Christie Ridgway
Baci alla vaniglia
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Bungalow Nights HQN Books © 2013 Christie Ridgway Traduzione di Sabina Di Luigi Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Romance febbraio 2015 Questo volume è stato stampato nel gennaio 2015 da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd) HARMONY ROMANCE ISSN 1970 - 9943 Periodico mensile n. 146 del 27/02/2015 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 72 dello 06/02/2007 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
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Vance Smith aveva affrontato le pallottole dei talebani con più freddezza di quanta se ne sentisse addosso in quel momento, seduto all'aperto sulla terrazza del ristorante affacciato sul mare dove si trovava. Era lì perché doveva incontrarsi con la persona che gli avrebbe fatto compagnia per tutto il mese a seguire e, anche se non lo avrebbe mai ammesso con nessuno, aveva i palmi velati di un sottile strato di sudore, che non riusciva nemmeno ad asciugarsi sui jeans per via del tutore rigido che portava a un polso e della fasciatura intorno all'altro. Durante la sua breve degenza in ospedale uno stupido di un militare, che forse pensava di essere Picasso, aveva preso un pennarello indelebile e aveva disegnato sulla plastica bianca che gli bloccava il braccio sinistro una principessa guerriera col seno enorme e mezza nuda, ed era sceso talmente nei dettagli da costringere Vance, quella mattina, a chiedere a suo cugino Baxter di aiutarlo a camuffare l'immagine che non lasciava niente all'immaginazione. Vance avrebbe dovuto incontrarsi con una persona molto giovane, impressionabile... che diamine! Con una smorfia sul viso, diede un'occhiata alla soluzione del cugino, poi a Baxter stesso, che era seduto dall'altra parte del tavolo con un'acqua tonica in mano. «Ma dai!» gli disse, senza curarsi di smorzare la durezza nella voce. «Effetto braccio tatuato? Non ti è venuto in mente niente di meglio?» Baxter ammiccò. Da ragazzi, la gente li aveva scambiati spesso per gemelli, e avevano ancora gli stessi capelli biondi 5
e gli stessi occhi azzurri. Ma mentre Vance portava capelli rasati da militare e vestiti casual, il cugino, di un anno più giovane, con il taglio di capelli alla moda e completo classico giacca e cravatta, sempre preso dal lavoro com'era, incarnava in pieno il soprannome che gli avevano dato, Baxter lo Stacanovista. Il suo sguardo si posò sul tessuto di nylon steso sul tutore di Vance. «Io dico che è artistico. Avrei potuto fare una scelta peggiore, sai. Direi che ti si addice.» Vance borbottò. Forse Bax aveva ragione. Il disegno non aveva niente di aggressivo o di simile a ciò che si vede su certi tipi da galera. Al contrario, era un intreccio complicato e colorato di segni tribali, vegetazione tropicale e onde increspate. Niente che potesse spaventare una bambina. «Tieniti stretto l'orsacchiotto, se sei in ansia» gli suggerì Baxter. «E poi, la tua nuova amichetta nemmeno ci farà caso.» Non fu per l'imbarazzo che Vance si sentì la pelle avvampare, ma per il senso di irritazione. «Finiscila» gli disse, sistemando meglio l'orsacchiotto che aveva sulle gambe. Al collo del peluche era legato un grosso fiocco blu di raso. «E ricordami un po' perché non sei al lavoro, di nuovo?» Suo cugino gestiva il reparto amministrativo dell'impresa di famiglia, la Smiths & Sons Foods, che coltivava avocado e agrumi in una zona fertile a un centinaio di chilometri a sudest da lì. «Non dovresti stare a contare cassette di legno, che so?» Baxter inclinò il capo e sembrò che prendesse in considerazione la domanda. «Hai ragione. In effetti, sono molto impegnato. Ma sono anche l'unico parente che riceve da te più delle rarissime due righe di e-mail che mandi agli altri. Le tre righe mi caricano di una certa responsabilità.» Vance guardò il mare per evitare l'occhiata di biasimo del suo interlocutore. Il ristorante si trovava a una delle estremità di Crescent Cove, una baia della California del Sud dove la curva di terra formava un bacino poco profondo. Quel giorno la luce forte del sole di luglio si rifletteva in piccoli dischi d'oro sulla superficie increspata del Pacifico. 6
