SARAH MORGAN
MENTRE FUORI NEVICA traduzione di Roberta Marasco
ISBN 978-88-6183-462-0 Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Sleigh Bells in the Snow HQN Books © 2013 Sarah Morgan Traduzione di Roberta Marasco Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione HM novembre 2014
Mentre fuori nevica
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Kayla Green alzò al massimo il volume della sua playlist preferita e ignorò la musica allegra e le risate che si infiltravano sotto la porta chiusa del suo ufficio. Era l'unica a odiare quel periodo dell'anno? Doveva pur esserci qualcun altro là fuori che la pensava come lei. Qualcuno che non si aspettava che il Natale fosse felice e gioioso. Qualcuno che sapeva che il vischio è velenoso. Guardò cupa i morbidi fiocchi di neve che volteggiavano pigri dietro una delle due pareti di vetro dello spazioso ufficio d'angolo. Non aveva sperato in un bianco Natale, ma a quanto pareva le sarebbe toccato lo stesso. Sotto di lei, le strade di Manhattan erano stipate di turisti, impazienti di godersi New York addobbata per le feste. Un enorme abete luccicava davanti al Rockefeller Center e il fiume Hudson risplendeva in lontananza, un nastro grigio argento che brillava nella luce invernale. Kayla diede le spalle alla neve, all'albero e ai grattacieli sfavillanti del centro, e tornò a concentrarsi sullo schermo del computer. Un istante dopo, la porta si aprì e Tony, che occupava la sua stessa posizione ma nel dipartimento Sport e Spettacoli, comparve con due bicchieri di champagne in mano. Kayla si tolse gli auricolari. «Chi cavolo ha scelto la musica?» 7
«Non ti piace?» Il primo bottone della camicia era slacciato e lo scintillio negli occhi di Tony lasciava intendere che quello non fosse il suo primo bicchiere di champagne. «È per questo che ti nascondi nel tuo ufficio?» «Sono alla ricerca della pace interiore, ma posso accontentarmi anche di quella esteriore, quindi se potessi chiudere la porta quando esci, sarebbe fantastico.» «Avanti, Kayla. Stiamo festeggiando il nostro anno migliore in assoluto. È una tradizione inglese: ubriacarsi, cantare canzoni orribili al karaoke e flirtare con i colleghi.» «Chi te l'ha detto?» «Ho visto Il diario di Bridget Jones.» «Giusto.» La musica le faceva pulsare la testa. Era sempre la stessa storia, in quel periodo dell'anno. La sensazione di panico che le serrava la bocca dello stomaco. La fitta al petto che non se ne andava fino al 26 dicembre. «Tony, hai bisogno di qualcosa? Perché vorrei continuare a lavorare.» «È la festa dell'ufficio. Non puoi lavorare fino a tardi, stasera.» Per quanto la riguardava, era la serata perfetta per lavorare fino a tardi. «Hai visto Canto di Natale? O hai letto il libro?» Un bicchiere di champagne le comparve davanti sulla scrivania. «Immagino che tu non sia Tiny Tim, quindi restano solo Scrooge o uno dei fantasmi.» «Sono Scrooge, ma senza quel pigiama orribile.» Kayla ignorò lo champagne e guardò fuori dalla porta. «C'è Melinda?» «L'ultima volta che l'hanno vista, era intenta a ingraziarsi l'amministratore delegato di Adventure Travel, che ti ha cercata per tutta la sera per ringraziarti di persona per l'anno fantastico della sua compagnia. Le prenotazioni sono aumentate del duecento per cento da quando ti occupi di loro. Non solo, sei riuscita a far mettere la sua 8
foto sulla copertina di Time.» Sollevò il bicchiere e la sua bocca si contorse in un sorriso. «Finché non sei arrivata a New York, ero io la promessa dell'ufficio. Brett mi dava le dritte su come stare in alto. Ero pronto a diventare il più giovane vicepresidente della storia della società.» Un allarme le risuonò in testa. «Tony...» «Ora sembra che questo onore toccherà a te.» «Sei ancora la promessa dell'ufficio. Lavoriamo in dipartimenti diversi, in fondo. Non possiamo parlarne domani?» Kayla frugò nella borsa in cerca di una relazione. Avrebbe tanto voluto ficcarcisi lei e chiudercisi dentro fino a gennaio. «Sono davvero occupata.» «Troppo occupata per coccolare un po' il mio ego?» Kayla guardò lo champagne. «Ho sempre pensato che ciascuno dovrebbe occuparsi del proprio.» Tony rise piano. «Detto da chiunque altro avrei pensato che ci fosse un sottinteso, ma tu non ricorri ai sottintesi, giusto? Non ne hai il tempo. Così come non hai il tempo per le feste o le cene o per bere qualcosa dopo il lavoro. Non hai tempo per nient'altro a parte il lavoro. Per Kayla Green, vicepresidente associato di Turismo e Settore alberghiero, l'unica cosa che conta è il lavoro successivo. Lo sai che in ufficio gira una scommessa sul fatto che vai a dormire con il telefono?» «Certo che vado a dormire con il telefono. Tu no?» «No. Ogni tanto vado a dormire con un essere umano, Kayla. Una donna sexy e nuda. Ogni tanto mi dimentico del lavoro e mi godo una notte di sesso davvero incredibile.» Posò gli occhi su di lei, in un messaggio inequivocabile, e Kayla si pentì di non aver chiuso a chiave la porta dell'ufficio. «Tony...» «Probabilmente sto per fare la figura dell'idiota, ma...» «Per favore, evita.» Kayla rinunciò a cercare il dossier, nel caso le fosse servito avere le due mani libere. «Torna alla festa.» 9
