MAYA BANKS
IL CONFINE DEL PIACERE traduzione di Silvia Zucca
ISBN 978-88-6183-433-0 Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: For Her Pleasure The Berkley Publishing Group/Penguin Group, Inc. © 2007 Sharon Long Traduzione di Silvia Zucca Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione HM ottobre 2013
Quello che lei vuole Pagina
Romanzo
PARTE I
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Travis "Mac" McKenzie spinse indietro il suo cappello da cowboy mentre entrava nel Two Step Bar and Café. Percorse con lo sguardo l'interno fumoso da sinistra a destra, misurando ogni persona, cercando qualsiasi cosa fuori dall'ordinario. Tutto quello che vide fu la solita folla, per gran parte gente del posto uscita per divertirsi. Il jukebox suonava a tutto volume l'ultima chiassosa canzone country, e tre coppie si destreggiavano al centro della sala in un'interpretazione convulsa del Two Step. Mentre avanzava nel bar, qualche avventore ubriaco si alzò, notando la sua uniforme. Ma lui non era lì ad arrestare qualcuno per disturbo della quiete pubblica. Era lì per assicurarsi che Kit non avesse problemi. I suoi occhi andarono al retro della stanza, dove Kit Townsend era occupata a versare drink. Era di schiena, e lui ne apprezzò la rotondità del sedere, delineato da un paio di shorts di jeans troppo corti. Il suo corpo reagì, anche se era distante. Era facile immaginare quelle gambe ben tornite avvinghiate a lui, mentre le mani di Mac le afferravano i seni perfetti. Strinse i pugni per alleviare il disagio. L'aveva 9
aspettata tanto. Lei ne valeva la pena ma Mac non avrebbe atteso oltre. Kit si fermava, di tanto in tanto, e sbirciava furtivamente attorno, come se non si fidasse, e pensasse che qualcuno le sarebbe saltato addosso quando meno se l'aspettava. E chi avrebbe potuto biasimarla, dopo ciò che era successo sei mesi prima? Gli si chiuse lo stomaco, e strinse i pugni mentre la rabbia che conosceva bene gli ruggiva nelle vene. Qualcuno aveva fatto del suo meglio per portargli via Kit, per togliergli ogni possibilità di farla sua. Ora lei era spaventata a morte e, anche se cercava di nasconderlo, Mac vedeva le ombre nei suoi occhi ogni volta che la guardava. Gettò un'occhiata verso l'angolo, dove era seduto il suo amico Ryder Sinclair, che si gingillava con una birra tra le mani. Sollevò un sopracciglio, in una domanda silenziosa, e Ryder scosse la testa. Mac si diresse verso Ryder. Dall'aggressione di Kit, facevano in modo che uno dei due le fosse sempre accanto. Si erano presi cura di Kit sin da quando erano bambini. Ma avevano fallito alla grande. «Come va?» chiese Ryder svogliatamente, inclinando la birra in direzione di Mac. Mac si levò il cappello e lo lasciò cadere sul tavolo, poi si sistemò su una sedia. «Notte impegnativa, o sarei arrivato prima. Tutto okay qui intorno?» Ryder si strinse nelle spalle. «Tutto tranquillo.» Mac osservò Kit scrutare la stanza come se stesse cercando qualcuno o qualcosa. I suoi espressivi occhi verdi erano ombrosi, riservati. Il suo comportamento era interamente cambiato e in peggio. La Kit estroversa, impertinente, aggressiva e impetuosa che lui e Ryder conoscevano da una vita era stata sostituita da 10
una ragazza che nessuno dei due riconosceva. O sapeva come prendere. Kit aveva paura. E questo mandava Mac su tutte le furie. Avrebbe voluto trovare il bastardo che si era preso il suo spirito e ucciderlo a mani nude. «Ancora nessuna pista, eh?» bofonchiò Ryder. Mac scosse il capo. «Brancoliamo nel buio, Ryder.» «Sì, be', dimmi qualcosa che non so.» «Se non avessimo fatto un casino, o stupidi giochetti, lei sarebbe stata a casa, a letto con noi, invece che laggiù quella notte.» Ryder increspò le labbra e annuì, prima di inclinare ancora la bottiglia. «Non potevamo saperlo. Diamine, ci stavamo tutti divertendo. Flirtavamo. Come ai vecchi tempi.» «Potrei aver mandato all'aria qualsiasi possibilità con lei» mormorò Mac. «Già non aveva molta fiducia in se stessa, e dopo quello che è successo...» Si lasciò prendere dai pensieri. Sapeva che lui e Ryder erano le uniche persone di cui Kit si fidava, ma questa fiducia era sopravvissuta all'aggressione? Mac non lo sapeva, e aveva paura di chiederlo. Ryder inarcò il sopracciglio e si sporse in avanti, le braccia muscolose sul tavolo. Il tatuaggio sul suo bicipite si gonfiò mentre afferrava la bottiglia di birra. «Aspetta un attimo. Quanto fai sul serio?» Mac gli scoccò un'occhiataccia. «Avanti, Ryder. Non sei stupido. Solo perché ha intrattenuto una relazione a tre con te e con me non significa che sia una ragazza facile.» «Non ho mai sostenuto che lo fosse» disse Ryder, calmo. Si passò una mano tra i capelli spostandoli dietro l'orecchio sinistro, rivelando una fila di orecchini. 11
