Hra6 accade a natale

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SARAH MORGAN

ACCADE A NATALE traduzione di Silvia Arienti


ISBN 978-88-6905-053-4 Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Maybe This Christmas HQN Books © 2014 Sarah Morgan Traduzione di Silvia Arienti Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione HM novembre 2015


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Tyler O'Neil batté i piedi per scrollare la neve dagli stivali, spalancò la porta della sua casa sul lago e inciampò sopra un paio di scarponi e una giacca abbandonati nel corridoio. Appoggiando una mano contro il muro, recuperò l'equilibrio e imprecò. «Jess?» La figlia non rispose, ma Ash e Luna, i suoi due siberian husky, si precipitarono fuori dal soggiorno. Imprecando nuovamente tra sé, li guardò esasperato puntare dritto verso di lui. «Jess? Hai lasciato di nuovo la porta del soggiorno aperta. I cani non devono stare lì dentro. Vieni giù a sistemare la giacca e gli scarponi! Non osate saltarmi addosso... guai a voi!» Si preparò mentalmente al salto di Ash. «Perché nessuno mi ascolta da queste parti?» Luna, la più delicata dei due, gli posò le zampe sul petto e cercò di leccargli il viso. «È bello sapere che la mia parola è legge qui.» Ma poi le accarezzò dolcemente le orecchie, infilando le dita nella sua folta pelliccia. In quel momento, Jess uscì dalla cucina, muovendo la testa a tempo di musica, con un toast in una mano e il cellulare nell'altra. Si tolse gli auricolari dalle orecchie. Indossava un maglione del padre e portava al collo la medaglia d'oro che Tyler aveva vinto in una gara di discesa libera. «Ciao, papà. Com'è andata oggi?» «Sono sopravvissuto fino a quando ho messo piede in casa mia. Mi è capitato di sciare su piste più sicure del nostro corridoio.» Con uno sguardo torvo, Tyler allontanò i 7


due adoranti cani e indicò gli scarponi della figlia. «Portali via da qui, lasciali sulla terrazza d'ora in poi.» Masticando, Jess gli guardò i piedi. «Tu però ce li hai indosso.» Per l'ennesima volta, Tyler si trovò a pensare a quanto fosse difficile essere genitori. «Nuova regola. Da adesso anch'io li lascio fuori, così non portiamo la neve in casa. E appendi la giacca, invece di gettarla dove capita.» «Anche tu lo fai.» Dannazione. «La sto appendendo, guarda.» Si tolse la giacca e l'appese con gesti teatrali. «E abbassa la musica, così riesci a sentirmi mentre ti sgrido.» Jess sorrise, imperturbabile. «Alzo il volume proprio per non sentirti. La nonna mi ha appena inviato un SMS scritto tutto in maiuscolo. Devi insegnarle a usare il cellulare.» «Sei tu la teenager, è compito tuo.» «Mi ha mandato degli SMS in maiuscolo per tutta la scorsa settimana, e quella prima continuava a fare il numero dello zio Jackson per sbaglio.» Al pensiero del fratello in carriera assillato dalle telefonate della madre nel bel mezzo della sua giornata di lavoro, anche Tyler sogghignò. «Scommetto che gli ha fatto piacere. Cosa voleva la nonna?» «Mi ha chiesto di passare da lei mentre tu vai alla riunione al centro escursioni, così l'aiuto a cucinare.» Addentò un altro pezzo di toast. «C'è la cena di famiglia stasera, vengono tutti, perfino zio Sean. Non ti sarai mica dimenticato?» Tyler sospirò. «Riunione e cena degli orrori tutto in una volta sola? Chi ha avuto l'idea?» «La nonna. Si preoccupa per me, perché vivo con te e l'unica cosa che non manca mai nel nostro frigorifero è la birra. E non dovresti chiamarla cena degli orrori. Posso venire alla riunione?» «Ti annoieresti a morte.» 8


«Non è vero, mi piace partecipare agli affari di famiglia! Tu vedi le riunioni come io vedo la scuola: stare chiusi in una stanza è una perdita di tempo quando c'è tutta quella neve fuori. Ma almeno tu puoi sciare durante il giorno, mentre io sono inchiodata su una sedia scomoda a tentare di capire matematica. Povera me!» Mandò giù l'ultimo boccone e Tyler osservò accigliato le briciole che cadevano sul pavimento. Ash vi si avventò sopra con entusiasmo. «È colpa tua se il frigorifero è sempre vuoto. Mangi in continuazione, se l'avessi saputo non ti avrei permesso di vivere con me. Mi costi una fortuna.» Jess rise della sua battuta e questo gli fece capire che avevano fatto molta strada nell'ultimo anno di convivenza. «La nonna dice che se non vivessi con te, annegheresti nel tuo disordine.» «Sei tu che stai facendo cadere le briciole per terra, prendi un piatto.» «Tu non usi mai il piatto, vai sempre in giro a spargere briciole dappertutto.» «Non devi per forza imitarmi.» «Sei tu l'adulto, io seguo il tuo esempio.» Il solo pensiero lo fece sudare freddo. «Dovresti fare il contrario di quello che faccio io.» Osservò la figlia che si chinava a coccolare Luna. La medaglia oscillò in avanti e per poco non colpì il cane sul muso. «Perché ce l'hai al collo?» «Mi motiva. E mi piace l'esempio che dai. Sei il papà più figo del mondo. È divertente vivere con te, soprattutto quando provi a comportarti bene.» «Provo...» Tyler distolse lo sguardo da quella medaglia che era un doloroso ricordo della sua vecchia vita. «Che cosa vorresti dire?» «Voglio dire che mi piace vivere qui con te. Tu non ti preoccupi delle cose da adulti.» «Forse invece dovrei.» Tyler si strofinò la mano dietro al 9


collo. «La nonna ha tutto il mio rispetto. Come ha fatto a crescere tre maschi senza strangolarli?» «La nonna non strangolerebbe mai nessuno. È paziente e gentile.» «Sì, è vero. Ma, per tua sfortuna, io no. E sono quello che si occupa di te adesso.» L'idea lo terrorizzava più di qualunque pista avesse mai affrontato. Se avesse fallito, le conseguenze sarebbero state ben peggiori di una gamba danneggiata e una carriera distrutta. «Hai finito i compiti che dovevi fare?» «No, ho iniziato, però poi mi sono distratta a guardare il video della tua discesa a Beaver Creek. Vieni a vederlo con me?» Avrebbe preferito ficcarsi una racchetta da sci negli occhi. «Magari più tardi. La tua insegnante mi ha chiamato.» Cambiò argomento con disinvoltura. «Non hai consegnato il compito lunedì.» «Luna l'ha mangiato.» «Ma certo... Ti avevo concesso una proroga per trimestre. Ne hai già usate due.» «Tu non consegnavi mai i compiti in ritardo?» Sempre. Tyler si chiese perché qualcuno dovrebbe decidere di avere più di un figlio, dato che essere genitori è così difficile. Tentò quindi un approccio diverso. «Se consegnerai i compiti in ritardo per più di cinque volte, dovrai stare fino a sera al doposcuola. Così avrai meno tempo per sciare.» Quelle parole le cancellarono il sorriso dalla faccia. «Lo faccio subito.» «Ottima decisione. La prossima volta, finisci i compiti prima di guardare la televisione.» «Non stavo guardando la televisione, stavo guardando te! Voglio imparare la tua tecnica. Eri il migliore. Voglio sciare in ogni momento libero questo inverno.» Strinse la medaglia, facendolo sembrare un voto. 10


