Questo romanzo è come un bicchiere di tè freddo in una calda giornata di metà agosto. Come una cioccolata calda in una fredda notte d’inverno.
Dakota Cassidy firma il primo romanzo della trilogia
Call Girls Dicono che perdonare sia divino. Ma nessuno hai mai avuto veramente a che fare con te. “Dakota Cassidy, una voce frizzante e fresca come la brezza d’estate.” Carly Philips, NYT Bestselling Author
“Amo profondamente la serie Call Girls.” Goodreads
E non dimenticare il prossimo appuntamento con Call Girls a
Giugno in edicola Ti aspettiamo in edicola e su www.harlequinmondadori.it
SCANDALOSA. RIBELLE. APPASSIONATA. Nella grigia Londra Vittoriana una donna sfiderà ogni convenzione per ottenere ciò che desidera. Lady Oliver vuole il Conte di Somerset, ad ogni costo.
L’ATTESO ESORDIO IN LIBRERIA DI
SIMONA LIUBICICH NUOVO TALENTO DELLA NARRATIVA EROTICA ITALIANA Londra, 1888. Nessuna donna può dirsi al sicuro, mentre le gelide nebbie invadono le strade della metropoli. Olivia Lancaster non fa eccezione. Figlia di un nobile, viene promessa in sposa al più viscido e rivoltante degli uomini, nonostante lei si opponga con tutte le forze. D’altra parte Olivia è una ribelle per natura. Erborista e filantropa, non si considera inferiore in quanto donna ed è disposta a rischiare di persona pur di ottenere ciò che vuole. Anche l’uomo che desidera. Ethan Rowland, Conte di Somerset, è stato il suo sogno proibito fin da piccola ed ora è pronta a incastrarlo per compromettersi con lui e indurlo alle nozze riparatrici. Ma se Ethan si trova d’accordo nel godere delle grazie peccaminose di Olivia, di certo non è uomo che ami essere manovrato.
In libreria dal 14 aprile
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Lori Foster
A rischio innamoramento
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Dash Of Peril HQN Books © 2014 Lori Foster Traduzione di Barbara Piccioli Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Romance aprile 2015 Questo volume è stato stampato nel marzo 2015 da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd) HARMONY ROMANCE ISSN 1970 - 9943 Periodico mensile n. 148 del 24/04/2015 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 72 dello 06/02/2007 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
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Gelidi proiettili di nevischio, trasportati dal vento feroce di marzo, percuotevano il viso del tenente Margaret Peterson. Nulla di insolito in quella tardiva tormenta di neve. Benvenuti a Warfield, Ohio. Con una mano guantata Margo si chiuse il collo del cappotto. L'altra, nuda, rimase nella tasca mentre lei si affrettava verso l'auto nuova, che aveva lasciato nel parcheggio di là della strada rispetto al locale. All'una del mattino il traffico era quasi inesistente. Un lampione solitario proiettava una luce quasi eterea sulla carrozzeria color perla della Lexus. Andarsene solo alla chiusura di un bar non era una novità per lei; di solito in momenti come quelli, dopo ore passate ad arginare le avance di uomini affamati di sesso, si sentiva Margo, non Margaret, una donna e non un tenente di polizia. A dispetto delle ragioni che la spingevano a frequentare certi locali, finiva invariabilmente per sentirsi più sexy, più tenera, più vulnerabile – l'esatto contrario del poliziotto duro e tenace che tutti conoscevano. Quella sera, però, era al tempo stesso la donna vulnerabile e il tenente pieno di autorevolezza, capace di reggere l'immagine che doveva trasmettere e contemporaneamente fare uso delle capacità affinate nel tempo. Ormai da mesi lavorava ufficiosamente sotto copertura, nella speranza di raccogliere informazioni utili sui bastardi che sequestravano donne per costringerle a comparire in squallidi film porno dove non mancavano pratiche come il bondage, il sadomaso e svariate discipline pseudosessuali. 5