«Sei la donna più sexy che abbia mai conosciuto.» Oh, cazzo. «Tony...» «Quando ti sei trasferita qui da Londra, direttamente nella posizione di vicepresidente associato, ammetto che ero pronto a odiarti, ma ci hai stregati con i tuoi modi inglesi e hai stregato Brett con il tuo istinto assassino per gli affari.» Si chinò in avanti. «E hai stregato anche me.» Kayla guardò il bicchiere in mano al collega. «Quanti ne hai bevuti?» «L'altro giorno ti guardavo in sala riunioni, mentre ti presentavi al cliente. Non stai mai ferma.» «Penso meglio se cammino.» «Già, cammini in quella gonnellina attillata che ti mette in risalto il culo e su quei tacchi vertiginosi che ti mettono in risalto le gambe chilometriche, e per tutto il tempo mentre camminavi io pensavo: "Kayla Green ha la mente più brillante del settore, ma ha anche un fantastico paio di gambe..."» «Tony...» «... e non solo le gambe, anche degli straordinari occhi verdi capaci di uccidere un uomo a dieci metri di distanza.» Kayla lo fissò per qualche istante, poi scosse la testa. «No. Non funziona. Sei ancora vivo, quindi ti sbagli anche su questo. Adesso torna alla festa.» «Usciamo di qui, Green. A casa mia. Soltanto tu, io e il mio letto gigante.» «Tony...» Cercò di trovare il tono giusto. Deciso, formale e per nulla interessato. «Capisco quanto coraggio ti ci sia voluto per essere onesto sui tuoi sentimenti e sarò altrettanto sincera.» Non proprio, in realtà, ma più del solito. «A parte il fatto che non avrei mai una storia con un collega, perché sarebbe poco professionale, sono uno schifo assoluto in fatto di relazioni.» «Tu non puoi essere uno schifo in niente. Questa set10
timana ho sentito Brett che diceva a un cliente che sei una superstar.» Una punta di amarezza gli sfuggì nella voce e Kayla sospirò. «È questo il punto? La competizione? Perché sinceramente, quando Brett ti dava dritte su come stare in alto, non credo che intendesse in senso letterale.» «Un po' di sesso sfrenato, Kayla, solo per questa notte.» Sollevò il bicchiere. «Domani non esiste.» Per quanto la riguardava, l'indomani non sarebbe mai arrivato abbastanza presto. «Buonanotte, Tony.» «Ti farei dimenticare le tue e-mail.» «Nessun uomo è mai riuscito a farmi dimenticare le mie e-mail.» Quella deprimente verità non contribuì a migliorare il suo umore. «Sei ubriaco e domani mattina te ne pentirai.» Tony si sedette sulla scrivania, schiacciando una pila di fatture che aspettavano la sua firma. «Credevo di essere uno che lavora sodo, prima di conoscerti. Kayla Green, genio delle pubbliche relazioni, che non mette mai un piede in fallo.» Kayla tirò i fogli sotto di lui. «Il mio piede finirà sul tuo sedere, se non ti levi dalle mie fatture.» «Sedere? Credevo che voi inglesi foste più pudichi e lo chiamaste didietro.» «Sedere, didietro... chiamalo come ti pare, basta che ti levi dalla mia scrivania. Adesso torna a casa, prima di dire qualcosa di inappropriato a qualche pezzo grosso.» Stava per alzarsi e sbatterlo fuori a forza, e fu un sollievo veder entrare Stacy, la sua assistente. Lo sguardo della ragazza cadde sul bicchiere vuoto in mano a Tony. «Ah, Tony... Brett ti sta cercando. Una nuova opportunità. Dice che sei l'uomo giusto per quel lavoro.» «Davvero? In questo caso...» Tony prese il bicchiere che Kayla non aveva toccato e si diresse alla porta. «... che nulla ostacoli gli affari, giusto? Di certo non il piacere.» 11
Stacy lo guardò uscire, con le sopracciglia sollevate. «Che cos'ha?» «Due bottiglie di champagne in corpo, ecco cosa.» Kayla lasciò cadere la testa fra le mani e fissò lo schermo senza vederlo. «Brett lo cercava davvero?» «No, ma sembrava che stessi per prenderlo a pugni e non volevo che passassi il Natale in carcere. Dicono che si mangi da schifo.» «Sei unica e sta per arrivarti un bel bonus.» «Mi hai già dato un bel bonus. Mi ci sono regalata questo top.» Stacy piroettò come una ballerina e i lustrini neri brillarono sotto la luce. «Che cosa te ne pare?» «Fantastico. Ma vedi di stare alla larga da Tony la Piovra.» «Io lo trovo carino.» Stacy arrossì. «Scusa. Non avrei dovuto dirlo.» «Lo trovi attraente?» Kayla fissò la porta da cui Tony era uscito qualche istante prima e si chiese che cosa ci fosse che non andava in lei. «Davvero?» «Tutti lo trovano attraente. Tutti tranne te, ovviamente, ma è perché lavori troppo per accorgertene. Perché non vieni a goderti la festa?» «Staranno chiacchierando tutti delle vacanze. Se si tratta di parlare di lavoro va bene, ma in fatto di bambini, cani e nonne sono un disastro.» «A proposito di lavoro, forse c'è in vista un nuovo cliente. Il tizio arriva domani per il brief. Brett vuole che tu sia presente alla riunione.» L'umore di Kayla migliorò. «Che tizio?» «Jackson O'Neil.» «Jackson O'Neil.» Cercò nel proprio archivio mentale. «Amministratore delegato della Snowdrift Leisure. Possiedono alberghi di lusso specializzati in sport invernali. Quasi tutti in Europa. Zermatt, Klosters, Chamonix. Un curriculum incredibile. È un uomo di successo. Che cosa mi dici di lui?» 12
