Sherryl Woods
Amore, amiche e... magnolie
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Where Azaleas Bloom Mira Books © 2012 Sherryl Woods Traduzione di Fabio Pacini Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Romance aprile 2014 Questo volume è stato stampato nel marzo 2014 da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd) HARMONY ROMANCE ISSN 1970 - 9943 Periodico mensile n. 131 dell'11/04/2014 Direttore responsabile: Stefano Blaco Registrazione Tribunale di Milano n. 72 dello 06/02/2007 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
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Lynn Morrow aveva esaurito tutte le risorse. Sulla piccola scrivania incastrata in un angolo della cucina c'era una pila di bollette e fatture da pagare e il bilancio del suo conto in banca registrava l'incredibile cifra di ventitré dollari e trentacinque centesimi. Era dai tempi dell'università che non scendeva così in basso. Il frigorifero conteneva una confezione di latte mezza piena, cinque uova e due cespi di insalata che si stavano rapidamente ammosciando. Nella dispensa c'erano una scatola di pelati, un pacco di spaghetti, un vasetto praticamente vuoto di burro d'arachidi e un avanzo di cereali che forse sarebbero bastati a riempire una ciotola. Anche quello le ricordava l'università. Ma un conto era raschiare il fondo del barile a diciannove anni, un altro doverlo fare a quaranta con due figli da mantenere. «Mamma, ho fame» annunciò Jeremy non appena mise piede in casa di ritorno dalla scuola. «Cosa c'è per merenda?» Lexie, che era alle sue calcagna, lanciò un'occhiata a sua madre, vide l'espressione terrorizzata del suo viso e si girò verso suo fratello. «Invece di pensare a mangiare, perché non fai un corso accelerato di sensibilità?» Jeremy avvampò e corse via, rifugiandosi nella propria camera, e Lynn si ritrovò con gli occhi lucidi. Negli ultimi tempi Alexis, che aveva solo quattordici anni, trascorreva di gran lunga troppo tempo a cercare di proteggere la sua mamma. Da quando era iniziata la procedura di divorzio, Lynn faceva 5
fatica ad arrivare alla fine del mese. Lei e il suo prossimo ex marito erano ancora in tribunale a litigare praticamente su tutto, dalla casa alla custodia dei figli, passando per gli alimenti. L'ordine temporaneo attualmente in vigore le permetteva a malapena di tenere la testa fuori dall'acqua. Ogni mese, all'inizio della quarta settimana, i soldi cominciavano a scarseggiare, anche con il lavoro part-time che era riuscita a trovare nella boutique che la sua vicina Raylene aveva aperto in Main Street, nel centro di Serenity. Forse tra un anno o giù di lì avrebbe ringraziato Ed per averle permesso di mettere alla prova il suo spirito con quell'inattesa sfida di vita, ma ora come ora quel giorno era ancora molto lontano. Era furibonda con lui, non tanto perché l'aveva lasciata, quanto per lo scompiglio che aveva creato in seno alla famiglia. Lynn si era sforzata di impedire che le proprie ansie si riversassero sui bambini, ma Lexie era una ragazzina particolarmente sveglia e non ci aveva messo molto a capire cosa stava succedendo. A volte, vedendo il modo in cui, in un brevissimo arco di tempo, si era trasformata da adolescente spensierata in adulta consapevole delle durezze del mondo, a Lynn veniva da piangere. Lexie avrebbe dovuto occuparsi di prendere buoni voti a scuola, e magari imparare a gestire la sua prima cotta per un coetaneo, non andare in soccorso di sua madre. In quel momento, dopo aver seguito con lo sguardo l'indignata ritirata di suo fratello, si avvicinò a Lynn e l'abbracciò. Sembrava che avesse un misterioso radar che l'avvertiva quando lei aveva bisogno di essere confortata. «Papà è di nuovo in ritardo con l'assegno, eh?» le chiese a voce bassa. «La situazione è molto brutta?» Lynn cercò immediatamente di rassicurarla. «È tutto a posto, tesoro. Non voglio che ti preoccupi per queste cose.» «A posto un bel niente» ribatté rabbiosamente la ragazza. «Com'è che papà è diventato una simile carogna?» 6