Se quelle donne fossero state consenzienti, lei non avrebbe mosso un dito. Chi era per giudicare gli altri, dopotutto? Non era un'ipocrita; credeva che gli adulti dovessero essere liberi di fare ciò che più piaceva loro. Ma donne rapite? Abusate? La prima ragazza che si era presentata alla stazione di polizia era disorientata, confusa e letteralmente terrorizzata. Dopo averla rapita, i suoi aguzzini l'avevano bendata e portata in un edificio abbandonato, dove l'avevano costretta a diventare la star di un porno illegale. Forse l'avevano lasciata andare perché sapevano che avrebbero abbandonato il luogo prima che venisse scoperto. E forse, soltanto forse, avevano progettato di girare un solo video. Ma come quasi tutti quegli individui malati e corrotti, una volta avuto un assaggio delle loro perversioni, non erano più stati capaci di fermarsi. Margaret detestava i prepotenti di ogni categoria e ricavava un piacere profondo nello sbatterli in galera, ma per chi approfittava sessualmente di una donna provava un odio incandescente, radicato in profondità. Era il peggior genere di degradazione, l'esperienza più umiliante che una donna potesse vivere. Solo a pensarci sentiva i battiti del cuore accelerare, e la furia rivaleggiava con il freddo, quasi riscaldandola. Alla fine, in un modo o nell'altro, avrebbe risolto il caso e annientato i responsabili – o sarebbe morta provandoci. Frequentare i bar – proprio i luoghi in cui venivano prese di mira le vittime – era sembrato la trappola ideale, ma ormai da troppi mesi, e per tutto il periodo delle ferie, vi trascorreva parecchie sere alla settimana... senza trovare neppure il più piccolo, insignificante indizio. Altri avevano gettato la spugna. Il capitano stesso era ormai persuaso che i bastardi si fossero spostati altrove o avessero interrotto la loro attività. Invece Margot sapeva che erano ancora là fuori; se lo sentiva nelle ossa. Poi, la settimana precedente, alla stazione si era presentata una donna. Piena di lividi, in preda a una crisi isterica. Ma era stata fortunata: anche se per un soffio, era riuscita a fuggire. 6
E con lei facevano quattro, due delle quali erano morte. Margaret era decisa ad andare fino in fondo, così teneva le orecchie e gli occhi bene aperti mentre batteva i locali meno rispettabili. Niente di nuovo, in effetti. Il fatto di essere un tenente con una reputazione di dura non favoriva certo la sua vita sentimentale. E considerati i suoi gusti... «Non dovresti essere qui da sola.» Prima di rendersi conto che quella voce le era familiare, Margo aveva già aperto il cappotto e impugnato la Glock carica. L'arma non sembrò intimorire il nuovo arrivato. Alto, bello e decisamente troppo disinvolto, la fissava negli occhi, e nonostante la luce fioca, lei vide il suo sorriso un po' sghembo e non poté trattenere un moto di anticipazione. Però... passare ore in squallidi locali fra ubriachi molesti la turbava meno del mezzo sorriso di Dashiel Riske. Non abbassò la pistola, ma staccò il dito dal grilletto. «Una mossa stupida, Dash.» «Avvicinarti al buio?» Lui le si accostò e, spostando la canna, le sollevò il bavero del cappotto. Aveva le mani un po' troppo vicine ai seni e per un istante Margaret sentì il cuore accelerare i battiti. «Mi avresti sparato?» «No.» L'addestramento ricevuto le permetteva di valutare l'entità di una minaccia prima di fare fuoco. «Ma avrei potuto metterti al tappeto.» Dash la attirò un po' più vicino. «È questo che sta per succedere? Devo cercarmi un riparo?» «No.» Se il suo corpo non fosse stato così caldo, lo avrebbe spinto via. Forse. Dash non prendeva mai niente sul serio – e di certo non le donne. Là dove altri uomini esitavano, lui andava avanti, sostenuto da una sicurezza che nasceva dal successo. Per qualche tempo aveva frequentato i bar con lei, in particolare il Getting Rowdy, il più vicino alla zona in cui le donne erano state prelevate. Dash le aveva permesso di usarlo per 7