Stacy la guardò a bocca aperta. «Come fai a sapere tutta questa roba?» «È quello che faccio mentre gli altri hanno una vita sociale.» Kayla digitò Jackson O'Neil nel motore di ricerca. «Vogliono che lavoriamo per loro? Posso parlare con qualcuno dell'ufficio di Londra.» «Non si tratta dei loro affari in Europa. E neanche della Snowdrift Leisure. Diciotto mesi fa è passato a una posizione più defilata nella società, per poter tornare negli Stati Uniti e concentrarsi sull'impresa di famiglia.» «Davvero? Come ha fatto a sfuggirmi?» Kayla guardò le fotografie che erano comparse sullo schermo. Jackson O'Neil aveva almeno vent'anni di meno di quanto pensasse. Invece del solito primo piano aziendale, trovò una foto di lui che scendeva una parete verticale con gli sci. La pendenza le diede le vertigini. «L'hanno ritoccata con Photoshop?» Stacy sbirciò sopra la sua spalla e fece un verso di apprezzamento. «Quest'uomo è un gran figo. Scommetto che beve Vodka Martini, shakerato, non mescolato. Non è ritoccata. Tutti e tre i fratelli O'Neil sono sciatori. Tyler O'Neil era nella nazionale di sci, prima di farsi male. Si buttano in continuazione giù da qualche precipizio o roba dal genere.» «Allora forse è meglio che non gli dica che a me vengono le vertigini in cima all'Empire State Building.» Kayla chiuse la foto. «La Snowdrift Leisure è una società di successo, in rapida espansione. Perché non si dedica a quella?» «Per la famiglia. Gli O'Neil possiedono lo Snow Crystal Resort e spa, nel Vermont.» Famiglia. La forza distruttrice più pericolosa del mondo. «Mai sentito.» «Immagino che sia per questo che ha chiesto il nostro aiuto.» «Se voleva gestire l'impresa di famiglia, perché non 13
l'ha fatto subito, invece di fondare una sua compagnia?» Cliccò sul sito dello Snow Crystal e guardò le immagini. Un grande albergo in stile alpino e chalet di legno nascosti nella foresta. Una coppia che sorrideva con aria raggiante sul retro di una slitta trainata da un cavallo. Famiglie ridenti che pattinavano su uno stagno ghiacciato. Tornò subito alle foto degli chalet. «Forse è un tipo che ama le sfide.» «Sono sicura che ti spiegherà tutto quando lo conoscerai. Ha chiesto di te. Ha visto che cosa hai fatto per Adventure Travel.» Kayla fissò gli chalet e pensò che sembravano pieni di pace. «Vogliono farsi pubblicità?» «Brett dice che se domani fai colpo su Jackson O'Neil, il contratto sarà nostro.» «Allora sarà il caso di fare colpo su di lui.» «Sono sicura che ci riuscirai.» Stacy esitò. «Hai mai sciato?» «Non esattamente. Cioè, non ho mai messo un paio di sci veri e propri, ma sono scivolata sulla neve fuori da Bloomingdale's la settimana scorsa. Credevo che lo stomaco mi sarebbe uscito dalla bocca. Immagino che sciando la sensazione sia simile.» Stacy rise. «I miei genitori mi portarono in Vermont da piccola. Ricordo solo ghiaccio. Perfino gli alberi erano ghiacciati.» «Perfetto, adoro il ghiaccio.» «Davvero?» «Certo. Lo preferisco triturato in un Margarita o a forma di cigno come centrotavola di un buffet, ma posso sopportarlo anche sotto i piedi, se necessario. Non preoccuparti, Stacy. Devo aiutarli a promuovere la società, non andarci in vacanza. Quando ho lavorato per quel safari africano, ho dovuto forse abbracciare un leone? No.» Kayla provò l'eccitazione familiare che precedeva una nuova opportunità di lavoro. Sapere che avrebbe avuto una buo14
na ragione per seppellirsi nel lavoro placò i suoi timori per l'odiato periodo natalizio. L'avrebbe superato, come sempre, e nessuno si sarebbe accorto di nulla. «Sii così gentile da trovarmi tutte le informazioni che puoi sullo Snow Crystal e la famiglia O'Neil, e in particolare Jackson. Voglio scoprire perché si è fatto da parte nella sua impresa di successo per tornare a casa e gestire un posto che non trovo neanche sulla mappa.» «Sarà la prima cosa che farò domani.» Scattante ed efficiente, Stacy se lo appuntò sull'agenda. «Dovresti prenderti una pausa, Kayla. Ti sei dimenticata che è Natale!» «Non me ne sono dimenticata.» Erano quindici anni che cercava di dimenticarlo. Non sarebbe mai riuscita a dimenticarlo. Usciva di casa o dall'ufficio a testa bassa, per evitare di intravedere le vetrine luccicanti e le lucine intermittenti, ma era inutile. Stacy riordinò la pila di fatture. «Sei sicura di non voler cambiare idea e venire con noi a vedere Babbo Natale?» Si sentì come se qualcuno le stesse segando lo stomaco in due. Aprì il cassetto, prese le compresse antiacido e ne ingoiò un paio. Si chiese se mandar giù tutta la confezione l'avrebbe stordita fino a dopo Natale. «Non posso, mi spiace, ma grazie per l'invito.» «Ci saranno gli alberi di Natale, gli elfi...» «Oddio, povera.» «Perché povera? Io amo il Natale.» Stacy le lanciò un'occhiata perplessa. «Tu no?» «Adoro il Natale. Mi spiace da morire non farcela. Intendevo povera me, non te.» La mascella le doleva per lo sforzo di sorridere. «Pensami, mentre fai amicizia con gli elfi.» «Forse dovresti venire lo stesso e parlare con Babbo Natale. Puoi consegnargli la tua letterina. Caro Babbo 15