Se lo domandava anche Lynn, ma non era ancora riuscita a darsi una risposta. Le sembrava di non conoscerlo più. Ed aveva dato all'espressione crisi di mezz'età nuovi significati. Era completamente egocentrico, autoindulgente e irresponsabile. La sua famiglia non aveva i soldi necessari a mettere un pasto decente in tavola, ma qualche giorno prima, ascoltando per caso la conversazione tra due persone, lei aveva appreso che Ed era partito per una costosa vacanza di golf, la terza negli ultimi sei mesi. La moglie di uno dei dirigenti della sua compagnia assicurativa non si era accorta che Lynn si trovava nelle vicinanze quando aveva fatto quei commenti sui gusti stravaganti del capo di suo marito. Oppure sì, pensò cinicamente Lynn. «Non parlare così di tuo padre» disse a Lexie in un tono di monito che suonò stanco alle sue stesse orecchie. Non voleva che i suoi figli cominciassero a odiare il loro papà, ma non era nemmeno pronta a cantare le sue lodi. Ogni giorno che passava era una difficile prova di equilibrismo tra le sue emozioni lacerate e le necessità dei ragazzi e, per quanto si sforzasse di apparire su di morale, non riusciva più a ingannare nessuno. Gli occhi di Lexie si riempirono di lacrime, anche se era impossibile capire se perché era stata sgridata, o perché aveva paura. «Siamo nei guai, vero?» «Un po' sì» ammise Lynn con cautela. Le diede una stretta alla mano. «Però si tratta solo di una crisi momentanea, tesoro. Si risolverà, te lo prometto.» «Saremo costretti a cambiare casa?» chiese Lexie, dando voce alla prospettiva che evidentemente la turbava di più. Lynn non era tipo da indorare la pillola, ma le sarebbe piaciuto avere un piano B prima di rivelare la triste verità. «È possibile, ma io farò di tutto per evitarlo.» Sebbene avesse dalla sua Helen Decatur-Whitney, uno dei migliori avvocati divorzisti dello Stato, sapeva che nemmeno 7
lei era in grado di compiere miracoli. Ciò nonostante, cercò di infondere speranza in sua figlia. «Mi auguro che Helen blocchi una simile eventualità in tribunale, però non voglio mentirti... potrebbe accadere.» «Io sto molto bene qui» disse Lexie con un lieve tremito nella voce. «La casa è bellissima e vivo accanto alla mia migliore amica.» Un istante dopo, apparentemente perché aveva visto qualcosa sul volto di sua madre, raddrizzò le spalle. «No, sono convinta che andrà tutto bene.» Le lanciò un'occhiata implorante che finì di straziare quel che restava del suo cuore martoriato. «Ho ragione, vero?» «Fintanto che tu, Jeremy e io staremo assieme, non potrà succederci niente di male» giurò Lynn. Avrebbe fatto quanto in suo potere per impedirlo. Tuttavia, in quel preciso istante, con i conti da pagare e la miseria di ventitré dollari in banca, si sentiva maledettamente impotente. Per una donna che era sempre stata sicura di se stessa e in controllo della propria vita, era una sensazione nuova, assai poco gradevole. Una colpa in più da addossare a Ed quando fosse venuto il giorno del giudizio. Il costruttore Mitch Franklin lavorava ormai da diverse settimane a un ampliamento della casa di Raylene e Carter Rollins.Aveva iniziato ai primi di dicembre, concedendosi solo una breve pausa in corrispondenza del Natale, e si augurava di finire in tempo per l'annuale Memorial Day Party al quale di solito intervenivano tutti gli amici della coppia. Normalmente, gli inverni a Serenity erano temperati ed era raro che le condizioni meteo impedissero di lavorare, ma quell'anno era stato un'eccezione, con freddo record e più neve e ghiaccio di quanto in South Carolina si ricordasse a memoria d'uomo. Di conseguenza, era molto in ritardo sui tempi previsti, cosa che non gli garbava neanche un po'. Con altri due cantieri aperti – per lo più lavori di ristrutturazione d'interni – Mitch era orgoglioso di essere riuscito a 8
distribuire degli assegni abbastanza sostanziosi agli uomini della sua squadra, ma adesso si trattava di terminare quel dannato ampliamento. Per tenere sotto controllo i costi, non aveva mai chiesto ai suoi operai di superare le regolamentari otto d'ore al giorno, ma aveva preso l'abitudine di fare un sacco di straordinari. Aveva una reputazione di puntualità da difendere e non voleva che fosse proprio quel lavoro a guastarla. Comunque, c'erano anche altre cose a motivarlo. Tanto per cominciare, Raylene era una cuoca fantastica e, ogni volta che lui si trovava ancora lì verso le sette di sera, non mancava mai di invitarlo a cenare con loro. Ma la verità nuda e cruda era che, senza sua moglie, uccisa l'anno precedente da un automobilista ubriaco, la sua casa gli sembrava spaventosamente vuota. Era stato già brutto quando i loro figli se n'erano andati per frequentare l'università, ma adesso, con l'assenza