Hya9 lieve come un respiro

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JENNIFER L. ARMENTROUT

LIEVE COME UN RESPIRO traduzione di Alice Casarini


ISBN 978-88-6905-078-7 Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Every Last Breath Harlequin Teen © 2015 Jennifer L. Armentrout Traduzione di Alice Casarini Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2016 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione HC febbraio 2016


Lieve come un respiro


Dedica

A tutte le fan di Zayne e di Roth, a tutte coloro che tifano per Layla e che vorrebbero avere un famiglio come Bambi, e a tutte coloro che hanno sempre sostenuto il loro preferito e hanno votato perchĂŠ Layla scegliesse lui. Grazie per avermi accompagnata in questo viaggio.

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Restai immobile in mezzo al soggiorno di Stacey mentre il mondo mi crollava addosso un'altra volta. Sam era il Lilin. Raggelata da un terrore acuto che mi toglieva il fiato, fissavo quello che era stato uno dei miei migliori amici in assoluto. Quando avevo addosso il mio famiglio demoniaco, Bambi, non potevo vedere le anime, quindi non mi ero mai accorta di ciò che avevo avuto sotto gli occhi per tutto il tempo. Nessuno di noi se n'era accorto, ma era stato Sam la causa di tutto, del caos a scuola e di tutte le morti che si erano verificate negli ultimi tempi. Invece di strappar via le anime con un solo tocco – e sapevo che i Lilin potevano farlo – lui se l'era presa con comodo, prendendo ciò che voleva un po' qua e un po' là, giocando con le sue vittime e giocando con noi. Giocando con me. Solo che quello che se ne stava lì in casa di Stacey era... be', in pratica indossava la pelle di Sam, un costume realizzato alla perfezione, perché Sam... non c'era più. Il dolore per il fatto che il mio migliore amico fosse morto da un pezzo senza che nessuno di noi lo sapesse mi devastò totalmente. Non ero riuscita a salvarlo. Non c'era riuscito nessuno di noi, e adesso la sua anima... doveva essere là sotto, dove finiscono tutte le anime strappate via dai Lilin. Mi presero i crampi allo stomaco. 9


«Non potete sconfiggermi» disse il Lilin, con la voce identica a quella di Sam. «Quindi passate dalla mia parte.» «Altrimenti?» Il cuore mi batteva come un martello pneumatico. «Altrimenti moriremo? Complimenti per il cliché.» Il Lilin piegò la testa. «In realtà, non è quello che stavo per dire a te. Mi serve il tuo aiuto per liberare nostra madre. Gli altri però possono tranquillamente morire.» Nostra madre. Prima che potessi soffermarmi sul disgusto per il mio legame di parentela con la creatura che aveva ucciso il mio amico ed era responsabile di tutto il massacro, fui distratta da Zayne, che stava assumendo la sua vera forma. Le ali gli si dispiegarono, strappandogli la maglietta sulla schiena, e la sua pelle si scurì fino a diventare del color granito scuro dei Guardiani. Due corna si fecero strada fra i morbidi capelli biondi, curvandosi all'indietro, mentre le narici gli si appiattivano. Quando aprì la bocca per lanciare un ringhio d'avvertimento, le zanne fecero capolino. Fece un passo verso Sam, con le enormi mani strette a pugno. «No!» gridai. Zayne si bloccò e si girò di scatto verso di me. «Non avvicinarti a lui. La tua anima...» gli ricordai, con il cuore che mi batteva a mille. O meglio, ciò che rimaneva della sua anima, considerando che per sbaglio gliene avevo succhiato via un bel pezzo non molto tempo prima. Zayne tornò sui suoi passi, ma rimase in guardia. Tornai a concentrarmi sulla creatura del male travestita da Sam. Qualunque cosa fosse quella roba lì davanti a noi, era vero che era sangue del mio sangue. Avevo scoperto da poco il motivo per cui ero per metà demone e per metà Guardiana. Ero la figlia di Lilith, e questo... questo coso era davvero parte di me. Era nato dal sangue di Lilith e dal mio, ed era malvagio quanto 10


