Hr152 cuori indomiti

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Diana Palmer

Cuori indomiti


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Midnight Rider HQN Books © 1998 Susan Kyle Traduzione di Fabio Pacini Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Romance giugno 2015 Questo volume è stato stampato nel maggio 2015 da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd) HARMONY ROMANCE ISSN 1970 - 9943 Periodico mensile n. 152 del 26/06/2015 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 72 dello 06/02/2007 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


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Texas Sudoccidentale, 1900 Non c'era nulla al mondo che Bernadette Barron amasse più del suo giardino, a dispetto degli attacchi d'asma che a volte, specialmente in primavera, la costringevano a evitarlo come la peste. Il clima del Texas Sudoccidentale favoriva la coltivazione dei fiori e lei ne approfittava per decorare con grandi mazzi la dimora vittoriana di suo padre. Colston Barron era proprietario di una buona metà della Valladolid County, che si stendeva tra la prosperosa città di San Antonio e la più piccola Del Rio, situata sul confine con il Messico. Per un immigrato irlandese che aveva cominciato spaccandosi la schiena come operaio delle ferrovie, la sua era la storia di un grande successo. Trentasei anni dopo il suo arrivo negli Stati Uniti, ne possedeva addirittura due, di ferrovie. Aveva soldi da buttare, ma una scarna famiglia per la quale spenderli. Sebbene fosse diventato favolosamente ricco, c'era una cosa della quale sentiva acutamente la mancanza... l'accettazione e il rispetto dell'élite della società. Il rude accento irlandese, la scarsa educazione e l'ignoranza delle buone maniere lo isolavano dal circolo ristretto delle famiglie che contavano nello stato, una situazione che lui era determinato a cambiare. Per mezzo di Bernadette. 7


La sua amatissima moglie, Eloise, era morta a causa di un'infezione pochi giorni dopo averla data alla luce. La sua figlia maggiore era morta di parto. Il suo unico figlio, sposato con un bambino piccolo, si era trasferito a Est, dove lavorava come pescatore, mantenendo al minimo i contatti con suo padre. Albert era caduto in disgrazia perchĂŠ si era sposato per amore, rifiutando il matrimonio d'interesse che suo padre aveva in mente per lui. Pertanto, a casa era rimasta soltanto Bernadette. Suo fratello riusciva a malapena a mantenere la famiglia, il che significava che, per scappare dal padre, lei avrebbe dovuto essere in grado di lavorare, cosa che le sue precarie condizioni di salute rendevano impossibile, anche scegliendo un'occupazione relativamente poco faticosa come l'insegnamento. Bernadette era bloccata lĂŹ, sottoposta alle fanatiche aspirazioni sociali di Colston. Non era che non avesse intenzione di sposarsi, un giorno. Sognava anche lei una casa e una famiglia. Ma il padre voleva trovarle marito basandosi unicamente sulla sua prominenza sociale. La ricchezza, da sola, non bastava. Colston Barron aveva deciso di dare in moglie Bernadette a un uomo con un titolo, o in alternativa, se americano, dotato di immenso prestigio sociale. La sua prima scelta, un duca britannico, era stata un fiasco totale. Il nobile impoverito si era mostrato disponibile, ma poi era stato introdotto a Bernadette, la quale si era presentata al primo incontro con addosso i jeans sdruciti e strappati di suo fratello, una camicia sporca, due denti davanti anneriti con la cera e i lunghi, meravigliosi capelli biondo platino cosparsi di quello che sembrava grasso. Il duca era ripartito il giorno seguente, adducendo come scusa un lutto improvviso in famiglia, anche se come avesse fatto la notizia a raggiungerlo in quell'angolo sperduto del Texas era rimasto un mistero... 8