Una vista magnifica e del tutto diversa dal paesaggio desolato dell'Afghanistan che Vance vedeva da mesi, eppure non la trovava rilassante. Nei giorni a venire ci sarebbe stata quella ragazzina. Quattro settimane a fare il papà di una sconosciuta. «Mi caricano di una certa responsabilità» ripeté, cercando di sfogare il proprio disagio sul cugino. «Stai diventando altezzoso, lo sai?» «Devono essere le sedici ore al giorno che passo dietro una scrivania» rispose calmo Baxter. «Non tutti hanno trascorso gli ultimi sei mesi a schivare bombe improvvisate e a ritrovarsi in mezzo a delle sparatorie.» «È il mio lavoro.» Vance era un paramedico militare e anche se non era ciò che aveva avuto in animo di fare, all'inizio, non gli dispiaceva essere colui che soccorreva i compagni caduti sul campo di battaglia. E lo faceva proprio bene. Ne aveva salvate tante, di vite... Non tutte. «Oh-oh» gli disse Baxter. «Resta qui, amico. Sembra che tu stia andando altrove.» «Non vado da nessuna parte.» Aveva ancora la voce di suo padre nelle orecchie. Un uomo mantiene sempre le promesse. E Vance ne aveva fatto una ragione di vita. Sovrappensiero, giocherellava con i lembi del fiocco di raso dell'orsacchiotto. «Mentre suo padre stava morendo in quella valle desolata gli ho giurato che avrei fatto trascorrere a Layla una vacanza da sogno a Beach House 9.» Il colonnello ferito portava gli appunti del viaggio che aveva programmato nella fodera interna dell'elmetto da combattimento, un posto in cui i soldati infilavano le lettere a cui tenevano o le foto più care. Come Vance, il colonnello aveva saputo di Crescent Cove da Griffin Lowell, un giornalista che era stato ufficialmente al seguito dei soldati, e che quando raccontava delle estati della sua infanzia trascorse in quel posto diventava poetico con chiunque lo ascoltasse. Quei ricordi idilliaci erano serviti a tutti loro per sfuggire alla fatica e alla brutalità della guerra, ma nell'ufficiale dovevano aver 7
toccato delle corde particolari, perché si era organizzato per affittare quella casa per le vacanze in vista dell'imminente congedo e aveva tenuto conservati i dettagli della prenotazione insieme alla foto, che portava sempre con sé, della figlia. Nascosti dietro un muro di paglia e fango, mentre Vance faceva il possibile per fermare il sangue delle diverse ferite, il colonnello Samuel Parker aveva un solo pensiero... sua figlia. Negli attimi in cui la morte era stata vicina, l'uomo aveva strappato a Vance la promessa di farle da guida turistica al posto suo durante il mese da sogno pensato per Layla. Vance considerava un punto d'onore obbedire all'ultimo ordine di quell'uomo sfortunato. «Ehi.» Baxter saltò su, concentrando l'attenzione in un punto alle spalle di Vance. «Non è...?» Si passò la mano sulla bocca. «Non può essere.» Allarmato dall'improvviso stupore del cugino, Vance si voltò a guardare. «Oh» disse, tranquillizzato. «È Addy. Ricordi? Addison March... sua madre e le nostre si conoscono, lei abitava in fondo alla strada, vicino al nostro ranch...» «So chi è» lo interruppe Baxter. «Ma perché è qui? Perché sta venendo verso di noi?» Vance diede di nuovo un'occhiata alle proprie spalle. Addy, una biondina ben fatta con dei sandali bassi e un paio di pantaloni al polpaccio, stava attraversando la terrazza e andava verso il loro tavolo. A guardarla, sembrava non esserci nessuna ragione per quel filo di turbamento nella voce di suo cugino. «L'ho presa come tata. Non potrei cavarmela da solo con una ragazzina. Ho incontrato Addy per caso mentre facevo un giro qui alla baia un paio di giorni fa e...» «Ma hai detto che non avevi mai sentito parlare di questo posto, prima che quel reporter te lo nominasse. Io di sicuro non lo avevo mai sentito nominare. Ma tu guarda, con tutti i posti che ci sono al mondo...» mormorò l'altro, spingendo indietro la sedia con fare nervoso. «Devo andare.» «Ciao» disse una voce femminile alle spalle di Vance. Addy era arrivata al loro tavolo. «Vai già via, Baxter?» 8
Lui rimase impietrito e l'espressione spaventata che aveva sul viso sarebbe stata comica, se non fosse stato che non era proprio da lui. «Ti senti bene?» gli chiese Vance. «Sto bene. Benissimo» borbottò Baxter, appoggiandosi di nuovo allo schienale. «Mai stato meglio. Nessun problema.» «Se lo dici tu...» Vance indicò una delle sedie libere. «Siediti, Addy. Sei arrivata giusto in tempo. Layla sarà qui da un momento all'altro.» «Con suo zio?» domandò lei. «Credo di sì.» Gli accordi per l'incontro erano stati presi via e-mail tramite Phil Parker, la persona che gli era stata indicata dal padre di Layla. A Vance non aveva fatto un'ottima impressione con le sue risposte spesso vaghe, prive di punteggiatura e infarcite di riferimenti al destino, al fato e al surf. Tutte le e-mail terminavano con namasté, qualunque cosa diavolo significasse. «Carina l'idea del peluche» disse Addy. Il riferimento