«Ci sarai alla gara di domani? Hai detto che avresti fatto il possibile per venire.» Sopraffatto da tanta genuina adorazione, Tyler guardò negli occhi di sua figlia e vide la stessa passione che ardeva nei suoi. Pensò a tutti i lavori che si stavano accumulando allo Snow Crystal Resort. Lavori che richiedevano la sua attenzione. Poi pensò agli anni che aveva perso con Jess. «Ci sarò.» Si avviò lentamente verso la cucina da poco ristrutturata, imprecando tra i denti mentre il freddo penetrava attraverso i calzini. «Jess, hai sparso neve per tutta la casa, è come guadare un fiume qui.» «È stata Luna. Si è rotolata nella neve e poi si è scrollata dentro.» «La prossima volta potrebbe scrollarsi fuori da casa nostra.» «Non volevo che prendesse freddo.» Fissandolo allibita, Jess si sistemò i capelli dietro le orecchie. «Hai detto casa nostra.» «È un cane, Jess! Ha una folta pelliccia, non prende freddo. E certo che ho detto casa nostra. Come dovrei chiamarla? Viviamo entrambi qui e in questo momento non c'è pericolo che me ne dimentichi!» Mise il piede sopra un'altra pozzanghera d'acqua. «Ho passato gli ultimi anni a ristrutturare questo posto e ancora sento il bisogno di camminarci con gli stivali.» «Voglio bene ad Ash e Luna, fanno parte della famiglia. Non ho mai avuto un cane a Chicago, mamma odiava il disordine. Non abbiamo nemmeno mai avuto un vero albero di Natale. Non voleva, perché poi doveva raccogliere gli aghi.» La tensione e l'irritazione scomparvero. L'accenno alla madre di Jess gli fece l'effetto di una doccia ghiacciata. All'improvviso, avvertì freddo dappertutto, non solo a piedi. Ricacciò in gola il commento che sarebbe voluto uscire 11


dalla sua bocca. La verità era che Janet Carpenter odiava praticamente ogni cosa: il Vermont, la vita così lontana dalla città, lo sci. Soprattutto, odiava lui. Ma Tyler e la sua famiglia si erano imposti di non dire mai niente di negativo su Janet davanti a Jess, e lui era sempre rimasto fedele a questa regola anche a costo di scoppiare. «Avremo un vero albero quest'anno. Faremo un giro per la foresta e lo sceglieremo insieme.» Conscio di stare esagerando con i sentimentalismi, tornò in sé. «E mi fa piacere che tu voglia bene ad Ash e Luna, però questo non cambia il fatto che si dovrebbe tenere la dannata porta del soggiorno chiusa quando loro due sono in casa. Questo posto non è più un cantiere, quindi niente cani sui divani o sui letti.» «Penso che Luna preferisca le vecchie regole.» I suoi occhi brillarono di malizia. «E non dovresti dire dannata. La bisnonna non vuole che tu dica brutte parole.» Tyler serrò la mascella. «Be', la bisnonna non è qui.» I suoi nonni vivevano ancora al resort, l'ex raffineria di zucchero riconvertita che un tempo era stata il fulcro della produzione di sciroppo d'acero di Snow Crystal. «E se fai la spia, ti butto nella neve e ti ritroverai più fradicia di Luna! Ora vai a finire i tuoi compiti o mi farai vincere il premio del genitore più cattivo dell'anno. Non sono pronto a salire sul podio per prendere questo tipo di medaglia.» Jess fece un grande sorriso. «Se prometto di consegnare il compito e di non dire a nessuno delle parolacce, più tardi guardiamo lo sci insieme nel tuo studio?» «Dovresti chiedere a Brenna, è una bravissima insegnante.» Stava per prendersi una birra, ma, ricordandosi di dover dare il buon esempio, si versò un bicchiere di latte. Da quando Jess si era trasferita lì, si era imposto di non bere direttamente dal cartone. «Ti indicherà gli errori di ogni atleta.» «Ha già promesso di aiutarmi, ora che sono entrata nella squadra di sci della scuola. L'hai vista in palestra? Ha degli addominali da paura.» 12


«Sì, l'ho vista.» E si impose di non pensare ai suoi addominali. Fece di tutto per non pensare nemmeno al resto. Era la sua migliore amica e andava bene così. Per togliersi dalla testa gli addominali di Brenna, infilò di nuovo la testa nel frigo. «È vuoto.» «Kayla mi dà un passaggio in paese più tardi, posso comprare qualcosa.» Il cellulare trillò e Jess lo tirò fuori dalla tasca. «Oh...» Tyler chiuse lo sportello del frigo con la spalla e notò la sua espressione. «Che succede?» «Kayla mi ha scritto che è bloccata al lavoro, tutto qui.» «Non la invidio. Non ti preoccupare, andrò io al negozio domani.» Jess fissò il cellulare. «No, ci devo andare adesso.» «Perché? Odiamo entrambi fare spese, non c'è fretta.» «Invece sì.» Anche se teneva la testa china, Tyler vide il rossore affiorarle sulle guance. «Si tratta del Natale? Mancano ancora due settimane, perciò abbiamo un sacco di tempo. La maggior parte dei miei acquisti viene fatta alle tre del pomeriggio della vigilia.» «Non è per questo! Papà, ho bisogno di...» S'interruppe, paonazza. «... qualcosa dal negozio, ecco tutto.» «Di cosa potresti mai avere bisogno di così urgente da non poter aspettare domani?» «Cose di donne, okay? Ecco cosa mi serve» gli gridò, poi si girò di scatto e uscì dalla stanza lasciando Tyler imbambolato a fissarla, nel tentativo di capire le ragioni di un così repentino cambio di umore. Cose di donne? Gli ci volle qualche secondo per capire, poi chiuse gli occhi per un attimo e imprecò sottovoce. Cose di donne? Il significato di quelle parole gli mise addosso un senso di panico. Nessuna esperienza passata gli aveva insegnato come crescere un'adolescente femmina. 13


