I desideri del greco

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Sarah Morgan

I desideri del greco


Titoli originali delle edizioni in lingua inglese: The Greek's Blackmailed Wife Sale or Return Bride Harlequin Mills & Boon Modern Romance © 2004 Sarah Morgan © 2005 Sarah Morgan Traduzioni di Edy Tassi e Matilde Lorenzi Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2005 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prime edizioni Collezione Harmony ottobre 2005 - dicembre 2006 Questa edizione myLit maggio 2016 Questo volume è stato stampato nell'aprile 2016 da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd) MYLIT ISSN 2282 - 3549 Periodico mensile n. 33 del 5/05/2016 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 162 del 31/05/2013 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


Per una tua carezza



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L'atmosfera nella sala riunioni crepitava di elettricità. Tutti gli occhi erano fissi sull'uomo seduto a capotavola. Zander Volakis, il miliardario greco oggetto delle fantasie di milioni di donne, sedeva silenzioso e rilassato nella sua poltrona. Sul suo volto attraente, solo l'ombra della barba che cominciava a scurirgli la mascella tradiva da quante ore stesse lavorando per assicurarsi quell'affare. Dopo istanti che sembrarono ore, inspirò a fondo. «Voglio quell'isola.» Scrutò con occhi scuri come la notte i volti tesi degli uomini davanti a lui, mentre parlava con un ingannevole tono mite. «Perciò dobbiamo trovare una soluzione.» «Non c'è una soluzione» si azzardò a dire qualcuno. «È da ventisei anni che la gente cerca di comprare quell'isola da Theo Kouropoulos. Non venderà.» Zander sedette in silenzio, l'espressione dei suoi occhi nascosta dalle lunghe e folte ciglia. «Venderà.» I consiglieri di Volakis si scambiarono occhiate furtive, mentre si domandavano come realizzare quel miracolo. Alla fine, fu il suo amico avvocato a parlare. «Potrebbe vendere...» si inumidì le labbra aride e giocherel7


lò con i fogli davanti a sé, «... se riuscissimo a cambiare la tua immagine.» Zander lo fissò, mentre l'ombra di un sorriso gli arricciava gli angoli della bocca. «La mia immagine?» Il suo avvocato gli rivolse un sorriso imbarazzato. «Theo Kouropoulos è stato sposato con la stessa donna per cinquant'anni. Ha sei figli e quattordici nipoti. Per lui i valori della famiglia sono importanti e ha trasformato Blue Cove Island in una meta per famiglie.» Inspirò a fondo e si mise a sedere eretto per farsi coraggio. «Invece, per citare le sue parole, tu sei "un uomo d'affari freddo e spietato, con la pessima fama di donnaiolo refrattario agli impegni familiari".» Zander non si mosse. «E...?» Alec scambiò uno sguardo impotente con il direttore finanziario. «Il punto è che lui non vuole vendere a te il suo luogo di villeggiatura per famiglie. Tu sei il più conosciuto costruttore di complessi vacanzieri per coppie e single. Tu sai di cosa hanno bisogno per trascorrere una bella vacanza. Blue Cove Island è diversa.» «Hai perorato la sua causa in modo molto convincente» replicò Zander, giocherellando con la penna. «Lavori per lui o per me?» L'avvocato riconobbe il tono di avvertimento e arrossì, ma continuò con coraggio. «La verità è che se vuoi quell'isola, devi cambiare del tutto la tua immagine.» Rivolse uno sguardo nervoso a Zander. «Oppure dovresti pensare alla possibilità di procurarti una moglie.» Un silenzio sorpreso e affascinato riempì la sala. Le alte finestre offrivano una vista mozzafiato di Atene, ma nessuno sembrava interessato ad ammirarla. Gli sguardi erano tutti rivolti verso Zander, in attesa della sua reazione. 8