rendere più credibile la sua messinscena, e in sua compagnia Margaret poteva fingere di essere una che si ubriacava in fretta e una facile preda. Anche se più di una volta si era seduta sulle sue ginocchia e lo aveva baciato sul collo – e percepito la sua eccitazione – non per questo le altre donne lo avevano lasciato in pace. E non le piaceva pensare che avesse dovuto rinunciare ai suoi divertimenti nel periodo della loro recita. Ma ancora di più detestava il pensiero che Dash non lo avesse fatto. E quando aveva cominciato a sentirsi gelosa, aveva capito che era giunto il momento di darci un taglio. In un primo momento Dash aveva protestato, poi però erano arrivate le vacanze e il dipartimento aveva rinunciato alla caccia ai bastardi... «Che ci fai qui, Margo?» Dopo una rapida occhiata circolare, lei infilò la Glock calibro 40 nella tasca dove teneva anche un altro caricatore pieno. «E tu?» ribatté. «Andiamo a sederci nella tua auto e te lo dirò.» Non era un'idea malvagia; faceva davvero troppo freddo. Margo si girò a sfiorare la maniglia della portiera, azionando l'apertura automatica, e una volta al posto di guida premette il pulsante che sostituiva la chiavetta di accensione. Dash, intanto, aveva fatto il giro e si era infilato al suo fianco. Sembrava troppo grosso per il piccolo abitacolo e lei non riuscì a trattenere un sorriso. «Sposta indietro il sedile» suggerì. «Grazie. Macchina nuova?» «Mi sono fatta un regalo.» Ma non voleva parlarne con Dash. Aveva dedicato troppi mesi a bandirlo dalla sua mente. Lui intanto la osservava. «Da quanto tempo eri al bar?» Da troppo, considerato che era stato solo uno spreco di tempo. «Perché?» «Mi chiedevo solo se per caso non avessi bevuto un po' troppo.» «Certo che no.» A quel punto avrebbe dovuto sapere che non si concedeva mai il lusso di ubriacarsi. Quella sera si sentiva la testa leggera, ma era perfettamente lucida. «Solo qualche birra» aggiunse. 8
«Birre, eh? Che tipo di bottiglie? Longnecks?» «Ovvio.» Margo stava attenta a cambiare le sue abitudini da un bar a un altro, per scongiurare il rischio che venissero sfruttate in qualche modo dagli psicopatici a caccia di sfortunate vittime. Faceva il suo ingresso nei locali fingendosi già su di giri, e corroborava la menzogna comportandosi in modo alquanto sfrenato. «E immagino che tu regga l'alcol bene come chiunque altro.» C'era una nota di condiscendenza nel suo tono? «Conosco i miei limiti» ribatté seccamente. Qualunque cosa facesse, per Margo era importante farla bene. Era una sorta di regola di famiglia – se non puoi eccellere, risparmiati la fatica. Si girò a guardarlo. «Allora?» lo sollecitò. «Sentiamo. Mi stavi seguendo o pensi di sostenere che è stata una coincidenza?» «Non ti seguivo, ma ti stavo cercando.» «Setacciando i bar?» E per quale motivo? Dopotutto, non l'aveva cercata per mesi, quando lei era stata quasi certa che lo avrebbe fatto. Non che ce l'avesse con lui per questo. Era stata lei, in fondo, a mettere la parola fine per una ragione – e una ragione ancora valida. Lo guardò stringersi nelle spalle, in un gesto che per un istante trovò esasperante. «Prima che tu rinunciassi, questa era la serata in cui ci trovavamo da Rowdy.» «E allora?» «Allora, dammi pure del sentimentale, ma ne sento la mancanza.» Una pausa infinitesimale, poi: «Sento la tua mancanza». «Davvero?» Non si sarebbe lasciata incantare dal suo fascino. Le ferie erano state quasi intollerabili – in parte proprio perché aveva passato troppo tempo pensando a lui. Ma ora la animava una determinazione nuova, dove non c'era spazio per Dashiel Riske. «Tu no?» «Io, cosa?» C'era una nota divertita nella voce calda di lui quando chiese: «Non ti manco? Magari solo un po'?». 9
