I segreti di sugarland

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975 - Una rosa nella tempesta - B. Joyce 976 - Sedotta da un principe - K. Hawkins 977 - I misteri di Belryth Abbey - A. Everett 978 - Gli eredi perduti di Pembrook: Tristan L. Heath 979 - Nel castello del Lupo - M. Moore 980 - Gli eredi perduti di Pembrook: Rafe L. Heath 981 - Una seconda opportunitĂ - J. Justiss 982 - La rosa e la spada - B. Joyce 983 - Intrighi d'autunno - A. Gracie 984 - Un campione per Lady Matilda - M. Fuller 985 - Innocente seduzione - S. Bennett 986 - Il segreto del soldato - M. Kaye 987 - Il Diavolo di Jedburgh - C. Robyns 988 - Il ritorno del libertino - J. Justiss 989 - Il ricatto del marchese - C. Merrill 990 - Il profumo della passione - S. Bennett 991 - La Signora di Dunborough - M. Moore 992 - I segreti di Sugarland - B. Scott 993 - Le tentazioni del duca - S. Bennett 994 - Il riscatto di un gentiluomo - M. McPhee 995 - Giustizia per il guerriero - D. Lynn


BRONWYN SCOTT

I segreti di Sugarland


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Playing the Rake's Game Harlequin Historical © 2015 Nikki Poppen Traduzione di Federica Isola Pellegrini Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici novembre 2015 Questo volume è stato stampato nell'ottobre 2015 presso la Rotolito Lombarda - Milano I GRANDI ROMANZI STORICI ISSN 1122 - 5410 Periodico settimanale n. 992 dello 02/11/2015 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 75 dello 01/02/1992 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


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Bridgetown, Barbados Maggio 1835 Ren Dryden credeva fermamente in due cose riguardanti la natura umana. Primo, un uomo saggio non fuggiva mai dai propri problemi; secondo, solo uno sciocco rinunciava alle opportunità che gli si presentavano. Ritenendo di appartenere alla prima categoria, aveva trascorso due settimane a bordo di un piroscafo postale, appropriatamente chiamato Fury, affrontando l'Atlantico e abbandonando tutto ciò che aveva conosciuto. A onor del vero, una notevole parte di lui aveva trovato esaltante quella pericolosa avventura, aveva gioito nel contrapporre la propria forza a quella dell'oceano. Si era perfino rallegrato alla prospettiva delle sfide che lo attendevano sulla terraferma. Finalmente, sarebbe potuto entrare in azione. Ren saltò giù dalla barca a remi che lo aveva condotto a riva, gettò una moneta al suo traghettatore e 5


rimase in piedi sul pontile di Bridgetown, in preda a un curioso senso di affinità con quanto lo circondava. Il sangue gli cantava nelle vene per l'eccitazione. Ah, i Caraibi! La terra del rischio e del rum. Osservò il trambusto con aria di apprezzamento, prendendo nota dei vivaci colori degli abiti della gente, della frutta, del cielo e del mare, del sentore di agrumi e di sudore, della carezza del sole sul viso. Era una vera festa per i sensi e lui ne godette dal profondo del cuore. La vita, o meglio la sua vita, iniziava quel giorno, una vita che si era scelto e costruito, non un'esistenza preordinata, frutto delle bizzarrie delle precedenti generazioni di Dryden. C'erano molte persone a Londra pronte ad affermare che stesse evitando i suoi problemi. Lungo e insigne, l'elenco andava dalla sua famiglia, che aveva trovato la soluzione ideale al problema del debito dinastico nelle sembianze di un'ereditiera di York dallo sguardo spento e il colorito giallastro, ai creditori che lo inseguivano lungo le grigie strade londinesi, talmente audaci da aspettarlo fuori dai circoli esclusivi che frequentava. Parecchi uomini di sua conoscenza avrebbero accettato l'inevitabile, sposato l'ereditiera, saldato il debito e trascorso il resto dei loro giorni a contrarre altri debiti, costringendo i loro figli a compiere gli stessi sacrifici una generazione piÚ tardi. Ren trovava alquanto terrificante il fatto che non solo quegli uomini fossero disposti ad accettare l'inevitabile, ma che avrebbero preferito accettarlo piuttosto che tentare di acquistare la libertà . Dopotutto, era possibile ricavare un certo conforto da tut6


