Appuntamento in libreria con un altro GIOIELLO firmato dalla regina del romance…
NORA ROBERTS, STAR DELLA NARRATIVA INTERNAZIONALE DA MILIONI DI COPIE VENDUTE, FIRMA UN ROMANZO SEXY, BRILLANTE E PREZIOSO, COME UN DIAMANTE.
“Passione, humor, segreti: un romanzo fantastico. Nora Roberts è una dea.” Amazon Review
“L’autrice più amata d’America.” The New Yorker
Tre donne, tre gemme preziose, tre vite in cui la fortuna va di pari passo con l’amore. Con incredibile maestria Nora Roberts riesce a catturare il lettore attraverso un perfetto intrigo dal finale sorprendente e personaggi che fanno subito innamorare.
Dal 10 giugno in libreria e nei migliori supermercati www.harlequinmondadori.it - Seguici su
PRESENTA
IL ROMANZO EVENTO DELL ESTATE 2014
Dopo THE CROSSFIRE SERIES, torna l’autrice n.1 in 21 paesi:
SYLVIA DAY
Le regole da non infrangere erano due: mai mischiare il piacere agli affari, mai portare il lavoro in camera da letto. Nell’attimo esatto in cui avevo posato gli occhi su Jackson Rutledge ero sicura che le avrei infrante entrambe…
In libreria da giugno
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Susan Mallery
Le Tre Sorelle
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Three Sisters Mira Books © 2013 Susan Macias Redmond Traduzione di Elisabetta Lavarello Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Romance agosto 2014 Questo volume è stato stampato nel luglio 2014 da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd) HARMONY ROMANCE ISSN 1970 - 9943 Periodico mensile n. 139 del 15/08/2014 Direttore responsabile: Stefano Blaco Registrazione Tribunale di Milano n. 72 dello 06/02/2007 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
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Essere lasciata all'altare non è cosa da poco. A parte la sofferenza e l'umiliazione, la mancata sposa deve occuparsi delle questioni pratiche. Sono alte le probabilità che se un tizio è disposto a piantarti in asso davanti a trecento amici e parenti, per non parlare di entrambe le madri, non si curerà di dettagli quali restituire i regali di nozze e pagare il catering. Il che spiegava perché, tre mesi dopo aver vissuto questa traumatica esperienza, Andi Gordon stava investendo i risparmi di una vita in una casa che aveva visto solo due volte, in una cittadina che aveva visitato per settantadue ore. Un taglio netto, le avevano consigliato. Andi aveva deciso di seguire il suggerimento. Così ora, firmato il rogito e ritirate le chiavi, era salita in collina fino al punto più elevato di Blackberry Island e stava guardando la casa che aveva appena acquistato. Sull'isola era nota come una delle Tre Sorelle: tre ville in stile Regina Anna costruite alla fine dell'Ottocento. L'agente immobiliare le aveva spiegato che la proprietà sulla sinistra era stata scrupolosamente restaurata. E in effetti, i colori pastello della facciata erano quelli del periodo in cui era stata edificata. Persino il giardino, dal tradizionale impianto all'inglese, si distingueva da quelli più informali che si vedevano di solito sulla costa nordoccidentale degli Stati Uniti. Una bicicletta da bambina, appoggiata al portico, era l'unico elemento di modernità. Anche la casa sulla destra era stata ristrutturata, ma con meno rigore storico. Una modanatura antracite incorniciava 5