Da quando aveva...? Lanciò un'occhiata alla porta, sapendo che doveva dire qualcosa, ma non aveva idea di quale fosse il modo giusto per affrontare un argomento che li metteva entrambi così maledettamente a disagio. Poteva fare finta di niente? Dirle di cercare in internet? Si passò una mano sul viso e imprecò sottovoce, sapendo che non poteva ignorare una questione così importante e nemmeno delegarla a un motore di ricerca. Non aveva una madre con cui parlare. Tyler era l'unico genitore nei paraggi. E in quel momento probabilmente Jess stava pensando che non valesse granché. «Jess!» Le gridò dietro e, non ricevendo risposta, uscì a grandi passi dalla cucina e la vide armeggiare con gli scarponi nel corridoio. «Sali in macchina, ti porto al negozio.» «Lascia perdere» disse con voce strozzata e i capelli che le coprivano il viso. «Vado a piedi fino a casa della nonna e le chiedo di accompagnarmi.» «La nonna odia guidare con la neve e per giunta con il buio, ti ci porto io.» Il suo tono risultò più brusco di quanto volesse, allungò una mano per toccarle la spalla, ma poi la ritrasse. Era meglio abbracciarla, oppure no? Non ne aveva idea. «Dovevo comunque andarci.» «Sì, ma domani, non oggi.» «Be', alla fine ho deciso che è meglio andarci oggi.» Agguantò la giacca. «Dai che compriamo anche quei dolcetti che ti piacciono tanto.» Sempre senza guardarlo, Jess continuò a trafficare con gli scarponi. Tyler sospirò, desiderando che le adolescenti fossero dotate di un manuale di istruzioni. «Jess, va tutto bene.» «No che non va bene» mormorò con voce strozzata, «è come essere travolti da un'enorme valanga di imbarazzo! Starai pensando che questo sia il tuo incubo peggiore.» «Non sto affatto pensando questo.» Afferrò la maniglia 14


della porta. «Penso che sto incasinando tutto. Sto dicendo delle cose sbagliate che ti mettono a disagio, e non è mia intenzione.» Lo spiò attraverso i capelli. «Preferiresti che non fossi venuta a vivere con te.» Credeva che sua figlia avesse superato la fase dell'insicurezza. Quei dubbi serpeggianti che avevano eroso per parecchio tempo la sua autostima e la sua serenità. «Non è affatto così.» «La mamma una volta mi ha detto che avrebbe preferito se non fossi nata.» Tyler tirò su la cerniera della giacca così violentemente che per poco non si tagliò un dito. «Non lo pensava davvero.» Aprì la porta, in modo che l'aria gelida raffreddasse la sua rabbia. «Sì che lo pensava» mormorò. «Mi ha detto che ero la cosa peggiore che le fosse capitata.» «Be', io non l'ho mai pensato, nemmeno una volta. Nemmeno quando i miei calzini si bagnano perché lasci che i cani portino la neve in giro per casa.» «Però non hai fatto niente per avermi con te.» La voce di Jess si incrinò, e l'incertezza nei suoi occhi gli fece venire voglia di prendere a pugni qualcosa. «Ci ho provato. Ho chiesto a tua madre di sposarmi.» «Lo so. Ha detto di no perché pensava che saresti stato un pessimo padre. L'ho sentita mentre lo raccontava al mio patrigno. Diceva che eri un irresponsabile.» Tyler si sentì assalire dalle emozioni. «Sì, be', forse è vero, ma non cambia il fatto che ti ho voluta fin dal primo momento Jess. E quando tua madre non ha accettato di sposarmi, ho tentato altre vie per averti qui vicino a noi. Ma perché diavolo ne stiamo parlando adesso?» «Perché è la verità. Io ero un errore.» Alzò impercettibilmente le spalle, come se non le interessasse. Sapendo invece quanto fosse importante per lei, Tyler esitò, consapevole del fatto che la sua risposta avrebbe influenzato la percezione dell'intera faccenda da parte di Jess. 15


«La tua nascita non era programmata, è vero. Non ti mentirò su questo, però non si può pianificare tutto nella vita. La gente pensa che si possa. Credi di poter controllare le cose e poi bam, accade qualcosa che ti dimostra che non avevi tutto sotto controllo. E qualche volta le cose migliori sono quelle che non erano previste.» «Ma io non sono una di queste. La mamma mi ha detto che sono stata il più grande errore della sua vita.» Strinse i pugni e si sforzò di mantenere la calma. «Doveva essere sconvolta o molto stanca.» «È stato quando sono scesa per le scale con lo snowboard.» Tyler abbozzò un sorriso. «Vedi, ecco il motivo.» L'attirò a sé e l'abbracciò, sentendo il suo corpo magro e il profumo familiare dei suoi capelli. Sua figlia. La sua bambina. «Sei la cosa più bella della mia vita. Sei una O'Neil fatta e finita, ecco perché a volte la mamma va fuori di testa, tutto qui. Non ha mai avuto molta stima per gli O'Neil. Ma a te vuole bene, so che è così.» In realtà non lo sapeva, ma tenne a freno il suo istinto naturale di dire la verità. «È invidiosa perché la sua famiglia non è unita come la nostra» disse stringendolo, la voce soffocata contro il suo petto. «Non ti piacerà la scuola, ma di certo non sei stupida.» Jess si tirò indietro, le guance rigate di rosa. «È per questo che non ti vuoi sposare? Per quello che è successo con la mamma?» Cosa poteva risponderle? Aveva imparato che con Jess le domande arrivavano senza preavviso. Era capace di trattenerle dentro di sé fino a non poterne più. «Alcune persone non sono portate per il matrimonio, e io sono una di quelle.» «Perché?» Piuttosto che discuterne con lei, Tyler avrebbe preferito sciare su una pista verticale al buio e con gli occhi chiusi. «Tutti sappiamo fare alcune cose e altre no. Io non so 16


gestire le relazioni. Non so rendere felici le donne.» Chiedi a tua madre. «Spesso mi è capitato di ferire le donne che mi hanno voluto bene.» «Quindi non vuoi più metterti in gioco con nessun'altra? Papà, è una cosa stupida.» «Mi stai dando dello stupido? Porta rispetto per il tuo vecchio.» «Voglio dire che è normale commettere degli errori quando si è giovani, capita a tutti di fare delle cavolate. Ma questo non ti impedisce di provare di nuovo, adesso che sei adulto.» «Jess...» «Forse ti andrà meglio ora che sono con te. Se vuoi sapere come ragiona la mente femminile, basta chiedere» disse in uno slancio di generosità. Tyler aprì la bocca e la richiuse. «Grazie, tesoro. Lo apprezzo molto.» Dato che la conversazione stava diventando sempre più imbarazzante, tirò fuori le chiavi della macchina. «Ora sali in macchina prima che ci congeliamo entrambi qui nell'ingresso. Dobbiamo arrivare al negozio prima che chiuda.» «Sarebbe stato meglio per te se fossi stata un maschio. Così non avremmo dovuto fare discorsi imbarazzanti.» «Non credere! Gli adolescenti maschi sono i peggiori: parlo per esperienza personale. E poi non sono in imbarazzo.» Tyler si morse la lingua. «Perché dovrebbe imbarazzarmi qualcosa che è parte naturale della crescita? Se hai qualsiasi cosa da chiedermi...» Ti prego Dio, fa' che non abbia niente da chiedermi. «Parla senza problemi.» Infilò gli scarponi. «È tutto sotto controllo, ma devo andare al negozio.» Tyler afferrò il suo cappotto e glielo porse. «Mettilo, si gela fuori.» «Possono venire anche Ash e Luna?» «Per una gita al negozio?» Stava per chiederle che bisogno avesse di portarsi dietro due cani iperattivi, dato che dovevano fare solo una breve sosta in paese. Ma poi notò 17