Natale, per favore, portami il contratto Snow Crystal e anche un budget enorme e già che ci sei, vorrei Jackson O'Neil nudo. Risparmiati pure il pacchetto.» L'unica cosa che Kayla voleva per Natale era che finisse il prima possibile. I ricordi la investirono con un tonfo e si alzò di scatto per andare alla finestra. Tutto quello che vedeva le ricordava il Natale, così tornò alla scrivania e si sedette, ripromettendosi di prenotare una crociera in Antartide per l'anno successivo. Avvistamento di balene. Le balene non festeggiavano il Natale, vero? Il telefono sulla scrivania squillò e Kayla sospirò di sollievo. Grazie al cielo. Stacy tornò di colpo professionale e allungò il braccio, ma Kayla la fermò. «Rispondo io. Aspetto una chiamata dall'amministratore delegato di Extreme Explore. Preferirei che non venisse assordato dai campanelli della slitta o da qualunque cosa stia squillando là fuori, quindi sarebbe fantastico se tu tornassi alla festa e chiudessi la porta. Grazie, Stacy. Se qualcuno ti chiede qualcosa, non mi hai vista.» Kayla aspettò che l'assistente chiudesse la porta, gemette e si chinò in avanti, battendo la testa sulla scrivania. «Natale. Schifoso, insopportabile, orribile Natale. Ti prego, passa in fretta quest'anno, altrimenti ci vorrà tutto il ghiaccio del Vermont per raffreddare l'alcol che ho intenzione di bere.» Prese un respiro profondo, si raddrizzò, scostò i capelli dal viso e sollevò il telefono. «Oliver?» Nel timore che potesse percepire la sua disperazione, si piazzò un bel sorriso in faccia, felice che non si trattasse di una video chiamata. «Sono Kayla. Che piacere sentirti. Come va? Ho letto dei tuoi progetti per l'anno prossimo. Fantastico!» Questo sì, pensò, questo sì che le riusciva bene. Niente Natale. Niente Babbo Natale. Niente ricordi. Soltanto il suo lavoro. 16
Se avesse tenuto la testa bassa e si fosse concentrata sul contratto O'Neil, prima o poi sarebbe finita. «Che razza di sciocchezza è questa?» Ottuagenario, ma con l'energia di un uomo con la metà dei suoi anni, Walter O'Neil picchiò il pugno sul tavolo della cucina, mentre suo nipote Jackson si appoggiava allo schienale della sedia, si mordeva la lingua e cercava di mantenere il controllo. Ogni volta la stessa storia. A ogni battaglia si tornava sempre allo stesso punto. Ecco perché non aveva voluto lavorare con la sua famiglia. Non era lavoro, era una questione personale. Non c'erano margini di manovra. Ogni accenno a una nuova idea veniva stroncato alla nascita. Aveva costruito una società di successo partendo da zero e adesso si sentiva come un ragazzino che dà una mano al supermercato durante il fine settimana. «Si chiamano pubbliche relazioni, nonno.» «Si chiama spreco di soldi. Io non l'avrei mai fatto e neanche tuo padre.» Il colpo gli arrivò dritto allo stomaco. Jackson scambiò un rapido sguardo con il fratello, ma prima che uno dei due potesse rispondere, si sentì uno schianto. La nonna guardava avvilita i frammenti del piatto. Maple, la cucciola di casa, guaì e si ritirò al sicuro sotto il tavolo. «Nonna...» Jackson si alzò, ma sua madre Elizabeth arrivò prima di lui. «Non preoccuparti, Alice. Ho sempre odiato quel piatto. Era orribile. Ripulisco io.» «Di solito non sono maldestra.» «È tutta la mattina che cucini. Devi essere esausta.» Lanciò un'occhiata di rimprovero al suocero, che ricambiò l'occhiataccia, irriducibile. «Che cosa c'è? Non posso parlare di Michael? Vogliamo tutti fare finta che non sia successo niente? Cacciamo il 17
suo ricordo sotto il tappeto come se fossero briciole?» Jackson non sapeva che cosa fosse peggio: vedere la nonna, sempre energica, così mogia, o l'ombra negli occhi della madre. «Ho bisogno di aiuto per decorare i Babbi Natale di pan di zenzero.» La madre cercò di placare gli animi, facendo in modo che tutti fossero contenti e ignorando la furia del suocero, e qualche secondo dopo Alice era seduta davanti a una fila di omini di pan di zenzero appena sfornati e a varie ciotole di glassa colorata. Tyler si sedette all'altro capo del tavolo, nervoso e impaziente. «Credevo che sarebbe stata una riunione di famiglia, non un litigio di famiglia.» «Litigio?» Alice puntò gli occhi preoccupati su Elizabeth. «È un litigio?» «Certo che no. Stanno solo dicendo come la pensano.» «Le famiglie dovrebbero restare unite.» «Siamo uniti, Alice. Ecco perché c'è tutto questo baccano.» «Sarò lieto di togliermi di mezzo.» Tyler fece per alzarsi e Jackson gli lanciò un'occhiataccia. «Siediti. Non abbiamo ancora finito.» «Io sì.» Tyler non sopportava i toni autoritari e per un attimo sfidò il fratello con lo sguardo, prima di cedere e rimettersi seduto. «Qualcuno mi ricorda perché sono tornato a casa?» «Perché hai una figlia» abbaiò Walter. «E delle responsabilità. E arriva un momento nella vita in cui un uomo deve fare qualcosa di più che bruciare discese e dare la caccia alle donne.» «Sei stato tu a insegnarmi a bruciare discese. Mi hai passato i geni e gli sci e mi hai mostrato che cosa farci.» Jackson si chiese come avrebbe mai fatto a dirigere quel posto, con uno "staff" che si portava dietro un bagaglio più voluminoso di tutto quello dell'area partenze di un aeroporto. 18
