L’ESTATE È DOLCE A PARIGI… E INDIMENTICABILE. Dopo il successo ottenuto con
Mentre fuori nevica
SARAH MORGAN torna con un romanzo ricco d’amore e dolcezza. ALL’IMPROVVISO LA SCORSA ESTATE È davvero una pessima giornata per l’impetuosa chef francese Élise Philippe. Non solo sono andati a monte i grandi progetti per l’inaugurazione del suo amato café, ma come se non bastasse Sean O’Neil è tornato in città. Il ricordo della notte di fuoco che hanno condiviso l’estate precedente rappresenta per lei una vera tentazione, ma sa fin troppo bene che poi Sean se ne andrà di nuovo. Per lui tornare a casa è un vero incubo, perché significa affrontare il senso di colpa che lo tormenta per essersi costruito una vita tutta diversa. C’è solo un aspetto positivo nel trovarsi lì: Élise Philippe è ancora nei paraggi e il pensiero di come sono stati insieme quella volta rischia di rendere ancora più difficile andarsene.
“Il suo talento non smette mai di stupire.” Romantic Times “Un romanzo destinato a rimanere indelebile nel cuore delle lettrici.”Publishers Weekly
In libreria dal 19 maggio
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DUE AMICHE, UN RAGAZZO: AVRÀ LA MEGLIO L’AMICIZIA O L’AMORE? “Un travolgente romanzo sui sogni e sul senso della vita.” Publishers Weekly
“Impossibile non riconoscersi nei protagonisti. Paige Harbison vi conquisterà.” Kirkus Reviews
PER TE QUALUNQUE COSA Natalie e Brooke sono amiche da sempre, e per sempre. Così diverse ma inseparabili. Natalie è tranquilla e studiosa, contenta di stare in casa a guardare vecchi film, mentre Brooke è l’anima di ogni festa, la ragazza più popolare della scuola, quella che ognuna vorrebbe essere. Poi all’improvviso tutto cambia: in una folle notte che Natalie non riesce a ricordare e che Aidan, il ragazzo di Brooke, non riesce a dimenticare. L’amicizia tra le due ragazze si trova a una svolta, mettendo in discussione quello che pensavano di sapere l’una dell’altra e facendo scoprire loro che cosa significhi la vera amicizia.
In libreria dal 5 maggio
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Susan Mallery
Le stelle della sera
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Evening Stars Mira Books © 2014 Susan Macias Redmond Traduzione di Barbara Piccioli Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Romance giugno 2015 Questo volume è stato stampato nel maggio 2015 da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd) HARMONY ROMANCE ISSN 1970 - 9943 Periodico mensile n. 149 del 5/06/2015 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 72 dello 06/02/2007 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
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Nella battaglia fra Betty Boop e cuori multicolori, Nina Wentworth decise che quella sarebbe stata una giornata da Betty Boop. Infilò quindi la comoda maglietta colorata e puntò verso il bagno. «Non ti voglio stretta, stretta» canticchiò mentre allungava la mano verso la spazzola. La maglietta le stava proprio come desiderava, vale a dire più che abbondante, e lei non poté trattenere un sospiro di sollievo. Misericordiosamente, i tre biscotti al cioccolato e il bicchiere di vino della sera prima non erano andati a depositarsi sui suoi fianchi. Grata, giurò a se stessa che quel giorno si sarebbe tenuta a stecchetto, o almeno avrebbe mangiato un biscotto alla volta. Dieci secondi di colpi di spazzola, un minuto per la treccia e i capelli biondi erano a posto. A quel punto, si catapultò nell'ingresso e passò in cucina, dove agguantò le chiavi dell'auto. Aveva già la mano sul pomolo della porta di servizio, quando il telefono squillò. Istintivamente, Nina guardò l'orologio. Nel suo mondo, tutti avevano un cellulare – familiari, amici, contatti di lavoro. Erano ben poche le chiamate che arrivavano all'antiquato telefono fisso e quasi mai foriere di buone notizie. Riluttante, tornò sui suoi passi, pronta al peggio. «Sì?» «Nina? Sono Jerry, del Too Good To Be True. Ho appena aperto, e c'è qui una ragazza con uno scatolone di cianfru... di 5
