Investigation
MARIE FORCE
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Fatal Affair: Book One Of The Fatal Series Carina Press © 2010 Marie Sullivan Force Traduzione di Lucia Rebuscini Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2016 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione HOUSE OF CRIME gennaio 2016 Questo volume è stato stampato nel dicembre 2015 da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd) HOUSE OF CRIME ISSN 2464 - 9503 Periodico mensile n. 1 del 15/01/2016 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 313 del 17/11/2015 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
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La prima cosa che sentì fu l'odore. «Uh, che cosa diavolo è?» Nick Cappuano lasciò cadere le chiavi nella tasca del cappotto ed entrò nello spazioso e ben arredato appartamento a Watergate che il suo capo, il senatore John O'Connor, aveva ereditato dal padre. «Senatore?» Nick tentò di identificare quel disgustoso odore metallico. Facendosi strada attraverso il soggiorno, notò i vari pezzi del completo che John indossava il giorno prima, gettati sopra sedie e divani, fino ad arrivare in camera da letto. La sera prima aveva chiamato Nick, dopo essere stato a cena con il segretario del Partito Democratico della Virginia, dicendogli di essere diretto verso casa, e Nick gli aveva ricordato di mettere in funzione l'allarme. «Senatore?» John detestava che Nick lo chiamasse così quando erano soli, ma Nick insisteva nel dire che le persone che lo circondavano dovevano sempre mostrare rispetto per il suo titolo. Lo strano odore che permeava tutto l'appartamento gli causò uno stato d'ansia crescente. «John?» Nick entrò in camera da letto e trasalì inorridito. John sedeva sul letto, inzuppato di sangue, con gli occhi aperti e lo sguardo vuoto. Il coltello conficcato nel collo lo teneva inchiodato alla testiera del letto. Le mani erano abbandonate in grembo in una pozza di sangue. Scosso dai conati, l'ultima cosa che Nick notò prima di 5
precipitarsi in bagno a vomitare fu che dalla bocca di John pendeva qualcosa. Quando infine i violenti conati cessarono, Nick si raddrizzò sulle gambe tremanti, si pulì la bocca con il dorso della mano e si appoggiò contro il mobile del bagno, in attesa di capire se avrebbe rimesso di nuovo. Il suo cellulare squillò. Quando non rispose, iniziò a vibrare il cercapersone. Nick non riusciva a trovare la forza di rispondere, di pronunciare le parole che avrebbero cambiato ogni cosa. Il senatore è morto. John è stato assassinato. Avrebbe voluto tornare indietro a quando si trovava ancora sulla sua auto, furibondo e con la convinzione che il suo più grande problema in quel momento fosse decidere come muoversi visto che quell'irresponsabile per cui lavorava, per l'ennesima volta non aveva sentito la sveglia. Tornò con la mente a quando lui e John si erano conosciuti, durante il corso di storia, entrambe matricole a Harvard. Come per convincersi che i suoi occhi non lo avevano ingannato, fece capolino in camera da letto, trasalendo alla vista del suo migliore amico – del suo amico del cuore – accoltellato alla gola e ricoperto di sangue. Le lacrime gli bruciavano gli occhi, ma si rifiutò di piangere. Non in quel momento. Più tardi, forse, ma non in quel momento. Il telefono squillò di nuovo. Questa volta lo prese e vide che la chiamata proveniva da Christina, vice capo dello staff del senatore, ma non rispose. Compose, invece, il 911. Facendo un respiro profondo per calmare i battiti impazziti del suo cuore e uno sforzo immane per cancellare l'isteria dalla propria voce, disse: «Devo denunciare un omicidio». Fornì l'indirizzo e, barcollando, tornò in soggiorno ad aspettare la polizia, tentando invano di togliersi dalla testa l'immagine del suo amico morto, una visione che, già lo sapeva, lo avrebbe tormentato per sempre. Venti interminabili minuti dopo, arrivarono due agenti, diedero una rapida occhiata in camera da letto e chiamarono 6