Le furiose rimostranze di Colston non erano bastate a convincere Bernadette a pentirsi. Mai e poi mai, gli aveva spiegato con fierezza, avrebbe sposato un uomo solo per il suo titolo! Suo fratello si era lasciato dietro diversi capi di abbigliamento e lei non aveva alcuna remora a vestirsi come una pazza ogni volta che suo padre le portava a casa un potenziale marito. Quella mattina, però, aveva la guardia abbassata. Con un vestito a scacchi blu, i capelli biondi raccolti in un morbido chignon e gli occhi verdi colmi dell'affetto che provava per le sue rose, non sembrava affatto una virago. Certo non agli occhi dell'uomo che, non visto, la guardava da sopra il suo focoso stallone nero. Quando all'improvviso si sentì osservata... scrutata... Bernadette capì subito che lui era lì. Il modo in cui riusciva ad avvertire la sua presenza, anche quando le arrivava vicino senza fare alcun rumore, aveva dell'incredibile. Si tirò in piedi e si voltò, gli zigomi alti arrossati, un'espressione ostile sul viso mentre fissava la figura che si era materializzata al limite del giardino. Era interamente vestito di nero: jeans, stivali e gambali, camicia, giacca e cravatta, come nero era il cappello a tesa larga del quale si serviva per proteggersi dai raggi cocenti del sole. «Devo inchinarmi, Vostra Eccellenza?» gli chiese in tono di sfida, rinfocolando subito il sottile antagonismo che esisteva tra di loro. Eduardo Rodrigo Ramirez y Cortes inclinò beffardamente il capo, le labbra sottili che si curvavano in un sorriso crudele. Era bello come un angelo caduto, tranne che per la cicatrice che gli solcava la guancia, frutto, si mormorava, di una coltellata ricevuta in gioventù. Ora, a trentasei anni, aveva il viso spigoloso, la carnagione olivastra e incuteva soggezione al solo guardarlo. Suo padre, un titolato nobile spagnolo, era morto da molti anni. Sua madre, una splendida bionda di un'ottima 9


famiglia di San Antonio, viveva a New York con il suo secondo marito. Eduardo non aveva preso niente da lei, né il colore dei capelli e degli occhi, né il temperamento capriccioso e volubile. Era spagnolo fino al midollo. Per i lavoranti della sua tenuta era El Jefe, il padrone. In Spagna, era El Conde, un conte imparentato con le principali famiglie reali europee. Per Bernadette era il nemico. Quasi sempre, almeno. Lo contrastava per assicurarsi che non potesse capire quello che provava veramente per lui... emozioni che, negli ultimi due anni, era diventato molto difficile celare. «Se state cercando mio padre, lo troverete nel suo studio, intento a stilare la lista delle famiglie di San Antonio che saranno invitate al ballo che darà qui il mese prossimo» lo informò a denti stretti, andando in cerca del bagliore degli occhi neri tra le ombre del suo volto asciutto. Lui la sogguardò con aria insolente, poi scrollò le spalle, come se non trovasse nulla di interessante nella sua snella, anche se ben formata figura. La sua defunta sposa, una nobildonna spagnola di alto rango, era stata decisamente voluttuosa. Per avvicinarsi ai suoi gusti, Bernadette avrebbe dovuto guadagnare peso, soprattutto davanti, ma, a dispetto delle quantità di dolci che si era imposta di mangiare, non era riuscita a mettere su nemmeno un chilo. «Ripone le sue speranze in un'alleanza con una titolata famiglia europea» disse Eduardo. «E voi?» «Preferirei bere una tazza di veleno» replicò lei a voce bassa. «Ho già scacciato un potenziale candidato, ma mio padre non si dà per vinto. In teoria, il ballo dovrebbe essere un'occasione per festeggiare la sua ultima acquisizione in campo ferroviario, ma la verità è che ha scovato altri due nobili impoveriti da gettare ai miei piedi.» Inspirò a fondo, ma venne colta da un accesso di tosse convulsa e passò un intero minuto prima che i suoi polmoni si calmassero. A volte, il polline le faceva quell'effetto. 10