roba da vendere. Credo che venga dal negozio.» Trattenendo un gemito, Nina chiuse gli occhi. «Fammi indovinare: sui vent'anni, capelli con ciocche porpora e un tatuaggio che raffigura uno strano uccello sul collo?» «Proprio lei. E mi sta guardando con aria piuttosto minacciosa. Pensi che sia armata?» «Spero proprio di no.» «Lo spero anch'io.» Jerry non sembrava particolarmente preoccupato. «Com'è che si chiama?» «Tanya.» Se solo avesse avuto più tempo, Nina si sarebbe accasciata lì, sul pavimento. Ma aveva un lavoro che la aspettava, un lavoro che nulla aveva a che fare con il disastro che era il negozio di antichità di famiglia. «È stata tua madre ad assumerla, eh?» stava dicendo Jerry. «Già.» «Eppure dovresti saperlo, ormai.» «Proprio così. Chiama la polizia, per favore, e chiedile di venire a prenderla. Ce la fai a trattenerla fino al loro arrivo?» «Sicuro, ragazzina.» «Ottimo. Dopo il lavoro passerò a ritirare la nostra roba. E, Jerry... grazie.» Nina riappese e si affrettò a uscire. Appena attivato il bluetooth, chiamò il dipartimento dello sceriffo per spiegare l'accaduto. «Di nuovo?» Fu la reazione del vicesceriffo Sam Payton. C'era una nota divertita nella sua voce. «Hai lasciato di nuovo carta bianca a tua madre?» Nina si morse il labbro per non ribattere. Poteva sopportare le battute di Jerry – viveva lì da sempre e questo lo autorizzava a prenderla un po' in giro. Ma Sam era un acquisto relativamente recente e non si era ancora guadagnato quel privilegio. «Ehi, stai parlando con una cittadina che paga le tasse e ha chiamato per riferire un reato» brontolò. «Certo, certo. Prendo nota. Cosa ha portato via?» 6
«Non l'ho chiesto. È al banco dei pegni. Il Too Good To Be True.» «Lo conosco. Ci farò un salto.» «Grazie.» Interruppe la comunicazione prima che Sam avesse il tempo di offrirle consigli non richiesti e imboccò la strada che risaliva la collina. Era una mattinata insolitamente limpida per essere l'inizio della primavera nel Pacifico Nord Occidentale, dove di solito il bel tempo arrivava più tardi. A ovest l'acqua azzurra scintillava sotto il sole e a est si stendeva l'area occidentale dello stato di Washington. A mano a mano che la strada saliva, la vista si faceva sempre più incantevole, ma neppure quando parcheggiò di fronte alle tre case in stile Regina Anna, Nina indugiò ad ammirare la spettacolare fusione tra cielo e mare che le si spalancava davanti. Invece, si affrettò su per gli scalini che portavano all'abitazione-studio del suo capo. La dottoressa Andi, com'era conosciuta, era una pediatra che godeva di grande popolarità a Blackberry Island, oltre a essere l'unica. Vi si era trasferita un anno addietro e lo studio che aveva aperto in settembre prosperava. Sposata da poco, era incinta di due mesi. Nina aprì la porta, accese le luci e dopo aver verificato il funzionamento del termostato, avviò i tre computer collocati nella prima stanza, adibita a reception. Una rapida occhiata le disse che il primo appuntamento della giornata era stato cancellato. Andi, che combatteva una dura battaglia contro le nausee mattutine, sarebbe stata riconoscente di quel po' di tempo libero in più. Passò a leggere la posta e dopo aver inoltrato al commercialista parecchie e-mail, andò alla macchina del caffè. Di lì a pochi minuti, saliva le scale che portavano all'appartamento della pediatra. Alta e graziosa con i capelli scuri e ondulati, Andi sedeva al tavolo della cucina, la testa fra le mani. «Va così male?» chiese Nina. 7
