Hrc11 nei tuoi sogni

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KRISTAN HIGGINS

NEI TUOI SOGNI traduzione di Elisabetta Lavarello


ISBN 978-88-6905-054-1 Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: In Your Dreams HQN Books © 2014 Kristan Higgins Traduzione di Elisabetta Lavarello Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione HM novembre 2015


Prologo

Bene, inutile dire che abbiamo tutti un debole per Jack Holland. Specialmente noi donne. Ma il Miracolo d'Inverno... oh, ci ha lasciate senza fiato! Non che ci abbia sorpreso il fatto che Jack sia meraviglioso... ovvio che lo è! Tanto per cominciare, è il figlio di John Holland e l'unico ragazzo della famiglia, anche se suppongo che a questo punto dovremmo dire uomo. Ed è stato in Marina... ah, il fascino della divisa! E il suo fisico! Quegli occhi azzurri... Persino Cathy e Louise parlavano dei suoi occhi l'altro giorno! Jack è praticamente un membro della famiglia reale da queste parti, dato che gli Holland sono tra i fondatori di Manningsport. È lui l'enologo di Blue Heron, l'azienda vitivinicola degli Holland. Suppongo non occorra che ci preoccupiamo che possano vendere la loro terra a dei palazzinari, non con tutti quei figli che lavorano nell'impresa di famiglia. E poi c'è il modo in cui Jack tratta le tre sorelle e la matrigna! Un principe, ecco chi è! Stendiamo un velo pietoso sulla sua ex moglie. Non lo ha mai meritato, quella donna. Comunque, cosa stavamo dicendo? Ah, sì, il Miracolo d'Inverno! Certo, si è trattato di uno sforzo di gruppo. Levi Cooper, il capo della polizia della nostra cittadina, è stato fantastico (nessuna parentela con Anderson, e non pensate che non l'abbiamo chiesto). Levi e la sua vice, la nipote di Luanne Macomb... com'è che si chiama? Emily? Emmaline? Be', loro hanno fatto la rianimazione cardiopolmona7


re. Come pure il bel Gerard Chartier. Ma il vero protagonista è stato Jack. Cosa che non ci ha sorpreso. È stato un momento... be', eccitante non è la parola giusta, no? Diciamo memorabile, senza offesa per la povera famiglia, ovviamente. Manningsport praticamente chiude in inverno, restiamo solo noi residenti. Non ci sono turisti fino a primavera, quando riprendono le degustazioni dei vini. Ma il Miracolo d'Inverno ha portato qui celebrità di ogni tipo: il famoso giornalista televisivo Brian Williams ha soggiornato al Black Swan, lo sapevate? Un uomo talmente garbato! E non c'è stato uno che non abbia fatto un salto da O'Rourke quando c'era Anderson Cooper, della CNN. Quella serata ha acceso i riflettori sulla nostra cittadina lacustre e, dato che era gennaio, be', è stato un diversivo gradito a tutti. Laney Hughes ha persino aperto il negozio di souvenir anche se non era stagione, tante erano le persone che sono arrivate in città. E ha venduto un sacco di magliette del lago Keuka, ve lo garantisco. La Sunrise Bakery di Lorelei ha terminato alle otto del mattino tutto quello che aveva sfornato per l'intera settimana. Cosa c'è? Come sta Jack? Sta bene! È fantastico! Un vero eroe. Tutti potranno confermarvelo. Ma che bisogno c'è di chiederlo?