finestre di vetro colorato e sul prato c'era la scultura di un uccello che spiccava il volo. La casa nel mezzo aveva ancora il cartello Vendesi affisso sul prato spelacchiato. A parte lo stile architettonico e le dimensioni, non aveva nulla in comune con le altre due. Dal tetto mancavano delle tegole, la facciata era scrostata e parecchie finestre erano rotte. Se non fosse stata un edificio storico, sarebbe stata rasa al suolo da anni. Andi aveva visto la relazione in cui il venditore elencava i problemi della proprietà. Era lunga svariate pagine ed esaustiva: dall'impianto elettrico obsoleto a quello idraulico, rumoroso e malfunzionante. Il perito che Andi aveva assunto per una valutazione aveva rinunciato a metà dell'opera e le aveva restituito l'anticipo. Era stato allora che l'agente immobiliare aveva cercato di mostrarle una deliziosa villetta a schiera con vista sul porticciolo. Andi aveva rifiutato. Nell'istante in cui aveva posato gli occhi su quella derelitta casa d'epoca aveva capito che era quello che stava cercando. Erano stati gli anni e le circostanze a ridurla così: trascurata, non amata, abbandonata. Non c'era bisogno di una laurea in psicologia per capire che Andi vedeva se stessa in quella casa. Certo, si rendeva conto che era un rischio credere che se avesse rimesso in ordine la casa, avrebbe anche messo ordine dentro se stessa. Ma non le importava. La testa le diceva che quello poteva essere un errore di proporzioni colossali, ma il suo cuore si era già innamorato. Dopo la recente, pubblica rottura del suo fidanzamento, innamorarsi di una casa le pareva molto più sicuro che innamorarsi di un uomo. Del resto, se la casa l'avesse abbandonata all'altare, avrebbe sempre potuto darle fuoco. Ora, ferma in macchina davanti a quel rudere a tre piani, sorrise. «Sono qui» bisbigliò. «Ti darò una nuova vita» promise sia a se stessa che alla casa. Quegli ultimi tre mesi erano stati un incubo. Comprare una delle Tre Sorelle l'aveva aiutata a distrarsi. Preparare i documenti per il mutuo era stato molto più divertente che dover spiegare alla sua seconda cugina che, sì, dopo che erano stati 6
fidanzati per più di dieci anni, Matt l'aveva davvero abbandonata all'altare. Il suo ex aveva perfino avuto la faccia tosta di dirle che la decisione di sposarsi era stata troppo impulsiva e che aveva bisogno di tempo. Questo, due settimane prima di scappare a Las Vegas per sposare la sua segretaria. Andi si rifiutava di pensare alle conversazioni che aveva avuto sull'argomento con sua madre. Soltanto sapere che presto avrebbe lasciato Seattle per Blackberry Island l'aveva aiutata ad andare avanti. Per settimane si era concentrata su quella via di fuga. Poi aveva svuotato il proprio appartamento in città e si era messa in viaggio. Andi strinse le chiavi che le aveva consegnato l'agente immobiliare e sentì affondare il metallo nella carne. Il dolore la riportò al presente. Scese dall'auto e fissò la casa. Ma invece delle finestre chiuse da assi di legno e del portico fatiscente, vide quello che sarebbe diventata. Nuova. Splendente. Una casa che tutti avrebbero ammirato. Non uno scarto. Perché quando sarebbe stata ristrutturata, Andi avrebbe potuto telefonare a sua madre e parlargliene. Sarebbe stata una conversazione più piacevole che ascoltare la donna elencare tutti gli errori che la figlia aveva commesso nella vita. Tipo, non permettere a Matt di aiutarla a migliorarsi e lasciarsi stupidamente sfuggire un grande uomo. Andi si soffermò ad ammirare il panorama. Nelle giornate di sole l'acqua del Puget Sound scintillava. Certo, le belle giornate erano relativamente rare in quella parte del paese, ma a lei non importava. Le piacevano la pioggia, il cielo grigio, lo sguazzare degli stivali nelle pozzanghere. Quel clima malinconico le faceva apprezzare ancora di più i giorni sereni. Si girò verso ovest. Le tre case avevano una vista strepitosa. Erano state edificate da capitani di lungo corso, ed erano orientate in modo che si vedessero arrivare le navi. Alla fine dell'Ottocento, prima che fosse soppiantata da quella del legname, l'economia navale era ancora importante in quella zona del Pacifico. Era una vista magnifica, pensò felice Andi. Se i lavori di 7