Non ci voleva. Se c'era una cosa che odiava era mostrarsi in quello stato a Eduardo. Lui si piegò in avanti, incrociando gli avambracci sul pomello della sella. «Un giardino non mi sembra un buon posto per un'asmatica» commentò. «Amo i fiori.» Lei tolse un fazzoletto ricamato dalla cintura e se lo premette sulla bocca, fissandolo con evidente ostilità. «Perché, invece di stare qui a dire ovvietà, non ve ne tornate a casa a frustare i vostri servi?» «Non ho servi. Solo leali lavoranti che si prendono cura del mio bestiame e della mia tenuta.» Lui fece scivolare la mano sulla coscia muscolosa, studiandola con curiosità. «Credevo che vostro padre avesse rinunciato all'idea di sposarvi al primo nobile di passaggio.» «Non ha ancora esaurito i candidati.» Lei sospirò e stavolta la sua preoccupazione era evidente. «Consideratevi fortunato che non vi abbia preso di mira.» «Domando perdono?» «Be', voi siete titolato, no?» Lui emise una risatina. «In un certo senso.» «Siete un conte, anzi El Conde» insistette lei. «Ammetto la mia colpa, però vostro padre sa che, da quando ho perso mio figlio... e mia moglie... non ho alcun desiderio di sposarmi» disse lui in tono venato di amarezza. «Per me è un sollievo sentirvelo dire.» Bernadette sapeva poco della tragedia che aveva vissuto, tranne che, per alcuni giorni, l'uomo di ghiaccio si era trasformato in un vulcano ribollente. Uomini adulti, abituati al pericolo, erano corsi a nascondersi per evitare la sua collera. In un'occasione, Bernadette lo aveva incontrato mentre, intossicato dall'alcool, brandiva selvaggiamente un revolver... Nessuno era stato in grado di dire con sicurezza cosa fosse accaduto. L'unica cosa certa era che, rientrando a casa, Eduar11


do aveva trovato il figlio neonato privo di vita. E il giorno dopo era morta anche sua moglie, a causa di un colpo di pistola alla testa. Non c'erano stati arresti, nessuna accusa era stata avanzata. Eduardo non parlava mai di quello che era successo, ma le inevitabili voci volevano che avesse ucciso la moglie, ritenendola responsabile della morte del bambino. Guardandolo adesso, lei non aveva difficoltà a ritenerlo capace di un omicidio. Era l'uomo più duro che avesse mai conosciuto, spietato con coloro che avevano la sventura di incorrere nella sua rabbia. Era raro che perdesse la calma, ma i suoi modi glaciali potevano essere più minacciosi di qualunque urlo. Inoltre, Bernadette lo aveva visto sparare a un uomo a sangue freddo, un cowboy ubriaco che, uscendo dal saloon del paese una sera, aveva avuto la malaugurata idea di usarlo come bersaglio per le sue pistole. Eduardo non aveva battuto ciglio. Era rimasto in piedi in mezzo alla pioggia di pallottole, aveva preso con calma la mira e aveva premuto il grilletto. L'uomo era crollato a terra, ferito, ma non morto, ed era stato trasportato nell'ambulatorio del dottore. Sebbene colpito a un braccio, Eduardo aveva rifiutato l'assistenza di Bernadette. «È solo un graffio» aveva bofonchiato con un'alzata di spalle. Lei continuava a sperare contro ogni possibilità che una mattina suo padre si svegliasse e decidesse di darla in sposa a lui. Eduardo era la ragione stessa per la quale il suo cuore batteva. Il pensiero di sentire le sue grandi mani callose sulla pelle nuda le dava le vertigini. Tuttavia, un'alleanza tra le famiglie non era stata mai discussa. Suo padre continuava a guardare oltreoceano, in Europa, in cerca di pretendenti, non più vicino a casa. «Non avete desiderio di sposarvi?» le chiese all'improvviso. La domanda la colse alla sprovvista. «Ho i polmoni de12