Lilith stessa. E ora voleva liberarla? Impossibile. Se Lilith fosse mai arrivata sulla terra, sarebbe stata la fine del mondo. «Non ti aiuterò a liberare Lilith.» Non c'era pericolo che mi riferissi a lei come a nostra madre. L'idea mi dava i brividi. «Non succederà mai.» Il Lilin sorrise osservandomi con gli occhi neri e liquidi come l'inchiostro. «Avvicinati, se ne hai il coraggio» disse, ignorando completamente ciò che avevo detto e sfidando Zayne. Cavoli, stava sfidando tutti noi. «Non è l'unica in questa stanza con un debole per l'anima dei Guardiani.» Trattenni un singhiozzo mentre Stacey si lasciava sfuggire un mugolio. Nell'arco di un secondo mi vidi passare davanti agli occhi tutta la sua storia con Sam. Erano amici da una vita ed era solo da poco che lei si era resa conto che Sam era sempre, sempre stato innamorato di lei. Eppure lei non si era interessata davvero a lui finché lui non aveva cominciato a cambiare... Oh, mio Dio. Stacey doveva essere a pezzi: il ragazzo di cui finalmente si era innamorata era diventato peggio dei mostri che girano per le strade di notte, ma io non potevo permettermi di distogliere lo sguardo dal Lilin. Poteva muoversi da un momento all'altro, e tre di noi in quella stanza erano vulnerabili al suo attacco peggiore. «Non c'è nulla come rubare un'anima pura, ma tu lo saprai già, Layla. Tutta quella meraviglia dolce e calda che ti scivola giù per la gola come la miglior cioccolata del mondo.» Il Lilin sollevò il mento ed emise un gemito da far bruciare le orecchie. «Ma prendersela con calma, assaporarne il gusto... è ancora più godurioso. Dovresti provarci, Layla, invece di essere così ingorda quando ti nutri.» «E tu dovresti provare a chiudere quella cazzo di bocca.» Percepivo le ondate di calore che emanavano 11


dal potentissimo demone di fianco a me. Roth, il Principe degli Inferi, non si era ancora trasformato, ma sapevo che c'era vicino. Le sue parole erano gonfie di furia. «Che ne dici di questo, eh?» Il Lilin non lo degnò nemmeno di uno sguardo. «Mi piaci, Principe. Mi piaci davvero. Che peccato che tu debba morire.» Strinsi le dita, con le unghie che mi si conficcavano nei palmi mentre lasciavo che quella rabbia amara e rovente fluisse via dal mio corpo. Ero travolta da un turbinio di emozioni di ogni genere. Oltre a tutte le cose che erano andate a finire male ultimamente, mi trovavo anche in piedi fra Zayne e Roth: già sarebbe stato imbarazzante ai massimi livelli in qualsiasi occasione, ma in quel momento, poi, dopo che Roth... Ma non era il momento di pensarci. «Bravo, sei proprio coraggioso a sparare minacce quando noi siamo molti più di te.» Il Lilin alzò una spalla con un gesto che era così tipico di Sam da farmi provare una fitta di dolore. «E se invece fossi semplicemente intelligente?» chiese in tono canzonatorio. «E se ne sapessi più di voi su come andrà a finire tutto questo?» «Parli troppo» ringhiò Roth, facendo un passo avanti. «Davvero troppo. Perché i cattivi devono sempre perdere tempo con monologhi infiniti e pallosi? Passiamo subito alla parte in cui muore qualcuno, no?» Il Lilin fece un sorrisetto sbieco. «Non vedi l'ora di morire definitivamente, eh?» «Non vedo l'ora che tu la smetta di dar aria alla bocca, più che altro» ribatté Roth, tornando a mettersi proprio di fianco a me. «Sei sempre stato tu, per tutto questo tempo?» chiese Stacey, con la voce tremante per il dolore che doveva provare. «Non sei più stato Sam? Non da quando...» «Non da quando Dean ha cominciato ad avere i primi scatti d'ira. Quello sì che è stato divertente.» Il Li12