«Non ho nessuna intenzione di procurarmi una moglie» dichiarò lui. Una serie di risatine imbarazzate accolse quell'affermazione e Alec si schiarì di nuovo la voce. «Giusto. Bene, in questo caso, ti suggerisco di rivolgerti a questa società che ho trovato.» Scartabellò fra i fogli che aveva davanti a sé. «Sono di Londra. E visto che domani devi recarti lì per affari, forse potremmo trovare il modo di organizzare un appuntamento. Sono specializzati nel gestire l'immagine pubblica delle persone. I loro risultati sono strabilianti e sanno essere molto discreti. Credo che dovresti almeno parlarci.» Zander lo fissò in silenzio, mentre combatteva contro le intense e sgradite emozioni che l'accenno al matrimonio aveva provocato in lui. Emozioni che aveva seppellito nell'angolo più remoto e buio della propria anima e che erano riemerse talmente all'improvviso da scioccarlo. Una moglie non era davvero una soluzione possibile al suo problema. Il che lasciava come unica alternativa quella di cambiare immagine. Strinse i denti. La prospettiva non lo entusiasmava per niente. Non gli era mai importata l'opinione altrui. Fino a quel momento. «D'accordo.» Si alzò con tutta la grazia di un predatore. «Cambiamo la mia immagine.» «Davvero non sappiamo niente di loro? Nemmeno il nome della società?» Lauranne O'Neill fece scorrere alcune diapositive sullo schermo del computer per controllare la presentazione un'ultima volta. «Niente. Sono stati molto riservati.» Mary, la sua as9


sistente personale, le rivolse uno sguardo di scuse e poi controllò un'altra volta la sala riunioni con una rapida occhiata circolare. «Intrigante, vero? La persona con cui ho parlato ha detto che volevano solo scambiare due parole con noi e che la questione era altamente riservata.» Lauranne si lasciò sfuggire un sorriso di scherno. «Talmente riservata che non hanno potuto dirci nemmeno il loro nome?» «A me non importa chi sono, se possono pagarci bene.» Tom, il suo socio, entrò nella sala a passo veloce, stringendo sotto il braccio un pacco di brochure della loro società. «Stanno arrivando. Amanda è andata adesso ad accoglierli all'ingresso.» Lauranne lo guardò, divertita. «Pensi mai a qualcosa di diverso dai soldi, Tom?» «No.» Lasciò cadere le brochure sul tavolo. «È questo che ci permette di mantenere la società in salute. Tu sei la sua coscienza, io il registratore di cassa.» Lauranne rise e stava ancora sorridendo, quando Amanda, una delle impiegate più giovani, entrò nella stanza con il volto acceso per l'eccitazione. Ovviamente, a giudicare dalla sua reazione, il cliente era un personaggio noto e molto ricco, rifletté Lauranne con cinismo, mentre si lisciava la gonna di seta e si stampava un sorriso professionale sulle labbra. Un sorriso che si trasformò in una smorfia sconvolta quando intravide il suo probabile cliente. Zander Volakis. Straordinariamente attraente e maschio, lui entrò nella stanza a grandi passi, seguito a breve, rispettosa distanza da un gruppetto di uomini in giacca e cravatta. Lauranne rimase inchiodata sul posto, raggelata. E 10


poi il passato travolse il presente e il dolore esplose dentro di lei. Intenso, oscuro. Un dolore che lacerò lo scudo protettivo che, con tanta cura, aveva cercato di costruire fra sé e il mondo. Un dolore che era stato seppellito per cinque lunghi anni. Fissò quel volto freddo e attraente e si sentì vacillare. Non è cambiato per niente. I lucidi capelli neri pettinati all'indietro rivelavano una fronte liscia e abbronzata, il naso era aristocratico e la mascella forte era ombreggiata da un inizio di barba. Il suo possente fisico virile avrebbe fatto impazzire qualsiasi donna. Zander il predatore. Un uomo che non aveva mai fallito. Un uomo capace di trasformare i milioni in miliardi. Un uomo che non conosceva il significato della parola no. Lo squadrò sprezzante. «Vai al diavolo, Zander.» Lo staff che lo seguiva sussultò, ma Zander non batté ciglio, limitandosi a folgorarla con i suoi occhi brillanti. «Hai intenzione di metterla sul personale?» Lei si portò una mano alla gola e avvertì il battito accelerato del proprio cuore sotto le dita. «Puoi scommetterci.» Dopo tutto quello che era accaduto fra loro, come poteva non metterla sul personale? «Hai la sensibilità di una bomba atomica» lo aggredì con voce roca. I loro sguardi si sfidarono e nessuno dei due sembrò fare caso al pubblico che li stava osservando. Mary emise un piccolo gemito costernato e scambiò uno sguardo inorridito con Tom che, con il volto pallido, era rimasto immobile e silenzioso in un angolo della stanza. Uno degli uomini di Zander si fece avanti con circo11