gli occhi supplicanti della figlia e decise che i cani potevano effettivamente essere la migliore cura per l'imbarazzo. E forse le avrebbero impedito di pensare a sua madre e alla complessità delle relazioni umane. «Certo, ottima idea. Nulla di meglio di due cani ansimanti alle mie spalle mentre sto guidando. Li dovrai tenere tranquilli.» Jess chiamò con un fischio Ash e Luna, che arrivarono scodinzolando, entusiasti all'idea di fare un giro. Tyler guidò fuori dallo Snow Crystal Resort, procedendo cautamente per evitare gli sciatori che tornavano da una giornata sulle piste. Il resort era quasi vuoto, ma era l'inizio della stagione e sapeva che il numero dei clienti sarebbe raddoppiato nelle vacanze di Natale. E in Europa i Mondiali di sci alpino erano ancora in corso. Strinse più forte il volante; per fortuna le chiacchiere di Jess lo distolsero dai suoi pensieri. «Lo zio Jackson mi ha detto che l'innevamento artificiale sta andando davvero bene. Un sacco di piste sono aperte. Pensi che ci saranno delle belle nevicate? Sai che lo zio Sean è qui?» Parlava ininterrottamente, accarezzando Luna. «Ho visto la sua macchina prima. Il bisnonno mi ha detto che è venuto per la riunione, ma non capisco perché. È un chirurgo, non viene mai coinvolto negli affari di famiglia. Forse verrà qui per aggiustare gambe rotte?» «Lo zio Sean sta lavorando a un programma di ginnastica presciistica con Christy alla SPA. Stanno cercando di ridurre il numero degli infortuni sugli sci. È stata un'idea di Brenna.» Tyler rallentò, raggiunse la strada principale e svoltò in direzione del villaggio. La neve cadeva costante, ricoprendo il parabrezza e la strada. «Come mai Brenna è la responsabile del programma di escursioni? Sei tu che hai vinto la medaglia d'oro.» «Perché lo zio Jackson le aveva già affidato la gestione prima che io tornassi a casa, e perché io odio organizzare le cose quasi quanto lo shopping e la cucina. Mi interessa 18


solo lo sci. Inoltre, Brenna è un'ottima insegnante. È paziente e gentile, mentre a me viene voglia di scaraventare le persone in un mucchio di neve se non imparano subito.» Le lanciò un'occhiata nello specchietto retrovisore. «Pensi di dormire dalla nonna stanotte?» «Vuoi che lo faccia? Hai in programma di fare sesso con qualcuno o qualcosa del genere?» Per poco Tyler non sbandò nel fossato lungo il ciglio della carreggiata. «Jess...» «Che c'è? Hai detto che potevamo parlare di tutto.» Riprese il controllo dell'auto, concentrandosi sulla strada. «Non puoi chiedermi se penso di fare sesso.» «Perché? Non voglio essere d'intralcio, tutto qui.» «Non sei d'intralcio.» Si chiese perché quella conversazione dovesse venir fuori mentre era alla guida in condizioni difficili. «Tu non sei mai d'intralcio.» «Papà, non sono stupida. So che prima facevi un sacco di sesso, l'ho letto su internet. Un articolo diceva che eri più veloce a portarti a letto una donna che a scendere da una pista.» Travolto da un'altra valanga di imbarazzo, Tyler rallentò ed entrò in paese. Lucine natalizie brillavano nelle vetrine dei negozi e un grande albero si ergeva fieramente in fondo alla strada principale. «Non crederai a tutto quello che leggi in internet.» «Dico che non devi rinunciare al sesso perché vivo con te. Devi rimetterti in gioco.» Senza parole, si fermò in un parcheggio vicino al negozio. «Non parlerò della mia vita sessuale con mia figlia di tredici anni.» «Ne ho quasi quattordici, sei rimasto indietro.» «Come vuoi, ma della mia vita sessuale non si parla.» «Hai mai fatto sesso con Brenna? È una di quelle con cui hai avuto una storia?» Com'è possibile sudare quando la temperatura è sotto zero? «È una questione personale, Jess.» «Quindi l'hai fatto?» 19


«No! Non ho mai fatto sesso con Brenna.» Non doveva pensarci. Mai. I suoi addominali, le sue gambe... «E il discorso è chiuso.» «Io sarei d'accordo. Penso che abbia un debole per te. Lei ti piace?» Rendendosi conto che sua figlia adolescente gli aveva appena dato il permesso di fare sesso, Tyler si passò una mano tra i capelli. «Sì, certo. La conosco da quando eravamo bambini. Abbiamo passato tanto tempo insieme, è una buona amica.» E non voleva fare niente che rovinasse la loro amicizia. Assolutamente niente. Aveva incasinato tutte le relazioni che aveva avuto. La loro amicizia era una delle poche cose ancora intatte e voleva che le cose rimanessero così. Jess sganciò la cintura di sicurezza. «Mi piace Brenna, non ti fa gli occhi dolci come la maggior parte delle altre. E mi parla come se fossi adulta. Se mi dai dei soldi, vado a comprare quello che mi serve. Prendo anche qualcosa da mangiare, così se la nonna ci passa a trovare rimarrà impressionata dalla tua gestione domestica.» «Occhi dolci?» Tyler tirò fuori il portafogli dalla tasca. «Cosa vorresti dire?» Jess scrollò le spalle. «Come fanno alcune mamme a scuola. Si truccano e si mettono vestiti attillati, nel caso tu passassi a prendermi. L'altro giorno, quando è arrivata Kayla, c'è stata quasi una rivolta. A volte le mie compagne mi chiedono se vieni o no. Penso che le loro mamme non vogliano perdere tempo col rossetto per niente.» Tyler la fissò. «Parli sul serio?» «Sì, ma non c'è problema.» Jess strinse il suo corpo magro nel cappotto. «Mi va bene che mio padre sia un sex symbol nazionale. Ma se vuoi metterti con qualcuna con cui devo vivere e che devo chiamare mamma, mi piacerebbe che scegliessi una come Brenna, tutto qui. Lei non giocherella sempre con i capelli e non ti guarda con un sorriso da scema.» 20