«Concentriamoci sugli affari.» Il tono gli procurò l'attenzione che voleva. «Tyler, tu aiuterai Brenna a gestire le attività invernali.» Un altro problema in arrivo, pensò. Aveva il sospetto che Brenna non fosse troppo felice di avere di nuovo intorno Tyler ed era quasi sicuro di sapere anche perché. Aspettò, mentre la madre posava una ciotola di glassa bianca sul tavolo e passava alla nonna un coltello. Quando ebbe dato qualcosa da fare a Alice, Elizabeth si dedicò ai frammenti del piatto sul pavimento. Jackson si sentiva come se li stesse calpestando a piedi nudi. «Ho intenzione di far funzionare il resort, ma per riuscirci devo fare dei cambiamenti.» Il nonno gli rivolse uno sguardo duro. «Funzionava benissimo quando lo gestivo io e anche quando lo gestiva tuo padre.» No, non è vero. Ce l'aveva sulla punta della lingua, la verità sulle condizioni del resort, ma poi vide le dita della madre che sbiancavano sul manico della scopa. Lei sapeva che disastro aveva lasciato il padre? Avrebbe dovuto dirlo subito, pensò, invece di cercare di proteggerli. Se l'avesse fatto, forse ora non sarebbero stati lì a litigare. Jackson guardò il nonno. «Sono tornato a casa per mandare avanti lo Snow Crystal.» «Nessuno te l'ha chiesto.» Elizabeth O'Neil raddrizzò la schiena. «Gliel'ho chiesto io.» «Non abbiamo bisogno di lui qui.» Walter picchiò nuovamente il pugno sul tavolo. «Sarebbe dovuto restare dov'era, a occuparsi della sua bella società e recitare la parte del gran capo. Potevo dirigere io questo posto.» «Hai ottant'anni, Walter. Dovresti rallentare, non assumerti altre responsabilità. Per una volta, manda giù l'orgoglio e accetta l'aiuto che ti viene offerto.» Elizabeth 19
raccolse i cocci. «Dovresti essere riconoscente a Jackson, per essere tornato a casa.» «Riconoscente un corno! Una società dovrebbe fare soldi. E lui non fa altro che spenderli.» Jackson rimase immobile e trattenne la rabbia che gli ribolliva dentro. «Si chiama investimento.» «Si chiama spreco di soldi.» «Sono i miei soldi, cazzo.» «Niente parolacce nella mia cucina, Jackson O'Neil.» «E chi cazzo l'ha deciso?» Tyler era nervoso come una bestia in gabbia. Jackson sapeva che il fratello odiava sentirsi in trappola poco meno di quanto odiasse l'autorità. L'unica cosa che avesse mai desiderato era sciare il più veloce possibile e da quando un incidente aveva troncato la sua carriera agonistica, era diventato irascibile. «Non provocare tuo nonno, Tyler.» La madre gettò i cocci in un sacchetto. «Preparo un tè.» Jackson stava per farle notare che non avevano bisogno di tè, ma di lavoro di squadra, poi si ricordò che la madre preparava sempre il tè e i dolci quando era stressata. Ed era stressata da diciotto mesi. «Un tè sarebbe fantastico, mamma.» «Se vi aspettate che me ne resti seduto qui, avrò bisogno di qualcosa di un po' più forte di un tè.» Tyler si prese un'altra birra dal frigorifero e ne lanciò una al fratello. Jackson la prese con una mano sola. Sapeva che Tyler ostentava indifferenza, ma detestava quella situazione tanto quanto lui. Detestava che rischiassero di perdere quel posto. Detestava il modo in cui il nonno si rifiutava di mollare le redini. Si chiese se tornare a casa non fosse stato uno sbaglio. Poi vide il viso rugoso e preoccupato della nonna, che si sforzava di concentrarsi sulla glassa dei Babbi Natale, sua madre indaffarata a preparare il tè, e capì che non avrebbe potuto fare altrimenti. Il nonno poteva anche non volerlo lì intorno, ma c'era 20
un gran bisogno di lui, questo era certo. Guardò la madre, rassicurata dal rituale del tè. Elizabeth posò poi un piatto di stelle alla cannella appena sfornate al centro del tavolo di legno di pino e controllò il pane nel forno. Il profumo risvegliò i ricordi d'infanzia. La grande cucina accogliente aveva sempre fatto parte della sua vita. Adesso era la cosa più simile a una sala riunioni di cui disponesse, e la sua irritante, esasperante, impicciona, adorabile famiglia era il team amministrativo. Due ottuagenari, una vedova in lutto, il fratello scavezzacollo e una cucciola ipereccitata con problemi comportamentali. Teletrasportatemi. La madre posò una tazza di tè fumante accanto alla birra e Jackson si sentì in colpa per aver desiderato di trovarsi di nuovo in ufficio, circondato dal suo team esperto e con il lavoro come unica