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Niente avrebbe potuto rendere più piacevole il fine settimana di Emmaline Neal quanto poter provare il Taser. Okay, okay, probabilmente non avrebbe avuto l'occasione di usarlo neanche oggi (mannaggia), ma il piccolo brivido d'anticipazione non mentiva. Se davvero ci fosse stato un intruso in casa McIntosh, sarebbe stata una grande soddisfazione beccarlo. Barb McIntosh sospettava si trattasse di un maniaco sessuale e, se fosse stato così, Em sapeva bene dove avrebbe puntato gli elettrodi. Certo, Barb aveva già ammesso di essere una patita di Law & Order («Quel Christopher Meloni! Che fusto!»). Ma aveva sentito degli strani rumori nel seminterrato, e suo nipote, il noto verme Bobby, non era a casa. «Mi sto avvicinando alla scala che scende in cantina» bisbigliò Everett Field. «Sì, lo vedo, Ev, dato che sono qui dietro di te» ribatté Emmaline. «Non c'è bisogno di mormorare.» «Ricevuto!» sussurrò Everett. Nonostante il fatto che Emmaline fosse in polizia da nove mesi ed Everett avesse più anzianità, sapevano tutti e due che era lei la più brava. Limitiamoci a dire che Ev non era la patatina più croccante del sacchetto. «È sicura che Bobby non sia in casa?» chiese Em a Barb senza voltarsi. «Gli ho telefonato e ho urlato giù per le scale, quindi...» «Ricevuto» ripeté Everett, portando la mano alla fondina. «Allerta. Possibili nemici in avvicinamento.» 9


«Togli la mano da quella pistola, Everett» istruì Emmaline. «E dove l'hai imparato quel linguaggio?» «Servizio alla patria.» «Bravo. Però calmati. Qui non si spara a nessuno.» Al massimo il Taser, e solo in caso di colluttazione. Il tasso di criminalità era molto basso a Manningsport, stato di New York, 715 anime, una cittadina che sorgeva in riva al lago Keuka. Everett ed Em costituivano i due terzi del dipartimento di polizia; il loro capo, Levi Cooper, era l'altro terzo. Controllo del traffico, l'occasionale guida in stato di ebbrezza, un piccolo atto di vandalismo, le multe per divieto di sosta... erano il massimo dell'eccitazione da queste parti. Em si occupava di un gruppo di adolescenti a rischio, ed erano solo in quattro. D'estate e in autunno, quando i turisti arrivavano per degustare il vino e andare in barca sul Keuka, erano più impegnati, ma adesso era gennaio, e tutto era tranquillo. Questa era la loro prima chiamata in tre giorni. Ci fu un tonfo, ed Everett strillò. C'erano buone probabilità che si trattasse solo di un malfunzionamento della caldaia. Oppure di un procione. Levi diceva sempre: se senti rumore di zoccoli, aspettati di vedere dei cavalli, non delle zebre. Erano nel seminterrato, adesso; di fronte a loro c'era l'appartamento di Bobby, mentre sulla destra c'era la porta che dava sulla cantina, dove stavano la caldaia, il boiler e, a sentire Barb, dozzine e dozzine di vasetti di sottaceti che aveva messo via in estate. Altro tonfo. Okay, c'era qualcuno. «Probabilmente è solo un animale» mormorò Em, staccandosi la torcia Maglite dalla cintura. La stanza delle caldaie non era accessibile dall'esterno, quindi una persona poteva arrivarci solo passando dalla casa. E Barb era sempre chiusa dentro a doppia mandata (di nuovo, la potente influenza di Law & Order). 10


