolata in una pentola colma di cioccolato fuso. Lui si alzò e lo sguardo di Meggie seguì i contorni della sua figura. Il corpo dello sconosciuto era forte e snello, muscoloso, il fisico di un uomo che trascorreva gran parte del suo tempo all'aperto, non dietro una scrivania. Notevole. Era straordinariamente provocante, dai folti capelli neri ribelli, in contrasto con il colletto candido della camicia di seta, al torace dalle spalle ampie, che scendeva fino alla vita snella dei pantaloni di pelle. Troppa eccitazione per una sera sola. Era la prima volta che Meggie partecipava a una festa da quando aveva divor17
ziato, sei mesi prima. Dopo il divorzio aveva chiesto un permesso prolungato e aveva lasciato momentaneamente il proprio lavoro di infermiera a Seattle. Era tornata a Bear Creek con la scusa di aiutare sua madre, che era stata operata a una caviglia, ma in realtà si trovava là per leccarsi le ferite. Si rifiutava di lasciarsi intrappolare in una situazione già vissuta. Non aveva alcuna intenzione di commettere di nuovo l'errore di lasciarsi incantare dall'uomo sbagliato. Potresti limitarti a un'avventura disinibita. Impossibile. Meggie arrossì al solo pensiero, lei era troppo assennata, cauta e responsabile per tuffarsi a occhi chiusi in un flirt rovente. E dal momento che non si fidava delle proprie emozioni, doveva allontanarsi da quell'uomo. Subito. Recuperata la borsetta, che era scivolata tra il cuscino e lo schienale della poltrona, indicò la toilette. «Devo... devo... andare» mormorò con un sussurro indistinto. Un sorriso allargò le labbra di lui, come se la sua tensione nervosa lo divertisse. Don Juan stava per dire qualcosa, ma Meggie non gliene lasciò il tempo e trotterellò verso la toilette, il cuore che batteva più forte che mai.
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Questo mese Lori Wilde con i suoi personaggi seducenti dĂ vita a storie dove i sensi hanno la meglio, dove concedersi un'ardente avventura al buio diventa la miglior scelta di tutta la vita. Carly Phillips ha la capacitĂ di tratteggiare personaggi volitivi ed eccitanti grazie a storie sexy e frizzanti che parlano di desiderio allo stato puro.
La prossima uscita il 20 agosto Tori Carrington riesce a tratteggiare personaggi sensuali e convincenti inserendoli in storie dal sapore squisitamente eccitante. Karen Anders sa spaziare tra i diversi generi letterari con maestria ed eleganza, e quando decide che la tentazione e i sensi devono essere il motore le sue storie si accendono di passione.
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