preoccupazione. Sembrava passato così tanto tempo. La sua vita era cambiata. E in quel preciso istante, non era sicuro che fosse cambiata in meglio. «Faremo grosse trasformazioni, ma abbiamo bisogno che la gente ne venga a conoscenza. Assumerò una società di pubbliche relazioni e la pagherò di tasca mia.» Non aveva molta scelta, considerato lo stato delle finanze dello Snow Crystal. «Se sto sprecando dei soldi, saranno i miei soldi.» Il nonno sbuffò in segno di disapprovazione. «Se hai tanta voglia di buttare via i soldi, sei ancora più sciocco di quanto credessi.» «Assumerò una persona esperta.» «Intendi dire uno di fuori.» Walter tirò su col naso. «Forse dovresti parlarne anche con tuo fratello Sean, prima di prendere decisioni sull'impresa di famiglia.» «Sean non è qui.» «Perché ha avuto il buonsenso di lasciare la gestione in mano agli altri. Sto solamente dicendo che dovrebbe es21
sere informato della questione, tutto qui.» «Tornerà a casa per Natale. Gliene parlerò allora.» Jackson si sporse in avanti. «Ho bisogno di qualcuno che possa procurare allo Snow Crystal l'attenzione che merita. Dobbiamo far crescere le prenotazioni. Dobbiamo vedere più clienti.» «Vuoi dimostrare qualcosa, è per questo? Perché l'hai già fatto, con i tuoi modi da pezzo grosso, la tua bella compagnia e le tue auto di lusso.» Cambiamenti, pensò Jackson. Odiano i cambiamenti. Suo nonno capiva soltanto i modi diretti, quindi sarebbe stato diretto. «Se lasciamo le cose come stanno, perderemo la società.» La nonna versò una pozza di glassa sul tavolo, la madre impallidì e gli occhi del nonno divamparono azzurri nel viso segnato e abbronzato. «Questo posto appartiene alla nostra famiglia da quattro generazioni.» «E io sto cercando di fare in modo che ci resti anche per le prossime quattro.» «Spendendo una fortuna in una pomposa società di New York che non saprebbe neanche trovare il Vermont su una cartina? Che cosa ne sanno loro del nostro lavoro?» «Molto. Hanno un dipartimento specializzato in Turismo e Settore Alberghiero e la donna che ne è a capo sa quello che fa. Avete sentito parlare di Adventure Travel?» Jackson si sporse ancora più avanti sulla sedia. «Stavano per fallire, prima che Kayla Green iniziasse a occuparsi di loro. Ha fatto in modo che tutti i mass media chiave nel target di settore parlassero di loro.» «Paroloni» borbottò Walter. «Che cos'è? Un mago?» «È una professionista delle pubbliche relazioni. Una delle migliori. Ha contatti nei media che noi possiamo soltanto sognarci.» 22
«Non è mica l'unica ad avere contatti nei media.» Walter O'Neil tirò su col naso, perché fosse chiaro che cosa ne pensava esattamente delle capacità di Kayla Green. «Ho giocato a bowling per vent'anni con Max Rogers, direttore dello Snow Crystal Post. Se voglio un articolo sul suo giornale, non devo fare altro che chiederglielo.» Lo Snow Crystal Post. Jackson non sapeva se ridere o spaccare il tavolo. Strappare la gestione dello Snow Crystal dalle mani del nonno era come cercare di togliere carne fresca dalle fauci di un leone affamato. «La stampa locale va benissimo, ma quello che ci serve davvero è l'attenzione dei media nazionali e internazionali...» Stava per aggiungere social media, ma decise di rimandare la questione. «Fare pubbliche relazioni non significa soltanto parlare con la stampa e dobbiamo pensare più in grande dello Snow Crystal Post.» «Più in grande non significa sempre meglio.» «No, ma piccolo può significare la fine. Abbiamo bisogno di espanderci.» «Parli come se fossimo una fabbrica!» «Non una fabbrica, un'impresa. Un'impresa, nonno.» Jackson si passò le dita sulla fronte per alleviare l'emicrania, la testa che pulsava per la tensione. Era abituato ad arrivare e far eseguire il lavoro. Non sarebbe più stato così. Non con la sua famiglia, perché doveva tenere conto dei loro sentimenti. L'unica cosa a cui avrebbero dato retta erano i fatti nudi e crudi. «È importante che sappiate come stanno le cose ora...» La madre spinse un piatto verso di lui. «Prova un Babbo Natale.» Jackson, che stava per rivelare quanto fosse nero il futuro del resort, si ritrovò a fissare un piatto di Babbi Natale sorridenti. Non sarebbero stati tanto allegri, se avessero saputo che cosa li aspettava. 23