di Amy che pesava come un macigno, faceva fatica a tornarci persino per dormire. Il letto che aveva diviso con sua moglie per ventidue lunghi anni era diventato all'improvviso troppo grande e troppo freddo. I ragazzi erano esattamente dove dovevano essere, all'università a costruirsi un futuro, e intanto lui andava alla deriva, più di quanto sarebbe stato lecito aspettarsi. Raylene, Carter e le sorelle minori di Carter stavano riempiendo un vuoto gigantesco nella sua vita. E Mitch aveva la sensazione che Raylene se ne rendesse conto. Sentendo un rumore, girò la testa e la vide che entrava in quello che sarebbe stato il suo nuovo soggiorno, con una spettacolare serie di grandi finestre e un magnifico caminetto in pietra. «Mi sembrava di averti già detto di non venire qui senza casco protettivo» la rimproverò con una punta di esasperazione nella voce, sapendo già che non gli avrebbe dato retta. Raylene faceva così da sempre. Anzi, da quando, superata la sua agorafobia, aveva ripreso a uscire e a condurre una vita 9
normale, era addirittura peggiorata. A volte, si comportava come una ragazzina irresponsabile e ribelle. «Lo so, ma la tentazione di dare una sbirciatina è troppo forte» ribatté lei, guardandosi attorno con espressione deliziata. «Mitch, stai facendo dei progressi incredibili! Non vedo l'ora che arrivi il Memorial Day per invitare gli amici.» Mitch non era abituato alle persone che davano feste a ogni piè sospinto, ma aveva notato che Raylene e suo marito, il capo della polizia Carter Rollins, non si lasciavano sfuggire un'occasione per organizzarne una. «Ti riferisci al gruppo delle Magnolie?» chiese con una punta di ironia nella voce. «Sbaglio, o erano già venute qui prima delle feste, per celebrare la felice conclusione di quei brutti episodi di bullismo al liceo?» «Cosa posso dire? Sembra passato un secolo da allora e la curiosità è femmina. Forse è giunto il momento che le inviti per fare un'altra ispezione. L'altra volta era impossibile capire cosa stava succedendo. C'erano macerie dappertutto e i nuovi materiali erano ancora accatastati al centro dello spazio. Invece guarda adesso. Non è ancora finito, ma è già bellissimo.» Lui aggrottò la fronte. «Promettimi che non le porterai qui dentro finché non ti dirò che è sicuro» insistette, chiamando a raccolta tutta la propria autorità. «Anche quando non stiamo lavorando, è facile inciampare in una tavola sconnessa, o tirarsi qualcosa in testa. E l'elettricista non ha ancora finito di mettere le prese della corrente, per cui in diversi punti ci sono i fili scoperti.» Lei rise. «Ti stavo prendendo in giro. So che non sopporti che le persone si aggirino per il cantiere, toccando questo o quello. Inclusa me.» «Allora perché continui a farlo? Solo per mandarmi in bestia?» «No. Penso che questo sia anche il mio cantiere, il che mi consente di avere dei privilegi.» 10
Lui scosse la testa. «Sai a chi assomigli? A Maddie Maddox. Quando abbiamo ristrutturato i locali di quello che adesso è il suo centro benessere, ho rischiato diverse volte l'infarto.» Le lanciò un'occhiata di sottecchi. «Tu sapevi che quel lavoro l'abbiamo fatto noi, vero?» «Certo» confermò Raylene. «È stata proprio Maddie a raccomandarti.» «Be', lei si ostinava a starsene seduta lì, nel mezzo del caos più totale, per l'intera giornata. Diceva che l'aiutava a concentrarsi. Con le seghe, le pialle e i martelli che andavano a tutto spiano, non so come facesse, però ci riusciva. All'inizio mi sembrava una follia, ma poi mi sono abituato.» «Be', quando Maddie si ficca in testa qualcosa, non c'è verso di distoglierla» commentò Raylene. «È un bulldozer» ammise Mitch con una nota di riluttante rispetto nella voce. «Sai, io ero convinto che lavorare per quel trio... lei, Helen e Dana Sue... sarebbe stato un incubo. Chi ha mai sentito di tre donne che si trovano d'accordo su qualcosa? Invece mi sbagliavo! Maddie aveva le idee molto chiare e le altre due le lasciavano campo libero. Non avrei mai immaginato che Helen potesse cedere così facilmente lo scettro del comando.» «Sono una grande squadra» disse Raylene. «Mi ispirano e sono delle amiche fantastiche.» «Le amicizie sono importanti, su questo non c'è dubbio» convenne Mitch. «Io avrei dovuto essere più bravo a coltivare le mie. Adesso che Amy non c'è più e i ragazzi sono lontani, mi pento di averle trascurate. Potrei uscire con i miei operai, ma preferisco evitare. Si rischia di confondere i ruoli, se capisci cosa intendo. Comunque, loro mi sono stati sempre vicini dopo la morte di Amy. Ci sono un sacco di brave persone in questa città.» «Puoi dirlo forte» disse Raylene. «E non è mai troppo tardi per riagganciare dei vecchi rapporti oppure crearsene di nuovi. Come ho fatto io quando sono tornata a vivere a Serenity. 11