Everett posò la mano sul pomello e guardò Em, che annuì. Lui spalancò la porta, Em fece lampeggiare la torcia e qualcosa, dentro, si mosse. Everett strillò e, prima che lei potesse impedirglielo, estrasse la pistola e sparò. Dannazione! Il boato le fece rimbombare i timpani. «È un gatto! Everett, è un gatto!» urlò. «Metti via la pistola!» Everett ubbidì. E un istante dopo una palla di pelo bianco e nero si avventò su di lui soffiando e gli affondò le unghie nella coscia. A quanto pareva, il Gatto Con Gli Stivali non gradiva fare da bersaglio. «Agente sotto attacco, agente sotto attacco!» sbraitò Ev, sbattendo le braccia per cacciarlo. «Dieci doppio zero, agente sotto attacco!» «Chiudi il becco» ordinò Em. «Te lo sei meritato.» Il suo collega aveva mancato il felino, ovviamente. Aveva una pessima mira. Lei prese delicatamente il gatto per il coppino e lo staccò dalla gamba di Everett. Un istante dopo, Ev venne afferrato per la gola da Bobby McIntosh che evidentemente, dopotutto, era a casa. «Perché hai sparato al mio gatto?» sbraitò l'uomo. «Bobby! Lascialo andare!» ordinò Emmaline. «Noi non ce l'abbiamo, un gatto» intervenne Barb dalle scale. «Bobby, hai portato a casa un gatto?» Everett annaspava ed era tutto rosso. Em sospirò. «Lascialo andare, o sarò costretta a usare questo» minacciò, indicando il Taser che aveva alla cintura. «Fa un male cane.» Bobby esitò. Em inarcò un sopracciglio e, con un sospiro, lui mollò la presa al collo dell'agente. Peccato. «Grazie, Bobby» disse lei. C'era mancato così poco. «Bobby! Cosa ci facevi quaggiù?» chiese Barb. «Ti ho chiamato e non hai risposto! E dove hai trovato quella bestia? Sai che odio i gatti.» 11


«E io li amo» ribatté Bobby. «L'ho preso al rifugio per animali.» «Okay, è tutto a posto, allora» intervenne Emmaline. Everett aveva gli occhi enormi. «Su, Ev... andiamo. Dovrai scrivere un rapporto per il colpo che hai sparato, lo sai, no?» «Credevo fosse un maniaco sessuale» protestò Everett, un tremito alle mani. «Non lo era. Sei al sicuro ora.» Lei gli batté rassicurante su un braccio. «Su. Torniamo in sede.» «Hai sparato a un gatto?» sbottò Levi Cooper un quarto d'ora dopo, fissando Everett. «Mi dispiace.» Ev se ne stava in piedi come un bambino in castigo. «L'ha mancato» fece notare Emmaline. Ora che il ronzio alle orecchie era passato, era dura non ridere. «Il sospettato era veloce come un fulmine.» Levi le lanciò un'occhiataccia. «Compila il rapporto, Everett. L'episodio sarà sotto esame, il che significa che hai appena aumentato il mio carico di lavoro.» «Scusa, capo. Mmh, Bobby McIntosh mi ha aggredito.» «Perché hai sparato al suo micetto.» «Per autodifesa.» «Non proprio» puntualizzò Emmaline. «È stato il gatto che ha agito per autodifesa.» Levi trattenne un sogghigno. «Tua madre non sarà contenta di saperlo, Ev.» «Devi proprio dirglielo?» «È il sindaco. Quindi, sì.» «Cacchio.» Everett sospirò affranto. «C'è altro, capo?» «No. Prepara il rapporto e togliti di mezzo.» Everett lasciò l'ufficio rubando un biscotto dalla scrivania di Carol Robinson, la neoassunta assistente amministrativa che stava spudoratamente origliando. 12