«Ciao, e sì. Non vomito, in realtà; è solo che ho la sensazione di essere sul punto di farlo praticamente ogni due secondi.» Annusò l'aria. «È profumo di caffè quello che sento?» «Sì.» «Mi manca il caffè. Oh, Dio, sono uno straccio. Devo assolutamente chiedere ai miei dei nostri antenati. È evidente che non appartengo a un ceppo particolarmente robusto.» Guardò Nina, che aveva preso una tazza e dopo averla riempita d'acqua, vi stava immergendo una bustina. «Non tè allo zenzero» gemette. «Ti prego. Lo detesto.» «Ma ti fa bene.» «Credo che preferirei vomitare.» Nina inarcò un sopracciglio senza dire niente. «Sono un tale fallimento» si lagnò Andi, accasciandosi sulla sedia. «Porto in giro un bambino non più grande di un fagiolo di Lima e faccio i capricci come una bambina viziata. È imbarazzante.» «A quanto pare, però, questo non ti aiuta a comportarti in modo più adulto.» Andi sorrise controvoglia. «Già. Buffo, vero?» Il microonde trillò e Nina ne estrasse la tazza fumante. La cucina all'americana aveva armadietti colorati e granito un po' dappertutto. Dalla grande finestra affacciata a oriente si scorgevano i contorni della terraferma, distante solo pochi chilometri. Andi aveva comperato la casa – una delle tre costruite in cima alla collina – quando si era trasferita a Blackberry Island. Per nulla scoraggiata da infissi malandati e impianti obsoleti, l'aveva fatta ristrutturare di sana pianta ed era stato allora che si era innamorata del titolare dell'impresa edile. Da qui, i suoi attuali problemi di pancia. «Il primo appuntamento della giornata è stato cancellato» la informò ora Nina. «Grazie a Dio.» La donna annusò il tè e arricciò il naso prima di berne un cauto sorso. «È lo zenzero» disse cupa. 8
«Credo che riuscirei a tenerlo giù, se bevessi tè senza zenzero.» «Ma se è proprio lo zenzero a calmare la nausea!» «Già. La vita è uno schifo, non credi?» La guardò pensierosa. «Carina, quella maglietta.» Nina si strinse nelle spalle. «Betty e io ci conosciamo da un pezzo.» Uno dei vantaggi del lavorare in uno studio pediatrico era che gli indumenti allegri e colorati erano ben visti, addirittura incoraggiati. Nina aveva ormai un'intera collezione di magliette variopinte nell'armadio, e se non era alta moda, be', almeno facevano sorridere i bambini e questo era l'importante. «È meglio che scenda» disse a quel punto. «Il primo appuntamento è alle otto e mezzo.» «Okay. Oh, Nina... sei impegnata dopo il lavoro?» Eccome se lo era, pensò lei. Doveva recuperare dal banco dei pegni gli oggetti trafugati da Tanya e quindi passare parecchie ore al Blackberry Preserves, il negozio di famiglia, nel tentativo di capire cosa fosse stato rubato prima di avvertire la madre e magari indottrinarla sull'importanza di verificare le referenze di potenziali collaboratori. In effetti lo faceva da una vita senza che l'altra le prestasse la minima attenzione. E dopo, toccava sempre a lei raccogliere i cocci. «Più o meno» rispose. «Perché?» «Devo fare attività fisica, lo sai. È importante. Non verresti con me? Insieme è più divertente.» «Stasera proprio non posso, ma che ne dici se facciamo lunedì?» Andi sorrise. «Grazie. Sei la migliore.» «Regalami una targa con relativa iscrizione, e ci crederò.» «Un giorno o l'altro la ordinerò.» Di nuovo alla sua postazione, Nina si accinse a contare gli adesivi raffiguranti frutti e ortaggi sorridenti. Fin dai primi giorni Andi aveva preso l'iniziativa di invitare le classi della locale scuola elementare in ambulatorio. I bambini avevano 9
così la possibilità di familiarizzare con lo stetoscopio, usare la bilancia e misurare altezza e peso in un'atmosfera rilassata e allegra. L'obiettivo, infatti, era rendere meno stressanti i controlli medici. Era compito di Nina programmare e gestire le visite, e al termine consegnare a ogni scolaro un sacchetto regalo contenente gli adesivi, un libro da colorare che illustrava svariate attività fisiche e una confezione di pennarelli. Benché in genere fosse la receptionist a preparare i sacchetti, l'ultima volta aveva dimenticato gli adesivi e lei aveva per questo deciso di accollarsi quella piccola incombenza. Stava disponendo in fila i sacchetti