È stata la decisione migliore che abbia mai preso.» Sorrise. «Insieme a quella di sposare Carter, naturalmente.» «Naturalmente» borbottò lui, asciutto, avendo visto di persona il modo in cui quei due si guardavano e si toccavano. Sembravano due adolescenti in piena crisi ormonale. Lei gli saettò un'occhiata penetrante. «Tu potresti essere un ottimo partito per molte donne, lo sai, vero?» «Ehi, non metterti strane idee in testa! Abbiamo già un Cupido in città. Grace Wharton ha fatto della mia vita sociale la sua missione personale. Ormai, ogni volta che entro nel suo locale, trascina lì qualche malcapitata e me la presenta.» «E nessuna ha destato il tuo interesse?» «Finora no» dichiarò lui. «E non penso che la situazione possa cambiare presto.» La sua voce si riempì di nostalgia quando aggiunse: «È difficile essere fortunati due volte, e io ho già avuto Amy». Raylene non si lasciò scoraggiare. «Mi limito a constatare che sei un uomo di bell'aspetto. Con alcune caratteristiche decisamente intriganti...» Con un sogghigno impudente, lo squadrò da capo a piedi, soffermandosi su un determinato punto della sua anatomia che, data la posizione accosciata, era particolarmente in evidenza. Mitch avvampò come uno scolaretto. Era stato felicemente sposato per ventidue anni. Prima di incontrare Amy, aveva avuto la sua brava razione di storie passionali, ma, dopo aver pronunciato il fatidico sì, quel periodo si era chiuso e non ne aveva mai sentito la mancanza. Lei era stata tutto il suo mondo. Oggi, a quarantatré anni, sapeva che con ogni probabilità a un certo punto nella sua vita sarebbe apparsa un'altra donna ma, ora come ora, quella prospettiva lo lasciava del tutto indifferente. Per come la vedeva lui, ciascuno elaborava il lutto in modo diverso, e il suo consisteva nel dedicarsi anima e corpo al lavoro, ancora più di quanto avesse fatto prima. Raylene lo osservò con aria divertita. «Okay, se prometto 12
di smettere di scocciarti su questa cosa, ti fermerai a cena? Le ragazze mi hanno chiesto di preparare le lasagne al forno. Ce ne sono in abbondanza.» La tentazione era forte, ma Mitch volle dare ugualmente voce alle sue preoccupazioni. «Cosa pensa Carter di avermi al suo tavolo praticamente ogni sera?» «È contento, perché significa che finirai prima il lavoro» disse lei. «Per favore, rimani. Ormai fai parte della famiglia. E poi tu sai che a me piace cucinare per tante persone.» «E tu sai che non posso dire no alle tue lasagne» rispose lui, cedendo un po' troppo facilmente. «Grazie, Raylene.» Quando alla fine si radunarono attorno al grande tavolo della sala da pranzo, si accorse di non essere l'unico ospite. Lexie Morrow, la figlia dei vicini, era anche lei spesso lì a causa della sua amicizia con Mandy, la minore delle sorelle di Carter. Quella sera, inoltre, si era portata dietro suo fratello e sua madre. Mitch non poté esimersi dal sottoporre Lynn a uno scrutinio spassionato. Era ancora più pallida del solito e non potevano esserci dubbi sull'ansia che oscurava il suo sguardo. Lui la conosceva dai tempi delle elementari e, attorno ai tredici anni, aveva sviluppato una vera e propria devozione nei suoi confronti, ma i suoi sentimenti non erano mai stati ricambiati perché, già all'epoca, per lei era esistito soltanto Ed. Poi, crescendo, avevano preso strade diverse e si erano persi di vista. «Tutto a posto, Lynn?» chiese in tono sommesso, piegandosi dalla sua parte per non farsi sentire dagli altri. Lei rispose con un sorriso che gli sembrò forzato. Da ragazza, la sua risata argentina gli aveva ricordato lo scampanio festoso della domenica mattina. Ora non c'era niente di festoso nella sua espressione. Il che era perfettamente comprensibile, visto che si trovava nel bel mezzo di un divorzio. «A meraviglia» disse lei, ma, a dispetto della buona volontà, la bugia non suonò convincente. Mitch lanciò un'occhiata in direzione dei suoi figli e notò 13