boli» disse. «E non sono nemmeno graziosa. I soldi di mio padre mi rendono appetibile solo agli occhi dei cacciatori di fortuna.» Torse inconsciamente la stoffa delle gonna. «Io aspiro a qualcosa di più.» «Volete essere amata.» Lei rialzò lo sguardo, sbalordita. Come l'aveva indovinato? Eduardo la capiva. L'espressione che aveva sul viso ne era la dimostrazione. «L'amore è un sentimento raro, spesso pericoloso» aggiunse lui con deliberato cinismo. «Sarebbe meglio evitarlo.» «Io lo evito con successo da tutta la vita» ribatté lei in tono ironico. Lui strinse gli occhi. Continuando a fissarla, prese da una tasca della giacca una scatola piatta laminata in oro dalla quale estrasse un sottile sigaro nero. Dopo averlo acceso, gettò a terra il fiammifero con aggraziata noncuranza. «Tutta la vita» mormorò. «Vent'anni. Dovevate averne dieci, quando la vostra famiglia si è trasferita qui. Ricordo ancora la vostra prima cavalcata.» La ricordava anche lei. Il cavallo l'aveva disarcionata, scaraventandola in mezzo a una pozza melmosa. Eduardo l'aveva trovata lì, stordita e dolorante. Incurante del fango che la copriva dalla testa ai piedi, se l'era caricata in sella e l'aveva riportata da suo padre. «Sembra che voi abbiate un particolare talento nel sorprendermi in situazioni imbarazzanti» bofonchiò con una smorfia. Non osava nemmeno pensare all'ultima... «Si chiamava Charles, dico bene?» chiese lui, come se le avesse letto nella mente, un sorriso sardonico che gli aleggiava sulle labbra. Lei lo fulminò con un'occhiata bruciante. «Sarebbe potuto succedere a chiunque! A volte i cavalli si imbizzarriscono, sapete!» 13


«Soprattutto quelli che hanno il fianco segnato dalle frustate, particolare al quale voi non avevate prestato attenzione. E il gentiluomo in questione vi aveva inchiodata a terra senza fare complimenti. Vi dimenavate nella sua presa come un pesce fuor d'acqua e il vostro vestito...» «Vi prego!» Lei si portò una mano alla gola, terribilmente imbarazzata. Eduardo abbassò lo sguardo sul suo corpetto con un sorriso che le gelò il sangue nelle vene. In realtà, nell'occasione della quale stavano parlando, lui aveva visto molto di più. Charles l'aveva denudata brutalmente e lei aveva impiegato diversi momenti, lottando come una tigre, prima di riuscire a ricoprirsi. Poi su Charles si era abbattuta la tempesta. In una rara esibizione di collera, il solitamente calmo e controllato Eduardo si era avventato sul rampollo di un facoltoso magnate dei trasporti, prendendolo a pugni fino a costringerlo in ginocchio, sanguinante, a implorare pietà. Dopo averla ottenuta, si era rimesso in piedi e si era avviato zoppicando in direzione del paese, sparendo dalla circolazione per non tornare più. Naturalmente, Colston Barron aveva ricevuto una spiegazione molto edulcorata dell'assenza di Charles e dello stato di disordine di sua figlia. Sia pure senza crederci del tutto, l'aveva accettata, ma ciò non aveva posto fine alla sua ricerca di un uomo da farle sposare. Eduardo scosse la testa e, dopo aver aspirato una boccata di fumo dal sigaro, borbottò: «L'ossessione di vostro padre vi espone a dei rischi». «Se avessi avuto la mia pistola, il signor Charles Ramsey si sarebbe ritrovato a terra con una pallottola in corpo.» Lui si limitò a sorridere. Da quel che gli risultava, Bernadette non era nemmeno capace di caricarla, una pistola, 14


men che mai servirsene per sparare a un uomo. Continuò a fumare in silenzio, studiandola. «Avete più avuto notizie del povero Charles?» «Neanche una parola.» Lei scrutò le linee spigolose del suo viso, ricordando come si era trasformato quando aveva colpito Charles. «Quel giorno voi facevate paura.» «Non certo a voi.» «Di solito siete così controllato» disse lei, mettendo l'accento sulle parole di solito. Qualcosa di indefinibile pulsò nello sguardo di Eduardo. «Tutti gli uomini sono capaci di forti passioni. Persino io.» Bernadette si ritrovò con il cuore in gola. Pensieri indesiderati presero forma nella sua mente solo per esserne immediatamente banditi perché troppo peccaminosi. Abbassando gli occhi, chiese: «Verrete al ballo?». «Se riceverò un invito» rispose lui con candore. Lei inarcò le sopracciglia. «Perché non dovreste riceverlo? Fate parte dell'élite sociale che mio padre così tanto invidia.» Lui rise freddamente, cambiando posizione sulla sella. «Io? Solo per metà e sono caduto in disgrazia. Mia nonna non riesce a combinarmi un matrimonio in Spagna perché mia moglie è morta in circostanze misteriose e lo spettro della povertà incombe sulla mia testa. Le mie prospettive non sono molto migliori delle vostre.» Lei non riuscì a trattenere un moto di sorpresa. Non aveva mai preso in considerazione la sua situazione da quel punto di vista. «Siete un conte.» «Vero» concesse lui. «Ma il mio titolo ha valore soltanto in Spagna e io non ho alcuna intenzione di andarci a vivere.» Non fosse altro perché non aveva i soldi per farlo. Era sull'orlo della bancarotta. La fortuna che il suo defunto genitore aveva accumulato nel corso degli anni era stata rapidamente e inesorabilmente dissipata dalla prodigalità 15