Un'ondata di ricordi la invase e dovette trattenere un sorriso. «Ci siamo divertiti» ammise. Il bar di Rowdy era diventato quasi subito il suo preferito; un locale pulito dove si potevano trovare piatti semplici, ottimi drink e intrattenimenti piacevoli, come le freccette, il biliardo e una pista da ballo. E, soprattutto, lo stesso Rowdy Yates, un incentivo sufficiente a trasformare l'astemio più convinto in un cliente beone e chiassoso. Anche se a Natale aveva sposato Avery, la sua barista, Rowdy non aveva perso neanche una briciola del suo fascino un po' canagliesco, una combinazione di pericolo e minaccia sensuale, più che meritevole di una fantasia o due. «Ammettilo» mormorò Dash, che non aveva smesso di osservarla. «Ammetti che ti sono mancato.» Fu con riluttanza che Margaret riportò la sua attenzione su di lui. E non fu una buona idea. Conosceva ogni tratto di quel bel viso. No, lui non aveva la reputazione di cattivo ragazzo di Rowdy, ma una sensualità che si poteva quasi respirare e un corpo scolpito dal lavoro manuale che scatenavano un genere diverso di fantasie erotiche. Sfortunatamente, sapeva che fra loro non avrebbe mai funzionato. «Forse» concesse. «Solo un po'.» «Così mi ferisci, soprattutto considerato che non sono stato la tua prima scelta.» No, non lo era stato. Inizialmente lei avrebbe voluto Rowdy, ma Avery Mullins, ora Yates, aveva già avanzato solide rivendicazioni su di lui. Niente di grave, in realtà; Margo aveva sempre saputo che non si sarebbe comunque mai lasciata coinvolgere in una storia con Rowdy, non una che durasse più di una notte, almeno. «Se ricordo bene, sei stato tu a offrirti.» «Diciamo che ho insistito.» Lei annuì. Alla fine aveva accettato che fosse Dash ad aiutarla con la copertura, e a permetterle di bazzicare i locali senza essere presa di mira da tutti gli idioti soli della città. Voleva apparire una bevitrice inerme e vulnerabile, ma senza sembrare troppo patetica. La prima donna riuscita a salvarsi dopo il sequestro era al 10
bar con il suo ragazzo, ma si erano separati all'uscita e lei era stata rapita in strada. Di conseguenza, Margo si era finta una preda facile allestendo il medesimo scenario – con Dash. «Mi piacerebbe moltissimo sapere cosa stai pensando» disse lui. Stava chino su di lei in un modo che la metteva a disagio. Troppo fisico, troppo intimo. Che anche tu mi sei mancato tanto. Invece rispose: «Davvero, Dash, cosa ci facciamo qui? È tardi, e io ho avuto una giornata piena». Lo vide socchiudere gli occhi e comprese di averlo toccato sul vivo. «Se quello che volevi era ricominciare la sceneggiata dei bar, avresti dovuto chiamarmi.» «Sono adulta. Posso cavarmela da sola.» «Logan e Reese lo sanno?» Questo sì che la fece infuriare. Si sistemò più comodamente sul sedile, preparandosi al confronto da troppo tempo rimandato. Avrebbe preferito un luogo meno... angusto, dove lui non sembrasse occupare tutto lo spazio, dove non fosse costretta a sentire il suo profumo, dove il suo corpo non fosse così pericolosamente vicino. Ma erano lì, quindi avrebbe spiegato le sue ragioni e poi lo avrebbe mandato per la sua strada. «Ti stai confondendo. Sono i detective a rispondere a me, non il contrario.» Il tono era aspro, ma Dash non parve infastidito. «Quindi non lo sanno?» «Te lo ripeterò: non rispondo a nessuno, e certamente non a te.» Lui parve prendere finalmente atto della sua irritazione. «Sai che è pericoloso.» «Sono in grado di affrontare il pericolo.» Non aveva trascorso anche troppe sere sentendosi pericolosamente attratta da lui? «Ma se il trucco funzionasse e qualcuno ti rapisse?» «Be', questo è il piano.» E sì, era pericoloso. Nel profondo, sapeva che non era la cosa giusta da fare. Ma nel profondo aveva così tanti nodi irrisolti... 11