spezione. «Signorina O'Neill? Sono Alec Trevelyan. Sono un avvocato.» Provò a sorridere ma poi ci rinunciò, evidentemente a disagio per la scena che si stava svolgendo davanti a lui. «Lavoro per le Volakis Industries.» «Allora spero che stia tenendo aggiornato il suo curriculum vitae» replicò Lauranne, caustica, senza nemmeno guardare nella sua direzione, «perché lavorare per le Volakis Industries è un tipo di impiego estremamente precario.» Il legale, confuso e senza parole, guardò il suo titolare alla ricerca di un chiarimento. Ma non ne ricevette alcuno. Zander Volakis continuava a fissare la donna di fronte a lui, senza che dal suo bel volto trasparisse alcun indizio su ciò che stava pensando. L'avvocato si voltò di nuovo verso Lauranne. «Si rende conto di chi...?» Fece un gesto in direzione di Zander, mentre tutto il suo corpo esprimeva un rispetto al limite della deferenza. «Voglio dire... Zander è...» «So perfettamente chi è» lo interruppe Lauranne con voce limpida. I suoi grandi occhi blu fissavano l'uomo davanti a lei, sfidandolo. «È il bastardo che ha cercato di rovinare la mia vita.» Il suo respiro si era fatto rapido come il battito del suo cuore. «Ed è anche mio marito.» Udì il trasalimento generale dei presenti e provò una fitta di dolore. La consapevolezza che lui non li aveva informati, che non aveva rivelato loro nemmeno di essere sposato, la ferì così profondamente da farle desiderare di potersi rincantucciare in un angolo della stanza e nascondersi. E quello era proprio ciò che aveva fatto negli ultimi cinque anni. Nascondersi. 12


Nascondersi dal passato. Dal suo matrimonio. Dai suoi stessi sentimenti. Invece sollevò il mento con orgoglio. «Ti sei dimenticato di informarli di questo dettaglio?» I suoi occhi sprizzarono scintille in direzione di Zander. «Una negligenza da parte tua. Se speravi di tenerlo segreto, però, hai sbagliato donna. Non ho intenzione di diventare lo scheletro nell'armadio di nessuno.» Un lieve bagliore passò nello sguardo di metallo fuso di Zander. Per un fugace istante Lauranne credette si trattasse di ammirazione, ma poi si riscosse. Zander non ammirava le donne come lei. Preferiva quelle docili e obbedienti che sapevano stare al gioco. E lei non era mai stata al gioco. Alec si passò un dito lungo il colletto della camicia. Un lieve velo di sudore gli imperlava la fronte. «Be', ovviamente questo... ehm... Voglio dire, noi non... signorina O'Neill... voglio dire, signora Volakis...» si interruppe e rivolse un'occhiata nervosa al suo capo, in attesa di una reazione qualsiasi. Ma Zander non parlò. Continuava a fissarla, usando il silenzio come un'arma. Lauranne strinse i denti ma non abbassò lo sguardo. Sapeva quanto fosse bravo a manipolare i suoi rivali. Se pensava di poterla intimorire, allora non la conosceva. Ma d'altra parte, aveva già dimostrato in passato di non conoscerla per niente. «Perché sei qui?» Respirava a fatica e a quel punto, Tom si schiarì la voce e fece un passo avanti. «Ovviamente deve trattarsi di un errore. Direi di mettere fine a questo incontro...» Zander stava ancora fissando lei, ma Lauranne si accorse dell'immediato cambiamento che avvenne in lui. 13