all'orsacchiotto rese Vance di nuovo nervoso, perciò decise di tirare fuori la foto che aveva nel taschino della camicia sportiva. Ebbene sì, per l'incontro con la ragazzina si era anche vestito bene. I jeans migliori che avesse e una camicia a maniche corte appena uscita dall'involucro di plastica della lavanderia. Mise la foto sul tavolo. «Suo padre la portava con sé. Ho preso l'idea da qui.» Layla Parker sembrava che li guardasse tutti e tre dalla foto. La piccola era seduta su dei gradini di cemento con un ginocchio sbucciato. I capelli lunghi erano raccolti in due codine dietro le orecchie, che lasciavano vedere la fronte ampia e dei grandi occhi castani. Sembrava avesse all'incirca dieci anni e fissava l'obiettivo con un sorrisetto che le incurvava le labbra, mentre con le braccine scarne teneva stretto davanti a sé un orsacchiotto panciuto. «Ah» disse Addy, sorridendo. «Carina.» «Già.» Vance aveva visto le mani del colonnello tremare quando aveva tirato fuori quella foto. Non è un amore, Vance? Devi fare una cosa per lei. Devi fare una cosa per la mia bambina. Che altro avrebbe potuto fare? L'emozione 9
nella voce fioca di quell'uomo ferito a morte aveva costretto Vance a dire che avrebbe fatto ciò che gli chiedeva. Aveva anche messo in atto il possibile per salvare il colonnello, ma non era bastato. In poco tempo, l'uomo se n'era andato, lasciando Vance da solo con la sua promessa di esaudire l'ultimo desiderio dell'ufficiale caduto. «Devo andare» disse Baxter di nuovo. «Va bene.» Con Addy presente, c'era almeno un'altra persona a smorzare l'imbarazzo del primo incontro con la giovane Layla. Vance guardò il cugino. «Grazie per...» Vance s'interruppe e un improvviso cambio di vento gli fece sentire un brivido sul collo. I peli del corpo, compresi quelli nascosti dall'infernale tutore, si drizzarono all'istante, come se gli intimassero di fuggire. Si irrigidì. I soldati imparavano a fidarsi dell'istinto, e Vance stava in qualche modo urlando a se stesso che sarebbe stato meglio darsela a gambe. Ma nonostante se la fosse fatta sotto centinaia di volte, da quando era entrato nell'esercito non si era mai sottratto al proprio dovere e non avrebbe iniziato a farlo quel giorno. A ogni modo, che pericoli poteva mai correre in quel mondo civilizzato inondato di sole? La strana brezza lo fece rabbrividire ancora e Vance scosse la testa. Era abbagliato dal sole. O da qualcosa, comunque, per cui fu costretto a battere le palpebre un paio di volte prima di riuscire a mettere a fuoco il banco accoglienza deserto, di là dalla terrazza, e la figura solitaria che vi stava davanti. Era una donna molto graziosa, più o meno sui venticinque anni, portava un vestito morbido che le arrivava a metà coscia con disegni a spirale di vari colori e una cintura che le metteva in risalto la vita sottile. I capelli castani erano ondulati e le ricadevano sulle spalle e la fronte era coperta da una frangia folta. Vance fu pervaso da una sensazione nuova. Doveva conoscerla, pensò, concentrato. E non nel modo in cui un uomo qualunque con un po' di sangue in corpo avrebbe voluto conoscere una donna tanto avvenente. Sembrava familiare. 10
E piuttosto nervosa. La giovane si passò le mani tra i capelli mentre scrutava l'ambiente alzandosi sulla punta dei piedi. Quando ridiscese sui talloni si morse il labbro inferiore. Oddio, quella bocca gli sembrava di conoscerla. Non poteva essersi dimenticato di aver baciato labbra come quelle, no? Ancora intento a cercare di capire, aguzzò la vista. Lui aveva trent'anni e lei ne aveva circa cinque di meno, il che la escludeva dalla lista delle frequentazioni ai tempi della scuola, anche se per combinazione qualcuna avrebbe potuto trovarsi là, a un'ora di viaggio dalla zona di casa sua. Per quanto riguardava le conquiste più recenti, fino a sei mesi prima era stato impegnato in una relazione seria che durava da un anno. Ciò significava che se quella donna fantastica faceva parte del suo passato doveva essere stato negli anni della sfrenatezza, della follia e della poca lucidità. Tornò con lo sguardo su Baxter, che era stato suo complice – o meglio, era stato il guidatore designato – ogni volta che era riuscito a strapparlo dalla comoda poltrona Aeron del suo ufficio. «Ehi, cugino.» Baxter si destò. Stava guardando Addy, che a sua volta osservava le onde rifrangersi sulla spiaggia. «Eh? Cosa?» Si lisciò i lembi della raffinata cravatta da ragazzo perbene e intanto lanciò un ultimo sguardo alla biondina seduta accanto a lui. Vance non poteva soffermarsi a cercare di capire cosa stesse succedendo quando era impegnato a scoprire l'identità della donna dalle splendide gambe al banco accoglienza. «Non farti vedere, ma dai un'occhiata a quella ragazza in attesa di un tavolo.» Osservò se il cugino stesse puntando lo sguardo nella giusta direzione. «La conosco già?» Baxter tornò con gli occhi sul viso di Vance. «Eh? Come faccio a sapere quali sono tutte le persone che conosci?» «È una cosa improbabile, ma...» Aveva la sensazione un po' inquietante che la ragazza non fosse una semplice conoscenza. Si trattenne dal rivolgerle di nuovo uno sguardo lan11