«Hai bisogno di qualcuno che ti guardi le spalle» disse Dash, e prima che lei potesse replicare, aggiunse piano: «Lascia che lo faccia io». «Tu e io abbiamo obiettivi diversi.» «Io voglio fare l'amore con te.» Dash non ebbe difficoltà a riconoscerlo. «E tu vuoi catturare alcuni vermi – quindi sì, i nostri obiettivi principali non potrebbero essere più distanti.» Dash pane-al-pane-e-vino-al-vino. Margaret scosse la testa, negando l'effetto che quelle parole avevano su di lei. «Ma» riprese lui con un'enfasi nuova, «non si escludono a vicenda. Anche a me piacerebbe vedere quei bastardi fuori gioco.» Gli sarebbe piaciuto vederli fuori gioco. Nessun segno di disgusto per quanto era accaduto, per ciò che quegli uomini avevano fatto, né di pena per le donne che erano state le loro vittime. Margaret sapeva che se al suo posto avesse reclutato Rowdy Yates, questi non avrebbe mollato fin quando non avesse messo le mani sui responsabili. Quanto al fratello di Dash, il detective Logan Riske, uno degli uomini più integri e onesti che conoscesse, non si tirava mai indietro quando si trattava di combattere l'ingiustizia. Strano come potessero essere diversi due fratelli. Logan non la vedeva come una donna, bensì come un essere asessuato e superiore. Dash, invece, aveva palesato il suo interesse per lei praticamente fin dal primo momento. A differenza di Logan, propendeva per la spensieratezza e si godeva la vita. Sotto molti aspetti, Margo era come gli altri componenti della sua famiglia. Un poliziotto nell'anima. Ma per altri... «Sono sicurissimo» riprese Dash, interrompendo quell'inquietante corso di pensieri, «che anche tu vorresti fare l'amore con me.» Negare sarebbe stato inutile. Lui conosceva le donne. Così gli disse la verità. «Ma non succederà.» «Perché?» «Per cominciare, sono il tenente di una stazione di polizia fino a qualche tempo fa invasa dalla corruzione. E per ripulirla ho impiegato un bel po' di tempo e mi sono fatta parecchi 12
nemici.» Più di un agente colpevole aveva perso il posto e colleghi meno coscienziosi di lei la accusavano di aver tradito i loro amici. Logan e Reese erano due dei pochi – non più di un centinaio – poliziotti onesti che l'avevano sostenuta senza riserve. Si fidava ciecamente di loro per tutto quanto riguardava il lavoro, ma lontano dalla stazione... be', preferiva che non entrassero nei suoi affari. E andare a letto con il fratello di uno dei suoi detective avrebbe senza alcun dubbio intorbidato le acque. «È importante che tenga la mia vita privata separata dal lavoro.» Pochi avrebbero capito la sua vita privata, e troppi l'avrebbero usata contro di lei. «Credi forse che lo direi a Logan?» «E probabilmente anche a Reese.» Logan e l'agente investigativo Reese erano amici da sempre, e Dash era molto vicino al fratello. I tre passavano un sacco di tempo insieme. «Stai parlando sul serio? Pensi che gli uomini si mettano seduti a raccontarsi le rispettive conquiste?» «Conquiste?» ripeté ironica Margo. «È così che le chiamate?» «Lo farei, se fossi uno di quei tipi patetici che si vantano di come, quando e con chi fanno sesso.» Dash sorrise. «Ma ecco una notizia per te: non vado in giro a sbandierare le mie scopate. Almeno non da quando ho compiuto diciassette anni. E credimi, anche se fossi il tipo – e non lo sono – pensi davvero che Logan e Reese vorrebbero sapere di noi che facciamo certe brutte cose?» Fu la curiosità a distogliere finalmente l'attenzione di lei dai suoi occhi castani. Lo guardò piegando la testa di lato. «Sarebbero brutte?» Dash la osservò a lungo prima di rispondere. «Dipenderebbe solo da te. Potrebbero essere qualunque cosa tu voglia.» Lei aveva sempre immaginato che il sesso con Dash dovesse essere... bello. Di sicuro gratificante. Quell'uomo straripava letteralmente di testosterone e sicurezza. Ma alla fine sarebbe stata la solita vecchia scopata fatta per divertirsi. Oh, certo, si sarebbe mostrato educato; dopotutto era un gentiluomo. Pre13