che entrambi stavano mangiando come se fossero digiuni da giorni. Pensando ancora una volta al peso che il divorzio poteva avere sulla sua vita, si domandò come se la passasse in quel periodo. Aveva sentito un sacco di pettegolezzi sui frequenti viaggi di piacere che si concedeva suo marito, e gli venne il sospetto che tutte quelle spese avessero un effetto sulle finanze di Lynn. La semplice idea che Ed andasse a spassarsela in giro mentre la sua famiglia soffriva bastò ad annodargli lo stomaco, ma sarebbe stato così anche se non si fosse trattato di Lynn. D'altro canto, però, era possibile che gli affettuosi ricordi che aveva di lei lo inducessero a vedere problemi dove in realtà non ne esistevano. Non sarebbe stata la prima volta che si faceva trascinare dall'immaginazione. Per qualche motivo, lui aveva la tendenza ad andare in cerca di persone da soccorrere. Dopo la cena, si dilungò finché i Morrow non furono pronti a congedarsi e uscì insieme a loro. Era una notte senza luna e la loro casa era completamente immersa nel buio. «Vi accompagno su per il viale» disse. «Non si vede a un palmo.» «Oh, devo essermi dimenticata di accendere la luce sulla veranda» disse Lynn, anche se l'imbarazzato nervosismo nella sua voce suggeriva altrimenti. «In ogni caso, penso che sia fulminata.» «Se vuoi posso controllare» si offrì subito Mitch. «Sarebbe inutile. So per certo di non avere lampadine di scorta. Sono sulla lista della spesa, ma mi scordo sempre di comprarle.» Lui sentì quell'affermazione per quello che era, un altro tentativo di salvare la faccia. «Non c'è problema. Nel mio pick-up non mancano mai.» Senza darle modo di obiettare, Mitch andò a prenderne una e tornò sui suoi passi, raggiungendola sulla veranda. «Se ti capitasse di uscire la sera, ne avrai bisogno» disse mentre, con 14
gesti esperti, effettuava la sostituzione. «Serenity è una cittadina tranquilla, ma queste minime misure di sicurezza vanno osservate comunque.» «Lo so» disse Lynn e, dopo una pausa, con evidente fatica, si impose di bofonchiare un debole: «Grazie». «Figurati, non è niente. Se per caso ti servisse qualche piccola riparazione, fammelo sapere. Per i prossimi due mesi mi troverai ogni giorno da Raylene e sarei felice di dare una mano. Senza chiedere nulla, ovviamente. Solo un gesto di cortesia tra vecchi amici.» Lei gli rivolse un flebile sorriso. «Apprezzo il pensiero, ma ce la caviamo bene.» Mitch, che conosceva l'orgoglio e i suoi meccanismi, si limitò ad annuire. «Be', in caso di emergenza, l'offerta è sempre valida. Non farti problemi, okay?» «Grazie. Buonanotte, Mitch.» Lei esitò, poi aggiunse: «So che avrei dovuto farmi viva quando è successo, ma mi è dispiaciuto davvero moltissimo di sentire dell'incidente di Amy. Deve essere stato un colpo terribile per te e i ragazzi». Lui annuì. «Era una donna stupenda. Ormai è passato un anno, ma io continuo a sentire la sua mancanza come il primo giorno. A volte, rientrando la sera, mi sorprendo a chiamarla e solo dopo mi rendo conto che non c'è più.» Fece una pausa e scrollò le spalle. «Dicono che a un certo punto passi.» Lei gli toccò brevemente il braccio. «In casi come questo, si dicono un sacco di cose, ma io ho il sospetto che siano solo frasi consolatorie, un modo per evitare di riconoscere che perdere qualcuno che si ama fa un male d'inferno.» «Sì» mormorò lui, «hai ragione. Buonanotte, Lynn.» I ragazzi erano entrati immediatamente in casa e ora lei si affrettò a imitarli. Mitch rimase dove si trovava e la seguì con lo sguardo. C'era qualcosa che non quadrava. Se ne sarebbe accorto anche un cieco. Lui comprendeva la necessità di riaffermare la propria indipendenza dopo il fallimento di un matrimonio, 15
ma sapeva anche che il primo istinto di una madre era di proteggere i suoi figli. Se Lynn fosse finita davvero nei guai, per il loro bene avrebbe chiesto aiuto. E, se lo avesse chiesto a lui, si sarebbe fatto trovare pronto. Qualcuno doveva far sparire il velo di paura e dolore che ormai non lasciava mai i suoi occhi. Inoltre, anche se fino a quel momento non l'aveva realizzato, avere un progetto gli avrebbe fatto bene. Forse, pensò, non era un caso che si fossero rincontrati proprio in quel particolare momento delle loro vite. «Le lasagne di Raylene sono la fine del mondo» mormorò Jeremy con voce assonnata quando Lynn andò a rassettargli le coperte prima che si addormentasse. «Com'è che tu non cucini più così?» «Mi manca il tempo» disse Lynn. «Anche Raylene lavora, però