«Mamma...» «Troverai il modo, Jackson. Farai la cosa giusta. A proposito, Walter» disse in tono indifferente, «sei andato dal dottore per quel dolore al petto? Posso accompagnarti io oggi.» Walter si accigliò. «Mi sono strappato un muscolo tagliando la legna. Non è niente.» «Non c'è verso di farlo ragionare.» Alice ficcò il coltello nella ciotola della glassa. «Continuo a dirgli che dovremmo andarci piano quando facciamo sesso, ma non mi ascolta.» «Cristo, nonna!» Tyler si agitò sulla sedia, a disagio, e la nonna alzò gli occhi dal Babbo Natale che aveva in mano, qualche vecchia scintilla che le brillava nello sguardo. «Modera il linguaggio. Che c'è? Credi che il sesso sia riservato ai giovani? Tu fai sesso, Tyler O'Neil. E ne fai parecchio, a dar retta alle voci.» «Sì, ma non ne parlo con mia nonna...» Tyler si alzò in piedi. «Me ne vado. Non posso sopportare troppa unione familiare in un giorno solo. Vado a bruciare discese e a dare la caccia alle donne.» Jackson lo lasciò andare senza discutere, perché sapeva che non era Tyler il problema. Incontrò lo sguardo della madre e decifrò il messaggio. Lo avvertiva di andarci piano con il nonno. La porta sbatté alle spalle del fratello e la nonna sussultò. «Era un bambino ribelle e adesso è un uomo ribelle.» «Non è ribelle.» Elizabeth versò il latte in una graziosa caraffa a pois. «È solo che dopo l'incidente non ha più trovato il suo posto nel mondo. Si riprenderà, soprattutto adesso che c'è Jess con lui.» Jackson si chiese se la madre non parlava di se stessa. Non aveva più trovato il suo posto nel mondo dopo aver perso il marito. La ferita era più aperta che mai e lei se 24
ne andava in giro barcollando come un uccellino con un'ala spezzata. La cucciola sentì il profumo di cibo e sbucò da sotto il tavolo. Guardò Jackson con aria speranzosa, l'intero corpo che si agitava insieme alla coda. «Maple, tesoro.» Elizabeth la prese in braccio. «Odia sentirci gridare.» Walter sbuffò. «Dalle qualcosa da mangiare. Mi piace vederla mangiare. Era pelle e ossa quando è arrivata.» Jackson chiuse gli occhi. Quando li riaprì, era ancora in cucina. Ancora nel bel mezzo di quella "riunione", in cui la metà dei presenti era di pan di zenzero o aveva quattro zampe. «Mamma...» «Quando hai un minuto, potresti tirare giù la scatola con le decorazioni per l'albero? Io e Alice dobbiamo sceglierle.» Jackson si trattenne dal farle notare che non aveva avuto un minuto da quando era tornato a casa. Era stato immerso fino al collo nei prestiti, nelle pianificazioni aziendali, nel personale che non svolgeva il proprio lavoro e nei conti che non tornavano. C'erano giorni in cui mangiava in piedi e notti in cui si buttava a letto, troppo stanco per spogliarsi. «Stiamo divagando. Devi imparare a gestire una riunione, Jackson.» Il nonno allungò una mano verso i biscotti. «Allora, cosa ne sa questa tizia di New York del nostro mestiere? Scommetto che non ha mai neanche visto un acero da zucchero, figuriamoci un'intera foresta.» «Non l'ho invitata qui per incidere alberi, nonno.» Walter grugnì. «Probabilmente non ha mai assaggiato uno sciroppo d'acero come si deve. È così che ho conosciuto tua nonna. Era venuta a comprare una bottiglia del nostro sciroppo.» Staccò la testa a un Babbo Natale e fece l'occhiolino a Alice. «Mi ha trovato così dolce che non se n'è più andata.» 25
Mentre guardava i nonni scambiarsi occhiate affettuose, Jackson pensò che non aver provato lo sciroppo d'acero sarebbe stato l'ultimo dei problemi di Kayla Green. «Le farò avere una bottiglia, se questo ti fa sentire meglio, ma non è la nostra attività principale. È un hobby.» «Hobby? La famiglia O'Neil è famosa da queste parti per la qualità del suo sciroppo d'acero, lo facciamo da più di cent'anni. I turisti vengono qui per vedere come lo prepariamo e tu lo chiami un hobby?» «Quanti turisti?» Jackson ignorò il cibo che aveva davanti. «Quanti turisti sono venuti l'anno scorso, secondo te? Te lo dico io, non abbastanza da tenere aperto questo posto.» «Allora forse non avresti dovuto spendere tutti quei soldi per costruire chalet di lusso e ristrutturare il lodge. Avevamo proprio bisogno di una spa? E di una piscina? C'era bisogno di assumere una costosa chef francese per il ristorante? Tutti lussi inutili.» Il nonno era paonazzo e Jackson si alzò, la preoccupazione che lo rodeva dentro. Sapeva che sarebbe stato doloroso. Ma sapeva anche che se non avessero affrontato la situazione al più presto, lo Snow Crystal Resort avrebbe dovuto chiudere. E lui non poteva permetterlo. «Farò quello che è necessario. Devi fidarti di me.» «Così sei un despota adesso.» La voce del nonno però tremò appena e Jackson notò qualcosa nei suoi occhi che gli inchiodò i piedi a terra. Era lo stesso uomo che gli aveva insegnato a intagliare una freccia da un bastoncino, ad arginare un fiume e a pescare a mani nude. Lo stesso uomo che lo aveva tirato fuori dalla neve profonda quando cadeva sugli sci e che gli aveva spiegato come controllare lo spessore del ghiaccio del lago per non cascarci dentro. Ed era lo stesso uomo che aveva perso suo figlio. Tornò a sedersi. «Non sono un despota, ma devo fare dei cambiamenti. Ci muoviamo in un'economia stagnan26