muroso, anche. Ma non ci sarebbe stato nessun brivido. Nessun pericolo. E sfortunatamente, quello che lui le prospettava non faceva per lei. Non che pensasse di dirgli cosa funzionava per lei, vale a dire avventure di una notte strettamente limitate a uomini sconosciuti. Uomini che poteva controllare. E che non l'avrebbero rivista una seconda volta. «Sai» riprese Dash, «Logan preferisce pensare che tu sia fatta di pietra. E così Reese. Una cosa di poliziotti, suppongo. Ti considerano una loro pari, non una donna incredibilmente sexy.» Lei e Logan si erano sempre rispettati. Quanto a Reese... ci era voluto un po' di tempo, ma adesso erano in ottimi rapporti. Erano entrambi detective eccezionali e lei sapeva di essere fortunata ad averli nella squadra. Ma non erano suoi pari. «Sono il loro superiore» disse secca. Dash sogghignò. «Forse proprio questo tuo atteggiamento ha contribuito alla percezione che hanno di te.» «Forse.» A eccezione di quanto concerneva il lavoro, Margo sapeva ben poco di quello che pensavano i suoi uomini. E il poco che sapeva non le piaceva particolarmente. «Non sono l'unico ad averlo notato, sai.» «Notato cosa?» «Che sei sexy. Anche Rowdy lo vede.» Margaret si sentì percorrere da un piccolo brivido di eccitazione, ma seppe nasconderlo. «Rowdy ha sposato la sua barista» gli ricordò. «Non per questo è diventato cieco.» No, ma forse sarebbe stato preferibile. Lei detestava gli uomini che tradivano quasi quanto detestava i violenti. «Ma, tesoro, Rowdy ha una forte antipatia per i poliziotti. Fra voi due non avrebbe mai potuto funzionare.» Buon Dio, le leggeva forse nel pensiero? Sapeva che in passato aveva messo gli occhi su Rowdy? E chi altri lo sapeva? Si sforzò di restare impassibile, tuttavia quelle parole l'avevano colta con la guardia abbassata. Così, ancora una volta, 14
scelse di dire la verità. «Rowdy ha senz'altro un certo fascino, ma anche se avesse nutrito interesse per me, non lo avrei mai preso seriamente in considerazione.» «Ah» fece Dash, un po' beffardo. «Anche lui troppo vicino a casa, giusto? Insomma, sua sorella è sposata con Logan, e tu sei talmente preoccupata dall'eventualità di pettegolezzi...» Margo perse finalmente la calma. «Questa chiacchierata ha uno scopo?» volle sapere. «Perché, in questo caso, mi piacerebbe sapere qual è.» «D'accordo.» Senza interpellarla, lui abbassò il riscaldamento. «Voglio una risposta.» «A cosa?» Controllò l'ora. Se non fosse andata a casa al più presto, tanto sarebbe valso restare alzata. Il suo turno cominciava di lì a meno di cinque ore. Senza darle il tempo di protestare, Dash si allungò verso di lei. Per un istante, quell'improvvisa vicinanza le tolse il fiato. Le labbra di lui sfiorarono le sue. «A questo» sussurrò. Le sarebbe stato arduo negare che era bello avere un uomo – quell'uomo – vicino, crogiolarsi nel suo calore, nel timbro un po' rauco della sua voce. Lui si ritrasse appena e attese, e quando Margo non lo respinse, la baciò di nuovo. Questa volta lei riuscì a rilassarsi, a godere della carezza umida della sua lingua. Dio, se sapeva di buono. Dash era alto, bello, amichevole... e sexy. Che male ci sarebbe stato se avesse ceduto? Se avesse accettato i brevi momenti di piacere che lui le offriva? Ma non sarebbe durata, e l'esperienza l'avrebbe indotta a volerne ancora, a desiderare cose che non poteva avere. Cose irragionevoli. Cose contorte. Gli posò le mani sul petto, respingendolo. «Basta così.» La fronte di Dash riposava sulla sua. «Le nostre definizioni di basta divergono perfino più delle motivazioni che ci spingono.» «Io... non posso.» Lui la scrutava, studiando il suo viso, i suoi occhi... la sua anima. «Spiegami perché.» Ma lei non poteva. «Mi dispiace. E ora credo che dovresti 15
andartene.» Prima che cambiasse idea e complicasse orribilmente le cose. Non sarebbe stato giusto nei confronti di lui... e nemmeno dei suoi. Dash non insistette, ma le teneva ancora la mano sulla guancia. «Sei stata anche troppo chiara. Non sei interessata. Ti ho ascoltato mentre lo dicevi e ti credo.» «Ma?» «Continuo comunque a ricevere segnali contradditori.» Oh, se era scaltro. Forse dopotutto aveva qualcosa in comune con Logan, a cui non sfuggivano neppure le più impercettibili sottigliezze. «Mi dispiace.» «Tutto qui?» Nell'abitacolo buio, i suoi occhi ebbero un lampo. «Sarebbe questa la spiegazione?» Margo scosse