lin ridacchiò, guardandola con gli occhi scuri. «Sam non è in casa da un bel pezzo, ma posso assicurarti che io mi sono goduto... il tempo che abbiamo passato insieme tanto quanto avrebbe fatto lui, se ti consola.» Stacey si coprì la bocca con la mano; le lacrime le inondavano il viso pallidissimo mentre si lasciò sfuggire un soffocato: «Oh, mio Dio». «Non proprio» mormorò il Lilin con voce suadente. Mi avvicinai a Stacey, distogliendo l'attenzione del Lilin da lei. Stavo male per lei, provavo un fortissimo senso di repulsione. «Perché?» chiesi. «Sei stato con noi per settimane. Perché non hai attaccato nessuno di noi?» Il Lilin emise un pesante sospiro. «Non è che mi interessino solo sangue, violenza e morte. Ho scoperto piuttosto in fretta che ci sono un sacco di cose divertenti da fare sulla terra, cose che mi sono goduto fino in fondo.» Fece l'occhiolino a Stacey e io non ci vidi più dalla rabbia. La pelle mi pizzicava come se mille formiche rosse ci stessero camminando sopra. «Non guardarla. Non parlarle, non respirare neanche nella sua direzione, e non pensare di toccarla di nuovo.» «Oh, ho fatto ben di più» rispose il Lilin. «Molto di più. Tutto quello che il vostro Sam avrebbe voluto fare, se avesse avuto le palle. Ma sapete, al momento non è che possa preoccuparsene molto. Vedete, l'ho consumato... ho consumato la sua anima fino in fondo. Non resta nulla di lui sulla terra. Non è diventato uno spettro come gli altri che ho incrociato lungo il mio percorso. Non sono stato a giocherellare col cibo quando si è trattato di lui, non ne ho preso un pezzetto alla volta. No, se n'è andato. È all'...» Successero diverse cose tutte insieme. Stacey si scagliò verso il Lilin, sollevando la mano come se volesse strappargli dal viso quel sorriso beffardo a suon di schiaffi. Il Lilin scivolò rapidamente 13


verso di lei: anche se per chissà quale motivo non le aveva ancora rubato l'anima, sapevo che in quel momento non c'era più nessuna garanzia. Il Lilin era imprevedibile. Ci aveva rivelato cos'era veramente e io sentivo che si era stufato di giocare. Era a un passo da lei e io... be', andai fuori di testa. Mi sentii infiammare da una furia possente. Mi trasformai senza nemmeno provarci. Come se mi stessi togliendo un maglione, mi liberai della forma umana che avevo indossato tanto a lungo e a cui in un certo senso mi ero aggrappata con tutte le mie forze. Non era mai stato così facile. Le ossa non si rompevano per poi ricostruirsi. La pelle non si tendeva, ma io sentii la mia indurirsi e diventare invulnerabile alla maggior parte dei coltelli e delle pallottole. Mi sentii formicolare il palato quando mi spuntarono le zanne, capaci di penetrare anche attraverso la pelle di un Guardiano, e sicuramente anche quella di un Lilin. Proprio sotto la base del collo, ai due lati della spina dorsale, sentii le ali che mi affioravano e si dispiegavano. Sentii che qualcuno nella stanza tratteneva il fiato, ma non ci feci caso. Muovendomi con la rapidità di un cobra, afferrai Stacey per un braccio e la spinsi dietro di me. Mi misi fra lei e il Lilin. «Ti ho detto di non toccarla. Non guardarla. Non respirare neanche nella sua direzione. Prova a farlo e ti stacco la testa e la spedisco fuori dalla finestra con un calcio rotante.» Il Lilin si mosse di scatto, facendo un passo indietro. Gli occhi neri come il carbone si dilatarono. Il viso gli si contrasse per lo shock, poi le labbra gli si arricciarono all'indietro. «Questa è una mossa sleale.» Ma che cavolo... Era davvero paura quella che gli leggevo in faccia? «Ti pare che me ne freghi qualcosa?» «Oh, te ne fregherà.» Il Lilin indietreggiò verso la porta. «Te ne fregherà un bel po'.» 14


E poi scomparve, girando su se stesso e uscendo così velocemente che rimasi lì in piedi a fissare la porta vuota con un'espressione idiota. Non riuscivo a capire. Il Lilin non aveva battuto ciglio davanti a Zayne e Roth, ma quando mi ero trasformata io, era scappato via con la coda tra le gambe. Mah. «Be', ragazzi... che delusione.» Mi voltai lentamente, ripiegando le ali. Vidi prima Zayne. Aveva ripreso la sua forma. In qualsiasi situazione, anche quand'era esausto, Zayne sembrava uscito da una rivista tipo Men's Health. Non solo aveva un fisico da tipico modello americano, ma il suo fascino avrebbe fatto svenire qualsiasi ragazza sulla terra. Aveva l'aspetto che immaginavo avessero gli angeli. Brillantissimi occhi azzurri e tratti quasi paradisiaci. Eppure mi stava fissando con la bocca mezza aperta. Il viso bello da paura era segnato da un pallore che faceva risaltare le sue impietose occhiaie. Mi stava fissando come se non mi avesse mai vista prima: una sensazione assurda, dato che eravamo cresciuti insieme. Mi sentivo come un esemplare da studiare in laboratorio. Un brivido d'ansia mi corse lungo la schiena quando posai lo sguardo sul divano. In qualche momento Zayne si era spostato vicino al punto in cui era atterrata Stacey. Mi aspettavo di vederla raggomitolata dalla paura, ma anche lei mi stava fissando a bocca aperta, con le mani premute sulle guance, e in qualsiasi altra situazione la sua espressione sarebbe stata buffissima. Ma non in quel momento. Con il cuore che mi batteva all'impazzata, mi voltai di scatto verso il fondo della stanza, dove si trovava Roth. Il mio sguardo incrociò i suoi occhi d'ambra, che erano dilatati e con le pupille in verticale. Anche così, era davvero un bel vedere. Roth era... be', non assomigliava a nessun altro che abbia mai camminato su questo pianeta. Probabil15