incosciente di sua madre, che aveva prosciugato le risorse finanziarie della tenuta. Da quando aveva raggiunto la maggiore età, Eduardo lottava con le unghie e con i denti per tenere a bada i creditori. Solo il matrimonio di sua madre con un milionario newyorkese le aveva impedito di dissanguare completamente il ranch. Il giorno in cui si era risposata, era stata costretta a rinunciare all'eredità, ma ormai il danno era fatto. Eduardo osservò Bernadette, gli ingranaggi del cervello che giravano sempre più veloci. Suo padre era ricco. E sognava un genero titolato. A dispetto della sua ascendenza mista, Eduardo era un nobile. Forse... Bernadette buttò fuori un lungo respiro, soffocando un colpo di tosse. «Perlomeno non dovrete preoccuparvi di essere scelto come marito per i soldi di vostro padre.» «L'idea di sposare un titolo e un nome rispettabile non esercita alcuna attrattiva su di voi?» chiese lui in tono neutrale. «Nessuna» confermò lei con determinazione. «Sono stanca di essere esposta al pubblico, come una merce in vendita al miglior offerente!» Dopo quella tirata, ammutolì di colpo, consapevole di un senso di costrizione al petto. Aveva perso la nozione del tempo ed era rimasta troppo a lungo nel giardino, esposta agli effetti nocivi dei pollini. «Devo rientrare» mormorò, riprendendo a tossire. «I fiori hanno un profumo delizioso, ma mi irritano i polmoni.» Lui si accigliò. «Allora perché siete qui?» Lei non riusciva a smettere di tossire. «La casa... mio padre sta facendo ridipingere il salone. L'odore della pittura mi dà fastidio.» «Allora rientrare dalla porta principale non è la soluzione al vostro problema, dico bene?» Lei cercò di chiarirsi la gola per replicare, ma non riuscì a inghiottire il muco che l'aveva invasa. 16


Lui gettò via il sigaro, balzò agilmente a terra e, dopo aver superato lo spazio che li divideva, la prese in braccio, sollevandola come se fosse stata una piuma. «Eduardo!» esclamò lei, turbata dall'inattesa familiarità, dalla forza e dal calore delle braccia che la cingevano. Poteva distinguere le sfumature di nero nelle iridi dei suoi occhi, sentire il soffio del suo respiro sulla tempia, toccare, se avesse voluto, la sottile curva crudele della magnifica bocca... «Calmarte» mormorò dolcemente lui, scrutando il suo viso contratto. «Voglio solo portarvi nella serra, passando dalla cucina. Le piante che crescono lì non fanno fiori e producono molto ossigeno.» Le diede una piccola scossa. «Coraggio, Bernadette, mettetemi le braccia attorno al collo. Non state lì come un sacco di patate.» Lei venne percorsa da un brivido, ma obbedì, sciogliendosi segretamente nella gioia di quell'intima vicinanza. Eduardo sapeva di cuoio e di muschio, di una delicata colonia esotica non percepibile a distanza. Stranamente, non le diede alcun fastidio, come invece capitava con altri profumi. Posò cautamente la guancia sulla sua spalla e chiuse gli occhi con un lieve sospiro che si augurò lui non registrasse. Essere trasportata così era estasi allo stato puro. Non aveva mai immaginato che potesse succedere e proprio per questo il piacere che ne ricavò fu ancora più intenso. I muscoli potenti delle sue braccia si contrassero leggermente, aumentando la pressione. Poi, troppo presto, raggiunsero la cucina. Lui la rimise giù, aprì la porta e la sospinse all'interno. Maria era china sui fornelli, intenta a mescolare un tegame con dentro il pollo che stava cucinando in previsione del pranzo. Quando si girò, sbarrò gli occhi alla vista del loro vicino in piedi dentro la sua cucina, il cappello rispettosamente in mano. 17