guido, anche se qualcosa in lui insisteva perché le desse un'altra occhiata. Non era una buona idea, tuttavia. Se fosse stata una sua ex fiamma, non era il caso di attirarne l'attenzione. Negli ultimi anni aveva raffinato un po' i gusti – ed era diventato molto meno festaiolo – e poi entrambi si sarebbero trovati in imbarazzo, se lei lo avesse avvicinato e lui fosse stato costretto ad ammettere di non ricordarne il nome e il perché la conoscesse. E fino a che livello fosse arrivata la loro conoscenza. Potrei mai aver dimenticato quella bocca? Vance mise un piede intorno alla gamba della sedia e la fece girare, dando un po' di più le spalle a quella bella bruna. «Lasciamo stare.» «Ehm» fece il cugino, allontanando ancora lo sguardo oltre le spalle di Vance. «Credo che abbia deciso di non aspettare più all'ingresso. Si è incamminata e sembra che sia diretta proprio da questa parte.» Oh, no! Vance cercò disperatamente nella memoria. Al college aveva brillato soprattutto in edonismo e procrastinazione, finché non si era ritirato per entrare nell'esercito. Tornato in California, dopo un periodo di quattro anni, aveva subito ripreso le abitudini da cattivo ragazzo. Sebbene in seguito avesse messo la testa a posto cominciando una relazione con una donna che aveva pensato potesse rappresentare il suo futuro, ciò non toglieva che avesse potuto incontrare e poi dimenticare quella donna dai capelli ondulati per cui provava qualcosa addirittura a quella distanza. Corse il rischio e si voltò a guardare. Era di nuovo ferma, in piedi, scrutando i clienti del ristorante con un pizzico di nervosismo nell'espressione. Vance sperò che qualche idiota non le avesse dato buca. Quando la guardò, gli occhi di lei si diressero verso il loro tavolo, al che Vance si voltò subito. Scivolando sulla sedia, fece per prendere il menu dal tavolo per usarlo come scudo, poi si fermò. Che diavolo stava facendo? Se si fosse nascosto dietro un foglio di plastica, Addy avrebbe pensato che era rincitrullito. Bax si sarebbe scompisciato dalle risate. Vance si sentì uno 12
stupido già solo per avere avuto quell'istinto. Comunque, non è possibile che io abbia potuto dimenticare quel viso. Si schiarì la gola con l'intenzione di cominciare a scambiare quattro chiacchiere con Addy e Baxter. I due lo guardarono e poi, in contemporanea, spostarono lo sguardo su un punto dietro di lui. Vance ebbe una stretta allo stomaco. Fu raggiunto da un profumo lievemente dolce portato da un'altra di quelle fresche folate che lo avevano messo in allarme. «Vance?» domandò una voce femminile, roca. «Vance Smith?» Quel timbro vagamente graffiante lo fece rabbrividire dentro, da qualche parte, risvegliando di colpo degli impulsi sessuali sopiti. Accidenti, pensò, irrigidendosi. Non era quello il momento. Layla Parker stava per arrivare. E se si fosse presentata in quell'istante, allora il delicato faccia a faccia con la donna di cui non ricordava nulla sarebbe andato sprecato nell'agitazione dell'incontro con la figlia del colonnello. E la sua libido avrebbe dovuto rimettersi a dormire. Senza muovere un muscolo, attese per un attimo, sperando che non succedesse ciò che temeva. Poi soffocò un sospiro di rassegnazione e lentamente fece un mezzo giro sulla sedia. «Vediamo... The Breakers?» domandò, facendo il nome di uno dei suoi ritrovi abituali. «O era Pete's Place?» «Cosa?» domandò lei. Si sforzò di guardarla negli occhi. Erano grandi e di un marrone tenue, contornati da folte ciglia scure. Dannazione, pensò Vance, quegli occhi, quella bocca, tutto l'insieme lo turbavano. E destavano un ricordo, ma per quanto si sforzasse non riusciva a collocarlo. «Sto cercando di ricordare dove ci siamo incontrati» le spiegò. Non restava altro da fare che confessare, anche se dalle reazioni che stava avendo il suo corpo sembrava impossibile che non rammentasse chi era. «Mi dispiace, ma non lo so...» 13