quando il suo cellulare squillò. Dopo un'occhiata al display, inserì il vivavoce e posò l'apparecchio sulla scrivania. «Ciao, mamma.» «Tesoro! Come stai? Noi benissimo, ma avevi ragione tu. Come sempre, d'altronde.» Nina prese una manciata di pennarelli. «Su cosa, esattamente?» «Gli pneumatici. Avremmo dovuto farli sostituire prima della partenza. Ieri notte ha nevicato.» Nina lanciò un'occhiata alla finestra e al cielo azzurro: qualche nuvola si andava addensando all'orizzonte. Nel pomeriggio pioverà, pensò. «Dove siete?» «Montana. Non puoi credere che nevicata fitta sia stata! Quei poveri pneumatici non potevano farcela. Siamo uscite di strada, ma ora stiamo bene. Bertie ha scovato un negozio Les Schwab e il gestore è stato gentile come quello sull'isola.» Nina si addrizzò di scatto sulla sedia. «Avete avuto un incidente?» «No. Solo sbandato un po'. Non devi preoccuparti; stiamo bene, te l'ho detto. E non hai idea delle vendite dell'usato e dei negozi di rigattiere che abbiamo visitato. Vedrai, le cose che abbiamo trovato ti piaceranno da morire.» Mentre la madre continuava a cianciare, Nina chiuse gli occhi e prese a massaggiarsi stancamente le tempie. Il giuramento riguardante i biscotti non comprendeva il vino, ram10
mentò a se stessa, e quello era proprio ciò che si sarebbe concessa una volta a casa: un bicchiere di vino e un bagno caldo. La crisi di nervi avrebbe dovuto aspettare fino ad allora. Bonnie Wentworth aveva dato alla luce la sua primogenita a sedici anni, ma non aveva messo la testa a posto una volta diventata madre, e neppure in seguito. Ora batteva il paese con la sua compagna, Bertie, alla ricerca di oggetti di antiquariato per il negozio; anche se in questo caso il termine antiquariato andava inteso nel suo senso più ampio. Cianfrusaglie sarebbe probabilmente stato più esatto, ma era una parola che perfino Nina evitava quanto più possibile. «Stamattina Jerry ha beccato Tanya che cercava di vendergli non so quale merce prelevata in negozio» disse interrompendo la prolissa descrizione di una bambola artigianale. L'annuncio provocò una breve pausa. «No!» esclamò poi Bonnie. «Non ci credo.» Nina represse l'impulso di ribattere che proprio la sua ostinata volontà a non credere ai fatti era la radice del problema. «È questo il motivo per cui voglio essere io a occuparmi dei colloqui» disse invece. «O se non io, che almeno lo faccia Bertie.» «Sei proprio sicura che non stesse cercando di vendere qualcosa di suo?» perseverò l'altra. «Sembrava una ragazza così carina. Detesto pensare che possa avere fatto una cosa simile.» «Anch'io. E naturalmente sai che questo significa che il negozio ora è chiuso.» Un altro silenzio. «Vuoi che torniamo?» chiese poi Bonnie. «Potremmo farcela in un paio di giorni.» «No. Troverò qualcuno.» Nina sapeva che se glielo avesse chiesto, sua madre sarebbe rientrata, ma allora lei si sarebbe sentita in colpa, proprio come in quel momento. Anche se non avrebbe potuto spiegane il motivo neppure sotto tortura. «Ti prendi troppe responsabilità, tesoro.» Lei aprì la bocca e la richiuse. Era vero. Soprattutto perché 11
nessun altro sembrava disposto a farlo. «Nessun problema, mamma. Ma abbiamo bisogno di qualcuno di affidabile e che non rubi.» «Hai assolutamente ragione. Deve pur esistere, e sono sicura che tu lo troverai.» «Sicuro. Hai chiamato per il tetto? Vengono a ripararlo?» «Ho chiamato.» Il tono di Bonnie si fece trionfante. «Me ne sono già occupata.» «Fantastico. Grazie.» «Figurati. Ti voglio bene, tesoro.» «Anch'io, mamma.» «Mi rifarò viva tra un paio di giorni; per allora ti saprò dire quando rientreremo. Ciao.» La comunicazione venne interrotta, ma prima di tornare ai sacchetti regalo, Nina telefonò al giornale locale. «Ellen? Nina Wentworth.» La risposta fu una risatina. «Fammi indovinare» disse poi la donna. «Hai bisogno di qualcuno per il Blackberry Preserves. Abbiamo ancora i dati