«Señor conde!» esclamò. «Quale onore!» «Sono solo il signor Ramirez, Maria» disse lui con un sorriso affettuoso. Lei scosse la testa. «Voi per me siete El Conde. Siete sempre soddisfatto del lavoro di mio figlio?» «Vostro figlio è un maestro nell'arte di domare i cavalli selvaggi» disse lui con evidente sincerità. «Sono fortunato ad averlo alla tenuta.» «È più fortunato lui a potervi servire, señor conde.» Eduardo capì che non sarebbe mai riuscito a persuaderla a non usare quel titolo. Bernadette abbozzò un sorriso, ma la tosse tornò alla carica con ancora maggiore violenza di prima. «Ahi, ahi, ahi» disse Maria, scuotendo la testa. «Di nuovo. Colpa di quei dannati fiori. Vi avevo avvertita, ma voi non mi date retta.» «Del caffè, Maria. Nero e forte» istruì Eduardo. «Appena sarà pronto, portatelo nella serra. E poi avvisate il signor Barron della mia presenza, va bene?» «Naturalmente! Il padrone è andato alle stalle per vedere il nuovo puledro, ma dovrebbe tornare presto.» «In questo caso, andrò a cercarlo di persona, appena Bernadette si sarà ristabilita.» Lui si impadronì saldamente del braccio di Bernadette e la condusse lungo il corridoio rivestito di mattonelle colorate che conduceva alla grande struttura in vetro nella quale prosperava una ricca collezione di lussureggianti piante verdi. Dentro a una vasca circolare, c'era persino un giardino acquatico. Lei si lasciò cadere su una panchina in ferro battuto e si coprì il viso con le mani, lottando per respirare. Lui bofonchiò qualcosa e si inginocchiò davanti a lei, prendendole le mani. «Inspirate lentamente, Bernadette. Lentamente» disse con calma. «Non fatevi prendere dal panico. Passerà, come le altre volte.» 18


Lei ci provò, ma era una battaglia. I suoi occhi stanchi andarono in cerca di quelli di lui e la sua preoccupazione la sorprese. Che strano era il suo nemico: quando uno meno se lo aspettava, poteva trasformarsi nel migliore degli amici. Ancora più strano che sapesse esattamente cosa fare per la sua asma. Quasi senza rendersene conto, diede voce alla sua perplessità e lui la guardò con espressione indecifrabile. «È vero, sì, ogni tanto litighiamo» mormorò. «Però le ferite guariscono sempre.» «Non tutte.» Eduardo inarcò le sopracciglia. «Quando siete arrabbiato, diventate cattivo» disse lei, abbassando gli occhi. «E cosa ho detto, di recente, che vi ha ferito?» Lei si mosse sulla panchina, rifiutandosi di richiamare alla memoria la solenne lavata di capo che le aveva dato dopo la sua disgraziata uscita a cavallo con Charles. Lui le mise due dita sotto al mento, rialzandole il viso. «Ditemelo.» «Non ve lo ricordate?» chiese lei con una smorfia. Lui aggrottò la fronte e, dopo un attimo, dichiarò: «Ho detto che non avevate giudizio in fatto di uomini. E che era una fortuna che...». S'interruppe di scatto, richiudendo la bocca. «Vedo che ricordate» borbottò lei, evitando la pressione del suo sguardo. «Bernadette» iniziò pazientemente lui, stringendole le mani, «quelle parole erano il prodotto della frustrazione, non un'accusa. Credevo l'aveste capito. Ero arrivato giusto in tempo per salvarvi da quello zotico villano, ed ero infuriato.» «È stato crudele.» «E falso» aggiunse lui. «Suvvia, guardatemi.» 19


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