«Oh.» Lei scosse il capo, e gli orecchini a cerchio oscillarono. «Non ci siamo mai incontrati. Ho tirato a indovinare. Sei l'unico ad avere i capelli rasati qui.» Incurvò appena le labbra in un sorriso e... La lampadina si accese. Quel sorriso appena accennato fu l'ultima tessera del puzzle. Era lo stesso della bambina con l'orsacchiotto nella foto del colonnello. Vance ebbe un colpo allo stomaco. Dannazione, pensò, sbalordito. Oh, dannazione. Aveva ragione lei, non si erano mai incontrati, ma in qualche modo la conosceva, era lei che stava aspettando. Sì, colonnello, è proprio un amore. Davvero un amore, tanto da farlo quasi sentire male. La donna sexy che si trovava a un passo da lui era Layla Parker. La ragazzina della quale doveva far avverare i desideri. Oh, santo Dio, pensò. Cambiava tutto. La bambina in realtà era un'adulta. Vance era talmente spiazzato che non si alzò, non parlò più e respirò a malapena. Per fortuna entrò in azione Baxter, con le sue buone maniere, e fu lui ad accompagnare la figlia del colonnello alla sedia vuota accanto a Addy. Layla si lasciò condurre, rivolgendo la propria attenzione a suo cugino e alla donna che era stata reclutata per vivere a Beach House 9 con lui e la ragazzina. La ragazzina, che ragazzina poi proprio non era. Ancora alle prese con quella questione, Vance lasciò che fossero Baxter e Addy a fare le presentazioni e a continuare la conversazione. Layla sorrideva e parlava, e intanto Vance non ascoltava una parola di ciò che diceva. I suoi occhioni marroni continuavano a lanciare occhiate furtive verso di lui. Era chiaramente perplessa di fronte al suo reiterato silenzio, ma lui non riusciva a fare altro che cercare di ignorare le reazioni del proprio corpo che lei gli provocava e pensare nel frattempo al modo più rapido per mettere fine a quella situazione inverosimile. 14
Una cameriera che a quanto pareva aveva notato che tutte e quattro le sedie al tavolo erano occupate, si precipitò da loro per illustrare il menu e prendere le ordinazioni. Lui pensò di dirle che non sarebbero rimasti lì per molto, ma Baxter – che evidentemente aveva cambiato idea riguardo al fatto di andarsene – e il resto della compagnia stavano già decidendo cosa prendere e facendo le ordinazioni. A lui non rimase altro da fare che chiedere un sandwich e un tè freddo. Avrebbero pranzato insieme. Condiviso quel momento e poi si sarebbero salutati. Layla aveva il doppio dell'età che si era aspettato e di certo aveva di meglio da fare che stare in spiaggia con quello che per lei era, di fatto, un estraneo. Proprio mentre quel pensiero confortante lo attraversava, Layla si rivolse a lui. «Mio padre mi aveva scritto di te.» Vance rimase sorpreso e distolse lo sguardo dalla foto che prima aveva messo sul tavolo, al momento semicoperta da una tovaglietta. «Davvero?» Si conoscevano, certo – l'ufficiale si era sempre molto interessato agli uomini sotto il suo comando e a sua volta era stato profondamente rispettato e ammirato – ma lo stretto legame tra loro era arrivato quel giorno fatale in cui Vance aveva accompagnato la pattuglia del colonnello a un incontro con l'anziano di una tribù dall'altra parte della vallata. Lottare per salvare la vita a qualcuno creava un forte legame di intimità con quella persona. Layla abbassò lo sguardo sulla serie di sottili braccialetti di metallo che le cingevano il polso esile. Li fece girare da una parte e dall'altra. «Mi mandava delle lunghe lettere, mi descriveva le persone con cui lavorava, il paesaggio intorno a lui, cose così.» Vance pensò alle rare e-mail che scriveva ai propri familiari e per la prima volta si sentì un po' in colpa. «Ah.» «Era bravo nel raccontare» disse con quella graffiante dolcezza nella voce. «Se mio padre non fosse stato un militare...» Non finì la frase, e ci fu una pausa imbarazzante. Invece era stato un militare, e sapevano tutti com'era andata a finire. Addy interruppe quel silenzio che li stava mettendo a di15
sagio per chiedere: «Tu cosa fai nella vita?». Sì, pensò Vance, ottimo argomento. A Layla avrebbe fatto senz'altro piacere fargli sapere che aveva una vita, perciò trascorrere quattro settimane a Crescent Cove era inopportuno, se non del tutto impossibile. «Ho un'attività. Karma Cupcakes» rispose lei. Karma Cupcakes? Vance non aveva idea di cosa volesse dire, ma gli ricordò qualcos'altro. «Dov'è tuo zio?» le domandò tutto d'un tratto. Per la miseria, di sicuro quell'uomo doveva essersi reso conto che Vance aveva agito sulla base di un equivoco. Io mi aspettavo una bambina di dieci anni, Phil! Layla fece spallucce. «Adesso? Quando può, fa tai chi in un parco cittadino da mezzogiorno all'una.» Non quadrava