via radio i rinforzi. Nick era certo che nessuno dei due avesse riconosciuto la vittima. Aveva la sensazione di essere stato risucchiato da un'onda gigantesca, che lo aveva trascinato sempre più lontano dalla riva, e che gli impediva di respirare. Riferì ai due agenti che cosa era successo esattamente: il suo capo non si era presentato al lavoro, lui era andato a cercarlo e lo aveva trovato morto. «Il nome del suo capo?» «È il senatore John O'Connor.» Nick vide i due giovani agenti impallidire all'istante prima di fare una seconda chiamata urgente per chiedere ulteriori rinforzi. «Un altro scandalo a Watergate» mormorò uno dei due. Il telefono cellulare di Nick squillò nuovamente. Questa volta rispose. «Sì» disse a bassa voce. «Nick!» esclamò Christina. «Dove diavolo siete? Trevor sta per avere un attacco isterico!» Si riferiva al loro responsabile della comunicazione che quella mattina aveva fissato una serie di interviste per il senatore. «Chris, è morto.» «Chi è morto? Di che cosa stai parlando?» «John.» Il suo singhiozzo soffocato gli spezzò il cuore. «No!» Che lei fosse disperatamente innamorata di John non era un segreto per Nick. Che lei fosse anche una professionista che non avrebbe mai mostrato i suoi sentimenti era una delle molti ragioni per cui Nick la rispettava. «Mi dispiace dovertelo dire così.» «Come?» chiese lei con un fil di voce. «È stato accoltellato nel suo letto.» Il suo gemito di dolore riecheggiò attraverso la linea. «Ma chi... volevo dire, perché?» «C'è qui la polizia, ma non so ancora nulla. È necessario che tu chieda di posporre le votazioni.» «Non posso. Non riesco a pensarci in questo momento» aggiunse lei in un sussurro. 7
«Devi farlo, Chris. Quel progetto di legge è la sua eredità. Non possiamo permettere che tutto il suo duro lavoro finisca in nulla. Puoi farlo? Per lui?» «Sì, okay.» «Devi farti forza per lo staff, ma non dire ancora niente. Almeno fino a quando saranno stati avvisati i suoi genitori.» «Oddio, i suoi poveri genitori! Dovresti andarci tu, Nick. Sarebbe meglio se lo sapessero da te piuttosto che da agenti di polizia che non conoscono.» «Non so se ci riuscirò. Come posso dire a delle persone a cui sono affezionato che il loro figlio è stato assassinato?» «Lui vorrebbe che lo sapessero da te.» «Forse hai ragione, vedrò se la polizia mi permetterà di farlo.» «Nick, che cosa faremo senza di lui?» Christina diede voce all'interrogativo che tormentava anche lui. «Non riesco a immaginare questo mondo, questa vita senza di lui.» «Nemmeno io» replicò Nick, sapendo che sarebbe stata una vita ben diversa senza John O'Connor. «È morto davvero?» chiese Christina come per convincersi che non si era trattato di uno scherzo crudele. «Qualcuno l'ha ucciso?» «Sì.» Fuori dall'ufficio del suo capo, il detective sergente Sam Holland si passò le mani tra i capelli color caramello che teneva raccolti durante l'orario di lavoro, si pizzicò le guance per infondere un po' di colore al suo viso che da settimane non vedeva la luce del giorno, e si sistemò la giacca del tailleur grigio sopra la maglia a girocollo rossa. Facendo un respiro profondo per calmare i nervi e acquietare il suo stomaco cronicamente in subbuglio, Sam aprì la porta ed entrò. La segretaria di Farnsworth la salutò con un sorriso. «Entri pure, sergente Holland, la sta aspettando.» Splendido!, pensò Sam, mente si allontanava dalla segretaria abbozzando un sorriso stentato. Prima di cedere all'impul8