«Nessuna verrà a vivere con noi, non chiamerai nessuna mamma e, per l'ultima volta, non intendo fare sesso con Brenna.» Tyler parlò serrando le mascelle. «Ora vai a comprare quello che ti serve.» Jess sprofondò nel suo sedile. «Non posso.» Disse con voce strozzata. «Il signor Turner è appena entrato col figlio, che è in classe con me. Muoio dalla vergogna.» Tyler inspirò profondamente, poi rovistò tra le scartoffie nella sua auto finché non trovò un vecchio scontrino del ristorante e una penna. «Fammi una lista.» «Aspetterò fino a quando se ne saranno andati». Nonostante fosse buio in macchina, la vide arrossire di nuovo. «Jess, dobbiamo risolvere la cosa prima di morire entrambi d'ipotermia.» Lei esitò un momento, poi afferrò la penna e scarabocchiò qualcosa. «Aspettami qui.» Tyler prese lo scontrino ed entrò nel negozio. Se era in grado di scendere dalla leggendaria montagna austriaca Hahnenkamm a centocinquanta chilometri orari, poteva benissimo comprare delle cose da donne. Dieci minuti dopo, Brenna Daniels entrò nel negozio, felice di ripararsi per un momento dal freddo pungente. Ellen Kelly uscì dallo stanzino dietro la cassa, portando tre grandi scatoloni. «Brenna! È venuta qui tua madre prima, mi ha detto che non ti vede da un mese.» «Sono stata impegnata. Posso aiutarti, Ellen?» Brenna le prese gli scatoloni dalle mani e li impilò per terra. «Non dovresti portarne così tanti tutti insieme. Il dottore si è raccomandato di fare attenzione agli sforzi.» «Faccio attenzione, ma è in arrivo una tempesta di neve. Tutti stanno facendo scorte per il timore di rimanere bloccati in casa per un mese. Speriamo che non sia così terribile come quella del 2007. Ti ricordi, il giorno di San Valentino?» «Ero in Europa, Ellen.» 21


«È vero, dimenticavo. Per tutto il mese di gennaio non nevicò per niente, poi in meno di un giorno venne giù quasi un metro di neve. Ned Morris perse alcune mucche quando il tetto del fienile crollò.» Ellen si massaggiò la schiena. «A proposito, non l'hai incrociato per un pelo.» «Ned Morris?» «Tyler.» Ellen si chinò e aprì uno degli scatoloni. «C'era anche Jess. È cresciuta molto durante l'estate.» «Tyler era qui?» Il cuore di Brenna prese a battere più forte. «Abbiamo una riunione al resort tra un'ora.» «Credo abbiano avuto un'emergenza. Jess è rimasta in macchina, lui è entrato e ha comprato quello che lei gli ha chiesto. Cose da donne.» Ellen Kelly le rivolse un occhiolino d'intesa e cominciò ad aprire gli scatoloni e a sistemare i prodotti sugli scaffali. «Non avrei mai pensato di vedere Tyler O'Neil fare acquisti per un'adolescente. Tutti hanno pensato male di lui quando si è saputo che Janet Carpenter era incinta, ma si sono dovuti ricredere. Quella Janet è un pezzo di ghiaccio e Tyler sarà anche un dongiovanni» disse sistemando dei barattoli sul ripiano, «ma nessuno può dire che non faccia tutto il possibile per quella bambina.» «Ha quasi quattordici anni.» «Già, ed è così cambiata da quando è arrivata qui lo scorso inverno, così magra e pallida. Ma ci pensi? Che razza di madre manda via la propria creatura in questo modo?» Ellen fece un cenno di disapprovazione con la testa e si chinò per aprire uno scatolone pieno di decorazioni natalizie. «È una vergogna.» Brenna si sforzò di tenere la sua opinione per sé. «Janet ha avuto un altro figlio.» «Non è un buon motivo per abbandonare Jess. Anzi, secondo me avrebbe dovuto tenersela ancora più stretta.» Ellen appese dei lunghi addobbi natalizi a un gancio. «Sarebbe potuta rimanere segnata a vita, per fortuna ci sono Tyler e tutti gli O'Neil con lei. Ti interessano delle decorazioni, tesoro? Ho una vasta scelta quest'anno.» 22


«No, grazie Ellen. Non m'interessano. Comunque, Jess sta bene, è una ragazza adorabile.» Discreta per natura, Brenna cercò di cambiare discorso. Non parlò delle insicurezze e di tutte le altre difficoltà che la ragazza aveva avuto quando si era trasferita lì. «Sai che è entrata nella squadra di sci della scuola? Ha un vero talento.» «È proprio figlia di suo padre, allora. Mi ricordo ancora di quell'inverno in cui Tyler è sceso con gli sci dal tetto del vecchio Mitch Sommerville.» Sorridendo, Ellen posizionò un Babbo Natale sovrappeso sopra una mensola. «Venne arrestato, naturalmente, ma il mio George diceva sempre che non aveva mai visto una persona così sicura sugli sci. Tranne te, forse. Eravate inseparabili voi due. Vi vedevo gironzolare in paese quando avreste dovuto essere a scuola.» «Io? Ti confondi con qualcun altro, Ellen.» Brenna fece un sorriso innocente. «Non ho mai marinato la scuola in tutta la mia vita.» «Dev'essere stato un brutto colpo per Tyler, rovinarsi la carriera in quel modo. Non è facile, specialmente quando si raggiungono certi traguardi.» Brenna, che avrebbe preferito saltare nuda in un lago gelato piuttosto che spettegolare di un argomento così personale, tentò ancora disperatamente di cambiare discorso. «Ha di che tenersi occupato al resort. Le prenotazioni aumentano, pare che ci sarà molto da fare quest'inverno.» «Mi fa piacere, quella famiglia se lo merita. Sono rimasta sconvolta quando è venuto fuori che la loro attività era in crisi. Gli O'Neil vivono a Snow Crystal da prima che io nascessi. Comunque, sembra che Jackson abbia risolto il problema. La gente lo criticava quando ha speso tutti quei soldi per costruire gli chalet con le vasche idromassaggio, ma si vede che sapeva cosa stava facendo.» «Sì.» Brenna prese le poche cose che le servivano, chiedendosi se in una piccola città come quella fosse possibile avere un po' di privacy. «È un uomo d'affari in gamba.» 23