to ciò che si conosceva già. Benché comprendesse quella propensione e compatisse quegli uomini, lui non si era mai considerato uno di loro. Esternamente, assomigliava agli altri aristocratici nelle abitudini, nell'abbigliamento e nelle affettazioni. Nel suo intimo, però, era sempre stato diverso, aveva sempre inveito contro le cose e le persone che lo tenevano a freno, relegando le sue speranze entro gli angusti parametri che definivano un gentiluomo. Adesso, tutto quel risentimento aveva dato i suoi frutti, tutte le sue speranze erano state soddisfatte. Era lì ed era libero, anche se aveva dovuto pagare il prezzo che sempre esigeva la libertà. Se avesse fallito in quell'impresa, i suoi familiari sarebbero falliti con lui: sua madre, che non era più stata la stessa dopo la perdita del marito, le sue due sorelle, una in attesa di debuttare, l'altra di sposarsi, e il tredicenne Teddy, che avrebbe ereditato le terre ipotecate e il titolo di conte, qualora lui non fosse tornato. Rafforzò la stretta attorno al manico della valigia che aveva prelevato dalla barca, non essendosi fidato a lasciarla con i bauli che sarebbero stati portati a terra separatamente. Il suo futuro era contenuto in quella valigia: la lettera di presentazione e una copia del testamento del cugino Merrimore, secondo il quale gli era stato lasciato il cinquantuno per cento di una piantagione di canna da zucchero, rendendolo in tal modo il maggiore azionista di una tenuta redditizia. Anche se avrebbe dovuto vedersela con gli altri azionisti, tecnicamente lui possedeva il controllo di 7


quella piantagione. Bene. Non avrebbe fallito. Per quanto incredibile potesse sembrare per un gentiluomo del suo rango, si era premurato di venire a conoscenza delle dinamiche aziendali, investendo segretamente del denaro in Borsa e, di tanto in tanto, in una nave mercantile. Quando era a Londra, aveva ascoltato le discussioni in Parlamento e si era interessato attivamente di politica. Di conseguenza, non arrivava a Barbados senza possedere una certa conoscenza della perla delle colonie britanniche. Né senza avere delle opinioni al riguardo. Avrebbe ricavato un onesto profitto e pagato dei salari onesti per ottenerlo. Non intendeva salvare la propria famiglia con il sudore di altri esseri umani. Perfino un uomo in una situazione disperata aveva una sua deontologia. «Ehilà, Dryden, sei proprio tu?» Un uomo alto e abbronzato si stava aprendo un varco tra la folla, cogliendolo momentaneamente alla sprovvista. Forse Ren non avrebbe riconosciuto l'uomo, ma avrebbe riconosciuto ovunque la voce di quello che un tempo era stato il suo migliore amico. Il bel mondo londinese avrebbe avuto un colpo apoplettico se avesse visto il suo ex beniamino. Il sole dei Caraibi gli aveva schiarito i capelli biondi fino a renderli quasi bianchi e scurito la pelle. «Kitt Sherard!» Ren gli sorrise. «Non ero sicuro che ce l'avresti fatta a venire.» Gli aveva mandato una lettera con il postale precedente per annunciargli il proprio arrivo, ma non c'era stato il tempo di ricevere una risposta. «Ovvio che ce l'ho fatta. Non mi sarei mai sogna8