ristrutturazione avessero cominciato a pesarle, le sarebbe bastato ammirare il panorama. La distesa d'acqua e la penisola che si scorgeva oltre il Sound non avevano nulla in comune con i grattacieli del centro di Seattle. La città poteva anche essere distante solo due ore di macchina, ma sembrava su un altro pianeta. «Salve! È lei che ha comprato la casa?» Andi si girò e vide una donna venire verso di lei. Era di altezza media, con lunghi capelli rosso scuro che le arrivavano fino a metà schiena. Indossava dei jeans, zoccoli e un maglioncino a trecce color avorio che arrivava appena a sfiorarle i fianchi. Il suo viso era più interessante che bello. Aveva zigomi alti, grandi occhi verdi e la pelle lattea. «Salve. Sì, sono io.» La donna sorrise. «Finalmente! Questa povera casa. Abbandonata da tanto tempo. Oh, io sono Boston. Boston King.» Indicò la villa con la scultura dell'uccello in giardino. «Abito lì.» «Andi Gordon.» Si strinsero la mano. Un tenue raggio di sole filtrò tra le nuvole, illuminando quella che sembrava una ciocca violacea tra i capelli di Boston. Andi si portò una mano alla testa e si chiese se avrebbe mai avuto il coraggio di farsi fare qualcosa di altrettanto eccentrico. Per lei parrucchiere significava una spuntatina. «Parente di Zeke King?» chiese. «È il costruttore che ho contattato via mail per la ristrutturazione.» Boston si illuminò. «È mio marito. Lui e suo fratello hanno un'impresa qui sull'isola. Sapevo che era in contatto con la nuova proprietaria.» Piegò la testa di lato. «Zeke non mi ha detto niente di lei, e muoio dalla voglia di conoscere i dettagli. Ha qualche minuto? Ho appena messo su il caffè.» Andi pensò all'occorrente per le pulizie che aveva nel baule del SUV. Dato che il camion dei traslochi sarebbe arrivato il mattino dopo, aveva un sacco di cose da fare. Ma c'erano solo tre case nella stradina senza uscita, e conoscere una vicina le pareva importante. «Lo prendo volentieri, grazie.» 8
Boston la precedette fino al suo giardino, poi su per i gradini. Andi notò che l'assito del portico era stato verniciato di un blu scuro punteggiato di stelle e pianeti. Il portoncino era di legno con pannelli di vetro colorato. Quell'eclettico miscuglio di tradizione e creatività continuava nell'ingresso. Sotto l'attaccapanni c'era una panca in stile Shaker. Sulla parete di fronte era appeso uno specchio incorniciato da scoiattoli e uccellini argentati. Il salotto che si apriva sulla sinistra aveva comodi divani e poltrone, ma sopra il camino c'era l'enorme quadro di una fata nuda. Boston le fece strada lungo un corridoio rosso sangue, fino a un'ampia cucina luminosa. C'erano armadietti blu cobalto, moderni elettrodomestici in acciaio e un piano di lavoro di marmo grigio e azzurro. Il profumo del caffè si mescolava con quello delle mele e della cannella. «Si accomodi» disse Boston, indicando gli sgabelli al bancone della colazione. «Ho appena scaldato un paio di focaccine dolci. Se le piace, ho del burro di mele e cannella che ho preparato l'autunno scorso.» Andi pensò alla barretta proteica che era stata la sua colazione e sentì un languorino allo stomaco. «Fantastico. Grazie.» Si sedette sullo sgabello che le era stato indicato. Boston aprì il forno e tolse una placca con due grosse focaccine. Il burro di mele era in un vasetto di vetro. Boston mise le focaccine su due piatti e gliene passò uno, poi versò il caffè. «Nero, per me. Senza zucchero» disse Andi. «Ah, una vera intenditrice. Io devo nascondere la mia caffeina sotto aromi di nocciola e vaniglia.» Prese la panna aromatizzata dal frigo. Andi si guardò attorno. C'era una grande finestra sopra il lavandino, e un'altra nell'angolo del tavolo da pranzo. Un mobile dispensa occupava quasi l'intera parete. Intorno alla porta di servizio si vedeva ancora la modanatura originale, ma il resto della cucina era stato rimodernato. «Mi piace come ha ristrutturato questa cucina» disse Andi. «Dubito che la mia abbia visto una mano di pittura, in questi ultimi sessant'anni.» 9