te. Dobbiamo distinguerci dalla massa. Dobbiamo offrire qualcosa di speciale.» «Lo Snow Crystal Resort è speciale.» «Snow Crystal Resort e spa, adesso, e per una volta siamo d'accordo. È speciale.» Gli occhi del nonno erano sospettosamente lucidi. «Allora perché dobbiamo cambiare?» «Perché la gente non ci conosce, nonno. Ma ci conoscerà.» La cucciola gli strofinò il muso contro la caviglia e Jackson si chinò ad accarezzare il pelo morbido. «Domani prendo un volo per New York e vado a conoscere Kayla Green.» «Continuo a non capire che cosa ne sappia una tizia di Manhattan di come si gestisce un resort come il nostro.» «Non è di Manhattan. È inglese.» La madre si illuminò. «Si innamorerà di questo posto. Come è successo a me. Dalla vecchia Inghilterra al New England.» Walter si accigliò. «Vivi qui da così tanto tempo che non ti considero più inglese. Al diavolo, scommetto che questa Kayla non ha mai neanche visto un alce!» «Deve aver visto un alce per svolgere il suo lavoro?» Un'idea prese forma nella sua mente. Non proprio un compromesso, ma una soluzione che avrebbe potuto funzionare. «Se riesco a convincere Kayla Green a venire qui e sperimentare di persona che cosa offriamo esattamente allo Snow Crystal, accetterai di ascoltarla?» «Dipende. Non può vedere molto in un paio d'ore, no?» Jackson si alzò. «Può restare per una settimana. Gli chalet vuoti non mancano di certo.» «Non credo proprio che Miss New York o Miss Londra o quel cavolo che è accetterà di restare qui con noi sulle montagne del Vermont per una settimana, in pieno inverno.» Jackson era d'accordo con lui, ma non l'avrebbe mai ammesso. 27
«Io la porto qui e tu la stai ad ascoltare.» «La ascolterò se dirà qualcosa che vale la pena di ascoltare.» «Affare fatto.» Si infilò la giacca a vento con una scrollata di spalle, sotto lo sguardo preoccupato della madre. «Resta a mangiare. Lavori così tanto...» «Non avrebbe dovuto trasferirsi.» Il nonno schioccò le dita per richiamare l'attenzione della cucciola. «Non avrebbe dovuto spendere tutti quei soldi per trasformare il vecchio granaio fatiscente in una casa di lusso, quando noi siamo pieni di stanze vuote.» «Ho triplicato il valore di quel vecchio granaio fatiscente.» E salvaguardato la mia sanità mentale. Jackson infilò il tablet in borsa e pensò che avrebbe potuto anche essere di pan di zenzero, per quel che gli era servito. «Non mangio, grazie. Devo mettere giù qualche cifra per quelli di Innovation. Mi arrangio da solo.» «Come sempre» borbottò la nonna e Jackson scosse la testa, esasperato, prima di lasciare la calda cucina accogliente per la gelida aria invernale. Gli scarponi scricchiolarono sulla neve compatta e lui si fermò, per inspirare la pace e la calma insieme al profumo di legna bruciata. Casa. A volte soffocante, a volte rassicurante. Si rese conto di averla evitata. Era stato via più del dovuto, perché c'erano periodi in cui era più soffocante che rassicurante. Se n'era andato a diciotto anni, deciso a dimostrare quanto valeva. Perché restare intrappolato a Snow Crystal, quando là fuori c'era un mondo che lo chiamava, con le sue possibilità e opportunità? Era stato spinto dall'eccitazione, dal piacere di fare qualcosa di nuovo, qualcosa di suo. Aveva cavalcato l'onda, fino all'arrivo di quella telefonata. Era arrivata nel cuore della notte, come tutte le telefonate peggiori, e aveva cambiato la sua vita per sempre. 28
Dove sarebbe stato in quel momento, se il padre non fosse morto? A espandere la sua impresa in Europa? A un appuntamento focoso con una donna? A combinare guai come il fratello? Sentì un gemito e quando abbassò gli occhi trovò la cucciola ai propri piedi, il pelo pieno di neve e lo sguardo birichino. «Tu non dovresti essere qui.» Jackson la prese in braccio e sentì il corpo tremare sotto il pelo morbido. Era minuta e delicata, un barboncino con il cuore di un leone. Ricordò il giorno in cui lui e Tyler l'avevano trovata, abbandonata e moribonda nella foresta, un brandello di pelo, che respirava a malapena. L'avevano portata a casa e l'avevano accudita e salvata. «Scommetto che ci sono giorni in cui preferiresti non essere finita nella nostra famiglia.» La madre comparve sulla soglia, l'espressione sollevata non appena vide la cucciola. «Ti ha seguito.» Prese Maple e se la strinse al petto, la accarezzò e la baciò, riversando tutto il suo amore sulla creaturina riconoscente, mentre Jackson la guardava, oppresso dal peso della responsabilità. «Mamma...» «Ha bisogno di te, Jackson. Prima o poi lo capirà. Tuo padre ha commesso degli errori, ma tuo nonno adesso non è in grado di ammetterlo. Non sopporterebbe di vedere infangato il ricordo di Michael.» E neanche lei. Jackson lo capì dall'ombra nel suo sguardo. Sapeva quanto la madre aveva amato il padre e la tensione nelle spalle aumentò. «Sto cercando di evitarlo.» La madre esitò. «Probabilmente ti chiedi che cosa sei tornato a fare.» «Non è vero.» Doveva trovare il modo di creare qualcosa di suo in quel che apparteneva alla famiglia e far credere al nonno 29
che l'idea era stata sua. Doveva salvare ciò che avevano costruito. Kayla Green poteva anche aver lavorato con le società più toste e di successo, nel corso della sua carriera, ma non erano niente, niente, in confronto alla sfida rappresentata dalla famiglia O'Neil. Jackson si augurò che le piacessero i Babbi Natale di pan di zenzero.
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