so di fare dietrofront e di scappare via, cancellò la smorfia che aveva sul viso ed entrò. «Sergente.» Il suo capo, che un tempo lei aveva chiamato zio Joe, si alzò e girò intorno alla grande scrivania per salutarla con una salda stretta di mano. I suoi occhi grigi la osservarono con preoccupazione e solidarietà, sentimenti entrambi nuovi dal giorno dell'incidente. Sam ne disprezzava la causa. «Ti trovo bene.» «Sto bene.» «Mi fa piacere.» Le indicò di accomodarsi. «Caffè?» «No, grazie.» Farnsworth si voltò a guardarla mentre si riempiva la tazza. «Ero molto preoccupato per te, Sam.» «Mi dispiace di aver causato preoccupazione e di aver disonorato il dipartimento.» Era la prima volta che aveva l'opportunità di parlargli di persona da quando aveva ripreso servizio dopo un mese di sospensione cautelare, durante il quale si era più volte ripetuta quella frase. Sperava di averla pronunciata con convincente sincerità. «Sam...» Farnsworth sospirò, rigirando la tazza tra le sue grandi mani. «Non hai fatto nulla per disonorare il dipartimento o te stessa. Chiunque può commettere degli errori.» «Non tutti commettono errori che hanno come conseguenza la morte di un bambino.» Farnsworth la studiò a lungo, come se stesse per prendere una decisione importante. «Questa mattina, il senatore John O'Connor è stato trovato assassinato nel suo appartamento.» «Gesù!» esclamò lei. «Come?» «Non conosco ancora tutti i particolari, ma da quanto ho saputo sembra che sia stato evirato e accoltellato alla gola. Lo ha trovato il capo del suo staff.» «Nick» mormorò lei. «Come?» «Il capo dello staff di O'Connor si chiama Nick Cappuano.» «Lo conosci?» 9
«Lo conoscevo. Anni fa» precisò lei, sorpresa e turbata nel constatare che il ricordo di Nick esercitava ancora un potere su di lei, che il solo pronunciare il suo nome la turbava. «Ti assegno il caso.» «Perché proprio io?» non poté fare a meno di chiedere Sam, sorpresa di essere catapultata nel bel mezzo del lavoro duro, come aveva sperato che accadesse da quando aveva ripreso servizio. «Perché ne hai bisogno... e anch'io. Abbiamo entrambi bisogno di vincere.» La stampa era stata implacabile nel criticare Farnsworth, Sam e il dipartimento, e il sentirglielo dire le provocò una stretta al cuore. Suo padre aveva fatto la gavetta insieme a Farnsworth e quella, probabilmente, era la ragione principale per cui lei aveva ancora un lavoro. «È una specie di test? Se scoprirò chi ha ucciso il senatore, tutti i miei peccati saranno perdonati?» Farnsworth posò la tazza e si piegò in avanti, appoggiando i gomiti sulle ginocchia. «L'unica persona da cui devi farti perdonare sei tu, Sam.» Infastidita dalla commozione che le avevano suscitato le sue parole, Sam si schiarì la voce e si alzò in piedi. «Dove abita O'Connor?» «A Watergate. Due agenti in uniforme sono già sul posto.» Farnsworth le porse un biglietto con l'indirizzo. «Non c'è bisogno che ti dica che la faccenda va gestita con la massima discrezione.» Come non c'era bisogno di dirle che quella sarebbe stata la sua unica possibilità di redimersi. «I federali non vorranno subentrare?» «Forse, ma il caso non rientra nella loro giurisdizione, e lo sanno. Mi aliteranno sul collo, quindi farai rapporto direttamente a me. Voglio sapere tutto dieci minuti dopo che l'hai saputo tu. Addolcirò io la pillola a Stahl» aggiunse Farnsworth, riferendosi al tenente a cui lei rispondeva di solito. «Non la deluderò» disse Sam, dirigendosi verso la porta. 10
«Non l'hai mai fatto.» Sam si voltò verso di lui con la mano già posata sulla maniglia. «Lo dice il capo della polizia o zio Joe?» Il viso di Farnsworth si aprì in un sorriso sincero. «Tutt'e due, Sam.»