Vide il lampo d'ira incandescente che gli attraversò lo sguardo glaciale non appena il suo cervello registrò il suono della voce di Tom. L'immobilità del suo corpo lasciò il posto a una tensione così forte che costrinse Lauranne a fare un passo indietro. Era come fissare il cratere di un vulcano prossimo all'eruzione. Con addosso l'abito costoso di qualche stilista e il Rolex al polso, Zander poteva sembrare un civile uomo d'affari, ma lei sapeva che era tutto fuorché civilizzato. Dietro alla maschera di successo che portava con tanta facilità, si nascondeva un maschio primitivo, il cui vestito più appropriato sarebbe stato una pelle di leone. «Andate fuori.» Gli occhi di Zander mandavano lampi. «Andate fuori tutti» intimò con voce alterata dall'ira agli uomini dietro di lui. I suoi collaboratori lo fissarono in evidente stato di shock, terrorizzati e affascinati da quell'inconsueta manifestazione emotiva da parte di un uomo famoso per il suo self control. «Zander, forse dovremmo...» provò a intervenire Alec. «Voglio parlare con mia moglie» ruggì Zander, poi si rivolse di nuovo a Lauranne. «Toglimi di torno Farrer.» Il suo staff si ritirò a una velocità tale che, se la situazione non fosse stata così seria, lei avrebbe riso per quanto le sembrarono patetici. Ma la situazione era più che seria, e a lei non venne per niente da ridere. Deglutì con difficoltà e si voltò verso Tom, nutrendo poche speranze di disinnescare una situazione tanto esplosiva. «Vai» lo esortò. Le sue dita si strinsero attorno allo schienale di una sedia in cerca di sostegno. Le gambe le 14


tremavano e aveva il palmo delle mani sudato. «Ti prego, vai! E anche tu, Amanda.» Tom esitò, gli occhi puntanti con diffidenza su Zander. «Non ho intenzione di lasciarti sola con lui.» Le spalle di Zander si tesero. «Tom...» lo supplicò lei. «Ricordati, Lauranne.» Tom si fermò davanti alla porta, tenendo d'occhio Zander come se si trattasse di un animale feroce, che poteva attaccare da un istante all'altro. «Ricordati cosa ha fatto.» «Sei estremamente coraggioso con una mano sulla maniglia, Farrer.» Il tono di Zander era falsamente gentile e Lauranne notò come il colore defluisse dal volto di Tom. La tensione nella stanza stava raggiungendo livelli critici e lei venne colta da un incontrollabile moto di panico. Era colpa sua se Zander odiava Tom. «Smettetela! Smettetela voi due!» Lauranne fissò prima Zander e poi Tom. «Per l'amor del cielo, ti prego, vai!» Con un ultimo guardo severo a Zander, Tom scivolò fuori della stanza e loro due rimasero di colpo da soli. Zander si preparò subito ad attaccare. La sua bocca si tese e i suoi occhi si fecero attenti mentre sparava il primo proiettile. «Ti sei messa in affari con lui? Con Farrer?» Lauranne fu grata che fra loro ci fosse quel tavolo. Le impediva di avventarsi contro di lui per cercare di ferirlo fisicamente. «Sì!» Ora che Tom era fuori della stanza, le faceva piacere poterglielo rinfacciare. Era un gioco pericoloso al quale non poteva fare a meno di giocare. «Sì, mi sono messa in affari con lui. Tom è stato molto buono con 15


me.» Sputò quelle parole in faccia a Zander, il quale emise un grugnito e la fissò attraverso il tavolo. «So perfettamente quanto può essere stato buono con te, Lauranne» replicò con foga, la voce carica di. collera «L'ho visto con i miei stessi occhi.» La presa di Lauranne sullo schienale della sedia si rafforzò. «Non ho intenzione di rivangare il passato, Zander. Sono trascorsi cinque anni. Avresti dovuto cercare di parlarne allora, ma mi hai mandata via.» «Non c'era niente di cui parlare» ringhiò lui. «Quando un greco trova sua moglie a letto con un altro uomo, si smette di parlare.» Imprecò e con passo irrequieto raggiunse la finestra. Lauranne lo guardò, affascinata. Non era mai riuscita a comprendere come Zander Volakis si fosse guadagnato la sua reputazione di uomo freddo come il ghiaccio. Con lei era così umorale ed esplosivo da contribuire direttamente all'innalzamento della temperatura del pianeta. «Cosa ci fai qui? Perché sei venuto adesso? Dopo cinque anni...?» Cinque anni durante i quali lei aveva cercato di venire a patti con il loro breve, disastroso matrimonio. Cinque anni di tentativi di rimettere insieme i frammenti della sua vita, con la speranza che la colla tenesse. Zander non si voltò e gli occhi di lei indugiarono sul suo collo, sui capelli neri che sfioravano il colletto della camicia. I suoi capelli l'avevano sempre affascinata. Era l'unica cosa morbida in lui e Lauranne sapeva esattamente come sarebbe stato passarseli fra le dita. Setosi. Allettanti. Aveva scompigliato così tante volte quei capelli con le sue mani, mentre lui la baciava fino a farle perdere ogni controllo. 16