dell'ultimo annuncio, che poi è uguale a quello precedente e quello prima ancora. Vuoi che lo ripubblichiamo?» Le nuvole temporalesche si stavano avvicinando, notò Nina. Riusciva a vedere una parte del Sound, e per un momento si chiese dove sarebbe finita, se in quel momento si fosse trovata su una barca. «Te ne sarei grata» rispose con un sospiro. «Grazie.» «Sai» disse la donna più anziana, «non dovresti lasciare a Bonnie l'incarico di fare i colloqui di assunzione.» Senza accorgersene, lei strinse con più forza la cornetta. «Lo so.» Nina esaminò gli oggetti nella scatola. I candelabri erano d'argento e avevano un certo valore, e c'era anche qualche gioiello. Quanto al dipinto, era una riproduzione mediocre che valeva meno della cornice, ciononostante... Come intuendo i suoi pensieri, Jerry annuì. «Stavo pensando la stessa cosa. Come può una ragazza abbastanza furba 12
da rubare essere così sciocca da rivolgersi proprio a me? Perché non ha attraversato il ponte ed è andata a Seattle? Quaranta minuti di auto e avrebbe avuto il denaro in tasca.» «Già.» Neppure Nina riusciva a capirlo. «Ma sono contenta che sia stata così impaziente. Sam Payton è passato?» «Sì. Ha scattato qualche foto. Vuole sapere il valore dei candelabri.» Jerry, un sessantenne calvo e paffuto, assentì con l'aria di chi la sa lunga. «Se supera i cinque bigliettoni, allora la nostra Tanya ha commesso un reato B: fino a dieci anni di carcere e un'ammenda da ventimila dollari.» «Ne sai parecchio di legge.» «Nel mio settore bisogna sapere un po' di tutto.» Nina prese lo scatolone. «Quindi devo richiamare Sam, giusto? E lui mi dirà che non posso mettere in vendita la merce fino a che Tanya non sarà processata, mi sbaglio?» «Non ne sarei sorpreso» fu la risposta. Fantastico, pensò lei. Gli unici oggetti di valore del negozio erano appena diventati invendibili. «Grazie, Jerry» sospirò avviandosi verso la porta. «Figurati. Cercate di assumere persone più oneste, d'ora in poi.» «Farò del mio meglio.» Cadevano le prime gocce di pioggia quando Nina aprì il bagaglio per depositarvi la scatola. Distava solo pochi isolati da casa, ma doveva passare dal negozio per appendere il cartello che informava della breve chiusura, e decise che ne avrebbe approfittato per controllare se mancava altro. Forse quella non era la prima volta che Tanya sgraffignava qualcosa. Poi l'indomani avrebbe chiesto a Sam quali capi d'accusa sarebbero stati formulati contro la ragazza. Il Blackberry Preserves non era esattamente un negozio di classe, tuttavia l'ubicazione non avrebbe potuto essere migliore. Fronteggiava infatti la piccola spiaggia, ed era il turismo estivo a permettergli di sopravvivere poi durante i lunghi mesi invernali. 13
Mentre era ancora sulla strada due cose accaddero contemporaneamente. La pioggia si tramutò in diluvio e il motore morì. Un rantolo e poi il silenzio. Colta di sorpresa, Nina ebbe comunque la presenza di spirito di portarsi sul ciglio prima che l'auto si fermasse. Provò a rimettere in moto, ma il motore girava a vuoto. Controllò il livello della benzina: il serbatoio era pieno per metà. Ma che diavolo...? Quello che sapeva di automobili ammontava praticamente a nulla e non aveva idea di dove mettere le mani. Finché non fosse arrivato qualcuno, era bloccata lì. Abbassò gli occhi sul davanti della maglietta. «Da te non me lo sarei mai aspettata, Betty.» Il cartoon non rispose. E, naturalmente, si era fermata in uno dei punti in cui non c'era campo, una specie di terra di nessuno dei cellulari, il che escludeva la possibilità di chiamare qualche amico o l'officina di Mike affinché andassero a recuperarla. Una camminata sotto la pioggia non l'avrebbe uccisa, si disse, cercando di non cedere alla frustrazione. Tutto quello che doveva fare era arrivare in un punto dove ci fosse stato segnale, e più tardi, una volta a casa, si sarebbe concessa quel bagno e quel bicchiere