«Grazie per aver evitato che Bobby ammazzasse Everett» disse Levi a Emmaline. «Avevo una mezza speranza di poter provare il Taser, finalmente.» «Avresti potuto usarlo su Everett» scherzò lui. «Ma fa piacere vedere che il buonsenso abbia prevalso.» Era un gran complimento, per il capo della polizia, ed Emmaline provò un piccolo moto d'orgoglio. Certo, era stato un intervento ridicolo, però... Levi, che era stato un anno dietro di lei al liceo, si alzò e prese un mazzo di rose rosse confezionate con una carta verde da fiorista e legate con un nastro bianco. La sua espressione la avvertì di non fare commenti. «Wow» esclamò Em. «Fiori per la mogliettina? Sei proprio un tenerone, Levi.» «Commento inappropriato, agente Neal» fece lui, con la sua famosa occhiata da ti sopporto perché devo. «A proposito, riguardo a quel corso per specialista in tecniche di mediazione. Ti ho procurato una sovvenzione. Cominci fra due settimane.» «Ci sei riuscito? Oh, sei il migliore! Ritiro ogni esposto ufficiale che ho presentato sul tuo conto.» «Molto divertente» sogghignò il suo capo. «Io vado a casa. Magari ci vediamo da O'Rourke dopo.» «Chissà. Salutami la Panciona.» Lui sorrise e lasciò l'ufficio, fermandosi a scambiare due parole con Carol prima di uscire. Era difficile non essere un po' invidiosa, pensò Em. Levi e Faith erano sposati da poco più di un anno e avevano un bebè in arrivo. Sembrava che tutti fossero ansiosi di convolare a giuste nozze, ultimamente; Em era stata a tre matrimoni solo l'estate prima. Aveva una mezza idea di sposarsi anche lei, tanto per farsi regalare tutte quelle belle stoviglie. Bene. Era ora di tornare a casa. L'Edificio dei Servizi di Emergenza O'Keefe, che ospitava i vigili del fuoco, la poli13


zia e le ambulanze, era a soli cinque minuti dalla cittadina. Em salì in macchina, passò davanti alla fattoria Hastings, superò la scuola superiore ed entrò nel Village di Manningsport, tre isolati attorno a un piccolo parco in riva al lago Keuka. Emmaline viveva in Water Street, accanto alla biblioteca, e spesso parcheggiava l'auto della polizia al limitare del parco, dove le brave persone di Manningsport potessero vederla e astenersi da comportamenti reprensibili, tipo la guida in stato di ebbrezza. La taverna O'Rourke, l'unico locale della cittadina aperto tutto l'anno, emanava una luce calda. Forse avrebbe cenato lì quella sera, dato che non aveva altri programmi. Ma prima... dritto a casa dal suo Supercucciolo, Sarge, un piccolo pastore tedesco che aveva sicuramente bisogno di farsi una bella corsetta, anche se poteva uscire in giardino dal portello quando voleva. Smontò dall'auto della polizia e il suo fiato creò un pennacchio bianco nella gelida aria limpida. «Ehi, Em!» chiamò una voce. Lorelei Buzzetta e Gerard Chartier le fecero un cenno di saluto mentre entravano da O'Rourke. Em ricambiò. Gerard era un pompiere e un paramedico. Em lo vedeva quasi tutti i giorni al lavoro (e vedeva anche Lorelei, che era la proprietaria della pasticceria e poteva far piangere gli angeli con i suoi croissant al cioccolato). Quei due avevano cominciato a frequentarsi recentemente. Dalla vetrina, Em vide Colleen O'Rourke, ora Colleen Campbell, baciare il suo favoloso Lucas. C'erano anche Honor Holland con il marito, il dolce Tom Barlow, e Paulie Petrosinsky con Bryce, che gestiva il canile e le aveva procurato il cucciolo solo due settimane prima. Sembrava proprio una serata per coppie, al pub. Forse era meglio restare a casa. Lei e Sarge avrebbero potuto guardarsi dei video di trattative per la liberazione di ostaggi su YouTube, e mangiare maccheroni al formaggio Kraft (astenersi da giudizi, erano deliziosi). Oppure 14