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Seduto sul divano di John, sotto l'occhio attento dei due agenti, Nick pensava febbrilmente a tutte le cose da fare, i dettagli da definire, le persone da chiamare. Il suo cellulare squillava incessantemente, ma lui lo ignorò dopo aver deciso che non avrebbe parlato con nessuno prima di aver visto i genitori di John. Quasi vent'anni prima avevano mostrato una simpatia istantanea per lo studente squattrinato che il loro figlio aveva portato da Harvard a passare il weekend a casa loro, e lo avevano fatto sentire sin da subito parte della famiglia. Nick si sentiva in debito nei loro confronti e in dovere di essere lui a dar loro la triste notizia della morte dell'amato figlio, se possibile. Si passò una mano tra i capelli. «Quanto dobbiamo aspettare ancora?» «I detective stanno arrivando.» Dieci minuti più tardi, Nick la sentì prima ancora di vederla. Un turbinio di attività e un'esplosione di energia precedettero l'entrata dei detective nell'appartamento. Nick represse un'esclamazione di sconforto. Non era già abbastanza che il suo amico e capo fosse stato assassinato? Doveva affrontare anche lei? C'erano migliaia di agenti nel distretto. Possibile che lei fosse l'unica disponibile? Sam entrò nell'appartamento ostentando autorità e competenza. Nick era incredulo, tenuto conto dei problemi che lei aveva avuto recentemente. «Mettete il nastro segnaletico alla porta» ordinò la nuova arrivata a uno degli agenti. «Voglio 12
un elenco di chi è entrato qui e a che ora. Nessuno deve entrare e uscire senza la mia autorizzazione, ci siamo capiti?» «Sì, signora. L'agente di pattuglia sta arrivando con il vice capo Conklin e il capitano Malone.» «Avvisatemi quando arrivano.» Nick la vide attraversare con passo deciso l'appartamento e scomparire in camera da letto senza nemmeno degnarlo di uno sguardo. Seguendola, un giovane detective, gli fece un cenno di saluto. Poi Nick udì un mormorio di voci provenire dalla camera e vide il flash di una macchina fotografica. Quando uscirono, quindici minuti dopo, erano entrambi notevolmente più pallidi. Nick notò con piacere che i detective a cui era stato affidato il caso non erano cinici a tal punto da restare insensibili di fronte a ciò che avevano visto. «Inizia a interrogare i vicini» ordinò Sam al suo collega. «Dove diavolo è la scientifica?» «Si sta occupando di un altro omicidio» rispose uno degli agenti. Infine Sam si rivolse a Nick. Nulla nei suoi occhi azzurro chiaro lasciava intendere che lo avesse riconosciuto o che si ricordasse di lui, ma il fatto che non si presentò o gli chiedesse il suo nome, gli fece capire che sapeva esattamente chi era. «Avremo bisogno delle sue impronte digitali.» «Sono già presenti nel database» mormorò lui. «Come quelle di tutti i membri del Congresso.» Sam scrisse qualcosa sul piccolo taccuino che aveva estratto dalla tasca posteriore dei pantaloni grigi attillati. C'erano segni sul suo bel viso che Nick non aveva notato l'ultima volta che aveva avuto l'opportunità di vederla da vicino, e non riuscì a capire se i suoi capelli erano ancora così lunghi come li portava un tempo, perché erano raccolti. Ma il corpo sinuoso e le lunghissime gambe non erano cambiati affatto. «La porta non è stata forzata» notò Sam. «Chi è in possesso della chiave? Chi non l'ha? Avrò bisogno di una lista di nomi. Lei l'ha, presumo.» Nick annuì. «Sì, sono entrato con la chiave.» 13
«Frequentava qualcuno?» «Niente di serio, ma non aveva certo problemi a trovare compagnia femminile.» Nick aggiunse che l'approccio disinvolto di John verso le donne e il sesso era stato spesso causa di tensione tra di loro. Nick, infatti, temeva che la sua vita privata un giorno avrebbe potuto causargli problemi in politica. Di certo non aveva immaginato che sarebbe sfociata in un omicidio. «Quand'è stata l'ultima volta che lo ha visto?» «Ieri sera, quando ha lasciato l'ufficio per andare a cena con il segretario del Partito Democratico della Virginia. Verso le sei e mezza.» «Gli ha parlato?» «Verso le dieci, quando mi ha avvisato che stava per rientrare.» «Solo?» «Non lo ha detto e io non ho chiesto.» «Mi racconti cosa è successo stamattina.» Nick le disse che Christina aveva iniziato a cercare John alle sette, e che lui era andato a casa sua, pensando che non