to di abbandonarti nel porto.» Kitt lo strinse in un caloroso abbraccio. «Quanto tempo è passato? Cinque anni?» «Cinque interminabili anni. Ma guardati, Kitt. Barbados ti si addice.» Ren non si era ancora riavuto dalla sorpresa causata dalla trasformazione dell'amico. Benché fosse sempre stato un anticonformista, adesso quell'originalità aveva avuto il sopravvento. I suoi capelli non erano solo più chiari, ma più lunghi, i suoi abiti erano più simili a quelli degli uomini che sciamano sul molo che ai classici giacca e calzoni che indossava lui. Sembravano anche più comodi. I suoi occhi verde mare, tuttavia, erano rimasti immutati, vigili e perspicaci. «Infatti» convenne Kitt mentre una graziosa venditrice di frutta dalla pelle color caffè si avvicinava ancheggiando. «Frutta fresca, miei cari, la migliore dell'isola. Quest'uomo attraente è amico vostro, Mr. Kitt?» La ragazza agitò un'arancia soda e rotonda sotto il naso di Ren. L'opera di persuasione risultò efficace. Non avendo mangiato niente di sia pur lontanamente fresco per due settimane, la tentazione fu irresistibile. Avrebbe potuto essere Eva intenta a porgergli una mela e, se Eva aveva indossato una camicetta profondamente scollata come quella bellezza isolana, lui non aveva difficoltà a capire perché Adamo l'avesse mangiata. «È appena arrivato da Londra, Liddie. Sii buona con lui.» Kitt le consegnò due monete, prese l'arancia e la gettò a Ren. «Tutti i vostri amici sono così belli?» domandò 9


Liddie, rivolgendo a Ren un sorriso invitante e muovendosi in modo da scostare dal petto la camicetta e consentirgli di intravedere due frutti sodi e rotondi di un tipo più erotico. Kitt finse di essersi offeso. «Più bello di me, Liddie?» «Voi siete troppo in alto per una povera ragazza come me. Non avete intenzione di presentarmelo?» «Questo è Ren Dryden, il cugino di Albert Merrimore, Liddie. Intende dirigere la piantagione di Sugarland.» Ren ebbe l'impressione di vederla ritrarsi e le sue parole successive confermarono che non si era trattato del frutto della sua immaginazione. «Ci sono dei problemi laggiù.» Liddie scoccò un'occhiata a Kitt. «È meglio che gli parliate degli spiriti e della strega, Mr. Kitt.» Annaspò con una cordicella legata sulla nuca e si passò una specie di collana dalla testa. Un pezzetto di corallo nero pendeva da una sottile striscia di cuoio. Lo porse a Ren. «Avrete bisogno di essere protetto. Questo terrà lontani gli spiriti maligni.» Lui prese l'amuleto al colmo della perplessità. L'idea che ci fossero dei problemi nella sua piantagione era già abbastanza sconvolgente. Il fatto poi che quei problemi fossero dovuti agli spiriti e a una strega aveva un che di sinistro. Scoccò un'occhiata interrogativa a Kitt, che si limitò a scrollare le spalle. «Il mio amico e io siamo dei bravi anglicani, Liddie. Non crediamo agli spiriti.» Bravi anglicani? Ren soffocò una risata. Kitt non 10


era mai stato bravo in nessun senso, tranne che a creare un mare di guai. Il termine decoro non esisteva nel suo vocabolario. Si ficcò l'amuleto all'interno della camicia mentre Kitt continuava a civettare con la ragazza. «Sono geloso, sai. E io? Non offri un amuleto anche a me?» Liddie sorrise. «Mr. Kitt, compatisco i poveri spiriti che potrebbero decidere di perseguitarvi, anglicano o no.» Ciò detto, si allontanò facendo ondeggiare i fianchi. «Le piaci.» Kitt gli assestò una gomitata nelle costole. «Vuoi che ti combini un incontro?» «No. Le donne dovranno aspettare finché non avrò familiarizzato con la piantagione. Sei rimasto lo stesso, le femmine ti cadono ai piedi ovunque tu vada.» «Be', non proprio lo stesso, spero. Non sono venuto qui per essere quello che ero a Londra e suppongo che non l'abbia fatto nemmeno tu.» Ren annuì. Barbados, per entrambi, era l'inizio di una nuova vita. Kitt aveva lasciato Londra senza preavviso cinque anni prima. Una sera si era presentato a casa sua per chiedere asilo, ma senza fornire delle spiegazioni. Era partito il giorno seguente, sgattaiolando fuori dalla città in direzione di un porto, lasciandosi dietro tutto ciò che possedeva, compreso il suo vero nome. Dopo di allora, aveva reciso ogni legame con il passato, fatta eccezione per una sporadica lettera a lui e all'altro membro del loro terzetto, Benedict DeBreed. Un silenzio era calato fra loro mentre riflettevano 11