tutto? Namastè. Non faceva che dare sostanza all'idea che era germogliata nella mente di Vance: l'uomo era abbastanza strambo da non cogliere l'assurdità della situazione che aveva creato riguardo a quella nipote adulta. Non c'era da meravigliarsi che il padre di Layla non avesse affidato la sua ultima richiesta al fratello. «E dopo di quello?» «Guida il furgone dei cupcake.» Osservò le loro facce perplesse e si lasciò sfuggire una risata. Un po' roca. Giovane. Ma infinitamente e pericolosamente più matura della risata della persona di sesso femminile che lui si era aspettato di dover intrattenere a Beach House 9. Dio, che cosa assurda. «Gestiamo una pasticceria ambulante, zio Phil e io» fece sapere Layla. Addy sembrò interessata. «I furgoni che vendono specialità alimentari sono la novità del momento.» «È vero» disse Layla annuendo. «Ci chiamiamo Karma Cupcakes, impastiamo e cuociamo i dolci nel nostro furgone. Poi li vendiamo in varie località della California del Sud. Abbiamo delle tappe fisse in mercatini e luoghi di sosta frequentati. I nostri clienti ci trovano per caso oppure ci rintracciano attraverso i social media.» 16
Baxter si raddrizzò sulla sedia. «Ho letto un articolo su Commerce Weekly...» «Deve tenerti molto impegnata, Layla» disse Vance interrompendo il cugino. Si era trasferito a Beach House 9 quella mattina. Non avendo più l'appartamento che aveva lasciato quando era stato richiamato, appena tornato nella California del Sud si era autoinvitato per qualche giorno nella casa in città di Baxter. Sapeva bene che il cugino dedicava ventitré ore e mezza su ventiquattro al lavoro. Sarebbe potuto andare avanti all'infinito su un inutile articolo letto su un giornale finanziario, non facendo altro che rimandare l'accordo al quale Vance e Layla dovevano arrivare. L'accordo secondo il quale le loro strade si sarebbero divise non appena lui avesse pagato il conto del pranzo. «E l'estate dev'essere un periodo dell'anno frenetico per voi» aggiunse Vance. «Certo» concordò lei. «Ma abbiamo organizzato tutto, perciò posso rimanere a Beach House 9, se è questo che ti preoccupa.» Certo che lo preoccupava, accidenti. «Zio Phil sa fare amicizia in un attimo, e così ha fatto con la coppia che gestisce questo ristorante. Quando hanno sentito il nostro racconto, ci hanno consentito di tenere il furgone parcheggiato nella loro proprietà sulla strada costiera. La mattina farò impasto e cottura come al solito, il pomeriggio possiamo...» Layla scrollò le spalle. Possiamo... Oh, Dio, Vance si sentiva proprio una pessima persona, perché nella sua mente si visualizzarono all'istante tutti gli ipotetici possiamo, come se fossero state carte erotiche distribuite su un tavolo da gioco. Colpa della penuria di compagnia femminile che offriva una missione militare. Colpa del disastro capitato con la sua ultima relazione. Accidenti, la colpa era, a essere onesti, della bellissima donna seduta di là dal tavolo e del sole estivo che delineava i contorni della sua figura femminile. Chi poteva biasimarlo se aveva una risposta sessuale tanto improvvisa e decisa? Era tutta occhioni e labbra morbide, capelli soffici e pelle 17
dorata. Niente poteva impedire al suo sguardo di percorrere la linea del collo fino all'ombra del solco tra i seni rivelato dalla scollatura a V del vestito. Senza volerlo, immaginò di strofinarcisi e spostare da un lato la stoffa con la bocca, assaporando la dolcezza di quella pelle, scoprendo le sue zone erogene, insistendovi col respiro caldo e bagnandole con la lingua. Lei avrebbe mosso le gambe irrequieta, creando lo spazio per i suoi fianchi, e si sarebbe aperta a lui con un sospiro beato di resa, che era la cosa più eccitante che un uomo potesse sentire. Un uomo che aveva fatto delle promesse al padre del suo sogno erotico. Porca miseria! Vance fissò di nuovo lo sguardo sulla foto della bambina sul tavolo. «Non può funzionare» disse, categorico. «Che vuoi dire?» domandò lei. Vance soffocò un sospiro profondo e la guardò negli occhi. «Senti, io non mi aspettavo che tu... ehm, fossi così.» Lei lo guardò e sembrò evidente che era confusa. «Ma mi hai detto che mio padre te ne aveva parlato. Di me che dovevo venire qui.» «Sì, sì. I suoi ultimi pensieri sono stati per te. Però...» Vance si sentiva gli occhi di Addy e Bax addosso che lo guardavano come se fosse stato un mostro, e in effetti lui era così che si sentiva, un mostro. Galvanizzato dal sesso e pronto ad afferrare la bella fanciulla e fuggire con lei nella sua tana nascosta, buia. Una reazione quasi violenta e dannatamente imbarazzante. «Magari possiamo vederci per fare una passeggiata un giorno e discuterne. Una telefonata sarebbe ancora meglio. Anzi, ho trovato, ti racconto tutto in una e-mail.» «Avevi detto che avremmo trascorso il mese di luglio a Beach House 9» insistette Layla, corrugando la fronte sopra il naso diritto, mostrando di avere più carattere di quanto lui avesse pensato a prima vista. «Era questa la richiesta di mio padre... Era la sua ultima volontà e credo che dovrei esaudirla. Era quello che volevi anche tu, avevi detto.» 18