Mac scosse la testa. Gli sarebbe piaciuto fare una bella ramanzina a Ryder riguardo agli orecchini e ai tatuaggi, poiché ne aveva almeno tre, ma segretamente invidiava la sua aria strafottente. E Kit era, dalla testa ai piedi, una ribelle tanto quanto Ryder. Crescere con quei due era stato un azzardo. Kit e Ryder avevano deciso di andare a farsi un tatuaggio una notte durante l'ultimo anno delle superiori. Avevano sfidato Mac a farsene uno, ma lui li aveva solo accompagnati. Tra l'una e l'altro, Kit e Ryder incarnavano molti dei tratti che Mac avrebbe voluto possedere. Forse era per questo che aveva gravitato intorno a loro durante gli anni della giovinezza. Ricordava ancora la notte in cui Kit aveva mostrato loro il punto dove si era fatta il tatuaggio. Era qualcosa che Mac non avrebbe dimenticato per tutta la sua vita. Il solo pensarci poteva scatenargli un'erezione incontrollabile. A letto, Kit era stata un tizzone ardente, e anche se un rapporto a tre era stato ciò che lui e Ryder avevano avuto in mente da tanto tempo, Mac sapeva che non gli bastava. Ryder andava bene per divertirsi, per fare sesso meraviglioso e per un rapporto d'amicizia senza complicazioni, ma Mac voleva di più. Lui voleva Kit. «Senti, sono solo incazzato perché abbiamo fatto un casino e non ci siamo concentrati su quell'attrazione che era ovvia. Lei voleva noi. Noi volevamo lei. E poiché ce ne siamo stati con le mani in mano troppo a lungo, qualche maledetto psicopatico l'ha ferita. Non mi piace come questo l'ha cambiata.» Ryder fissò Kit, gli occhi scuri pensierosi. «No» disse piano. «Non piace neanche a me.» «Abbiamo aspettato troppo a lungo. Io volevo darle 12
spazio per digerire quello che era successo, ma quello che voglio davvero è che nessun altro la ferisca di nuovo, e non posso farlo a meno che lei non sia a casa con me, nel mio letto.» Ryder si appoggiò allo schienale e fissò Mac. Mac aggrottò la fronte. «Non mi piace quando mi guardi in quel modo, fratello. Di solito significa che stai sottoponendo a un lavoro eccessivo quel tuo cervello microscopico.» Ryder fece un sorriso sghembo. «È solo che non voglio pestare i piedi a nessuno. Ho la sensazione che tu non ti sia ficcato in tutto questo solo per il sesso.» «Lei vuole noi» replicò Mac. «Conosce la nostra storia. L'idea non le è venuta dal niente, questo è sicuro. Ma non ti mentirò. Alla fine, voglio essere quello con cui andrà a casa.» Ryder si strinse nelle spalle. «Va bene. Finché sappiamo quello che stiamo facendo. Visto come si comporta nelle relazioni, sono sorpreso che tu ci abbia anche solo pensato.» Mac seguì i movimenti di Kit attraverso la sala. «Ho intenzione di farle cambiare idea.» Con la coda dell'occhio, Kit si accorse di Mac e Ryder, seduti dall'altra parte. Erano delle presenze fisse in quei giorni, e non ci voleva un ingegnere missilistico per immaginare il perché. Appoggiò senza troppa grazia le birre sul tavolo che stava servendo, senza neppure darsi la pena di fare il suo solito sorriso. Annuì verso il tizio due tavoli più in là, che le faceva cenno di volere un'altra birra, e tornò verso il bar, dove posò il vassoio e, velocemente, rifece il cocktail che le aveva ordinato David, poi iniziò a spillare la birra dalla spina. 13