sull'enormità delle decisioni che avevano preso. Poi Ren portò la conversazione su un argomento più pratico. «Sei riuscito a procurarti un carro?» Era preferibile procedere un passo alla volta. E il passo successivo era raggiungere la piantagione. «È laggiù. Mi pare che abbiano portato a riva i tuoi bauli.» Kitt accennò in direzione della barca che stava di nuovo approdando. Anche se le sue domande avrebbero dovuto attendere, Ren sentì intensificarsi il nervosismo. Che cos'aveva fatto il cugino Merrimore? Che cosa c'era che non andava a Sugarland? Si era aspettato un certo imbarazzo. Erano trascorsi quattro mesi dal decesso del cugino, ma il gruppo di azionisti era di certo riuscito a cavarsela per un periodo così breve. In effetti, aveva dato per scontato di trovare ben poche difficoltà. Di solito, i piantatori affidavano la conduzione delle loro terre a un intendente e vivevano in Inghilterra. Nessuno di loro lo aveva contattato, però. Sarebbe stato piuttosto semplice incontrarli, se si fossero trovati tutti in Inghilterra. Dal momento che nessuno si era fatto vivo, lui aveva cominciato a credere che gli azionisti vivessero sull'isola. Cionondimeno, con o senza la presenza di suo cugino o di altri azionisti, era logico supporre che l'intendente avesse mandato avanti la tenuta come aveva sempre fatto. Si passò un dito all'interno del colletto della camicia, dato che il caldo stava cominciando a rendere scomodi i suoi abiti. Notando il suo disagio, Kitt scoppiò in una risata. «Togliti quella dannata redingote, Ren. Non siamo 12


più in Inghilterra. Anche se il caldo è diverso qui, imparerai a sopportarlo. Ti ci abituerai.» Gli strizzò l'occhio. «Se mi assomigli solo un tantino, arriverà perfino a piacerti.» Lui si sfilò la giacca. «Amo il caldo e dubito che Londra abbia mai avuto un cielo così azzurro. Questo è un paradiso.» Non era sbarcato che da pochi minuti e cominciava già a subire il fascino dell'isola. Tutto era diverso: il caldo, il cielo, la frutta, la gente... Il discorso su spiriti e streghe non lo aveva infastidito tanto quanto il fatto che fossero collegati alla sua proprietà. Aveva rischiato il tutto per tutto venendo lì. Aveva lasciato i suoi possedimenti senza protezione, affidandoli al suo amministratore e ai suoi legali. Si fidava di loro, ovviamente, e nel caso che si fosse sbagliato nel giudicarli aveva incaricato il suo amico Benedict di accertarsi di porre rimedio all'errore. Tuttavia, se si fosse trovato alle prese con un cavallo di Troia... si rifiutava perfino di pensare alle ripercussioni. Si arrampicò sul carro e si sedette accanto a Kitt. «Ti ringrazio di nuovo per essere venuto a prendermi.» «Sono lieto di averlo fatto. E sono certo che qualcuno della piantagione sarebbe stato ben contento di venire a Bridgetown.» Kitt fece schioccare la lingua per spronare il cavallo e lo sbirciò quando lui rimase in silenzio. «Loro non sanno che stai arrivando, vero?» Fece una pausa e attese una risposta che non venne. «Oh, Cristo, non lo sanno.» «Non esattamente. Non ero sicuro che ci sarebbe13