la testa. «Non mi sto spiegando. Semplicemente scusandomi.» Esitò appena prima di aggiungere: «Non ti devo niente, Dash». E per nulla al mondo gli avrebbe rivelato che lo voleva, ma non abbastanza da giudicare superabili i problemi. Il sesso con Dash sarebbe stato come fare bungee jumping, mentre lei aspirava alla caduta libera. «No» assentì piano lui. «Immagino di no.» Svanito il consueto buonumore, si abbottonò il cappotto e senza aggiungere altro scese dalla Lexus. «Va' piano, Margo.» A parte i suoi parenti, lui era uno dei pochi a chiamarla in quel modo. Per il resto del mondo, lei era Margaret, un tenente ligio fino al rigore, intoccabile. Dash chiuse con cura la portiera e si allontanò, le spalle curve per proteggersi dal vento. Dal suo punto di osservazione sotto la tettoia del bar, Saul Boyle osservò l'uomo scendere dall'auto e allontanarsi. La conversazione era stata breve; suo fratello Curtis ne sarebbe stato contento. «È sola adesso» riferì al cellulare. «Le strade sono un disastro» fu la replica. «Mi sentirei più tranquillo se Toby fosse con te.» Saul soffocò un moto stizzito di gelosia. «Ma non sarà disponibile fino a domani; perderemmo questa opportunità.» 16
«Ce ne saranno altre.» «Non ho bisogno di Toby. Ho già qualcuno a darmi una mano, te l'ho detto.» «Già, quel patetico tossico che ha bisogno di un po' di liquidi per la prossima dose.» Perché Curtis doveva sempre criticare le sue decisioni? «Si comporterà bene. Te lo garantisco.» Seguì una lunga pausa che lo fece sudare, poi il fratello disse in tono gentile: «È un incarico importante quello che ti ho affidato, Saul. Ti sto dando fiducia». «Lo so.» Per lui, il pensiero di poter dimostrare a Curtis che era in gamba come chiunque altro, anche Toby, era elettrizzante. «Lo capisco.» «Vedi di non sbagliare. Ho bisogno di scrollarmi di dosso la polizia, non di vederla scavare ancora più a fondo nei miei affari.» «Lei è la sola a lavorarci. Una volta sparita, gli altri si tireranno indietro.» Parlando, Saul si incamminò verso il furgone dove lo aspettava il suo sacrificabilissimo aiutante. «E dopo stasera, sarà storia passata.» «Molto bene. Chiamami, appena sistemata la faccenda.» La comunicazione venne interrotta. Pieno di anticipazione, Saul sorrideva mentre arrancava nella neve che andava infittendo. Curtis amava il tormento lento insito nel loro gioco, ma lui viveva per la brutalità dell'aggressione a sorpresa purché non ne fosse lui l'oggetto. Curtis poteva essere imprevedibile... ma no, adesso era ingiusto. Suo fratello era malvagio quando necessario, ma sapeva sempre quello che faceva. Ed era il cervello. Erano il denaro e il potere di cui disponeva a rendere tutto possibile. Quanto a Saul, adorava essere il braccio. Insieme, formavano una squadra imbattibile. Piena di amarezza, Margo seguì con gli occhi Dash che spariva nell'oscurità. Al diavolo, pensò, perché lui doveva a tutti i costi confondere le cose? Si costrinse ad allacciarsi la cintura e a mettere in moto. Una volta immessasi nella strada deserta, procedette con cau17
tela; il tempo stava peggiorando e i tergicristalli non riuscivano a impedire che sul parabrezza si formasse una leggera patina di ghiaccio. Per due volte sentì l'auto sbandare, e si costrinse a ridurre ulteriormente la velocità. Prima che la notte finisse, la stazione sarebbe stata bombardata di chiamate, e gli incidenti non si sarebbero contati. Persa nei suoi pensieri, aveva percorso meno di due chilometri quando alla sua sinistra un bagliore di fari lacerò il buio fitto. Comprese immediatamente che l'impatto era inevitabile; l'auto sconosciuta procedeva a una velocità tale che non poteva non essere deliberata. Dannazione, non avrebbe mai saputo come fosse fare l'amore con Dash Riske. Il pensiero le era appena balenato alla mente quando sopraggiunse l'urto. Sbatté la fronte contro il volante... e l'oscurità la avvolse lentamente finché non vide e non udì più nulla.