«Serata piena» gridò David al di sopra del frastuono. Lei annuì e scoccò un'altra occhiata furtiva a Mac e Ryder. La stavano fissando entrambi. Una volta la guardavano con lussuria negli occhi. Ora le era difficile capire se la fissassero con pietà o disgusto. O qualcosa di completamente diverso. Andava orgogliosa del fatto di saper capire la gente. Non era tipo da stronzate, ma il biglietto aveva cambiato tutto. Le aveva fatto mettere in discussione il proprio istinto. Non le piaceva sentirsi vulnerabile. Le aveva risvegliato troppe cose del suo passato, e nella sua vita da adulta lei quel passato lo aveva mandato a farsi fottere. «Tesoro, ancora un po' che ti fissano, quei due inizieranno a sbavare e ordineranno te per cena» disse Rose, accanto a lei. Kit alzò gli occhi verso l'altra cameriera, mentre Rose consegnava l'ordine dei drink a David. «Magari» mormorò Kit. Rose la guardò con un misto di pietà e tristezza. «Non puoi lasciare che quello che ti è successo ti trattenga, ragazza mia. Quegli uomini non aspetteranno per sempre.» Kit strinse i denti. Rose era armata delle migliori intenzioni, ma Kit odiava quando la gente ficcava il naso nei suoi affari. Sorrise a denti stretti e disse: «Grazie, Rose. Apprezzo il tuo interessamento». Voltò la schiena, dispose la birra e il cocktail sul vassoio e tornò tra la folla. Magari fosse stato semplice gettare lì qualche invito sottinteso, sussurrare qualche parola audace, e poi divertirsi a fare sesso con due ragazzi sexy. 14
«Ehi, tesoro» disse Ryder a voce bassa, quando lei passò accanto al loro tavolo. Nonostante il malumore, Kit sorrise mentre la voce bassa di Ryder scivolava su di lei. Sentì un fremito nel profondo del ventre, che le provocò strane vibrazioni. «Che si dice, ragazzi?» chiese, leggera. «Parlerai un po' con noi stasera?» le chiese Ryder, scoccandole un sorriso. Era fin troppo facile tornare a flirtare con loro. Lei gli fece l'occhiolino e un sorriso impertinente. «Certo. Lasciatemi consegnare questi drink. Posso portarvi qualcosa, quando torno?» Mac la guardò con quei suoi occhi blu scuro da tifaccio-venire-con-un-solo-sguardo, e Kit sentì ancora il brivido partire dallo stomaco e arrivare in gola. Accidenti, quell'uomo era sexy come il peccato. Lo erano entrambi, e non c'era un momento in cui non ne fosse conscia. Se entrambi non avessero lasciato la città, li avrebbe avuti da anni. Ma come tutti nella sua vita, l'avevano lasciata indietro. Ora che erano tornati, Kit avrebbe voluto averli più vicini. La facevano sentire al sicuro. «Io prenderò dell'acqua» disse Mac. «A me puoi portare un'altra birra» disse Ryder, mentre buttava giù l'ultimo sorso. Lei fece di nuovo l'occhiolino e si allontanò con disinvoltura. Si sentiva viva accanto a quei due. Come se potesse cancellare il passato. Come se fosse la donna più sexy e desiderabile del pianeta. Consegnò le ordinazioni e tornò al bar per il bicchiere d'acqua e la birra. David si sporse dal banco e disse, a bassa voce: «Guai in vista a ore sei». Prima che potesse girarsi, Kit sentì una mano af15
ferrarle con decisione il sedere. Si raggelò. «Ehi, dolcezza, che cosa ne dici se tu e io ce ne andassimo insieme, quando stacchi?» Gerald. Merda. Lei si voltò, ma Gerald si limitò ad aumentare la stretta. L'imbecille era ubriaco fradicio e non era dotato nemmeno dell'intelligenza di una gallina. «Se non togli subito la mano, perderai il testicolo destro. Mi sono spiegata?» Lui sollevò le mani in un gesto di resa esagerato. «Ehi, aspetta. Cercavo solo di essere amichevole.» «Non osare mai toccarmi» sibilò lei. «Scuuuuusami. Che ne dici di un bacio? So scusarmi egregiamente.» Poteva significare perdere il lavoro, ma a quel punto non gliene fregava un accidenti. Si fermò solo il tempo di buttare il vassoio sul bancone, poi lo mise al tappeto. Si afflosciò come un sacco, tenendosi il naso e urlando come un toro appena marchiato. David scavalcò il bancone con un salto e afferrò Gerald prima che potesse rispondere all'attacco. Improvvisamente un corpo possente si frappose tra lei e i due uomini sul pavimento. Mac. «Me ne occupo io, David.» La voce di Mac era tesa per la rabbia. Lei scoccò un'occhiata più in là e vide Ryder a pochi passi, con il fuoco nello sguardo. «Credo di potermela cavare» disse secca. Mac la guardò, ma non rinunciò e strattonò Gerald sollevandolo dal pavimento. «Questa puttana mi ha fatto sanguinare il naso!» gridò Gerald, rabbioso. Kit spinse via Ryder, mettendosi davanti a Gerald. 16