«Ha sempre saputo il fatto suo. E la sua ragazza...» «Kayla?» «Ha finalmente trovato il suo posto nel mondo qui a Snow Crystal, anche se va ancora in giro con quelle scarpe luccicanti che fanno tanto New York City.» Brenna mise un cartone di latte nel carrello. «Kayla è inglese.» «Non si direbbe fino a quando non apre la bocca. Ti consiglio di prendere quei biscotti al cioccolato, sono buonissimi. Non che tu abbia di che lamentarti con una chef brava come Élise al resort. Ora che Jackson e Sean sono sistemati, tocca a Tyler.» Brenna lasciò cadere il vasetto che teneva in mano, che si ruppe spargendo il contenuto sul pavimento. Accidenti. «Oh, Ellen, mi dispiace. Pulisco io. Hai uno straccio?» In collera con se stessa, si piegò per raccogliere i cocci, ma Ellen le fece cenno di spostarsi. «Lascia stare, non voglio che ti tagli le dita. Un tempo pensavo che vi sareste messi insieme. Non potevate stare lontani l'uno dall'altra.» Doppio accidenti. «Eravamo solo buoni amici, Ellen.» Quella conversazione era l'ultima cosa di cui avesse bisogno. «E lo siamo ancora.» Quando finalmente uscì dal negozio, era sfinita dai pettegolezzi e dal pensiero di Tyler. Guidò dritta verso lo Snow Crystal e parcheggiò fuori dal centro escursioni, accanto alla vistosa auto sportiva di Sean. La neve cadeva ancora senza sosta e la strada era già ricoperta da uno strato di quindici centimetri. La temperatura era scesa e c'era aria di grandi nevicate, il che era un bene per l'albergo, perché da ciò dipendevano le prenotazioni natalizie. Avevano bisogno di quelle prenotazioni. Nonostante quello che aveva detto a Ellen, sapeva che il resort stava ancora lottando per stare a galla. Gli chalet, ciascuno con vasca idromassaggio e vista sul lago e 24


sulla foresta, erano costati molto, e negli ultimi due anni non avevano riscosso un grande successo. Le cose stavano lentamente migliorando, ma parecchi erano ancora vuoti. Brenna si scrollò la neve dagli scarponi, spalancò la porta e fu avvolta da una folata di aria calda. Camminò attraverso la pace e la tranquillità della SPA. Le luci soffuse riverberavano sulle pareti blu oceano. Una musica rilassante risuonava in sottofondo e nell'aria aleggiava un profumo di oli aromaterapici, che le solleticarono le narici. Brenna però non era il tipo da farsi massaggiare da uno sconosciuto. Le sembrava un gesto troppo intimo, da innamorati. Non che ci fosse molto spazio per l'amore nella sua vita. Christy, che dall'estate precedente lavorava alla SPA, sollevò gli occhi da dietro la scrivania. Un minuscolo albero di Natale luccicava in un angolo. «Sta ancora nevicando là fuori?» Era una fisioterapista bionda molto in gamba, che nella lunga lista di qualifiche annoverava anche massaggio e aromaterapia. «Lavori fino a tardi! È sempre così all'inizio della stagione invernale?» «C'è molto da organizzare e preparare, questo è sicuro.» Brenna si tolse il cappello, facendo cadere una spolverata di neve sul pavimento. «È già arrivato qualcuno?» «Manca Élise e...» «Merde, sono in ritardo.» Élise, la chef del resort, le sfrecciò accanto come un treno. «Il ristorante è pieno stasera e un gruppo di trenta persone ha prenotato il Boathouse per un anniversario. Non ho tempo per la riunione, tra l'altro ho già i miei piani per la stagione invernale: servire ai clienti il miglior cibo che abbiano mai assaggiato. Ci vediamo in palestra domattina, Brenna. Mi spiace di non essere potuta venire oggi. È la prima assenza da mesi, ma c'era da impazzire in cucina.» «È Natale e il tuo ristorante è l'unica struttura dell'albergo che non abbia mai avuto problemi.» Brenna s'infilò il cappello in tasca. «Sei piuttosto stressata, si capisce dal tuo accento.» 25


«Certo che sono stressata, faccio il lavoro di otto persone e ora devo anche perdere tempo con una riunione.» Indignata, Élise si allontanò a grandi passi, leggera come una ballerina, facendo ondeggiare il suo caschetto scuro. Christy alzò le sopracciglia. «Colpa della caffeina?» «No, è semplicemente francese.» Brenna guardò fuori dalla finestra. «Ho visto la macchina di Sean, quindi dovremmo esserci tutti.» «Tutti tranne Tyler, è in ritardo. Gli ho mandato un SMS a cui non ha risposto.» «Probabilmente ha tolto la suoneria, lo fa spesso. In passato doveva cambiare numero una volta al mese, perché le donne non smettevano di chiamarlo.» «Non mi stupisce, quell'uomo incendia i sensi, bisogna disattivare i rilevatori di fumo quando viene qui! L'ho visto in palestra stamattina, un evento speciale dato che in genere si allena in casa. Sarebbe in grado di sollevare un'automobile.» Christy si fece aria con la mano. «Sto pensando di aggiungere il suo nome alla lista delle attrazioni dello Snow Crystal.» «È già sulla lista, Kayla lo ha convinto a tenere degli incontri motivazionali. Ogni tanto fa da guida agli sciatori più esperti, disposti a pagare per sciare con Tyler O'Neil.» Cosa che a Tyler non piaceva affatto, come Brenna ben sapeva. Non gli interessavano la fama e le lusinghe, ma solo scendere giù da una montagna il più velocemente possibile. Non voleva parlare di quello che faceva, voleva solo farlo. Gli altri non lo capivano, ma lei sì. Brenna condivideva con lui l'amore per la neve e la velocità. «Arriverà con i suoi tempi, come sempre. Ha un modo di fare tutto suo.» «Mi piace questo aspetto di lui, è molto sexy. Scommetto che tu non subisci il suo fascino. Conosci gli O'Neil da così tanto che probabilmente saranno come fratelli per te.» Cosa poteva risponderle? Due dei tre O'Neil erano come fratelli per lei, questo era vero. E il terzo... si era rassegnata da tempo al fatto che Tyler O'Neil non ricambiasse 26


i suoi sentimenti. E aveva imparato a proprie spese che illudersi peggiorava solo la situazione. Da ragazzini erano inseparabili. Da adulti, be', non era successo quello che aveva sempre sperato, ma se n'era fatta una ragione. Sapeva che quello che desiderava non sarebbe mai accaduto. Tentava di tenere i piedi per terra anche se talvolta i pensieri sfuggivano al suo controllo. «Sei fortunata a lavorare a fianco a fianco con un uomo così, tutti i giorni.» Christy sistemò una nuova risma di carta nella stampante. Quella avrebbe dovuto essere la parte più difficile. Quando aveva accettato l'offerta di Jackson di gestire il programma di escursioni per lo Snow Crystal, non sapeva che avrebbe avuto a che fare con Tyler. Ma in realtà non era affatto difficile. Lavorare con Tyler era uno degli aspetti che amava di più del suo lavoro. Poteva trascorrere quasi tutti i giorni con l'uomo dei suoi sogni. Aveva provato a toglierselo dalla testa, era uscita con altri, aveva perfino lavorato all'estero, ma Tyler si era insinuato nel suo cuore e ormai aveva capito che le cose non sarebbero mai cambiate. Certo, nel corso degli anni aveva sofferto a vederlo con altre donne, tuttavia la consolava il fatto che queste storie fossero passeggere, mentre la loro amicizia durava da sempre. «Come va la SPA? Sarai molto impegnata durante le feste?» «Sembra proprio di sì.» Christy digitò qualcosa sulla tastiera del computer, picchiettando sui tasti con le sue unghie perfettamente curate. I biondi capelli risplendevano intorno alle guance lisce. «Non avrò un momento libero nella settimana di Natale.» «Stai facendo un ottimo lavoro, Christy.» Brenna si chiese quanto tempo le ci sarebbe voluto per apparire come lei. Da bambina, non si lasciava pettinare per più di un secondo. Odiava i nastri, le gonne e le scarpe di verni27