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Parla con me di Dakota Cassidy Quando Dixie Davis torna in città per il funerale del suo più caro amico, Landon, sa di avere un passato da farsi perdonare e di dover pagare il suo debito. Quello che certo non si aspetta è che Landon abbia deciso di lasciarle in eredità la sua redditizia attività di hot line, la Call Girls. Ma ci sono delle condizioni che Dixie deve rispettare: vivere a casa di Landon e per di più con Caine Donovan, il suo affascinante ex fidanzato, l'uomo che stava per sposare prima che tutto andasse all'aria. Anche Caine è in lizza per ereditare la società, le volontà di Landon, infatti, sono molto chiare al proposito: chi dei due riuscirà a procurarsi il maggior numero di clienti nuovi diventerà il proprietario della Call Girls.
A rischio innamoramento di Lori Foster Per Margaret "Margo" Peterson, tenente di polizia di Cincinnati, Ohio, il lavoro viene prima di tutto. Quando si trova a dover smascherare uno squallido giro di rapimenti, decide di offrirsi come esca. È addestrata ad affrontare il pericolo, ma non quello rappresentato da Dashiel Riske, partner "non ufficiale" che ha deciso di aiutarla. Dash è un metro e novanta di fascino e muscoli, un uomo che ama la vita e le donne, fin troppo. Ma quando Margo ha bisogno di lui svela un lato del tutto inaspettato che lo avvicina a lei in maniera molto intima. Sotto la facciata Margo nasconde una sensualità che incendia i sensi di Dash fin quasi alla pazzia. Dovranno lavorare fianco a fianco e pelle a pelle se vogliono portare a termine l'indagine.
Il ribelle di J. R. Ward Nate Walker non ha mai evitato di seguire i suoi sogni, anche se questo ha significato intraprendere la strada più difficile e lasciare la ricchezza della sua famiglia e una donna di cui era innamorato. Diretto a New York, è convinto che niente possa impedirgli di aprire il suo ristorante a cinque stelle, finché un guasto all'auto...
Riflessi di sole e di mare di Sherryl Woods Samantha Castle è tornata a casa. Dopo anni trascorsi a New York a inseguire il successo sul palcoscenico, è di nuovo in Nord Carolina per il matrimonio della sorella. Non ha deciso se lasciare per sempre il mondo della recitazione e si è ripromessa di non permettere che Ethan Cole, sua cotta adolescenziale, la influenzi.
Tacco 12, addio! di Leanne Banks Per Amelia Parker, lavorare per Lillian Bellagio, della Bellagio Calzature, nel suo resort in Florida è una sorta di nuovo inizio, sebbene trattare con madame non sia proprio facile. Amelia ha però anche un compito tutto personale, stilare un elenco di cose che le piacciono e che non le piacciono, per riscoprire chi è davvero.
Cuori indomiti di Diana Palmer Texas, 1900. La vita del conte Eduardo Ramirez y Cortes è a un punto di svolta. A causa delle difficoltà economiche e delle forti pressioni da parte della sua famiglia, lui si convince che l'unica soluzione sia un matrimonio di convenienza. E l'occasione è a portata di mano. Si chiama Bernardette Barron.
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