Determinata a non soffermarsi sulle considerevoli abilità di Zander in quel campo, riportò i propri pensieri al presente. «Perché hai scelto questa società?» Lui si girò. «Non l'ho scelta io.» Una risata spenta le salì alle labbra mentre registrava quelle parole. «Non sapevi che ero io, vero? Uno dei tuoi poveri, ignari tirapiedi ti ha raccomandato la mia società e tu non sapevi che ero io...» «Ma avrei dovuto indovinare dal nome.» Le rivolse un sorriso sardonico. «Phoenix PR. Sei rinata dalle tue ceneri, Lauranne?» Lei lo fissò con le guance in fiamme. «Tu hai creato quelle ceneri, Zander» gli ricordò con foga. Il suo petto si sollevava al ritmo affannato del respiro. «Mi hai licenziata e ti sei assicurato che non riuscissi a trovare un altro lavoro. Hai rovinato la mia reputazione.» E nel farlo aveva anche calpestato il suo cuore, ma era troppo orgogliosa per dichiararlo. Le aveva dimostrato di non tenere a lei, e che fosse dannata se gli avrebbe dato il minimo indizio su quanto lei avesse tenuto a lui. «Evidentemente no.» Lo sguardo di Zander era ironico mentre osservava l'elegante sala riunioni. «Sei riuscita a cavartela molto bene.» Era tipico di Zander giudicare il prossimo in base al successo raggiunto negli affari, rifletté amaramente Lauranne. Professionalmente se l'era cavata bene, ma quanto agli altri aspetti della sua vita... Si domandò come avrebbe reagito lui se avesse saputo che da cinque anni non usciva con nessuno. Che ogni sera lavorava fino allo sfinimento e poi andava a casa e si infilava subito a letto. Che temeva di rallentare quel ritmo frenetico per paura che le emozioni 17


potessero prendere definitivamente il sopravvento. Sorda emotivamente ed esausta fisicamente. Solo così riusciva a tirare avanti. Sollevò il mento. Se Zander voleva parlare d'affari, avrebbero parlato d'affari. «Il lavoro va bene grazie a Tom. Ha finanziato questa società con i suoi soldi. È lui che mi ha assunta quando nessun altro lo avrebbe fatto.» La sua voce tremò. «Se non fosse stato per lui, non avrei più potuto guadagnarmi da vivere.» Zander si rivoltò contro di lei con un brontolio. «Non menzionare più il suo nome davanti a me.» I capelli le si rizzarono sulla nuca. «Dammi una ragione per farlo.» I suoi occhi sprizzarono scintille. «Perché tu eri mia» replicò lui con fare possessivo. «Mia. E Farrer ha fatto quello che nessun altro uomo avrebbe osato fare. Solo l'incoscienza può averlo indotto a comportarsi in modo così stupido e rischioso.» Il cuore di lei batteva così rapidamente che temette che Zander potesse accorgersene. «Il tuo rapporto con le donne è fermo all'età della pietra. Se Versace disegnasse pelli di leone tu dovresti indossarne una.» «Non mi sembrava che ti lamentassi quando giacevi nuda sotto di me.» La sua voce era ricca, virile e si avvolse attorno a ogni singola cellula del suo cuore fragile e ferito. L'immagine di loro due nudi era fin troppo chiara nella sua mente e le provocò una imprevista ondata di calore al bacino. La scoperta che una parte di lei lo desiderava ancora la sconvolse. «Vorrei che tu te ne andassi immediatamente» gli ordinò, nel tentativo di mantenere un po' di dignità. «Perché non ti fidi di te stessa quando io ti sono vicino, Lauranne?» 18