ce. Una grande delusione per sua madre, che avrebbe tanto desiderato una figlia tutta bambole e vaporosi vestiti rosa. Le piaceva invece arrampicarsi sugli alberi e giocare nel fango con i tre fratelli O'Neil. Invidiava la loro libertà e la loro famiglia, così unita e solidale. Per essere amati, i fratelli O' Neil non dovevano comportarsi in un certo modo o seguire un elenco infinito di regole. Li imitava sempre in tutto, anche quando sciavano giù da ripidi pendii. Non le importava quanto fosse sporca o in disordine, non le importava tornare a casa la sera con le ginocchia sbucciate o i vestiti strappati. Con loro si sentiva accettata come non le capitava mai né in famiglia né a scuola. «Sai se Tyler sta uscendo con qualcuno?» chiese Christy con noncuranza. «Scommetto che c'è la fila.» «Non è il tipo da relazioni a lungo termine.» «Sembra perfetto per me.» Christy inserì alcuni dati in un foglio excel. «Mi piacciono gli uomini selvatici. È ancora più divertente addomesticarli.» «Non credo che Tyler si possa addomesticare.» E non avrebbe voluto che succedesse. Non voleva cambiare una virgola di lui: le piaceva così com'era. «Cosa ci fa qui un tipo così? Voglio dire, lo Snow Crystal è un bel posto, ma non è certo un'attrazione per persone ricche e famose.» «Tyler ama lo Snow Crystal, ci è cresciuto. È l'attività della sua famiglia, fa quello che può per dare una mano.» E sapeva quanto fosse doloroso per lui non poter più partecipare alle gare. «Se nei prossimi giorni continuerà a nevicare, forse arriveranno altre prenotazioni. Kayla sta preparando alcune promozioni.» «Sì, ho lavorato con lei a un programma per i non sciatori. E a proposito di Kayla...» Christy frugò nel cassetto. «... potresti consegnarle questo? È arrivato stamattina e mi sono dimenticata di darglielo. È smalto per unghie, tonalità ice crystal. Lo vuole usare per una promozione, appunto. Ti ha parlato dell'ice party?» 28


«No.» «Sta organizzando un evento prenatalizio per la gente del posto e anche per i clienti del resort, naturalmente. Un ice party. Falò, sculture di ghiaccio, cani da slitta, cibo e fuochi d'artificio. Un'idea fantastica, no?» «Non vedo l'ora di saperne di più. Vieni anche tu alla riunione?» «No, siamo solo in due oggi. Angie ha l'influenza, quindi devo prendere io le telefonate. Comunque, non sono sicura che potrei sopportare tutto il testosterone dei tre O'Neil riuniti in una sola stanza. Cosa ne pensi dello smalto? È carino, no? Perfetto per la stagione delle feste.» Brenna si rigirò la boccetta tra le dita e la guardò luccicare controluce. «Indosso guantoni quasi tutto il giorno, e il resto del tempo lo passo a scheggiarmi le unghie trasportando sci su e giù per l'albergo. Non posso certo dire che questo smalto avrà molto spazio nella mia vita, tuttavia sì, è davvero luminoso.» A sua madre avrebbe fatto piacere vederglielo sulle unghie. «Dovresti passare una mattinata alla SPA prima del pienone. Offro io. Ti potrei fare un massaggio per rimetterti in sesto dopo tutto quello sci. E mi devi dire come fai ad avere dei capelli così lucidi, voglio usare anch'io lo stesso prodotto.» In quel momento, la porta si aprì, lasciando entrare una folata d'aria fredda. L'espressione amichevole di Christy si tramutò di colpo. Si sistemò i capelli già perfetti e sorrise, radiosa. Brenna non ebbe bisogno di girarsi per capire chi fosse entrato. Tutti e tre i fratelli O'Neil provocavano simili reazioni nelle donne. Dato che due si trovavano già nella sala riunioni, sapeva esattamente chi c'era dietro di lei. Si sentì invadere dal buonumore, come sempre quando lui metteva piede in una stanza. «Ciao, Bren.» Tyler le diede una pacca sulla spalla, con lo stesso affetto che dimostrava ai suoi fratelli. La sua at29


tenzione era concentrata su Christy, le cui ciglia quella sera stavano facendo gli straordinari. «Sei in ritardo Tyler, sono già tutti qui.» «Dulcis in fundo.» Le fece l'occhiolino. «Come sta andando qui alla SPA?» Brenna vide Christy arrossire leggermente. Succedeva ogni volta che Tyler O'Neil sorrideva a una donna. Irradiava energia, era un irresistibile mix di sguardi tenebrosi, virilità e fascino. «Alla grande.» Christy si sporse in avanti, mettendo in mostra gli occhi verdi e la scollatura. «C'è più lavoro dell'anno scorso, io e Kayla stiamo lavorando a dei pacchetti sci/SPA fantastici. Fammi sapere, se dovessi avere voglia di un massaggio.» Flirtava con naturalezza, come la maggior parte delle donne quando avevano a che fare con Tyler. Brenna invece non sapeva flirtare per niente. Non sapeva fare quegli sguardi, quei sorrisi, ma soprattutto non le venivano le parole giuste. Christy invece parlava come se dovesse addomesticare un cavallo selvaggio. Assistendo a quello spettacolo, Brenna sentì una stretta al cuore. Stava per defilarsi silenziosamente nella sala riunioni, quando Tyler la prese per un braccio. «Hai sentito le previsioni?» I suoi occhi brillavano e Brenna annuì, intuendo i suoi pensieri. «Sono in arrivo grandi nevicate, ottimo per gli affari.» «Sarà il paradiso dello sciatore! Ottimo anche per noi. Cosa ne dici? Neve fresca, fuoripista e noi due soli a tracciare solchi come da bambini.» La sua voce era calda e suadente. Brenna si sentì cedere le ginocchia, come ogni volta che gli stava così vicino. Era felice però che fosse un argomento solo loro, da cui Christy era esclusa. Forse non era capace di flirtare, ma di certo sapeva sciare. E sciava davvero bene. Era una delle poche persone che riuscivano a stargli dietro. 30