mente c'entrava qualcosa il fatto che non fosse minimamente umano, ma a ogni modo era di una bellezza mozzafiato. Lo era sempre stato, anche quando si era acconciato i capelli neri in tante piccole punte. Preferivo il look meno vistoso che aveva adesso, coi capelli che gli cadevano sulla fronte e gli sfioravano la punta delle orecchie e le sopracciglia altrettanto scure. I suoi occhi dorati avevano gli angoli esterni lievemente incurvati. Aveva zigomi appuntiti e una mascella con cui si sarebbe potuto tagliare il vetro; qualsiasi artista avrebbe pagato per ritrargli il viso... o per toccarlo. E quelle incredibili labbra piene ed espressive in quel momento erano mezze aperte. Non era impallidito sotto la pelle abbronzata e non mi stava fissando come se mi avesse voluta esaminare con un microscopio, ma mi stava guardando con lo stesso stupore di Zayne. L'agitazione si trasformò in un groviglio di terrore che mi si piantò dritto nello stomaco. «Che c'è?» sospirai, guardandomi intorno. «Perché mi state fissando tutti come se ci fosse qualcosa che non va in me?» Forse era perché avevo detto al Lilin che gli avrei staccato la testa. Certo, normalmente ero un po' meno violenta, ma nell'ultima settimana avevo creduto di essere io il Lilin, avevo baciato Zayne e gli avevo quasi rubato l'anima, cosa per cui ero stata incatenata e tenuta prigioniera dal clan che mi aveva cresciuta. Ero stata quasi uccisa da quello stesso clan, poi – sospiro di sollievo – ero guarita grazie a Roth e a una miscela misteriosa preparata da una congrega di streghe che adoravano Lilith, e ora avevo appena scoperto che il mio migliore amico era morto, che la sua anima era all'inferno e che il Lilin aveva preso il suo posto. Direi che mi meritavo un minimo di comprensione. Roth si schiarì la voce. «Nanerottola, guarda... guardati la mano.» Guardarmi la mano? Perché mai mi chiedeva di fare 16


una cosa del genere nel bel mezzo di quel casino? «Fallo» disse lui piano, con fin troppa delicatezza. Il groviglio di terrore mi esplose nello stomaco mentre posavo lo sguardo sulla mano. Mi aspettavo di vedere il mix marmorizzato di nero e grigio, una combinazione della mia parte demoniaca e di quella Guardiana a cui ormai mi ero quasi abituata. Le unghie mi si erano allungate e affilate e sentivo che erano abbastanza forti da tagliare l'acciaio, forti quanto la mia pelle, ma quest'ultima... era ancora rosa. Proprio rosa. «Ma che...?» Mi guardai l'altra mano. Uguale. Rosa e basta. Le ali mi si contrassero, ricordandomi che mi ero trasformata. Zayne deglutì. «Le... le tue ali...» «Che hanno le mie ali?» strillai, allungando una mano alle mie spalle. «Sono spezzate? Non sono uscite...» La punta delle mie dita toccò qualcosa di morbido come la seta. Ritirai la mano di scatto. «Ma cosa...» Gli occhi di Stacey, pieni di lacrime, erano grandi il doppio del normale. «Uhm, Layla, c'è uno specchio sopra il caminetto. È meglio che tu ci dia un'occhiata.» Per un attimo incrociai lo sguardo di Roth, prima di voltarmi di scatto e correre verso il caminetto, che di sicuro Stacey e sua mamma non avevano mai usato. Aggrappandomi alla mensola bianca, guardai il mio riflesso. Sembravo normale, come prima di trasformarmi... come se stessi andando a scuola. I miei occhi erano di un grigio chiarissimo, un azzurro diluito. I miei capelli erano così biondi da essere quasi bianchi e come al solito erano una massa di onde che schizzavano in tutte le direzioni. Sembravo una bambolina di porcellana priva di colore, nulla di nuovo, a parte le zanne che mi spuntavano dalla bocca e che non avrei mai mostrato a scuola. Comunque non furono quelle a catturare la mia attenzione. Furono le mie ali. 17