guardare una maratona di The Walking Dead. Em aveva anche una pila di libri presi in biblioteca. O ancora, avrebbe potuto fare un giro di telefonate fra le Tradite Incavolate, così si chiamava il suo circolo di lettura, e vedere chi altri come lei si stesse arrampicando sui muri. A un tratto, vide davanti a sé un fine settimana eterno. Nessun turno fino a lunedì. Nessun programma a parte una partita di hockey domenica (giocava nel campionato cittadino). Certo, poteva sempre fare il bucato e pulire casa. Mmh... magari comprare degli asciugamani nuovi. Andare al poligono di tiro. Quello sì sarebbe stato divertente, anche se fosse stata sola. Cominciava a sentirsi i piedi intirizziti. Era ora di muoversi. Eppure, continuò a restare lì ai margini del piccolo parco cittadino, gli occhi fissi sul pub illuminato. Magari avrebbe guidato fino a Penn Yan e sarebbe andata al cinema, ma era un viaggio di mezz'ora, e prevedevano altra neve. E dopo l'Incidente, nessuno aveva voglia di mettersi al volante per lunghi tratti. A proposito, eccolo lì, Jack Holland. Era fermo davanti a O'Rourke e fissava il pub come se non lo avesse mai visto prima. Forse era il caso di andare a vedere come stava. Giocavano a hockey insieme e lui era il cognato del suo capo e un tecnico d'emergenza medica, quindi non era che non lo conoscesse. Jack non si muoveva. Era come se stesse cercando di decidere se entrare o no. Em attraversò la strada. «Ciao, Jack.» Lui non rispose. «Ciao, Jack» ripeté. Lui trasalì e si girò a guardarla. «Oh, ciao, Emmaline» disse, forzando un sorriso. «Come va?» «Bene.» Stava così poco bene che le si strinse il cuore. Sembrava che ondeggiasse come un cadavere nell'acqua. Pessima scelta di parole. 15


«Entri?» chiese Jack, forse rendendosi conto che c'era stata una pausa troppo lunga. «No. Vado a casa. Ho appena preso un cucciolo. Sarge. È un pastore tedesco. Carino da matti. Spero che non abbia fatto la cacca per terra.» Rieccola, a parlare a vanvera. Il problema era che Jack Holland era bello in un modo scombussolante. Tipo, Ehi, sono appena sceso dal Monte Olimpo, come va? Alto, biondo, con occhi talmente chiari e tersi che inducevano una persona a cercare ridicoli sinonimi di azzurro: cilestrino, ceruleo, acquamarina. Il suo sorriso fermava il traffico, faceva fiorire gli alberi... e balle varie. Quindi sì, Jack Holland rincretiniva le donne. Persino quelle che avevano pregiudizi nei confronti degli uomini troppo attraenti. Perché tutte, Emmaline compresa, sapevano che Jack era proprio una brava persona. «Jack? Ti senti bene?» «Certo!» Un po' troppo in fretta. «Scusa. Sono solo stanco. Stammi bene, Emma.» Nessuno la chiamava così. Probabile che Jack Holland si fosse scordato come si chiamava. Lui aprì la porta del pub. Si alzò un coro di: «Jack!», e: «Ehi! L'eroe!», e uno scroscio di applausi. Il campanellino di ferro dietro il bancone del bar si mise a tintinnare: i gemelli O'Rourke lo suonavano quando c'era qualcosa da festeggiare. Povero ragazzo. Emmaline sapeva che le brave persone di Manningsport (e d'America) erano rimaste strabiliate da quello che lui aveva fatto. E così lei. Quante persone sarebbero state capaci di comportarsi in quel modo, del resto? Era stato strabiliante. Il che non spiegava l'espressione sulla sua faccia. Inoltre, Jack aveva una famiglia numerosa e un sacco di amici. Tutti amavano gli Holland. Era naturale che si trovasse al centro dell'attenzione. Riempiendosi i polmoni con l'aria gelida, Emmaline girò 16