ro stati dei loro. Immaginavo che il cugino Merrimore fosse l'unico ad abitarci.» Quando aveva cominciato a nutrire dei dubbi, era stato troppo tardi per spedire una lettera. Kitt si spostò sul sedile e un altro sinistro presagio assalì Ren. «Fuori il rospo, Kitt. Spiegami quali sono i problemi di Sugarland. Ci sono davvero delle streghe e degli spiriti maligni?» Tastò distrattamente il pezzetto di corallo sotto la camicia. Bridgetown era ormai dietro di loro e la consapevolezza di aver lasciato l'unica città dell'isola infondeva un senso di isolamento. Per un londinese abituato ad avere tutto ciò che gli occorreva a portata di mano, o al massimo a due strade di distanza, si trattava di una prospettiva deprimente. Sarebbe stato costretto a fare assegnamento su se stesso e solo su se stesso. Kitt scosse il capo. «È una brutta faccenda... e ovviamente io non ne conosco che una parte. Sono assente per la maggior parte della settimana.» Ren non gli credette. L'amico conosceva sempre tutti e sapeva sempre tutto. «Non è necessario che mi indori la pillola. Voglio sapere che cosa mi aspetta.» Si era assunto un compito superiore alle sue forze? Le supposizioni erano pericolose e lui ne aveva fatto diverse sul cugino Merrimore, malgrado la mancanza di una possibilità di scelta. O veniva lì o sarebbe stato costretto a impalmare l'ereditiera di York. Kitt scrollò di nuovo le spalle. «Si tratta del sistema dell'apprendistato. Suscita una quantità di controversie nel distretto.» 14


Lui annuì. «Ne sono a conoscenza.» La schiavitù nei Caraibi inglesi era stata abolita da un paio di anni, sostituita dall'apprendistato. In teoria, si trattava di un'idea apprezzabile, ossia pagare gli ex schiavi che erano disposti a coltivare i campi che una volta avevano coltivato senza compenso. In pratica, la situazione non era molto diversa dalla schiavitù. «Trovare della manodopera è diventato pressoché impossibile» continuò Kitt. «I proprietari delle piantagioni ritengono di perdere troppo denaro, perciò costringono i braccianti a lavorare fino all'esaurimento, perfino alla morte. Come puoi immaginare, nessuno vuole lavorare in quelle condizioni. La morte non è un incentivo allettante.» Fantastico. I suoi campi stavano marcendo e non c'erano braccianti da assumere. Le parole successive di Kitt, tuttavia, catturarono la sua attenzione. «Tranne che a Sugarland, ed è questo a mandare gli altri piantatori su tutte le furie.» Ren assimilò quelle parole, tentando di analizzarle, ma senza riuscire a dare loro un senso. «Temo che dovrai spiegarti meglio.» «I proprietari delle piantagioni si rifiutano di usare equamente il sistema dell'apprendistato, fatta eccezione per Sugarland. Chiunque desideri lavorare nei campi, preferisce farlo in condizioni meno disumane. Di conseguenza, Sugarland è l'unica piantagione a dare un ragguardevole profitto, al momento.» Si trattava di una buona notizia e Ren respirò un po' più liberamente per un istante. Ma Kitt non aveva finito. «Alcuni mesi fa, all'epoca del decesso di tuo cu15