avesse sentito la sveglia e aspettandosi di trovarlo ancora addormentato. «Era già successo prima?» «No, non era mai stato ammazzato prima.» L'espressione di Sam non era affatto divertita. «Trova così spiritosa la situazione, signor Cappuano?» «Affatto, il mio migliore amico è morto, sergente. Un senatore degli Stati Uniti è stato assassinato. Non c'è nulla di divertente in ciò.» «È questo il motivo per cui dovrebbe rispondere alle domande e risparmiare il suo cinico umorismo per momenti più appropriati.» «Capitava almeno una o due volte al mese che non sentisse la sveglia o il telefono» rispose lui, pentito. «Beveva?» «Quando usciva, ma raramente l'ho visto ubriaco.» 14
«Farmaci? Sonniferi?» Nick scosse la testa. «Aveva semplicemente il sonno pesante.» «Spetta al capo dello staff il compito di svegliarlo? Non potevate mandare qualcun altro?» «Il senatore teneva molto alla sua privacy. Ci sono state occasioni in cui non era solo, e pensavamo fosse meglio che il suo staff non venisse messo a conoscenza della sua vita amorosa.» «Ma non aveva nulla in contrario che lei sapesse con chi andava a letto.» «Era certo di poter contare sulla mia discrezione.» Nick la guardò, impreparato al colpo allo stomaco che avvertì quando i loro occhi s'incontrarono. L'espressione turbata di Sam lo indusse a chiedersi se anche lei avesse provato la stessa cosa. «I suoi genitori non sono ancora stati avvisati. Vorrei essere io a dar loro la notizia.» Sam lo studio a lungo. «Vedrò che cosa si può fare. Dove vivono?» «Nella loro tenuta a Leesburg. Dev'essere fatto in fretta. Stiamo posticipando una votazione a cui abbiamo lavorato per mesi. Presto la stampa inizierà a sospettare qualcosa.» «Votazione su cosa?» Nick le parlò della proposta di legge sull'immigrazione e del ruolo che John aveva avuto nel promuoverla. Sam annuì brevemente e si allontanò. Un'ora più tardi, Nick era seduto su un SUV della polizia metropolitana, privo di contrassegno, diretto a ovest, verso Leesburg, con Sam alla guida. Aveva lasciato il suo collega con un impressionante elenco di istruzioni, insistendo per accompagnare Nick a dare la notizia ai genitori di John. «Vuoi mangiare qualcosa?» Lui scosse la testa. In quel momento, non riusciva nemmeno a pensare di mangiare – non con lo straziante compito che lo attendeva. Inoltre, il suo stomaco non si era ancora ripreso 15
dai ripetuti conati di vomito di quella mattina. «Potremmo ancora rivolgerci alla polizia della contea di Loudoun o alla polizia di stato della Virginia e lasciare che se ne occupino loro» gli propose Sam per la seconda volta. «No.» «Mi dispiace che sia successa questa cosa al tuo amico e che tu abbia dovuto vederlo in quello stato» aggiunse lei dopo un imbarazzato silenzio. «Grazie.» «Hai intenzione di rispondere?» domandò, quando il telefono riprese a squillare incessantemente. «No.» «E se lo spegnessi? Non sopporto quel suono continuo.» Nick prese il BlackBerry dalla cintura. Era ancora profondamente scosso dopo aver visto John che veniva portato via dal suo appartamento in un sacco di plastica. Prima di spegnere il cellulare, decise di chiamare Christina. «Ehi!» disse lei con voce rotta dall'emozione. «Ho provato a chiamarti.» «Scusa.» Nick allentò il nodo della cravatta e slacciò il primo bottone della camicia, lanciando un'occhiata di traverso a Sam, il cui profumo femminile aveva saturato l'abitacolo dell'auto. «Ero alle prese con la polizia.» «Adesso dove sei?» «Sto andando a Leesburg.» «Dio, non t'invidio» sospirò Christina. «Stai bene?» «Mai stato meglio.» «Scusa, era una domanda stupida.» «Non preoccuparti, non si sa mai cosa dire o fare in queste circostanze. Sei riuscita a posticipare la votazione?» «Sì, ma Martin McDougal sta per avere un colpo apoplettico» rispose lei, menzionando la persona che aveva sostenuto la proposta di legge di John ed era il leader della maggioranza democratica. «Vogliono sapere che cosa sta succedendo.» «Tergiversa ancora un po', un'altra ora, magari due. E lo 16