«Perché temo di poterti ferire se mi rimani a tiro» lo rimbeccò lei. «Lottare è la cosa che abbiamo sempre fatto meglio.» Lui sollevò un sopracciglio con aria di scherno. «Questo non è quello che ricordo io, agape mou. Erano tante le cose che facevamo bene.» I loro sguardi si scontrarono e lei trattenne il fiato, ricordando... Oh, Signore, non voglio assolutamente ricordare... «Vattene, Zander. Vattene.» Ma lui non se ne andò. Invece, le si avvicinò a grandi passi tenendo gli occhi incollati a quelli di lei in un aperto gesto di sfida. Lauranne si impose di rimanere immobile, di non voltarsi e correre via, nonostante il suo corpo fremesse e il suo cuore vacillasse. «Mi hai sempre ricordato un fuoco d'artificio» mormorò Zander in tono leggero, mentre con determinazione annullava lo spazio fra loro. «Brillante, piena di fuoco, abbastanza bella da lasciare un uomo senza fiato. Ed estremamente pericolosa da maneggiare.» Quelle parole le tolsero il respiro. «Avvicinati ancora e finirai con lo scoprire da solo quanto posso essere pericolosa. E smettila di fingere che la nostra relazione significasse qualcosa. Per te si è trattato solo di sesso e ti interessavo solo perché ti avevo respinto.» «Entrambi sappiamo che stavi soltanto cercando di giocare bene le tue carte. Fin dal momento in cui ti ho vista seduta su quello sgabello nel bar, con la minigonna che mostrava ogni centimetro delle tue meravigliose, lunghe gambe, e con i capelli dorati che ti scendevano lungo la schiena luminosi come una cometa nella notte, sei stata mia.» 19


Il battito del suo cuore si fece disordinato e lei scosse la testa in un gesto di diniego. «Non ti avrei mai rivolto la parola se avessi saputo chi eri.» Zander sollevò una mano e le toccò i capelli con dita gentili, costringendola a tremare. «Non hai potuto farne a meno, Lauranne. E nemmeno io. È stato più forte di noi.» Ed è ancora più forte di noi. A quella distanza ravvicinata, era conscia di ogni singolo centimetro del corpo di Zander. Poteva vedere la sua gola, sentire il suo provocante profumo maschile e percepiva la potenza della sua sensualità con ogni fibra del proprio essere. Era così affascinante, pensò con disperazione, ricordando quello che lui le aveva mormorato in greco mentre la faceva sua su una calda spiaggia tropicale. Allontanò con forza quel pensiero, domandandosi perché la sua mente scegliesse di ricordare il poco di bello che avevano condiviso quando c'era tanto di brutto fra cui scegliere. «Se avessi saputo chi eri avrei compreso che saresti stato fonte di guai. La tua sola reputazione mi avrebbe fatto scappare a gambe levate.» Santo cielo, come poteva sentirsi così? Anche dopo tutto quello che le aveva fatto poteva sentire la fiamma del desiderio ardere dentro di lei, come se il suo corpo si stesse risvegliando finalmente alla vita dopo cinque anni di ibernazione. Solo Zander l'aveva fatta sentire così. Solo Zander sapeva provocare in lei un'eccitazione tale da annullare ogni pensiero razionale. E ancora non l'aveva toccata. «Invece mi hai sposato.» 20


La sua fredda affermazione la lasciò senza fiato. Sì, l'aveva sposato. Perché si era innamorata perdutamente, pazzamente di lui. «Tutti facciamo degli errori, Zander.» E lei stava ancora pagando per i propri. Ogni minuto di ogni singolo giorno. «Sei spietato, freddo e non credo che tu abbia un solo grammo di compassione in tutto il corpo.» Lui la fissò per un lungo istante con un muscolo che gli pulsava sulla mascella. «Ci sono un sacco di persone che la pensano come te, là fuori. Il che ci porta di nuovo al motivo per cui sono qui.» Il cervello di Lauranne si bloccò di colpo. Aveva completamente dimenticato che doveva esserci una ragione per la comparsa di Zander. «Sei qui perché i tuoi uomini hanno commesso un grosso errore» gli ricordò in tono caustico. «Non saresti mai venuto se avessi saputo che c'ero io. E ora che lo sai, puoi andartene così come sei venuto.» «Non credo.» Una strana luce gli brillava negli occhi. «Vedi, dopo cinque anni ho scoperto finalmente in che modo puoi essermi utile. E tornerai a lavorare per me.»

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Questo mese Sarah Morgan ci accompagnerà tra gli dei della Grecia moderna e le loro solerti ancelle. Sullo sfondo il monte Olimpo e le profondità del Mar Egeo. Reami incantati, principi senza macchia, principesse da amare e da sposare... Leanne Banks ci condurrà in un mondo da fiaba dei tempi moderni.

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