«Toccami un'altra volta, stronzo, e non sarà l'unica cosa che ti farò sanguinare.» Ryder la allontanò e Mac spinse Gerald alla porta. «Calma, tesoro» le disse Ryder, lentamente. Lei lo fissò torva e strattonò via il braccio dalla sua presa. «Me la stavo cavando benissimo prima che tu e Mac vi metteste in mezzo.» Lui si strinse nelle spalle. «Nessuno dice il contrario. Ma ti abbiamo protetta per tutta la vita. Non aspettarti che smettiamo adesso.» Lei si sentì sprofondare il cuore. Ovviamente la stavano proteggendo. Per quale altro motivo erano lì? Di certo non perché volevano fare del sesso bollente e selvaggio con lei. «Non sono più spaventata come una ragazzina, Ryder» disse a bassa voce. Lui la studiò, gli occhi che le scavavano dentro. «Io penso che tu sia spaventata, Kit. E chi potrebbe biasimarti? Sei stata aggredita.» Kit strizzò gli occhi e si voltò. Lei e Ryder erano cresciuti in situazioni molto simili. In un ambiente familiare degradato. Con genitori a cui non fregava un accidenti di loro. Avevano passato molte notti con Mac, fuori al lago, nascondendosi dalla realtà che li aspettava a casa. E poi Mac e Ryder erano andati via. Le erano mancati terribilmente. Quando erano tornati a casa, Kit aveva avuto tutte le intenzioni di ristabilire la loro amicizia. Solo che aveva voluto di più. Sapeva che Ryder aveva il suo stesso concetto di relazioni. Niente legami, nessuno sconvolgimento emotivo. Il sesso tra loro avrebbe dovuto essere facile. Senza limitazioni. Ma non era sicura di cosa volesse Mac. Un tempo aveva pensato che lui la desiderasse tanto quanto lei 17
lo voleva, ma l'aggressione aveva cambiato tutto. Incluso il modo in cui lui e Ryder la guardavano, e lei non poteva sopportarlo. Se non fosse stata così dannatamente timida e stupida, non si sarebbe mai trovata nella situazione di quella notte. Non era da lei non essere diretta, onesta, ma aveva giocato a flirtare e a fare la difficile, e l'aveva pagata cara. «Non mi piace quello sguardo» disse Ryder. Lei tornò a sollevare gli occhi su di lui, con l'aria colpevole. «Te ne vai?» gli chiese, desiderando disperatamente di cambiare argomento. Lui corrugò la fronte. «Vuoi liberarti di me?» Kit sospirò. «Senti, è carino che tu e Mac gironzoliate qui attorno così tanto, ma non è necessario. Sono sicura che abbiate altre cose da fare. Qualche pollastrella che ancora non vi siete scopati.» Sentì una mano calda scivolare sulla sua spalla nuda. Le mandò un brivido giù per la schiena, e dentro si fece di gelatina. Mac. «Forse la donna che vogliamo non è pronta per noi» le mormorò vicino all'orecchio. Kit si inumidì le labbra, nervosa. Era stufa dei giochetti. Stufa di quell'amoreggiare innocuo che non li portava da nessuna parte. Era stufa di avere paura. «Che cosa deve fare? Sventolare un cartello con la scritta "Vi voglio" a grandi lettere?» «Oppure ci potrebbe semplicemente dire che cosa vuole» disse Ryder. «E se avesse paura?» sussurrò Kit. «Paura di cosa?» domandò Mac. «Rifiuto?» Mac le mise un dito sotto il mento, sollevandoglielo, così che lo guardasse negli occhi. Adorava la di18
versità tra lui e Ryder. Ryder era scuro e pensieroso, capelli lunghi, tatuaggi, orecchini, un ribelle vestito di pelle. Mac era alto, muscoloso, un bel pezzo d'uomo. I capelli biondo scuro erano corti e a spazzola, più spesso che in disordine. E quando indossava il cappello e gli stivali, Kit desiderava leccare ogni centimetro della sua pelle. «Rifiuto?» Gli occhi di Mac la fissarono. «Tesoro, la sola ragione per cui non ti ho portata a casa caricata su una spalla è per quello che è successo sei mesi fa. Ho cercato di darti spazio. Tempo per riprenderti. Ma sto perdendo la pazienza. Non è il rifiuto a essere il problema qui. Devi dirmi che cosa vuoi.» La bocca di Kit si allargò in una O di sorpresa. Deglutì, e per la prima volta si sentì pizzicare dal nervosismo. Seguito da un'onda di desiderio, che le provocò quasi dolore. Era quello. Tutto ciò che doveva fare era allungare una mano e prendere quello che desiderava. E lei li voleva disperatamente. Fece un respiro profondo e si buttò. «Io voglio voi.»
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