Eh, già. Vance poteva comprendere che la figlia del colonnello si sentisse obbligata a fare ciò che il padre aveva chiesto loro. Anche lui aveva preso la faccenda molto sul serio. Ma... ma... Credevo che fossi una bambina! Doveva cercare un modo per allontanarsi da lei senza ferirla. Che razza di uomo era uno che ammetteva di aver paura di chiudersi in una stanza con lei? Ci voleva un'altra scusa, un'emergenza o... Stava considerando e scartando ipotesi quando la cameriera riapparve con un vassoio di bibite in mano. Ridispose meglio gli oggetti che erano già sul tavolo e spostò la fotografia verso Layla per fare spazio per il bicchiere di tè freddo. Lo sguardo di Layla vi finì sopra, e corrugò di nuovo la fronte. Oh, cavolo. Pensando che si sarebbe sentito ancora più stupido se lei avesse saputo del fraintendimento, Vance si sporse in avanti per prendere la foto prima che lei facesse due più due. E in quell'istante si rese conto di avere ancora l'orsacchiotto sulle gambe. Fantastico. Era preoccupato della propria dignità e intanto divideva la sedia con quattro chili di pelliccia finta imbottita. Che altro avrebbe potuto fare se non liberarsene? «Dimenticavo» le disse, sollevandosi un po' dalla sedia per sporgersi verso di lei, «questo è per te.» Anche Layla istintivamente si alzò per prenderlo, poi rimase di ghiaccio, con l'orsacchiotto stretto tra le mani. Lo sguardo le andò rapido sulla foto, poi di nuovo sull'orsacchiotto, e ancora sulla foto. Le guance le si illuminarono di rosa. «Oh» disse, con la voce fioca. «Oh, Dio.» Ha capito tutto, pensò Vance. Con una smorfia allungò il braccio con il tutore e recuperò in fretta la foto dal tavolo. Layla fissò il tutore tutto colorato che gli bloccava la mano e il polso, e dalle guance sparì il grazioso rossore. «Come... come te lo sei fatto?» domandò piano. Lui abbassò lo sguardo. Accidenti a Baxter. «Non sono dei tatuaggi, ovviamente.» 19
Lei fece una smorfia. Non aveva la bocca grande, ma era carnosa, con il labbro superiore più prominente di quello inferiore. Che ci poteva fare? La trovava affascinante. «Ho saputo... Zio Phil ha detto...» Layla non riusciva a parlare. «È stato mentre cercavi di salvare mio padre, vero?» «È stato mentre cercavo di mettere al riparo sia me sia lui dalla zona di pericolo» ammise lui, desiderando come non mai di poter dire che ci era riuscito. «Con mio grande, enorme rammarico, non ce l'ho fatta.» Layla tornò a sedersi. Vance lanciò un'occhiata a Addy, che subito si spostò più vicino alla ragazza. «Va tutto bene?» «Sì, certo.» Ma lo sguardo di Layla rimase fisso su Vance, anche quando lui si lasciò ricadere sulla sedia. «Però ora capisco perché sei preoccupato per il mese che dovremo trascorrere insieme.» Vance era abbastanza convinto che lei non avesse la più pallida idea di quale fosse la sua preoccupazione in quel momento, e cioè che perfino una doccia fredda sarebbe stata inutile contro l'improvviso desiderio irrefrenabile da adolescente che provava. «Sì» disse tuttavia. «Bene, non devi più preoccuparti.» «Perfetto.» Ha capito che non può funzionare, pensò Vance. E se fosse stata lei a decidere che non era il caso di portare avanti quell'idea, lui non avrebbe dovuto sentirsi in colpa riguardo al ripensamento. «Il tuo infortunio, comunque, non condizionerà in alcun modo il nostro mese insieme.» Layla raddrizzò le spalle come a volersi scrollare di dosso l'imbarazzo di poco prima. «Perché ovviamente ti aiuterò quando vivremo insieme a Beach House 9.» Oh, accidenti, non aveva capito nulla. «Layla, no.» «È giusto così.» Era passata dalla malleabilità dell'oro all'inflessibilità dell'acciaio. «Ti sei fatto male per cercare di salvare la vita a mio padre. Ora tocca a me ricambiare.» Lui mostrò un'espressione perplessa mentre sentiva sulla 20
nuca un'altra raffica fredda premonitrice. «Ricambiare? Cosa intendi?» «Si chiama karma» spiegò lei, e una fossetta le si formò vicino all'angolo della bocca. «Ti sei preso cura di mio padre, perciò per il prossimo mese io mi prenderò cura di te.»