lei lo trova» insistette lui. Jeremy aveva dieci anni e non poteva capire quanto la mettesse a disagio dicendo quelle cose, ma stavolta resistere all'impulso di sbottare non fu per niente facile. «Dimmi quali sono i piatti che ti mancano di più e uno di questi giorni te li preparerò, promesso» disse. «Bistecca con le patate al forno» disse subito lui. «Anche papà ne va matto.» Le bistecche costavano troppo per il loro attuale budget, pensò miseramente Lynn. Tuttavia, in un modo o nell'altro, se le sarebbe procurate. «Vedrò cosa posso fare.» «Domani?» incalzò lui, tutto eccitato. «Domani no, però presto» rispose lei con fermezza, sospirando di fronte alla delusione che si dipinse nel suo sguardo. «E adesso dormi. Domani devi andare a scuola. Hai studiato per il test di storia?» Lui si strinse nelle spalle. «Abbastanza.» Il che probabilmente significava quasi niente. Perché non 16
si era seduta con lui subito dopo cena per accertarsi che si fosse preparato, come aveva sempre fatto prima? Perché era stata lì ad arrovellarsi per trovare una maniera di far durare quei neanche ventiquattro dollari per un'altra settimana, pensò con rabbia, e intanto il suo quasi ex marito gozzovigliava in qualche resort di lusso... «Ti sveglierò mezz'ora prima e ripasseremo insieme la lezione» disse in tono che non ammetteva repliche. «Mamma!» protestò Jeremy con un gemito melodrammatico. «E non tentare nemmeno di simulare un mal di pancia, di gola o di orecchio, mi hai sentito?» Lynn si chinò su di lui, dandogli un rumoroso bacione che gli strappò una risata, pur tra le inevitabili rimostranze sul fatto che ormai era troppo grande per quel genere di cose. Dopo aver lasciato suo figlio, bussò alla porta della camera di Lexie. «Stai ancora studiando?» Lexie abbassò il libro dietro al quale si era nascosta, rivelando, con suo grande sgomento, le guance rigate di lacrime. «Mi manca papà» sussurrò. «Mi dispiace, ma mi manca davvero tanto.» Lynn si sedette sul letto e l'abbracciò, tirandosela sul petto. «Non hai nulla di cui dispiacerti. È naturale che sia così.» «Però immagino che ti rattristi sentirmelo dire» mormorò Lexie con una maturità superiore ai suoi anni. «Vedo quanto ti sforzi per fare in modo che tutto sembri normale.» Lynn fabbricò un sorriso a beneficio di sua figlia. A furia di farlo, sarebbe dovuto diventare più facile, ma per il momento non era così. «Penso che sia ovvio che in questa situazione ci sia ben poco di normale e fingere il contrario non serve a nulla.» Le rialzò il mento con due dita. «Adesso guardami. Tu vuoi bene al tuo papà e io so per certo che, a dispetto di tutto quello che è capitato, anche lui te ne vuole. Io non mi permetterò mai di interferire nel rapporto che c'è tra voi.» 17
«Allora perché lui non si fa più vedere da così tanto tempo?» Lynn sospirò. «Vorrei essere in grado di dare un senso alle azioni di tuo padre, ma non ci riesco. Forse in questo periodo è subissato di lavoro.» «Ho provato a chiamarlo sul cellulare, ma è entrata in funzione la segreteria e Noelle, la sua assistente, mi ha detto che è via» disse Lexie, rivelando di essersi rivolta al suo ufficio per avere delle risposte. «Però suonava un po' strana quando le ho parlato, quindi non penso che si tratti di affari. Tu sai dov'è andato?» Lynn non aveva nessuna voglia di raccontarle dei viaggi di golf. Lexie si sentiva già abbastanza trascurata così. Inoltre, la notizia non era sicura. A Serenity, come in tutte le cittadine di provincia, i pettegolezzi abbondavano e non sempre si rivelavano veritieri. «Non ne ho idea» disse a sua figlia, la quale aveva smesso di piangere, ma conservava ancora l'espressione sconvolta di prima. «Però domani chiederò in giro e cercherò di scoprire almeno quando deve tornare. Sarebbe già qualcosa, no?» Lexie annuì. «Sai cos'è che non capisco? Com'è possibile che senta così tanto la sua mancanza, mentre in realtà sono furiosa con lui?» Stavolta, il sorriso di Lynn fu genuino. Era una domanda estremamente complessa, alla quale lei stessa aveva più volte tentato di dare una risposta senza mai riuscirci. Nell'ultimo periodo, c'erano stati dei momenti nei quali lo avrebbe molto volentieri strozzato, eppure, se solo si fermava a pensare che non avrebbe più potuto abbandonarsi sul suo torace e stringerlo, le veniva da piangere. «I rapporti personali sono una faccenda molto complicata, tesoro. L'amore non svanisce così, con uno schiocco di dita, soltanto perché qualcuno ti ha delusa. Hai presente come mi arrabbio quando Jeremy beve il latte direttamente dal cartone o quando tu lasci gli asciugamani bagnati sul pavimento del 18