l'angolo verso il suo piccolo bungalow. Aveva lasciato un paio di luci accese per il cucciolo, e la casa aveva un aspetto accogliente. Emmaline non era nata a Manningsport, ma vi aveva frequentato le scuole superiori, vivendo con sua nonna in quella stessa casa. La nonna era mancata da quattro anni e aveva lasciato la casa a Em e a sua sorella, Angela, che abitava in California. Ma per Em quel bungalow era più che una semplice casa, era il suo rifugio, il luogo in cui ritrovava la normalità alla fine della giornata. Era tornata a viverci tre anni prima. Aveva tenuto la maggior parte dei mobili della nonna, aveva comprato qualcosina, aveva verniciato qua e là e il risultato era una piacevole accozzaglia di vecchio e di nuovo, senza un vero stile, ma confortevole e rassicurante. Ritirò la posta dalla piccola cassetta d'ottone, aprì il portoncino e si mise a quattro zampe. «La mamma è tornata!» chiamò. Il ticchettio degli unghiotti e i guaiti di gioia erano una musica per l'anima. Sarge le corse incontro con la Gallinella, il suo pupazzo preferito, in bocca come un'offerta. Emmaline lo prese in braccio e gli baciò la testa pelosa. «Ciao, piccolo.» Resistette alla tentazione di parlargli con il tono melenso che si usa con i bambini per rispettare la dignità del cane e la propria, ma non poté fare a meno di ridere quando lui le leccò la faccia, dimenandosi come una piccola lontra. Em si tirò su, fece un paio di giri su se stessa, dato che a lui piaceva, poi lo incoraggiò a uscire prima che facesse la pipì sul pavimento per l'eccitazione. Sarge si mise a galoppare, dando la caccia a una foglia nel piccolo giardino cintato. Lei controllò la posta. Un buono sconto per biscotti e cupcake a forma di cuore della Sunrise Bakery di Lorelei (si accettavano già ordinazioni per San Valentino). Poteva 17


anche buttarlo, a meno che non volesse mangiarsi un dolce da sola (e la voglia c'era, anche se i pantaloni della divisa le sembravano un po' ostili, ultimamente). La bolletta del telefono. Una cartolina di sua sorella. Saluti da Milano! L'Ineccepibile Angela era stata in Italia a un congresso di astrofisici. Em girò la cartolina. Ciao, sorellona! Spero tu stia bene. Non sono ancora riuscita a vedere granché di Milano, ma spero di potermi concedere qualche giorno di vacanza dopo il convegno. Ci sentiamo presto! Baci baci, Angela. Em sorrise. Sua sorella, più giovane di lei di quattro anni, era molto affettuosa. Era la Figlia 2.0, adottata dall'Etiopia quando Em era andata via di casa per frequentare le superiori. Il genere di figlia che il dottore e la dottoressa Neal avevano sempre sperato di avere, anche se non l'avevano mai ammesso. Angela era geniale, dolce, solare e anche stupefacentemente bella con la sua luminosa pelle scura e i grandi occhi espressivi. Aveva perfino fatto la modella, al tempo dell'università. Se Emmaline non le avesse voluto tanto bene, sarebbe stato davvero facile odiarla. Sarge rientrò dal suo portello con un fiocco di neve sul naso. Che buffo. Em gli diede la pappa, poi si versò una Blue Point Toasted Lager. Sì, sì, la regione dei Finger Lakes era nota per i suoi vigneti, ma c'erano anche ottimi birrifici artigianali. Oops. Le era caduta una lettera sul pavimento della cucina. Si chinò a raccoglierla, afferrandola un istante prima che Sarge gliela portasse via. Adorava la carta. Aveva tutta l'aria di essere una partecipazione di nozze. Busta di spessa carta color avorio, indirizzo scritto con caratteri calligrafici, francobollo a fiori. Il timbro postale era di Malibu, California, la sua città natale. Le ginocchia le diedero un formicolio d'avvertimento. Si sedette al piccolo tavolo dal piano smaltato della cu18


cina, aprì la busta e ne trovò dentro un'altra. Signorina Emmaline Neal e ospite, c'era scritto. Aprì anche questa. Naomi Norman e Kevin Bates, insieme ai loro genitori, sono lieti di invitarvi alla loro cerimonia nuziale. Sarge le appoggiò le zampette sul ginocchio e lei lo prese in braccio. «Bene» disse al cane, la bocca asciutta. «Pare proprio che il mio fidanzato stia per sposarsi.»

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