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La voce del vento di Sherryl Woods Gabriella Castle è sempre stata dedita al proprio lavoro più che a qualunque altra cosa. Ora che tutto quello per cui ha tanto lavorato le è stato portato via, Gabriella è disorientata e ha bisogno della serenità che si respira a casa della nonna, a Sand Castle Bay. Ha decisioni importanti da prendere riguardo al proprio futuro, e non ha certo il tempo di perdere la testa per l'affascinante Wade Johnson, a cui, a quanto pare, piace vestire i panni del cavaliere nella sua scintillante armatura. Quale ragazza sana di mente potrebbe resistergli? Gabi, però, rimane un osso duro. Non è il tipo da sciogliersi come neve al sole per un sorriso da svenimento. O forse sì?
Baci alla vaniglia di Christie Ridgway Beach House 9 è il luogo ideale dove passare un po' di tempo in tranquillità in riva al mare. È per questo che il medico militare Vance Smith ha deciso di affittarla per un mese e regalare una vacanza indimenticabile alla bambina di un suo commilitone caduto in guerra. Gli ha promesso di prendersi cura di lei, e così farà. Non aveva certo immaginato che la bambina è, a dire il vero, un po' cresciuta. Molto cresciuta: è infatti una donna con tutte le curve al posto giusto, capelli di seta, dolci occhi castani e un vago sentore di quei cupcake che sforna per la sua pasticceria ambulante. Non sarà un mese facile, per Vance, perché tenere giù le mani da Layla Parker richiederà tutto il suo autocontrollo.
Parla con me di Dakota Cassidy Quando Dixie Davis torna in città per il funerale del suo più caro amico, Landon, sa di avere un passato da farsi perdonare e di dover pagare il suo debito. Quello che certo non si aspetta è che Landon abbia deciso di lasciarle in eredità la sua redditizia attività di hot line, la Call Girls. Ma ci sono delle condizioni che Dixie deve rispettare: vivere a casa di Landon e per di più con Caine Donovan, il suo affascinante ex fidanzato, l'uomo che stava per sposare prima che tutto andasse all'aria. Anche Caine è in lizza per ereditare la società, le volontà di Landon, infatti, sono molto chiare al proposito: chi dei due riuscirà a procurarsi il maggior numero di clienti nuovi diventerà il proprietario della Call Girls.
A rischio innamoramento di Lori Foster Per Margaret "Margo" Peterson, tenente di polizia di Cinncinnati, Ohio, il lavoro viene prima di tutto. Quando si trova a dover smascherare uno squallido giro di rapimenti, decide di offrirsi come esca. È addestrata ad affrontare il pericolo, ma non quello rappresentato da Dashiel Riske, partner "non ufficiale" che ha deciso di aiutarla. Dash è un metro e novanta di fascino e muscoli, un uomo che ama la vita e le donne, fin troppo. Ma quando Margo ha bisogno di lui svela un lato del tutto inaspettato che lo avvicina a lei in maniera molto intima. Sotto la facciata Margo nasconde una sensualità che incendia i sensi di Dash fin quasi alla pazzia. Dovranno lavorare fianco a fianco e pelle a pelle se vogliono portare a termine l'indagine.
Dal 10 aprile
Preparatevi a lasciarvi l’inverno alle spalle: a Crescent Cove è sempre estate.
The Crescent Cove Series Togliete le scarpe e immergete i piedi nella sabbia, assaporate il piacere di sentire i raggi del sole sulla pelle e lasciatevi andare all’amore.
Con questa miniserie Christie Ridgway vi conduce nelle assolate spiagge californiane dove le emozioni sono garantite.
E non dimenticare il prossimo appuntamento con The Crescent Cove Series ad AGOSTO in edicola, per rivivere di nuovo la magia di un bacio in riva al mare! Scopri anche il primo romanzo della serei sul nostro sito www.harlequinmondadori.it.
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