bagno?» Lynn le fece il solletico sulla pancia. «Eppure continuo a volervi bene.» «Oppure quando mi dici di mettere in ordine la camera dieci volte di fila?» ribatté Lexie, entrando nello spirito della presa in giro. «Mi fai girare le scatole, ma non per questo ti mando a quel paese.» «E quando tu mi disobbedisci deliberatamente, anche se sai benissimo che non devi fare merenda subito prima di cenare?» le rammentò Lynn. Disgraziatamente, a questo il sorriso di Lexie si spense. «Magari ci fosse qualcosa con cui fare merenda.» Ancora una volta, Lynn si sentì opprimere dal peso di tutte le cose che erano andate storte da quando suo marito se n'era andato di casa e aveva avviato la pratica di divorzio. C'erano quelle davvero gravi, come il suo non esserci quando i ragazzi avevano bisogno di lui, o gli allarmanti ritardi nel pagamento delle rate del mutuo. E quelle apparentemente banali, come il fatto che non ci fossero più merende dopo la scuola. Sommandole tutte insieme, aveva la sensazione di aver mancato nei confronti dei suoi figli. Dare la colpa a Ed sarebbe stato fin troppo facile, ma anche ingiusto. Lei era la loro mamma. Avrebbe dovuto trovare una maniera di soddisfare le loro necessità. Andare a lavorare da Raylene era stato un inizio, ma evidentemente non era sufficiente, soprattutto se Ed non stava ai patti. In quel preciso istante, giurò solennemente che si sarebbe trovata un altro lavoro, anche a costo di fare la cameriera in uno dei fast-food che erano sorti di recente alla periferia della città. Qualunque cosa pur di porre fine al tormento che provava nel vedere i suoi bambini soffrire a causa degli errori dei loro genitori. «Mi dispiace» sussurrò Lexie. «Non avrei dovuto dirlo. È stata una cattiveria.» «È anche la verità» disse Lynn con una smorfia, salvo poi aggiungere: «Ma non per molto». 19
Lexie la guardò con aria speranzosa. «Cosa hai intenzione di fare?» «Mi cercherò un lavoro meglio pagato, a tempo pieno, oppure un altro part-time» dichiarò Lynn. «Io potrei fare la babysitter» si offrì immediatamente Lexie. «Apprezzo il gesto, ma credo che dovresti essere un po' più grande prima di cominciare ad assumerti questo genere di responsabilità» disse Lynn. «Ora come ora, il tuo lavoro consiste nello studiare e prendere buoni voti, in modo da poter andare all'università che preferisci.» «Dici sempre le stesse cose» protestò Lexie, come se non si rendesse conto che solo vincendo una borsa di studio avrebbe potuto iscriversi a un'università prestigiosa. «Un sacco di mie coetanee fanno le babysitter. E tu mi chiedi spesso di stare con Jeremy.» «Lui ha dieci anni ed è tuo fratello» le fece notare Lynn. «Prendersi cura di un bambino piccolo, o di un lattante, è molto più complicato.» «E se prendessi il certificato da babysitter al centro comunale? Allora potrei?» Lexie la guardò con aria implorante. «Per favore? Mi piacerebbe dare una mano.» «Prima segui il corso, poi vedremo. Ma quello che guadagnerai dovrà servire per le tue spese personali, okay? Non spetta a te contribuire ai costi di mantenimento della famiglia.» Lexie le gettò le braccia al collo. «Grazie, grazie, grazie! Domani andrò a iscrivermi. Conosco già diverse coppie che hanno bisogno di una babysitter. Appena avrò in mano il certificato, metterò in giro dei volantini.» Lynn sorrise del suo entusiasmo e si scoprì a desiderare di averne altrettanto per la propria caccia a un nuovo lavoro. «Okay, mia piccola imprenditrice. Intanto mettiti a dormire. Ti voglio bene.» «Anch'io, mamma.» 20
Lynn spense la luce mentre si alzava, ma, un secondo dopo che fu uscita, Lexie la riaccese. Lynn sorrise di nuovo. Sapeva cosa stava facendo. Mandava un messaggino a Mandy per dirle del corso da babysitter. Probabilmente sperava che si sarebbe iscritta anche lei. Il che non sarebbe stato affatto strano. Quando una di loro due si metteva a fare qualcosa, il piĂš delle volte l'altra la seguiva. Era soprattutto per questo che perdere la casa sarebbe stato un dramma. Andarsene da lĂŹ avrebbe significato interrompere un rapporto di amicizia che forniva a sua figlia il miglior sostegno che una ragazza della sua etĂ potesse sognare di avere.