gino, qualcuno ha messo in giro la voce che gli spiriti attirassero a Sugarland i braccianti, che la donna che la dirige praticava la magia nera e che era per questo che la piantagione continuava a prosperare. Da allora, le voci si sono moltiplicate: lei aveva maledetto i campi dei suoi vicini e lanciato un sortilegio per accrescere la produzione dei propri.» «Aspetta un momento.» Ren assimilò un'informazione alla volta. Sortilegi? Stregoneria? Donna? Kitt ebbe pietà di lui, fraintendendo la causa del suo sbigottimento. «Capisco che ci voglia un certo tempo per venire a patti con il concetto della magia nera. Le isole ne sono piene e ogni isola la chiama in un modo diverso: vudù, obeah... È un retaggio africano. I neri sono terribilmente superstiziosi, credono ai sortilegi, al malocchio e ai fantasmi.» Ren pensò al pezzetto di corallo che aveva all'interno della camicia. La magia nera era l'ultima delle sue preoccupazioni. «Non si tratta di questo. Torna indietro, al tuo riferimento a una donna. C'è una donna nella piantagione?» Kitt assentì, più serio di quanto lui lo avesse mai visto. «Si chiama Emma Ward.» Dunque non esisteva un loro, comprese con abbagliante chiarezza. Non c'erano azionisti assenti ai quali spedire un rendiconto una volta al mese. Non c'era che una lei. L'altro quarantanove per cento apparteneva a una femmina svitata che si diceva lanciasse sortilegi sui campi dei vicini. Ren stava incominciando a dubitare dell'efficacia del fattore sorpresa. Una cosa era costituire la sorpresa che aveva deciso di essere, un'altra venire sor16


preso. Un uomo più prudente sarebbe rimasto in città finché non avesse effettuato alcune verifiche. Purtroppo, non era mai stato un uomo paziente e non aveva mai esitato a raccogliere una sfida. Vi si gettava a capofitto, che quelle sfide fossero costituite da femmine dalla dubbia reputazione o meno. Appoggiandosi allo schienale del sedile, lasciò che il sole gli accarezzasse il viso. Ah, i Caraibi! La terra del rischio, del rum e, a quanto pareva, anche della follia.

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I segreti di Sugarland BRONWYN SCOTT BARBADOS, 1835 - Ren Dryden eredita una piantagione di canna da zucchero a Barbados. Nonché una socia bella e sensuale che letteralmente lo strega! Ma troppi segreti li dividono.

Le tentazioni del duca SARA BENNETT INGHILTERRA, 1837 - Eugenie Belmont intende sposare Sinclair St. John, l'altezzoso Duca di Somerton. Tra i due scocca una scintilla inattesa, ma l'algido gentiluomo sa bene che...

Il riscatto di un gentiluomo MARGARET MCPHEE CARAIBI - LONDRA, 1812 - Kit North ha giurato che laverà la macchia che offusca il suo nome. Quando incontra la bellissima Kate Medhurst, però, tutti i suoi programmi vanno in fumo.

Giustizia per il guerriero DENISE LYNN INGHILTERRA, 1145 - Richard di Dunstan rapisce Isabella per vendetta e le impone il matrimonio. Durante il lungo inverno che trascorre con l'uomo, lei imparerà a conoscerlo e...


Nozze d'inverno ANNE GRACIE INGHILTERRA, 1816 - Damaris non vuole un marito, mentre Freddy Monkton-Coombes detesta la sola idea del matrimonio. Ma un fidanzamento serve a entrambi. Quindi...

Due sconosciuti all'altare MARGUERITE KAYE SCOZIA, 1840 - Ainsley e Innes si sposano per interesse pur essendo due perfetti sconosciuti. Solo dopo le nozze capiscono che la loro finta unione potrebbe diventare vera.

Segreti scandalosi HELEN DICKSON INGHILTERRA - SCOZIA, 1756 - Lord Ewen Tremain fa rapire la ex fidanzata, ma i suoi uomini prelevano per errore la donna sbagliata! O forse no, e Alice è un segno del destino...

Il sogno proibito di Elise Chantier CAROL TOWNEND FRANCIA, 1174 - A Elise basta uno sguardo per capire che la passione tra lei e Gawain non è svanita. Ma lui ora è diventato conte e lei, figlia di un trovatore, nasconde un segreto... Dall'1 dicembre


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