Era vero che marinava la scuola per sciare con lui, Ellen non si sbagliava. Una volta la scuola aveva avvisato sua madre, ma non le importava che l'avessero sgridata. Quelle poche ore felici trascorse da sola con Tyler ne erano valse la pena. Le cose poi erano cambiate, ora avevano entrambi delle responsabilità. «Dovrò fare la coda. C'è una lunga lista di persone disposte a pagare bene per sciare con te.» Il suo sorriso svanì. «Come sono fortunato.» Ritrasse la mano e si girò nuovamente verso Christy, che in quel breve lasso di tempo era riuscita, non si sa come, a mettersi un altro strato di lucidalabbra. Sorrise, regalandogli il meglio di sé. «Scommetto che non vedi l'ora di lanciarti giù da quei fuoripista. L'altro giorno, in televisione, ho visto un video della discesa con cui hai vinto la medaglia d'oro. Eri davvero veloce.» Sapendo quanto fosse delicato quell'argomento, Brenna rivolse una rapida occhiata a Tyler, ma notò che la sua espressione non era cambiata. Niente in quel viso così maledettamente attraente lasciava trapelare che c'era qualcosa non andava. Tuttavia Brenna ne era certa, doveva essere così, perché Tyler O'Neil viveva per le gare. Da quando lo avevano messo sui suoi primi sci, non aveva più potuto fare a meno della velocità e dell'adrenalina della discesa. Era una passione. Qualcuno avrebbe potuto addirittura chiamarla una dipendenza. Poi era caduto. Il pensiero di quel giorno le diede la nausea. Ricordava ancora il terrore viscerale che aveva provato mentre aspettava di sapere se fosse vivo o morto. Tutta la famiglia si trovava lì per sostenerlo durante la gara. Dato che in quel periodo lavorava per Jackson in Europa, c'era anche lei. Erano in piedi nella tribuna a guardare gli sciatori lanciarsi giù ad altissime velocità, aspettando di vedere passare Tyler. Ma, invece di batterli tutti concludendo in bellezza la stagione, era caduto e a31


veva messo fine per sempre alla sua carriera da discesista. Aveva fatto un testacoda, era ruotato su se stesso e si era schiantato su quella pista quasi verticale prima di sbattere contro la rete di protezione. Come tutti gli sciatori, era già caduto altre volte, ma quella fu diversa. C'erano state delle grida, poi un mormorio diffuso, seguito da un terribile silenzio e dalla straziante pena dell'attesa. Intrappolata in mezzo alla folla, Brenna non aveva potuto fare altro che guardare impotente mentre lo trasportavano, seriamente ferito, sull'elicottero. C'era del sangue nella neve. Aveva chiuso gli occhi, inspirando l'aria gelida e pregando chiunque fosse in ascolto. Per favore fallo vivere. Aveva giurato a se stessa che, se fosse sopravvissuto, avrebbe smesso di desiderare l'impossibile. Avrebbe smesso di desiderare ciò che non poteva avere. Avrebbe smesso di sperare che un giorno lui ricambiasse i suoi sentimenti. Avrebbe smesso di sperare che s'innamorasse di lei. Non si sarebbe più lamentata di niente. Mentre aspettava insieme alla sua famiglia, si era ripromessa che non le sarebbe più importato delle altre donne, bastava che sopravvivesse. Ovviamente, non era stato facile mantenere quella promessa fatta in un momento di puro terrore, tanto più adesso che si trovava a lavorare a stretto contatto con lui tutti i giorni. Vedeva da vicino la frustrazione che provava per essere stato costretto a rinunciare alla carriera agonistica. Anche se Tyler camuffava i suoi sentimenti dietro un atteggiamento ribelle, lei sapeva che soffriva. Era sicura che morisse dalla voglia di tornare a gareggiare. Era triste vedere un atleta del suo calibro stare in disparte o allenare un gruppo di bambini. Era come guardare un cavallo da corsa infortunato, obbligato a stare chiuso in un maneggio mentre scalpita dalla voglia di tornare a correre in un ippodromo. 32


Brenna non aveva battuto ciglio, ma Tyler si era girato e l'aveva guardata. Aveva gli occhi degli O'Neil, di quell'azzurro intenso che faceva pensare al cielo di una perfetta giornata sugli sci. Sentì come un nodo allo stomaco e il suo corpo fu invaso da uno strano torpore. Dei tre fratelli, solo Tyler le procurava quell'effetto. Per un attimo credette di scorgere un'ombra in quell'azzurro profondo, ma poi lui le sorrise sornione. «Sei pronta, Bren? Se devo morire di noia, non voglio farlo da solo!» Anche nelle giornate più nere, Tyler sapeva sempre farla ridere. Amava il suo senso dell'umorismo e la sua indifferenza nei confronti dell'autorità. Doveva credere in quello che faceva, non bastava che fosse scritto in un regolamento. Brenna era praticamente cresciuta con un regolamento stampato in faccia e invidiava la determinazione con cui Tyler viveva alle proprie condizioni. Aveva un'indole selvaggia, e la carriera da discesista aveva nutrito il suo desiderio di adrenalina e aveva fornito uno sfogo per l'energia in eccesso. Come avrebbe adoperato la sua impetuosità se non fosse stato uno sciatore oggetto di pettegolezzi senza fine sia in paese sia nel circuito sportivo mondiale? Lanciò un ultimo sorriso in direzione di Christy e si diresse verso la sala riunioni, un metro e novanta di sex appeal letale. Lo seguì lentamente, facendosi la predica. Era l'inizio della stagione, doveva procedere come si era ripromessa, vivendo il suo rapporto con Tyler in modo realistico. Per lui, Brenna era come un altro fratello, un compagno di sci. Non la degnava di uno sguardo nemmeno nelle rare occasioni in cui si vestiva elegante, con tacchi e abiti attillati. Non sarebbe nemmeno stato un problema, se lui non avesse guardato praticamente ogni donna che incrociava. Aveva l'onore di essere l'unica ragazza nel Vermont che Tyler non aveva baciato. 33


In lontananza, sentì il telefono suonare. Christy rispose con un perfetto tono professionale. «Qui è la SPA dello Snow Crystal. Sono Christy, come posso aiutarla?» Non puoi, pensò Brenna tristemente. Nessuno può aiutarmi. Amava Tyler da sempre e niente aveva mai cambiato la situazione. Nemmeno quando aveva messo incinta Janet Carpenter e il cuore di Brenna si era spezzato in due. Era andata a lavorare in un altro continente, sperando di dimenticarlo. Era uscita con altri uomini, sperando che uno di loro fosse quello giusto, prima di capire che non esisteva una cura. I suoi sentimenti erano profondi e duraturi. Era condannata ad amare Tyler O'Neil per sempre.

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