stesso anche con lo staff. Ti darò via libera appena avrò parlato con i suoi genitori.» «D'accordo. Ormai hanno capito tutti che è successo qualcosa, perché la polizia federale ha messo un agente fuori dall'ufficio di John e non lascia entrare nessuno.» «Stanno aspettando il mandato di perquisizione» le spiegò Nick. «Stavo pensando che forse dovremmo dire a Trevor di preparare una dichiarazione, di modo che, quando sarà il momento, saremo pronti.» «È questo il motivo per cui ti ho chiamato.» «Ci pensiamo noi.» Christina sembrava sollevata di aver qualcosa da fare. «Lo dici tu a Trevor? Preferisci che lo faccia io?» «Credo di poterci riuscire, ma grazie per avermelo chiesto.» «Come ti senti?» «Sono sconvolta... tutte quelle promesse, tutto quel potenziale andato perduto...» Christina riprese a piangere. «Sarà ancora più terribile dopo questo primo momento di shock.» «Sì» concordò lui a bassa voce, «hai ragione.» «Io sono qui se hai bisogno di qualcosa.» «Anch'io. Ora, però, dovrò spegnere il telefono per un po', non smette di suonare.» «Ti mando la dichiarazione per e-mail.» «Grazie, Christina, ci sentiamo più tardi.» Nick concluse la chiamata e diede un'occhiata alle e-mail più recenti, sorpreso dalle manifestazioni di disappunto e di ansia per il posticipo della votazione. Una era del senatore Martin in persona. Che cosa cazzo sta succedendo, Cappuano? Con un sospiro, lui spense il BlackBerry e lo lasciò cadere nella tasca del cappotto. «Era la tua ragazza?» gli chiese Sam, facendolo trasalire. «No, la mia vice.» «Oh!» «Lavoriamo a stretto contatto. Siamo buoni amici» ag17
I NV E S T I GAT I ON - 1 -
MARIE FORCE
Washington è la città del detective Samantha Holland. Le"scene del crimine" sono sempre state la sua passione fin da bambina e il suo intuito l'ha aiutata in più di un'occasione nel risolvere anche i casi più ostici. Almeno fino all'ultima indagine dove qualcosa è andato storto e lei si è vista portare via carriera e credibilità. Per questo ha bisogno di riscattarsi e di un caso nuovo in cui tuffarsi anima e corpo. L'occasione si presenta quando il senatore John O'Connor viene trovato brutalmente ucciso nel suo letto e l'indagine viene assegnata proprio a lei. La situazione è davvero complicata anche perché Sam si trova a dover collaborare con Nick Cappuano, amico fraterno e capo dell'ufficio stampa del senatore.
J US T I C E -2 -
MARIE FORCE
In piedi davanti al cadavere di Julian Sinclair, esponente della Corte Suprema, il tenente Sam Holland è notevolmente turbata. Il fatto che lei sia stata una delle ultime persone a vederlo in vita la sera prima, alla festa per la nomina a senatore di Nick Cappuano, non gioca a suo favore. Sam non può non considerare che Julian è la seconda persona, dopo il senatore John O'Connor, legata a Nick a essere trovata brutalmente uccisa. Per questo deve relegare i sentimenti che prova per lui e non perdere l'obiettività e la freddezza necessari per portare avanti l'indagine. Se non fossero sufficienti le altalene emotive che Sam sta vivendo, le ombre di un caso irrisolto che coinvolgono suo padre si allungano su di lei.
C OR RU PT I ON -3
MARIE FORCE
L'assassinio di una donna trovata uccisa nelle stanze della Casa Bianca mette in allerta di nuovo il tenente di polizia Sam Holland e il suo team. Il caso, a un primo sguardo, sembra di quelli già risolti in partenza, ma le prove indicano che la donna assassinata aveva una relazione con Henry Lighfeather, senatore irreprensibile dell'Arizona e uomo sposato. Questo dettaglio, unito al fatto che il suo fidanzato Nick Cappuano vede messa in pericolo la sua ricandidatura alle elezioni proprio a causa del personale legame con l'indagato numero uno, spinge Sam a un'analisi più attenta dei fatti. Quando si scava a fondo però c'è il rischio di trovare del marcio e segreti capaci di distruggere anche la carriera più promettente.
C ONS PI R AC Y -4
MARIE FORCE
Di ritorno dal viaggio di nozze, il tenente di polizia Sam Holland e il senatore Nick Cappuano desiderano solo un po' di sana normalità dopo le tensioni antecedenti alle nozze, ma qualcuno ha altri piani in serbo per loro. Quando Sam scopre che alcuni biglietti di auguri contengono velate minacce di morte, non sa se siano indirizzate a Nick o a lei. Nel frattempo, un altro caso si apre per Sam: una serie di omicidi inspiegabili che coinvolgono vittime senza nemici apparenti e lontano dalle dinamiche di potere. Il primo cadavere della serie è quello del diciassettenne Daniel Alvarez ritrovato nella cella frigorifera del locale in cui lavorava, insieme a quello del proprietario. Sembra non ci sia un chiaro movente, ma...