di vino. Ma il tentativo di essere razionale non bastò a soffocare l'impulso di scoppiare in lacrime, né l'acuto desiderio che ci fosse qualcuno a cui delegare il problema, perché non c'era proprio nessuno... soltanto lei. Né riusciva a ricordare un momento in cui non fosse stato così. Si prendeva cura di sua madre da quando era abbastanza grande da chiedere: «Tutto bene, mamma?». Allo stesso modo, si era presa cura della sorella minore e dell'attività di famiglia, e continuava a farlo. Preoccuparsi per il negozio, recuperare la merce rubata da dipendenti assunti da sua madre e... Afferrò con forza il volante, imponendosi di calmarsi. «Vai, stupida macchina!» gridò quasi. «Vai!» Allentò la presa solo quando le mani cominciarono a do14
lerle. Allora separò le chiavi dell'auto da quelle di casa e le cacciò sotto il tappetino, poi prese la borsa e scese. Nel giro di pochi secondi, era già fradicia. La buona notizia era che chiunque fosse passato, sarebbe stato una conoscenza che poteva accompagnarla a casa; la cattiva, che sull'isola era ormai ora di cena e le probabilità che qualcuno arrivasse in suo soccorso erano a dir poco nulle. Si incamminò, ripetendosi a ogni passo che si trattava di un'ottima opportunità per fare esercizio e bruciare calorie. Non faceva freddo, ma la maglietta bagnata le si era incollata addosso e i pantaloni le irritavano l'interno delle cosce. Peccato che non fosse una blogger, pensò, perché avrebbe avuto un titolo fantastico per descrivere la situazione: La pessima giornata di Nina Wentworth. Un quarto d'ora più tardi, era già a buon punto nell'elaborazione del dolore. Aveva superato rapidamente la fase del diniego per entrare in quella della collera, e non ci si trovava troppo male. Tremava, era gelata e non si era mai sentita tanto infelice in vita sua. Il cellulare non dava ancora segni di vita; di quel passo sarebbe arrivata a casa prima che riuscisse a contattare qualcuno. Il rumore di un'auto che si avvicinava la fece voltare di scatto. A quel punto non le importava più chi potesse essere – sarebbe salita allegramente anche sulla macchina di un perfetto sconosciuto. Non che ce ne fossero molti sull'isola, in quella stagione dell'anno. L'auto era blu e lucidissima. Una BMW, constatò lei, guardandola rallentare. Non conosceva nessuno che ne possedesse una. Poi il finestrino dalla parte del passeggero venne abbassato. «Ehi, ha...» L'uomo la fissò un secondo. «Nina?» Lei, che aveva già allungato la mano verso la maniglia, la ritrasse. L'ingiustizia della situazione era tale che avrebbe volentieri alzato le braccia al cielo, chiedendo cosa mai avesse fatto per meritare un simile castigo. «Nina?» ripeté lui. «Sei fradicia. Sali, su. Ti porto a casa.» Ma lei non poteva, scoprì guardando gli occhi verdi 15
dell'uomo che aveva giurato di amarla per sempre. Solo che non l'aveva fatto. Invece, Dylan Harrington aveva rinunciato al loro amore eterno al terzo anno di college. Oh, certo, di tanto in tanto tornava a trovare i suoi, ma con lei non si era fatto più vivo. Peggio ancora, aveva dichiarato che proprio Nina era la ragione per cui aveva messo fine al loro rapporto. L'ennesima persona nella sua vita, si era detta lei, incapace di assumersi le proprie responsabilità. «Avanti, sali» stava ribadendo lui. «Ti prenderai qualcosa.» La testa alta, ignorando la pioggia battente e la stoffa che sfregava sulla pelle irritata, Nina continuò a camminare.
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Le stelle della sera di Susan Mallery Nina ha rinunciato agli studi per prendersi cura della sorella minore e della mamma un po' squinternata. Si è fatta carico di responsabilità non sue per il bene della famiglia. Ma adesso quando vede la sorella tornare a Blackberry Island non è proprio entusiasta. Nina sta vivendo un momento sentimentale particolare e vuole...
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