Erano ampie, anche se non enormi come quelle di Zayne o di Roth, e di solito avevano la consistenza del cuoio, ma ora erano nere... nere e piumate. Veramente piumate. Quella cosa morbida e setosa che avevo sentito erano tante piccole piume. Piume. «Oh, mio Dio» sussurrai al mio riflesso. «Ho le piume.» «Sono indubbiamente ali piumate» commentò Roth. Mi girai di scatto, facendo cadere una lampada con la mia ala destra piumata. «Ho le piume sulle ali!» Roth piegò la testa da una parte. «Eh già.» Non era minimamente d'aiuto, quindi mi voltai verso Zayne. «Perché ho le piume sulle ali?» Zayne scosse la testa lentamente. «Non lo so, Layla. Non ho mai visto niente del genere.» «Bugiardo» sibilò Roth, lanciandogli un'occhiataccia. «Hai già visto una cosa così. E anch'io.» «Io no, però» borbottò Stacey, che a questo punto si era tirata le ginocchia al petto e sembrava davvero sul punto di iniziare a dondolare per l'agitazione. Fino a poco tempo prima Stacey non sapeva che cos'era davvero Roth. Non sapeva neanche che cos'ero io. Tutto questo doveva essere davvero troppo per lei. «Okay. Dove e quando avete già visto una roba del genere?» chiesi, parlando così in fretta da perdere il fiato. «Dovrò cominciare a depilarmi le ali?» «Nanerottola...» Le labbra di Roth si contorsero. Alzai la mano, puntando l'indice verso di lui. «Non osare metterti a ridere, stronzo! Non è divertente. Le mie ali sono uno scherzo della natura!» Lui sollevò le mani. «Non mi metterò a ridere, ma credo che dovresti lasciar perdere il rasoio. E poi molte creature hanno le ali piumate.» «Tipo?» chiesi io. Che ci fossero ancora altre creature soprannaturali che non conoscevo? «Tipo... tipo i falchi» rispose lui. 18


Aggrottai le sopracciglia. «I falchi? I falchi?» «E le aquile.» «Non sono un uccello, Roth!» Stavo perdendo la pazienza. «Perché ho le piume sulle ali?» strillai, stavolta guardando Zayne. «Hai già visto una cosa del genere? Dove? Qualcuno me lo dica...» Fui zittita dal pavimento che cominciò a tremare sotto di me. La scossa si fece più forte, risalì le pareti, fece tremare lo specchio e traballare le cornici con le foto appese al muro. Dal soffitto caddero nuvole di intonaco. L'intera casa tremò e il rombo si fece sempre più assordante. Stacey si alzò di scatto dal divano e afferrò il braccio di Zayne. «Cosa sta succedendo?» Dimenticando le ali, io e Zayne ci scambiammo un'occhiata. C'era qualcosa di molto familiare in tutto questo. L'avevo già vissuto, quando... Un'accecante bagliore dorato penetrò attraverso le finestre, le piccole crepe nel muro e le fessure fra le assi del pavimento. La luce chiara e brillante scivolò lungo il soffitto, sgocciolando a terra. Balzai di lato, evitandola per un soffio. Ricordavo bene cos'era successo l'ultima volta che ero stata così stupida da toccarla. Quelli come me non potevano farlo. E neanche Roth. «Cazzo» borbottò lui. Mi si fermò il cuore quando il frastuono cessò e quella meravigliosa luminescenza scomparve. In un istante Roth fu al mio fianco e mi strinse un braccio. Stacey annusò l'aria. «Perché c'è un profumo come se ci stessero soffocando con le salviette per l'asciugatrice?» Aveva ragione: l'aria era permeata da un profumo nuovo. Per me era un dolce aroma di muschio. Il paradiso... be', aveva il profumo che volevi che avesse, quello della cosa che desideravi di più al mondo, un profumo diverso per ciascuno. 19