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Amore, amiche e... magnolie di Sherryl Woods Lynn Morrow, alle prese con un inaspettato divorzio, certo non immaginava che la situazione potesse degenerare a tal punto da non avere abbastanza cibo da mettere in tavola per i propri figli. Il suo quasi ex marito sembra irriconoscibile, e se non fosse per la solidarietà delle amiche, insieme alla forza d'animo di Mitch Franklin, di certo non ce la farebbe a tirare avanti. Lynn rappresenta per Mitch il primo amore, mai corrisposto. Forse, ora che sono adulti e maturi, possono avere una seconda possibilità. Certo l'ex marito di Lynn non ha intenzione di rendere loro la vita facile, tormentato da un'insensata gelosia e un indicibile segreto.
La ragazza della porta accanto di Lori Foster Alice Appleton è la vicina di casa perfetta: riservata, silenziosa e... disposta a prendersi cura del cane di Reese Bareden, agente di polizia. Quando però è coinvolta in una sparatoria, proprio a casa di Reese, viene alla luce un lato di lei che fino a quel momento ha tenuto ben nascosto. Chi è davvero Alice Appleton? E che cosa nasconde? Reese è deciso a scoprirlo, così come è deciso a scoprire lei, strato dopo strato, fino all'ultimo indumento. Intanto qualcuno, là fuori, ha un conto in sospeso con Alice, e Reese farà di tutto per proteggerla.
Gli occhi dell'anima di Nora Roberts Aurora è una donna che cela la propria fragilità con una fermezza da donna navigata: è lei che sembra la madre di sua madre, veggente con la testa sempre tra le nuvole e il cuore perso in sogni d'amore. Aurora invece non ne vuole sentire parlare. E quando l'amore bussa alla sua porta tenta di fingere di non essere in casa.
Viaggio a Virgin River di Robyn Carr Per l'ex attore Dylan Childress decidere se tornare o no a calcare le scene non è una scelta semplice. Il viaggio in moto a Virgin River lo aiuterà a capire che cosa vuole. Quando lungo la strada si ferma a dare una mano a una donna con un'auto in panne, ancora non sa che la sua vita sta per cambiare per sempre.
Cuore selvaggio di Diana Palmer 1903. Arrivo stazione di Chicago sabato ore 14.00. Tess. Quando Matt riceve questo telegramma non riesce a crederci. Ancora non si rende conto che anche Tess è cambiata. È diventata una donna ed è pronta a combattere con le unghie e con i denti per i propri diritti all'interno della società. E per l'uomo che ama.
Il segreto di Avery di Lori Foster Rowdy Yates è riuscito a trasformare la bettola che ha acquistato in un locale di tutto rispetto. L'attrazione che prova per Avery Mullins, il nuovo barman, è sempre più forte. E lei lo ricambia. Ma Avery ha qualcosa da nascondere e continuerà a tenere le distanze per evitare che la verità venga a galla.
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Inghilterra, inizio XIX secolo
Le gravi difficoltà economiche che hanno dovuto affrontare hanno permesso ai membri del nobile casato dei Lester di capire quali sono i valori che davvero contano nella vita, e benché di recente siano tornati in possesso delle loro ricchezze nessuno di loro ha intenzione di dimenticare... “Stephanie Laurens non sbaglia un colpo: sa immancabilmente incantare il pubblico grazie a un mix di romanticismo, trame incalzanti e personaggi indimenticabili.” Historical Romance Reviews
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