Boston prese due coltelli e gliene porse uno, poi aprì la sua focaccina e vi spalmò uno strato generoso di burro di mele. Quando si muoveva, i braccialetti coi ciondoli che portava ai polsi tintinnavano. «Abbiamo visto casa sua quando è stata aperta dall'agenzia immobiliare. In effetti la cucina era molto anni Cinquanta.» «L'atmosfera retrò non mi dispiace» ammise Andi. «Il problema è che non funziona nulla. Sono talmente pignola che quando apro un rubinetto mi piace veder uscire l'acqua. E amo i frigoriferi che tengono in fresco il cibo.» Boston sogghignò. «Una donna esigente.» «A quanto pare.» «So che Zeke le ha preparato dei progetti. Non li ho visti, ma mio marito e suo fratello lavorano bene.» Andi si guardò attorno. «Sono stati loro a ristrutturare questa casa?» «Circa sei anni fa.» Boston prese la propria tazza. «Da dove si trasferisce?» L'isola era abbastanza piccola perché Boston sapesse che lei non era di Blackberry Island. «Seattle.» «Dalla grande città, eh? Sarà un bel cambiamento.» «Sono pronta per cambiare vita.» «Ha famiglia?» Andi sapeva che non si riferiva a fratelli o sorelle. «No.» Boston parve sorpresa. «È una casa molto grande.» «Sono un medico. Pediatra. Voglio usare il pianterreno per il mio studio e vivere ai piani superiori.» Le spalle di Boston parvero irrigidirsi. «Oh, è una buona soluzione. Molto comoda.» Guardò la casa di Andi dalla finestra sopra il lavandino. «C'è spazio per parcheggiare, e non credo che la conversione sia troppo difficile.» «La cosa più complicata sarà portare la cucina al primo piano. Ma avevo intenzione di rifarla comunque, perciò non credo che graverà troppo sul preventivo.» Prese la focaccina. «Da quanto tempo abita sull'isola, lei?» «Oh, io sono nata e cresciuta qui» rispose Boston. «In questa stessa casa. Non ho mai vissuto in nessun altro posto. Quando Zeke e io abbiamo cominciato a frequentarci, l'ho 10
avvertito che avevo una zavorra da trecento metri quadrati.» Il sorriso si affievolì. «Ha detto che gli piaceva, questo, di me.» Andi ingoiò il boccone. L'acidulo del burro di mele e cannella era delizioso. «Lei lavora fuori casa?» Boston scosse la testa. «Ho il mio studio qui. Sono un'artista. Soprattutto tessili, anche se ultimamente...» Un'ombra le passò negli occhi. «A volte faccio dei ritratti. È mia la colpa di tutte le cose strane che vede in giro.» «Mi piace come ha decorato il portico.» «Davvero? Deanna lo detesta.» Boston arricciò il naso. «Non mi ha mai detto niente, ovviamente, ma la sento sospirare ogni volta che ci mette piede.» «Deanna?» «L'altra sua vicina.» «Ha una casa splendida.» «Sì, vero? Dovrebbe vedere l'interno. Sono sicura che la inviterà. L'ha arredata con pezzi d'epoca.» Boston guardò di nuovo dalla finestra. «Ha cinque figlie. Oh... delle clienti per lei.» Si accigliò. «Si dice così?» «Pazienti.» Boston annuì. «Giusto. Le bambine sono molto dolci.» Si strinse nelle spalle. «Non ci sono altri vicini. Solo le nostre tre case. Sono davvero contenta che qualcuno venga ad abitare in quella di mezzo. È vuota da anni. Una casa disabitata è uno spettacolo triste.» Anche se niente nel tono di Boston era cambiato, Andi avvertì un mutamento nel suo livello di energia. Era strano, ma non riusciva a sottrarsi all'impressione che la sua vicina desiderasse restare sola. Finì in fretta la focaccina, poi sorrise. «È stata gentilissima. La caffeina e lo spuntino mi hanno fatto bene. Ma ho tante cose da fare.» «Un trasloco. Mi dicono che sia dura. Io non mi sono mai spostata da questa casa. Spero che sarà felice qui, nella nostra stradina.» «Sono sicura di sì.» Andi si alzò per congedarsi. «È stato un piacere conoscerla.» 11