Zayne spinse Stacey dietro di sé e io ebbi il presentimento che Roth stesse per trascinare via da lì le nostre chiappe non propriamente angeliche, ma nella stanza si percepiva un potere vibrante. Il dolce aroma che mi aveva riempita di desiderio fu sostituito da trifoglio e incenso. Una sensazione di calore mi scese lungo la schiena; capii che era troppo tardi per scappare. Oh, no. Stacey si lasciò sfuggire un singhiozzo. «Oddio...» Gli occhi le si rivoltarono e le ginocchia le cedettero. Si piegò come una fisarmonica prima di crollare a terra, ma non avevo proprio tempo di occuparmi di lei. Non eravamo soli. Non volevo voltarmi, ma non potei farne a meno. Dovevo farlo perché volevo vederli. Dovevo vederli prima che mi facessero sparire dalla faccia della terra. Roth probabilmente ebbe lo stesso pensiero, perché anche lui si voltò. Le sue guance riflettevano un tenue bagliore. Strinse gli occhi e io guardai verso la porta. Ce n'erano due, ritti come sentinelle e alti due metri e venti, se non di più. Erano così belli che veniva quasi male agli occhi a guardarli. Avevano i capelli del colore del grano e la pelle che luccicava assorbendo e riflettendo la luce che li circondava. Non erano né neri, né bianchi, né di alcuna tonalità intermedia, ma in qualche modo erano di tutti i colori insieme e indossavano una specie di pantaloni di lino. Avevano gli occhi completamente bianchi, senza iride e senza pupilla. Bianco puro, tanto che mi chiesi come riuscissero a vedere. Petto e piedi erano nudi. Avevano le spalle larghe come quelle dei Guardiani e ali spettacolari di un bianco brillante, larghe almeno due metri e mezzo ciascuna. Anche le loro ali erano piumate. Al contrario delle mie piume, però, le loro avevano centinaia di occhi, di occhi veri. Occhi senza palpebre, 20


che però si muovevano costantemente e parevano catturare tutto in una volta. Ciascuno aveva una spada dorata, una spada vera e propria che sembrava lunga quanto una mia gamba. L'effetto complessivo era una delle cose più spaventose che avessi mai visto nei miei diciassette anni di vita. Erano lì, i burattinai di questo spettacolino chiamato vita, quelli che avevano creato i Guardiani e che per i demoni erano l'equivalente dell'uomo nero. Mai e poi mai nella storia erano stati in presenza di qualcuno con una traccia di sangue demoniaco senza ucciderlo immediatamente. Mi sentii le ali, le ali piumate, piegarsi il più vicino possibile alla schiena. Non sapevo neanche perché stessi cercando di nasconderle, a quel punto, ma ero un pochino a disagio. A ogni modo, non avevo intenzione di riprendere la mia forma umana, certo non in presenza di quelle creature. Non riuscivo a smettere di fissarli. Ero combattuta fra il terrore e l'ammirazione. Loro erano... erano angeli, e le loro ali piumate erano talmente luminose che quasi brillavano. Non mi era mai stato permesso di avvicinarmi a loro, neanche quand'erano venuti alla villa dei Guardiani a parlare con Abbot, il leader del clan. Mi avevano sempre costretta ad andarmene e non avrei mai creduto di vederli di persona. Mi sentii travolgere da un'irrefrenabile desiderio di andare verso di loro e dovetti fare appello a tutta la mia forza di volontà per resistere. Inspirai profondamente: emanavano un profumo meraviglioso. Roth fece uno scatto improvviso e il cuore mi risalì in gola. La paura mi inondò. Gli avevano fatto qualcosa? Poi capii. Un'ombra si staccò da lui, materializzandosi nell'aria di fronte a noi. Avevo già visto una cosa del genere. Succedeva ogni volta che i famigli che aveva in forma di tatuaggi gli uscivano dalla pelle. Sapevo che non si trattava né di Bambi, né dei gat21


tini, perchĂŠ l'ombra era spuntata dalla zona del suo... be', piĂš o meno dalla cintura dei jeans. C'era solo un tatuaggio lĂŹ, l'unico che non avevo mai visto. Il drago, il famiglio che gli usciva dalla pelle solo quando la situazione si faceva davvero seria o quando lui era incazzato nero. Erano arrivati gli Alfa, e Tamburino era finalmente uscito a giocare.

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