«Anche per me.» Boston la accompagnò alla porta. «La prego, bussi se ha bisogno di qualcosa. Compresa una doccia. Abbiamo un bagno per gli ospiti. Sa... nel caso dovessero chiuderle l'acqua.» «Grazie dell'offerta, ma se resterò senza acqua, mi trasferirò in albergo.» «Mi piace il suo stile.» Andi agitò la mano in un cenno di saluto e scese dal portico. Una volta che la porta si fu richiusa, indugiò per un attimo, guardando la propria casa dalla prospettiva della sua vicina. C'erano alcune finestre rotte su quel lato, e una sezione della modanatura penzolava dal tetto. Il giardino era incolto. «Che disastro» mormorò, tornando alla macchina. Non doveva preoccuparsi, si disse. Aveva esaminato i progetti per la ristrutturazione e avrebbe incontrato Zeke sabato mattina presto per firmare il contratto. Poi sarebbero iniziati i lavori. Nel frattempo, doveva prepararsi a ricevere il camion che sarebbe arrivato l'indomani mattina. Aveva scelto una camera da letto al primo piano in cui avrebbe immagazzinato la maggior parte delle sue cose. Durante la ristrutturazione, avrebbe vissuto in due stanzette in mansarda. Erano un po' tristi, ma abitabili. La più grande delle due le sarebbe servita da salotto e pseudocucina. Per un po', non avrebbe preparato nulla che non si potesse scaldare in un tostapane o cuocere in un microonde. Il minuscolo bagno della mansarda aveva una doccia che sembrava fatta per persone che non superavano il metro e mezzo di altezza e i sanitari risalivano agli anni Quaranta, ma tutto era funzionante. Zeke aveva promesso di installarle subito un piccolo boiler. Insomma, aveva tutto ciò che le sarebbe servito per sopravvivere durante i tre mesi della ristrutturazione. Anche se aveva detto a Zeke che voleva che la casa fosse pronta per fine luglio, in realtà pensava di aprire lo studio il primo di settembre. Questo le dava un buon margine per gli imprevisti e gli inevitabili ritardi nella consegna. Prese tutto l'occorrente per le pulizie dal baule del SUV. 12
Doveva pulire la stanza che sarebbe servita da magazzino, poi sarebbe passata al bagno della mansarda. Dopo di che, si sarebbe premiata con un panino con carne di maiale al barbecue di Arnie. L'agente immobiliare le aveva garantito che era squisito. Salì i gradini con cautela. Due su otto erano pericolanti. Inserì la chiave nella toppa e scrollò un po' la porta per far scattare la serratura. Poi entrò nell'ingresso. A differenza della casa di Boston, lì non c'era mobilio gradevolmente eclettico, né c'erano tende. L'odore di muffa si mescolava al puzzo dei roditori. La carta da parati si staccava dai muri chiazzati di umidità e più di una finestra del salotto era chiusa da tavole di compensato. Andi posò il secchio pieno di detersivi, le scope e una sporta con stracci e carta da cucina. Poi allargò le braccia e girò in tondo. Ridacchiò, contemplando quel disastro tridimensionale che era la sua nuova casa. «Sarai felice» bisbigliò. «Ti farò scintillare io.» Sogghignò. «Be'... con l'aiuto di una squadra di operai. Vedrai. Quando sarà tutto finito, staremo meglio tutte e due.» Si sarebbe ambientata, lì sull'isola. Il suo ex fidanzato presto sarebbe diventato poco più che un racconto con cui mettere in guardia le amiche, e sarebbe stata pronta ad avviare un redditizio studio medico. Non sarebbe stata più la fallita di famiglia, né la donna che era stata tanto stupida da regalare dieci anni di vita a un uomo che aveva tentato di farla cambiare prima di abbandonarla per sposare un'altra due settimane più tardi. Non avrebbe più dovuto preoccuparsi di non essere all'altezza. «Non saremo perfette come la casa sulla sinistra, né artistiche come quella che sta sull'altro lato, ma faremo la nostra figura. Vedrai.» Erano parole che suonavano come una promessa. E Andi manteneva sempre le sue promesse.
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Dal 8 ottobre